La Lombardia ha tutto, tranne il mare. Abbiamo però la spiagge. E che spiagge! Non più una da quest’anno sono addirittura tre da “bandiera blu”, in grado di competere con le migliori d’Italia.
Anche senza mare la LOMBARDIA ha tre SPIAGGE da BANDIERA BLU che sfidano le più belle del MEDITERRANEO
Come si diventa Bandiera Blu
La bandiera blu viene assegnata dalla Foundation for Environmental Education, una ONG danese, in base a 32 requisiti molto rigidi:sinonimo di qualità delle acque ma anche per alcune virtù della cittadina in termini di comportamento civico ed ecosostenibilità. In Italia ci sono l’11% di bandiere blu del mondo. E per il dodicesimo anno consecutivo l’ha ottenuta Gardone Riviera. Ma la novità di quest’anno è che non è più sola nella regione.
#1 Gardone Riviera
gardone riviera
Nota come sede del Vittoriale degli italiani, monumentale residenza di Gabriele d’Annunzio che qui riposa per sempre, Gardone Riviera non ha solamente una pregevole e cristallina acqua ma riserva una serie infinita di qualità sempre più apprezzate. Partendo da un repertorio enogastronomico di altissimo livello si arriva ad un basso impatto ambientale nella vita quotidiana, illuminazione comunale interamente a LED con un basso dispendio di energia e altre soluzioni volte in questa direzione. Da quest’anno è stata affiancata da altre due spiagge lombarde.
#2 Sirmione
@mima_zx IG
Pochi chilometri e si trova forse il paese più noto del lago di Garda. Le terme, il centro storico antico, piena di tedeschi. Ed è anche vicina a Gardaland. A tutto questo si aggiunge una bandiera blu nuova di zecca. Altro grande vantaggio? Il collegamento con Milano: tre treni all’ora dalla Centrale raggiungono la stazione di Desenzano-Sirmione in 51 minuti/1 ora. E non è la sola sorpresa della Lombardia.
#3 Toscolano Maderno
Toscolano Maderno – Ph. @bertafrancesca IG
Un nome che non molti conoscono. Può sembrare tipico da paese dell’hinterland e invece no. Siamo sempre sul lago di Garda, sponda bresciana. Comune meno noto delle altre due bandiere azzurre lombarde, però forse anche per questo ancora più curioso. Lo abitano 7.500 persone e dista una quarantina di chilometri da Brescia, con cui sogna un collegamento via metropolitana. Fa parte del parco regionale dell’Alto Garda Bresciano e nasce dalla fusione di due frazioni: Toscolano e Maderno. L’unione ha fatto la forza tanto da meritare il vessillo blu.
# Le altre new entry in Italia
Credits paolamartalo IG – Gallipoli
Le nuove bandiere blu italiane sono, oltre alle due lombarde, Catanzaro (Calabria), Rocca Imperiale (Calabria), San Mauro Cilento (Campania), Gatteo (Emilia Romagna), Laigueglia (Liguria), Sori (Liguria), Porto San Giorgio (Marche), Termoli (Molise), San Maurizio D’Opaglio (Piemonte), Verbania (Piemonte), Gallipoli (Puglia), Isole Tremiti (Puglia), Leporano (Puglia), Vieste (Puglia) e Orbetello (Toscana). Ha perso invece la Bandiera Blu Cattolica (Emilia Romagna).
Nuovo cambio al vertice con il comune del milanese, “il “paese dei ricchi”, che perde il suo primato.
Il “PAESE DEI RICCHI” alle porte di Milano perde il suo primato. E il paese più POVERO d’Italia è in LOMBARDIA (a un’ora da Milano)
# Basiglio perde la vetta di comune più ricco d’Italia
Credits giusepperuggero_ IG – Lajatico
Anche i ricchi piangono. Almeno quelli che vivono a Basiglio, che scende in seconda posizione con 49.325 euro pro capite, perdendo la vetta dei comuni più ricchi d’Italia. Lo scettro è passato al Centro Italia: al Comune di Lajatico in provincia di Pisa, dove i residenti hanno dichiarato un reddito medio pari a 54.708 euro. A pesare è anche il reddito di un suo storico residente: il tenore Andrea Boccelli. Il dato è emerso dall’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre basata sui dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze riferiti alle dichiarazioni dei redditi Irpef del 2021. A completare la top five troviamo 3. Portofino (Genova) con 45.617 euro, 4. Bogogno (Novara) con 42.366 euro e 5. Varenna (Lecco) con 42.254 euro.
Un po’ a sorpresa il paese più povero non si trova al sud, ma al nord, in Lombardia: il reddito pro capite dei 94 contribuenti di Cavargna in provincia di Como arriva appena a 6.314 euro. Non si tratta però di un caso isolato: sono ben 11 i comuni del Settentrione ricompresi tra i 50 più poveri d’Italia. Sono soprattutto località di montagna molto piccole che hanno registrato un progressivo invecchiamento e spopolamento della popolazione negli ultimi 30-40 anni.
# Milano si conferma la regina tra i capoluoghi e le città
Credits: @milano.dei.milanesi – Piazza Piemonte
L’unica certezza rimane Milano. Ancora una volta è risultato il capoluogo di regione più ricco del Paese, appena fuori dalla top generale al dodicesimo posto, con 37.189 euro di redditi pro capite. A seguire Bologna al 92esimo posto assoluto con 29.480 euro e Roma al 120esimo con 28.646 euro. Trieste, Aosta e Venezia, rispettivamente al 680esimo posto con 24.962 euro, al 771esimo con 24.683 euro e al 1.034esimo con 24.058 euro, fanno peggio di Cagliari al 266esimo posto con 26.985 euro.
In coda Palermo al 2.405esimo con 21.850 euro e Catanzaro al 2.519esimo con 21.685 euro. Tra le altre città lombarde troviamo invece, dopo Milano, Monza in 33esima posizione con 32.237 euro, Bergamo alla 39esima con 31.883 euro e Pavia alla 57esima con 30.606 euro.
Non più aerei nei cieli d’Europa? Questo lo slogan che accompagna uno dei nuovi programmi europei. In realtà si tratta di sostituire con treni ad alta velocità gli aerei per viaggiare all’interno del continente. In programma 30 “tratte prioritarie”, come mostrato dal video che pubblichiamo in fondo all’articolo, tra cui queste che riguardano direttamente l’Italia:
#1 Berlino – Palermo: 2.200 chilometri attraverso tre nazioni (Germania, Austria, Italia)
Al primo posto tra i 30 “progetti prioritari” c’è l’asse Berlino, Verona, Milano, Bologna, Roma, Napoli, Messina, Palermo. Prevista anche la realizzazione del ponte sullo stretto.
#2 Malpensa
Il decimo progetto prioritario è di portare l’alta velocità a Malpensa rendendolo un vero e proprio hub ferroviario-aeroportuale, collegato con le principali destinazione del Nord Italia e dei paesi confinanti.
#3 Genova – Anversa
24esimo progetto tra i 30 c’è la costruzione di un collegamento ad alta velocità tra Genova e le Fiandre, passando per Basilea e Rotterdam.
Questo il video che illustra i dettagli del programma:
Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)
Quali sono le città dove si mangia meglio nel mondo? Lo ha stabilito la guida TasteAtlas. L’Italia fa la voce del padrone. E Milano si piazza tra le prime dieci.
MILANO tra le 10 città dove SI MANGIA MEGLIO al mondo: la classifica e le curiosità
La Fiorentina batte la Milanese. E’ quasi un campionato italiano la sfida tra le città dove si mangia meglio nel mondo, secondo la guida TasteAtlas. A posizionarsi al primo posto è la città di Guelfi e Ghibellini che si trovavano d’accordo solo a tavola. Alle sue spalle la rivale del Medio Evo, la città dei papi, che tra carbonare e amatriciane deve accontentarsi del secondo posto. Ma prima di scorrere la classifica e, soprattutto, scoprire dove si trova Milano, capiamo come è stata fatta questa classifica.
# Il giudice? L’algoritmo
Ma come si può stilare una classifica del buon cibo? Mettendo insieme una giuria di critici? O di chef stellati? Niente di tutto questo. La guida online di viaggio esperienziale per il cibo tradizionale TasteAtlas ha analizzato il proprio database combinando attraverso un misterioso algoritmo i risultati con le recensioni dei ristoranti su Google e su tutte le più importanti piattaforme. Il risultato è una classifica che elenca le 100 città dove si mangia meglio, secondo la qualità del cibo locale e non, dei ristoranti e del gradimento dei clienti. Ma vediamo la classifica.
# La classifica: dominano le italiane
Tre italiane nelle prime quattro. Dopo le già citate Firenze e Roma si trova una enigmatica Lima che non si capisce bene cosa ci faccia lassù, proprio davanti a Napoli che, sembra, si sia già sentita offesa per non essere al vertice mondiale. Sempre nella top 10, dopo New York, Parigi e Tokio, si piazza Milano, forte dei suoi chef stellati. Fuori dalla top 10, in undicesima posizione, l’altra capitale dell’arte italiana: Venezia. Un’altra grande delusa è Genova: pesto, focaccia al formaggio e pansotti non la portano più in alto del ventiduesimo posto, tra Vienna e Chicago. Un po’ di delusione anche per un’altra tradizionale capitale del cibo italiano: Bologna si posiziona al ventottesimo posto, tra Londra e Saint Louis. Altre italiane tra le prime cento? Torino è al trentunesimo posto, poi Taormina e Palermo ancora nelle prime 50. Tra la 50 e la 100 ci sono anche: Modena, Catania, Sorrento, Verona e Siena, per un totale di 10 delle prime 50 (il 20%), 15 tra le prime 80. Se si guardano le regioni, a vincere è la Sicilia con tre presenze, davanti a Emilia e Campania. Queste le prime 20:
Firenze
Roma
Lima
Napoli
Hong Kong
Mexico City
New York City
Parigi
Tokyo
Milano
Venezia
Lisbona
San Paolo (Brasile)
Jakarta
Buenos Aires
Nuova Delhi
Praga
Los Angeles
Kyoto
Istanbul
# Le curiosità
Lima al terzo posto fa sicuramente scalpore e farà felice la corposa comunità peruviana di Milano. Per scoprire la sua cucina suggeriamo di provarla a Milano a Casa Lemon in via Giulio Uberti 3, da Inkanto in via Gola 4 oppure da El Chorrillano in via Luigi Varanini 28. Curioso anche il quinto posto di Hong Kong: la città stato è l’unica insieme all’altra città stato di Macao a far sventolare in classifica la cucina cinese. Tra le grandi città delusione per Londra, appena 27esima, Madrid, solo 30esima, Barcellona, 52esima. Berlino è addirittura fuori dalle prime 100.
Continua la lettura con: Facili e a basso costo: i migliori piatti poveri della cucina italiana
Chiuso il bar più economico del centro di Milanostavamo perdendo la speranza. Invece arriva un’altra idea suggestiva e molto conveniente, soprattutto per i milanesi Doc appassionati di caffè.
Sai il dialetto? In questo bar di Brera il CAFFÈ È GRATIS. Non lo sai? Paghi solo UN EURO
# In pieno centro si può prendere una tazzina di caffè con 1 euro
Credits valevavassori IG – Bar Domm
A Milano c’è un bar dove si può bere una tazzina di caffè a un prezzo ancora umano: 1 euro, e per di più si trova un pieno centro, a Brera. Stiamo parlando del Domm di via San Marco, rilevato da Roberto Vavassori nel 2013, una vera mosca bianca soprattutto se si confrontano i prezzi degli altri bar e locali della zona. Per un cappuccino e brioche bastano 2,50 euro. Il proprietario, intervistato da Luca Caglio per Corriere Milano, spiega il motivo per cui non ha voluto rincarare il costo del caffè: “So che diversi colleghi l’hanno rincarato di 10 o 20 centesimi, e posso capirli in tempi di inflazione, ma il caffè garantisce ancora una discreta marginalità. In fin dei conti è anche un rito sociale, una pausa dal lavoro, una scusa per darsi appuntamento: meglio non speculare sui riti. La gente ha apprezzato e mi fa i complimenti“.
L’unicità di questo locale però è un’altra e ruota tutta attorno al dialetto milanese.
# Il caffè è gratis se conosci il dialetto milanese
Credits Andrea Cherchi – Bar Domm
Un euro per una tazzina è ancora troppo? Al bar Domm basta conoscere il dialetto milanese per avere il caffè gratis. Non si tratta di uno scherzo, è tutto vero, anche se per ottenerlo bisogna stare al gioco, letteralmente. Ogni mattina infatti il proprietario lancia una sfida ai clienti che varcano la soglia. Scrive alcune parole e proverbi in dialetto milanese su delle lavagnette dietro il bancone e invita chiunque a indovinarli. Il premio? Un caffé gratis. Un modo alternativo per far insegnare il dialetto a chi non ha molta dimestichezza, ma anche per riconoscere i veri milanesi.
“Un’idea ispirata anche dalla storica cliente Paola Cavanna, che scrive poesie in dialetto e che lo insegna” spiega Roberto. Per provare a mettersi alla prova, queste le parole più difficili da imparare per non farsi trovare impreparati.
# Le parole più difficili in milanese da imparare per vincere il caffé
Cadrega – da Tre Uomini e una Gamba di Aldo, Giovanni e Giacomo
Quanti di noi saprebbero vincere la sfida? Per mettersi alla prova queste sono alcune delle parole più difficili e incomprensibili da indovinare per chi non è milanese o non ha mai avuto l’occasione di approfondire il dialetto: sofranèll, disciules, gügia, pecola, fambrös, magiostra, gnècch. In questo articolo si può scoprire il significato di queste e altre parole in dialett milanes.
Milano decide quale squadra portare nella finale di Champions. Ma non solo: tante icone degli anni ’80 e ’90 in concerto, debutto alla Scala e tanta stand-up comedy. E all’orizzonte del week end arriva uno degli eventi più iconici di Milano. Scopriamo cosa succede nella settimana di metà di maggio
Milano sceglie la FINALISTA in una settimana all’insegna degli ANNI ’80 e ’90: gli appuntamenti da non perdere dal 15 al 19 maggio #ToDoMilano
#Lunedì 15/5: RAF, burlesque e cabaret, grande classica e sinfonica alla Scala e al Conservatorio
Raf – Credits: IoDonna
Per aspera ad astra: Matilde Facheris, Virginia Zini e Sandra Zoccolan portano in scena la struggente storia di Mia Martini. La dedica, narrata e cantata, è in scena alla Casa Delle Donne e l’appuntamento è alle 20.00.
Cameristi della Scala e Coro Ghislieri: barocco napoletano, sotto la direzione del M° Giulio Prandi, in programma al Teatro alla Scala. La serata è benefica, in favore della Fondazione per l’Infanzia Ronald McDonald Italia, inizia alle 20.00.
Visconti secondo Testori: l’incontro tra due grandi autori del ‘900, ma che racconta Luchino Visconti tra cinema e teatro. In programma al Piccolo Teatro – Giorgio Strehler alle 20.30.
A cosa serve l’America: lezioni di geopolitica nel Follow the Monday del Teatro Carcano. Alle 20.30. lo speech con Federico e Jacopo Rampini.
Martin Garcia Garcia: debutto assoluto milanese per il pianista spagnolo. Propone un programma di Liszt e Schumann al Conservatorio Giuseppe Verdi, con inizio alle 20.45.
Su di noi. La nostra storia Tour: revival musica italiana di altri tempi, che inizia con l’arrivo di Pupo. Due giorni di concerti, attesi dal pubblico meno giovane. Al Teatro Manzoni 15 e 16 maggio, alle ore 20.45.
Thomas Ankersmit e Félicia Atkinson: la storia dei sintetizzatori anni ‘70 e le installazioni visive, chiudono Inner Spaces. L’evento si tiene all’Auditorium San Fedele, con inizio alle 21.00.
Burlet – piume, paillettes e cabarettes: per una notte, Milano strizza l’occhio alla Parigi di un tempo, con lo spettacolo di burlesque e cabaret proposto da Zelig. Alle 21.00 in scena Honey Blondy, Malvasia e Lily Le Ludique.
Ava Max: giovane star americana, che porta in tournée lo spettacolo Finally. Si esibisce al Fabrique, alle ore 21.00.
Raf: anche Raffaele Riefoli è in tournée con decenni di successi, spalleggiati dal recente interesse del pubblico per Chérie. Lo troviamo al Teatro degli Arcimboldi, che apre il sipario su La Mia Casa Tour alle 21.00.
Olimpia – Pesaro: seconda partita dei quarti di finale dei Play Off scudetto. Dopo la prima vittoria le scarpette rosse cercano di raddoppiare contro la rivale storica degli anni Ottanta. Ore 21 al Mediolanum Forum.
#Martedì 16/5: Milano sceglie la finalista
Inhaler – Credits: Hey Jude
Uncle Acid And The Deadbeats: doom metal sul palco della Santeria Toscana 31. La serata inizia alle 19.00 con le guest Gaupa e i Blood Ceremony. A seguire il main event con la band inglese.
La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza: commedia nera di un ragazzo sovrappeso e pesante che vorrebbe ballare con il tutù. In scena fino a domenica 21 nella Sala Bauch del Teatro Elfo Puccini. Debutta alle 19.30.
Depois do Silencio: temi sempre ricorrenti a Milano, sono il cuore dello spettacolo proposta da Christiane Jatahy. Razzismo e capitalismo in scena al Piccolo Teatro – Melato, dove il sipario apre alle 19.45, in replica fino al 18/5.
Libertà obbligatoria: spettacolo controverso di Gaber e Luporini, ripreso da Andrea Mirò e i Musica da Ripostiglio. Gli occhi del 2023 leggono il capolavoro sulla libertà, in scena al Teatro Menotti fino al 25 giugno. Debutto alle ore 20.00.
Francesco Baccini: 30 anni di carriera e spettacolo unplugged per il cantautore genovese. Sul palco anche Alter Echo Quartet, nel doppio spettacolo delle 20.30 e 22.30 al Blue Note.
Il defunto odiava i pettegolezzi: nella Sala Fassbinder dell’Elfo Puccini, invece, va in scena la storia del suicidio di Vladimir Majakovskij. Debutta alle 21.00, in replica fino a domenica 21/5.
Quentin Crisp: icona inglese che trova un modo insolito per difendersi da insulti e bullismo. Con la collaborazione di Ferdinando Bruni, viene messo in scena al Teatro Filodrammatici fino a domenica 21. Sipario alle ore 21.00.
Inhaler: il figlio di Bono e la sua band, tutta irlandese, sono in tournée italiana per tre date. A Milano si esibiscono all’Alcatraz e lo show inizia alle ore 21.00.
Bon Entendeur: prima volta in Italia per il duo francese che suona musica elettronica di ispirazione mondiale. Appuntamento al Circolo Magnolia di Segrate, alle ore 21.00.
Inter – Milan: alle 21.00 a San Siro si decide tutto. Mezza Milano andrà trionfante a Istanbul, l’altra metà resta a casa. L’Inter ha il compito di amministrare il tesoretto del 2-0, il Milan deve tentare la remuntada. Comunque sia a trionfare è stata Milano.
#Mercoledì 17/5: Mika al Castello come aperitivo di Piano City
Mika / Piano City – Credits: Rockon.it
Drink&Meet: parte il 17/5 un eccezionale evento di networking, dedicato agli under 40. Aperitivo e incontro con professionisti d’eccezione. Si svolge alle 19.00 e replica il prossimo 29 giugno al Museo Bagatti Valsecchi.
Ma per fortuna che c’era il Gaber: omaggio che Gioele Dix dedica a 20 anni dalla scomparsa dell’autore milanese. In scena fino a domenica 21 al Teatro Franco Parenti. Il debutto è fissato alle 19.45.
Donny McCaslin: rock, jazz, elettronica e formazione in trio per un artista che vanta collaborazioni di prestigio. È l’ospite del doppio spettacolo al Blue Note, alle 20.30 e 22.30.
Ai miei tempi non era cosi…: sapersi divertire con poco, fare sacrifici e ricordare le musiche degli anni ‘80 eseguite dal vivo. Maurizio Battista e Dado sono i protagonisti del revival teatrale al Teatro Lirico – Giorgio Gaber dal 17 al 20 Maggio. Sipario alle 20.45.
Bau: ritornano, per la terza volta, l’ironia e la comicità di Angelo Pintus. Padrone del palcoscenico del Teatro Manzoni fino a domenica 21/5, sipario alle 20.45.
Caveman: spettacolo super conosciuto e sempre richiesto, di e con Maurizio Colombi. Divertimento assicurato, dopo l’apertura del sipario alle 21.00 al Teatro Nazionale.
Venti: autobiografia e ironica quotidianità per la stand-up comedy di Massimiliano Loizzi. Si ride e si riflette dalle ore 21.00 al Teatro Martinitt.
The Prodigy: leggenda e successi della band inglese, che arriva in tour anche per ricordare lo storico leader scomparso nel 2019. Si esibiscono all’Alcatraz, a partire dalle ore 21.00.
Mika & presentazione Piano City: performance esclusiva, pensata e realizzata da Mika esclusivamente per la presentazione della nuova scoppiettante edizione di Piano City in programma in tutta Milano nel week end. Alle 21.00 al Castello Sforzesco, con ingresso dalla Torre del Filarete.
#Giovedì 18/5: anteprima Piano City per due pianoforti, un’imponente sinfonia debutta alla Scala, altra serata nostalgia della musica anni ‘80 e ‘90 con gli Articolo 31
Riccardo Chailly a La Scala – Credits: il Mohicano
Map – Musica Arte Profumi: serata esclusiva con cocktail di benvenuto, visita guidata alla collezione Crespi e un concerto nella sala da ballo. Protagonista del doppio evento è Vansìsiem Lied Duo, alle 17.30 e alle 20.00, a Palazzo Crespi.
La Sinfonia dei mille: debutta al Teatro alla Scala l’Ottava sinfonia di Mahler, imponente allestimento per Sinfonica e Coro residenti. Dirige il M° Riccardo Chailly, il sipario è alle 20.00.
Dear Dexter Quintet: la jam session notturna del celebre festival umbro, approda sul palcoscenico del Blue Note. The Umbria Jazz House Band Dear Dexter suona un unico spettacolo alle 20.30.
Il bacio della vedova: dialoghi serrati e una visione leggera della lotta tra due uomini che si contendono il cuore di una donna. In scena al Teatro Gerolamo fino a domenica, debutta alle ore 20.30.
Freaks & Comedy Show: consueto appuntamento del giovedì di metà mese allo Zelig Cabaret. Dalle 21.00 in poi si avvicendano le stand-up di Enzo Polidoro, Didi Mazzilla, Eddy Mirabella e Ale Petrone.
Crossover: ridere dell’imminente estinzione, con Daniele Tinti e la sua nuova stand-up comedy. Lo troviamo al Teatro Martinitt, a partire dalle ore 21.00.
Pensando Franca: tributo a Franca Rame, attraverso alcuni dei testi più significativi del suo repertorio “al femminile”. Lo propongono Valentina Lodovini, Lucia Vasini e Marina De Juli al Teatro Carcano. Sipario alle 21.00.
Demoni Urbani – Amori Tossici: la cronaca nera nostrana, nasce dal podcast di Francesco Migliacci e arriva al palcoscenico del Teatro degli Arcimboldi. Il racconto narrato, debutta alle ore 21.00.
Zarathustra e l’uomo moderno: il super-uomo in poema sinfonico, eseguito dalla Sinfonica di Milano, con la solista Monica Bacelli che esegue le parti del mezzo soprano. Dirige il Maestro Tito Ceccherini all’Auditorium alle 20.30, in replica anche 19 maggio.
gIANMARIA: da X-factor a Sanremo e poi in tour, queste sono le tappe di una giovane rivelazione. Si esibisce al Fabrique, con inizio alle 21.00.
Sticky Fingers: 60 anni fa partiva la prima tournée assoluta dei Rolling Stones, gli Sticky Fingers rendono omaggio a questo. Il tributo è sul palco del Teatro Nazionale alle 21.00.
Articolo 31: sono tornati, proprio la settimana del revival anni ‘80 e ‘90. J-Ax e DJ Jad sono protagonisti di due doppie serate, 18 e 19 maggio al Forum, alle 21.00. Torneranno anche 24 e 25.
Myss Keta: l’iconica rapper mascherata milanese, gioca in casa e si esibisce all’Alcatraz di via Valtellina. Lo show inizia alle ore 21.00.
Frida Bollani Magoni e Paolo Jannacci: continua il countdown verso Piano City, con l’anteprima di un evento per due pianoforti. I due artisti si esibiscono all’Anfiteatro del Liberty alle 21.00.
#Venerdì 19/5 (diurno e preserale): Milano ricorda una sua grande del passato e riscopre uno storico cammino culturale
Il Cammino di S. Colombano – Credits: in-Lombardia
Le start-up in italia: è già ieri?: convegno dedicato allo stato dell’arte delle startup italiane, con la presentazione di uno studio condotto dal Centro Studi UNGDCEC. Si svolge presso Le Village in corso di Porta Romana, dalle 9.00 alle 13.30.
10 under 10: prima di una serie di mostre con una selezione curata di dieci opere, ciascuna provenienti da Cavagnis Lacerenza Fine Art e Caiati Old Masters. Apre alle 10.00 e chiude alle 18.00, presso Cavagnis in via Marsala 13.
Il Cammino di San Colombano: presentazione dell’itinerario culturale europeo, che attraversa Milano e la Lombardia. Alle 15.30 inizia la presentazione in via Vivaio 1.
Lo Sguardo Obiettivo: inaugurazione della mostra personale di J. Larroch. 20 opere fotografiche di uno degli artisti spagnoli più interessanti degli ultimi anni. Dalle 11.00 alle 19.00 presso Galleria Matria di via Melzo.
Intelligenza artificiale. E noi?: le sfide proposte dall’IA, come affrontarle e come coglierne le opportunità. Se ne parla dalle 14.30 alla Cariplo Factory, in un panel con ingresso gratuito.
L’eredità di Franca Rame – Tavola Rotonda: dibattito per pensare all’eredità che Franca Rame ha lasciato ad attrici, amici e parenti. Ricordi raccolti e raccontati al Piccolo Teatro – Paolo Grassi, con inizio alle ore 15.30.
Lo sviluppo progressivo del turismo moderno, con la sola eccezione della pausa occorsa negli anni della pandemia, ha trovato crescita incontrastata in tutto il mondo. Le strutture ricettive, gli alberghi, i villaggi e gli hotel stanno crescendo in tutto il mondo, così come le soluzioni di viaggi, i voli, le crociere e chi più ne ha più ne metta. E così come per le grandi città un tempo villaggi e ora metropoli da milioni di abitanti, anche fra gli hotel vi sono delle vere e proprie capitali dell’hospitality. Benvenuti nel viaggio per scoprire i più grandi hotel del mondo. Fate attenzione a non perdere la chiave: per riaverla in reception potreste dover percorrere chilometri e chilometri.
L’HOTEL più GRANDE del mondo
#5 Sands Cotai Central nella regione cinese Macao
Credits: en.sandsresortsmacao.com Sands Cotai Central
Il Sands Cotai Central è un noto resort con casinò situato sulla Cotai Strip nella regione autonoma cinese di Macao. La struttura si compone di quasi 6000 camere appartenenti a un complesso di hotel che rispondono al nome di Conrad, Sheraton, Sheraton Towers e Holiday Inn, oltre a spazi per convention, negozi e locali dedicati all’intrattenimento e ristoranti. Qui si trovano anche due casinò: Il Pacifica e l’Himalaya. Il progetto per la realizzazione del complesso è stato affidato allo studio Aedas, responsabile per il reclutamento di tutti i consulenti locali e per lo sviluppo, il coordinamento e l’attuazione del progetto. La prima fase del Sands Cotai Central è stata portata a termine nell’aprile del 2012 con la realizzazione dell’hotel Holiday Inn e dell’hotel Conrad. Il completamento è avvenuto a settembre dello stesso anno. La realizzazione del progetto è stata rallentata e complicata dalle restrizioni del governo sulla percentuale di lavoratori stranieri nelle aziende costruttrici. Questi legittimi paletti resero il processo più lungo del previsto. Un’altra questione spinosa ha riguardato i tavoli da gioco presso il resort, poiché il governo locale ha imposto un tetto massimo, costringendo la società costruttrice a contenerne il numero. Siamo in Cina in fin dei conti. Non in America.
#4 CityCenter a Las Vegas
Credits: it.wikipedia.org City Center Las Vegas
Al CityCenter di Las Vegas si trovano la bellezza di 6790 camere, e come ogni grande hotel, questa megastruttura è uno spazio destinato a un utilizzo misto. Occupando 31 ettari, si trova sulla Las Vegas Strip, ovvero la strada più celebre per gli appassionati del gioco d’azzardo di tutto il mondo ed è nato da un progetto della MGM Resorts International. Oggi, con un costo stimato di ben 9,2 miliardi di dollari si classifica come il più esteso complesso di hospitality finanziato privatamente da un’azienda statunitense. Il CityCenter è connesso da un sistema di people mover (altrimenti dette navette) all’avanguardia e conta circa 12.000 dipendenti, inoltre proprio come i suoi mastodontici compagni di classifica è composto da vari complessi che rispondono al nome di Aria, Mandarin Oriental, The Crystals e le ultime arrivate del 2010: le spettacolari Veer Towers.
#3 MGM Grand, ai tempi il più grande degli Stati Uniti
Credits: @mgmgrand MGM Grand
Il MGM Grand all’epoca della sua costruzione era in assoluto il più grande hotel negli Stati Uniti per numero di camere, superato poi dalla medaglia d’argento di cui parleremo nel prossimo punto. Inizialmente dotato di poco più 5000 camere, oggi ha raggiunto il tetto massimo delle 6852. La proprietà comprende cinque piscine all’aperto, fiumi e cascate. Come per il CityCenter, anche la sua costruzione avvenne per opera della MGM Grand Inc., società che nel 2000 si fuse con la Mirage Resorts dando vita alla MGM Mirage, compagnia che lo possiede attualmente. A differenza della stragrande maggioranza degli hotel di lusso che si trova sulla strip, l’MGM Grand si trova a sud della città e per l’esattezza all’incrocio di Las Vegas Boulevard con Tropicana Avenue.
#2 Venetian/Palazzo, l’imitazione della bella Venezia
Credits: @pallavi.gupta666 The Venetian
Situato sulla Strip di Las Vegas, il Palazzo at The Venetian è una struttura ecosostenibile a 5 stelle, famosa in tutto il mondo per aver imitato con un bizzarro canale e qualche gondola una delle città più belle del mondo, ovvero la nostra Venezia. Questo hotel di lusso vanta un centro benessere e health club con servizi completi, una piscina con terrazza e vista sulla Strip e un casinò semiautomatizzato (e ipercontrollato) di ultimissima generazione. Il Palazzo at The Venetian offre suite spaziose con zona giorno separata e tavolo da pranzo. Negli alloggi avrete a disposizione, oltre alla maggior parte dei comfort più in voga, dei bagni particolarmente ampi che includono TV a schermo piatto e set di cortesia deluxe. Qui dentro ci sono più di 40 fra ristoranti e bar, che servono una varietà di piatti provenienti da tutto il mondo e, presso il cocktail bar Dorsey, potrete rilassarvi e godervi un vero cocktail in un’atmosfera divertente e allegra. Oltre a questo ricordiamo Il Canyon Ranch Spa dove è possibile usufruir di lezioni di fitness e wellness.
#1 First World Hotel, più di 7000 camere: il più grande del mondo
Credits: agoda.com First World Hotel
Finiamo questo viaggio tra i colossi al First World Hotel, alias l’albergo più grande del globo terracqueo. Questa metropoli dell’accoglienza si trova in Malesia nella Genting Highlands, a circa un’ora di auto dalla capitale Kuala Lumpur situata nell’omonimo distretto federale. Il luogo in cui sorge è non a caso definito “la Las Vegas Malaisiana,” ma la curiosità è che non si tratta di una struttura da lusso sfrenato. È infatti un albergo a tre stelle situato in cima alle montagne che si trova in una zona ricca di attrazioni e divertimenti, e sorge nei pressi del parco tematico di Gentin, il Resort World Genting, immediatamente sopra al First World Plaza. Ai suoi piedi ci sono oltre 40 mila metri quadrati di centri commerciali, ristoranti, casinò e parco giochi a tema, tra i quali spicca il Watersplash Pool, un parco acquatico coperto per bambini. Per rendere l’idea sulla maestosità di questo albergo basta dire che la sua reception sembra la sala partenze di un aeroporto. La piazza ospita anche un palco per spettacoli di magia e musicali e una riproduzione della Statua della Libertà. La sua curiosità è una sfavillante alternanza di colori, da farlo sembrare un arcobaleno terreno. Con le sue 7351 camere, il First World Hotel si guadagna di diritto la medaglia d’oro fra gli alberghi più grandi del mondo.
Milanese e innamorato di Milano, suona la tromba ed è diventato uno dei simboli della città meneghina. Chi si nasconde dietro questo identikit? E cosa ha in mente per l’immediato futuro?
RAFFAELE KOHLER, la tromba più celebre di Milano
# La vivacità al servizio della musica e non solo
Credits: @Raffaele Kohler
Raffaele Kohler mette la sua vivacità al servizio della musica, ma anche della sua Milano, condividendo il suo sogno di vedere la città come la versione nostrana di New Orleans. Già un anno fa ha lanciato un appello. È stato in parte ascoltato, ma non è riuscito a contagiare del tutto l’ambiente milanese.
Lo abbiamo incontrato in una bella mattina di fine inverno, una di quelle che già hanno il sapore della primavera. E ci ha svelato un altro sogno nascosto.
L’idea di Raffaele nasce nell’estate del 2021 quando, in trasferta a Rimini, incontra Riccarda, la figlia di Secondo Casadei la quale ha come mission quella di tramandare il più possibile le tradizioni che il padre ha portato in tutto il mondo.
Secondo, nome d’arte di Aurelio Casadei, è l’autore di Romagna Mia ma, soprattutto, viene considerato il più grande esponente del liscio romagnolo.
Dopo la fine della II Guerra Mondiale, Secondo Casadei non ha mai smesso di credere nel potenziale della musica romagnola, suonandola sempre nonostante le novità di oltre oceano avessero monopolizzato le sale da ballo.
Casadei è stato premiato: il jazz americano è passato di moda, il liscio è diventato uno dei simboli del popolo romagnolo.
# Ricominciare a Milano, proprio come ha fatto Casadei
Credits: Antonio Manzo (da Fan Page Kohler)
Secondo Casadei è andato a testa bassa a portare la musica nelle case delle persone. Non c’era un cortile, un’aia al tramonto durante la stagione della raccolta, un palco improvvisato che fosse scartato a priori.
Bastava un parcheggio, un semplice spazio e l’orchestra spettacolo si metteva in formazione e iniziava a suonare: qualsiasi occasione era buona, pur di far ballare la gente e farla gioire dopo gli anni della guerra.
“Aspetta Raffaele! Stai dicendo di portare la musica nei cortili di Milano”?
«Certo! suonare nei cortili, nelle strade, in una piazza frequentata dai passanti. Fare ballare e gioire le persone, permettere loro di recuperare la socialità persa negli ultimi due anni. Non sto dicendo di fingere che i problemi non esistano, ma sono certo che stando tutti insieme ci si fa forza» La musica come una medicina contro la paura. «Per reagire alla paura della guerra, invito ad uscire di più».
Secondo il trombettista milanese, divenuto celebre per le sue serenate a Milano durante i lockdown, «Milano si presterebbe benissimo» a questo scopo. I cortili delle case popolari sono perfetti e le case di ringhiera sono dei teatri a cielo aperto.
Inoltre Milano è piena di cortili privati, ancora da scoprire e Raffaele Kohler vorrebbe entrare in contatto coi proprietari.
Anche i locali stellati e gli hotel, che si apprestano a ricevere i turisti ne potrebbero giovare e, ovviamente, suonare nei locali che già propongono musica dal vivo. «Lo Spirit de Milan e la Balera dell’Ortica, hanno avuto successo proprio perché insieme alle portate, veniva servita anche la musica».
Il messaggio è molto semplice: la musica per tutti, non un’arte elitaria ma popolare, come metafora di una Milano che smette di essere il luogo «che si possono permettere in pochi, perché così valorizzi tutta la città».
Raffaele sta inoltre pensando alla svolta green tanto richiesta. L’orchestra spettacolo che ha in mente, gira per i cortili suonando in acustico e a lume di candela. Niente amplificazione, nessun uso della corrente elettrica.
Infine, ma da non trascurare, eliminare un po’ di quello che Raffaele Kohler chiama il “rumore di fondo di Milano”. «Non è solo l’inquinamento acustico della città. Ci sono anche quelle playlist non adeguate, che assordano i clienti dei locali. Mi piacerebbe che venissero sostituite dalla grande tradizione musicale italiana, famosa in tutto il mondo, offerta ad un volume accettabile. In acustico».
Raffaele Kohler non pensa esclusivamente al suo orticello e alla sua Swing Band. Sogna che un’orchestra spettacolo milanese possa ricevere il contributo di tanti musicisti, aggiungere al repertorio anche i valzer e il tango, coinvolgere i ballerini e perché no? Perfino la Scala.
Lanciamo l’appello del musicista milanese, che lascia libera l’iniziativa di tutti gli interessati. Raffaele Kohler desidera essere contattato per dare vita a questo progetto, che ne pensate?
Credits Back-on-Track.eu - Mappa treni notturni Europa
Sempre più persone in Europa viaggiano di notte in treno. Risultato? La rete continua ad espandersi con nuove linee e servizi. In attesa dell’entrata in vigore del programma Trans-Europ-Express 2.0 che richiama i vecchi TEE, come previsto dal piano dei trasporti ferroviari dell’Unione Europea, queste sono le tratte in funzione e le prossime arrivo.
TRENI VELOCI in EUROPA anche di NOTTE: le tratte attuali e quelle in ARRIVO
# I viaggi notturni con Nightjet e Euronight: c’è anche Milano
Credits travel_chihuahua IG – Nightjet
Sempre più persone in Europa viaggiano di notte in treno. Tra le compagnie attive con collegamenti notturni ci sono NightJet e Euronight che dall’entrata in vigore dell’orario invernale 2022-23 servono queste tratte: Vienna-Monaco-Parigi, Vienna-Zurigo-Amsterdam, Zurigo-Basilea-Hannover-Amburgo, Varsavia-Vienna-Graz, Stoccarda-Monaco-Udine-Venezia e Monaco-Milano-Genova-La Spezia. Una delle ultime tratte operative è quella che in 15 ore da Stoccarda porta alla città di Fiume in Croazia.
Viaggi notturni Nightjet-Euronight
Per quanto riguarda Nightjet durante il 2023 è prevista l’aggiunta di 25 nuove tratte, altre ne arriveranno nei prossimi anni, con una flotta di treni di nuova generazione caratterizzati da maggiore capacità di carico, comfort e privacy con interni all’avanguardia, compartimenti notte con docce e servizi igienici interni, mini-cabine per viaggiatori singoli, un vagone multifunzione con posti bici e spazio aggiuntivo per bagagli ingombranti e attrezzatura per sport invernali. In Italia sono attesi per l’estate 2023. dall’estate di quest’anno.
# In arrivo i “treni della buonanotte” di European Sleeper
Credits europeansleepers – Tratte Good Train
La nuova società belga-olandese European Sleeper fa partire dal 25 maggio 2023 il suo primo servizio di treni notturni chiamati The Good Night Train. Tutti i convogli sono dotati di carrozze moderne e accessibili dotate di ogni comfort e fermeranno in alcune delle città più affascinanti nel cuore dell’Europa.
Credits europeansleepers – Carrozza deluxe Good Train
In Belgio ci sono Bruxelles e Anversa, nei Paesi Bassi le fermate sono a Rotterdam, Amsterdam e Deventer, in Germania a Berlino a cui si aggiungerà Dresda nel 2024. Lo stesso anno sarà il turno di Praga in Repubblica Ceca e a seguire la Costa Azzurra con una linea dedicata.
# L’attesa per la rete TEE 2.0: una nuova direttrice anche per Milano
Credits touringclubitaliano – Rete TEE
La vera rivoluzione per gli spostamenti notturni in treno potrebbe arrivare nei prossimi anni, con l’entrata in vigore del programma Trans-Europ-Express 2.0 che si richiama allo storico network con la sigla TEE e che nel Dopoguerra ha messo in connessione in Paesi Europei, con la soppressione dell’ultimo servizio il primo giugno 1991.
Nella lettera d’intenti per la nascita di una rete europea di servizi diurni e notturni di treni veloci, firmata a maggio del 2021 al vertice dei ministri dei trasporti europei, sono state indicate le linee guida fondamentali per riuscire a garantire uno standard minimo del servizio ferroviario. Tra queste la previsione di tracciati tra almeno tre Stati, o tra due Stati su una distanza di almeno 600 km, convogli ferroviari capaci di correre almeno a 160 km/h su gran parte del percorso, con una velocità media complessiva di almeno 100 km/h, dotati di servizi a bordo quali aria condizionata, wifi e ristorante.
Le tratte previste nel breve periodo sono:
TEE 1/2 Parigi-Varsavia passando per il Belgio e la Germania
TEE 3/4 Amsterdam-Romacon fermate a Colonia, Basilea e Milano
TEE 5/6 Berlino-Barcellona passando per la Francia
TEE 7/8 Amsterdam-Barcellona con fermate in Belgio e Francia
Il più celebre romanziere italiano è Alessandro Manzoni. Questa è cosa nota. Come è noto che pur essendo milanese ha contribuito, dopo aver sciacquato i panni nell’Arno, a rendere il toscano lingua nazionale.
Eppure forse non tutti sanno che nella sua opera Sentir Messa Alessandro Manzoni scrisse che il dialetto milanese avrebbe avuto più motivi per affermarsi come lingua nazionale rispetto al toscano.
MANZONI voleva rendere il DIALETTO MILANESE la LINGUA dell’ITALIA
Credits: @manuela.sormani Villa Manzoni
# La sua lingua? Il milanese
Nel suo libro ‘Il cuore è un guazzabuglio. Vita e capolavoro del rivoluzionario Manzoni’, Eleonora Mazzoni ci regala un ritratto inedito del Manzoni.
Il futuro Don Lisander viene rappresentato in giovane età come un ragazzo audace, ribelle, che parlava in milanese e amava corteggiare le ragazze. Da adulto divenne un uomo spinto da “passioni risorgimentali”: la sua arma fu la diffusione di un linguaggio comune. Che, secondo lui, non poteva essere l’antico toscano. Ci voleva altro.
# Il dilemma manzoniano
Il più celebre romanziere italiano era alle prese con un dilemma. In quale lingua scrivere la sua opera. Manzoni aveva infatti a disposizione una lingua viva: il suo dialetto milanese. Per Manzoni il milanese era la lingua più adatta a diffondersi in tutta Italia. Nella sua opera Sentir Messa Alessandro Manzoni scrisse che il dialetto milanese avrebbe avuto più motivi per affermarsi come lingua nazionale rispetto al toscano. Il solo, grande problema, era che fuori di Milano e della Lombardia nessuno capiva il milanese. Un’altra soluzione era scriverlo in francese, linguaggio delle elite e che gli poteva aprire un mercato internazionale molto ampio. Ecco allora la sua idea: riscrivere il suo romanzo in fiorentino sì, ma nel fiorentino parlato ai suoi tempi, dunque in una lingua viva, non morta. Il percorso per arrivare a questo fu piuttosto complesso. Ripercorriamo le tappe principali.
# La trasformazione linguistica dei Promessi Sposi
Alessandro Manzoni compie un percorso di diversi passaggi verso quel codice che desiderava per il suo romanzo (per approfondire vedi la genesi dei Promessi Sposi):
stesura del Fermo e Lucia (1821-23)
utilizzo di una lingua di compromesso: la base era un toscano letterario, arricchito da apporti della parlata viva e da termini francesi
revisione del 1824 abbandona la lingua composita privilegiando il toscano e scopre molte concordanze tra i modi toscani e quelli del milanese
soluzione “fiorentina” del 1827 che porta alla revisione finale ed edizione del 1840
il viaggio a Firenze per Manzoni come dice il Migliorini “fuuna rivelazione: quella lingua tanto faticosamente cercata nei libri, eccola viva, agile, reale, nei Fiorentini colti con cui veniva a contatto“. Trova così definitivamente la soluzione: la lingua unitaria, viva, parlata ed attuale: il fiorentino delle persone colte. Non la lingua morta dei libri del Trecento e del Cinquecento. Compie così un lungo lavoro di revisione linguistica che lo porta all’edizione finale del 1840, la cosiddetta Quarantana, illustrata con i disegni di Francesco Gonin.
# Manzoni in versione milanese
Credits: @milano IG
Manzoni per tutta la vita non rinunciò comunque a cimentarsi nel dialetto, come in questi suoi versi dedicati a Carlo Porta:
E se vi si chiedesse di vivere in una casa completamente trasparente? Le pareti interne ed esterne sono tutte vetrate e lo spazio è concepito come se fosse unico. Dei cittadini hanno ben accettato la proposta: in questa grande metropoli mondiale si trova una casa dove la privacy è un optional.
Tutti vedono tutto: la CASA completamente TRASPARENTE
# La House NA di Tokyo
Credits: foolsjournals.wordpress.com House NA
Si chiama House NA l’abitazione di circa 85mq distribuiti su 3 piani e formata da pareti completamente trasparenti. All’interno sono state costruite varie stanze, ma considerando che le pareti sono vetrate e create attraverso 21 piattaforme costituite da una sottile intelaiatura in acciaio e disposte ad altezze diverse, l’impressione è quella di essere in un unico spazio. L’architetto di questa casa così innovativa è Sou Fujiimoto, ma la cosa interessante è che non è stata progettata dall’architetto per rivoluzionare lo spazio abitativo, bensì è stata richiesta dagli stessi abitanti della casa. Questi volevano un’abitazione in cui potessero muoversi come nomadi e così Fujiimoto ha fatto.
# Concepita come una sorta di albero
Credits: artediabitare.it House NA
L’architetto Fujiimoto l’ha concepita come una sorta di albero: una struttura centrale che mette in comunicazione i singoli livelli, come un tronco a cui si collegano i vari rami. La casa, inoltre, in certi casi è al limite delle norme edilizie, ma non è preoccupazione del progettista dato che in Giappone, una volta che i proprietari accettano il progetto, si assumono ogni responsabilità. Ad esempio la House NA è quasi completamente attaccata alla casa vicina (circa mezzo metro di distanza), anche se non c’è continuità perché vietato dal codice civile. In una casa trasparente, i vicini a neanche un metro di distanza non devono essere il massimo.
# Addio privacy?
Credits: huffingtonpost.it Interno House NA
Sicuramente la privacy non è uno dei punti forti della casa. Immaginatevi che, mentre state facendo la doccia, un passante vi osserva. Non credo che molti vorrebbero trovarsi in questa situazione. Eppure l’abitazione è concepita proprio per permettere alle persone, che ci vivono, di poter sempre interagire tra di loro. Il vero problema è che si è a stretto contatto anche con gli sconosciuti che stanno camminando per strada. Come unica forma di privacy, per rendere un po’ privata la vita nella casa, ci sono delle lunghe tende che, se chiuse, oscurano le pareti esterne. Tuttavia, queste tende non sono particolarmente coprenti, soprattutto nelle belle giornate quando la luce del sole attraversa tutta la struttura. A peggiorare il tutto, la House NA si trova in un quartiere molto eccentrico e pieno di vita sociale e negozietti “hip” di Tokyo.
Si potrebbe dire di essere in una sorta di Grande Fratello o reality, dove tutti vedono tutto.
Da qualche anno a Milano è nato un nuovo quartiere, sull’onda del successo di NoLo, l’area a nord della città compresa tra Greco, Casoretto e Turro, dal nome di Na.Pa. Oltre a essere un quartiere è anche un distretto a tema. Scopriamo come e per quale motivo è stato creato.
NAPA: attrazioni e locali del primo DISTRETTO a TEMA di Milano
# Il Naviglio Pavese ha trovato la sua identità
Napa
A giugno del 2020 è nato un nuovo quartiere dal nome di Na.Pa, sull’onda del successo di Nolo la cui sigla sta per North of Loreto, che identifica una zona ben precisa, quella del Naviglio Pavese. Tra i Navigli è quello meno celebrato e per questo motivo che un gruppo di ristoratori ha deciso di dar vita a questa iniziativa ribattezzando la zona con questo nome, con l’obiettivo di creare un vero e proprio distretto urbano capace di creare un dialogo tra centro e periferia e di rafforzare la connessione tra le persone e la realtà della zona. Si snoda lungo il tratto di Naviglio Pavese, andando oltre la circonvallazione fino al Parco Agricolo Sud per circa 4 km.
Na.Pa è anche un distretto gastronomico, sono 14 i soci fondatori tra ristoranti e bar, ma anche cantine, trattorie e hub gastronomici tra cui anche lo chef stellato Sadler che si è trasferito a inizio 2023 in Brera, che vuole far conoscere le eccellenze di questa zona, in un fil rouge che mette insieme cibo e cultura, anche promuovendo iniziative che valorizzino l’esperienza e le competenze delle persone che vivono al suo interno. Del distretto fanno parte anche istituzioni, organizzazioni del terzo settore e privati cittadini, tra questi il Municipio 5, la Biblioteca di Chiesa Rossa alla NABA e il Teatro Pacta. Nel 2021 è stato menzionato al primo posto tra i quartieri emergenti in Italia dal Gambero Rosso.
# I locali da provare
Osteriadellaconcafallata IG
Tra i locali da provare lungo il Naviglio Pavese c’è l’Osteria della Conca Fallata, specializzata nella preparazione dei piatti a base di carne di cavallo oltre che della tradizione pugliese e milanese, Cantina Urbana Milano, la prima cantina di produzione vini in città a Milano, I Frantoi, la prima oleoteca cittadina o l’Antica Osteria del Mare, consigliata dalla Guida Michelin, specializzata in ostriche e crostacei.
# Spettacoli musicali, teatrali e eventi all’aperto per far scoprire il territorio
Napa in Festa
Sono tante le iniziative messe in campo dalla sua nascita per far scoprire tutto quanto di bello si può scoprire attorno al Naviglio Pavese. Spettacoli musicali, teatrali e eventi all’aperto. A settembre del 2022 si è tenuta ad esempio la seconda edizione di Napa in Festa con percorsi di degustazione con prodotti del territorio, piatti preparati dagli Chef di Napa, spettacoli e laboratori.
Non si vive di solo panettone. Il classico lievitato natalizio, che potrebbe aver preso il nome dal garzone che l’avrebbe involontariamente creato, infatti non è l’unico dolce che rientra tra quelli tipici della storia culinaria meneghina. Ce ne sono diversi altri, ma non godono della fama del loro sontuoso “collega” a base di uvetta e canditi.
I DOLCI milanesi che NEMMENO i MILANESI CONOSCONO
# Barbajada
Ph. @_inquattroequattrotto_ IG
È un’assoluta delizia cioccolatosa: non si spiega come possa essere quasi scomparsa dai banconi di caffè e pasticcerie. Inventata a fine Settecento da un garzone, tal Domenico Barbaja che lavorava presso il Caffè Teatro a fianco alla Scala, è diventata un must nel secolo seguente. Non c’era un bar dove non venisse servita questa calda bevanda a base di cioccolata, caffè, latte e panna, che veniva miscelata, anzi schiumata, con la frusta. Tocco finale: un ciuffo di candida panna montata per suggellarne il golosissimo valore.
# Torta miascia o torta paesana
Credits: lalunasulcucchiaio.it Torta miascia
Dolce povero per eccellenza, la torta paesana, conosciuta anche come torta di pane omiàscia, è fatta di “avanzi”. Al posto della farina si usa il pan possammollato nel latte. Anche lo zucchero (un tempo raro e costoso) viene sostituito in parte con frutta secca (canditi e uva passa) e in parte con mele a lungo conservate in dispensa: queste infatti, asciugandosi nel tempo, perdono acqua e incrementano il proprio grado zuccherino, conferendo naturale dolcezza all’impasto. Infine per legare il tutto, un uovo, un po’ di zucchero, poco burro, scorza di limone e qualche amaretto sbriciolato.
# Pan de mej (pan meino)
Credits: @ginevracitterio pan de mej
Altro dolce povero, anzi poverissimo. Basti pensare che il cereale inizialmente usato per confezionare questo pane dolce era… il miglio, da cui appunto il nome pan de mej o pan meìnn. Ma grazie all’ingegno e al saper fare contadino si è riusciti a realizzare una semplice prelibatezza, che assomiglia ad una specie di frolla dorata da accompagnare a panna montata e castagne lesse. Col passare del tempo il miglio è stato sostituito da un ingrediente relativamente più pregiato, la farina di mais, usanza che è arrivata sino ai giorni nostri, che conferisce al dolce un interessante e caratteristico sapore.
# Charlotte alla milanese
Ph. italian.food.milan.blogger IG
È invece dalle tavole aristocratiche che giunge fino a noi il più nobile dei dolci meneghini dimenticati. La charlotte, dessert a base di mele, uvetta e scorza di limone, burro e zucchero. L’impasto è cotto e ricoperto da pan di Spagna, e quindi gli viene data forma grazie nell’apposito stampo. La charlotte rispecchia i canoni culinari ottocenteschi, che prevedevano il consumo di dolci tiepidi o caldi. Nel corso del tempo è diventato usuale l’abitudine di servirlo irrorato con rum e poi flambato appena prima del consumo.
Nel cuore di Milano c’è una piccola fabbrica, dalla storia molto interessante, che risolve il problema delle taglie per il pantalone per eccellenza: il jeans.
La MINI FABBRICA nel centro di MILANO che fa JEANS su misura
# Il negozio nato con le limited edition dei brand
Credits: @tonellosrl Candiani
Nei pressi delle Cinque Vie, una delle zona più antiche di Milano, nonché piena di gallerie d’arte e negozi di artigianato, abbigliamento e design, precisamente in Piazza Mentana, 3, si trova Candiani Denim Store. Una piccola fabbrica di jeans in centro città. Ma cosa ci fa proprio qui e qual è la sua storia?
Candiani nasce come produttore di jeans: è il 1938 quando Luigi Candiani fonda la Tessitura di Robecchetto Candiani, la futura Candiani Denim S.p.A. Lugi decide che la sua non doveva essere una fabbrica tessile come tutte le altre e si specializza quindi nei tessuti per vestiti di lavoro. Nel tempo si afferma a Milano e non solo. Ma bisogna andare un po’ avanti con le generazioni per vedere aperto il negozio Candiani. Nel 2019, infatti, viene aperto a Milano il Candiani Denim Store dove vengono vendute le limited edition dei brand che utilizzavano già i loro prodotti, tra questi: Atelier & Repairs, BENZAK, Bespoke, Blue of a Kind, Boyish Jeans, CLOSED, DENHAM THE JEANMAKER ed altri ancora. Pian piano nel negozio compaiono anche altri capi in denim e abiti che si matchano perfettamente con il jeans (magliette, felpe e giacche).
# Si decide modello, colore e tutti gli accessori che si vogliono
Credits: @candianicustom Candiani
Candiani quindi non nasce immediatamente come negozio che fa jeans su misura, è infatti solo nel 2021 che viene inaugurato il Candiani Custom, la vera fabbrica in miniatura. Qui i clienti possono disegnare, scegliere il modello, il tessuto, gli accessori e addirittura che tipo di lavaggio bisogna far fare al pantalone. In poche parole, si partecipa alla creazione stessa del prodotto e poi Candiani, grazie alle sue tecniche di qualità, cerca di rendere concreta l’idea. Il processo per richiedere un paio di jeans su misura è molto semplice: prima di tutto si provano dei modelli base, poi si prendono le misure e infine si scelgono tutti i particolari. Candiani realizza poi i pantaloni con assoluta precisione e, in circa 46 passaggi, il jeans è pronto. In più lo store è abbastanza veloce con le consegne, in 15 giorni si può ritirare il proprio jeans.
# Si può comprare anche un jeans compostabile
Credits: @candianicustom Candiani
Nel DNA di Candiani c’è anche l’innovazione. Nonostante siano produttori di jeans da oltre 80 anni, fanno di tutti questi anni un’esperienza e rimangono sempre al passo con i tempi. D’altronde sono anche nella capitale della moda e non possono non essere aggiornati sui nuovi trend stilistici. E insieme all’innovazione non può più mancare la sostenibilità. La ditta produttrice Candiani si trova nella Riserva Naturale del Parco del Ticino ed è sempre stata attenta all’ambiente, ma anche la micro-factory milanese non è da meno. Qui si può addirittura comprare un jeans realizzato con un tessuto compostabile, la ditta promuove infatti da anni la circolarità dei prodotti.
C’è una sottile linea che unisce idealmente i Vichinghi ai Provenzali, che nel Rinascimento hanno occupato l’Italia meridionale. Una linea del colore che più di tutti scatena, nell’immaginario collettivo, l’idea di naturale e pulito: il verde. Un’idea del passato che potrebbe rivelarsi una novità per il futuro: la Turf House.
Vivere da VICHINGHI in una CASA dentro un PRATO
# Villaggi interrati
Credits: rosmarinonews.it
Che si tratti di esigenze nate in epoca rinascimentale, come in Lucania per la fermentazione dell’uva, o che ci troviamo in età moderna, i cittadini liberi di scegliere un sito abitativo hanno sempre dimostrato di sapersi adattare a qualunque condizione ambientale o climatica, vivendo in comunione con la natura o facendosi aiutare da essa per migliorare le proprie condizioni di vita.
Ecco che nascono i villaggi che sembrano, o sono, interrati. Aree sconfinate dove l’uomo usa il proprio ingegno per produrre manufatti che – senza deturpare il paesaggio – aiutano a viverci o a conservare e far fruttare i proventi del duro lavoro. Esse sono costituite da case che diventano un tutt’uno coi prati che le circonda.
# TURF HOUSE: Cos’è e perché nasce questa caratteristica dimora
Credits: lifegate.it
“Turf” in italiano si può tradurre con “manto erboso”. Facile intuire dal nome, ma soprattutto dalle suggestive immagini, che la Turf House è una casa con il tetto ricoperto, appunto, da un prato. Questo tipo di abitazione sfrutta un’antica usanza vichinga ed è infatti diffusa in tutti i paesi del Nord Europa.
Si tratta di uno dei primi tipi di bioedilizia, tipica dei territori che presentano condizioni climatiche particolarmente rigide. Grazie al tappeto erboso che ricopre il tetto (a volte anche le pareti), questo ambiente è in grado di trattenere il calore all’interno, creando così le condizioni di isolamento termico necessarie alla sopravvivenza in un habitat come quello nordico.
Le Turf House sono costruite con materiale di origine naturale e rinvenibile direttamente sul posto: il legno per le travi portanti e le pareti interne, la pietra per le sole pareti esterne, ricavate anche con la torba e, all’occorrenza, anch’esse ricoperte di erba. Le Turf House hanno qualche volta l’aspetto di un antico rudere, ma sono sempre state abitate da famiglie per trovare riparo al loro interno.
Si possono trovare in tutta la regione anticamente dominata dai Vichinghi, quindi in Norvegia, Danimarca – dove sono diffuse nelle Isole Faroe – Scozia, Irlanda e Groenlandia. Ma è in Islanda che le Turf House hanno una storia in più da raccontare.
# Il caso islandese e la World Heritage List dell’Unesco
Credits: greenme.it
Mentre nei paesi nordici questo esempio di bioedilizia è stato sempre riservato alle classi sociali più povere, dedite all’allevamento degli animali e allo sfruttamento del terreno per sopravvivere, l’Islanda si vanta di utilizzare il manto erboso e la torba per costruire qualsiasi tipo di edificio. In mezzo al clima rigido dell’Oceano, è possibile trovare belle case, chiese, stalle e perfino le scuole coibentate con questo sistema, ovvero edifici destinati a qualsiasi tipo di classe sociale.
In Islanda, pertanto, questo tipo di abitazione non è una semplice imitazione della tana per il letargo, no! Qui la Turf House è un vero e proprio stile di vita.
Tanto che lo stato islandese ha richiesto il riconoscimento esclusivo dei propri esemplari da iscrivere tra i patrimoni dell’Unesco, l’organizzazione che si occupa di salvaguardare le bellezze naturali e culturali del mondo, perché queste case sono senza dubbio una testimonianza unica, o eccezionale, di una civiltà vivente e di una tradizione culturale decisamente uniche.
# Il caso italiano: il Parco Urbano di Pietragalla
Credits: italyformovies.it
Anche l’Italia ha da dire la sua su questo argomento, con il bellissimo Parco dei Palmenti a Pietragalla, in Lucania.
Sebbene si tratti di un tipo di costruzione importata, in epoca rinascimentale, dai provenzali che dominavano le Puglie, l’Italia ha un tipo simile di architettura rupestre.
Si tratta di vere e proprie grotte, circa 200, che costituiscono oggi un suggestivo Parco Urbano posizionato alle porte della città moderna. Questi manufatti sono stati edificati dalla civiltà contadina dedita alla coltivazione e trasformazione dei vigneti, finalizzata alla produzione di vino.
I Palmenti (la parola deriva dal latino paumentum, ovvero l’atto di pigiare) contengono in genere una o due vasche in tufo, dove veniva riposto a fermentare il mosto, proveniente dalla pigiatura dell’uva. Ognuna di queste cavità, incastonata nel terreno, presenta una feritoia sopra la porta di ingresso, un dispositivo necessario alla fuoriuscita dei gas di fermentazione, che possono essere piuttosto letali.
Esattamente come nel Nord Europa, anche queste costruzioni sono edificate con materiali poveri provenienti dai dintorni del sito e sono, oggi, la testimonianza dell’antica tradizione contadina, oltre che una particolare architettura da scoprire
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
(N.V.) L’altro giorno ero a una cena di compleanno in un ristorante. Alla mia destra c’erano tutti avvocati che parlavano di cause e di leggi. Alla mia sinistra c’erano dei patiti di pallacanestro che rievocavano partite dell’NBA e dell’eurolega. Stavo per fare quello che avrebbero fatto tutti al mio posto: estrarre l’iphone e passare il resto della serata su Facebook. Ma poi ho scelto altro: ho iniziato a trattare alcuni di questi argomenti qui sotto e mi sono ritrovato al centro dell’attenzione. Ecco la lista di argomenti sicuri per attirare l’attenzione se ti trovi con un gruppo di estranei a Milano.
10 ARGOMENTI di conversazione per avere ATTENZIONE se ti trovi con un gruppo di milanesi
credits: IG @desireedonadio
#1 Alimentazione sana
Cibi gluten free, ingredienti biologici, bilanciamento acido-alcalino, integratori funzionali e tutto quello che pare consentire più salute o ridurre gli acciacchi funziona alla grande. Specie in una cena dove anche un cetriolo con le sue virtù traumaturgiche può diventare protagonista della serata. Un’alternativa sempre salutista? L’ultima moda del benessere: le docce fredde alla Wim Hof.
#2 Esperienze all’estero
Ho vissuto a…. Aggiungi la città o una nazione e si innesca l’interesse anche se nessuno ti filava. Ideale è usare il luogo in cui si è vissuto per fare paragoni con Milano. Chi è di Milano ama confrontare la città con qualunque altra del mondo.
#3 Nostalgia canaglia
Parlare della hit di Albano e Romina Power fa sempre una gran figura. Ok, forse no. Però l’effetto nostalgia quello funziona sempre. Parlare di come erano diverse le scuole che abbiamo fatto, la musica, eventi iconici, come Alfredino Rampi o Supergulp, il passato crea intesa e comunanza sempre.
#4 Gli anni ’90
Credits: @Milano Anni 80 e 90 Ricordi e Passioni Personaggi della moda milanese
Sottoclasse del punto precedente ma che è diventata una hit dei nostri tempi. Ormai gli anni ottanta sono andati in soffitta ed ecco affacciarsi il decennio successivo, perfetto per 30-40enni. Il decennio di internet, dei cellulari, della fine del comunismo, della guerra in Jugoslavia, di Blur e Oasis, della scena musicale inglese, di Mtv Italia, di Andrea Pezzi e Giorgia Surina, dei Bluvertigo e dei Subsonica. Fantastico. Risate e lucciconi agli occhi assicurati.
#5 La psicopatologia quotidiana
La psicologia non è una scienza ma una materia di conversazione. Chiunque si può improvvisare senza rischi. Si può parlare di caratteristiche di genitura, primogeniti-secondogeniti-figli unici, oppure di nevrosi quotidiane. Per fare un figurone si può leggere Psicopatologia della vita quotidiana, forse il più autentico libro di Freud. Chi proprio non se ne intende può ripiegare sulla sottocategoria più semplice: l’oroscopo e i segni zodiacali. Qui vale tutto.
#6 Uomini e donne
In atmosfere più leggere funziona sempre dispensare pillole di filosofia in stile Fabio Volo di qualche anno fa. Storie di uomini imbranati con le donne o di donne che rendono imbranati gli uomini funzionano sempre. Può bastare anche solo una frase per scatenare l’inferno, specie se ci sono coppie. Vedendo animarsi anche chi era in silenzio asfittico sembrerà che tutti i presenti non aspettassero altro che di parlare di questo argomento.
#7 Sport & Tecnologia
Se i presenti sono in gran parte uomini, allora ecco l’abbinamento che funziona sempre a qualunque latitudine e trasversale su età, censo e cultura. L’abbinata sport e tecnologia è a prova di bomba. Non bisogna essere dei grandi esperti, basta semplicemente lanciare la palla, tipo “l’altro giorno ho visto uno che ha ancora il telefono Motorola, quello con l’apertura a scatto”, oppure “Quanto ho goduto quando ha perso la Francia” (vale per qualunque sport).
#8 Viaggi
credit: magazine.valica.it
Passati e futuri: sono sempre un successo. Si scelgano viaggi del passato se si vuole dispensare notizie o affrontare confronti e diversi punti di vista con chi ha visto gli stessi posti. Se si vuole essere apprezzati da tutti meglio optare per un più sicuro “sto per andare a…”, seguito da richieste di consigli su cosa vedere o cosa fare.
#9 Progetti di vita
Tema che può essere rischioso specie con persone molto anziane o con depressi cronici. Però è molto stimolante se affrontato nel modo giusto, consigliato di partire da se stessi svelando un desiderio proibito che si vorrebbe soddisfare. Può essere un argomento capace di rendere unica la conversazione e fare scoprire ai presenti nuovi orizzonti di vita. Si tratta forse dell’argomento più stimolante. Alla pari con il seguente.
#10 Milano
Ph. cristian rossa
Poi c’è sempre lei. A chi non interessa la nostra città? Luoghi, personaggi, riti, mentalità dei cittadini, decisioni del Comune, area B, ciclabili, gli autovelox tutto fa brodo per fare breccia sui convitati.
Ps. Per attirare attenzione c’è poi un metodo infallibile: fare qualcosa di strano, anche fischiettare o mettersi a cantare.
Mentre divampa la protesta degli studenti iniziata con l’accampamento davanti al Politecnico, a Milano ci si arrabatta per trovare una soluzione al caro affitti. Da Lodi arriva una proposta per venire incontro ai giovani che non riescono a sostenere le spese per studiare a Milano.
LODI TENTA i GIOVANI di Milano: costa la metà, siete a 15 minuti, venite qua!
# Esplode la protesta degli studenti contro il caro affitti: gli interventi del Comune di Milano
Credits gev_milano IG – Protesta contro caro affitti
Il problema del caro affitti a Milano è conosciuto da molti anni ma di recente si è esasperato ancora di più, complice anche l’aumento dell’inflazione. L’esplosione mediatica è invece cosa degli ultimi giorni. Tutto è partito dall’iniziativa di Ilaria Lamera, studentessa bergamasca di ingegneria ambientale, che la scorsa settimana ha deciso di mettersi a dormire in una tenda piantata in piazza Leonardo da Vinci davanti al Politecnico per protestare contro gli affitti insostenibili. Una protesta che si è poi sparsa a macchia d’olio altre città universitarie. Da Torino a Padova, da Bologna a Roma.
Il Comune di Milano propone soluzioni a medio-lungo termine, da un lato con gli interventi previsti dal Piano Casa e dall’altro con la costruzioni di nuovi studentati, a pochi minuti di treno dalla città c’è chi offre una soluzione più immediata: il primo cittadino di Lodi.
# La proposta di Lodi: costo degli affitti più bassi del 50% a 15 minuti di treno da Milano
Credits laeriiika IG – Stazione di Rogoredo
A tendere una mano ai giovani e agli studenti delle università milanesi è arrivato l’altrettanto giovane sindaco di Lodi, Andrea Furegato di 25 anni: “Siamo pronti ad accogliere gli universitari che non trovano più spazio a Milano“. Una propostaallettante per due aspetti, il primo è il basso costo delle abitazioni e della vita in generale: “L’offerta di abitazioni, per ora del tutto privata, è sicuramente valida e ricca. Stiamo pensando anche a qualche struttura pubblica. Quel che è certo è che, allo stato attuale, le spese che un fuorisede deve sostenere a Lodi, tra affitti, utenze e svago, sono sicuramente più basse rispetto a chi sceglie di restare a Milano. E credo sia un aspetto molto importante.”
Si accoda il presidente di Asvicom, Vittorio Codeluppi: “Aspettiamo a braccia aperte questi ragazzi. Secondo quanto abbiamo stimato, Qui troveranno affitti che si aggirano attorno alla metà di quelli milanesi. Inoltre Lodi è una città vivibile e accogliente.”
Il secondo è il rapido collegamento con Milano, in treno si raggiunge in 15 minuti da Rogoredo e in 20 da Lambrate: “La forza della nostra offerta è proprio la possibilità di raggiungere Milano in poco tempo e con i mezzi pubblici” commenta il primo cittadino Andrea Furegato. A Lodi la presenza di studenti universitari è già nutrita, sono infatti circa 3.000 quelli che frequentano le tre università cittadine e nello specifico la sede distaccata della facoltà di Veterinaria della Statale, la facoltà di Infermieristica e la sede dell’Università degli Studi di San Marino.
# Le bellezze della città rifondata da Federico Barbarossa
Credits lalobi IG – Lodi
Lodi non sarebbe solo una soluzione alternativa più economica per i giovani rispetto all’alto costo della vita di Milano, ma anche un’opportunità per vivere in una città che ha molto da offrire e che da sempre è legata a Milano. Fondata da Federico Barbarossa nel 1158 per “rimediare” alla distruzione dell’antico borgo di Laus Pompeia ad opera dei milanesi, è da considerare ancora oggi una tra le città lombarde più interessanti dal punto di vista architettonico e artistico.
Il Tempio dell’Incoronata
Tra le bellezze da ammirare c’è il capolavoro rinascimentale del Tempio dell’Incoronata, il monumento artisticamente più prestigioso della città, un edificio religioso caratterizzato al suo interno da sette cappelle con quella maggiore a forma di croce e impreziosita da considerevoli opere d’arte e da decorazioni in oro.
Duomo di Lodi
Da non perdere il Duomo, il monumento più antico di Lodi e tra i più grandi della Lombardia, spicca la facciata e la cripta. Poi Piazza della Vittoria, che il Il Touring Club ha inserito nella lista delle piazze più belle d’Italia e Piazza Broletto, con una suggestiva fontana in marmo rosa di Carrara realizzata nel XIV secolo.
Credits andrea_4luglio IG – Cattedrale vegetale Lodi
Ancora il Parco regionale di Adda Sud con alcune curiosità tra cui la Cattedrale Vegetale e infine uno dei più importanti centri di ricerca a livello europeo nel campo delle biotecnologie agroalimentari, il Parco Tecnologico Padano.
La proposta lanciata dal Sindaco di Lodi riporta alla luce una delle annose questioni su quali dovrebbero essere i confini ideali di Milano per consentire un migliore governo del territorio e di chi ci vive e si sposta al suo interno. Un tempo Lodi era parte dell’ex provincia di Milano, oggi Città Metropolitana, così come Monza, prima di diventare entrambe province amministrativamente autonome. Nonostante il perimetro si sia formalmente ristretto la realtà continua a mostrare come i cittadini delle altre province lombarde si muovano quotidianamente da e verso Milano senza poter usufruire dei benefici di chi è residente, dall’altro lato non tutti i milanesi riescono a sostenere le spese per vivere nella città più cara d’Italia.
L’unica soluzione a questi problemi, come mostrano altre realtà metropolitane internazionale, è la Grande Milano: estendere i confini amministrativi di Milano per rendere i territori che gravitano attorno a Milano direttamente interconnessi. Un ente a cui andrebbero assegnati i poteri di una regione, per poter attuare politiche di aria vasta sia a livello normativo ad esempio per la casa, il lavoro e i trasporti, che a livello di investimenti. Esattamente come accade a grandi città internazionali come Berlino, Londra, Madrid, Parigi, Vienna, Amburgo, Bruxelles o le più grandi città svizzere.
Si moltiplicano le segnalazioni, eppure la situazioni sembra peggiorare. Non è cosa da poco: strisce pedonali che non si vedono o del tutto cancellate costituiscono non solo un pessimo esempio di incuria, ma è soprattutto un rischio per la
sicurezza stradale. Specie in un momento in cui le cronache sono troppo spesso affollate di incidenti e tragedie che coinvolgono pedoni e ciclisti. Mentre in altre città all’estero si trovano soluzioni per rendere più evidenti i passaggi pedonali, come vernici fosforescenti o perfino tecnologie tridimensionali, a Milano si lasciano sparire alla vista.
Alla ricerca delle STRISCE PEDONALI perdute
# Bovisa: ogni giorno migliaia di studenti attraversano su strisce quasi inesistenti in un angolo di strada pericoloso
Strisce pedonali in Bovisa
Prendiamo uno dei tanti esempi: qui siamo nei pressi della Stazione Bovisa
dove ogni giorno transitano migliaia di studenti e che presto sarà protagonista di
una grande operazione di recupero urbanistica. Nel frattempo però, non è possibile
risolvere questo problema definitivamente in tutta la città?
Strisce pedonali in Bovisa
Che si utilizzino materiali più resistenti o che venga eseguita una manutenzione
molto più frequente. Queste strisce sbiadite in un disordine generale di sporcizia,
marciapiedi sconnessi, cartelli arrugginiti non sono più tollerabili. E se poi si volesse sognare più in grande, ecco qualche soluzione d’avanguardia scelte da città internazionali per rendere più sicuro il passaggio pedonale:
Strisce in 3Dstrisce in 3DStrisce colorate MadridStrisce colorate Madridstrisce illuminate di notte
ANDREA URBANO
Continua la lettura con: ALTRI MILANO NON FA SCHIFO MA…
Notte Europea dei Musei: apertura straordinaria serale della Pinacoteca di Brera, che accoglierà il pubblico nel cortile illuminato. Altre suggestioni nel percorso espositivo approntato per l’occasione. Info e aggiornamenti in tempo reale QUI.
Amazônia: inaugura e resta aperta fino alle 20.00 la mostra del fotografo Sebastião Salgado, con gli scatti e i ritratti della foresta brasiliana. In allestimento fino al 26 novembre nella Cattedrale della Fabbrica del Vapore.
Una marchesa ad Assisi: una protagonista alle prese con l’insicurezza, l’amore e la… Fede. In replica fino al 21 maggio al Teatro della Cooperativa, debutta alle ore 20.00.
W.A.S.P.: 40 anni di carriera per il gruppo USA, che inscena i propri brani heavy metal con performance quasi teatrali. Il 40 Years Live World Tour è al Live Club di Trezzo s/Adda alle ore 20.00.
Primavera Antica: una notte di Musica al Museo Scienza e Tecnologia. Programma barocco e pre-classico eseguito dall’Ensemble Andromeda del Conservatorio di Milano, a partire dalle ore 21.00.
Beast without Beauty: performing Art ideata da Carlo Massari, da lui interpretata insieme a Emanuele Rosa e Giuseppina Randi. In scena sul palco del Teatro Fontana, alle ore 21.00.
Vintage Violence: gruppo underground italiano che apre il weekend del Rock in Park al Legend Club. L’esibizione inizia alle 20.30, con la guest I Confini.
Paolo Benvegnù: Solo Fiori e i piccoli gesti di un autore gentile, per il concerto di Paolo Benvegnù. Si esibisce alla Santeria Toscana e lo show inizia alle ore 21.00.
Elodie: unica data milanese, in programma nella grande location del Forum di Assago per accontentare tutte le richieste. La cantante si esibisce a partire dalle 21.00.
Paola & Chiara: dopo la data 0, il mini tour delle due sorelle, icone degli anni ‘90, entra nel vivo. La seconda data milanese, già sold out, inizia alle 21.00 al Fabrique. Replica anche domenica 14.
Parzialmente stremata: late stand-up comedy show interpretato da Mary Folli, che procede a tentoni come una donna coi tacchi sul pavè. In scena all’AprèsCoup, alle ore 21.30.
#Sabato 13/5: Lo raduno de li sodali per Feudalesimo & Libertà, iniziano i playoff di basket, dj internazionali la notte e fino all’alba
V Adunata – Credits: VeroRock
V Adunata: lo Imperatore di Feudalesimo e Libertà, attende «tutti li appassionati della goliardia, della musica e del sano cazzeggio» per il Raduno Nazionale. Concerti, Hostaria e Area della Pugna sono allestiti al Live Club di Trezzo d’Adda. Si parte alle 14.30.
Milano Harmonica Rumble: festival internazionale, unico nel suo genere, dedicato ai virtuosi dell’armonica a bocca. È la seconda edizione, in programma a La Scighera, prevede numerose esibizioni e parte alle ore 16.00.
Olimpia – Pesaro: la stagione del basket entra del vivo con i play off. Primo match al Forum di Milano contro Pesaro, una partita che fa venire nostalgie da anni ottanta. Al Mediolanum Forum alle 18.
Sweelinck e Frescobaldi, un duello a distanza: per i Vestri in San Maurizio al Monastero Maggiore, l’organista Lorenzo Ghielmi presenta un programma dedicato ai due compositori del ‘500 e ‘600. Il concerto inizia alle ore 18.30.
Il vino e suo figlio: Noè raccontato dal punto di vista del suo primogenito, in un monologo interpretato da Enrico Bonavera. In scena al Teatro LabArca, sipario alle 19.30.
Palchi Fioriti: edizione primaverile e diffusa di Le Mille e Una Piazza, che parte sabato 13 e continua con concerti e spettacoli fino al 10 giugno. In programma il debutto, alle ore 20.30, sul Palco della Resistenza di via Tabacchi.
Schammasch: una delle band più apprezzate del black metal, con contaminazioni spirituali, si esibisce al Rock in Park Festival. Sono attesi dalle 20.30 sul palco del Legend Club.
Inter – Sassuolo: non si può rifiutare. Tra le due partire dell’Euroderby che per l’Inter vale un’intera stagione, continua la rincorsa alla Champions anche in Campionato. I nerazzurri ospitano una delle grande rivelazioni del campionato.
Freequency: notte di festival dal sapore internazionale alla Santeria Toscana 31. Dj locali ed internazionali si avvicendano in console per una notte tutta dedicata al clubbing. Inizio alle ore 22.00.
#Domenica 14/5: chitarre storiche in mostra, festival celtico, Zecchino d’Oro e cabaret al femminile
Vintage Vault – Credits: Surface Mag
Vintage Vault: museo itinerante delle chitarre vintage e storiche, che approda a Milano al Palazzo delle Stelline. Oltre a chitarre in mostra, anche esibizioni e workshop sul restauro. La mostra apre alle 11.00 e chiude alle 19.00.
Variazioni Diabelli: il talentuoso pianista e direttore d’orchestra Michele Gamba, esegue uno dei capolavori di Ludwig van Beethoven. In programma nel foyer del Teatro Menotti, con inizio alle 11.00.
Celtic Wave: festival scozzese e irlandese con concerti, danze, cibo e artigianato tipico presso lo Spirit de Milan. Parte alle 12.00 con il pranzo condiviso, prosegue nel pomeriggio anche con attività per bambini e termina la sera dopo le numerose esibizioni sul main stage.
Zecchino d’Oro Show: musica e magia per grandi e piccini, in uno spettacolo con il Piccolo Coro, l’asinello Nunù e molte sorprese. In programma al Teatro Lirico – Giorgio Gaber alle ore 17.30.
La Bella e La Bestia: la favola senza tempo, in edizione musical, in scena in un doppio spettacolo per famiglie. Prima replica alle 15.00, secondo spettacolo alle 18.00 al Teatro Repower di Assago.
Punk. Kill Me: la rivoluzione punk che diventa espressione di forza, coraggio e ironia. Con Francesca Foscarini e Beatrice D’Amelio, in scena al Teatro Fontana alle 18.00.
False Memories: il palco del Legend Club ospita il dark metal italiano, nello show in programma a partire dalle ore 20.30. La band è preceduta dalle guest di Viper Soup Complex, Eternal Silence e Blut.
Ice Nine Kills: serata di hard rock e metalcore con la band di Boston che si esibisce all’Alcatraz. Apertura porte alle 18.00, guest gli Skynd alle 18.30 e main event alle 20.00.
Top Jazz Concert: per festeggiare il riconoscimento come migliore formazione dell’anno, l’Artchipel Orchestra si esibisce al Blue Note. Il collettivo, formazione completa, presenta un unico spettacolo che parte alle 20.30.
TitsUp: serata di cabaret e stand-up comedy al femminile, in programma allo Zelig di viale Monza. Dalle 21.00 si alternano sul palco Corinna Grandi, Cinzia Marseglia, Chiara Emme, Greta Cappelletti, Nicole Soffritti, Denise Giammusso e Giulia Musso.
La storia della musica d’autore, suonata e narrata: viaggio lungo le coste del Sud Italia, con Tonino Scala e Paolo Lucchese. In programma al Teatro Alfredo Chiesa di via S. Cristoforo 1, a partire dalle 21.00.
Laura Bono: tornata solista, la performer è in torunée con il live Scusate il Ritardo Tour. Suonerà e canterà ai Magazzini Generali, nello spettacolo in programma alle 21.30.
#Tutto il we: Milano arancione con lo Spritz festival, street food e Valtellina fuori porta
Milano Sptritz Festival – Credits: Dennis Schmidt via Unsplash
Milano Spritz Festival: Milano e piazza Città di Lombardia colorate di arancione per 3 giorni. Spritzeria e tanti eventi dalle 18.00 di venerdì alla Voglia di Anni 90 che chiude domenica sera.
Milano Football Week: nel week end tra andata e ritorno dell’Euroderby di Milano è di scena la Milano Football Week. Sulla scena del Palazzo del Cinema (Anteo) i fuoriclasse del pallone di ieri e di oggi: da Sacchi a Capello, dal presidente del Milan Scaroni all’ad dell’Inter Marotta, e poi ancora Boban, Zenga, Barzagli, Grosso e Gilardino e Diletta Leotta. L’accesso agli eventi è libero fino all’esaurimento dei posti disponibili.
Eroine ed Eroi: spettacolo sinfonico, per voce narrante, in scena per tutto il fine settimana all’Auditorium di largo Mahler. Maddalena Crippa, la Sinfonica di Milano diretta da Oksana Lyniv, raccontano episodi epici. Spettacoli alle ore 20.00, domenica alle 16.00.
Sagra della Valtellina: fuori porta, a Bergamo in p.le degli Alpini, la cucina valtellinese da il meglio. Tra salumi, polenta e pizzoccheri, appuntamento a cena dalle 19.00 alla mezzanotte. Domenica 14 anche a pranzo dalle 12.00 alle 15.00.
Romeo e Giulietta – l’amore è saltimbanco: prove e rappresentazione della storia d’amore più bella di sempre, ambientate a Venezia nel 1574. Protagonisti Anna De Franceschi, Michele Mori e Marco Zoppello al Teatro San Babila 12 e 13 alle 20.00, domenica alle 15.
Ivan e il Diavolo: a grande richiesta, torna lo spettacolo tratto da Dostoevskij, edito, interpretato e diretto da Alberto Oliva e Mino Manni. Al Teatro Factory32, venerdì 12 e sabato 13 alle 20.00, domenica 14 alle 16.00.
Al Di Meola: due giorni e 4 spettacoli del talentuoso autore e chitarrista, che si esibisce in trio acustico. In programma al Blue Note venerdì 12 e sabato 13, alle 20.30 e alle 23.00.
Qualcosa: lettura integrale della fiaba ironica scritta da Chiara Gamberale, interpretata da Annagaia Marchioro e Federico Zanandrea. In scena al Teatro Gerolamo sabato alle 20.00 e domenica alle 16.00.
Vimercate Street Food: due giorni di food truck e specialità da passeggio, suddivise tra p.za S. Stefano e p.za Roma di Vimercate. Cucine internazionali, musica ed eventi sabato 13 e domenica 14, dalle 11.00 alle 23.00.
La linea è stata pensata anche per portare gli spettatori al nuovo palazzetto del ghiaccio a Santa Giulia per le gare olimpiche del 2026. Il numero prescelto per la nuova linea richiama la precedente numerazione della “zona” di Milano attraversata dalla metrotranvia. Ecco il tracciato e quali mezzi verranno utilizzati.
OLIMPIADI: ci sarà anche la METRO 13
# Il tracciato della nuova metrotranvia “olimpica” si snoderà lungo 4,7 km da Repetti M4 a Rogoredo M3 con fermata vicino al futuro Pala Italia
Credits: artecna.it – Tracciato e fermate
La futura metrotranvia nel quadrante est della città è stata pensata per entrare in esercizio in tempo per le prossime Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026. I due capolinea saranno la fermata della M4 Repetti che serve il quartiere Forlanini e la stazione M3 di Rogoredo e relativo hub ferroviario dei treni regionali, suburbani e alta velocità.
La linea sarà lunga 4,7 chilometri e composta da 17 fermate, 9 delle quali già presenti e in condivisione con il 27 e 8 da realizzare da zero, queste ultime su tracciato integralmente a doppio binario. Metterà in collegamento l’Alta Velocità ferroviaria, le ferrovie regionali e suburbane e la M3 alla stazione di Rogoredo, dove ci sarà il capolinea sud, con Santa Giulia, il palazzetto previsto per le Olimpiadi, via Mecenate, Ovidio, Marco Bruto, Repetti per fare capolinea nord al quartiere Forlanini dove è presente la stazione di Repetti M4.
# Alle Olimpiadi invernali del 2026 i tifosi potranno raggiungere l’arena per vedere le gare maschili di hockey
Ph. @Onirism IG – PalaItalia
La nuova linea, nelle intenzioni del Comune di Milano, servirà a portare anche gli spettatori del Pala Italia, il nuovo palazzetto a Santa Giulia che ospiterà le partite di hockey maschile durante le Olimpiadi Invernali del 2026. Per questo motivo la nuova linea viene soprannominata la “metrotranvia olimpica”. Al suo interno verrà celebrata anche la cerimonia di apertura delle Paralimpiadi e potrà contenere oltre 16.000 persone.
# La scelta del numero 13 richiama quello della “vecchia” zona amministrativa di Milano attraversata dalla linea
ufficio stampa ATM
Quando a Milano c’erano 20 zone, invece agli attuali 9 Municipi, alcuni dei quartieri attraversati dalla nuova linea ricadevano sotto la numero 13. La scelta di assegnarlo alla futura metrotranvia è da ricollegare a questo e al fatto che lo stesso progetto risale agli anni in cui era in vigore la suddivisione amministrativa precedente. La linea sarà realizzata a scomputo oneri dall’operatore che realizzerà l’edificazione del nuovo quartiere di Santa Giulia nord, mentre i tram utilizzati saranno quelli bidirezionali prodotti dall’azienda svizzera Stadler e già acquistati in parte dal comune di Milano .
La metrotranvia verrà realizzata in tempo per le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026? A cinque anni dal progetto preliminare elaborato da Architecna Engineering s.r.l., commissionato da Milano Santa Giulia S.p.a e Risanamento S.p.a, non è stato presentato ancora quello definitivo e mancano appena tre anni alla manifestazione sportiva internazionale. I dubbi quindi sono molti. Il rischio concreto è di andare fuori tempo massimo, come accaduto anche di recente per altre infrastrutture di trasporto a Milano, e inaugurare la linea dopo la cerimonia di chiusura dei giochi olimpici.