MARIA CALLAS, la Scala e BIKI, quel legame che ha fatto la storia dell’arte

Ripercorriamo la vita e la carriera della soprano diventata grande al Teatro alla Scala

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Maria Callas e Biki

La soprano di origine greca ha raggiunto per molti addetti ai lavori l’apice della sua carriera nelle esibizioni al Teatro alla Scala. Ripercorriamo la sua vita e la sua carriera milanese.

MARIA CALLAS, la Scala e BIKI, quel legame che ha fatto la storia dell’arte

# L’arrivo a Milano della Callas dopo le esperienze di Verona, Roma e Venezia

wikipedia.org – Maria Callas

L’arrivo a Milano di Maria Callas risale al 1951 ed è convinzione degli addetti ai lavori che, il periodo meneghino, abbia rappresentato il momento più alto della carriera. La soprano, di origine greca, in Italia ci arrivò nel 1947, grazie ai consigli del cantante lirico Rossi Lemeni. Dopo il periodo veronese, quello romano e quello veneziano (in questo frangente sposò l’imprenditore di Verona Giovanni Meneghini), nel 1951 approdò alla Scala, proprio grazie ai contatti intrapresi dal marito (divenuto nel frattempo suo agente) con i vertici del nostro Teatro.

# Lo scetticismo iniziale dei milanesi

L’approccio iniziale milanese fu difficile, anche perché le venne chiesto di sostituire Renata Tebaldi nell'”Aida”: la Tebaldi, tra il 1948 e il ’49, aveva impressionato il pubblico e la critica con quest’opera e c’era la convinzione che nessuna avrebbe eguagliato la soprano marchigiana, quindi Maria Callas venne accolta con grande scetticismo. “Ha la voce troppo metallica“, dicevano tanti appassionati di lirica. Ma la cantante greca aveva il carattere di chi arrivava da una vita difficile e Milano si dimostrò aperta e disposta a dare occasioni a chi era veramente bravo, così quello che fu un primo approccio tiepido, si trasformò in un grande amore tra la Callas e Milano e viceversa.

Teodoro Celli, allora il critico di musica più severo e al tempo stesso autorevole, se inizialmente ebbe una certa resistenza nell’adottare parole benevole verso questa cantante lirica, ben presto ne divenne grande estimatore, proprio grazie alle esibizioni della Callas alla Scala.

# L’incontro con la stilista Biki che la trasformò in una diva

Maria Callas e Biki

Era considerata una vera e propria diva, quindi capace di attirare tanto pubblico regalando prestigio a questo tempio artistico. Nel 1953 per “Medea” (opera di Luigi Cherubini) lo staff del teatro milanese preferisce la Callas alla Tebaldi, così quest’ultima, sentendosi tradita, andò negli Stati Uniti, lasciando campo libero alla rivale. Il periodo di maggior splendore milanese fu con “I Vespri Siciliani” (opera in francese di Giuseppe Verdi), con “Norma” (opera in due atti di Vincenzo Bellini), con “Il Trovatore” (sempre di Verdi) e, appunto, con “Medea”. A Milano Maria Callas incontrò una certa Elvira Leonardi, una stilista, allora quarantacinquenne, che aveva adottato il nome d’arte di Biki. Le due si trovarono per caso nell’abitazione di Wally Toscanini, figlia del grande direttore d’Orchestra Arturo: Elvira vede una Callas vestita in modo sciatto, con un abito che non ne valorizza la personalità. Così si propone di aiutarla nel presentarsi con un look adatto ad una grande artista, ad una Diva.

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Ed è in questo momento (siamo nel 1951) che nasce la forte amicizia tra Biki e Maria Callas. La stilista insegnò alla cantante lirica a vestirsi, ma anche a presentarsi nelle modalità di postura opportune. Insomma un po’ sarta personale e un po’ personal trainer.

# Cosa non andava nell’abbigliamento della Callas?

Dalle interviste degli ultimi anni di vita della milanesissima Biki (nacque nel 1906 e morì nel 1999) emerge che quest’ultima ritenesse che la Callas, con quel vestire tutto troppo abbinato, troppo da “madamina”, come si direbbe a Torino, non valorizzasse un’eleganza che tendeva a rimanere mortificata dall’imponenza fisica della stessa Maria.

Così, aiutata dal genero Alain Reynaud (stilista pure lui, della scuola di Jacques Fath), Biki numerò tutti i vestiti e gli accessori realizzati per Maria Callas, in modo da rendere più facile l’abbinamento, le diede alcune preziose dritte sugli atteggiamenti e le posture e la trasformò nel mito che ancora adesso rimane indelebile nei decenni.

Di Biki si diceva che avesse uno “chic naturale”, una propensione unica all’eleganza: ma il suo grande merito era la capacità di trasmettere la classe a chiunque decidesse di farsi vestire da lei. E la Callas ne è la più divina dimostrazione.

# Maria Callas sul Teatro alla Scala “alla Scala diventare e restare celebri rappresenta una vera incoronazione”

Torniamo infine al nostro Teatro. Cosa pensava Maria Callas della Scala? In un intervista rilasciata nel 1977, pochi mesi prima di morire, la cantante lirica diceva: “alla Scala diventare e restare celebri rappresenta una vera incoronazione. Il Teatro di Milano mi è stato prezioso perché ho trovato l’ispirazione per dare il meglio di me stessa“.

Poi la Callas sottolineava il grande lavoro che si svolgeva alla Scala: “si provava molto, anche venti ore di fila, poi c’era l’entusiasmo di tutti coloro che lavoravano, dai tecnici ai macchinisti, dagli orchestrali ai cantanti lirici. Era un lavoro di equipe in cui ognuno aveva la totale consapevolezza di quando la propria fatica fosse fondamentale“.

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FABIO BUFFA

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Fabio Buffa
Nato ad Alessandria, classe 1969, nel 1988 sono entrato per la prima volta in una redazione giornalistica, per collaborare e fare gavetta al Piccolo di Alessandria. Sono pubblicista dal 1996 e ho collaborato per varie testate, sia come giornalista che come vignettista satirico e scrittore di freddure. Dal 1992 lavoro nel sociale.