AMBROGIO FOGAR, l'”Ulisse” di Milano

"Preferisco essere visto semplicemente come un uomo che cerca il proprio limite, navigatore solitario fa pensare a qualcosa di epico, che non mi appartiene"

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Fogar

Non gli piaceva essere definito un “navigatore solitario”, chissà perché? Non lo ha mai spiegato chiaramente: “preferisco essere visto semplicemente come un uomo che cerca il proprio limite, navigatore solitario fa pensare a qualcosa di epico, che non mi appartiene”.

AMBROGIO FOGAR, l'”Ulisse” di Milano

# Le prime imprese: l’Atlantico del Nord in solitaria e il giro del mondo

 wikipedia-org – Ambrogio Fogar 1975

Ambrogio Fogar nacque a Milano il 13 agosto 1941, il padre era un assicuratore, la madre insegnante. Giovanissimo attraversa le Alpi con gli sci e partecipa alla Marcialonga sulle Dolomiti, e alla  Vasoloppet, nella Contea di Dalarna, in Svezia, due competizioni di fondo per veri esperti.

Pratica paracadutismo e, visto che il padre era originario di Trieste, grazie alla città giuliana scopre il fascino del mare. Prima di avventurarsi nei pericoli che nasconde Madre Natura in giro per il mondo, fece diversi lavori: assicuratore, comparsa alla Scala, venditore di auto e altre semplici attività. Nel frattempo si era iscritto a Scienze Politiche, ma l’amore per l’avventura fu troppo forte. Nel 1972 Ambrogio Fogar attraversa l’Atlantico del Nord in solitaria. Un anno dopo, con la propria barca chiamata Surprise, fa il giro del mondo, sempre da solo, partendo dal porticciolo di Castiglione della Pescaia il 3 novembre 1973 e tornando il 7 dicembre 1974.

# Un Ulisse moderno e meneghino

Possiamo dire che, grazie a Fogar, una buona parte dell’Italia si innamora della vela, lui diventa una sorta di Ulisse moderno e meneghino, con quel nuovo modo di fare avventura. La sponsorizzazione, l’impatto mediatico dei libri e della Tv e quelle sue sembianze da ragioniere che sfida i pericoli del mondo, fanno di Fogar una sorta di personaggio mitologico moderno, anche se lui di epico non voleva sentire parlare. Nel 1976 sfida la misteriosa leggenda del Triangolo delle Bermuda, per capire, umanamente e scientificamente, uno dei misteri più famosi della storia. Questa spedizione la fa con Uri Geller ed Enzo Majiorca.

# Il primo dramma della sua vita: la morte dell’amico giornalista e scrittore Mauro Mancini

Nel 1978 c’è il primo dramma della sua vita: il 14 gennaio Ambrogio e l’amico giornalista e scrittore Mauro Mancini, salpano dal porto di Mar del Plata per puntare a Sud, fino a Ushaia, capoluogo della Terra del Fuoco, dove Mancini avrebbe dovuto scendere e Fogar proseguire in solitaria nella circumnavigazione dell’Antartide. Ma nel tragitto, il 19 novembre, alle ore 10, un branco di Orche colpisce lo scafo e i due sono costretti a saltare sulla zattera gonfiabile di salvataggio, andando alla deriva per settantaquattro giorni. Perdono quaranta chili, sono in condizioni di salute precarie e, dopo circa due mesi e mezzo, sono recuperati da un mercantile greco: sembra che la salvezza sia arrivata, invece Mancini, dopo due giorni di navigazione sulla nave che li ha recuperati, vede peggiorare la polmonite che lo aveva colpito alcuni giorni prima e muore.

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Per Fogar il ritorno in Italia è caratterizzato da critiche e polemiche, che lo stesso estremista dell’avventura cercherà di chiarire anche in qualità di ospite in trasmissioni Tv. Fogar, comunque, diventa una star. Marketing, pubblicità, libri e articoli, lo rendono una delle personalità più conosciute in Italia.

# Al Polo Nord con Armaduk prima dell’incidente in un rally

naturabenesserecultura.it – Ambrogio Fogar con il suo cane al Polo Nord

Nel 1983, con il cane Armaduk, arriva a piedi al Polo Nord, poi è la volta della conduzione di trasmissioni per il piccolo schermo. Nel 1984 inizia a presentare “Jonathan, dimensione avventura”, un magazine sugli sport estremi e avventurosi. 

Nel 1992, durante la tappa del rally Pechino-Mosca-Parigi, Fogar è vittima di un gravissimo incidente: la sua jeep si ribalta e lui subisce la frattura della vertebra cervicale, che lo costringerà a diventare quasi completamente paralizzato: “nel primo periodo di inabilità ho rinnegato il mio amore per la vita, avrei voluto l’eutanasia -dichiarerà in un’intervista in Tv- dopo un po’ di tempo, una notte, ricordando una barzelletta, mi misi a ridere e mi accorsi, così banalmente, di avere ancora la forza per sorridere”.

# Il giro d’Italia in barca a vela

Fogar

Nel 1997, malgrado la grave disabilità, prende parte al giro d’Italia in barca a vela, intanto continua a scrivere libri e diventa testimonial di iniziative di solidarietà e di tutela ambientale, in particolare si batte contro la caccia alla balena.

Morirà il 24 agosto 2005, per una complicazione al cuore. Fogar, personaggio chiacchierato e amato, rispettato e controverso, antesignano moderno dell’uomo “no-limits”, proprio con la grave disabilità ha dimostrato di poter superare qualsiasi limite. Prima dell’incidente confidava: “ammetto di essere un narcisista, quando viaggio da solo non scappo dagli altri, ma scappo da me stesso”.

FABIO BUFFA 

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Fabio Buffa
Nato ad Alessandria, classe 1969, nel 1988 sono entrato per la prima volta in una redazione giornalistica, per collaborare e fare gavetta al Piccolo di Alessandria. Sono pubblicista dal 1996 e ho collaborato per varie testate, sia come giornalista che come vignettista satirico e scrittore di freddure. Dal 1992 lavoro nel sociale.