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Dino Villani, il creativo che inventò a Milano la colomba pasquale

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Villani

Avete mica visto delle colombe col ramoscello d’ulivo nel becco che volano nel cielo pasquale per augurare tanta Pace nel mondo? No? Anzi, se mai capitasse che qualche pennuto bianco candido voglia volteggiare leggiadro, rischia di prendersi una raffica di proiettili da qualche cecchino putiniano o un petardo da qualche maranza hippopparo. Così a Pasqua ci dobbiamo accontentare della colomba intesa come dolce che, al pari del panettone, è nata a Milano.   

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Dino Villani, il creativo che inventò a Milano la colomba pasquale

# L’invenzione come variante primaverile del panettone

Villani

Dino Villani negli anni cinquanta voleva creare per il panettone natalizio il marchio Doc, per legarlo alla città meneghina senza che qualcuno se lo potesse fregare. Ma di questa proposta non se ne fece nulla. Villani però qualche tempo prima (negli anni trenta) aveva inventato la Colomba Pasquale, come variante primaverile proprio del panettone, che poteva essere creata con un impasto simile a quest’ultimo, mantenendo gli stessi macchinari impastatori e modellatori del tipico dolce natalizio.

Le leggende che vanno dal pavese al legnanese, sino ad arrivare al veronese, attrribuiscono già nel 600 d.c. e nel 1100 la creazione di dolci pasquali che potevano avere sembianze simili alla colomba come la intendiamo oggi giorno. Ma è fuori dubbio che la produzione di questo dolce con una forma precisa e a livello industriale, nasca proprio negli anni trenta a Milano.

# Un creativo alla massimo potenza: dalla pittura alla pubblicità

reportgourmet – Campagna pubblicitaria Motta della colomba

E l’idea venne proprio a Dino Villani, pittore, grafico, incisore, critico d’arte e pubblicitario, nato a Nogara, in provincia di Verona, il 16 agosto 1898. Il padre, Egisio, lavorava in ferrovia e veniva spesso trasferito in varie località d’Italia, tant’è che le sorelle di Dino (Dina e Bruna) nacquero una a Brescia l’altra in Abruzzo. A nove anni, proprio per il lavoro del padre, la famiglia Villani si sposta a Suzzara dove decide di fermarsi stabilmente. Già allora Dino era un ragazzino creativo, esuberante, a cui piaceva osservare e creare disegni e incisioni riproponendo frammenti del mondo attorno a lui.

A 18 anni, mentre sta salendo su un treno che è già in movimento, Villani cade e si rompe una gamba: nei mesi in cui fu costretto a letto per l’infortunio, approfittò per organizzare nella propria casa suzzarese incontri culturali. Appena si mise in piedi volle contribuire all’attività della società calcistica “Fenice”, nata nel 1913, e ne divenne presidente.

Non ancora ventenne si interessò alla pittura, alla scultura e volle imparare l’Esperanto, in epoche in cui, malgrado le restrizioni esterofobiche del regime fascista, pareva potesse diventare la comune lingua europea.     

# Il trasferimento a Milano con moglie e figlio

Nel 1928, dopo la morte del padre, lui la moglie Berta e il figlio Stelvio, si trasferiscono a Milano, soprattutto perchè Villani fu chiamato dal compaesano Guido Mazzali, allora direttore delle edizioni “L’Ufficio moderno”, che si occupavano anche di pubblicità.

Per questo creativo il lavoro era la colonna portante della propria vita, infatti confidava sempre che, “io lavoro anche quando passeggio la domenica con la mia famiglia, perchè ogni cosa che vedo può essere un’ispirazione per qualche opera artistica”, visto che era un affermato pittore. Insomma, un prezioso uso del tempo. I suoi quadri erano (e sono) soprattutto legati al concetto di famiglia, nel proprio focolare e in campagna, durante il duro lavoro.

# Le memorabili campagne pubblicitarie per la Motta, tra cui il concorso di bellezza precursore di Miss Italia

Di Collezione Biblioteca Comunale G.D. Romagnosi, Salsomaggiore Terme – https://photos.visitsalsomaggiore.it/dettaglio-foto/53875/, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=83510670 – Giura Miss Italia 1960

Nel 1934 diventa responsabile delle memorabili campagne pubblicitarie della Motta, con la collaborazione di Sepo (Severo Pozzati), Cassandre (Jean Marie Moruon), ed Erberto Carboni. Proprio in quel periodo “inventa” la versione primaverile del panettone, la Colomba, appunto, pubblicizzandola con il motto “Il dolce della Pasqua e della Primavera”.

Ecco, la pubblicità. Villani fu uno dei primi esperti del settore a vedere la promozione di un prodotto come qualcosa da sviscerare in vari contesti. Per esempio? Presentare un panettone Motta di 15Kg all’arrivo del Giro d’Italia, il “sorriso” tanto auspicato dalla pubblicità di un dentifricio che diventa il motto di quello che poi sarà il concorso di Miss Italia, che iniziò con il nome di “5000 lire per un sorriso”.

# Il suo contribuito all’istituzione dell’attuale Scuola in Direzione Aziendale della Bocconi e alla fondazione dell’Accademia italiana della cucina.

Foto redazione – Giardino campus Bocconi

Nel 1952 Dino Villani, con il rettore della Bocconi, Giordano Dell’Amore, contribuì ad istituire la scuola di perfezionamento in economia aziendale, vale a dire l’attuale Scuola in Direzione Aziendale. Grazie, o per colpa, di Dino Villani, negli anni cinquanta le feste della Mamma e di San Valentino acquisiscono una valenza commerciale, nello stesso periodo, con l’amico giornalista Orio Vergani, fonda l’Accademia italiana della cucina.

Villani muore a Milano il 13 marzo 1989. Di lui possiamo citare una frase che dimostra la professionalità di un artista-pubblicitario-accademico, che sapeva promuovere il prodotto da vendere con persuasione e correttezza: “Bisogna essere convinti per convincere la gente a comprare i nostri prodotti; la pubblicità serve ai buoni prodotti e uccide quelli di cattiva qualità, la pubblicità efficace ribassa costi e prezzi, chi fa pubblicità deve sapere tutto del prodotto che promuove”. Tutti i pubblicitari, dovrebbero accogliere questa considerazione con un “Amen”

FABIO BUFFA

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I 7 agriturismi top nei dintorni di Milano

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Cascina Caremma - ph. @mariia_burla IG

Una selezione generata dalle segnalazioni dei milanesi. 

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I 7 agriturismi top nei dintorni di Milano

# Cascina Caremma, l’agriturismo con la Spa tra la natura

Credits cascinacaremma IG

La Cascina Caremma nasce nel 1988 a Besate, immersa nel Parco del Ticino, su un terreno di 36 ettari. La cucina dell’agriturismo punta alla valorizzazione di essenze vegetali spontanee, la selezione di razze animali rustiche e più vicine alle razze autoctone, alle coltivazioni di frutti di bosco e alla fabbricazione di birra con materie prime locali. Il menu è fisso e viene deciso il giorno prima il giorno stesso. Da qualche anno è presente anche la Nature SPA, con un’ampia piscina con vetrata panoramica sulle campagne e il recinto dei cavalli e percorso Kneipp.  

Indirizzo: Via Cascina Caremma 2, Besana

# La Barcella, con un B&B all’interno di un antico mulino restaurato

Credits tenutacambiaga IG – Agriturismo La Barcella

L’Agriturismo La Barcella nasce nel 1996 con l’obiettivo di far rinascere un’antica tenuta ricca di storia. La parte di ristorazione è nella parte più antica di tutto il complesso e la cucina mette in tavola piatti locali cucinati secondo ricette di un tempo accompagnati da gustosi salumi e da vini produzione dell’azienda agricola. Negli spazi di uno mulino restaurato è stato invece inaugurato nel 2006 “Barcella al Mulino”, un B&B con camere e mini appartamenti.

Indirizzo: Via Cascina Barcella s/n/c, Robecco sul Naviglio (MI)

# Agriturismo Carlo e Nadia, nel cuore del Parco del Ticino

Credits vivivigevano – Carlo e Nadia

Nel bel mezzo del Parco del Ticino, circondato da un rigoglioso frutteto, c’è l’Agriturismo Carlo e Nadia. L’azienda creata e gestita dalla Famiglia Invernizzi è specializzata nella produzione di riso, mais, allevamento e macellazione e ha una struttura che ricorda le vecchie cascine lomelline, tipiche della Pianura Padana. La cucina è casalinga e quasi tutte le materie prime sono di produzione diretta. All’interno è presente anche la ”Fattoria Didattica Piccolo Fiore” pensata come luogo pedagogico vivente attraversi percorsi e laboratori didattici.

Indirizzo: Via Cararola 105, Vigevano (PV)

# L’Agriturismo La Camilla, nel verde della Brianza con la fattoria degli animali

Credits uberto1988 IG – Agriturismo La Camilla

L’Agriturismo La Camilla si trova nel verde della Brianza. Attivo dal 2000 ha al suo interno una fattoria con animali da cortile, pecore brianzole, maiali, manzette, cavalli, oltre orti, un frutteto, un vivaio e persino carrozze d’epoca. Al ristorante, che propone una cucina lombarda dagli antipasti con salumi tipici ai primi piatti di pasta fresca, dalle specialità a base di carne, si affianca un bar bistrot, una cantina, camere e sale meeting.

Indirizzo: Via Dante Alighieri 267, Concorrezzo (MB)

# Cascina Madonnina, nella splendida cornice dell’oasi naturalistica WWF di Vanzago

Credits agriturismocascinamadonnina IG

L’Agriturismo Cascina Madonnina si trova nella splendida cornice dell’oasi naturalistica WWF di Vanzago, a Pregnana Milanese. Ci sono camere indipendenti arredate secondo il tipico stile di una fattoria mentre nel ristorante ricavato dall’antica casa padronale si possono mangiare piatti tradizionali lombardi a base di carni di oca e anatra provenienti dall’allevamento a stabulazione libera dell’azienda agricola. C’è anche un’area relax con grotta di sale e un hamman con calidarium, tepidarium e frigidarium.

Indirizzo: Via Cascina Madonnina 17, Pregnana Milanese (MI)

# Cascina Lasso, in uno dei borghi più belli d’Italia

Credits giulia_cec IG – Cascina Lasso

L’Agriturismo Cascina Lasso si trova in uno dei borghi più belli d’Italia, Morimondo con la sua magnifica abbazia cirstercense. Gestito da più di 100 anni dalla stessa famiglia, è circondato da ettari di terreno coltivato con la classica struttura a quadrilatero tipica delle cascine della bassa padana. Presenta cinque sale interne, tra cui una nell’antica falegnameria e una nel vecchio granaio, e piatti della tradizione lombarda con materie prime di produzione propria come la carne e il riso Arborio, le verdure e la frutta utilizzata anche perper preparare confetture artigianali.

Indirizzo: Via Cascina Lasso, Morimondo (MI)

Leggi anche: BORGHI più BELLI d’Italia: DUE sono nell’HINTERLAND di Milano

# Agriturismo da Pippo, immerso in 250 ettari di terreno

Credits agriturismodapippo

L’azienda agricola Bricchi è un’azienda cerealicolo zootecnica che si sviluppa su 250 ettari nelle cam­pagne del sud est milanese. Il nucleo più antico della struttura risale al XII secolo e fu convento dei frati Umiliati prima e dei benedettini poi prima di essere donato all’attuale proprietario, l’Orfanotrofio di Milano. L’agriturismo “Da Pippo” è nella casa padronale, attivo dal 2008, con diverse sale e un ampio giardino fiorito. I prodotti quali carni, pollame, conigli, uova, verdure, farine e formaggi arrivano direttamente dall’azienda agricola, così come le verdure e il mais con il quale viene prodotta la polenta tradizionale. 

Indirizzo: Cassignanica, Rodano (MI)

Continua la lettura con: L’ANTICA LOCANDA immersa nella NATURA alle porte di Milano

FABIO MARCOMIN (Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2025)

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19 aprile. Viene inaugurata a Milano la casa della Massoneria: accanto alla Regione

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19 aprile 2015.  Viene inaugurata la Casa Massonica in via Gian Battista Pirelli 5. L’entrata è caratteristica e colpisce i passanti. Sotto una grande insegna con scritto G.O.I. (Grande Oriente d’Italia) si apre una scalinata sfarzosa con luci di dieci ampi gradini, che simboleggiano l’evoluzione spirituale. Curiosa la collocazione: proprio accanto al Grattacielo Pirelli, dove sono gli uffici della Regione Lombardia.

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19 aprile. Viene inaugurata a Milano la casa della Massoneria: accanto alla Regione

La Casa Massonica è stata inaugurata in prossimità dell’Expo proprio per diventare un punto di riferimento della comunità massonica nazionale e internazionale in visita alla Grande Esposizione Universale.

La sede è di 2.000 metri quadri e ha al suo interno anche un ristorante oltre a dei templi caratterizzati da contenuti esoterici e simbolici che conducono il visitatore in un viaggio esoterico nell’edificio. L’Agorà richiama ai valori sociali della Libertà, Uguaglianza e Fratellanza.

# Breve storia della Massoneria in Italia

La prima loggia massonica con il nome di Fidelitas è stata costituita a Girifalco, in Calabria, nel 1723. La prima loggia massonica di Milano è del 1756 ma fu subito scoperta dalle autorità austriache che vietarono le riunioni massoniche in tutto il territorio dello Stato Lombardo. Ma la loggia continuò ad esistere e nel 1783 aderì alla Gran Loggia di Vienna. L’anno successivo il conte Wilczeck, ministro plenipotenziario imperiale a Milano, assunse la carica di gran maestro provinciale per la Lombardia austriaca.

A Milano, il 16 marzo 1805, venne fondato il Supremo Consiglio d’Italia del Rito scozzese, per opera del conte francese Alexandre François Auguste de Grasse Tilly. Nell’atto di costituzione del Supremo Consiglio d’Italia vi era espressamente riportato: «Il Supremo Consiglio d’Italia crea e costituisce di sua sovrana autorità una Gran loggia generale in Italia sotto la denominazione di Grande Oriente del rito scozzese antico ed accettato». Era questa la nascita dell’attuale Grande Oriente d’Italia, il quale venne istituito ritualmente il 20 giugno 1805 per opera degli stessi fondatori del Supremo Consiglio. Il 20 giugno 1805 è tutt’oggi la data considerata dal Grande Oriente d’Italia come il momento in cui ebbe inizio la storia dell’Ordine.

Dopo la caduta del Regno d’Italia francese, l’attività massonica fu repressa. Diversi esponenti di spicco del mondo massonico furono protagonisti del Risorgimento, tra cui Giuseppe Garibaldi (Gran Maestro). Nel novecento tutti i principali movimenti politici italiani furono contro la massoneria: i cattolici, i sociali e i fascisti, con l’incompatibilità tra militanza fascista e appartenenza alla massoneria e, successivamente, lo scioglimento di tutte le logge massoniche.

Nel dopoguerra la Massoneria tornò legale anche se negli anni ottanta fu coinvolta nello scandalo P2, una Loggia storica del Grande Oriente d’Italia, fondata nel 1977 col nome di “Propaganda massonica”.
La Massoneria oggi è ufficialmente osteggiata da tutti i principali partiti politici che dichiarano l’inammissibilità al loro interno di massoni. L’attività comunque è considerata legale perchè tutelata dal diritto costituzionale di associarsi anche se esistono progetti di legge per escludere i massoni dal pubblico impiego.

Continua la lettura con: L’anarchia è un principio naturale

MILANO CITTA’ STATO (Ultimo aggiornamento: 19 aprile 2025)

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Trasferirsi nell’hinterland? I 10 posti preferiti dai milanesi (edizione 2025)

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In un sondaggio abbiamo chiesto “Qual è il migliore paese dell’hinterland di Milano dove vivere?”. Questa è la classifica aggiornata delle 10 risposte più gettonate.

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Trasferirsi nell’hinterland? I 10 posti preferiti dai milanesi 

 

#10 Arese, il paese dell’Alfa Romeo

Credits: maksibo.foto IG – Arese centro

Entriamo nella top 10 dove al decimo posto troviamo Arese. Il comune a nord ovest di Milano è legato al marchio automobilistico Alfa Romeo, nato da queste parti nel 1910, e proprio qui sorge il museo dedicato oltre che alcuni residui dell’ex fabbrica ancora in via di riqualificazione. Degni di nota nel centro storico la piccola piazzetta con l’antistante chiesa dei Santi Pietro e Paolo e la Valera di Arese, una villa della metà del ‘700, con parco completamente cintato con numerose sale settecentesche e un giardino all’italiana.

Leggi anche: ALFA ROMEO: 111 anni di storia per il celebre marchio made in Milano

#9 Gaggiano, uno dei comuni più verdi dell’hinterland

hinterland

In nona posizione c’è Gacciano, a sud ovest di Milano ochi chilometri oltre Corsico. Questo paesino con poco meno di 10.000 abitanti è attraversato dal Naviglio Grande e con l’80% di spazio non urbanizzato è uno dei comuni più verdi di tutto l’hinterland. Al confine con il comune di Trezzano sul Naviglio è localizzato il Lago Boscaccio, un piccolo lago artificiale un tempo ex cava, e l’omonima cascina circondata su tre lati dall’acqua.

#8 Trezzano sul Naviglio, il borgo contadino fondato dagli “Avvocati”

Credits: https://primalamartesana.it – Trezzano Rosa

Eccoci all’ottava posizione. Trezzano sul Naviglio è un borgo contadino originariamente nato intorno al XIII secolo con il nome di Treciano e i cui primi fondatori furono gli Avvocati, una famiglia di proprietari terrieri della zona. Si è sviluppato intorno a due conventi, uno Certosino e l’altro Cistercense, in corrispondenza della costruzione del Naviglio Grande, e oggi strettamente legato a Milano per via della connessione con la Strada Statale Vigevanese e in futuro forse dalla linea M4.

#7 Locate di Triulzi, l’ultimo comune a sud-est della Città Metropolitana 

Credits: tripadsvisor – Castello Trivulzio

Al settimo posto c’è Locate di Triulzi, con poco più di 10.000 abitanti. Insieme ai comuni di Pieve Emanuele e Carpiano e  è l’ultimo paese della zona sud/sud-est della città metropolitana di Milano, quindi confina con la provincia di Pavia. La sua attrazione principale è il Castello Trivulzio risalente al XIV secolo e di recente il nuovo outlet a ridosso della stazione ferroviaria.

#6 Opera, il primo comune a sud di Milano verso Pavia

Credits: colliers – Opera

Salendo ancora di graduatoria troviamo Opera, il primo comune a sud dopo Milano, confina con Locate Triulzi. Famoso per ospitare il carcere più grande d’Italia, è un territorio di circa 14.000 abitanti con un’economia prettamente agricola. Tra le attrazioni di maggiore interesse ci sono il Santuario del XV secolo dedicato al culto Mariano e l’affresco di scuola leonardesca raffigurante Ludovico il Moro che supplica la Vergine al suo interno. Oggi è raggiungibile percorrendo la Via Ripamonti, in futuro la stessa arteria potrebbe essere percorso dal prolungamento del tram 24 o dalla futura M6 con interscambio dell’alta velocità verso Genova proprio con una stazione ad hoc nel comune.

Leggi anche: Si sale sulla METRO si scende al MARE: il NUOVO HUB METRO-TAV sarà a OPERA

#5 Buccinasco, il comune dei laghi artificiali e delle cascine immerso nel Parco Agricolo Sud

Buccinasco mr.andreachessa IG

Il primo comune nella top five è Buccinasco, immerso nel Parco Agricolo Sud Milano per la metà della sua superficie: 637,4 ettari sui 1202. Sono presenti inoltre numerosi laghetti artificiali come i laghi Pastorini, il lago Santa Maria e il lago Marzabotto. La sua storia pare risalire addirittura all’epoca etrusca, intorno al 300-600 a.C. , quando nel territorio era presente un antico insediamento. Il numero di attrazioni è significativo data la sua limitata estensione, ci sono infatti molte cascine, di cui una decina in attività, ed edifici storici come il Castello Visconteo e Villa Durini Borromeo affacciata sul Naviglio Grande.

#4 Cernusco sul Naviglio, la meraviglia del Naviglio della Martesana

Credits:sissyros IG – Cernusco sul Naviglio

La medaglia di legno è di Cernusco sul Naviglio. I suoi punti di forza sono: la posizione strategica, tra tangenziale est e Linate e non lontano dalla linea M2, i paesaggi suggestivi grazie al passaggio del Naviglio della Martesana. A completare il quadro la meravigliosa architettura dei suoi storici palazzi come Villa Uboldo, Villa Ferrario e Palazzo Viganò.

Leggi anche:Le più belle VILLE STORICHE nei dintorni di MILANO (con MAPPA)

#3 Cassinetta di Lugagnano, famoso per le “ville di delizia” dei nobili milanesi

Credits: cristinanasi  IG – Cassinetta di Lugagnano

Sul gradino più basso del podio c’è il Comune di Cassinetta di Lugagnano, di poco meno di 2.000 abitanti. I due borghi un tempo erano divisi, Cassinetta e Lugagnano, e collegati tra di loro da un ponte a dorso d’asino sul Naviglio Grande ancora oggi esistente. Conosciuto per le residenze nobiliari estive sul Naviglio costruite nel ‘700, le “ville di delizia” appartenute alle più importanti famiglie milanesi, tra cui Visconti e Trivulzio. 

#2 Sesto San Giovanni, una “piccola metropoli” conurbata con Milano

Credits: wikipedia.org – Sesto San Giovanni

A un soffio dal primo posto Sesto San Giovanni. Il nome è frutto della combinazione tra Sesto, che indica la distanza in miglia dal centro di Milano, e San Giovanni, che ricorda la dipendenza di Sesto dalla Basilica di San Giovanni a Monza. Ancora oggi tra le 70 città più popolose d’Italia, oltre 78.000 abitanti, e primo nella cintura urbana milanese. Tra i poli di attrazione ci sono: il carroponte, dove si tengono concerti e eventi, il museo Campari, la Villa Falck e le infrastrutture industriali abbandonate dell’ex-area Falck in fase di rigenerazione con il grande progetto MilanoSesto.

Leggi anche: Mollo tutto e vado a SESTO SAN GIOVANNI: le 10 attrazioni dell’ex Stalingrado d’Italia

#1 Assago, luogo del primo tentativo di centro direzionale per la metropoli, è il luogo preferito dai milanesi dove trasferirsi fuori Milano

Assago elena_grossi IG

Assago è risultato essere il preferito dai milanesi e allo stesso tempo quello con il costo medio delle abitazioni più alto dell’hinterland. Del suo abitato storico si ha notizia fin dal XIII secolo, per l’esistenza di un monastero certosino, mentre negli anni ’80 del secolo scorso è stato il luogo prescelto per il primo tentativo di centro direzionale della metropoli con Milanofiori. La decisione fu fatta per via della favorevole posizione tra la tangenziale e l’asse dell’autostrada A7 per Pavia e Genova, a cui si sono aggiunte nel 2011 le due fermate della M2: quella a servizio degli uffici, MilanoFiori Nord, e quella di Milanofiori Forum, a servizio dell’impianto polifunzionale che ospita manifestazioni sportive, tra cui le partite casalinghe dell’Olimpia, concerti e congressi.

Continua la lettura con: I sette paesi più sottovalutati dell’hinterland

FABIO MARCOMIN (Ultimo aggiornamento: 18 aprile 2025)

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La metro nell’oceano: la rivoluzionaria linea dell’«altro mondo»

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sydneymetro.info - Tracciato metro aperto

Solo pochi anni fa, la città più grande dell’Australia non aveva nemmeno una fermata della metro. Nel giro di poco tempo la rete dovrebbe superare i 110 km di lunghezza collegando il nuovo aeroporto internazionale in costruzione. Vediamo le sue caratteristiche e gli sviluppi futuri.

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La metro nell’oceano: la rivoluzionaria linea dell’«altro mondo»

# Inaugurazione nel 2019

By MDRX – Own work, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=152744202 – Stazione di Victoria Cross sulla sezione City e Southwest della linea

Fino a pochi anni fa Sydney, città da oltre 5 milioni di abitanti e hub economico dell’Australia, non aveva neanche una metropolitana. Nessuna linea sotterranea, nessun treno driverless. Poi è arrivata l’accelerazione: un piano gigantesco, miliardario. E oggi la metropoli dell’altro emisfero corre su rotaie senza conducente, in un sistema automatizzato che sta ridisegnando la mobilità del continente.

Il primo tratto è diventato operativo nel 2019, tra Tallawong e Chatswood. Una linea nuova di zecca, la Sydney Metro Northwest, che ha aperto la strada a tutto il resto.

# Il tratto più ambizioso: 15 km sotterranei sotto l’oceano

Il vero salto di livello però è arrivato il 19 agosto 2024, con l’inaugurazione del nuovo tratto City & Southwest: 15,5 km di gallerie scavate sotto la città, che collegano Chatswood a Sydenham passando sotto il porto di Sydney.

Sidney
Sidney


Una sfida ingegneristica da primato, diventata realtà. Sei nuove fermate sotterranee – Crows Nest, Victoria Cross, Barangaroo, Martin Place, Pitt Street (con Gadigal Station) e Waterloo – hanno trasformato la geografia urbana portando la metro nel cuore finanziario e culturale della città. Il giorno dell’apertura ha segnato un record: 190.000 viaggi effettuati in poche ore, con 425 treni in servizio

# Il più grande progetto di trasporto pubblico mai realizzato in Australia

Rendering stazione prolungamento

Con 52 km già operativi e 21 stazioni attive, la Sydney Metro North West & Bankstown Line è il progetto di trasporto pubblico più esteso nella storia dell’Australia. Inoltre, la sua unica linea driverless è al secondo posto nel mondo per lunghezza dietro solo a quella rossa di Dubai. Ma non è che l’inizio.

# Entro la fine del 2026 sono programmati un prolungamento e l’apertura di due nuove linee

Credits westernsidney.com.au IG – Western Airport Sidney

Nei prossimi anni è in programma un ulteriore ampliamento della rete: entro il 2026, è previsto il prolungamento fino a Bankstown, con la conversione della linea ferroviaria T3 Bankstown (tra Sydenham e Bankstown) agli standard della metropolitana.

In parallelo, sono in costruzione due nuove linee:

– la Western Sydney Airport Line, con 6 stazioni su 23 km, per mettere in collegamento la città al nuovo aeroporto internazionale di Badgerys Creek, previsto in apertura nel 2026.
– la Sydney Metro West, con un tracciato di 24 km con 10 stazioni, servendo Parramatta, il Sydney Olympic Park e le aree residenziali in forte crescita.

Leggi anche: Le grandi infrastrutture che rivoluzioneranno il mondo

# Da zero a 113 km di metropolitana in poco più di un decennio

Quando tutto sarà completato, l’orizzonte è il 2032 in tempo per le Olimpiadi, Sydney passerà da zero a 113 km di metropolitana, distribuiti su 46 stazioni. Una trasformazione urbana totale, pensata per spostare milioni di persone ogni giorno: nel 2024 sono stati quasi 40 milioni in un anno.

Continua la lettura con: La stazione della metro più profonda al mondo: praticamente un grattacielo sotterraneo

FABIO MARCOMIN

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I cinque quartieri più curiosi da visitare per chi viene… la prima volta a Milano

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Quartiere Arcobaleno - ph. @lamponieviaggi IG

La prima volta a Milano? Questi i quartieri da visitare in una settimana. Per scoprire quali sono lo abbiamo chiesto ai milanesi. Queste le loro risposte.

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I cinque quartieri più curiosi da visitare per chi viene… la prima volta a Milano

#1 Chinatown: un angolo d’Oriente nel cuore di Milano

Credits Andrea Cherchi – Chinatown

Nata alla fine dell’Ottocento, la Chinatown milanese si è trasformata da zona popolata da cascine a quartiere vibrante e cosmopolita. La riqualificazione di via Paolo Sarpi, con la sua pavimentazione in porfido e le aiuole alberate, ha reso questa strada pedonale una delle più cool della città. Qui, la cultura cinese si fonde con lo spirito milanese, creando un mix unico di tradizione e modernità. Tra lanterne rosse, negozi di tè e ristoranti fusion, con locali dove si possono sperimentare tutte le tipiche specialità dai ravioli cinesi al bao (panino ripieno cotto al vapore), ogni passo è un viaggio tra passato e futuro. Oltre alla cucina autentica, si trovano concept store, erboristerie orientali e botteghe artigiane. Durante il Capodanno cinese, il quartiere si anima con danze del drago e parate colorate. È una delle zone più vive di Milano, dove la contaminazione culturale ha generato nuove forme di creatività urbana.

Leggi anche: Le altre Chinatown: 5+1 quartieri etnici di grande attrazione che potrebbero sorgere a Milano

#2 Baggio: il borgo che resiste al tempo

Andrea Cherchi – Abitazioni a Baggio

A 9 km dal Duomo, Baggio conserva l’anima di un paese, con le sue stradine tranquille e la piazza centrale che racconta storie di un tempo. Spesso trascurato dai milanesi stessi, questo quartiere offre una pausa dal caos e del rumore del centro. Le sue origini antiche, le maioliche che decorano le case e l’atmosfera rilassata lo rendono un luogo ideale per riscoprire la Milano più autentica. Il quartiere è anche noto per il Parco delle Cave, un’area verde che offre un’oasi di tranquillità e natura, e per il suo enorme presepe durante le festività natalizie.
Perfetto per scoprire vecchie corti e delle trattorie con cucina casalinga. Da vedere anche la chiesa di Sant’Apollinare, tra le più antiche della città. 

Leggi anche: BAGGIO: io ci vivo (felicemente)

#3 Maggiolina: un quartiere da fiaba tra case igloo e ville liberty

Ph. @milanesando IG

Nel quartiere Maggiolina, l’architettura si fa poesia. Le famose case a igloo di via Lepanto, costruite negli anni ’40, convivono con villette in stile razionalista e giardini curati. Passeggiando tra le sue strade, sembra di essere in un sogno urbanistico, dove ogni casa racconta una storia diversa. Il quartiere nacque come esperimento di edilizia economica creativa, oggi è uno dei segreti meglio custoditi della città. Non mancano ville liberty e dettagli architettonici d’altri tempi. È perfetto per un pomeriggio slow a due passi dalla fermata Marche della M5 o Sondrio della M3.

Leggi anche: 7 cose da vedere nella Maggiolina, il quartiere dell’architettura sperimentale

#4 Il Quartiere Arcobaleno: la Notting Hill milanese

Credits: Andrea Cherchi, FB

Via Lincoln è un’esplosione di colori nel cuore di Milano. Nato come villaggio operaio a fine ‘800, questo quartiere è diventato un’oasi di tranquillità e bellezza. Le villette multicolori, i giardini fioriti e l’atmosfera fiabesca lo rendono un luogo unico, spesso paragonato al celebre Notting Hill a Londra o Burano nella laguna di Venezia. Un angolo di serenità che sorprende e incanta chiunque lo visiti.
La zona è ancora abitata in gran parte da famiglie che si conoscono da generazioni. In primavera i glicini invadono le facciate creando una scenografia da cartolina. La particolarità? Non è visitabile in auto: si cammina piano, come dentro un sogno.

Leggi anche: Sette curiosità che non sai sul «quartiere arcobaleno» di Milano

#5 Ticinese: dove la Milano romana incontra la modernità

ellinalli IG – Ticinese

Il quartiere Ticinese è un crocevia di epoche e culture. Dalle colonne di San Lorenzo alla Darsena, ogni angolo racconta una storia diversa. Qui, la Milano romana convive con la movida contemporanea, creando un mix affascinante di sacro e profano. È il luogo ideale per chi cerca l’autenticità, tra botteghe storiche, locali alternativi e scorci suggestivi.
Tra le vie secondarie si nascondono le prime osterie della città e negozi di vinili e moda indipendente. È uno dei quartieri più “instagrammabili” e amati dai giovani, ma conserva il suo spirito popolare. 

Continua la lettura con: Il «quartiere sull’acqua»: una nuova avanguardia per riportare i Navigli al centro di Milano?

FABIO MARCOMIN

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La Metro Ambrosiana e la Rete di 10 linee: i due progetti più rivoluzionari della metro di Milano… che non sono mai stati realizzati

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Progetto 1942

Prima di arrivare alla rete metropolitana come la conosciamo oggi, sono stati molti i progetti ipotizzati: due di questi sarebbero stati allo stesso rivoluzionari e forse impossibili da realizzare nell’epoca in cui sono stati pensati. Scopriamo quali erano e quando avrebbero potuto inaugurare.

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La Metro Ambrosiana e la Rete di 10 linee: i due progetti più rivoluzionari della metro di Milano… che non sono mai stati realizzati

#1 10 linee per Milano: una sopraelevata circolare di 57 km, 8 linee radiali dal Duomo e una linea circolare sotterranea

Progetto del 1942 basato sull’impostazione del primo datato 1905- Sottolimilano.it

Il primo progetto di rete metropolitana a Milano fu realizzato nel 1905 dall’Ing. Baldassarre Borioli: contava un totale di 10 linee per un’estensione di oltre 100 km. L’infrastruttura principale doveva essere un anello ferroviario a una distanza media dal Duomo di 9 km e lungo 57 km, corrispondente all’attuale sistema di Tangenziali.

Per realizzarla si prevedeva un riordino della rete ferroviaria con la demolizione di tutte le stazioni esistenti e il loro spostamento sul nuovo anello. La linea circolare sopraelevata avrebbe avuto 8 stazioni principali, su cui si sarebbero assestate tutte le direttrici provenienti dall’Italia e dall’Europa.

Da piazza del Duomo sarebbero partite 8 linee radiali di ferrovia sotterranea elettrificata lunghe tra i 9 e i 10,5 km in direzione delle stazioni della linea circolare per un totale di 80 fermate e a questa si sarebbe aggiunta una seconda linea circolare sotto la Circonvallazione dei Bastioni Spagnoli che avrebbe fatto da interscambio con le linee radiali.
In questo modo si sarebbe risolto il problema del nodo ferroviario di Milano tuttora esistente. Lo stop imposto dal fascismo, per le difficoltà di ottenere i finanziamenti e di avere 8 capolinea sotto piazza del Duomo.

Leggi anche: Breve storia della METRO milanese: dal primo progetto di inizio ‘900 alla linea 5 (costruita prima della 4)

#2 La “metropolitana ambrosiana”: Monza-Pavia passando per il Duomo 

Linea Monza-Duomo-Pavia

Il fermo imposto dal regime e la crisi economica del 1931 fece dimenticare qualsiasi ipotesi da parte del Comune di Milano di costruire un sistema di metropolitane, anche con i progetti successivi a quello presentato agli inizi del ‘900.

Fu solo nel 1937 che la discussione si riaccese, complice l’inizio dei lavori per la metropolitana di Roma, quando i gerarchi milanesi proposero la “metropolitana ambrosiana”: una linea con partenza da Monza, che attraversasse Milano passando da piazza del Duomo con capolinea a Pavia, per una lunghezza superiore ai 60 km. L’idea non si tradusse mai in un reale progetto, ma sarebbe stata una delle linea più lunghe al mondo.

Continua le lettura con: La METROPOLITANA più PROFONDA del MONDO: l’unica che non ha nomi di luoghi alle stazioni

FABIO MARCOMIN

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Lo sapevate che a Milano si mangiavano i serpenti?

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Milano è stata inserita tra le 10 città dove si mangia meglio al mondo. Chissà cosa avrebbero detto i grandi chef di quando il serpente veniva utilizzato in cucina?

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Lo sapevate che a Milano si mangiavano i serpenti?

# Il decotto di vipera alla milanese

A Milano un tempo si mangiavano i serpenti. In città e nelle aree povere limitrofe di campagna e di montagna si usava mangiare il biacco, serpentello di campagna non velenoso. Non solo: si mangiava anche la vipera. Il motivo è da ricercare in parte nell’antiche usanze di rituali pagani sopravvissute fino ai periodi più recenti e alla difficoltà di reperire carne. L’utilizzo del serpente in cucina era per scopi terapeutici e la preparazione prevedeva la rimozione della pelle, la preparazione di un brodo da filtrare con una pezza di cotone per realizzarne un decotto.

Ma la tradizione di mangiare i serpenti, anche se tramontata dalle nostre parti, persevera in molte parti del mondo. Queste le ricette più popolari: 

#1 Il King Rat Snake contro i mali di stagione

Credits rosarioattardi62 IG – Serpente fritto

Noto per il suo utilizzo contro i mali invernali, in Cina c’è un particolare serpente molto utilizzato in cucina: Il King Rat Snake. Si tratta di un serpentone puzzolente e cannibale considerato molto corroborante. Nei ristoranti della Terra del Dragone questo esemplare viene servito in vari modi: fritto, grigliato, arrostito, in zuppa e sotto spirito.

#2 Il Vino di serpente

Credits besoberandquit IG – Vino di serpente

Sempre in Cina esiste il vino di serpente, una bevanda alcolica all’essenza di serpente. Preparato mettendo un serpente velenoso ancora vivo per mesi in una bottiglia di vino di riso, o di un alcolico a scelta, così che possa rilasciare la sua essenza. alcuni serpenti possono risultare ancora vivi dopo molti mesi.

#3 Il sangue di Cobra come aperitivo

Credits marcoduclos IG – Sangue di cobra

In Vietnam il serpente viene servito per l’aperitivo. In questo si utilizza come bevanda, prendendo il sangue del Cobra e allungandolo con l’alcool e versato in piccolo bicchieri come se fosse uno shottini. Il siero è considerato un elisir d’amore e anche una cura efficace contro i problemi circolatori.

#4 Il pitone essiccato come snack 

Credits houseofjerky.com – Pitone essicato

In Australia il serpente, soprattutto il pitone, viene usato come snack salato. Un tempo gli aborigeni usavano essiccarlo e ricoprirli di miele, oggi che sono rimasti i pochi i ristoranti che lo cucinano, si possono trovare delle striscioline di carne essiccata di serpente in confezioni sottovuoto.

#5 La zuppa di serpente

Credits grazianovito IG – Zuppa di serpente

La snake pepper soup, o impepata di serpente, è uno dei piatti più ricercati in Nigeria. Apprezzata per le sue proprietà mediche, la carne di serpente ha anche ottimi valori nutrizionali. 

#5+1 Il serpente a sonagli alle brace

Credits braciamiancora – Serpente alla brace

Un altro modo di gustare un serpente arriva da alcuni stati degli Usa, in particolare Texas, New Messico e Arizona. Qui vengono organizzate delle vere battute di caccia per contenerne la popolazione del serpente a sonagli e mangiarlo dopo averlo cotto sulla brace, un’usanza tramandata dai nativi americani. Per accompagnare questa carne, dal gusto e consistenza simili al pollo, è stata creata anche un’apposita salsa fatta con mirtilli essiccati, pepe, sale e scorza d’arancia.

Continua la lettura con: 3 POSTI come UNA VOLTA a Milano

FABIO MARCOMIN

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La foto del giorno: dove siamo?

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Ph. @milanopersempre.it IG

La foto del giorno: oggi siamo nei chiostri della Basilica di San Simpliciano (piazza San Simpliciano – corso Garibaldi)

Ph. @milanopersempre.it IG

Ph. @milanopersempre.it IG

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Continua la lettura con: La foto del Giorno (17 aprile) 

MILANO CITTA’ STATO

Come ci si divertiva la sera a Caronno Pertusella prima dei social

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Più o meno come ora.
 

Qui il video: Come ci si divertiva la sera a Caronno Pertusella prima dei social

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Continua con: Pensionato di Milano scopre un’alternativa ai cantieri

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Cinque anni a Milano, è tempo di bilanci: le 5 regole d’oro per sopravvivere

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Ph. @thefloelement IG

Per chi come me ha sempre vissuto in provincia, dopo 5 anni di Milano, é ora di fare qualche riflessione. Tipo queste 5 regole d’oro che ho imparato, un piccolo vademecum di sopravvivenza.

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Cinque anni a Milano, è tempo di bilanci: le 5 regole d’oro per sopravvivere

#1 Accettare senza criticare

Credits: @mercatocontadinoamilano
Mercato Contadino

È fondamentale accettare. Viceversa che senso avrebbe vivere a Milano per poi criticare tutto? Non si può certo pretendere che sia una città a misura d’uomo, calma e tranquilla. Anche se, nel proprio quartiere, con tutto a portata di mano, i 15 minuti a piedi da tutto, onestamente, non è così diverso. Però bisogna correre. Del resto, chi si ferma è perduto. 

#2 Darsi da fare 

Credits: instagram Yoga Festival

È obbligatorio perché altrimenti si rischia di rimanere isolati nel proprio splendido guscio. Bisogna uscire di casa, buttarsi nella mischia, iscriversi a un corso o in palestra, frequentare gente e percorrere la città a piedi il più possibile. Magari come turisti, per farsi sorprendere da una città che sa fare regali inaspettati. Del resto se non scopri non conosci.

#3 Staccare la spina 

trenord.it – Treno del Mare

Se si può, è bene allontanarsi ogni tanto da Milano perché gli eccessi non sono mai benefici. Troppo traffico, troppe file, troppo smog, troppa fretta. Un colpo di forbice dato ai frenetici ritmi cittadini aiuta a disintossicarsi e a riconciliarsi poi con Milano più carichi di prima. Del resto ci si allontana da casa per aver voglia di tornarci no?

#4 Non bisogna subire

gmarcod91 IG – Aperitivo vista Duomo

Viceversa bisognerebbe andarsene perché Milano non è certo una città da subire stando a guardare cosa succede. Va presa a morsi, afferrata, conosciuta, analizzata in tutte le sue sfumature. In una parola va vissuta, con entusiasmo e spirito intraprendente. Del resto bisogna crederci sempre, arrendersi mai.

#5 Aprirsi al cambiamento 

Life-Of-Pix-pixabay – Cantiere

Bisogna entrare nelle viscere di una città in continuo cambiamento e cambiare con lei. Ci vuole coraggio, spirito di adattamento, iniziativa e propensione alle novità. Occorrono fame di conoscenza, curiosità e voglia di mettersi in gioco anche quando si deve pagare un prezzo troppo alto causato dai mutamenti radicali. Del resto chi dorme non piglia pesci.

Continua la lettura con: Io, torinese innamorato di Milano, vi spiego perché questa città è magica

ALESSANDRA GURRIERI

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Il «quadrilatero dell’illegalità»: 7 idee per riqualificare il «buco nero» di Milano

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credit Repubblica.it

Dalle parti di Piazzale Segesta, vicino allo stadio, c’è un quadrilatero di alloggi diventato un vero e proprio centro di illegalità. Gruppi gestiti da 5 o 6 individui occupano le case abusivamente e le danno in affitto. E spesso ciò avviene con case abitate, restituite ai proprietari solo attraverso ingenti riscatti.

Si tratta di un incubo per i residenti della zona e un punto debole per tutta Milano. Queste le nostre proposte per riqualificare la zona.

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Il «quadrilatero dell’illegalità»: 7 idee per riqualificare il «buco nero» di Milano

 

#1 Abbattere le case dell’Aler (Segesta)

Credit Affaritaliani

Una prima soluzione potrebbe essere abbattere queste abitazione, la maggior parte di proprietà dell’Aler, per ripulire drasticamente la zona da questo insidioso problema.

In questo caso però si dovrà poi trovare una soluzione per tutte quelle famiglie che legalmente hanno lì il proprio appartamento.

#2 Trasformarla in un’attrazione etnica tipo Paolo Sarpi

Un’altra soluzione è lasciarsi ispirare da una delle riqualificazioni meglio riuscite della città: la zona di Paolo Sarpi.

Così come è stato per il quartiere del dragone, anche la zona di San Siro potrebbe diventare un’attrazione di stampo internazionale, un luogo che riesca a portare a Milano atmosfere delle più raffinate città arabe, come Medina o Fez. 

#3 Polo sportivo collegato a San Siro

Credit Il Giorno

Gli attuali edifici potrebbero diventare parte di un grande polo sportivo comprendente lo Stadio, l’ippodromo, il parco ma anche sale ricevimenti e uffici. Tutto all’insegna del quartiere dello sport. 

#4 Coworking sociale e inclusivo

Lavorare in un ambiente stimolante e dinamico è la vera tendenza dei nostri giorni. Realizzare in questi spazi un grande spazio coworking sarebbe la soluzione più efficace per far rinascere una zona poco e mal frequentata. Meglio ancora se il coworking è sociale ed inclusivo: potrebbe diventare il luogo della rinascita di chi deve ripartire da zero. 

#5 La casa della musica in Segesta

Si sa, dove c’è cultura c’è benessere. Si potrebbe pensare di fondare una grande casa della musica munita di tutto ciò che qualsiasi professionista del settore abbia bisogno: dalle sale di registrazione agli spazi riunione. Potrebbe inserirsi anche una sede della SIAE.

#6 Creare un quartiere degli artisti intitolato a Wagner

A Milano manca un quartiere degli artisti. La zona di San Siro, con il suo essere al tempo stesso zona esclusiva e zona periferica, potrebbe essere un’interessante area da destinare completamente agli artisti. Magari intitolandola al grande compositore Wagner.

#7 Fare il nuovo stadio

E se la soluzione per San Siro fosse proporre la costruzione di un altro stadio immediatamente vicino. Perchè no?

Continua la lettura con: Dopo Chinatown Milano avrà anche Japan Town?

MILANO CITTA’ STATO (Ultimo aggiornamento: 18 aprile 2025)

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 18 aprile. Milano rivive l’incubo delle Torri Gemelle

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18 aprile 2002. Ore 17.45. Un aereo si schianta sul Pirellone. Per un paio d’ore Milano rivive l’incubo delle Torri Gemelle.

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 18 aprile. Milano rivive l’incubo delle Torri Gemelle

“E’ il 18 aprile 2002. Ore 17.45. Guido una vecchia Ford Escort cabriolet in viale Stelvio. Sto rientrando da un appuntamento di lavoro. Ho aperto il tettuccio per godermi la magnifica giornata di sole e di cielo sereno. Un gran botto. 
Colpi di clacson. Frenate. La gente a piedi che guarda verso il cielo. Una nuvola di foglietti bianchi scende dal cielo. Ma che sta succedendo?

Svolto a destra in Sammartini, la strada che costeggia la stazione, arrivo in piazza Quattro Novembre. Sto andando contro la corrente di persone che corrono. Appare anche Maurizio Costanzo. Spaventatissimo. Mi sfreccia accanto, in direzione contraria. Lascio l’auto.  
Mi incammino verso il Pirellone. Tutti hanno il naso all’in su. Un grosso squarcio agli ultimi piani, esce del fumo. Ma è abbassando gli occhi che sembra consumarsi il dramma. La gente esce di fretta, anche se con compostezza, e incrocia pompieri e personale medico che corrono in direzione contraria. Entrano nel grattacielo.

Vengo gelato dai brividi. Tutti noi guardiamo dalla strada il Pirellone ma negli occhi abbiamo un’altra scena. “C’è il fuoco!”. “E’ esplosa una bomba!”. “Sta per crollare!”. Si rincorrono le versioni più disparate. Finché arriva la conferma più temuta: “Non è una bomba: è stato un aereo!”.
Lo squarcio nero è un aereo che si è schiantato sul Pirellone. Fissando il grattacielo sembra di vederlo oscillare, la gente che scappa, i pompieri che entrano, addirittura in cielo si vede un altro aereo, con gli occhi spalancati dall’angoscia ci sembra di rivivere lo stesso film di sei mesi prima. Ma questa volta dal vivo.”

11 settembre 2001. Ognuno di noi sa esattamente dove si trovava e che cosa stava facendo quel giorno. Io ero in via Bergamo, durante la pausa pranzo nell’ufficio della agenzia che avevo fondato con tre amici. Anche allora era una magnifica giornata di sole a Milano. Un collaboratore mi venne incontro dalla sua stanza. “Hai visto che sta succedendo? E’ caduto un grattacielo a New York! Sì, colpito da un aereo!”. 

Ho ancora impressa quella sensazione. Stava accadendo qualcosa che suonava estranea, assurda. Era talmente al di là di quello che il senso di realtà della logica potesse contemplare che non provai alcuna emozione. Come se mi stesse raccontando un film. Un altro collaboratore mi dice che il film è un’escalation, che un altro aereo ha colpito l’altra torre. 

Quella sensazione strana mi faceva girare la testa, di istinto me ne sono andato dall’ufficio per tornare a casa, dietro l’angolo, in via Cadore. Giusto in tempo per assistere in diretta alla televisione il crollo della seconda torre. Sconvolgente. Ma sembrava ancora tutto così assurdo che, nonostante il dramma razionale che stavo vivendo, a livello di emozioni ero una pietra. Non sentivo nulla. E la stranezza era che non poteva essere per il filtro della televisione: pochi mesi prima, sempre dalla tv, avevo seguito gli incidenti del G8 con il cuore in gola, lacerato dall’emozione.
Forse è questo che ricordo di più dell’11 settembre 2001: lo shock mentale nell’assoluta insensibilità emotiva. 

Una dissociazione che riprovai il 18 aprile 2002 sotto il Pirellone. Questa volta era la memoria che mi trasmette le emozioni. Come se fossero state congelate per sei mesi, le emozioni represse dell’11 settembre mi stavano scoppiando in corpo, guardando pompieri e medici che entravano nel grattacielo e che la memoria li dava per spacciati. 
Non solo. A tutti i milanesi sembrava di vivere non un film ma una serie apocalittica. Sì perché, l’11 settembre Milano lo aveva già rivissuto: l‘8 ottobre 2001 a Linate, con il più grande disastro aereo della storia della città. 118 vittime. Meno di un mese dopo le Torri Gemelle. 

Qualche mese e l’incubo si era di nuovo materializzato. Anche perché il dramma era reale: un uomo disperato, Luigi Fasulo, aveva deciso di farla finita emulando i terroristi di Al Quaeda. Con il suo piccolo Rockwell Commander, partito da Lugano, aveva deviato la rotta per Linate puntando sul Pirellone. Alle 17.45 il piccolo aereo da turismo si è schiantato al ventiseiesimo piano, portandosi via, insieme al pilota, anche Anna Maria Rapetti e Alessandra Santonocito, due dipendenti della Regione Lombardia. 

Dopo le Torri Gemelle e la tragedia di Linate, forse quel 18 aprile del 2002 lo sceneggiatore aveva deciso che era venuto il momento di mettere la parola fine a quella catena di eventi così angosciosamente legati uno all’altro.
Il sequel milanese dell’11 settembre dopo il dramma ha infatti un lieto fine: il Pirellone rimane in piedi, i sanitari e i pompieri non vengono sepolti da nessun crollo ma escono sani e salvi dopo aver soccorso i 60 feriti, non c’è nessun attacco terroristico, nessuna guerra da dichiarare. E i milanesi quella stessa sera possono andare a letto scacciando ogni trauma con un profondo sospiro di sollievo.”

(Da Il sequel milanese delle Torri Gemelle)

Continua la lettura con: 17 aprile: l’ultimo nascondiglio a Milano di Mussolini

ANDREA ZOPPOLATO

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Vacanze in Sardegna: meglio il Nord o il Sud? Le dritte dell’insider

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Stephanie Albert - Pixabay

Spiagge bianche immacolate, acqua cristallina, paesaggi mozzafiato: come descrivere meglio l’isola della Sardegna? Quando se ne parla vengono subito in mente Porto Cervo, la Maddalena, Villasimius. Ma come fare a scegliere se atterrare al Nord o al Sud per vivere una vacanza sogno? Dipende da che persona sei!

Vacanze in Sardegna: meglio il Nord o il Sud? Le dritte dell’insider

SCEGLI IL NORD SE…

#1 …ti piace farti viziare dai servizi nelle spiagge

credits: IG @vistanetsardegna

Il Nord è il luogo dove ogni servizio, come bar, ombrelloni e sdraio non mancheranno mai…devi solo arrivare presto! Inoltre, sono spesso disponibili attività di ogni tipo, quali noleggio del pedalò, giro in canoa, massaggi in spiaggia e tanto altro. La spiaggia rinomata come la più bella dell’isola è La Pelosa, a Stintino, caratterizzata
dall’acqua cristallina e dalla torre raggiungibile a nuoto o a piedi in base alla marea.

Leggi anche: La Pelosa, una delle spiagge più amate dai milanesi. Perché si chiama così?

#2 …quando vai al ristorante non controlli prima il portafoglio

credits: IG @grandepevero_beach

Sicuramente tra le due opzioni il Nord è il più costoso, dagli hotel ai ristoranti non mancherà mai la qualità, ma sicuramente bisogna prevedere delle spese importanti. Qui, infatti, si trova Porto Cervo: il punto di riferimento della Costa Smeralda. È ormai una vera e propria cittadina, con locali di lusso, i migliori hotel e spiagge bellissime. Tra le spiagge migliori consigliamo di questa zona troviamo il Grande Pevero e il Piccolo Pevero.

#3 …ti piace il divertimento di lusso e i locali alla moda

credits: IG @phibeachofficial

Billionaire, Ritual Club, Phi Beach sono alcuni dei locali più In d’Italia. Qui è facile incontrare vip con i loro macchinoni parcheggiati all’entrata, ma attenzione che l’ingresso costa caro! Il Billionaire è ottimo per chi ama le serate in discoteca all’insegna di ottimi cocktail, privè e personaggi famosi. Il Ritual Club è invece un luogo unico, da vedere assolutamente se si vuole fare un’originale esperienza notturna. È un locale ospitato da un castello in granito, ricco di luci di ogni colore che creano un’atmosfera magica. Infine, il Phi Beach è perfetto per chi non vuole abbandonare la spiaggia neanche la sera. Puro divertimento e splendida vista sul mare.

#4 …ami le gite in barca

credits: IG @_libanes_

Le meravigliose isole della Maddalena e di Caprera si trovano proprio qui al nord. Si possono raggiungere col traghetto da Palau, ma una volta arrivati vi consigliamo di noleggiare un gommone o una barca per esplorarle al meglio. Ogni spiaggia di queste isolette è impareggiabile, ma tra tutte una spicca per la sua bellezza: Cala Coticcio, chiamata anche la Piccola Tahiti. Si può raggiungere anche a piedi in meno di un’ora, ma con il caldo dell’estate suggeriamo di vederla comodamente dal gommone.

SCEGLI IL SUD SE…

#1 …ti piacciono le spiagge libere e i paesaggi incontaminati

credits: IG @keep.on.walking.28

Al contrario del Nord, il Sud risulta molto meno turistico. Si ha la sensazione di essere immersi completamente nella natura, lontano dalla civiltà. Anche al Sud, ovviamente, si trovano i servizi, ma non in tutte le calette e le piccole spiagge. Ad ogni modo, se amate godervi il sole sdraiati sulla sabbia morbida e bianca non avrete mai brutte sorprese. Tra le migliori spiagge del Sud troviamo quelle di Pula, di Villasimius e di Costa Rei. Nella località di Pula, ad esempio, è imperdibile Su Giudeu, a Chia.

#2 …sei una persona sportiva e ami esplorare i luoghi in cui vai in vacanza

credits: IG @fabiana.figus

Sia al sud che nella costa orientale si trovano delle meravigliose calette e spiagge che necessitano però di percorrere un tratto a piedi (a meno che non si decida di visitare la costa in gommone). È vero, col caldo estivo potrebbe non essere semplicissimo, ma la vista ne varrà certamente la pena. Tra le migliori spiagge della costa orientale troviamo sicuramente Cala Mariolu, dove è possibile nuotare tra tantissimi pesci a riva e tuffarsi dal molo, e Cala Goloritzè, nota per il bianco immacolato dei sassi che compongono la sua spiaggia e l’inconfondibile gruppo di rocce che la caratterizza.

#3 …ami i viaggi on the road e ti piace visitare più spiagge nella stessa giornata

credits: IG @sardegnasenonlavedinoncicredi

La famosa Villasimius non è una sola spiaggia, ma una località con ben 12 spiagge, e tutte molto diverse. Se avete alcuni giorni da trascorrere al Sud potreste pensare di girarle tutte e fare anche tappa alla vicina costa Rei. Tra tutte le spiagge la più suggestiva è sicuramente Punta Molentis, ma a causa della sua dimensione ridotta bisognerà arrivare molto presto o si dovrà cambiare meta!

#4 …quando vai in vacanza al mare sei curioso di visitare anche le città del posto (qui si trova il capoluogo Cagliari!)

credits: IG @cittadicagliari

La torre dell’elefante, la zona di Castello, il porto, piazza Yenne, sono alcuni dei luoghi da visitare nel capoluogo. Alla marina, zona bassa della città a ridosso del porto, si trovano ottimi ristoranti di pesce e di specialità sarde. Nel Corso Vittorio Emanuele, da qualche anno diventato pedonale, si susseguono ogni genere di locali e ristoranti dove mangiare con gusto e bere ottimi drink! Sicuramente in questa città non manca il panorama mozzafiato, soprattutto se si vuole fare una passeggiata in Castello, parte alta della città, dove godere della vista del mare e di tramonti dai colori incantevoli.

Continua la Lettura con: Le 7+1 SPIAGGE LIBERE più BELLE d’Italia

OTTAVIA BECCU (Ultimo aggiornamento: 17 aprile 2025)

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I quartieri più ricchi di Milano: il divario record con i più poveri (ultimi dati)

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Ph. @BreraDesignDistrict IG

La città più ricca d’Italia. Gli ultimi dati sulle dichiarazioni dei redditi (anno fiscale 2023) rivelano un quadro interessante: quasi tutte le zone sono sopra la media nazionale ma esiste un divario abissale tra le più più ricche e le più povere della città. L’analisi nel dettaglio quartiere per quartiere.

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I quartieri più ricchi di Milano: il divario record con i più poveri (ultimi dati)

# Milano prima per ricchezza in Italia

Andrea Cherchi – Vista su Porta Nuova

A Milano, il reddito può cambiare drasticamente in pochi isolati. Basta spostarsi da una zona all’altra per vedere quintuplicare, oppure crollare, la dichiarazione media dei cittadini. I dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze 2023, basati sulle dichiarazioni del 2022, raccontano questa città a più velocità, dove convivono benessere diffuso, spesso appannaggio di stranieri, e sacche di fragilità. Con un reddito medio di 35.282 euro per abitante, Milano si conferma la metropoli più benestante d’Italia. Vediamo nel dettaglio quartiere per quartiere.

# Dove vive il vero lusso: i quartieri d’oro

Andrea Cherchi – Brera, via Mercato
  • #1. Se si vuole trovare il cuore ricco della città bisogna sempre dirigersi al centro, al CAP 20121 che racchiude Brera, il Quadrilatero della Moda, Moscova e il Castello Sforzesco. Il reddito medio arriva a 94.369 euro, quasi quattro volte la media nazionale. 
  • #2. Segue a breve distanza Citylife e Corso Sempione (CAP 20145) con 83.767 euro.
  • #3. Poi le storiche zone centrali come Magenta, Sant’Ambrogio e San Vittore (CAP 20123) a 74.332 euro, due aree con la maggiore presenza della borghesia cittadina con ville sfarzose disseminate in molte delle strade.
  • #4. La zona di piazza del Duomo, inclusa nel CAP 20122 insieme alle aree limitrofe dove insistono ad esempio l’Università Statale e il Policlinico, si attesta un po’ a sorpresa al quarto posto con 59.923 euro.
  • #5. Chiude la top 5 il CAP 20129 (Risorgimento e Tricolore), con 56.142 euro.

Ma anche si si va più lontano dal centro i redditi rimangono interessanti.

# Non solo centro: chi guadagna sopra la media

Credits: @pontir
Milano – Piazza Buonarroti

Oltre al Municipio 1, anche altri quartieri si difendono bene. Portello, De Angeli e Buonarroti (CAP 20149) raggiungono i 54.764 euro, seguiti da Buenos Aires e Isola (CAP 20124) con 51.433 euro.

Più indietro ma ancora sopra i 40.000 euro troviamo:

  • Navigli e Tortona (CAP 20144): 48.320 euro

  • Porta Volta e Monumentale (CAP 20154): 44.628 euro

  • Porta Romana e XXII Marzo (CAP 20135): 43.635 euro

In tutto, sono 11 le zone cittadine che superano la soglia media di Milano. Un indicatore chiaro di come la ricchezza si sia diffusa anche oltre il centro storico, pur restando confinata in precise aree.

# Il rovescio della medaglia: i quartieri più poveri

skytg24 – Quartieri più ricchi di Milano

Dall’altra parte della scala, il panorama cambia. Anche se tutti i quartieri più svantaggiati restano sopra i 23.000 euro, la forbice con le zone più ricche è abissale.

Affori, Comasina e Bruzzano (CAP 20161) registrano una media di 23.819 euro. A seguire ci sono Quarto Cagnino e Quinto Romano (CAP 20153) con 23.713 euro, Bovisa e Villapizzone (CAP 20156) con 23.602 euro e al penultimo posto Cimiano e Cascina Gobba (CAP 20132) con 23.424 euro.

Il fanalino di coda resta Quarto Oggiaro (CAP 20157) con 18.508 euro, ancora l’unico a Milano a stare sotto la media nazionale. Qui il divario con Brera è di oltre 75.000 euro, vale a dire un reddito medio di cinque volte inferiore.

# Oltre Milano: i comuni lombardi che brillano

skytg24 – Comuni ricchi Italia

Dando uno sguardo ai comuni italiani più ricchi si può notare come oltre Milano, che si prende la decima, piazza ci sono altri cinque comuni nella top ten. Al primo posto troviamo Portofino, con 90.609 euro di reddito medio, che verrebbe comunque superato dal Cap 20121 di Milano, quello del super centro, se fosse un comune a se stante. 

Ecco i protagonisti lombardi:

  • Basiglio (MI) al terzo posto a livello italiano dopo Lajatico: 49.523 euro

  • Cusago (MI): 39.813 euro

  • Torre d’Isola (PV): 36.865 euro

  • Segrate (MI): 35.783 euro

  • Milano: 35.282 euro

A chiudere la top 20 nazionale ci sono altri nomi noti dell’hinterland: Arese, Galliate Lombardo e San Donato Milanese.

Continua la lettura con: La classifica dei quartieri di Milano dove si vive meglio (oggi e nel prossimo futuro): trionfano le zone dei giovani

FABIO MARCOMIN

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La «rivoluzione di via Padova»: a che punto è il progetto di rigenerazione urbana e sociale

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_tunnel_boulevard_ IG

Via Padova sta vivendo una profonda trasformazione, ispirata dal concetto di “città dei 15 minuti”, dove ogni servizio e necessità è a portata di mano per i residenti. Questo progetto è in continuità con altre iniziative urbane, come quelle di piazzale Loreto, e include una serie di interventi mirati a migliorare la vivibilità e la sostenibilità del quartiere. A che punto siamo?

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La «rivoluzione di via Padova»: a che punto è il progetto di rigenerazione urbana e sociale

# 2 km di strada riqualificata grazie al Bilancio Partecipativo e al Patto per Milano

Credits: Comune di Milano – Fasi di intervento via Padova

Il progetto, sviluppato attraverso il Bilancio Partecipativo e finanziato con 10 milioni di euro, di cui la metà provenienti dal Patto per Milano, ha preso il via nel 2023. Il piano di riqualificazione riguarda i 2 km di via Padova, tra via Arici e via Giacosa. Questo intervento è stato realizzato in linea con la Zona 30, una misura che limita la velocità a 30 km/h per favorire una mobilità più sicura e sostenibile. La strada è stata progettata per ridurre lo spazio per il traffico automobilistico e aumentare quello destinato ai pedoni, con l’introduzione di ampi marciapiedi, piazze e aree verdi.

# Nuove piazze, alberi e aree verdi

Uno degli aspetti più significativi della trasformazione di via Padova è la creazione di otto nuove piazze di quartiere, arricchite con panchine, spazi verdi e 230 alberi, tra cui magnolie, ginkgo biloba e corbezzoli greci. I marciapiedi sono stati allargati e pavimentati con lastre di pietra e cubetti di granito, creando una passeggiata più sicura e piacevole. In tutto è previsto il rifacimento di 22 incroci e la realizzazione di 35 attraversamenti pedonali rialzati per migliorare la sicurezza e la mobilità dei pedoni.

# L’arte come parte del progetto con Tunnel Boulevard

Tunnel Boulevard

Un aspetto innovativo di questo progetto è la creazione del “Tunnel Boulevard”, un percorso che collega diversi sottopassi ferroviari e trasforma questi spazi in gallerie d’arte pubblica. L’iniziativa ha visto la partecipazione di artisti locali e internazionali, con mostre di street art e installazioni artistiche.

tunnelboulevard.org – Immagine del tunnel

Il progetto, curato da Christian Gangitano, è stato concepito come un diario di viaggio, con opere che trattano temi sociali e culturali. Il “Tunnel Boulevard” rappresenta una vera e propria galleria d’arte che accompagna i residenti e i visitatori lungo tutta via Padova.

# La sicurezza: presidi e videosorveglianza

Per garantire maggiore sicurezza nel quartiere, è stato attivato un presidio mobile della polizia in via Padova. Inoltre, sono previsti investimenti per l’installazione di nuove telecamere di videosorveglianza, al fine di monitorare la zona e migliorare la percezione della sicurezza da parte dei residenti e dei commercianti. 

# Entro il 2025 il progetto dovrebbe essere portato a termine

I lavori sono iniziati all’inizio del 2023, con una durata prevista di circa 185 giorni, ma alcuni cantieri stanno procedendo a rilento. Attualmente sono in corso i lavori nel tratto da via Giacosa a via Leonardo Cambini, come si può vedere dal recente reportage fotografico di Urbanfile, dove sono stati rifatti i marciapiedi in pietra e sono stati posati i grandi vasi per la piantumazione degli alberi. Il lato pari della via è quasi completato, mentre il lato dispari è ancora in fase di lavori. Nonostante i ritardi, la conclusione definitiva dei lavori è prevista per il 2025.

Continua la lettura con: Le strane idee del Comune per i ponti del Portello: la passerella chiusa di sera e il giardino pensile sul cavalcavia

FABIO MARCOMIN

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Il «cortile rosso»: la meraviglia rinascimentale più nascosta di Milano

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Giovanni Fanelli - Edificio cortile rosso

Milano è famosa per non ostentare la sua bellezza, forse anche per questo ha faticato molto per essere riconosciuta come una delle mete turistiche italiane e internazionali. Scopriamo uno degli esempi più affascinanti di meraviglia nascosta della città. 

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Il «cortile rosso»: la meraviglia rinascimentale più nascosta di Milano

# Una meraviglia nascosta in via Boccaccio

maps google – Via Boccaccio 47

Molte meraviglie Milano le tiene accuratamente nascoste alla vista dei passanti, quasi a voler accogliere solo chi ha il tempo di camminare lentamente e osservarle da vicino, o semplicemente perché non le piace esibirle. Cortili e giardini sono infatti tra i luoghi più affascinanti e ricchi di storia e cultura della città. Tra questi troviamo un gioiellino architettonico in Via Boccaccio, incastonato in una delle zone più eleganti di Milano. 

# Dal medioevo al rinascimento con il colore rosso a dominare la scena

in_giro_per_milano IG – Via Boccaccio 47

Entrando al civico 47, in un complesso caratterizzato da elementi di epoche diverse, dalle sue origini medievali al periodo rinascimentale, si viene colpiti dal colore rosso vivo della corte interna. Si ritrova sulle pareti, alle imposte delle finestre, incorniciate da decori bianchi, così come sui maestosi archi. Tutto colorato di un rosso potentissimo. 

Giovanni Fanelli – Edificio cortile rosso

Sul lato opposto rispetto al portone d’ingresso l’edificio interrompe la sua linearità con un’apertura sostenuta da quattro colonne scolpite, altre due sono all’entrata, che guarda al giardinetto sul retro, dove si può vedere in bella mostra una statua di Tritone circondata dalla vegetazione.

Sopra, in sequenza dal basso verso l’alto, troviamo un passaggio scoperto con funzione di terrazzo aperto da entrambi i lati, poi un altro coperto con quattro monofore finestrate e infine una terrazza verde aperta verso il cielo.

Per chi ama scoprire nuove emozioni, l’appuntamento è in via Boccaccio 27. 

 

Continua la lettura con: Il CORTILE degli SCULTORI a Milano

FABIO MARCOMIN (Ultimo aggiornamento: 17 aprile 2025)

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I sette luoghi più belli dove andare a Milano durante i ponti di primavera (secondo i milanesi)

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Credits: @danybrasy3 Piazza Tommaseo

Dove è più bello andare a Milano in una giornata di primavera? Lo abbiamo chiesto ai milanesi. Questi i consigli per le belle giornate dei ponti di primavera per chi resta o viene a Milano. 

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I sette luoghi più belli dove andare a Milano durante i ponti di primavera (secondo i milanesi)

#1 Parco Nord, con scorci che ricordano le aree aperte della Pianura Padana

Credits Andrea Cherchi – Parco Nord Milano

Una distesa verde grande come un quartiere, che si estende tra Milano, Sesto San Giovanni e Cinisello. Il Parco Nord è il posto perfetto per chi vuole dimenticare di essere in città. Sentieri immersi nel silenzio, boschetti, laghetti e persino un teatro all’aperto. È il luogo dove puoi camminare per ore senza mai incrociare un semaforo.
Perfetto per chi vuole leggere su una panchina, fare jogging o ascoltare il silenzio tra i rami. Bonus poetico: i tramonti qui sembrano quelli della più profonda Pianura Padana.

#2 Boscoincittà, il bosco dentro Milano

fuorimappa IG – Boscoincittà

Non è un parco. È un bosco. Dentro Milano. Boscoincittà è uno di quei posti che fanno rimanere a bocca aperta: ma davvero siamo ancora a Milano? Laghetti, sentieri sterrati, orti condivisi, un centro di educazione ambientale e perfino un frutteto urbano. Un piccolo Eden dove respirare forte e sentire il profumo degli alberi veri. Si trova anche un apiario urbano e un’atmosfera che sa di gita scolastica, ma in versione adulta. 

#3 Montagnetta di San Siro

simo_inter4489 IG – Montagnetta di San Siro

Nata dalle macerie della seconda guerra mondiale, la Montagnetta è un monumento involontario alla rinascita. Ufficialmente chiamata Monte Stella, per i milanesi resta “la Montagnetta”. Ottima per un picnic panoramico, per scalare la vetta in mezz’ora scarsa o per far volare un aquilone urbano. Da lassù, Milano sembra più gentile. Il cielo è più grande, e i grattacieli si fanno piccoli. È uno dei luoghi più amati da runners e filosofi metropolitani. 

#4 La Kensington High Street milanese: via XX Settembre

Foto redazione – Palazzi Gemelli

Un viale dimenticato, poi riscoperto, ora amatissimo. Via XX Settembre è un gioiello architettonico che pare piovuto da Londra. Le ville color crema e i celebri Palazzi Gemelli ricordano le atmosfere chic di Kensington High Street. Qui si passeggia piano, con il naso all’insù e il cuore più leggero. Ogni portone sembra nascondere un segreto e ogni finestra racconta una Milano che non corre, ma cammina. Il quartese borghese per eccellenza, dove ogni scorcio è buono per un post su Instagram.

Leggi anche: Le ville più belle di via Venti Settembre, la «Kensington High Street» di Milano

#5 Piazza Tommaseo, il regno delle magnolie in fiore 

Credits: @danybrasy3
Piazza Tommaseo

Quando fioriscono, la città si ferma. Le magnolie di Piazza Tommaseo sono un evento. Tutti in fila a fare la foto, mentre i bambini giocano tra petali giganti. È la primavera che esplode senza chiedere permesso. Un microcosmo di bellezza tra palazzi signorili e silenzi ovattati. In certi momenti, sembra di essere a Kyoto, ma con accento milanese. 

Leggi anche: I 7 giardini in fiore più belli di Milano

#6 Foro Buonaparte con la magia del parco e del Castello Sforzesco

molisanieleonora.real IG – Parco Sempione con vista Castello Sforzesco

Una combinazione perfetta: da una parte l’eleganza neoclassica di Foro Buonaparte, pedonalizzato con il rinnovato anello con doppio filare che ricorda i giardini parigini, dall’altra l’ombra degli alberi del Parco Sempione con vista sul Castello Sforzesco. Qui Milano gioca a fare la capitale europea. Perfetto per chi vuole alternare arte e natura, storia e passeggiate romantiche, o fare una pausa alternativa in uno dei locali nascosti tra i vialetti o vedere la città dall’alto salendo sulla Torre Branca.

#7 I Giardini della Guastalla, il fascino dei giardini più antichi di Milano

Credits Andrea Cherchi – Giardini della Guastalla

Uno dei giardini più antichi di Milano, e anche uno dei meno affollati. A due passi dal caos di via della Guastalla, si apre questo piccolo paradiso verde, con una peschiera barocca, panchine in ferro battuto e un silenzio che sorprende. Anche l’arte ha il suo spazio, con un’edicola seicentesca contenente uno stucco che rappresenta la Madonna e un tempietto neoclassico realizzato dal Cagnola. Un luogo perfetto per leggere o meditare a pochi minuti da piazza del Duomo. I Giardini della Guastalla sono il rifugio segreto dei milanesi romantici. E se mai ti venisse il dubbio di vivere in una città grigia, basta passarci in un pomeriggio di sole per dissolverlo all’istante.

Continua la lettura con: Il «quartiere sull’acqua»: una nuova avanguardia per riportare i Navigli al centro di Milano?

FABIO MARCOMIN

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Il grandioso futuro di 5 comuni dei dintorni… se fossero annessi a Milano

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Credits: Ideogram.AI

Ci sono alcuni paesi vicini che sembrano già parte integrante della città, perché non annetterli? Ecco 5 paesi dell’hinterland che potrebbero essere annessi a Milano: come cambierebbe il loro ruolo nel futuro con una regia integrata con il resto della città?

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Il grandioso futuro di 5 comuni dei dintorni… se fossero annessi a Milano

#1 Sesto San Giovanni: da Stalingrado d’Italia a hub culturale e creativo di valore internazionale

Sesto San Giovanni, nota come la “Stalingrado d’Italia” per il suo passato industriale e la forte identità operaia, si trova subito a nord di Milano. Già connessa al capoluogo tramite la linea metropolitana M1, la città rappresenta un’estensione naturale di Milano grazie alla vicinanza con il quartiere Bicocca, sede dell’università e di numerosi uffici. L’annessione di Sesto San Giovanni a Milano potrebbe segnare la svolta definitiva nella riqualificazione delle sue vaste aree industriali dismesse, trasformandole in un distretto culturale e creativo all’avanguardia.

Il piano di riqualificazione potrebbe prevedere la conversione delle vecchie fabbriche in spazi multifunzionali: gallerie d’arte, musei della scienza e del lavoro, loft per artisti e laboratori artigianali. L’idea di un “museo diffuso” dedicato all’archeologia industriale potrebbe prendere forma attraverso percorsi guidati tra gli edifici storici, arricchiti da mostre temporanee che raccontano l’evoluzione del lavoro e della tecnologia. Questi spazi potrebbero diventare un punto di riferimento per eventi culturali e sociali, come festival di musica e cinema all’aperto, esposizioni di arte contemporanea e workshop.

La vicinanza al campus universitario della Bicocca potrebbe inoltre facilitare collaborazioni tra artisti, ricercatori e studenti, stimolando la nascita di start-up creative e di progetti innovativi. La creazione di spazi di coworking all’interno degli ex stabilimenti industriali potrebbe attrarre professionisti del settore creativo e tecnologico, rendendo Sesto San Giovanni un polo di riferimento per l’innovazione culturale e lavorativa.

#2 Cinisello Balsamo: sport, natura e intrattenimento per un pubblico globale

Cinisello Balsamo, con i suoi ampi spazi verdi e la vicinanza al centro di Milano, potrebbe diventare il cuore sportivo e ricreativo dell’area metropolitana. Se avrà luogo l’estensione della linea M5, entro il 2028 Cinisello sarà ottimamente collegato a Milano, ma l’annessione offrirebbe l’opportunità di migliorare i servizi e di ridurre la frammentazione amministrativa, integrando il quartiere in una visione più ampia della città.

Il progetto per Cinisello Balsamo potrebbe includere la creazione di un grande parco sportivo, con strutture dedicate a sport meno comuni, come l’arrampicata su pareti artificiali, percorsi per il parkour e campi per il beach volley. Un lago artificiale potrebbe essere costruito per consentire attività come il kayak e il paddleboarding, trasformando la città in una destinazione di riferimento per gli sport all’aperto. Un’infrastruttura di piste ciclabili collegherebbe le varie zone del parco, creando un ambiente ideale per gli amanti della natura e del movimento.

In aggiunta, la creazione di un centro benessere e spa, unitamente a un’area attrezzata per i picnic e i barbecue, potrebbe rendere Cinisello Balsamo una meta ideale per il relax e il tempo libero, attraendo famiglie e giovani sportivi.

#3 Bresso: la regina di un Parco Nord superpotenziato

Bresso, con il suo aeroporto e il Parco Nord, offre un potenziale unico per lo sviluppo di un nuovo modello di mobilità urbana e di spazi ricreativi. L’aeroporto di Bresso, noto soprattutto per i voli privati, potrebbe essere trasformato in un hub per la mobilità aerea sostenibile, introducendo servizi di “taxi volanti”, ovvero droni per il trasporto leggero di merci e passeggeri. Questo progetto potrebbe essere realizzato in collaborazione con il Politecnico di Milano e altre università, facendo di Bresso un centro per la sperimentazione delle nuove tecnologie di mobilità urbana.

Parallelamente, il Parco Nord potrebbe essere ulteriormente sviluppato per includere nuove strutture per il tempo libero, come un teatro all’aperto, spazi dedicati alle arti performative e una zona per eventi culturali e musicali. L’introduzione di aree giochi tematiche e percorsi educativi sulla natura e l’ecologia arricchirebbe l’offerta del parco, trasformandolo in un luogo ideale per le famiglie e i turisti in cerca di attività all’aperto.

#4 Rozzano: urbanistica sostenibile e nuovi quartieri

Situato a sud di Milano, Rozzano è già ben collegato alla città grazie al tram 15 e alla vicinanza del centro commerciale Fiordaliso. La sua annessione a Milano offrirebbe la possibilità di razionalizzare i trasporti e di integrare l’urbanistica con una pianificazione più efficiente. Il progetto di sviluppo urbano potrebbe includere la creazione di un nuovo quartiere residenziale sostenibile vicino al Naviglio Pavese, con edifici a basso impatto energetico e soluzioni di edilizia ecologica, come tetti verdi, facciate fotovoltaiche e sistemi di raccolta delle acque piovane per l’irrigazione dei giardini.

Il nuovo quartiere potrebbe essere dotato di una rete di percorsi pedonali e ciclabili che colleghino le aree residenziali, commerciali e ricreative. Un mercato coperto con prodotti locali e un centro culturale polifunzionale potrebbero fornire ulteriori attrattive per i residenti e per i visitatori, mentre spazi di coworking favorirebbero la nascita di nuove realtà imprenditoriali. L’integrazione dell’Istituto Clinico Humanitas nella rete sanitaria milanese potrebbe migliorare l’offerta di servizi medici nella zona, rendendo Rozzano un esempio di urbanistica integrata e sostenibile.

#5 Segrate: turismo, sport e hub per metro e alta velocità

Segrate (Idroscalo) – ph. @_giusy_._giusy_ IG

L’Idroscalo di Segrate è spesso definito il “mare di Milano” e rappresenta un’importante attrazione turistica e sportiva. L’annessione di Segrate offrirebbe l’opportunità di valorizzare ulteriormente questa risorsa, espandendo l’offerta di sport acquatici e trasformando l’Idroscalo in un parco tematico acquatico di livello internazionale. Si potrebbero costruire scivoli, piscine a onde e altre attrazioni, ispirandosi ai grandi parchi acquatici del mondo, per attirare visitatori da tutta la regione.

Inoltre, la creazione di una “marina urbana” per piccoli yacht e barche a vela potrebbe ampliare l’offerta turistica dell’Idroscalo. La vicinanza all’aeroporto di Linate lo renderebbe un luogo ideale per eventi internazionali, come gare di canottaggio, concerti e festival gastronomici. La costruzione di una struttura modulare per fiere e congressi permetterebbe di sfruttare appieno la posizione strategica, aumentando il flusso di visitatori e valorizzando le tradizioni locali.

Come collegamento la M4 ha già nel mirino l’estensione a Est con Segrate come nuovo capolinea. Non solo: Segrate diverrebbe un grande hub per metro e alta velocità. 

Leggi anche: Segrate Hub

# La nuova infrastruttura: la linea radiale

Credits: Ideogram.AI

Per connettere efficacemente i comuni annessi a Milano, si potrebbe sviluppare una nuova linea tramviaria veloce, denominata “Linea Radiale”. Questa linea servirebbe come collegamento diretto tra i cinque comuni e il centro di Milano, con fermate nei punti strategici come l’Idroscalo, il Parco Nord e le ex aree industriali di Sesto San Giovanni. I tram moderni e veloci garantirebbero un rapido collegamento tra le nuove aree urbane e il centro della città, incentivando una mobilità sostenibile e riducendo il traffico.

La “Linea Radiale” potrebbe essere dotata di vagoni progettati per trasportare biciclette e monopattini, promuovendo un modello di mobilità intermodale. La riduzione dei tempi di percorrenza e l’integrazione con la rete esistente di trasporto pubblico migliorerebbero la qualità della vita per i residenti e incoraggerebbero l’utilizzo di mezzi di trasporto ecologici.

Continua la lettura con: Cerca hinterland I 7 paesi «più sottovalutati dell’hinterland»: i 7 motivi per visitarli

MATTEO RESPINTI (Ultimo aggiornamento: 17 aprile 2025)

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Il triste destino del quartiere sospeso costruito sopra un ponte

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https://www.google.com/amp/s/www.prometeomagazine.it/2021/07/29/cina-il-ponte-con-le-case/amp/

Chi non conosce il Ponte Vecchio di Firenze? Famoso per le case e botteghe costruite proprio sul ponte nel 1300. In un’altra parte del mondo esiste qualcosa di simile, ma ancora più particolare. E molto più sfortunato.

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Il triste destino del quartiere sospeso costruito sopra un ponte

# Un’idea per attirare turismo

https://www.google.com/amp/s/www.prometeomagazine.it/2021/07/29/cina-il-ponte-con-le-case/amp/

A Chongqing, in Cina, esiste un intero quartiere costruito sopra un ponte, a strapiombo sul fiume Liziang: un esempio della più moderna ingegneria infrastrutturale.

I motivi alla base dell’esistenza di questo bizzarro quartiere sono meramente di tipo economico e turistico: l’amministrazione locale ha voluto inventarsi qualcosa di talmente curioso e unico da attirare ondare di turisti.

# Il bizzarro villaggio turistico

https://youtu.be/KaXB30xEIoQ

Infatti, il quartiere è un quartiere turistico, composto da costruzioni e residenze in stile più occidentale, incastrate tra altre in stile più tradizionale cinese. Per accontentare tutti.

Nonostante sia ornato da bizzarri elementi, come uno scuolabus sospeso a mezz’aria, pupazzi e statue (tra cui una che rappresenta una miniatura del Cristo Redentore di Rio), questo quartiere turistico non ha avuto un gran successo.

# Il triste destino

https://youtu.be/KaXB30xEIoQ

Gli accesi colori con cui gli edifici sono stati dipinti, in contrasto con l’uggioso e grigio cielo della maggior parte dei giorni dell’anno in questa zona della Cina, non sono bastati a rendere questo quartiere sospeso una famosa attrazione di successo.

Oggi versa in condizioni di semi abbandono, desolato e malinconico, ma rimane comunque visitabile. Viene animato solo dai fattorini, che in sella ai loro motorini attraversano il villaggio in tutta fretta, passando davanti a serrature abbassate e statue silenziose e dai sorrisi sbiaditi.

Continua a leggere con: Porta Genova: che fine ha fatto il ponte del Fuorisalone?

ALICE COLAPIETRA (Ultimo aggiornamento: 17 aprile 2025)

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