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“Castano Primo? Un PAESE in SVENDITA”

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Ph. logosnews.it IG

Castano Primo. L’unico paese di Milano e dintorni dove le case costano in media sotto i 900 euro al metro quadrato. Ma è davvero il borgo low cost di Milano? Ci scrive per farci chiarezza Anna Gorini. 

Leggi anche: Il PAESE DELL’HINTERLAND dove le CASE costano MENO di 900 EURO al metro quadro

“Castano Primo? Un PAESE in SVENDITA”

Ph. _mybestitaly_

“Caro Direttore, scrivo in merito all’articolo di Fabio Marcomin su Castano Primo.”

# Il tracollo di Castano Primo

“Preciso che il comune si trova a 35 km da Milano e non a 43, e colgo l’occasione di questa svista -in realtà significativa – per una riflessione più importante sul degrado economico e sociale che questa zona al confine nord ovest della provincia di Milano ha visto negli ultimi vent’anni. Prima sede di attività produttive notevoli, industrie medie tecnologizzate, oltre che piccole imprese, Castano ha subito un incredibile tracollo.
Se si gira per il paese oggi si notano tante case chiuse, ville notevoli che hanno goduto di stagioni migliori, ormai in stato di abbandono. Non ci sono più i soldi per mantenerle e molti se ne sono andati, insieme alle fabbriche. E il centro storico, dove ancora ci sono aree che hanno conservato le strutture originarie con funzione agricola, è in ampia parte fatiscente.”

# Collegata benissimo a Milano

“Non è questa mia breve lettera la sede per un’analisi delle cause di tutto questo, che avrebbe necessità di dati per essere spiegato. Tuttavia parto da quell’errore nella segnalazione della distanza per dire che 35 km si percorrono in superstrada e autostrada in 20 minuti. Castano è collegata benissimo, anche per ferrovia: c’è un treno ogni mezz’ora per Milano e da Milano, su un percorso di circa 45 minuti che porta direttamente a Cadorna, con un biglietto che costa 4.20 euro, che dura due ore e che comprende l’uso dei mezzi in città! E l’aeroporto della Malpensa è raggiungibile in meno di 15 minuti.”

# Case in svendita in un paese bellissimo

“A Castano ci sono ottime scuole dell’obbligo, scuole superiori molto attive (liceo scientifico, istituti tecnici), c’è un centro sportivo con campo da calcio regolare, piscine. C’è un auditorium. Ci sono due case di riposo ben organizzate. Castano è un comune del Parco del Ticino: ci sono zone bellissime lungo il fiume e lungo il canale Villoresi c’è una piacevole e lunghissima pista ciclabile.
Eppure, le case si svendono. O nemmeno si vendono.
Da tanti anni non abito più a Castano Primo, ma ci ritorno spesso e non riesco a capacitarmi dell’abbandono in cui si trova. Un abbandono che è materiale, ma anche culturale.”

# Sarebbe ora che Milano si guardasse un po’ intorno e desse una mano

“Arriveranno mai amministratori illuminati capaci di promuovere un progetto di riurbanizzazione? Un progetto che valorizzasse la qualità e le strutture del territorio, puntando ad attrarre coloro che magari sono in cerca di una situazione ben attrezzata, tranquilla, meno inquinata, dove le case si comprano al giusto prezzo? Ci sarà mai qualcuno capace di pensare in termini di rilancio, sviluppo, attrazione di capitali (umani ed economici) e occasioni di impresa? Non credo che tutte le cause di questa involuzione stiano nel territorio. Mentre Milano diventava la grande Milano qui si chiudevano i capannoni e si perdevano posti di lavoro, e insieme la consapevolezza del luogo. Sono terre queste dove nessuno si lamenta, perché si crede che si debba lavorare e basta. E, se occorre, lavorare di più. Ma sarebbe ora che anche la grande Milano si guardasse anche un po’ intorno e desse una mano. Sarebbe ora che a questo territorio pensasse non solo la grande distribuzione…
 
Cordiali saluti, Anna Gorini”
 
Ph. cristiano_invernizzi_

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MILANO CITTA’ STATO

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Non è Londra, né un paesino di provincia: caro SINDACO, non TRADIRE l’IDENTITÀ di Milano

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Credits fototommy, Pixabay

Al secondo mandato come sindaco, Beppe Sala sembra voler spogliare Milano dei suoi tratti distintivi. Guardare troppo fuori sta portando Milano fuori di sè?

Non è Londra, né un paesino di provincia: caro SINDACO, non TRADIRE l’IDENTITÀ di Milano

# La smania di copiare aspetti di città estere

Urbanismo tattico a NYC – Credits: Congress for tthe New Urbanism

Il secondo mandato di Beppe Sala come sindaco di Milano è appena iniziato, ma uno dei tratti distintivi pare essere sempre di più quello di voler importare a Milano pezzettini di città straniere, perdendo per strada al contempo luoghi e caratteristiche distintive della città.  Gli esempi sono numerosi. 

L’Urbanismo tattico che a New York ha dato colpi di pennello, a Milano è dilagato uniformando piazze di quartieri molto diversi tra loro al medesimo cliché. Che poi, senza adeguata manutenzione, spesso è passato da colore a degrado. 

Non è un mistero poi che le multinazionali straniere abbiano trovato nell’attuale amministrazione una corsia preferenziale per i loro investimenti. Atteggiamento contrario riscontrato invece nei confronti di piccole attività milanesi DOC, spesso esercizi storici quasi costretti a chiudere, privando Milano di locali assimilabili a monumenti: cosa che invece non accade ad esempio a Parigi dove vige una tutela quasi esasperata in difesa delle botteghe tipiche della città. 

Ma l’elemento più di impatto che scatena la passione dell’amministrazione attuale è sicuramente la mobilità sostenibile. In nome di un fine nobile, migliorare la vivibilità della città, si sono abbozzate ciclabili spesso a sproposito, scollegate e non curate, con il risultato di restringere le carreggiate e, spesso, di portare ciclisti e monopattini comunque a preferire il più sicuro manto stradale, se non il marciapiede. Spesso si è presa solo un lato della medaglia di città estere presentate come modello: ciclabili ma non tunnel e parcheggi per le auto, divieti alla circolazione ma senza potenziamento dei mezzi pubblici o agevolazioni negli abbonamenti, multe ma non incentivi o forme di cooperazione. 

Il risultato è che la sensazione è che su questa strada Milano stia perdendo i suoi tratti distintivi diventando la caricatura di queste città (stato), senza mai aprire un confronto schietto e sincero con i modelli amministrativi delle altre metropoli che potrebbero realmente rivoluzionare Milano, rendendola più bella, forte e competitiva. 

Leggi anche: Milano non fa schifo ma… i progetti di URBANISTICA TATTICA abbandonati all’incuria?

# Gli standard al ribasso

Abbassare gli standard – Credits: Twitter

Oltre a prendere solo pezzettini di altre città straniere rinunciando a dotare Milano del loro stesso potere, la politica di Sala sta commettendo un altro delitto immorale: portare Milano a una mediocrità peninsulare.

Troppo comodo fare i ganassa e ostentare le eccellenze create all’ombra della Madonnina, finché il termine di paragone è solo l’Italia. Inutile confrontare il prestigio del capoluogo lombardo con le città che ottengono risultati inferiori perché, a furia di gareggiare verso il basso, calano tutti gli standard.

Anche quelli di Milano.

Che, infatti, sta diventando un posto qualunque del panorama geografico italiano, solo con i grattacieli e lo skyline. Come un paesone americano, insomma. 
Ma quali sono le peculiarità che Milano sta perdendo?

Leggi anche: Tram, Metro, Passante: 7 PUNTI DEBOLI dei TRASPORTI PUBBLICI di Milano da correggere per raggiungere gli standard europei

# Dagli 88 quartieri alla città policentrica, dall’accoglienza all’Area B

Sorveglianza e divieti – Credits: ANSA

Non ci sono più Lambrate o Villapizzone, niente più Taliedo e l’Arzaga. Solo qualcosa e qualcuno a 15 minuti di distanza dalla “Milano policentrica”, che potrà anche sembrare uno slogan d’effetto ma che in realtà con Milano non ha parentela.

Milano Quartieri è un anonimo piano che Palazzo Marino porta avanti stancamente scollegato dalle realtà territoriali. Nella frenesia del politically correct i quartieri non vengono mai nominati, sono diventati tutti delle cellule di un tessuto un po’ più grande: gli anonimi Municipi numero… (pensa un numero tra 1 e 8 per ottenere il risultato).

Il capolavoro, poi, è l’Area B.
A parte la violenza dei cartelli con telecamera piazzati all’ingresso di Milano, la B è esattamente il simbolo del suo valore: una cosa da serie B.
Milan col coer in man che accoglie e non discrimina, mette dei poderosi buttafuori per fare selezione all’ingresso. Invece di aprirsi al suo grandioso territorio che rappresenta una delle unicità internazionali di Milano, quest’amministrazione ha deciso di chiuderla dentro suoi confini, come un fortino. 

# Modello Italia

Credits: Mirko Bozzato, Pixabay

Sala ha avuto modo di ribadire più volte quanto, a suo parere, il modello Milano non può in alcun modo essere “esportato” alle altre città, semmai si può replicare su scala nazionale.
Peccato poi che alle parole seguano dei fatti che rappresentano l’esatto contrario: Beppe Sala prende il modello qualunque e provinciale dell’Italia e lo applica (male) a Milano.

Da La dama di Picche e il direttore Gergiev, all’imbarazzante empasse in cui si è infilato con lo stadio-sì stadio-no, ai clamorosi comunicati sulla linea blu (salvo ritardi), Sala non ha mai parlato fuori dal coro, diventando forse l’uomo politico più allineato con il cosiddetto mainstream, che poi significa dire quello che suona figo. 

Parlare da milanese significa invece promuovere una città libera per i suoi cittadini e anche un po’ menefreghista nei confronti della politica romana. Non subalterna o prona davanti ai grandi poteri. 

Leggi anche: I SOPRANNOMI dei QUARTIERI di MILANO: da Quarto Raggio a Ponte LamBrooklyn

#La regola d’oro del bravo sindaco di Milano

Credits fototommy, Pixabay

Eppure c’è una regola d’oro da rispettare per essere un eccellente sindaco di Milano. Una sola.
Il sindaco di Milano non deve fare un cazzo: deve lasciar fare ai milanesi. Le idee arrivano dal tessuto della città. Come inquilino temporaneo di Palazzo Marino deve solo mettersi al servizio, con umiltà, della sua comunità.

Possibilmente senza ostacolare chi crea valore e ricchezza, senza assecondare troppo i «distruttori di finanze e nati stanchi» (cit.) o addirittura cancellare l’identità, la tradizione e la storia di Milano.

Continua la lettura con: Le storie curiose dei QUARTIERI di Milano che nessuno sa dove sono

LAURA LIONTI

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Il video del giorno: riprogetto i BIGLIETTI della METRO (e le macchinette per l’acquisto)

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“Tutto è nato quando dei turisti mi hanno fermato chiedendomi di aiutarli a comprare un biglietto della metro”. Come si può rendere più semplice il processo d’acquisto del biglietto della metro? E come si può ridisegnare il biglietto per renderlo più semplice? Video di Breccia

FotoGallery:

Video:

Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)

MILANO CITTA’ STATO

ALTRI VIDEO DEL GIORNO A MILANO:

I metallari di Milano negli anni Ottanta

Come sarà il nuovo PIAZZALE LORETO (Rendering)

La COPPIA che si è trasferita da MILANO per VIVERE in MEZZO a un BOSCO


La TRATTA più LUNGA senza FERMATE della METRO di Milano

La nascita di Milano

Il TUNNEL STRADALE che doveva passare sotto MILANO

Sulla METRO di MILANO nel 1982, l’anno dei MONDIALI

A bordo di un TAXI VOLANTE

L’EVOLUZIONE di PIAZZA DUOMO nel TEMPO

I fantasmi di Milano

Emergenza passaporti a Milano

VICOLI SCOMPARSI del centro di Milano

ABBATTERE il TURCHINO per eliminare la NEBBIA e lo SMOG a MILANO

ECCEZZZIUNALE… VERAMENTE, le 7+1 SCENE ICONICHE di un film chiave della commedia italiana

Alla scuola della BIDELLA PENDOLARE da NAPOLI per scoprire la verità

I TRENI della METRO di ogni linea di Milano

AGGRAPPATO al BUS sulla tratta Lodi-sant’Angelo

La via con più DIVIETI DI SOSTA del mondo

MI GUARDO e mi specchio vanitosamente in questi palazzi

Misteri e superstizioni di Milano

Il campanile medievale all’interno di un condominio

VIVAIO e MILANO CITTA’ STATO, le attività per il 2023. Vuoi unirti anche tu?

I mezzi pubblici a Milano negli anni ottanta

FINE ANNO in coda al PANE QUOTIDIANO

Milano – Roma: più veloce in treno o in aereo?

La passerella di Piano sulla M1

Un anno da pendolare sulla Milano Cremona

Dove andavano, cosa facevano i GIOVANI MILANESI nella Milano degli anni ’80

TIBALDI-BOCCONI, la prima stazione della CIRCLE LINE di Milano

La grande nevicata dell’85

La Milano di inizio Novecento

il SUPERATTICO sul tetto della TORRE

M4 – Dateo, la STAZIONE più PROFONDA di Milano

5 angoli INSOLITI da scoprire a MILANO

Un giro sul TurboKart

Il ciclista spericolato

Che cosa pensano i milanesi dei napoletani

Cosa pensano i napoletani di Milano e dei milanesi

3 esperienze gratis da fare nel periodo natalizio a Milano

Quanto spendono gli studenti di Milano?

Il panino più famoso di Milano

In volo sopra i Navigli nascosti

I paninari davanti al Burghy

L’ASFALTO “FERITO” di Milano, la denuncia del comico STORTI

Inaugurazione dell’M4

M4: la quiete prima dell’inaugurazione 

L’Italia costruisce la sua Tech Capital

Camminare sul cielo a Milano

Ho aperto un falso ristorante in piazza Duomo

Milano, una città che costruisce METROPOLITANE come nessun’altra

Le tre strade più trafficate di Milano

In TRATTORE in CENTRO a MILANO (scena cult)

Milano ha carenza di posti letto per i senza dimora

Sciare in Porta Nuova

La Ciclabile Umana

Le 10 moto più belle a EICMA

La protesta degli studenti contro la legge anti-rave

Calenda canta Bella Ciao all’Arco della Pace

Quanto paghi d’affitto a Milano

Un milanese a Genova

L’aperitivo più economico a Milano Centro

Milano, risse ai Navigli

L’arrivo di Totò e Peppino a Milano

Nel regno delle zucche alle porte di Milano

La M4 in anteprima

Cosa succederebbe se scoppiasse una bomba atomica a Milano?

Da DUOMO a LINATE, bus 73 contro METRO 4. Qual è più VELOCE?

48H da LADRO a Milano

Quanto spendo in una settimana a Milano

La trattoria milanese più economica della città

Milano, caldo fuori stagione

Quarto Oggiaro: la periferia che spaventa Milano

Da Milano a Lecco sulla ciclabile

Come funziona la linea senza conducente

La Metropolitana Milanese nei secoli

In volo di notte sui grattacieli di Porta Nuova

Le borseggiatrici della metro

Le intrusioni dei maranza

I nuovi poveri di Milano

Ultima corsa della Milano – Limbiate

Le reazioni degli automobilisti al blocca di via Palmanova

Street Style a Milano

Da Milano a Londra con una moto super sportiva

L’incrocio con semaforo rotto e il senso civico dei milanesi

Circle Line: la quasi metropolitana per Milano

Avvisi storici sul tram

La sfida: di corsa contro la metro

L’arena di Milano dimenticata da 25 anni

Manzoni occupato contro Giorgia Meloni

Lo show di Moncler in Piazza Duomo

La domenica di Milano vs di Roma

Milano del Futuro: 16+ edifici in arrivo 

10 ATTRICI MILANESI che hanno fatto la storia del cinema e del teatro

Tutte le stazioni della metro di Milano in un giorno

Il mio primo mese a Milano: quanto ho speso?

M6 – Il percorso della futura metropolitana di Milano

La mostra più INSTAGRAMMABILE di Milano

Mi sono trasferita a Milano

Gli Ultras della Dinamo Zagabria in giro per Milano

Tour dei chiostri notturni di Milano

Evoluzione animata della metro di Milano

Milano e Vincenzo

I locali più instagrammabili di Milanoa

DA MILANO A CAPO NORD IN BICI A FIN DI BENE

IL MODO PIU’ ECONOMICO DI MANGIARE A MILANO

Lezioni di danza in Piazza Duomo

Lo spot della Milano da Bere

LA CODA per la FAME

UN ROMANTICO A MILANO

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PANORAMI a STRAPIOMBO: i tratti più spettacolari dei TRENI REGIONALI da e per Milano

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Credits annajerryberolo IG - Ponte di San Michele

Paesaggi mozzafiato, scorci suggestivi e architetture incredibili. Vediamo quali sono le tratte più spettacolari e quali meraviglie si possono ammirare.

PANORAMI a STRAPIOMBO: i tratti più spettacolari dei TRENI REGIONALI da e per Milano

#1 Sospesi sul vuoto sul Ponte di San Michele

Credits annajerryberolo IG – Ponte di San Michele

Salendo a bordo sui convogli della linea ferroviaria regionale che da Milano Porta Garibaldi arriva fino a Bergamo, si transita sopra il Ponte di San Michele, un capolavoro di architettura industriale in ferro con struttura ad arco sullo stile della Tour Eiffel. Realizzato tra il 1887 e il 1889 ad opera dell’ingegnere svizzero Röthlisberger, è lungo 266 metri e si trova a 85 metri d’altezza sopra la gola del fiume Adda. Unisce Paderno d’Adda e Calusco d’Adda.

Leggi anche: I 10 ponti più importanti d’Italia

Milano-Bergamo

#2 Da Milano a Verona con vista Mincio

Credits: @ban1978.af
Peschiera del Garda

Un’altra delle tratte spettacolari da percorrere in treno è quella della linea Milano-Brescia-Verona e nello specifico il punto in cui i treni passano sopra il Mincio all’altezza di Peschiera del Garda. Da qui infatti inizia il percorso del fiume che prosegue fino a Mantova prima di immettersi nel Po.

Milano-Verona

#3 Una veduta panoramica della Valle Olona partendo da Milano Cadorna

Credits simycap IG – Ponte di Malnate

Viaggiando sui treni della linea Milano Cadorna-Varese Nord-Laveno Mombello Lago si può godere di una veduta panoramica sulla Valle Olona transitando sul ponte di Malnate. Il viaggio prosegue affiancando il Parco Naturale Regionale Campo dei Fiori e il Lago di Varese per poi concludere con l’approdo sul Lago Maggiore.

Milano-Laveno

#4 Da Milano a Colico costeggiando il Lago di Como

Credits treni_valtellinesi IG – Treno in sosta alla stazione di Varenna-Esino

Per vedere dall’alto il lago di Como o comunque da un posizione privilegiata, costeggiando il ramo destro, si può salire sulla linea ferroviaria regionale Milano-Tirano e appoggiarsi al finestrino per vedere da vicino lo specchio lacustre farsi strada tra le montagne.

Milano-Tirano

#5 Oltre confine per attraversare il Lago di Lugano

Credits lau_cre5 IG – Lago di Lugano

La linea RegioExpress RE80 Locarno-Lugano-Chiasso-Milano Centrale, servizio realizzato interamente dalla società TILO in compartecipazione tra Ticino e Lombardia, consente di fiancheggiare per un breve tratto in Lago di Como e, passando il confine elvetico, di scendere di altitudine per costeggiare e attraversare sull’acqua il Lago di Lugano prima di arrivare a destinazione. 

Milano-Locarno

Fonti: Milano.Corriere.it

Continua la lettura con: MILANO-ROMA in TRENO: come è cambiato dall’800 a oggi

FABIO MARCOMIN

copyright milanocittastato.it

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L’INAUGURAZIONE non dipana le ombre: le sei QUESTIONI CONTROVERSE sulla nuova METRO 4

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Ph. https://blog.urbanfile.org/

Con anni di ritardo rispetto a quanto previsto, era stata inserita nel dossier per la candidatura ad Expo2015, il 26 novembre 2022 ha inaugurato finalmente la linea metropolitana M4. Fa anche sorridere il fatto che una linea 4 venga aperta anni dopo la linea 5, un piccolo briciolo di follia in una città come Milano in genere poco incline a cose fuori dall’ordinario.
Diverse questioni però rimangono ancora in sospeso e potrebbero compromettere non poco la soddisfazione dei viaggiatori. Foto Cover: UrbanFile

L’INAUGURAZIONE non dipana le ombre: le sei QUESTIONI CONTROVERSE sulla nuova METRO 4

#1 Fermate mancanti: Saini e Tribunale

Credits milano.corriere – Metro M4

Sono almeno due le fermate mancanti nel tracciato della nuova metropolitane milanese e richieste a gran voce dai milanesi. La prima è quella che avrebbe permesso di collegare anche il centro sportivo Saini, tra Repetti e Linate Aeroporto, e che invece continuerà ad avere solo un bus che fa la spola da e verso piazzale Susa.

Rendering di via Verziere e Largo Augusto al termine dei lavori dopo la copertura del manufatto

L’altra è quella che avrebbe servito il Tribunale e l’importante snodo di tram in prossimità di Largo Augusto, dove la linea transita ma in loco è previsto solo il manufatto. La distanza tra la stazione di Sforza e San Babila è tale che si sarebbe potuto prevederne un’altra intermedia.

#2 L’estensione possibile oltre il capolinea di San Cristoforo e quello quasi certo verso Segrate

Credits milanotoday – Percorso breve M4 a Buccinasco

Anche se verrà inaugurata per intero solo nel 2024, sono già in corso alcuni studi e progetti per l’estensione della M4 o linea blu. Uno prevede di allungare la linea oltre il capolinea ovest di San Cristoforo, con comune di Milano e la Regione Lombardia che sarebbero indirizzati verso un percorso breve perché meno impattante a livello di costi di realizzazione e di esercizio, con una fermata a Buccinasco. Si attende lo studio di fattibilità.

Credits mm – Tracciato M4 Segrate

Un prolungamento già approvato e finanziato, rimane da elaborare il progetto definitivo, è invece quello che porta il tracciato fino a Segrate, con una fermata intermedia all’Idroscalo. 

Leggi anche: I 5 PROLUNGAMENTI PIÙ IMPORTANTI per la METROPOLITANA di Milano

#3 I collegamenti con le altre linee

Credits: Urbanfile

La questione più controversa della linea blu sono i collegamenti o, meglio, i non collegamenti con le altre linee della metro, come denunciato da tempo dal blog Urban File. Rispetto agli interscambi delle linee attuali, quelli della nuova linea non consentiranno ai passeggeri di passare direttamente dalla linea blu ad altre linee della metropolitane: si dovrà invece uscire e rientrare dai tornelli.

Questo succede si nello scambio con la M2 a Sant’Ambrogio, con i gli utenti obbligati ad uscire in strada, sia in quello con la M1 a San Babila dove pur rimanendo nel mezzanino dovranno uscire e rientrare dai tornelli. La ragione alla base di questa scelta pare essere la necessità conteggiare esattamente i flussi della linea e forse anche motivazioni economiche come nel caso della stazione di Sforza Policlinico.

Leggi anche: Urban File: la M4 ha problemi di connessione!

#4 L’interscambio fantasma

Credits: Urbanfile – Uscita per collegamento M3-M4

L’anomalia più impatta rilevata è però l’assenza di un interscambio con la linea 3. Nonostante le due linee si incrociano sottoterra, non è stata prevista una fermata di scambio. Ci sarà solo un percorso pedonale parzialmente nel sottosuolo, partendo dalla stazione di Missori M3, che sbucherà al centro di via Pantano. Tutto il resto del percorso sarà in superficie fino alla stazione di Sforza Policlinico.

M4-M3 l'interscambio mancante (fonte: urban file)
M4-M3 l’interscambio mancante (fonte: Urbanfile)

Un grande disagio per i passeggeri che si sposteranno con i bagagli per raggiungere l’aeroporto di Linate con la M4 o la Stazione Centrale o di Rogoredo con la M3. Sarebbe stato meglio realizzare una fermata comune tra Policlinico e Crocetta o, almeno, creare un intero collegamento pedonale sotterraneo tra le due fermate.

Leggi anche: Scoppia lo SCANDALO M4: 100 milioni di euro extra ma zero interscambi tra M3 e M4

#5 La “grande bruttezza” delle fermate

Credits: milanopost.info

La “grande bruttezza” è un un soprannome che circola già da tempo per definire la mancanza di estetica della M4, soprattutto per le sgraziate uscite delle varie fermate. In un mondo in cui le città fanno a gara per realizzare metro sempre più belle spiace che Milano resti così indietro. Non c’è nemmeno bisogno di andare oltre confine, basta spostarsi di pochi chilometri per vedere delle stazioni con maggiore qualità come quelle di Brescia oppure spingersi fino a Napoli per rimanere colpiti dalla meraviglia delle stazioni dell’arte.

Leggi anche: la grande bruttezza

#6 Gli artisti: “a gratis”

Credits Urbanfile – Idea di opera d’arte bambino nella M4

L’ultimo scandalo in ordine di tempo è Arte4. Forse per rispondere alle critiche sulla cattiva estetica, Metro4 Spa ha lanciato a fine 2020 un bando rivolto a street artist per decorare le stazioni della metro. Ma anche questo si è rivelato un boomerang: gli interventi artistici selezionati sarebbero a “totale carico dei proponenti”. Insomma i protagonisti di questa nuova galleria d’arte lavorerebbero gratis. Sarà davvero così? Dalla società ribattono: troveremo degli sponsor per pagare gli artisti. Per ora ancora nessuna novità. Vedremo che accadrà visto che da quando hanno aperte le prime 6 fermate non si è saputo più nulla del progetto.

Leggi anche: Arte4: artisti gratis?

La speranza è che le questioni ancora aperte, in carico al consorzio costruttore e al Comune di Milano, possano trovare prima o poi una soluzione positiva nell’interesse dei cittadini. 

Continua la lettura con: LINATE, con metro e restyling è diventato un AUTENTICO SFIZIO per i milanesi (FotoGallery)

FABIO MARCOMIN

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10 cose da NON fare a Milano

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Milano è la città dove si può far tutto.

Potete discutere con un hipster del suo ultimo progetto di finger food vegano a chilometro zero. Potete attraversare la città in pochi minuti con i mezzi pubblici o potete cercare parcheggio per giorni. Potete persino incontrare un amico se lo prenotate con qualche mese di anticipo.

Però, tra tutte queste cose che potete fare, ce ne sono alcune che dovete assolutamente evitare.

10 cose da non fare a Milano

#1 Bere il Negroni: esiste solo lo sbagliato 

Credits houseofnegroni IG – Fontana Negroni

Il Negroni sbagliato è quello giusto mentre il Negroni giusto è quello sbagliato. Se vi sembra un concetto di difficile comprensione significa che non avete mai votato a un referendum abrogativo.

Leggi anche: il locale di Milano che inventò il Negroni sbagliato

#2 Essere cialtroni e/o fannulloni: o fai e bene, o vieni escluso 

Con la disoccupazione giovanile al 40% è ovvio che non lavora più nessuno. Però a Milano non è come in altre zone d’Italia dove se puoi permetterti il lusso di non lavorare vieni guardato con invidia. A Milano il più figo è quello che lavora di più, quindi anche chi non lo fa finge di farlo. La conversazione tipica del milanese è questa:
– Quante te ne sei fatte ieri?
– Quasi 15!
Sappiate che non parlano di donne, ma di ore di lavoro.

#3 Percorrere le tangenziali di Milano nelle ore di punta

Traffico
Traffico

Chi ha detto che l’importante non è raggiungere la meta ma il viaggio non ha mai guidato in tangenziale a Milano nelle ore di punta.

#4 Insozzare un’auto in sharing 

Mediamente le macchine degli italiani sono un ricettacolo di ricordi batteriologici. Fazzoletti usati, cartacce, bottiglie vuote e qualsiasi cosa l’animo artistico del proprietario ritenga utile per dare carisma alla propria vettura. So che viene voglia di comportarsi allo stesso modo nelle auto del car sharing, ma non puoi. Perché non è giusto imporre agli altri il proprio gusto estetico. E c’è chi ha ricevuto sonore punizioni. 

#5 Il risvoltino

Prima o poi troveranno il colpevole di tutto questo dolore.

#6 Andare piano

Se vai piano in macchina ti suonano. Se vai piano a piedi ti spingono. Se vai piano alla cassa ti insultano. Sembra che a Milano ci sia posto solo per recordmen.

#7 Gettare oggetti in giro 

Non stai camminando in una discarica. O cerchi un cestino o te la porti a casa.
Il peggio del peggio è gettare nei Navigli. Occhio, rischi di esser bandito.

#8 Ubriacarsi in Darsena

Ubriacarsi è sempre un ottimo modo di socializzare. Ma almeno che non vogliate fare amicizia con una nutria è meglio farlo lontano dall’acqua. Suvvia, non siamo a Venezia.

#9 Abbuffarsi all’aperitivo

Nella vita ognuno può fingere di essere diverso da com’è. Se volete sciogliere ogni dubbio sulla vera identità di una persona, guardate come si comporta davanti ai vassoi dell’happy hour.

#10 Abitare a Monza 

Però il vantaggio di abitare a Monza è che puoi fare tutte le altre cose.

Continua la lettura con: TIBALDI-BOCCONI: inaugura la PRIMA STAZIONE della CIRCLE LINE

FRANCESCO BOZ

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10 tipi da EVITARE sulla metropolitana di Milano

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tipi strani metropolitana milano

Prendere i mezzi pubblici a Milano, soprattutto la metropolitana la mattina, è un’avventura perché non sai mai quale compagno di viaggio ti sta per capitare.
Di questi tipi da metro ne abbiamo individuati 10 da evitare.

10 tipi da EVITARE sulla metropolitana

#1. L’untore

Credits: subwaycreatures, IG

Lo si trova soprattutto d’inverno, è una riserva di virus e batteri che cerca di propagare non mettendo la mano davanti alla bocca quando tossisce o davanti al naso quando starnutisce. Quando si soffia il naso sventola il fazzoletto bianco come se stesse salutando tutto il vagone. In realtà fa tutto questo per uno solo scopo: farti ammalare.

#2. La puzzola

Prima di lui arriva sempre il suo alito. Ti guardi in giro ma no, non è una cacca pestata, è un essere umano. Che ti sta vicino con la bocca semiaperta. Di solito è sovrappeso e dà il meglio di sè nelle giornate estive, dove stende i compagni di viaggio con l’effetto ascella.

#3. Il lapdancer

O l’appoggiato. Quando la metro è stipata di passeggeri, quando non ci sta nemmeno uno spillo, lui/lei è lì, avvinghiato/a in un tête-à-tête con il palo che non lascia possibilità di appoggio per chi gli sta attorno che ciondolano e si spintonano a ogni frenata.

#4. Il vocalist

“Sììììì, prontooooo, come staiiiiii? Io beneeeee”, grida come se si trovasse alla consolle di una mega discoteca del bresciano. Non si sa se sia tenuto a urlare perché ha fisiologicamente un tono di voce alto, oppure perché cerca di interloquire con chi c’è dall’altro capo del telefono nonostante il rumore della metropolitana. L’impressione è che abbia solo voglia di farsi ascoltare da tutti.

#5. La scolaresca

È l’incubo di chi intende il viaggio in metro come un’estensione del riposo notturno. Si muovono in gruppo, urlano, si dimenano, fanno gesti improvvisi, il tutto fuori dal controllo di maestre terrorizzate. Basta che uno di loro si affacci sulla banchina ed è il panico.

#6. Il no non scendo

Ovvero quelli che fin da quando salgono si posizionano davanti alla porta, premono il naso contro il vetro, occupano più spazio possibile e quando le porte si aprono non scendono. Con loro tutto è inutile: non si spostano.

#7. Il last second

Hanno una psicologia opposta agli apprensivi. Sono talmente sicuri di sé che si sistemano in fondo, il più lontano possibile e decidono all’ultimo a scendere, spintonando e scompigliando l’effetto tetris e dei perfetti incastri che si creano durante le ore di punta.

#8. L’orango

Sale prima che la gente possa scendere, se vede un posto libero vi si getta come se fosse ricoperto di banane, urla, bestemmia, tocca e si tocca. L’educazione degli altri lo rende ancora più aggressivo.

#9. Il dee-jay

Molto frequente tra gli orientali e i tamarri, condivide con i compagni di viaggi la sua musica del cuore, ascoltandola a tutto volume. Se ha le cuffie canta a voce alta.
Sottocategoria: i musicisti approssimativi che straziano con i loro suoni. A volte verrebbe da suggerire loro di farsi pagare per smettere di suonare.

10. Il permesso

La prima regola del Fight Club è di stare a destra sulle scale mobili. Ma c’è sempre qualcuno che non la conosce o che si apposta sul lato sinistro. Ad alcuni basta dire “permesso” che si scansano. Con altri servono modi più spicci.

Special thanks to Giulia Perfetti

Continua la lettura con: Le regole non scritte sulla metropolitana

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BAR e RISTORANTI di Milano: “NON si GUADAGNA più come prima. “SÌ, perché MANGIARE FUORI è TROPPO CARO”

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Credits ata211-pixabay - Bar vuoto

Da dopo la pandemia la pausa pranzo fuori non va più di moda. I ristoratori si lamentano del calo degli incassi mentre i clienti lamentano un sensibile incremento dei prezzi. 

BAR e RISTORANTI di Milano: “NON si GUADAGNA più come prima. “SÌ, perché MANGIARE FUORI è TROPPO CARO”

# La pausa pranzo fuori non va più di moda

Credits DanaTentis-pixabay – Pausa pranzo

La pausa pranzo fuori non va più di moda. Sono ormai solo un lontano ricordo i tempi in cui i locali si riempivano di lavoratori che, attorno alle 13:00, si sedevano a consumare un pasto veloce ai tavoli di bar, pub e ristoranti nei pressi delle aziende o degli uffici. Un cambiamento dovuto in prevalenza ai lockdown imposti durante la pandemia, che aveva cambiato temporaneamente le abitudini della maggior parte dei cittadini costretti in smart working a casa e di conseguenza a rimanere tra le mura domestiche anche a mangiare. Una tendenza che non è cambiata più di tanto nemmeno dopo molti mesi dalla caduta delle restrizioni, vista anche la possibilità data dallE aziende di lavorare due o tre giorni della settimana da casa.

# Scontrini più bassi e meno pasti consumati

Credits ata211-pixabay – Bar vuoto

Il quotidiano Repubblica ha intervistato alcuni titolari di attività di ristorazione che testimoniano il calo degli incassi.

Enrico Fontanelli, titolare del Giglio Rosso di fianco alla Stazione Centrale: “È lo smart working ad averci penalizzati. Prima avevamo molti clienti che venivano per incontri di lavoro. Ora si fa tutto online e le persone di passaggio per lavoro sono molto calate. Di conseguenza non guadagniamo più come un tempo“.

La titolare del Lux Bar lamenta anche l’abbassamento del consumo medio per scontrino: I clienti tendono anche a consumare meno di prima. Anziché ordinare primo e secondo, prendono solo un piatto o rinunciano al dolce“.

# Milano a due velocità: più clienti in centro e nelle aree direzionali

Credits francesco ungaro-unsplash – Diamantone Porta Nuova

La situazione non è identica in tutta la città, come spiega Michele Berteramo, vicepresidente di Confcommercio.  “Bisogna distinguere per zona: in centro e nelle aree direzionali i locali tornano a riempirsi, altrove no. Le società con più sedi per razionalizzare sfruttando lo smart working hanno riunito i lavoratori in quelle centrali privando di fatto i locali di alcune zone dei clienti del pranzo“.

# I prezzi dei menu cresciuti del 10% in città

Credits Andrea Cherchi – Milano vista dalle Terrazze del Duomo

Se da un lato però i proprietari dei locali incolpano lo smart working per la mancata ripresa dei consumi in pausa pranzo, dall’altro lato i clienti segnalano una crescita sensibile dei prezzi e quindi preferiscono tornare a casa a mangiare o prepararsi la schiscetta da consumare in ufficio. 

Un impiegato di banca, Luca De Carlo, intervistato fuori da un ristorante commenta: “Ho speso almeno cinque euro in più di quanto spendevo l’anno scorso per la stessa pietanza. Mi concedo la pausa pranzo fuori solo una volta a settimana“.

Una collega racconta come si prepari a casa il pasto da mangiare in ufficio: “La sera prima cucino qualcosa da portarmi al lavoro. In questo modo mangio anche più salutare“. 

A confermare l’aumento dei prezzi è la Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi fare i calcoli a livello nazionale, che ha stimato nel 2022 una crescita del 6% del costo della pausa pranzo mentre a Milano addirittura del 10% come riportato da Confcommercio e Confesercenti. Tra le cause di questo ritocco verso l’alto dei menu vengono indicati i costi di energia e materie prime, quelli per servizi come la lavanderia e per il personale. 

A prescindere dai motivi, le abitudini dei milanesi sembrano destinate a rimanere tali ancora a lungo da rendere forse necessario un ripensamento sul modello di città progettato e idealizzato solo qualche anno fa.

Fonte: Repubblica

Continua la lettura con: 10 LOCALI a Milano dove MANGIARE BENE… SPENDENDO POCO

FABIO MARCOMIN

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La STAZIONE del PASSANTE di Porta Garibaldi è il regno dell’INCIVILTÀ

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Foto redazione- Tabellone orari fermata passante Porta Garibaldi

Un vero disastro, uno spettacolo indegno per la città di Milano. Cosa si potrebbe fare per migliorare la situazione.

La STAZIONE del PASSANTE di Porta Garibaldi è il regno dell’INCIVILTÀ

# Scarabocchi, vetri spaccati, orari illeggibili

Foto redazione- Tabellone orari fermata passante Porta Garibaldi

La stazione del passante di Porta Garibaldi è sicuramente la più importante di tutto il percorso sotterraneo che attraversa la città in diagonale da sud est a nord ovest. Qui si incrociano i treni delle metropolitane lilla, della linea verde, di Trenitalia e di Trenord. Partono pure alcuni collegamenti internazionali e transitano i treni per l’aeroporto di Malpensa.

Foto redazione – Interno passante Porta Garibaldi

Purtroppo però il degrado è diffuso e visibile in ogni punto della stazione con scarabocchi, vetri spaccati e orari illeggibili.

Leggi anche: 5 CURIOSITÀ che forse non sai sul PASSANTE FERROVIARIO

# Un sottopasso sudicio e imbrattato

Foto redazione – Interno stazione passante Porta Garibaldi

Lo spettacolo che offre il sottopasso sudicio e imbrattato è ideale per una serie Netflix sulle gang, ma indegno per la città di Milano. 

Foto redazione – Passante Porta Garibaldi

Di fronte all’inciviltà degli idioti si può fare poco oltre a tentare di educare, ma si potrebbe intanto incominciare a fare una pulizia approfondita, installare delle telecamere e aumentare la vigilanza.

Continua la lettura con: gli altri MILANO NON FA SCHIFO MA…

ANDREA URBANO

ALTRI MILANO NON FA SCHIFO MA:

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La strana estate delle 11 PISCINE CHIUSE di Milano

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Il JERSEY ABBANDONATO di viale LANCETTI

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“Volevo un’AUTO ELETTRICA. Ma dopo un solo giorno di PROVA a Milano, ho comprato un DIESEL”

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Ph. Painter06

Verità&Affari pubblica la testimonianza di un lettore che voleva un’auto elettrica. Ma dopo averla provata nell’area di Milano ha deciso di comprare un Diesel. 

“Volevo un’AUTO ELETTRICA. Ma dopo un solo giorno di PROVA a Milano, ho comprato un DIESEL”

Estratti da “Vi racconto la mia odissea a Milano con l’auto elettrica nuova di zecca” su veritaeaffari.it

Ph. Joenomias

Verità&Affari pubblica la testimonianza di un lettore, Maurizio Cattaneo, e della sua “Odissea” alla guida di un’auto elettrica nell’area di Milano. “Ero fortemente intenzionato ad acquistare una Bmw Serie 7 elettrica, ma dopo un solo giorno di prova ho acquistato sì una Bmw Serie 7 , ma  diesel”. Così inizia il racconto dell’imprenditore che si presenta: “Vivo nel modenese e per lavoro mi sposto spesso anche se su percorsi non lunghi, principalmente nel Nord Italia.  Cambio l’auto ogni tre anni circa. Questa volta ero fortemente intenzionato a passare all’elettrico” .

# La prova: un appuntamento a Milano

“Dopo essermi informato e fatto le dovute comparazioni la mia scelta è caduta sulla BmW Serie7i, una vettura a mio avviso davvero straordinaria. Così contatto il concessionario per la prova di rito. Ritiro l’auto, che mi dà subito ottime sensazioni, e stabilisco, vista l’autonomia ben più che sufficiente, di recarmi ad un appuntamento a Milano, una città a sicura portata di batterie e piena di centraline di ricarica”.

“Parto dalla mia casa in collina e arrivo nel capoluogo lombardo (…). Incontro il mio interlocutore che si interessa anche della nuova vettura. Alla fine gliela faccio provare e, dopo un giro in autostrada a velocità non bassa e due sgasate, ecco il segna batteria precipitare a 150 chilometri di autonomia”.

# “Nessun problema. Troviamo una centralina e via”

“Nessun problema, penso. Troviamo una centralina e via. Faccio una ricerca su internet e scopro di aver commesso un errore, forse l’unico, da parte mia. Infatti non sapevo, e credo che in pochi lo sappiano, che per accedere a rifornimenti alle colonnine di supermercati, Enel o quant’altro, occorre nella maggior parte dei casi scaricare una app con tessera e via dicendo” 

“Allora chiamo Bmw che mi spiega che davanti alla concessionaria c’è una loro centralina. Vado ma la trovo occupata. Mi dicono che la macchina che si sta ricaricando è lì dal mattino e presumibilmente il proprietario tornerà nel pomeriggio”.

# Colonnine occupate e fuori uso

“Non mi scoraggio e scopro che non lontano da San Donato, sulla via Emila ci sono due colonnine. Vado,  ma il primo punto di ricarica lo trovo occupato da un vecchio furgoncino che di elettrico non ha proprio nulla. Però, intanto, è impossibile fare il pieno. Mi reco allora alla seconda postazione e lì la colonnina è fuori uso. Morta”.

“Richiamo la concessionaria Bmw ed una impiegata mi invita a recarmi da loro e questa volta usare le colonnine poste all’interno del concessionario. Vado con l’angoscia di chi vede la carica dell’auto ben sotto il 20% di autonomia. In ogni caso arrivo a destinazione e finalmente metto l’auto sotto carica. Tempo di un caffè o poco più e la vettura  è pronta: mi viene detto. In realtà la ricarica è durata ben più a lungo. Ed ho risolto il mio problema solo grazie alla gentilezza della Bmw”.

# Morale? Meglio il Diesel

Ph. motointermedia – pixabay

“Uno come me, che ha i minuti contati, non può impegnare ore  per fare rifornimento. Come pure non posso informarmi preventivamente del posizionamento dei punti di ricarica ogni volta che debbo andare da un cliente. Morale: ho comprato una Bmw Serie 7, però diesel. Un’auto che costa anche meno e di cui per altro sono soddisfattissimo”.

# Per passare all’elettrico bisogna risolvere il problema dei rifornimenti

Conclude Cattaneo che “Non è mia intenzione criticare l’automobile elettrica, ma porre la questione reale dei rifornimenti e mettere sull’avviso gli altri automobilisti. Fra tre anni riproverò certamente con l’elettrico, nel frattempo mi godo l’auto con il motore tradizionale e sorrido ogni volta che vedo l’insegna di un distributore di benzina”.

mauri.cattaneo@gmail.com

Fonte: “Vi racconto la mia odissea a Milano con l’auto elettrica nuova di zecca” su veritaeaffari.it

Continua la lettura con: L’autostrada che suona una sinfonia se rispetti i limiti e stai sulla destra

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La SETTIMANA DELL’AMORE: gli eventi da non perdere dal 13 al 17 febbraio #ToDoMilano

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Frida Kahlo - Credits: Peter, Pixabay

Esplode l’amore a Milano. 

La SETTIMANA DELL’AMORE: gli eventi da non perdere dal 13 al 17 febbraio #ToDoMilano

#Indice:

#Lunedì 13/2: World Radio Day tutto il giorno in piazza città di Lombardia, Hyd al Magnolia, Pollini alla Scala

World Radio Day – Credits: News 18
  • World Radio Day: la giornata mondiale dell’Unesco a Milano si svolge dalle 10.00 alle 18.00 in piazza Città di Lombardia. Radio Speaker è aperta a tutti ed animata dalle voci più amate del broadcast radiofonico milanese.
  • I love wine: bendati e in coppia, per una degustazione ed un’esperienza sensoriale alla scoperta del vino. Per tutta la settimana, alle ore 18.30 presso Zerbosco wine & tasting, Frazione Zerbo a Bosco Negredo (PV).
  • Maurizio Pollini: il leggendario pianista è ospite del Teatro alla Scala nell’ambito dell’omaggio ai Grandi Pianisti Internazionali. Spettacolo alle 20.30 con il programma tipicamente polliniano del grande interprete milanese.
  • Duepuntozero: arriva a Milano, sulle tavole del Teatro Manzoni, il nuovo spettacolo di Gabriele Cirilli. Italiani connessi, globali, veloci e al passo coi tempi analizzati attraverso la lente dell’ironia del comico di Sulmona. Sipario alle 20.45.
  • Sergei e Luisine Khachatryan: il duo violino e pianoforte è protagonista al Conservatorio Giuseppe Verdi. Inizio alle ore 20.45, con programma di Bach, Schubert, Debussy e Respighi.
  • La Repubblica Indipendente della Comicità: se la guerra è pace e le ingiustizie sono tollerate, la stand-up comedy è una spina nel culodel pensiero comodo. Al Teatro Filodrammatici con inizio spettacolo alle ore 21.00.
  • Pota Boyz: il lunedì del buon umore continua anche allo Zelig Cabaret, con lo spettacolo di improvvisazione e open mic di stand-up dei Pota Boyz. Inizio alle ore 21.00.
  • Poesie di carta: per la prima volta a Milano lo show di Grazia di Michele dedicato all’opera di Marisa Sannia. Succede al Teatro Litta, con inizio alle ore 21.00.
  • Hyd: unica performance italiana per la talentuosa autrice, produttrice e dj. Il tour europeo approda al Circolo Magnolia di Segrate, con inizio programmato alle 21.00.
  • Abba Symphonic, Real Tribute Show: riprodotti minuziosamente tutti i dettagli che hanno reso gli Abba un mito per intere generazioni. Al Teatro Arcimboldi, alle ore 21.00 scatta la magia tra luci, melodie e costumi.

#Martedì 14/2: lo strano San Valentino dei teatri meneghini, tra bigamia, amanti clandestini e adolescenti suicidi. Per gli amanti del Calcio ritorna la grande Champions

credit: blog.urbanfile.org
  • Arca ostinata: un’opera sinfonica che evoca l’epoca barocca, è protagonista al Triennale Milano Teatro per la rassegna Fog, performing arts. In programma alle 19.30 in viale Alemagna.
  • The Food of Love: spettacolo che ha l’amore al centro e va in scena solo la sera di San Valentino al Filodrammatici. Sipario alle ore 20.00, tra musica, passione e recitazione in lingua inglese.
  • La Maria Brasca: uno dei classici di Andrée Ruth Shammah, questa volta interpretato da Marina Rocco, debutta alle 20.00 al Franco Parenti. Resta fino al 5 marzo.
  • Rosso: la storia del pittore Mark Rothko e del suo giovane assistente, sono trasportate in prosa da Ferdinando e Alejandro Bruni. Al Teatro Elfo Puccini fino al 12 marzo. Debutta alle ore 20.30.
  • Supplici: il classico di Euripide in scena al Teatro Carcano di Porta Romana, per la regia di Serena Sinigaglia. Debutta alle 20.30 e resta in scena fino al 19/2.
  • La Sirenetta: di nuovo in scena all’Elfo Puccini, nella Sala Shakespeare, lo spettacolo tratto da vere lettere di adolescenti suicidi, non accettati per la loro sessualità. In scena 14 e 15 febbraio, debutto alle 20.30.
  • La Storia a Processo!: in scena due veri procuratori della Corte d’Appello di Milano, per giudicare Margaret Thatcher e tutte le sue controverse decisioni. Al Teatro Filodrammatici il 14 e 15 febbraio, alle ore 20.30.
  • That’s Amore – Ray Gelato & The Giants: il musicista inglese suona il classico repertorio dedicato all’amore e agli innamorati, accompagnato dai The Giants. Doppio spettacolo (20.30 e 22.30) non solo San Valentino, ma fino al 18/2 al Blue Note.
  • Taxi a due Piazze: la doppia vita del tassista bigamo è in scena al Teatro Nazionale fino all’8 marzo. Le ignare mogli sono interpretate da Barbara D’Urso e Rosalia Porcaro. Sipario alle 20.45.
  • Amanti: il Teatro Manzoni celebra San Valentino con la storia di un incontro casuale, che trasforma i due protagonisti in amanti clandestini. Sipario alle 20.45, in scena fino a domenica 26 febbraio.
  • Dirty Honey: la band di LA, esplosa tra il 2019 e il 2021, arriva da solista al Legend Club, dopo aver aperto i maggiori tour rock degli ultimi 2 anni. Inizio spettacolo alle ore 21.00.
  • The Secret Garden: concerto a tema San Valentino, per emozionare gli innamorati, in programma all’Hard Rock Cafè alle ore 21.00. Anche il menù è a tema per omaggiare l’amore.
  • Bullet For My Valentine: unica data italiana per il tour dell’attesa band gallese. Preceduti dalle esibizioni di Jinjer e Atreyu, li troviamo sul palco dell’Alcatraz alle ore 21.00.
  • Milan-Tottenham: ottavi di finale della champions league, con i rossoneri che ospitano la squadra di Antonio Conte. Inizio alle 21.00 alla Scala del calcio.

#Mercoledì 15/2: spettacolo intinerante al Franco parenti, per la prima volta una perform live di Victor De Oliveira e chiudono Jethro Tull

Jethto Tull – Credits: Goldmine Magazine
  • Limbo: la prima volta in Italia per Victor De Oliveira, performing artist che si interroga sulle origini multietniche della propria famiglia. In scena 15 e 16 febbraio al Teatro Out Off, a partire dalle 19.30.
  • La biblioteca umana dello spettatore: spettacolo itinerante tra le sale del Franco Parenti. Sound design in cuffia e il pubblico protagonista del giro tra Foyer, Sala Tre, Sala Appartamento, Sala Treno Blu e Café Rouge. Alle ore 19.45, in scena fino a domenica 19 febbraio.
  • Daniel Harding dirige alla Scala: il Direttore d’orchestra britannico dirige la Sinfonica della Scala per tre giorni, dal 15 al 18 febbraio. In programma Mozart, inizio spettacoli alle ore 20.00.
  • Divertimento Ensemble: formazione allargata per l’esecuzione di Verwandlung, composizione per trombone, quartetto di saxofoni, violoncello, contrabbasso e tam-tam. Alla Fabbrica del Vapore alle ore 20.30.
  • Tutti Fenomeni: il giovanissimo protagonista della scena musicale porta ai Magazzini Generali il suo Antidoto Alla Morte Tour. Inizio spettacolo alle ore 21.00.
  • Jethro Tull: il prog suona ancora per le strade di Milano, grazie all’iconica band inglese, che propone il rock al Teatro degli Arcimboldi. Inizio spettacolo alle ore 21.00.

#Giovedì 16/2: Barolo e Roero dal Piemonte a Milano, grande classica con il violino di Uto Ughi o Andrey Boreyko, anche la pubblicità da spettacolo

Vino Rosso – Credits: congerdesign, Pixabay
  • Go Wine: torna la manifestazione dedicata alla degustazione delle nuove annate di Barolo e Roero. Presso Hotel Melià di via Masaccio 19, a partire dalle 17.30.
  • Il Circo prima del Circo: la dedica al Carnevale, fatta di spettacoli circensi e mostre, è l’omaggio che il CircoTeatro Ambrosiano propone al Teatro Gerolamo dal 16 al 19 febbraio. Debutto alle ore 20.00.
  • Sono solo nella stanza accanto: le scoperte bittersweet di due adolescenti compagni di gaming, che rivelano paure e debolezze ma che conducono anche un contatto più intimo. In scena giovedì e venerdì nella Sala Bausch dell’Elfo Puccini. Debutto alle 20.30.
  • La tragica storia del dottor Faust: liberamente tratto da Marlowe, Giovanni Ortoleva dirige il patto tra Mefistofele e Faust che, nella sua tragicità, ripecchia ogni epoca della civiltà. Al Teatro Fontana fino a domenica 19, sipario alle 20.30.
  • Leningrado: la Sinfonica di Milano, diretta da Andrey Boreyko, porta in scena la Sinfonia n.7 di Šostakovič. Il racconto dell’assedio di Leningrado va in scena all’Auditorium di Milano fino a domenica, con debutto alle ore 20.30.
  • Uto Ughi & Leonardo Bartelloni: le serate musicali del Conservatorio Verdi ospitano il grande violinista, accompagnato dal piano di Bartelloni che propongono un programma misto. Alle 20.45 in via Conservatorio 12.
  • Do Your Thang: la band urban romana è pronta a trascinare il pubblico di Milano, con la sua tipica auto ironia e i testi provocatori. Al Legend Club di viale Fermi, inizia alle 21.00 e prosegue con ospiti speciali, fino al dj set after show.
  • Bar Spot, quando la pubblicità dà spettacolo: si può raccontare il mondo attraverso le migliori pubblicità di sempre? È quello che prova a fare Francesco Bozza allo Zelig Cabaret, con lo spettacolo che inizia alle ore 21.00.

#Venerdì 17/2 (orario diurno e pre serale): l’arte tra realtà virtuale ed era digitale, la vista alla permanente del MUDEC ed un corso anticendio diversamente speciale

Frida Kahlo – Credits: Peter, Pixabay
  • Frida Kahlo Vr Experience: avventura immersiva e realtà aumentata al Centro Commerciale Carosello di Carugate. Alle ore 15.00 si va coi visori nel mondo di Frida Khalo.
  • Sicurezza domestica ed impiego estintori per non vedenti: corso di 2 ore, suddiviso tra teoria e pratica, a cura dei Vigili del Fuoco. Inizia alle ore 16.00 in via Nicolò Tartaglia 2.
  • Giornata mondiale di Antropologia: il MUDEC propone una visita guidata alla mostra permanente Milano globale – Il mondo visto da qui. Ritrovo alle 17.00 in via Tortona, l’evento è gratuito.
  • Condividere l’arte nell’era dei social: talk che si propone di discutere delle nuove modalità per divulgare contenuti artistici nel periodo digitale. Presso la Bocconi, ingresso via Sarfatti, alle ore 18.15.

Continua la lettura con: Le località del giorno per una GITA da MILANO

LAURA LIONTI

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La MAXI TRASFORMAZIONE della “GOCCIA”, il più grande bosco spontaneo di Milano

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Politecnico - Renderging Goccia Bovisa

Da quando è stato dismessa l’officina del gas, la Goccia della Bovisa, il più grande bosco spontaneo di Milano, è diventata un’area degradata. Ora si prepara a rinascere grazie a un progetto di rigenerazione urbana di grande respiro. Ripercorriamo la sua storia e come verrà rivoluzionata nel prossimo futuro.

La MAXI TRASFORMAZIONE della “GOCCIA”, il più grande bosco spontaneo di Milano

# 33 ettari di bosco e ruderi dove un tempo sorgeva l’Union des Gaz

Goccia Bovisa

La Goccia della Bovisa, un’area abbandonata nella zona nord ovest della città di 33 ettari di bosco e ruderi a forma di goccia, si appresta a risorgere dalle sue ceneri. Un tempo qui sorgeva l’Union des Gaz con i suoi gasometri che consentivano ai milanesi di avere luce e acqua calda.

Gasometro

Avviate nel 1908, fino alla loro chiusura le officine erano in grado di produrre una grande quantità di gas ricavato dalla distillazione del carbon fossile, diventando uno degli impianti di produzione del gas più grandi d’Europa soppiantando il precedente impianto di Porta Ludovica. Il trasporto delle materie prime arriva per treno e per questo l’Union des Gaz fece costruire attorno all’area un sistema di binari a forma di goccia. Oggi di tutta la fabbrica dismessa nel 1994 rimangono solo degli scheletri immersi nella vegetazione.

# La Goccia della Bovisa diventerà un grande parco scientifico-tecnologico

parco della bovisa
Progetto riqualificazione Goccia della Bovisa

La Goccia diventerà un grande parco scientifico-tecnologico, con un grande parco che ruoterà attorno ai due gasometri recuperati, uno destinato ad ospitare lo “Smart city innovation hub“, l’altro la “Fabbrica dello sport“, ampliando l’attuale campus della Bovisa. Dentro il primo gasometro verranno ospitate circa 1.000 startup, oltre ad aziende come Luxottica e i suoi laboratori e una sede della “Fondazione per il futuro delle città” dell’architetto Stefano Boeri. 

Politecnico – Renderging Goccia Bovisa

I principali proprietari del futuro parco saranno il Comune e il Politecnico di Milano. Un parco che già oggi vanta oltre 420.000 mq e oltre 2000 piante.

Leggi anche: Nuova SEDE del POLITECNICO a Bovisa: il progetto di Renzo Piano

# I numeri del progetto con il nuovo masterplan

Politecnico – Rpbw – Masterplan Goccia-Bovisa

Il Masterplan Bovisa-Goccia firmato Renzo Piano, in collaborazione con il paesaggista Andrea Kipar per la parte del campus, è stato presentato ufficialmente il 25 novembre 2022 al Politecnico di Milano. Il progetto allarga i confini e completa quello del Politecnico per l’area dei gasometri e punta a ricucire la Goccia alla città e alla regione attraverso interventi sulla mobilità. Nel dettaglio prevede:

  • un’area verde pubblica di circa 40.000 mq che circonda i gasometri;
  • circa 1000 alberi che si uniranno ai 2000 cresciuti spontaneamente;
  • 2 residenze universitarie da circa 500 posti oltre alla riqualificazione di un edificio industriale storico per il food and beverage a servizio degli ospiti del Campus;
  • 3 edifici per aule e una sala ipogea per conferenze;
  • un edificio sperimentale a zero emissioni per il dipartimento di Energia, già nominato “la Piramide” e il cui nome ufficiale è En: Lab, alto circa 20 metri e rivestito da pannelli solari;
  • lo smart city innovation hub su un’area di 35.000 mq e 5 edifici;
  • la fabbrica dello sport con quattro piani dedicati a diverse discipline sportive e al benessere;
  • un Polo delle Scuole Civiche milanesi.

# Indipendenza energetica degli edifici e nuova mobilità anche per connettere le stazioni ferroviarie della zona

Politecnico – Rpbw – Interno campus Bovisa

Il progetto, che punta all’indipendenza energetica e all’azzeramento delle emissioni di CO2, con grandi alberi che si faranno spazio tra i nuovi volumi, avrà il livello a terra degli edifici del campus che sarà totalmente trasparente per far percepire la presenza della natura alle persone. In totale ci saranno 20 nuovi edifici di 4 piani, di 16 metri di altezza, per un totale di circa 105.000 mq.

Per quanto concerne la mobilità è previsto un grande asse ciclo pedonale a sud, tra i gasometri e il campus Lambruschini, che unirà le 2 stazioni di Bovisa e Villapizzone interessate da un rinnovo per poi essere interconnesse all’intero Campus

# Il cronoprogramma e il punto sui cantieri

Credits duepiedisbagliati – Urbanfile – Edificio En Lab aggiornamento cantieri gennaio 2023

I primi lavori sono già partiti nella primavera del 2022 con la costruzione dell‘edificio En:Lab e si trovano già ad uno stadio avanzato, come si vede nella foto in alto scattata nel mese di gennaio 2023. L’avvio dei cantieri per tutto il resto del progetto è previsto per la fine del 2023 e il completamento nel 2026.

Continua la lettura con: PIAZZALE LORETO diventa AGORÀ VERDE: il primo tassello della MAXI riqualificazione

FABIO MARCOMIN

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La PROPOSTA: un PARCO ARCHEOLOGICO nel cuore di MILANO sui terreni dell’EX GARAGE SANREMO

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Ph. Lorenzo Gherzi

La proposta arriva dal neonato “Comitato per la Valorizzazione dell’area archeologica di via Zecca Vecchia” per valorizzare l’area dell’ex Garage Sanremo, nel cuore del Municipio 1, ed è rivolta alle istituzioni.

La PROPOSTA: un PARCO ARCHEOLOGICO nel cuore di MILANO sui terreni dell’EX GARAGE SANREMO

# Un parco archeologico di 3.800 mq immerso nel verde

Lavori Zecca Vecchia

A Milano potrebbe nascere un parco archeologico di 3.800 mq immerso nel verde. La proposta arriva dal neonato “Comitato per la Valorizzazione dell’area archeologica di via Zecca Vecchia” per valorizzare l’area dell’ex Garage Sanremo, nel cuore del Municipio 1, ed è rivolta a tutte le istituzioni.

Se venisse realizzato i milanesi potrebbero riscoprire la storia della città grazie alle preziose testimonianze di epoca romana emerse fortuitamente durante i lavori di abbattimento dell’autorimessa e i successivi interventi di escavazione delle fondamenta per la futura costruzione di un albergo.

# Un’area di grande pregio storico, con tracce dell’età imperiale e dell’antica Mediolanum

Fognatura romana

L’intervento della Soprintendenza e gli accertamenti di periti e archeologi nel cantiere ha confermato che si tratta un’area di grande pregio storico con “tracce risalenti alla prima età imperiale in una zona della città dove vi sarebbe anche testimonianza di insediamenti abitativi di epoca celtica: in particolare gli esperti hanno scoperto le fondazioni di un antico edificio pubblico, forse un bagno termale vista la presenza di un vero e proprio sistema di riscaldamento, i resti di un forno ma anche un tratto di oltre 20 metri di fognatura ancora ben conservato e il tracciato di due strade, una delle quali sarebbe diventata successivamente il cardo massimo dell’antica città di Mediolanum

# I residenti: “Noi crediamo che quel luogo meriti di diventare patrimonio di tutti

Cantiere Zecca Vecchia

I residenti della zona chiedono che quest’area archeologica sotterranea venga protetta e valorizzata come già accade per i resti dell’antico Circo Romano che, tra l’altro, sorge a poca distanza da via Zecca Vecchia: “Siamo in presenza di un ritrovamento di grandissimo pregio storico e architettonico – spiega Alex Peroni, portavoce del Comitatoe la stessa Soprintendenza ammette che per catalogare tutti i reperti e avere piena consapevolezza del ritrovamento servirà ancora molto tempo. Noi crediamo che quel luogo, uno dei pochi spazi aperti in un quartiere di grande valore urbanistico e architettonico, meriti di diventare patrimonio di tutti e che i resti rappresentino una testimonianza della nostra storia da valorizzare sul posto. Valorizzare un’area così grande e così ricca di storia può rappresentare una grande opportunità per il quartiere ma anche per l’intera Milano: pensiamo per esempio a quanto sarebbe bello creare un vero e proprio parco archeologico immerso nel verde, che diventi un luogo di incontro e di cultura per quanti vogliono scoprire il fascino di una città le cui origini sono ancora poco valorizzate“.

# L’appello del comitato

Da alcuni giorni nei negozi della zona sono comparsi manifesti e locandine con cui il “Comitato per la Valorizzazione dell’area archeologica di via Zecca Vecchia”, associazione no-profit e del tutto apartitica, chiede ai cittadini di aderire all’appello rivolto alle istituzioni e sottoscrivibile anche sul sito www.comitatoviazeccavecchia.it: nelle prossime settimane i promotori annunciano altre iniziative di sensibilizzazione nella speranza di poter aprire un vero e proprio confronto sull’area, i cui proprietari vorrebbero costruire un hotel di cinque piani il cui iter di approvazione amministrativa però è ancora in corso.

 

Continua la lettura con: Il PARCO DELLE BASILICHE era uno dei luoghi più MALFAMATI di Milano. E il suo VERO NOME non lo conosce quasi NESSUNO

FABIO MARCOMIN

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STAND UP COMEDY a Milano: i 7 locali PIÙ FAMOSI ed i 7 MENO CONOSCIUTI

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Credits ghepensi_mi IG - GhePensiMI

La stand-up comedy è oramai una forma di intrattenimento popolare a Milano con comici
sempre più talentuosi che si esibiscono dal vivo. Spesso improvvisando. Scopriamo i 7 locali più famosi ed i 7 meno conosciuti dove apprezzare questo particolare genere comico.

STAND UP COMEDY a Milano: i 7 locali PIÙ FAMOSI ed i 7 MENO CONOSCIUTI

I 7 locali PIÙ FAMOSI

#1 Zelig

Zelig

In assoluto il tempio della comicità Milanese fin dalla sua inaugurazione il 12 maggio 1986.
Lo storico Derby Club di Viale Monterosa aveva appena chiuso i battenti e la sua eredità
da gestire era davvero molto pesante. Lo Zelig è pienamente riuscito nell’intento,
diventando anche il programma televisivo di successo di Canale 5 che tutti conosciamo.
Sul suo palco sono passati i più grandi. Impossibile citarli tutti.

Indirizzo: viale Monza, 140

#2 Spirit de Milan

Credits: @d.parisio – Spirit de Milan

Perfetto per serate con amici o cene aziendali, dove spettacoli di cabaret si alternano
anche a concerti di musica folk e serate open stage. Lo Spirit de Milan si definisce non a
caso un luogo dell’anima, per ridere insieme, ballare, bere, mangiare, chiacchierare,
incontrare vecchi e nuovi amici. Particolare menzione per lo spettacolo del martedì sera
“Ca.bar.et Boh Visa” con Germano Lanzoni, volto del Milanese Imbruttito e speaker dalla voce ruggente dell’AC Milan.

Indirizzo: via Bovisasca, 57/59

#3 Santeria

Santeria Comedy Club

Agenzia musicale, scuola di produzione, galleria e spazio di coworking, ormai Santeria è
una realtà affermata nella scena artistica e creativa per la città di Milano. Anche
nell’ambito stand-up. I format Santeria Comedy Show (Viale Toscana, 31) e Guerrilla
Comedy (Via Paladini, 8) lo dimostrano. Non c’è scampo per nessuno.

Indirizzo: viale Toscana, 31 e Via Paladini, 8

#4 GhePensiMi

Credits ghepensi_mi IG – GhePensiMI

Ci troviamo nel cuore di NoLo, in quello che a tutti gli effetti è tra i locali più rinomati del
quartiere: un pub che si propone anche come spazio d’aggregazione e di promozione
sociale. L’ambiente è, infatti, caldo, accogliente e molto familiare. Regine incontrastate
sono le birre e la selezione da cui scegliere è davvero vasta.

Indirizzo: piazza Morbegno, 2

#5 Teatro Franco Parenti

Gioele Dix – Credits: Teatro Franco Parenti

Un luogo che non ha certo bisogno di presentazioni, in quanto vero e proprio punto di
riferimento di vitalità artistica e culturale a Milano, che spazia dalle novità italiane e
straniere fino alla rilettura in chiave contemporanea dei grandi classici. La locandina a
tema Comedy è davvero molto fitta, ma attenzione… i biglietti vanno letteralmente a ruba
nel giro di pochissimo. Le esperienze personali passate lo confermano.

Indirizzo: via Pier Lombardo, 14

#6 Zog Milano Navigli

Credits zog_milano_navigli IG – Zog Navigli

Amanti degli Open Mic fatevi avanti! Il palco è aperto sia a comici professionisti sia a quelli emergenti e la community Stand Up Comedy Italia ha scelto proprio lo Zog come luogo in cui esibirsi. Serve aggiungere altro?

Indirizzo: Ripa di Porta Ticinese, 37

#7 Joy Bar

Joy Milano FB

Contemporaneamente caffetteria, bistrot, locale e anche progetto culturale. Gli spettacoli di stand-up comedy sono all’ordine del giorno, ma non mancano serate Disco Funky e Swing Session a suon di tromba. Il divertimento è assicurato.

Indirizzo: via Carlo Valvassori Peroni, 56

I 7 locali MENO CONOSCIUTI

#1 YellowSquare Milan

Yellowsquare Milano Fb

Chi ha mai detto che gli ostelli siano noiosi? Sicuramente non lo sono, soprattutto se la
stand-up a Milano è pure in lingua inglese. Il mercoledì è la serata dell’Open Mic | Stand up comedy in English. Ma chi è YellowSquare? È tutto ciò che cerca un giovane, straniero o locale che sia: un bar in cui divertirsi, una guida locale per orientarsi ed un ostello dinamico in cui riposarsi quando si vuole.

Indirizzo: via Serviliano Lattuada, 14

#2 Aprés Coup

Credits flawless.life – Aprés Coup

In assoluto un posto inaspettato, ma di cui ci si innamora velocemente. Si tratta di un
bistrot dalle tinte vintage, presso il quale è possibile trascorrere il proprio tempo
dall’aperitivo fino al dopocena. Per accedervi, ci si deve prima recare nella nascosta Via
Privata della Braida e poi fare ingresso nel relativo cortiletto interno. Sarà forse questa
posizione isolata a rendere l’atmosfera più affascinante.

Indirizzo: via Privata della Braida, 5

#3 Ostello Bello Duomo

Credits ostellobello.com – Ostello Bello

Spettacoli di stand-up e birra illimitata per chi soggiorna nella struttura. Oltre ad una
invidiabile posizione nel pieno centro della città. Non serve aggiungere altro.

Indirizzo: via Medici, 4

#4 Osteria Bel Sit

Credits osteriabelsit IG – Osteria Bel Sit

Cosa ci si può aspettare da un locale nato direttamente dalla mente del cabarettista
milanese Meo Meazza? Sicuramente tanta comicità, sopratutto la sera del sabato, il
momento dedicato alla cena spettacolo con alcuni dei cabarettisti che hanno calcato i
migliori palchi e le più prestigiose scene televisive italiane.

Indirizzo: via Barona, 51

#5 Doppio Malto Milano Navigli

Credits doppiomalto.com – Palco Doppio Malto

Il marchio Doppio Malto assieme alla sua birra artigianale è un vero e proprio esempio di
Made in Italy. Aggiungici gli spettacoli di stand-up comedy, mescola bene ed il successo è assicurato.

Indirizzo: viale Liguria, 47

#6 La Scighera

Credits la scighera FB – La Scighera

Prima ancora di essere un locale, è una vera e propria associazione di promozione sociale
affiliata ad ARCI con tanto di statuto, assemblee elettive e tessera di iscrizione. Gli
spettacoli di stand-up sono realizzati in collaborazione con l’Accademia del Comico, “la
prima e unica scuola in Italia dedicata alla comicità a 360°”. Ma non finisce qui.
L’umorismo si alterna sul palco anche a concerti, spettacoli teatrali, presentazioni di libri, letture di poesia e trasmissioni radiofoniche per generare un dibattito pubblico sulle grandi questioni che investono la società.

Indirizzo: via Giuseppe Candiani, 131

#7 Premiata Trattoria Arlati dal 1936

Credits trattoriaarlati.it – Trattoria Arlati

Nata come luogo di ristoro per gli operai della Pirelli e delle fabbriche della Bicocca, nei
decenni è diventata punto d’incontro di arte, cultura e musica, con nomi del calibro di Lucio Battisti, Renato Zero e Loredana Bertè. Non sono mai mancati anche i cabarettisti, appuntamento fisso del giovedì con “I Giovedì dell’Arlati”.

Indirizzo: via Alberto Nota, 47

Continua la lettura con: I 7 LOCALI del PASSATO che i milanesi sognano di RIPORTARE in VITA

CARLO VITTORIO MATRONE

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GINO BRAMIERI, il RE delle BARZELLETTE

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Bramieri

Chiunque lo incontrasse non poteva rinunciare di chiedergli qualcosa di divertente.

GINO BRAMIERI, il RE delle BARZELLETTE

# Il debutto con “Siamo tutti milanesi”

IMDB – Siamo tutti milanesi

Settant’anni fa Gino Bramieri debuttava al cinema con il film “Siamo tutti milanesi”, una commedia che, sotto la regia di Mario Landi, raccontava l’antica rivalità tra Nord e Sud. Era il 1953, Bramieri aveva 25 anni e si misurava con personalità che hanno fatto la storia del Cinema: Ugo Tognazzi, Carlo Croccolo, Carlo Campanini e Lauretta Masiero.

La carriera artistica di Gino Bramieri era partita due lustri prima. Era nato a Milano il 20 giugno 1928, in Corso Garibaldi. A 15 anni debutta in assoluto con uno spettacolo per gli sfollati della guerra, a Rovellasca, nel comasco. Un anno dopo fa il proprio esordio in un teatro vero, all’Augusteo di Milano, con “Cretinopoli”, un nome un programma (l’Augusteo allora si trovava nell’attuale viale Premuda). Poi è la volta dello spettacolo “Brabito”, all’Anteo, in un palazzo che ospitava la Compagnia teatrale “Eleonora Duse”.

# La propensione all’adattamento a tutti i dialetti italiani

In quegli anni l’artista milanese entra nel sodalizio di Gilberto Govi, a Genova, facendosi notare per la capacità di interpretare la cadenza ligure. Una propensione che diventerà uno dei suoi punti di forza, visto che Bramieri ha fondato la carriera sull’adattarsi a tutti i dialetti italiani, dall’estremo nord all’estremo sud. Bramieri è stato attore, cabarettista, conduttore televisivo e radiofonico, autore di libri e cantante. Dopo l’esordio del 1953, ha recitato in altri 34 film per il cinema, 12 per la televisione, presentando 14 programmi TV e interpretando una ventina di sketch per la pubblicità.

# Il re delle barzellette

Bramieri

Ha inciso dischi di canzoni e di barzellette…Ah ecco, le barzellette. Chiunque lo incontrasse non poteva rinunciare di chiedere al buon Gino una storiella divertente. Lui, generosamente, ne raccontava sempre più di una, con verve e generosità, sia che si trovasse sul palco davanti ad un pubblico, o per la strada fermato da qualche fan.

In un’intervista di inizio anni ottanta Bramieri sottolineava da dove era artisticamente partito: “si diventa comici iniziando con l’avanspettacolo, seguendo i colleghi che hanno più esperienza. Io ho avuto in Totò, Govi, Macario e Dapporto, dei maestri straordinari, ho preso un poco da ognuno e ho creato un mio genere”.

# Un carattere riflessivo e introspettivo

Gino Bramieri, sempre sorridente e allegro in pubblico, in realtà aveva un carattere riflessivo e introspettivo e vedeva nella recitazione una valvola di sfogo, perchè “io nel teatro mi spersonalizzo, non realizzo mai me stesso, ma cerco sempre di interpretare soggetti anche distanti dalle mie caratteristiche personali”.

Qualcuno, a fine anni Ottanta, chiese a Bramieri, di fronte all’arrivo di nuovi comici di successo, se non si sentisse superato: “più che comici, vedo l’arrivo di attori simpatici e divertenti, ma ciò non è detto che voglia dire essere un comico”. E lui aveva l’antidoto per non deprimersi di fronte al cambiamento nel mondo del teatro leggero: “io non guardo mai indietro e non mi guardo mai attorno, vado avanti per la mia strada senza fare confronti”.

Ma le parole più belle, che abbiamo trovato su Bramieri, arrivano da Franco Oppini, che con Gino Bramieri recitò per due anni nella sit-com “Nonno Felice”: Bramieri riusciva a far ridere anche leggendo l’elenco telefonico e aveva la grande dote di valorizzare chi recitava al suo fianco”.

# La scomparsa nel giugno del 1996

Bramieri ci ha lasciati il 18 giugno 1996, sconfitto da un tumore al pancreas. La vita gli riservò anche momenti tristi e difficili, di fronte ai quali ha sempre saputo reagire, riprendendo l’attività con energia.

In carriera ha cambiato ruoli e physique du role svariate volte: per esempio, ce lo ricordiamo goffo e paffuto uomo di campagna nelle commedie dei musicarelli (magari al fianco di una grande spalla come Raffaele Pisu) ed elegante intrattenitore presentando trasmissioni televisive. Un po’ poeta e un po’ contadino, provinciale, ma anche raffinato attore di teatro della metropoli. Resta irrisolto il mistero: chi era il vero Gino Bramieri? 

FABIO BUFFA

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Il CASTELLO più ORIENTALEGGIANTE (e abbandonato) d’ITALIA

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credit: viaggiandonellabellezza.altervista.org

Il castello più orientaleggiante d’Italia, che incantò persino il Re Umberto I, è in stato di abbandono da trent’anni. 

Il CASTELLO più ORIENTALEGGIANTE (e abbandonato) d’ITALIA

Il Seicento è il secolo del rigore scientifico e della svolta modernista, ma alla Toscana ha regalato il castello dai colori più vivaci e dalle forme più orientaleggianti d’Italia. Un luogo dall’atmosfera moresca che sorprende per il suo stile eclettico, che però oggi sta cadendo in rovina e andrebbe tutelato. Di quale magnifico castello stiamo parlando e qual è la sua storia?

# Da una fattoria seicentesca al fascino orientale

credit: paesionline.it

La storia del Castello di Sammezzano, situato nell’omonima località in provincia di Firenze, iniziò nel 1605, quando la famiglia spagnola Ximenes D’Aragona fece costruire una fattoria proprio dove ora sorge il castello. Durante i secoli le sue fattezze cambiarono progressivamente, sino all’arrivo dell’Ottocento con la corrente nota come Orientalismo: la fattoria venne ristrutturata per volere di un erede della famiglia Ximenes e assunse i colori e lo stile orientaleggiante che lo caratterizzano tutt’oggi.

# Il giardino esotico: un paradiso sensoriale

credit: toscanareggelloturismo.altervista.org

La riprogettazione avvenne tra il 1853 e il 1889, cinquant’anni di lavori intensi durante i quali venne ristrutturato il Castello e venne ampliato il meraviglioso parco che lo circonda. Oltre 130 piante rare ed esotiche resero il giardino un piacere per tutti i cinque sensi, ma un vero paradiso sensoriale per la vista e l’olfatto che preparava il visitatore prima di entrare nel vero protagonista della magia: il castello.

# Il castello che affascinò Umberto I in stato di abbandono da 30 anni

credit: paesionline.it

I lavori non solo ristrutturarono ciò che già c’era, ma vennero commissionate nuove orientaleggianti sale: la Sala d’Ingresso, il Corridoio delle Stalattiti e la Sala da Ballo. Il castello divenne bello a tal punto da ospitare anche il re d’Italia Umberto I nel 1878, per poi divenire nel dopoguerra un lussuoso hotel.

Nonostante la sua innegabile bellezza architettonica e gli urgenti lavori di restauro che sono stati effettuati nel corso del tempo, da anni il Castello di Sammezzano è in stato di abbandono e per questo è oggetto di molteplici campagne di sensibilizzazione nazionale.

Quale sarà la sorte della tenuta non possiamo saperlo, ma sul suo presente non ci sono dubbi: il castello più orientaleggiante d’Italia non può essere visitato ma solo ammirato grazie agli scatti online.

Leggi anche: La “Casa dei Maghi”: il CASTELLO ALCHEMICO che incantava l’Europa

ROSITA GIULIANO

copyright milanocittastato.it

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Il video del giorno: è emergenza PASSAPORTI a MILANO

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File chilometriche agli sportelli. Nelle ultime settimane a Milano è esplosa l’emergenza passaporti. Ma cosa sta succedendo? Quanto ci vuole a rifare il passaporto? E cosa sta causando questi grandi ritardi? Video di MilanoPaviaTv

Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)

MILANO CITTA’ STATO

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Il SUCCESSO a METÀ delle TRE TORRI di Brescia

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Credits nopi_tobru IG - Tre Torri Brescia

Un progetto ambizioso per la Leonessa d’Italia. Ma dopo quasi quindici anni dalla sua inaugurazione non ha riscosso il successo sperato. 

Il SUCCESSO a METÀ delle TRE TORRI di Brescia

# L’ambizioso complesso è stato inaugurato nel 2009

Credits giovanni_tomasini_designer IG – Tre Torri Brescia

Il centro direzionale in vetro e alluminio delle “Tre Torri” di Brescia nasce per offrire ambienti di lavoro all’avanguardia unendo estetica del design e funzionalità tecnologica. Un progetto ambizioso realizzato tra il 2004 e il 2009 che ha trasformato lo skyline della città, svetta a pochi passi dalla tangenziale Sud ed è visibile da chiunque passi dall’autostrada: si compone di tre edifici alti 75 metri per 14 piani, ognuno con 49 unità di 150 mq per una superficie totale di oltre 23.000 mq.

# Spazi ancora liberi

Credits mattia_zaghen IG – Una delle tre torri di Brescia vista dal basso

Fin da subito si è capito però che trovare inquilini per riempire le torri non sarebbe stato semplice. E comunque una cosa non di breve periodo. Le proposte di vendita e locazione sono state dilazionate nel tempo: ad oggi risulta occupata poco meno dell’85% della superficie commerciale. La torre centrale è quella nelle migliori condizioni, ai piani bassi ci sono diverse attività commerciali aperte, dal terzo al nono gli uffici del gruppo assicurativo Allianz e una delle sedi italiane di Engineering Spa, solo un paio di piani sono vuoti mentre all’ultimo c’è un ristorante panoramico. Nella torre sud c’è invece ancora un piano ancora sfitto, un asilo nido bilingue, una palestra di fitness e un centro estetico

# La torre nord, l’ultima a essere stata inaugurata

Credits nopi_tobru IG – Tre Torri Brescia

La torre nord è stata l’ultima a essere inaugurata, nel 2021. La proprietà comunica che “è affittata quasi all’85%”.  

L’entrata a regime del progetto è stata più problematica del previsto. Vedremo se a breve si completerà. 

 

Continua la lettura con: Le 10 attrazioni di Brescia

FABIO MARCOMIN

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Le CITTÀ con le CASE più COSTOSE del mondo 

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Credits sesih_fine_hospitality IG - Penthouse Torre Odeon

Oggi vi porto a scoprire le città con le case più ricche del mondo. Mettetevi comodi. 

Le CITTÀ con le CASE più COSTOSE del mondo 

#7 Beverly Hills 

Instagram: thejdgroupinc

Dimenticatevi le villette piccolo-borghesi dei genitori di Brenda, di Dylan e di tutta la compagnia d’amici più famosa d’America (assieme a Friends, naturalmente). Probabilmente questa villa di nome Fleur de Lys situata nel cuore di Beverly Hills non avrebbe potuto esser neppure alla portata di Aaron Spelling, il pur ricchissimo padre di Tori che recitava nel telefilm nel ruolo di Donna. Situata su un terreno di 2 ettari, ha 12 camere da letto, 15 bagni, piscina, campi da tennis e un garage per nove auto. Inoltre qui è stato girato il film Guardia del corpo con Whitney Houston e Kevin Costner. Di recente è stata messa in vendita. Prezzo? 125 milioni di dollari. Niente male per un settimo posto, no? 

 

#6 Palm Beach 

Credits: en.wikipedia.org

Ovvero la versione East Coast della villa di cui sopra. East Coast ma non Easy Cost, verrebbe simpaticamente da commentare. Anche perché questa lussuosa dimora da ben 25mila mq dal nome Maison de l’Amitie è stata di proprietà nientepopodimeno che dell’ex presidente statunitense Donald Trump. Che poi la vendette a un milionario russo per “soli” 95 milioni di dollari nel 2008. Oggi ne vale più di 150 

 

#5 Hamptons 

Credits: loveworld.com.ng

Al quinto posto di questa particolare classifica e rimanendo sempre a Est troviamo la casa più costosa in territorio statunitense. Il proprietario è il multimilionario Ira Rennert e questa proprietà di nome Fair Field si trova negli Hamptons (Long Island, New York). É stata valutata 110 milioni di dollari durante la sua costruzione ma ora vale molto di più. La sua unicità risiede nel materiale calcareo utilizzato nonché nel richiamo allo stile rinascimentale italiano che la contraddistingue. Come particolarità questa incredibile villa dispone di 26 ettari di spiaggia privati. Prezzo attuale stimato? 220 milioni di dollari.  

 

#4 Londra 

Credits luxury.listings IG – Penthouse One Hyde Park

Per il quarto posto sbarchiamo nel vecchio continente. Il condominio One Hyde Park, affacciato su Knightsbridge, è l’attico più prestigioso di Londra, si trova in una residenza ultra lusso ed è considerato uno degli edifici più esclusivi al mondo. Panoramico, ultrarifinito e in una posizione più che privilegiata, arriva vicinissimo al nostro podio. Anche perché costa “solo” 225 milioni di dolori. 

 

#3 Montecarlo 

Credits sesih_fine_hospitality IG – Penthouse Torre Odeon

La medaglia di bronzo spetta al grattacielo più alto del Principato di Monaco e tra i più alti d’Europa a destinazione prevalentemente abitativa. Immaginato e promosso dal Groupe Marzocco, l’edificio è stato completato nell’ottobre del 2014 e le prime consegne delle unità immobiliari sono state effettuate nell’estate del 2015. La suddivisione dei circa 48mila mq calpestabili della Torre Odéon è la seguente: 543 posti auto sotterranei, 2mila mq di locali dedicati a servizi comuni, 18mila mq di locali commerciali a uso ufficio e ben 259 appartamenti. Tra questi ultimi brilla di luce propria il superattico Sky Penthouse, con ampia terrazza e piscina privata. Prezzo? 300 milioni di dollari. 

 

#2 Villefranche-sur-mer 

Instagram: houses.and.cars

Per l’argento restiamo in Costa Azzurra, da sempre la culla del lusso più sfrenato e questa villa non fa certo eccezione. Appartenuta tra gli altri a Gianni Agnelli e Bill Gates è una residenza talmente grande che solo per la manutenzione del giardino necessita di 50 giardinieri a ciclo continuo. Questo monumento storico, esempio dell’architettura della Belle Époque, è immerso in un parco di quasi 10 ettari dove sono presenti più di 1200 specie arboree tra le quali limoni, cipressi, ulivi e aranci. La villa si estende per 1800 mq e conta di 19 fra suite, piscine, serre che compongono uno dei giardini botanici privati più grandi d’Europa, campi sportivi, pista da bowling e un cinema. Il tutto alla “modica” cifra di 750 milioni di dollari. 

 

#1 Mumbay 

Credits: allthatsinteresting.com

Mukesh Ambani, imprenditore indiano a capo della Reliance Industries, è il proprietario della casa più costosa del mondo. Stiamo parlando di un grattacielo di Mumbay di 27 piani alto 173 metri, dotato di servizi come tre eliporti, un garage di 168 auto, una sala da ballo, 9 ascensori ad alta velocità, un teatro da 50 posti, giardini terrazzati, piscina, spa, centro benessere, un tempio e una sala neve che sputa fuori fiocchi di neve dalle pareti. È anche progettato per resistere a un terremoto di magnitudo 8. E come ogni grande medaglia d’oro fra le medaglie d’oro, svetta non di poco rispetto alla seconda classificata della nostra rassegna. Ben 2,2 miliardi di dollari, infatti, è il prezzo forse addirittura sottostimato di questo eremo per milionari.  

 

Continua la lettura con: La VILLA più COSTOSA del MONDO è in Italia: questo il suo PREZZO “IMPOSSIBILE”

CARLO CHIODO

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MAX ERNST: gli ultimi giorni per la MOSTRA a PALAZZO REALE

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Una delle mostre di maggior impatto a Milano dopo la crisi sanitaria. Gli ultimi giorni per visitare i capolavori del grande artista tedesco. 

MAX ERNST: gli ultimi giorni per la MOSTRA a PALAZZO REALE

Gli ultimi giorni per ammirare le opere del grande artista tedesco. Il 26 febbraio, Max Ernst (1891-1976), pittore, scultore, poeta e teorico dell’arte tedesco, poi naturalizzato americano e francese, conclude la sua presenza a Palazzo Reale. 

Si tratta di un evento unico, la prima retrospettiva mai organizzata in Italia sull’opera complessiva dell’artista: una raccolta di pitture giovanili, con un Crocefisso dai Musei Vaticani del 1914 accostato in mostra al ritratto della sorella del 1909, fino a capolavori quali il libro d’artista Maximiliana o l’esercizio illegale dell’astronomia o ancora l’amatissimo quadro La Festa a Seillans (1964) o Nascita di una galassia (1969).

La mostra, promossa e prodotta da Comune di Milano-Cultura e da Palazzo Reale con Electa, in collaborazione con Madeinart, è curata da Martina Mazzotta studiosa di filosofia teoretica, storica dell’arte, curatrice di mostre e attualmente ricercatrice all’Istituto Warburg, insieme a Jürgen Pech che è stato curatore capo del Museo Max Ernst di Bruhl ed è uno dei più grandi conoscitori dell’opera del pittore tedesco. 

Sono 400 i prestiti che il 26 febbraio lasceranno le sale di Palazzo Reale, tra dipinti (circa 80 tra cui il quadro-immagine della mostra L’Angelo del focolare, 1937, che ha catturato l’attenzione di pubblico e critica, o Oedipus Rex, 1922, che a Milano ha celebrato i suoi 100 anni), sculture, disegni, collages, fotografie, gioielli e tantissimi libri e documenti privati dell’artista.

Continua la lettura con: Eventi a Milano nel week end

MILANO CITTA’ STATO

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