Da bandire dal vocabolario. Quando si è a Milano. Ecco quali sono.
7 parole che a Milano non si possono sentire
#7 “Canali”
Credits: @alfonsoparty IG
Dove sono “i canali”? A questa domanda, la risposta a Milano è indicare la direzione per Amsterdam. Perchè anche se Milano è una città d’acqua, non è Venezia: qui non ci sono canali. Qui ci sono i Navigli.
Lo stadio di Milano è intitolato a Giuseppe Meazza, indimenticata leggenda del calcio milanese che ha militato sia nell’Inter, per il maggior numero di partite, che nel Milan. Ma a Milano non si va al “Meazza”: si va a “San Siro”, per il quartiere che lo ospita.
#5 “Buste”
Credits: giglionews.it
A Milano la busta è quella che si imbuca. Nei supermercati di Milano se si deve chiedere alla cassiera il contenitore per riporre la spesa è vietato usare la parola “busta”: rischiate di essere guardati come senza mascherina ai tempi del lockdown. A Milano si dice sacchetto.
#4 Il passato remoto
Albert Einstein – linguaccia alla lavagna
Il passato remoto non esiste nella grammatica di Milano: accettati solo imperfetto e passato prossimo, su questonon si transige.
#3 Cornetto
Credits: buonissimo.it
A Milano di cornetto c’è solo l’Algida.
#2 Scendere/uscire/salire usate al transitivo
credit: vdj.it
Il cane non si scende, ma si porta giù. Non si escono le chiavi: si tirano fuori. Lo stesso vale per il verbo salire. Nessuno di questi si usa al transitivo, è tassativamente vietato. Pena: uscire dalla città.
#1 Sussidio (es. reddito di inclusione, di cittadinanza etc)
Sul progetto si erano addensate nubi minacciose: la gara era andata deserta. La riqualificazione della mitica Goccia, l’area degli ex-gasometri, con contestuale ampliamento del campus del Politecnico sembrava arrivata al palo. Ma ora arriva una buona notizia: sono arrivati i fondi per salvare il Bosco della Goccia. Cosa è previsto nel dettaglio e gli ultimi aggiornamenti sul progetto del campus.
La Goccia, il “bosco spontaneo” di Milano, è salva!
# Dai fondi europei Fesr 5 milioni di euro per salvare il Bosco della Goccia
Goccia
Una buona notizia per l’area della Goccia. Attesa da una maxi riqualificazione che comprende l’ampliamento del Campus del Politecnico e con la prima gara d’appalto andata deserta, finalmente si può annunciare che il bosco è salvo! Per la sua riqualificazione il Comune di Milano ha infatti ricevuto 5 milioni di euro dai fondi europei Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale), che coprono l’80% dell’investimento pari a circa 6,3 milioni di euro. L’obiettivo del progetto è incrementare le aree verdi urbane mediante soluzioni naturali ed è compreso anche il recupero di un edificio ex industriale nell’area, ristrutturandolo a impatto zero per essere poi restituito alla comunità.
Sono molti gli attori in campo in questa iniziativa: come capofila c’è l’Amministrazione comunale, in partenariato con l’Osservatorio La Goccia (che include il Cnr, l’Università Bicocca, il Museo di Storia Naturale di Milano e diverse associazioni locali e startup scientifiche), Ambiente Italia, il Politecnico di Milano-Dipartimento di Architettura e Studi Urbani (DAStU), Climateflux GmbH, Open Impact Srl, Eutropian e From Srl. Inoltre, partecipano Terra Preta, Cfu Italia Nostra e Progetto Natura Onlus.
# Un’area di 18 ettari, sui circa 33 complessivi, bonificata con tecniche di fito-risanamento
Il bosco spontaneo della Goccia si sviluppa su un’area di 18 ettari, oltre la metà dei 33 ettari occupati un tempo dall’Union des Gaz, e necessita di particolari bonifiche per la tipologia di inquinanti presenti nel terreno. Si prevede l’utilizzo di tecniche di fito-risanamento, sfruttando la capacità delle piante di depurare il terreno, e l’area di intervento sarà al centro di studi sui processi organici che eliminano le contaminazioni, valorizzando l’ecosistema e la biodiversità.
# Seconda gara d’appalto dopo che la prima è andata deserta
Politecnico – Renderging Goccia Bovisa
La riqualificazione del bosco rientra in un più ampio progetto, il maxi campus del Politecnico, la cui prima gara d’appalto, come detto in precedenza, è andata deserta. Il motivo è da ricercare principalmente nell’aumento dei costi dei materiali. Per evitare di perdere i finanziamenti statali il Politecnico di Milano ha indetto un secondo bando del valore di poco meno di 152 milioni di euro, con valori più elevati di 65 milioni di euro, che arriva ad oltre 594 milioni di euro con le opzioni. Nel contratto è previsto:
progettazione esecutiva e coordinamento della sicurezza per 3.009.000 euro;
lavori di costruzione per 141.475.000 euro;
costi della sicurezza per 3.075.000 euro;
manutenzione per tre anni per 4.249.000 euro;
infine 442.550.000 euro per le opzioni aggiuntive.
Per lavorazioni suppletive, bonifiche residue e revisione dei prezzi rispetto al progetto esecutivo e di fattibilità tecnico-economica sono state decise modifiche contrattuali per 54.300.000 euro. A questo si aggiungono i lavori e servizi previsti dal masterplan di Renzo Piano, da affidare attraverso procedure negoziate, per un importo pari a 388.250.000 di euro.
# I numeri del maxi progetto del Campus del Politecnico
Politecnico – Rpbw – Masterplan Goccia-Bovisa
Ma cosa prevede il progetto per l’ampliamento del Campus del Politecnico? Un grande parco scientifico-tecnologico, con un grande parco che ruoterà attorno ai due gasometri recuperati:
lo “Smart city innovation hub“, che può ospitare circa 1.000 startup, oltre ad aziende come Luxottica e i suoi laboratori e una sede della “Fondazione per il futuro delle città” dell’architetto Stefano Boeril
la “Fabbrica dello sport“, ampliando l’attuale campus della Bovisa.
rpbw – Campus Politecnico Milano
Questi i numeri dell’intervento:
2 residenze universitarie da circa 500 posti oltre alla riqualificazione di un edificio industriale storico per il food and beverage a servizio degli ospiti del Campus;
3 edifici per aule e una sala ipogea per conferenze;
un edificio sperimentale a zero emissioni per il dipartimento di Energia, già nominato “la Piramide” e il cui nome ufficiale è En: Lab, alto circa 20 metri e rivestito da pannelli solari, ormai terminato;
lo smart city innovation hub su un’area di 35.000 mq e 5 edifici;
la fabbrica dello sport con quattro piani dedicati a diverse discipline sportive e al benessere;
un Polo delle Scuole Civiche milanesi.
un’area verde pubblica di circa 40.000 mq che circonda i gasometri;
circa 1000 alberi che si uniranno ai 2000 cresciuti spontaneamente.
Il completamento di tutto il progetto è stato programmato per il 2026 ma a causa delle bonifiche più lunghe e complesse e alla necessità di reperire ulteriori risorse, slitteranno con ogni probabilità al 2027 le aree destinate alle start up, alle scuole civiche e alle residenze universitarie.
Credits ilgustodivirdisofficial IG - Altra vista traffico via Primaticcio
La nuova frontiera delle ciclabili sono le periferie. Anche se non sempre una ciclabile riesce con il buco, come in questo caso.
Quella piccola ciclabile di periferia che non piace a nessuno
# La pista ciclabile di via Primaticcio
Credits Comune di Milano – Progetto Ciclabile via Primaticcio
La zona è quella di Inganni-Forze Armate, periferia Ovest. I lavori per la pista ciclabile lungo Via Primaticccio, prevista nel piano di sviluppo della rete protetta in favore di ciclisti e utilizzatori di monopattini, sono iniziati a maggio 2022 e sarebbero dovuti durare 9 mesi. Il cantiere, per il quale è stato investito 1 milione di euro, è durato diversi in mesi in più e accompagnato da molte polemiche, non spente nemmeno dopo la sua inaugurazione. Vediamo perché.
# Le caratteristiche di un progetto controverso
Maps – Via Primaticcio
Il suo sviluppo complessivo è di 2,4 km, 1,2 km per la lato, sono state previste anche nuove aiuole a protezione degli incroci, 7 nuovi attraversamenti pedonali, 12 attraversamenti ciclabili e l’incremento di 210 posti auto. Le caratteristiche con cui è stata progettata sono le stesse di quella di Via Legioni Romane, in sede protetta tra marciapiedi e stalli di sosta. Non tutto sembra però essere andato per il verso giusto.
# Traffico insostenibile per dimezzamento delle corsie
Credits ilgustodivirdisofficial IG – Traffico via Primaticcio
Il risultato principale della realizzazione della pista ciclabile è stato il dimezzamento della strada: si è passati da due corsie per senso di marcia a una soltanto. Con la conseguenza che il traffico è diventato insostenibile, soprattutto la mattina.
Credits ilgustodivirdisofficial IG – Altra vista traffico via Primaticcio
Lunghe file di auto ferme e ambulanze bloccate: via Primaticcio collega i due ospedali San Carlo e San Paolo con disagio alla circolazione che si estendono alle vie limitrofe. Silenzio in Comune e sugli organi di informazione: l’unica voce si è alzata a maggio 2023 dal profilo social dell’ex giocatore del Milan, Pietro Paolo Virdis, con la moglie che ha documentato la situazione.
— The thinker 🇮🇹🏴☠️ (@PaoloZampieri4) May 21, 2023
Nel video si vede il caos viabilistico, nonostante la pista ciclabilenon fosse stata aperta per possibili errori in fase di progettazione riguardo le misure.
# I problemi segnalati da Urbanfile dopo la sua apertura: la proposta per conciliare esigenze di ciclisti e di automobilisti
Urbanfile - Ciclabile Primaticcio
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Urbanfile - Ciclabile Primaticcio
Urbanfile - Altra vista ciclabile Primaticcio
Anche dopo la sua apertura, le code continuano a verificarsi: il blog Urbanfileha segnalato altre pecche nel progetto. Tra queste ci sono l’effetto rete che risulta inefficace per l’interruzione in due punti: non si connette infatti con la ciclabile di Legioni Romane, all’incrocio con via Primaticcio, e nemmeno con quella all’incrocio con via Forze Armate.
Non risulta ottimale nemmeno la soluzione scelta in corrispondenza delle fermate bus. La proposta del blog è di fare come a Copenaghen, posizionando la pista ciclabile tra la pensilina e l’area di fermata del bus, se lo spazio e/o risorse sono limitate.
FABIO MARCOMIN
Continua la lettura con: ALTRI MILANO NON FA SCHIFO MA…
La stazione Bovisa odierna è brutta e poco funzionale. In un quartiere in grande slancio, perché non si costruisce un terminal migliore?
Stazione Bovisa da smantellare? il quartiere in fermento merita un terminal all’altezza
# La stazione Bovisa non è sempre stata così: aveva un fascino retrò
credit: wikipedia
Costruita nel 1879 alla convergenza delle linee per Erba e Saronno, serviva principalmente le industrie che si stavano sviluppando sempre più velocemente nella zona. I treni partivano ed arrivavano sbuffando attraverso gasometri e ciminiere delle industrie chimiche note per le tossiche e puzzolenti esalazioni.
La stazione era semplice ma nella sua essenzialità caratterizzata da panche di legno, orologi alle pareti, muri scrostati, sala di aspetto di prima e seconda classe, conservava un suo fascino retrò.
Le vecchie fabbriche, le case di ringhiera, le botteghe che la circondavano, pullulavano di una umanità oramai scomparsa. Il viavai di viaggiatori, principalmente operai e studenti delle scuole superiori, era spesso avvolto dalla nebbia e dai fumi prima e, una volta dismesse le fabbriche, dallo smog delle auto e dei camion. L’atmosfera della stazione, prima della sua demolizione, ricordava vagamente Timisoara o Stettino di qualche tempo fa.
# Ma c’era un problema: la stazione doveva essere abbattuta
Stazione di Timisoara
La stazione, citata anche dal Tessa nei suoi racconti, ha visto due guerre mondiali, i bombardamenti, l’immigrazione dal Sud, la deindustrializzazione, le varie immigrazioni straniere e, purtroppo, tragici fatti di cronaca… Con il tempo è diventata sempre più snodo fondamentale del traffico ferroviario lombardo fino ad essere uno scalo di smistamento tra i più grandi d’Europa (così dicono ferrovieri informati). Certo il vecchio stabile non poteva più reggere i nuovi volumi di traffico con le nuove linee del passante, perciò, nonostante qualche timida protesta alla fine degli anni ’80, si decise per l’abbattimento dell’antica stazione (poteva essere diversamente a Milano?).
La nuova Bovisa, ancora molto lontana dal divenire, appariva una enorme area post industriale piuttosto triste. Certo non un polo tecnologico internazionale, né tantomeno uno dei distretti del design protagonisti durante il Salone del Mobilie come la conosciamo ora.
# La vecchia stazione è stata sostituita da una nuova, più brutta e meno efficiente
In piena epoca di tangenti, nota per gli eterni cantieri dai tempi di realizzazione indefiniti e dai costi incerti, in una Milano che architettonicamente non ha lasciato praticamente nulla di rilevante, si eresse tra i tanti questo obbrobrio indegno, con una scalinata di accesso che solo la matita di un mentecatto poteva progettare! Tanto scomoda che chi è costretto a percorrerla tra uno scalino e l’altro, sotto la pioggia, la neve e raffiche di vento, non può trattenersi dall’imprecare.
Brutta e anonima come solo un certo tipo di architettura poteva concepire, la stazione fa bella vista di sé nello squallido parcheggio antistante (luogo di un anacronistico mercatino domenicale di cianfrusaglie!) e regolari sono le infiltrazioni di acqua al suon interno durante il periodo dei monsoni…
# Incoerente con il dinamismo del quartiere
La Stazione si trova pero in uno dei quartieri più dinamici della città, le vecchie fabbriche hanno lasciato il posto alla facoltà di architettura, al Politecnico, all’incubatore di start up, alla sede europea della prestigiosissima Tsinghua University di Pechino, le case di ringhiera ristrutturate in buona parte e vendute a prezzi molto elevati, sono ora abitate da designer e studenti di tutto il mondo!
Alla Bovisa sono diversi i poli di attrazione e il comune ha inoltre appena spostato in zona alcuni uffici: troviamo il celebre Spirit di Milan alla livellara (non vediamo l’ora che riprenda al più presto la sua ricchissima programmazione!) la Scighera e tanti altri locali da rendere la Bovisa estremamente vivace.
# Si dovrebbe pensare ad un terminal ferroviario moderno e funzionale
credit: wikipedia
La regione pertanto, pare intenzionata ad intervenire per finanziare importanti lavori di ammodernamento ed ampliamento. Al momento però non si è visto nemmeno un imbianchino e, chiaramente, non ci aspettiamo la ricostruzione della vecchia stazione, figuriamoci, Milano non è Varsavia. Ci attendiamo però, anche in previsione delle trasformazioni che interesseranno il quartiere nei prossimi anni, (ricordiamo il recupero dello Scalo Farini e della Goccia) che si demolisca quella porcheria e si pensi a qualcosa di più ambizioso, bello e magari futuristico. Un terminal dove si possa arrivare direttamente al suo interno con il tram o con la filovia senza dover percorre duecento metri in balia delle intemperie, trascinando magari pesanti e ingombranti valigie se diretti all’aereoporto. Un terminal ferroviario prestigioso e accogliente.
La Milano che si sta sempre più rapidamente delineando moderna e accattivante, non deve più lasciare spazio a cagate tirate su in fretta e furia con materiali scadenti e concezioni superate!
La metropolitana di Milano raccontata i numeri. Ecco tutti quelli da conoscere.
Le linee sono 5 o 6? Le corse quante sono? E le estensioni già previste? Tutti i numeri della metro di Milano
# Le linee metropolitane? 5 + 1 “people mover”
Mappa Atm 2023 nuova
La rete metropolitana di Milano è composta da 5 linee, la M1 identificata dal colore rosso, la M2 dal colore verde, la M3 dal colore giallo, la M4 dal colore blu e la M5 dal colore lilla. In aggiunta un people mover:MeLA (acronimo di Metropolitana Leggera Automatica), che collega la stazione di Cascina Gobba all’Ospedale San Raffaele.
# Quanto è estesa? 104,1 km di rete, di cui 79 in galleria e 22 fuori dal Comune
L’estensione totale della rete raggiunge i 104,1 km, prima in Italia, così suddivisi: 27 km la linea rossa, 40,4 km la linea verde, 16,6 km la linea gialla, 7,3 km la linea blu e 12,9 km la linea lilla. Di questi 83 km si snodano dentro il Comune di Milano e 22 km nell’hinterland. I treni corrono in galleria per 79 km, mentre il resto del tracciato è in trincea o sopraelevato.
# Quante fermate ci sono? 121 stazioni, di cui 19 extraurbane e 18 in superficie
Stazione Gessate
Ci sono 121stazioni metropolitane operative, 103 sotterranee e 18 in superficie. Le stazioni extraurbane sono 19, di queste ce ne sono 4 sulla linea rossa e 15 sulla linea verde dove sono in prevalenza all’aperto.
# Quanti sono i capolinea? 13
La rete metropolitana milanese si sviluppa in 13 direttrici differenti, che in alti Paesi verrebbero considerate come 13 linee, e altrettanti capolinea per via delle diramazioni della M1 e M2. Nel dettaglio:
la M1 fa capolinea a sud-ovest a Bisceglie, a nord-ovest Rho Fiera e a nord Sesto 1° Maggio FS;
la M2 fa capolinea a sud a piazza Abbiategrasso e Assago Milanofiori Forum, a nord-est a Cologno Nord e Gessate;
la M3 a San Donato M3 a sud e Comasina a nord;
la M4 a Linate ad est a San Babila in centro (capolinea provvisorio);
la M5 a Bignami a nord e San Siro Stadio a ovest.
# 8 interscambi
Dall’incrocio delle 5 linee si generano 8 interscambi: tra M1 e M2 a Cadorna FS e Loreto, tra M1 e M3 a Duomo, tra M1 e M4 a San Babila, tra M1 e M5 a Lotto, tra M2 e M5 a Porta Garibaldi, tra M2 e M3 a Stazione Centrale FS e tra M3 e M5 a Zara.
Sulle 5 linee in esercizio ogni giorno vengono effettuate 2.700 corse (i numeri provengono dalla Carta della Mobilità 2023, riferita al 2022, e non tengono conto dell’entrata in funzione delle due fermate di Tricolore e San Babila sulla M4).
# 225 convogli disponibili, di cui 21 senza conducente
Credits marco.colombini77 IG – Deposito Atm San Donato
In base agli ultimi dati disponibili sono 225 i convogli disponibili, compresi sia quelli con conducente a bordo che i 21 driverless in funzione sulla M5 ma che non sono di proprietà di ATM. Dei 47 della linea M4 solo un piccola parte è in circolazione, il resto solo ad apertura integrale della linea. In servizio ci sono ancora alcuni treni delle prime serie che sono stati revampizzati e ammodernati.
I depositi dei treni sulla rete metropolitana milanese sono 7: due sulla linea rossa a Molino Dorino e Precotto, tre sulla linea verde a Gorgonzola, Cologno Nord e Famagosta, uno sulla linea gialla nei pressi della stazione di San Donato. La linea lilla al momento ha solo una rimessa dove è attivo un sistema di autolavaggio. A questi si aggiunge quello della linea M4 a Ronchetto sul Naviglio, pronto con attivazione prevista a settembre 2024.
# 2 centrali operative e di controllo, una dedicata solo alla M5
Credits Atm – Sala controlli metropolitana Lilla
A gestire le metropolitane di Milano ci sono due centrali operative e di controllo in funzione 7 giorni su 7. La più grande è in via Monte Rosa e garantisce il funzionamento delle linee M1, M2, M3, M4 oltre a quello del trasporto pubblico di superficie. Alla fermata di Bignami c’è invece la sala di controllo per la linea M5.
# Una linea in completamento con 13 nuove stazioni e 7,7 km di tracciato
La crescita della rete metropolitana milanese non si ferma e in fase di ultimazione ci sono: In fase di ultimazione ci sono:
13 nuove stazioni e 7,7 km di tracciato della linea M4, per completare il percorso di 15 km e 21 stazioni, da San Babila a San Cristoforo Fs previste nell’autunno 2024;
San Babila – San Cristoforo fs
un prolungamento di 2 fermate e circa 2 km della linea M1 a nord con le stazioni di Sesto Restellone e Monza-Bettola, al momento in stallo, con l’inaugurazione che dovrebbe slittare al 2029.
# 3 estensioni di linee finanziate con 17 nuove stazioni e 20 km di tracciato
Ai cantieri attivi se ne affiancano altri attesi nei prossimi anni relativi a prolungamenti di linee esistenti. Le linee interessate sono tre:
la linea M1 si estenderà ad ovest di 3 stazioni, Valsesia, Baggio e Quartiere Olmi per circa 3,3-3,5 km. Atteso il bando entro l’estate 2024, mentre i lavori dovrebbero iniziare nel 2025 per concludersi attorno al 2030-31;
Credits: Urbanfile– Prolumgamento Bisceglie-Quartiere degli Olmi
la linea M5 si spingerà sino al Polo Istituzionale di Monza, raddoppiando l’estensione attuale, partendo dall’attuale capolinea Bignami per 11 stazioni e 13,2 km. A fine 2023 sono partite le lettere di espropri, nel 2025 è atteso il bando e nel 2026 l’avvio dei cantieri. L’inaugurazione dovrebbe avvenire, in base agli ultimi aggiornamenti, non prima del 2032-2033;
Credits ascuoladiopencoesione.it – Tracciato M5
la M4, per la quale come detto è prevista l’apertura integrale nell’autunno 2024, si allungherà ad est di 2 fermate e 3,1 km fino a Segrate dove verrà realizzato un interscambio con la futura stazione dell’Alta Velocità. Procede la fase di progettazione, mancano poco più di 40 milioni di euro di extra-costi per coprire l’intero finanziamento dell’opera. L’apertura di questo tratto è previsto non prima del 2030.
Queste strutture, dopo i primi test avvenuti con successo, vengono impiegate per effettuare i lavori stradali senza interrompere il traffico dei veicoli. Come sono state progettate e dove sono utilizzate.
La “rivoluzione” per i cantieri stradali: ponti mobili per passare sopra i lavori in corso (Video)
# La “rivoluzione” svizzera per i cantieri stradali
astra.admin.ch – Astra bridge
In Svizzera c’è un ponte che consente di non interrompere il traffico veicoli durante i lavori stradali. Si chiama ASTRA Bridge ed è un ponte-cantiere mobile di 240 metri di lunghezza progettato per la manutenzione autostradale, consentendo a veicoli e motoveicoli di transitare sopra mentre i lavori si svolgono sotto. In questo modo possono essere svolte operazioni diurne senza creare problemi alla circolazione, con blocchi e deviazioni, lasciando inalterati il numero e la larghezza delle corsie e i limiti di velocità sulla carreggiata opposta.
# I primi utilizzi e le migliore apportate
astra.admin.ch – Cantiere
Il ponte, utilizzato per la prima volta nel 2022, viene montato e smontato tramite autocarri con rimorchio a pianale ribassato e gru di grandi dimensioni. Dopo il primo test avvenuto con successo sono state effettuate alcune migliorie per renderlo più sicuro e funzionale. In particolare sono state allungate le rampe di accesso e di uscita ed è stata ottimizzata la pendenza con una riduzione dell’inclinazione iniziale dal 6,1 all’1,25%. Il successivo test ha confermato l’idoneità del ponte con il transito senza problemi anche di pulmann, autocarri e trattori alla velocità di 60 km/h.
Al momento è in corso il suo secondo impiego, sul tratto della A1 tra Recherswil e Luterbach in direzione di Zurigo, da inizio aprile a metà agosto 2024. La posa della struttura avviene in un paio di notti.
# I vantaggi per lavoratori, utenti e cittadini e quali lavori consente
La separazione fisica tra il traffico veicolare e il cantiere assicura una maggiore sicurezza sia per gli utenti della strada che per il personale addetto ai lavori, protetto dai rumori stradali e dagli agenti atmosferici. Un altro vantaggio, in questo caso per i residenti, è che i lavori più rumorosi possono essere effettuati di giorno non disturbando il sonno di chi abita nella zona.
Tra questi ci sono la fresatura e la posa del rivestimento autostradale. Il ponte-cantiere consente anche di provvedere alla sostituzione giunti di carreggiata o alla manutenzione di ponti.
L’Italia è tristemente famosa per i suoi cantieri infiniti, dalle autostrade liguri e quelle calabresi, perché quindi non impiegare una struttura di questo tipo per consentire almeno di limitare sensibilmente le lunghe ed estenuanti code?
Il monumento creato per celebrare la vittoria della prima guerra mondiale ha poi cambiato messaggio. Una contraddizione che rende ancora più speciale questo Tempio poco conosciuto.
Il Tempio della Vittoria in centro: il monumento Double Face di Milano
Milano è stata tra le città italiane più colpite durante i due conflitti mondiali, ma negli anni ’30 la guerra veniva ancora “celebrata”: è così che nacque il Tempio della Vittoria, sacrario dei caduti milanesi e oggi tra i luoghi della memoria più suggestivi in città.
# Un monumento per celebrare la vittoria dell’Italia
credit: vecchiamilano.wordpress.com
1918: l’impero austro-ungarico si arrende, l’Italia esce vittoriosa dalla prima guerra mondiale. Esattamente dieci anni dopo la vittoria, viene inaugurato il Sacrario dei Caduti Milanesi per celebrare la sconfitta degli austriaci e commemorare tutti i concittadini che avevano contribuito a costo della propria vita. La forma ottagonale rappresenta infatti le otto porte di Milano che i i soldati dovettero attraversare per unirsi alle truppe italiane.
# Una posizione simbolica: ma dove si trova?
credit: milano.gaiaitalia.com
Ma anche nella posizione del Tempio emerge la simbologia: è stato costruito proprio nello stesso luogo in cui anticamente si trovava il cimitero dei martiri di epoca paleocristiana, creando un collegamento metaforico tra questi e i martiri della Grande Guerra. Il vecchio cœmeterium ad martyres era situato nei pressi della Basilica di Sant’Ambrogio, nell’attuale Largo Agostino Gemelli.
# Dalla celebrazione della guerra a “luogo della memoria”
credit: pinaleppina.com
Durante la Seconda Guerra Mondiale il Tempio venne gravemente danneggiato a causa dei pesanti bombardamenti, ma non fu abbandonato. Venne ricostruito e ampliato con il grande Sacrario che si sviluppa su tre piani sotterranei. Il complesso monumentale è stato costruito utilizzando il marmobianco di Musso, un tipo di marmo di lunga tradizione a Milano, perché utilizzato anche per il Duomo e per le Colonne di San Lorenzo. All’ingresso del mausoleo, sulla destra, si trova una grande statua in bronzo e dorature alta oltre 4 metri che rappresenta il patrono della città che calpesta i sette vizi capitali.
credit: pinaleppina.com
Inizialmente il Tempio doveva celebrare la guerra un po’ come un festeggiamento per la vittoria, ed è proprio questa sua contraddizione a renderlo oggi uno dei luoghi della memoria più affascinanti e rappresentativi della città.
Il triangolo della magia nera è un disegno tracciato nel globo i cui vertici sono tre città misteriose. Quali sono e perché vengono ricondotte a questa fama sinistra?
I misteri del “triangolo nero”
#1 Torino, capitale mondiale dell’esoterismo
Credits: siviaggia.it
Torino è uno dei vertici più potenti del triangolo della magia nera: viene definita anche come “la città magica”. Si trova sul punto di mezzo dell’emisfero boreale, al 45° parallelo, e sorge nel punto in cui si incontrano due fiumi molto importanti, il Po e la Dora, che stanno a simboleggiare la parte maschile e quella femminile. Già solo queste due caratteristiche fanno della città un polo energetico molto importante. Fu inoltre la casa di una delle più antiche dinastie d’Europa, Casa Savoia che avevano non pochi collegamenti con il mondo dell’esoterismo e dell’alchimia.
Un altro fattore arriva dal fatto che Torino ospitò i più illustri personaggi che si dedicarono all’alchimia: ricordiamo il più famoso Nostradamus e poi Cagliostro, Fulcanelli, Paracelso e il Conte di Saint-Germain. Inoltre nei sotterranei ricchi di cripte, cunicoli e gallerie velate da misteriose vicende, vi sono le Grotte Alchemiche considerate come vie per raggiungere altre dimensioni.
Credits: quotidianopiemontese.it – Piazza Statuto, il cuore della magia nera di Torino
Il cuore della magia nera di Torino è Piazza Statuto sulla quale si erge un monumento imponente e suggestivo comunemente conosciuto come La Fontana del Frejus. La città è inoltre ricca di simboli strani, esoterici, di demoni e di angeli e alcuni legati alla Massoneria e non può che essere considerata tra i centri più importanti dell’occulto nel mondo.
Tra l’altro Torino è anche uno dei tre vertici del triangolo della Magia Bianca. Gli altri vertici sono Praga e Lione.
#2 Londra, il centro più importante dell’Ordine dei Cavalieri Templari
Credits: vivilondra.it
Il secondo vertice del triangolo della magia nera è Londra, una delle città più antiche d’Europa. Il quartiere finanziario della “The City” in passato era il centro più importante dell’Ordine dei Cavalieri Templari. Questa zona è anche tappezzata da diverse simbologie legate a leggende e fatti mistici. Il Dragone Alato che porta fiero uno scudo tipicamente Crociato, è uno di questi simboli, visibile da Fleet Street.
Credits: londonita – Drago Alato
La “City” fu anche dimora di quelli che sono conosciuti come I Cavalieri di Malta. Oggi, del loro rifugio, ne rimane soltanto il St. John’s Gate sotto il quale, nell’antichità, pare che vi fosse un pozzo sacro con acqua dai poteri curativi.
Credits: neverland.com – St. Paul’s Cathedral
Un altro edificio suggestivo è la St. Paul Cathedral che accoglie i suoi visitatori attraverso una stella a cinque punte disegnata sul pavimento. L’opera è dell’architetto Sir Christopher Wren, vissuto nel XVII secolo, membro della Massoneria.
# San Francisco, sede della prima Chiesa di Satana
Credits: evivide IG
La storia di San Francisco è fatta risalire al 3000 a.C. più di 5000 anni fa con la popolazione indigena degli Oloni come primi abitanti. Nell’800 fu luogo di interesse per la Massoneria, sia per quanto riguarda gli affari che i rituali. Durante i primi anni del ‘900, famosi furono alcuni esoteristi e satanista come Aleister Crowley.
Credits: wikipedia.org – Logo chiesa di Satana
Egli non fu il solo, anche Anton LaVey, un altro esoterista, satanista e appassionato di occulto, proprio a San Francisco, nel 1966, fondò la prima Chiesa di Satana.
Credits: vnews24.it
Da sempre rifugio per tutti i ribelli della società, negli anni ’70 San Francisco fu dimora di molti rivoluzionari e hippie, talvolta anche pericolosi. Uno di questi fu Charles Manson, fomentatore di massa che ha plagiato molte menti affinché commettessero omicidi brutali.
Lo U.S. News & World Report ha ordinato i paesi del mondo sulla base delle bellezza delle loro attrazioni naturali. Tre nazioni europee sono tra le prime 10. Vediamo quali sono le 10 nazioni con le maggiori attrazioni di tipo geografico.
I paesi con le più belle attrazioni naturali del mondo: l’Italia è tra le prime 5
#10 Cina, dai deserti alle foreste subtropicali
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Secondo paese più popolato del mondo e quarto per dimensioni. Ha una ricchezza geografica straordinaria. Il suo paesaggio va dalle steppe della foresta e i deserti nell’arido nord alle foreste sutropicali del sud. Ospita le catene montuose più massicce del pianeta: l’Himalaya e il Karakorum. Senza contare l’acqua: due sue fiumi, quello Azzurro e quello Giallo, sono tra i sei corsi d’acqua più lunghi del mondo. E poi ci sono il Tibet e, dalla parte opposta, una costa sull’oceano Pacifico lunga circa 14 500 chilometri. Incredibile che sia solo decima.
#9 Messico, la forza di due oceani
Ph. Zerocool
Altro autentico paradiso in terra. Tra due oceani: Pacifico e Atlantico, con affaccio sul golfo omonimo e sul mar dei Caraibi, per un totale di oltre 11mila chilometri di coste. Ma spettacolari sono anche le montagne che in diversi casi superano i 4.000 e perfino i 5.000 metri di altezza, come il Citlaltépetl (Pico de Orizaba) che tocca i 5610 metri. Sul suo territorio scorre il Rio Bravo e al di là delle coste ci sono numerose isole: tutte assieme arrivano a una superficie di 5073 km²
#8 Thailandia, tra Mekong, montagne e le spiagge straordinarie
Ph. Cbill
Considerato uno dei “paesi più belli del mondo” non può mancare se si considerano solo le attrazioni di tipo geografico. Il bacino del fiume Mekong è uno degli ecosistemi più spettacolari del mondo. Il paese è anche ricco diforeste e di montagne con paesaggi mozzafiato, come le catene del Nord. Ma la Tailandia nel mondo è celebre per le sue spiagge, sia quelle sul golfo del Siam sia quelle delle sue numerose isole sul mare delle Andamane.
#7 Nuova Zelanda, la “gemella” australe dell’Italia
Ph. timbri97
Secondo Rough Guides è “il paese più bello del mondo”, davanti all’Italia. Di diversa opinione lo U.S. News & World Report che lo inserisce “solo” al settimo posto, considerando solo le sue attrazioni geografiche. Che poi costituiscono proprio il suo quasi esclusivo motivo di successo. Ospita la capitale più a Sud del mondo e lo stretto di Cook che separa le due isole principali, quella del Nord e quella del Sud. Gli arcipelaghi di isole minori sono un patrimonio dell’Umanità. Siamo dall’altra parte del mondo, in un territorio grande quasi quello dell’Italia ma abitato da appena 5 milioni di abitanti. Le somiglianze con l’Italia non finiscono qui: curiosamente, anche la Nuova Zelanda ha una forma “a stivale”. Non solo: dal South Cape alla zona a nord di Auckland, c’è quasi l’esatta distanza che esiste in Italia tra il confine nord del Trentino-Alto Adige e Capo Passero in Sicilia, e quasi la stessa opposta latitudine (tra i 47 e i 36 gradi), ovviamente su opposti emisferi.
#6 Spagna
Ph. Julius_Silver
La prima europea in classifica. Per noi significa spiagge e isole Baleari. Ma ha anche un paesaggio molto vario, con l’entroterra arido, location ideale per gli Spaghetti Western, gli scorci invernali dei Pirenei e la piovosa costa del Nord che, a tratti, assomiglia a Bretagna e Normandia.
#5 Brasile
Ph. willian_hludke
Qui le cose si fanno serie. Un Paese dove la natura sembra esplodere. Ogni strada deve essere battuta di frequente, altrimenti la natura se la riprende subito. Si affaccia sull’oceano Atlantico a est con 7600 km di coste, la maggior parte del Paese si trova nella zona tropicale, con la foresta amazzonica che copre una bella fetta di territorio. Il Brasile presenta una fauna senza rivali: è uno dei paesi con più specie di animali al mondo. A sud della foresta amazzonica si estende la grande regione degli altopiani, che comprende l’altopiano del Brasile e il Mato Grosso, fino a scendere e trovare nel Rio Grande Do Sul paesaggi che possono ricordare le zone del Veneto. Il fiume più importante è il Rio delle Amazzoni che, con un’estensione di 7050000 km², è il più vasto del mondo. Ai confini con l’Argentina e il Paraguay si trovano le 275 cascate dell’Iguazú che scendono su un’area di circa quattro chilometri.
#4 Italia
Ph. mbcouto
Ed eccoci anche in questa classifica. Il nostro Paese non è solo ricco di attrazioni culturali che lo hanno fatto nominare “il secondo paese più bello del mondo”. Ha anche un ecosistema in grado di competere con quelli di paesi di molte volte più grandi. La catena delle Alpi la separa dal resto d’Europa, le sue coste si estendono per 7456 km in mezzo al Mediterraneo. Ospita anche due grandi isole e diversi vulcani.
#3 Australia
Ph. strikers
Se si parla dello spettacolo della natura a molti il primo paese che viene in mente è proprio lei: l’Australia. Circondata interamente dall’Oceano, le sue coste raggiungono la lunghezza da record di 34.218 km. Percorrerle tutto è quasi come fare il giro del mondo.
#2 Grecia
Ph. Julius_Silver
Seconda nel mondo, prima in Europa. Non è solo il Paese culla della civiltà occidentale, è anche un luogo caratterizzato da attrazioni geografiche impressionanti. Nel suo mare ci sono 1.500 isole. Anche se è piuttosto piccola, la Grecia è l’undicesimo Stato al mondo per estensione costiera, con 13.676 km di coste. Anche se non si direbbe, l’80% circa della Grecia è composto da montagne o colline, tanto da essere uno dei Paesi europei più montuosi. Il Monte Olimpo, con i suoi quasi 3.000 metri, è la vetta più alta del Paese.
#1 Egitto
Ph. WikiImages
Alla fine la spunta un’altra terra che ha dato i natali alla civiltà del mondo. Non solo per le sue Piramidi che svettano sul deserto del Sahara, l’Egitto offre paesaggi spettacolari sia lungo il Nilo, il fiume più lungo del mondo dove si addensa la gran parte della popolazione, sia lungo le coste del Mediterraneo e del Mar Rosso. Non solo: è anche un Paese transcontinentale, che attraversa Africa e Asia lungo un ponte di terra formato dalla penisola del Sinai.
# Le altre fuori dalla top 10
A ridosso della top 10 ci sono altre “super-potenze” geografiche. I cugini francesi, malgrado coste oceaniche e mediterranee senza rivali, si devono accontentare di stare alla soglie delle prime 10. Così come l’India, più un continente che un semplice Paese. Spettacolari anche le attrazioni di Turchia e Stati Uniti che però devono accontentarsi di tredicesimo e quattordicesimo posto. Delusione anche per Norvegia, Canada e Argentina luoghi le cui ricchezze naturali attirano persone da tutto il mondo.
Cosa succederà nel prossimo futuro? Elon Musk ha poco dubbi. Almeno a quanto risulta dal suo intervento al Vivatech di Parigi. Ripercorriamo le sue principali previsioni.
Musk: “In futuro il lavoro sarà un hobby”
credit: businesstoday.in
# L’intelligenza artificiale è uno strumento di manipolazione della realtà
Durante il suo intervento in videoconferenza a VivaTech, giovedì 23 maggio, Elon Musk ha fortemente criticato l’intelligenza artificiale: le IA generative “non cercano necessariamente la verità ”, aggiungendo che “ È importante che l’IA sia addestrata ad essere onesta e non politicamente corretta ”. “La correttezza politica è spesso semplicemente sbagliata, e questo significa che stai programmando l’intelligenza artificiale per mentire, e penso che andrà storto”, ha detto Musk. In particolare il padre di Tesla ha attaccato l’intelligenza artificiale di Google, Gemini, che aveva erroneamente generato immagini di soldati nazisti o George Washington con la pelle nera.
# “Gli algoritmi sono addestrati a mentire”
Va giù pesante con gli algoritmi di Google, OpenAI e Microsoft che a suo avviso sono stati addirittura “addestrati a mentire”. “La verità, la verità, la verità” è l’obiettivo che Musk afferma di perseguire, ammettendo però che la sua azienda “ha ancora del terreno da recuperare prima che la nostra intelligenza artificiale diventi competitiva come quella di Google-Deepmind o OpenAI-Microsoft”.
credits: milanoitali.blogspot.com
# “Nessuno di noi avrà un lavoro, ma solo degli hobby”
Ma l’intelligenza artificiale non è solo manipolazione della realtà. Al contrario, in prospettiva può consentire secondo Musk una “creazione di un paradiso in terra”, garantendo a tutti di lavorare solo per piacere. Secondo Musk, tutti i lavori, tranne quelli che gli esseri umani non svolgono “per passione”, scompariranno perché “l’intelligenza artificiale e i robot forniranno tutti i prodotti e i servizi di cui abbiamo bisogno” . Con la conseguenza, dice, che “Probabilmente nessuno di noi avrà un lavoro. Se vuoi fare un lavoro puoi tenertelo come hobby”.
Il Sindaco Sala ha annunciato che la linea M6 sarà l’ultima linea metropolitana della città. Si potrebbe sognare più in grande? Un utente di Skyscrapercity ha cercato di immaginare alcuni sviluppi che potrebbero essere realizzati in futuro. Scopriamo quali sono.
Il passante si sviluppa lungo un percorso di 13 chilometri sotto il centro urbano di Milano e mette in connessione le linee ferroviarie provenienti da nord-ovest con quelle ad est e sud-est. Quanto lo conosci davvero?
7 curiosità che non sai sul passante di Milano
#1 In sole 4 fermate incrocia tutte le 5 linee metropolitane: l’unica infrastruttura a farlo
Credits: wikipedia.org – Tracciato passante di Milano
Un unicum a Milano. Nel breve tratto compreso tra Porta Venezia e Dateo, a distanza di una fermata l’una dall’altra, si può scambiare con tutte e 5 le linee metropolitane: un vero e proprio hub metropolitano. A Porta Garibaldi interscambia con M2 e M5, a Repubblica con M3, a Porta Venezia con M1 e a Dateo con M4.
#2 Il percorso ricalca quello di due ferrovie soppresse: la Venezia-Piacenza e la Monza-Como
storiadimilano.it – Ferrovie soppresse
Il progetto del passante ha avuto una lunga gestazione. La progettazione risale alla fine degli anni ’60 del ‘900. I lavori iniziarono solo nel 1984 per poi terminare nel 2015 con la stazione di Forlanini. Il percorso, al contrario di come si potrebbe pensare, non è stato però immaginato da zero. Ricalca infatti nel sottosuolo quello della vecchia ferrovia per Venezia-Piacenza, soppressa agli inizi degli anni ’30 dopo l’entrata in funzione dell’attuale Stazione Centrale, e il primo tratto della vecchia ferrovia per Monza-Como nella galleria Garibaldi.
#3 L’unica infrastruttura sotterranea che taglia in diagonale la città
Mappa passante
Il passante ferroviario è l’unica infrastruttura trasportistica pesante che taglia la città in diagonale offrendo un servizio unico, che nessuna delle altre linee metropolitane mette a disposizione.
#4 Viene definita la “sesta metropolitana” di Milano: passa un treno ogni 5 minuti
Può essere considerato a tutti gli effetti un’ulteriore linea metropolitana data la frequenza dei treni nel tratto comune Lancetti-Porta Vittoria. Il passaggio di sei linee suburbane (S1, S2, S5, S6, S13, ciascuna a cadenza semioraria, e S12), garantisce nelle ore di punta un treno ogni 5 minuti.
#5 Più comodo e rapido degli altri mezzi pubblici sugli stessi tracciati
Un altro aspetto che forse non viene preso tanto in considerazione dai pendolari e dagli utenti del trasporto pubblico milanese in generale è, in diversi casi, la maggiore comodità e rapidità del passante rispettoagli altri mezzi pubblici confrontando gli stessi tragitti.
Se si prende ad esempio la tratta Porta Venezia-Lancetti, ci vogliono 18 minuti e 3 fermate con il passante, contro i 35 minuti e 13 fermate combinando le linee 33 e 2. Per andare da Porta Garibaldi a Porta Venezia si impiegano appena3 minuti per percorrere 2 fermate con il passante, l’alternativa più rapida prevede la combinazione delle linee 33 e 8 servono 19 minuti, mentre con la metro ne servono addirittura 29. Infine nella tratta Dateo-Lancetti si passa dai 20 minuti con il passante ai circa 50 minuti combinando M4, M1 e M3.
#6 La stazione di Porta Venezia è stata costruita con una tecnica unica
Credits: wikipedia.org – Piano binari stazione del Passante di Porta Venezia
Una curiosità sulla stazione di Porta Venezia riguarda la sua costruzione. Per evitare la chiusura di corso Buenos Aires per alcuni anni, con danni incalcolabili per le attività commerciali, al posto dello scavo a cielo aperto si è preferita utilizzare la tecnica dell’arco cellulare. Si è proceduto per prima cosa con la realizzazione di un arco del diametro di 30 metri spingendo nel terreno dei tubi di cemento. Poi si è potuto scavare la galleria sotto l’arco senza rischi di cedimento e costruire i sostegni laterali.
#7 Il mezzanino di Porta Venezia sospeso sopra la galleria è sostenuto da dei tiranti
Il piano binari e il mezzanino sono stati creati nello spazio che si è venuto a creare. Proprio il mezzanino ha una particolarità: si trova infatti sospeso al centro della galleria ed è sostenuto da tiranti agganciati al soffitto.
Stanchi della classiche funivie? Questa è davvero bizzarra e conduce a una vista mozzafiato. Dove si trova e come funziona.
Milano-Funivia Lago Maggiore
La funivia di bidoni per la terrazza panoramica a un’ora da Milano
# La bidonvia è l’unico modo per raggiungere la vetta
chiaratolomelliclair IG – Sasso del Ferro
Siamo a Laveno Mondello, sul Lago Maggiore, a circa 70 km e a un’ora di auto da Milano. L’alternativa è il treno regionale dalla stazione di Cadorna. In questa meravigliosa cornice di acqua e monti, negli anni ’60, è stata costruita una funivia diversa dal solito per arrivare fino a quasi sulla sommità del monte Sasso del Ferro a 1.110 metri di altezza: una bidonvia.
Bidonvia
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funiviedellagomaggiore.it
valeria.villa.48 IG - Funivia Laveno
vanelifestyle94 IG - Bidonvia
Dear_grosse_schwarzwaldmoni IG - Bidonvia
Si tratta infatti di un impianto di telecabine biposto aperte e chiuse, che assomigliano a dei bidoni, dove si sta in piedi per tutta la durata della salita.
Fatto il biglietto, dal costo di 12 euro per andata e ritorno, si seguono le indicazioni a terra che riportano le posizioni da dove salgono i passeggeri. Se si è in coppia, appena salito il primo per il secondo è prevista l’entrata nella telecabina da una posizione avanzata. A chiudere la piccola porta c’è un addetto. L’ascesa fino alla vetta dura circa 15 minuti e mentre si arriva a destinazione si può godere di una vista panoramica su tutto il territorio circostante.
# Il ristorante con terrazza panoramica: la vista spazia dai 7 laghi lombardi alla Pianura Padana
funiviedellagomaggiore.it – ristorante con terrazza
Messi i piedi a terra non resta che ammirare il meraviglioso panorama offerto dalla natura. Una vista ancora migliore si ha dal ristorante panoramico. Seduti nella sala interna con vetrate o sulla terrazza aperta si può godere di un pranzo o un aperitivo con sottofondo musicale e lo sguardo rivolto ai sette laghi lombardi, alle Alpi, alle Prealpi e alla Pianura Padana. Nelle giornate più limpide, muniti di binocolo, si può vedere l’Aeroporto di Malpensa e persino il Duomo di Milano.
Tipi da Tram: 5 viaggiatori tipici che si incontrano a Milano.
Tipi da Tram: 5 viaggiatori tipici che si incontrano a Milano
#1 Nonne con nipotino
Credits Andrea Cherchi – Tram fermo
Si vedono in qualunque momento della giornata. Sono nonne poco nonne, perché giovanili e pure belle. Eleganti in modo sobrio, rispondono con pazienza alle mille domande dei nipotini, composti e non capricciosi. Nonne come scrigni di saggezza rinchiusi in un tram.
#2 Signore anonime. Spesso non sono milanesi
Credits Andrea Cherchi – In tram con il telefono
Hanno lo sguardo spento, borsone a tracolla, vestite in modo anonimo che quasi non ci si accorge della loro presenza. Guardano il cellulare, guardano fuori, poi scendono per andare chissà dove e chissà perché.
#3 Nonno e badante
È sobrio, profuma di dopobarba, ha gli occhi profondi e antichi di chi conosce il mondo
Parla poco anche perché non saprebbe cosa dire alla badante straniera che è con lui.
Sta seduto e guarda fuori una città che forse non riconosce più, trattenendo dentro di sé mille storie da raccontare.
#4 Signore con quintali di borse
credit: milanopocket.it
Non si percepiscono subito perché sono sepolte da borse della spesa, sacchetti e sacconi. Raramente si siedono vista la mole di sacchi al seguito. Bisogna passare accanto a loro con attenzione perché dall’urtare un pacco al ruzzolare per terra è un attimo.
#5 Studenti fuori sede con trolley e zaini
Sum2000-pixabay – Studenti
Ragazzi poco più che ventenni, sorridenti. Lo sguardo profondo di chi spera in un futuro migliore, in una Milano che era un miraggio e che ora funge da terra promessa per chi, come loro, giunge qui tra mille difficoltà e sacrifici anche delle famiglie. Trolley colmi di aspettative per un futuro che corre assieme al tram.
Gli interventi hanno riguardato anche Corso Europa, Via Durini e fino a largo Augusto, con un’area pedonale dal Castello Sforzesco fino a San Babila. I dettagli del progetto, gli interventi realizzati e quelli da portare a termine.
La trasformazione del centro di Milano in una maxi area pedonale: cosa è stato fatto e quello che è in programma
# I numeri del progetto: 70 nuovi alberi e 14.000 mq di nuove aree pedonali
Un progetto nato del 2020 nell’ambito del “Piano Quartieri” con l’obiettivo di ampliare l’area pedonale dal Castello Sforzesco arriva appunto fino a Piazza San Babila. Gli interventi hanno riguardato Corso Europa, Via Durini efino a largo Augusto. Previsti aree per le bici, la piantumazione di alberi e spazi per valorizzare le realtà commerciali e culturali del centro.
Credits: Comune di Milano – I percorsi ciclabili previsti da progetto
In totale sono 14.000 mq di area pedonale aggiuntiva, 70 nuovi alberi e una nuova pista ciclabile su Corso Europa. In questo modo anche quest’area centrale della città sarà raggiungibile esclusivamente con trasporto pubblico e taxi, oppure a piedi o in bicicletta.
# La nuova viabilità per auto e taxi con l’introduzione di una nuova Ztl
Corso Europa mediante la creazione di una ZTL viene reso accessibile solo al trasporto pubblico, ai taxi e ai mezzi del carico/scarico negli orari consentiti. Con la pedonalizzazione di Largo Augusto agli automobilisti possono transitare lungo l’itinerario via Battisti, via Cavallotti, Corso Europa e via Larga.
# I nuovi percorsi delle linee di trasporto pubblico
Viabilità mezzi pubblici
La trasformazione del centro in una maxi area pedonale cambia anche i percorsi di alcune linee di trasporto pubblico. In particolare la 60, la 61, la 84 e la 85 possono seguire solo l’anello obbligato di Corso Europa, Via Borgogna, Via Larga e Via Visconti di Modrone.
# Cosa è stato fatto
Nuova area pedonale centro
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Credits Andrea Cherchi - La nuova piazza San Babila
Credits Andrea Cherchi - Piazza San Babila dall'alto altra vista
Ezio Cairoli - Passeggeri in entrata e uscita
Pierfrancesco Maran FB - Largo Augusto
Urbanfile - Largo Augusto
Delle 5 zone o vie interessate maggiormente dalla trasformazioni quasi tutte sono state portate a termine:
Piazza San Babila è diventata completamente pedonale, con la posa dei milomat lato Corso Matteotti, che ha visto il restringimento della careggiata e il contestuale allargamento dei marciapiedi, e ha visto l’apertura dell’omonima nuova fermata di M4 a interscambiare con la M1;
Corso Europa è diventato un viale alberato tutto ciclabile e pedonale a senso unico di marcia nel tratto tra Via Borgogna e il parcheggio di Largo Corsia dei servi e tra Via Cavallotti e Largo Bersaglieri;
Largo Toscanini è stato trasformato in zona pedonale con panchine e alberi;
Largo Augusto è diventata pedonale con una nuova pavimentazione in cubetti di granito, aiuole con piante, sedute, la posa della più antica “ruvida colonna” in ceppo e granito nella collocazione originaria e il riposizionamento della seicentesca Colonna del Verziere.
Conclusa di fatto la nuova piazza in Largo Augusto, è in corso l’allargamento dei marciapiedi con la posa di pietra su Via Durini, rimane poi da realizzare un doppio filare alberato suVia Verziere e la sistemazione dell’area superficiali soprastanti il parcheggio di Via Borgogna concluso da poco. La nuova maxi area pedonale dovrebbe essere completata entro l’estate e l’autunno 2024.
10 treni da record: quali sono e a che velocità sfrecciano i treni più rapidi del mondo.
I 10 treni più veloci del mondo: c’è anche l’Italia nella sfida agli aerei
#10 Frecciarossa 1000: 400 km/h
credit: multi-rail.com
Apre la graduatoria l’Italia con il Frecciarossa 1000, noto anche come ETR 400: può raggiungere i 400 km/h e collega città come Torino, Milano, Reggio Emilia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Salerno, arrivando anche a Potenza e Taranto. Alcuni Frecciarossa 1000 collegano inoltre Venezia, Padova, Vicenza, Verona, Brescia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Salerno. La velocità commerciale massima è di 300 km/h. Per un soffio è stato superato da uno dei mostri sacri della velocità su rotaia.
#9 Shinkasen (E5, E6, H5): 401 km/h
shortycolossus-pixabay – Shinkansen
Appena un chilometro orario in più per gli attuali Shinkasen più veloci in servizio: 401 k/h. Nel servizio commerciale non possono superare i 320 km/h. Sono utilizzati nella rete ad alta velocità del Giappone.
#8 AVE S103: 403,7 km/h
maquinista_emerito IG – AVE S103
La Spagna occupa l’ottavo posto con l’ultimo modello S103. I treni dell’Alta Velocidad Española possono arrivare a 350 km/h, anche se sono limitati a 310 km/h, mentre il nuovo arrivato a toccato i 403,7 km/h.
#7 ICE 3: 404 km/h
swabian_trainman IG – ICE3
Settimo posto per il tedesco ICE 3, prodotto da Siemens Mobility nel 1999. Sebbene sia omologato per una velocità massima di 330 km/h, durante i test su rotaia in Spagna ha raggiunto i 404 km/h.
#6 Fuxing Hao CR400AF/BF: 418 km/h
credit: nrdc.org
Al sesto posto c’è “Fuxing Hao”, letteralmente “ringiovanimento”, l’ennesima prova della capacità che i cinesi hanno di superare i limiti. Ogni giorno viaggia intorno ai 354 km/h e collega diverse linee, tra cui la Pechino-Shanghai, ma il record di velocità lo ha raggiunto nei test: 418 km/h.
#5 HEMU-430X: 421,4 km/h
credit: railway-news.com
Il sudcoreano HEMU-430X si prende al quinto posto della classifica con i suoi 421,4 km/h. Progettato per correre a 430 km/h, come suggerisce il nome, non è però riuscito a toccare tale velocità.
#4 Shanghai Maglev: 431 km/h
credit: mobileworldlive.com
Al quarto posto c’è lo Shangai Maglev, chiamato anche Shangai Transrapid per la velocità con cui percorre anche lunghi tragitti, primo al mondo tra quelli in esercizio con 350 km/h. Nei test ha toccato invece la velocità di 431 km/h.La tecnologia utilizzata è quella della levitazione magnetica e collega non solo la città di Shangai, dove impiega 7 minuti e 20 secondi per viaggiare dal centro all’aeroporto e fa parte della metropolitana cittadina, ma tutta la Cina.
#3 CRH380A Hexie: 486 km/h
credit: trainsimmods.com
A completare il trio della super-velocità cinese, con lo Shangai Maglev e il Fuxing Hao, c’è il CRH380A Hexie, conosciuto anche come Harmony. La velocità massima raggiunta durante i test è stata di 486 km/h, mentre quella commerciale si “ferma” a 380 km/h.
#2 TGV POS: 575 km/h
credit: http://transpressnz.blogspot.com/
Ritorniamo in Europa: il secondo posto nella classifica mondiale è occupato dal treno ad alta velocità francese TGV POS che ha toccato i 575 km/h nonostante sia un mezzo “datato”. Durante il servizio regolare questo treno non supera invece i 322 km/h.
#1 Shinkansen Serie L0: 603 km/h
credit: workinjapan.today
In cima alla classifica dei treni più veloci del mondo, che sfidano chiunque a sporgere la testa fuori dal finestrino, troviamo il giapponese Shinkansen Serie L0. L’ultima evoluzione del “treno-proiettile“, per la forma simile a quello delle testa di una pallottola nei suoi primi esemplari, questo treno attraversa il Giappone in lungo e in largo ed è gestito dalla Central Japan Railway Company. Nei test ha toccato la velocità record di 603km/h ed entrerà in servizio nel 2027 sulla nuova linea alta velocità Tokyo-Nagoya.
Brixton Station. Sarà così anche a Milano? ph. @londonundergroundknowledge
IG
Uno degli obiettivi del Pums di Milano è quello di trasformare i nodi di interscambio del trasporto pubblico in luoghi vivi e attrattivi con servizi per pendolari e cittadini. Ecco cosa è stato immaginato.
I capolinea della metro: da deserti di frontiera ad hub di servizi e intrattenimento
# Il futuro dei nodi interscambio del trasporto pubblico
Credits PUMS Milano – Nodi di interscambio
In base a quanto specificato dal PUMS, i nodi di interscambio attuali e futuri che corrispondono ai capolinea metropolitani e ai parcheggi di interscambio sempre a servizio delle fermate metropolitane anche non capolinea, dovranno diventare uno snodo di servizi integrati e sostenibili, potenziandone le condizioni di accessibilità, le dotazioni
infrastrutturali e le funzioni. Questi luoghi che oggi hanno un carattere prevalente di infrastruttura dovranno essere trasformati in spazi urbani di rilievo, riducendo il degrado fisico e sociale e migliorando la fruizione e l’accessibilità anche dai territori fuori dal Comune di Milano.
# L’obiettivo: trasformarli in hub di servizi
Credits saba – Parcheggio Comasina M3
I capolinea, i terminal bus e gli attuali spazi occupati dai parcheggi di interscambio, secondo quanto previsto dal piano della mobilità, dovranno essere trasformati in veri hub di servizi per tutta la comunità circostante e per i pendolari e milanesi che scenderanno in quelle fermate. In sintesi potrebbero esserci: negozi al dettaglio con servizi di prossimità, uffici della pubblica amministrazione, punti di assistenza sanitaria, sportelli bancari, centri sportivi e luoghi per il relax e l’intrattenimento, ma anche hotel e centri direzionali.
# I nodi di interscambio attuali e futuri
Credits Comune di Milano – Nodi di Interscambio
I nodi di interscambio interessati sarebbero quelli attuali di: Bisceglie, Famagosta, Rogoredo FS, San Donato, Cascina Gobba, Centrale FS, Garibaldi FS, Comasina, Bovisa, Molino Dorino, Bonola e il famigerato terminal bus di Lampugnano. In futuro ci saranno quelli di San Cristoforo, Segrate, Cinisello-Bettola (ilprogetto esisteva già ma è tutto bloccato) e Stephenson. A questi interventi si affianca il ripensamento di alcune piazze inseriti in snodi cittadini importanti come piazzale Loreto, con il progetto LOC, o piaza Trento a ridosso dello Scalo Romana.
# La situazione di cronico degrado della stazione di Lampugnano
Lampugnano
Uno dei nodi che avrebbe più bisogno di una seria rigenerazione, visto che si trova in città a poco di 2 km dalla circonvallazione esterna, è il terminal bus di Lampugnano. Qui partono e arrivano i bus internazionali, è presente anche l’interscambio con la linea metropolitana M1, e pertanto meriterebbe di trasformarsi in un vero luogo di attrazione per turisti e milanesi con tutti i principali servizi e avere maggiore decoro.
Tra il 2018 e il 2019 è stata effettuata la manutenzione straordinaria sia delle aree interne e esterne, come per il terminal di San Donato, ma a quanto pare la situazione non è migliorata. Sporcizia, degrado e scarsa sicurezza rimangono una costante essendo il terminal visto come un mero luogo di passaggio e non dove fermarsi per fare acquisti, pranzare o intrattenersi, e pertanto è ancora oggi un pessimo biglietto di visita per chi arriva a Milano.
# La suggestione di Yom Design Studio
Suggestione Stazione Lampugnano Yom Design Studio
Yom Design Studio ha provato ad immaginare a una sua trasformazione in un grande hub infrastrutturale e in una sorta di piazza pubblica, con panchine, alberi, aiuole, dove incontrarsi e socializzare. Nel progetto si vede una sala d’attesa con le indicazioni dei bus in arrivo e partenza e il contestuale rinnovo dell’edificio del terminal. Sarebbe già un primo passo. La speranza è che il piano della mobilità non rimanga sulla carta ma riesca a concretizzarsi cambiando una volta per tutte il destino di questi luoghi senza un’anima.
Piazza Duomo non è solo il centro di Milano. E’ ormai anche diventato il centro dei rooftop, delle terrazze con vista sulla città. Tra i rooftop più “segreti” c’è questo: in pochi lo conoscono, è super esclusivo, con prenotazione obbligatoria, ma, rispetto a quello che si potrebbe pensare, i prezzi per un aperitivo non sono neanche così alti. Ecco dove ci troviamo.
La terrazza segreta “a colori” con vista Duomo (con prezzi per tutte le tasche)
# Una vista spettacolo: dalle guglie del Duomo ai grattacieli di Porta Nuova
Credits: @sunelevenrooftop – SunEleven Rooftop
A Milano fare aperitivo sui tetti è sempre più facile grazie alle numerose aperture di locali sui rooftop negli ultimi anni. Tra quelli più glam e allo stesso tempo più nascosti, dove sorseggiare un drink quando il sole inizia a tramontare e a colorare di mille sfumature il cielo, c’è il SunEleven all’undicesimo piano dell’iH Hotels Milano Ambasciatori. Aperto dal 2020, dalla sua terrazza su due livelli si può ammirare lo skyline milanese a 360°, dalle guglie del Duomo a Citylife fino ai grattacieli di Porta Nuova.
# Un locale colorato, friendly e informale
giadafantini IG – Suneleven
Il locale, voluto dall’Architetto Corti che ha convinto il Ceo di iH Hotels Group a realizzare un lounge bar piuttosto che una suite panoramica, mette a disposizione posti anche all’interno. Si presenta colorato, friendly e informale, sfoderando un mix di colori pastello, che si ritrova nei suoi arredi, piante verdissime e arredi da Nord Europa.
# Aperitivo a 8 o 12 euro
milano.a.tavola IG – Suneleven
Il SunEleven è aperto tutti i giorni dalle 17 alle 23 e il sabato prolunga l’orario di chiusura di un’ora, l’ingresso è quello dell’iH Hotels Milano Ambasciatori, necessaria la prenotazione. Il lounge bar a cielo aperto è perfetto per fare aperitivo a un prezzo della media per Milano: si aggira intorno agli 8-12€, con calice/cocktail e stuzzichini. Non si tratta di un aperitivo abbondante, vengono serviti stuzzichini come patatine, taralli e olive, e per questo è previsto un menu tapas che propone ad esempio nachos e guacamole a 6 euro. Il costo di birre e vini parte da 8 euro, mentre i cocktail costano dai 12 ai 16 euro. Un locale quindi dai prezzi nella media, ma con una vista che rappresenta un vero lusso.
Quasi ventidue anni fa ci lasciava uno dei simboli della Milano che si mescolava con quell’umanità che arrivava dal Sud dell’Italia. Colui che, per primo, aveva saputo interpretare, con comicità e un po’ d’irriverenza, quei milanesi acquisiti che, pur tradendo con il linguaggio la provenienza dal Mezzogiorno, si dichiaravano “milannezi al centopeccento”. Giorgio Porcaro ci lasciava il 4 giugno 2022.
Giorgio Porcaro, l’inventore del “terrunciello”
# Chi ha inventato la parlata del terrunciello? Porcaro o Abatantuono?
Di sconosciuto – https://fondazionecsc.b-cdn.net/wp-content/uploads/2019/11/8688_derby.jpg, Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=10108615 – Giorgio Porcaro al Derby con Abatantuono, Boldi, di Francesco e Faletti
Chi ha inventato la parlata del terrunciello? Porcaro o Abatantuono? La risposta ce la diede Enzo Jannacci, nel programma televisivo Blitz, condotto da Gianni Minà. Era il 1982 e Jannacci dice che “la parlata pugliese, integrata milanesiata, è nata con Porcaro, che aveva predisposizione ad adottare quell’accento e lo faceva molto bene. Poi, facendo la Tappezzeria, ho pensato che quella parlata andava fatta in due, con battute tra Giorgio e Abatantuono”.
Quindi possiamo dire che ad inaugurare quel modo di comunicare, così comico e divertente, è stato Giorgio Porcaro, una delle figure più apprezzate del cabaret meneghino, quello del Derby degli anni ’70 e ’80, personaggio noto al pubblico italiano anche per i film comico-grotteschi in cui ha recitato, come “Io tigro, tu tigri, egli tigra”, “Si ringrazia la Regione Puglia per averci fornito i milanesi” e “Sturtruppen 2 – Tutti al fronte”.
Ma cos’era la Tappezzeria? Era uno spettacolo teatrale nato nel 1982, su progetto di Jannacci e Beppe Viola, con attori del calibro di Diego Abatantuono, Mauro Di Francesco, Giorgio Faletti, Guido Dogui Nicheli, Massimo Boldi, Ernst Thole e, naturalmente, Giorgio Porcaro. Quest’ultimo e Abatantuono danno vita ad uno sketch esilarante che rimarrà nell’antologia del cabaret in versione terronico-meneghina: è il 1978 e, proprio sullo spunto della tappezzeria, vediamo Abatantuono che, col proprio tram, cerca di passare per via Beato Michele da Carcano, naturalmente a Milano, ma viene bloccato da Porcaro che sta lucidando i binari. I due, con quella parlata da meneghin-terrunciello, battono e ribattono battute dandosi del terrone a vicenda.
# Dal debutto al Derby allo spettacolo la “Tappezzeria”
Porcaro era nato a Benevento il 29 novembre 1952, il padre era finanziere e, per lavoro, si trasferisce a Milano quando il figlio ha soli cinque anni. Nel 1972 c’è il debutto di Giorgio al Derby, poco dopo Gianfranco Funari lo fa recitare nel proprio gruppo chiamato “I Mormoranti”, con Fabio Concato e Bruno Graceffa. Nel 1977 passa invece allo spettacolo la “Tappezzeria”, dove inventa il personaggio del terrunciello. E’ anche il periodo in cui, con Boldi, Di Francesco e Thole, fa parte del gruppo “Repellenti”, altra idea di Jannacci e Viola. Porcaro, da bambino, arrivando a Milano, va ad abitare in via Caracciolo, poi in via Volta ed infine a Milano 3.
Ma come entra nel mondo del cabaret?“Ho sempre avuto il pallino per questo tipo di spettacolo -confida in un’intervista degli anni ottanta- poi da giovane vidi l’esibizione di un professionista del genere e pensai che, forse, io ero anche meglio di lui. Così mi sono buttato in questo mondo”.
# Film, trasmissioni televisive e un disco musicale al titolo “Milanese con pedigree”
Porcaro
Porcaro, oltre ai circa dieci film girati, alle tre trasmissioni televisive condotte, alle opere teatrali realizzate, nel 1981 ha anche inciso un disco musicale dal titolo “Milanese con pedigree”.
Con i brani, “Fresca”, “La mano a cucchiaietto”, “Gli amici della pelle” e “Sent’bello”, con l’intramontabile ritornello “Slarghes no, vusa no, Africa !, Africa!”, tradotto, “non allargarti troppo, non gridare, Africa…”, con il nome del continente inteso come irriverente marchio del Sud Italia.
Porcaro fu sconfitto dal cancro ad inizio del nuovo millennio, ma la sua comicità, la sua 128 Krups rosa, tanto tamarra, che guidava nei film, quell’alchimia tra lui Jannacci e Viola, lo renderanno eterno.