Ai confini con Milano sta nascendo un nuovo quartiere già pronto a far parlare di sé. Vediamo dove si trova e come si sta sviluppando.
NOM: il nuovo quartiere “Car free” alle porte di Milano. Sarà la nuova NoLo?
# North of Milano, il nuovo quartiere nascente nella Grande Milano
NOM
Sta nascendo un nuovo quartiere ai confini nord della città: NOM, North of Milano. Si trova nel comune di Novate Milanese, a due fermate dalla stazione ferroviaria della Bovisa e limitrofo ai quartieri milanesi di Vialba e Quarto Oggiaro. Diventerà la nuova NoLo?
# L’acronimo: Natura, Orizzonti, Metropoli
Al suo interno si sta sviluppando un progetto che porta lo stesso nome, NOM, una sigla che sta per Natura, Orizzonti, Metropoli. Sviluppato da Varallo RE Group gestito da Colliers Global Investors Italy e a firma dello studio MCA – Mario Cucinella Architects. L’obiettivo del piano è di mettere al centro la qualità della vita degli abitanti e la coesione sociale attraverso una linea progettuale centrata sul favorire l’integrazione territoriale, agevolare la socializzazione, attrarre valore e rivitalizzare il territorio.
# Un quartiere car-free
MCA – Quartiere Nom
Il quartiere punta al benessere delle persone mettendole in sintonia con la natura. Per questo motivo gli spazi aperti saranno in prevalenza composti da aree pedonali e car-free, con piazze pubbliche per favorire la socialità e aree verdi con piante ad alto fusto. Un intervento di rigenerazione urbana che alla parte residenziale affiancherà edifici che ospiteranno servizi ricreativi, culturali, educativi e didattici.
# Le residenze con ampie logge e terrazze
MCA – Residenze Nom
Le abitazioni sono state progettate per offrire i migliori standard in termini di efficienza energetica e saranno dotate di ampie logge e terrazze.
Accanto alle residenze sorgeranno centri per la ricerca e sviluppo in connessione con il Politecnico della Bovisa, a pochi minuti di treno da NOM, e nei pressi Techbau sta costruendo uno studentato per l’università milanese che metterà a disposizione: 303 stanze singole, 84 doppie, 121 stanze per lunga durata e 60 stanze d’hotel.
Il burger con farina di grillo è sbarcato anche a Milano. O forse sarebbe meglio dire è saltato. Con un balzo intercontinentale dall’estremo oriente, le farine di “Acheta Domesticus” più noto come grillo domestico, sono entrate in un panino. Di cui molto si parla. Ecco perché a differenza di molti, io non lo proverò.
Il GRILLOBURGER di Porta Romana: io non lo proverò
Piatto Thai – Credits: HOerwin56
È in vendita in città dal 15 febbraio, in edizione limitata, in un locale di Porta Romana appartenente alla catena Pane e trita. Sulla stampa e sui social è tutto un fiorire di “noi l’abbiamo provato”, con commenti a volte neutri e spesso sdolcinati, volti a una glorificazione implicita di questa bizzarra distorsione nell’offerta alimentare.
Nonostante molti ne siano incuriositi e faranno il grande passo, ecco perché io andrò altrove. Per queste ragioni
#1 Dov’è la trita?
Iniziamo dalle basi: se una catena si chiama Pane e trita, mi aspetto un panino e un hamburger e tanti altri begli ingredienti a supporto. Nel grilloburger non c’è traccia di trita, ovvero di carne, sia essa bovina, suina o di altra origine. C’è la farina di grillo: va bene la moda degli insetti, ma considerarla carne mi sembra troppo. Non ci sono riusciti neppure i pesci.
#2 La difesa della dieta mediterranea
Una delle eccellenze del Belpaese è proprio il cibo, la sua storia, la sua artigianalità. Il forte legame dei prodotti alimentari tipici italiani con il territorio gli ha permesso di sopravvivere all’omologazione globale. Allevare e consumare insetti non rientra in nessuna tradizione gastronomica, sociale e culturale italiana. Al contrario, il preparato ottenuto dalla macinazione degli insetti saltellanti prima di arrivare sulle nostre tavole percorre decine di migliaia di chilometri: l’origine è estremorientale. Aprirsi al mondo non significa calarsi le braghe.
#3 E la sicurezza?
Se parliamo di sicurezza si spalancano dinnanzi praterie di punti di domanda e incertezze. Sia in termini di allergie, sia in termini igienici. I grilli contengono nel carapace la chitina, proteina nelle persone allergiche potrebbe dare manifestazioni anche gravi, che vanno dal semplice eritema cutaneo allo shock anafilattico. Sul piano igienico, nonostante le rassicurazioni (almeno sulla carta) di alti standard di sicurezza, qualche dubbio sulle industrie alimentari vietnamiti piuttosto che cinesi credo sia lecito porselo.
farina insetti – Credits: primalfuture
#4 Iperproteico, sì, no, forse
In termini nutritivi, il cavallo di battaglia ampiamente pubblicizzato delle farine di insetti è il loro alto contenuto proteico. Ma sicuramente è minore di quello della carne, di molti derivati del latte e della soia. Inoltre, se consideriamo il caso specifico, il grilloburger di Porta Romana contiene solo 1,6 grammi di farina di insetti (il resto sono patate e fagioli cannellini): l’apporto proteico finale sarà di un grammo circa. Praticamente residuale. Ha senso tanto entusiasmo iperproteico?
#5 Invece del grillo si sente la patata
Per appagare la curiosità ci dovrebbe essere un gusto atipico. Invece no: secondo la testata Scatti di Gusto “non c’è alcun sapore, e nemmeno sentore, di insetto nel Grillonel Cheeseburger di Pane&Trita”. “Quello che si percepisce – conclude – è il sapore della patata, dei cannellini”. Dello stesso tenore il giudizio degli assaggiatori di Wired: “La polpetta che contiene la fantomatica farina sa, essenzialmente, di patate e cannellini. Anche mangiata da sola non tradisce nessun retrogusto che possa far scattare l’allarme nelle papille gustative”.
#6 Sostenibile per l’ambiente, non per il portafoglio
Dulcis in fundo, il costo: il burger di Pane e Trita costa 13,90 euro. Più di uno analogo con carne bovina. Inoltre il prezzo all’ingrosso della farina di grillo è stratosferico, siamo intorno ai 70 euro al chilo. Contro un euro per una farina di grano tenero e 5 per la soia. La farina di grilli è quindi altamente insostenibile sia economicamente e sia socialmente, contrariamente a quello che purtroppo viene sovente sbandierato, considerando solo l’aspetto ambientale.
# Conclusione: nessuna forma di attrazione per il mio palato
In conclusione il nuovo burger non mi attrae da nessun punto di vista. Né mi stuzzica l’idea di gustare qualcosa di nuovo o insolito. La presenza della farina di grilli nel suo impasto è pressochè residuale, non dà sapore nè struttura. L’apporto proteico specifico è trascurabile, mentre le precauzioni sul tema igiene e sicurezza rimangono. Lascerò quindi ad altri la possibilità di accaparrarsi il discusso prodotto “ a tiratura limitata”. Senza il minimo rimpianto.
Commissionata dal parco avventura danese Camp Adventure, The Forest Tower è un percorso per l’osservazione della natura ideato nel 2016 dallo Studio Effekt, specializzato in masterplan e architettura del paesaggio.
La TORRE FORESTA: un PERCORSO verso il CIELO per ammirare la NATURA
# Una fuga dalla città per immergersi nella natura
Credits: @campadventuredk IG
Alta 45 metri e nascosta tra gli alberi, The Forest Tower è immersa in una foresta privata di oltre 4.000 ettari e risponde, in chiave naturalistica, ad un “antico desiderio danese: costruire verso l’alto“.
È un posto ideale per fuggire dalla quotidianità cittadina e passeggiare per più di 900 metri immergendosi nella natura che ci circonda.
# Un’esperienza unica e indimenticabile
Credits: @campadventuredk IG
La sua insolita forma a clessidra garantisce lo spazio per far crescere le fronde degli alberi adiacenti, ma migliora anche l’esperienza del visitatore.
Infatti, il suo “profilo curvo con una vita snella e la base e la corona allargate” permette non solo di aumentare la stabilità della torre, ma “aumenta anche l’area del ponte di osservazione in cima alla torre”, consentendo “un migliore contatto con la chioma degli alberi“.
# Un capolavoro dell’architettura accessibile a tutti
Credits: returntonow.net
Vincitore dell’Iconic Award 2017 nella sezione Visionary Architecture, questo “percorso nel cielo” ha un grande pregio e rispetta uno dei principali obiettivi di Camp Adventure: preservare il sito rendendolo accessibile ad un pubblico sempre più ampio, a prescindere dall’età e dalle condizioni fisiche.
La città di Bucarest ha trovato il modo per non demolire i suoi edifici d’epoca per lasciare posto a costruzioni più moderne. Nell’immagine lo stratagemma. Si crea una cornice per salvaguardare il palazzo da mantenere, all’esterno si possono costruire edifici nuovi. L’effetto è suggestivo. Anche se c’è anche chi lo critica: “Immagino sia meglio della demolizione. Ma in realtà avrebbero potuto costruire un nuovo edificio che si armonizzasse con l’edificio storico”, commenta su FB Lance Olson. Vediamo alcune immagini dalla capitale romena, insieme ad altri casi simili in altre città del mondo. E Milano?
La soluzione per non distruggere i PALAZZI STORICI: c’è un caso anche a MILANO
Bucarest ha adottato questa soluzione per salvaguardare vecchio e nuovo anche in altri casi. Come questi, non sempre riusciti:
Credits: Vlad HarabagiuCredits: Vlad Harabagiu
# Altri esempi dal mondo: Denver e Malmoe
Anche in altre città del mondo si è cercata una soluzione analoga, come a Denver che così è riuscita a salvare una chiesa dalla costruzione di un nuovo hotel:
Credits: Keith Stansell
Oppure a Malmoe, in Svezia, forse l’esempio meglio riuscito:
Credits: Loke Rivano
Una soluzione intrigante per unire l’esigenza di tutelare la storia e la bellezza senza pregiudicare il futuro. Può essere una modalità da introdurre anche a Milano? Per ora l’unico caso in qualche modo analogo è la piccola casa tra i grattacieli della Regione. In questo caso però si parla di una difesa a oltranza dei suoi condòmini.
# Milano: la casetta nel grattacielo
Credits: ilcinemadelcarbone.it
In realtà si tratta di un caso un po’ diverso. In questo caso è una casa rimasta intrappolata in un grattacielo. Stiamo parlando della Casetta Verde di via Bellani, inglobata nel grattacielo della Regione Lombardia. Sono 14 i condomini residenti all’interno di questa costruzione che tutt’a un tratto si ritrovò stretta su tre lati dalle braccia dell’incombente Palazzo Lombardia. In realtà si fece di tutto per fare mandare via i condomini, lasciando spazio così al grattacielo: inizialmente venne proposta una valutazione di 4500 euro al metro quadro, poi una permuta con appartamenti di pari superficie e nella stessa zona. Ma le famiglie rifiutarono l’offerta, affezionati alla loro abitazione.
«Ormai siamo abituati a essere circondati da queste propaggini del grattacielo. Non vedo più il tramonto, la Grigna o il Resegone ma i vetri di fronte riflettono il sole, le nuvole, la nostra casa. C’è uno spiraglio su Porta Nuova. I danni al cortile ancora non ce li hanno sistemati. Solo adesso abbiamo trovato l’accordo» è ciò che afferma Milena Porcari, una dei condomini del palazzo verde.
Una giornata intera in centro a Milano con soli 10 euro, da colazione a cena con attrazioni varie: si riesce a sopravvivere? Dove ha mangiato e cosa ha visto FiammettaPhotos ce lo mostra nel suo ultimo video.
Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)
Centro studi delle Camere di Commercio Guglielmo Taglicarne rielaborazione grafica Withub
Milano è di gran lunga la città più cara d’Italia, ma allo stesso tempo è anche quella con le retribuzioni più alte. Addirittura stacca la seconda di quasi il doppio. E le altre grandi città sono ancora più indietro. Questo è quanto emerge dai dati dell’ultima graduatoria sugli stipendi medi delle principali città italiane. Vediamo i numeri nel dettaglio e il confronto con le altre città.
Nelle altre città d’ITALIA si GUADAGNA la METÀ che a MILANO
# Lo stipendio medio di un dipendente milanese supera i 30.000 euro annui: a Bolzano, la seconda città in classifica, non si arriva a 19.000
Centro studi delle Camere di Commercio “Guglielmo Tagliacarne”, rielaborazione grafica Withub
Il capoluogo lombardo continua ad essere per distacco la città con gli stipendi medi più alti d’Italia. L’ultima classifica elaborata dal Centro studi delle Camere di Commercio “Guglielmo Tagliacarne” sulla retribuzione media per un lavoratore dipendente nelle città italiane, con riferimento all’anno 2021, mette Milano al primo posto con 30.464,86 euro annui. Un valore quasi doppio rispetto a quello registrato nella città seconda in graduatoria, Bolzano, con 18.942,08 euro, di poco davanti a Bologna con 18.828.65 euro.
# Nelle grandi città d’Italia si guadagna la metà che a Milano
Credits lutmarlon-pixabay – Torino
Appena fuori dal podio troviamo Parma con 18.175,33 euro, in quinta posizione la capitale con 17.774,30 euro di stipendio medio annuo per un dipendente, a seguire un gruppo composto da Reggio nell’Emilia, Firenze, Modena, Vicenza e Genova sotto i 17.000 euro annui. Poi un blocco di quattro città dove la retribuzione media annua è inferiore ai 16.000: Pordenone, Verona, Trieste e Torino che si posizione al quattordicesimo posto a 15.424,27 euro. Un’ora con l’alta velocità e la retribuzione si dimezza.
Secondo un’analisi esclusiva di Bloomberg, il lavoratore medio di New York City spende 4.661 dollari in meno all’anno in pasti, acquisti e intrattenimento vicino al lavoro grazie alla nuova settimana lavorativa in presenza di soli tre giorni. L’impatto sul business della Grande Mela sembra essere devastante: nella sola Manhattan si parla di oltre 12 miliardi di affari perduti.
Ristoranti, trasporti e uffici: a NEW YORK è CRISI NERA per la settimana di TRE GIORNI in presenza
“New York City è di nuovo piena di persone che lavorano, il martedì, il mercoledì e il giovedì. Ma l’atmosfera è diversa il venerdì e il lunedì, quando i vagoni della metropolitana si svuotano e, all’ora dell’happy hour, ci sono molti posti a sedere al bar. La settimana lavorativa in presenza si è ridotta a tre giorni.” (…)
# 12 miliardi persi per pasti, commercio e intrattenimento
“I nuovi dati sul lavoro di persona analizzati da Bloomberg News mostrano che in un certo numero di città degli Stati Uniti i venerdì in ufficio sono morti. E anche i lunedì non stanno tanto bene. In nessun luogo il costo economico del lavoro a distanza è più pronunciato che nel principale centro finanziario del mondo: New York. I lavoratori di Manhattan spendono almeno 12,4 miliardi di dollari in meno all’anno a causa di circa il 30% in meno di giorni in ufficio, secondo un’analisi di Bloomberg News che utilizza dati esclusivi del gruppo di ricerca WFH dell’economista della Stanford University Nicholas Bloom. Tale cifra è stata calcolata moltiplicando la perdita annuale di spesa per lavoratore corretta per l’inflazione per i quasi 2,7 milioni di pendolari e residenti stimati dall’US Census Bureau che hanno lavorato a Manhattan nel 2019.”
“Ciò significa che il lavoratore medio spende $ 4.661 in meno all’anno per pasti, acquisti e intrattenimento vicino ai propri uffici a New York. Il risparmio scende a $ 3.040 a San Francisco e a $ 2.387 a Chicago.”
“La perdita di 12,4 miliardi di dollari all’anno si traduce in mancate vendite per ristoranti, rivenditori e altre attività che guidano il motore economico di New York. Gli uffici sfitti rappresentano una crisi multimiliardaria per il più grande mercato immobiliare per uffici d’America. Le finanze del sistema di trasporto pubblico sono in caduta libera. E la minaccia di crisi per le entrate fiscali rasenta l’esistenziale: qual è il valore di una città quando i lavoratori non hanno più bisogno di essere lì?”
# Londra: solo il 6% dei lavoratori ritornato a 5 giorni in presenza
“Se a New York City vengono pagate meno tasse sul reddito“, ha affermato il controllore Brad Lander, “allora è difficile capire come acquisire valore sufficiente per mantenere le metropolitane e investire nelle scuole e mantenere la città sicura e pulita e tutte le cose che contano davvero”. Le tariffe di New York sono istruttive per altri centri finanziari in tutto il mondo: solo il 6% dei londinesi precedentemente in grado di lavorare da casa ha affermato che i loro datori di lavoro si aspettano che siano in ufficio cinque giorni alla settimana, secondo un rapporto dell’ufficio del sindaco. E l’anno scorso, circa il 14% dei posti di lavoro pubblicati in tutti i 23 quartieri di Tokyo erano per lo più da remoto, rispetto al 3% nel 2019, secondo il sito di lavoro Indeed.” (…)
# “Meno pendolari significa meno entrate: ristoranti e metro in grave crisi”
Vendite al dettaglio in negozio e online nei diversi giorni della settimana (Dati Mastercard – Bloomberg)
“Meno spesa da parte dei lavoratori nelle aree centrali significa molto meno entrate fiscali sulle vendite”, ha affermato Jose Maria Barrero, professore presso l’Instituto Tecnologico Autonomo del Messico e ricercatore del gruppo WFH che ha calcolato le cifre per Bloomberg. “Se hai meno pendolari, ciò significa meno entrate.”
“Questi cambiamenti sono più visibili nel Financial District e nel Midtown di Manhattan, dove i trading desk e i cubicoli sono deserti all’inizio e alla fine della settimana. Molti ristoranti e rivenditori hanno chiuso i negozi e il traffico pedonale e i passeggeri della metropolitana sono crollati. Banchieri, avvocati e altri dirigenti che fanno pagare i viaggi in macchina nera ai loro uffici di New York City hanno anche riorganizzato i loro programmi di pendolarismo per concentrarsi su martedì, mercoledì e giovedì, secondo i dati di HQ Corporate Mobility, che collabora con le aziende Fortune 500 per prenotare, fatturare e automobili di spesa. Da giugno a dicembre 2022, le corse effettuate il lunedì e il venerdì hanno raggiunto rispettivamente solo il 33% e il 38% circa dei livelli pre-pandemia, secondo i dati del quartier generale di circa 400.000 corse negli ultimi tre anni.”
“Le persone hanno cambiato il loro stile di vita e il loro comportamento”, ha affermato Michelle Meyer, capo economista del Nord America presso il Mastercard Economics Institute. “Se quel giorno lavori da casa, non ti recherai nel tuo ufficio e non andrai alla bottega accanto al tuo ufficio.”
# Il rilancio dei quartieri residenziali
“La crescita ha trasformato i quartieri in cui vivono i lavoratori ibridi in un nuovo tipo di quartiere degli affari. Il traffico pedonale negli altri quattro distretti di New York è aumentato dell’85% o più entro la fine del 2022 rispetto ai livelli pre-pandemia, secondo i dati di Orbital Insight. La spesa media al dettaglio nei lunedì di ottobre è aumentata del 28% nel Bronx, del 21% nel Queens e del 18% a Brooklyn, rispetto a solo il 2% a Manhattan rispetto allo stesso periodo del 2019, secondo i dati di Mastercard. La crescita del distretto esterno potrebbe essere un lato positivo per New York, ma un piano pubblicato di recente per rilanciare la città si concentra meno sulle nuove aree vivaci e più sul ritorno a un’economia incentrata su Manhattan. Mentre il sindaco Eric Adams ora richiede ai dipendenti del governo di lavorare di persona cinque giorni alla settimana, ha avuto meno fortuna a spingere i leader aziendali a imporre requisiti in carica più severi. “È ora”, ha detto l’anno scorso. “New York City non può scappare da casa“.
# Il venerdì solo 1 lavoratore su 5 è in presenza: il valore degli uffici sta crollando
Ph. jplenio
La presenza dei lavoratori negli uffici di New York durante il quarto trimestre del 2022 è tornata in media a circa il 43% dei livelli pre-pandemia, secondo i dati di tracciamento dei badge di Kastle Systems. Il martedì, tuttavia, la percentuale sale a una media del 51% e precipita al 23% il venerdì. (…) In otto importanti edifici per uffici di Manhattan, il traffico pedonale è diminuito di circa il 52% il venerdì e il 45% il lunedì rispetto a prima del Covid, secondo un’analisi di Bloomberg News sui dati di Placer.ai
I ricercatori hanno modellato un calo del 40% del valore di mercato degli uffici poiché le torri degli uffici sono parzialmente vuote, il che, secondo le stime, costerebbe 5 miliardi di dollari di entrate fiscali perse, ovvero il 5% del budget annuale della città. Anche le future entrate fiscali di New York potrebbero diminuire poiché gli edifici per uffici semivuoti determinano una spesa lenta. Potrebbe anche subire un colpo alla sua base imponibile se i dipendenti continuano a trasferirsi altrove. “Questo è un grosso buco che dovrà essere colmato con nuove tasse, una spesa inferiore”, ha affermato il professore della Columbia University Stijn Van Nieuwerburgh, che ha definito la situazione in un recente panel come un potenziale “loop urbano”.
La città sta ancora vedendo gli impatti sul suo sistema di trasporto pubblico, dove i passeggeri nei giorni feriali hanno recuperato in media solo il 64% a gennaio e si prevede che le carenze di entrate raggiungeranno oltre $ 2 miliardi all’anno fino al 2026. Con l’esaurimento degli aiuti per la pandemia, l’agenzia sta pianificando tagli del servizio a circa sette linee il lunedì e il venerdì, incluso il treno 1 che collega Manhattan e il Bronx e i treni L e F, che attraversano Brooklyn, Queens e Manhattan. Il cambiamento sarà avvertito dai newyorkesi della classe operaia, che torneranno a lavorare cinque o sei giorni alla settimana. “Non possono permettersi un Uber da $ 50” e non sono in grado di lavorare in remoto, ha affermato l’amministratore delegato di MTA Janno Lieber a novembre. (…)
# “Lunedì e venerdì, lascia perdere”
Ph. wiggijo
Gli imprenditori dicono che stanno lottando per adattarsi alla nuova settimana lavorativa di tre giorni. Il proprietario di Falafel di Sam, Emad Ahmed, ha affermato che il traffico pedonale vicino a Wall Street è il peggiore dei suoi 30 anni di attività. Solo in una soleggiata giornata infrasettimanale le vendite recuperano circa il 60% di quello che erano, ha detto. Nel frattempo, l’aumento del costo del gas e degli ingredienti ha messo sotto pressione i suoi affari. “Lunedì, venerdì, lascia perdere”, ha detto Ahmed, 57 anni, che parcheggia il suo camion a Zuccotti Park e in quei giorni guadagna solo il 30% delle sue entrate pre-Covid. “Perdi soldi quando non c’è nessuno.” (…)
Con gli uffici più vuoti il lunedì e il venerdì, i viaggiatori d’affari stanno riducendo i soggiorni in hotel di un giorno o due e volano solo per metà settimana, ha affermato Vijay Dandapani, presidente e CEO della Hotel Association di New York City. (…) “Perdere quella quantità di affari di venerdì, che è uno dei giorni più impegnativi, è enorme”, ha affermato Fitzpatrick, che dipende dai viaggiatori d’affari per il 70% della sua clientela. Per incrementare gli affari, sta pensando di mettere in palio un viaggio gratuito in Irlanda per i clienti del bar del venerdì. Un’altra idea di marketing è incoraggiare i turisti a prolungare le loro vacanze a New York City promuovendo l’hotel come rifugio per il lavoro a distanza il venerdì. “Dobbiamo trovare qualcosa”, ha detto Fitzpatrick.
Credits Milano Serravalle - Milano Tangenziali S.p.A. - Rendering galleria fonica
Un’opera di mitigazione attesa da decenni vedrà presto la luce grazie alle Olimpiadi. Vediamo come fatta e dove verrà realizzata.
A MILANO in arrivo una GALLERIA FONICA
# Un investimento di 55 milioni di euro
Credits Milano Serravalle – Milano Tangenziali S.p.A. – Galleria fonica
Nelle scorse settimane la società Milano Serravalle – Milano Tangenziali S.p.A. ha presentato il progetto definitivo per la realizzazione della galleria fonica nel tratto di Tangenziale Est che attraversa Cologno Monzese. L’opera è stata inserita nell’ambito delle opere propedeutiche alle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026 e avrà un costo di 55 milioni di euro. Un intervento di mitigazione ambientale e acustica attesa da anni e che finalmente vedrà la luce.
# I numeri della galleria fonica
Credits Milano Serravalle – Milano Tangenziali S.p.A. – Interno galleria fonica
La galleria fonica si estenderà per 2 km, con 500 metri in galleria, e sarà ricoperta e affiancata da 13.500 mq di verde. In parte si troverà sui 5.000 mq di terreno pensile sovrastante il tunnel e che collega in due lembi del comune di Cologno Monzese, in parte sulle scarpate e la terra di riporto della galleria.
Credits Milano Serravalle – Milano Tangenziali S.p.A. – Esterno galleria fonica
La struttura sarà costruita con 4.440 tonnellate di acciaio zincato, ci saranno 40.000 mq di pannelli solari autopulenti e fonoassorbenti e verranno utilizzate vernici fotocatalitiche su una superficie di 70.000 mq. Questa infrastruttura consentirà di ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico dell’abitato circostante.
# L’inaugurazione è prevista nel 2026
Credits Milano Serravalle – Milano Tangenziali S.p.A. – Rendering galleria fonica
Entro il 2024 è prevista la cantierizzazione e la partenza dei lavori. L’inaugurazione è programmata per il 2026, in tempo per le Olimpiadi Invernali di Milano-Cortina.
Molti lamentano a Milano un eccessivo lassismo delle forze di sicurezza nei confronti di chi è responsabile di violenze o atti vandalici. In alcuni paesi la strada scelta è radicalmente opposta. Come a Bucarest. Così vengono trattati dei tifosi della Steaua. Vi piacerebbe qualcosa del genere anche sulla metro di Milano? Video di G4 media
Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)
La fantasia non ha limiti. Anche per le stazioni dei treni
Le ali di uccello, il ghiacciaio, il tamburo: le STAZIONI più ASSURDE del mondo
#1 La stazione a forma di ali di uccello
Credist pascale_be_viguier IG – Oculus
Oculus, a firma Calatrava, ospita il WTC Transportation Hub, la stazione del World Trade Center nel distretto finanziario di Manhattan a New York. Da qui partono i treni PATH diretti in New Jersey, la linea Newark-World Trade Center e la linea Hoboken-World Trade Center nei giorni feriali. La forma esterna della stazione, la vera attrazione di tutto il progetto, dovrebbe ricordare le ali di un uccello in volo.
#2 La stazione che assomiglia a un tamburo
Credits hmiya17 IG – Stazione di Kanazawa
La stazione di Kanazawa, sottoposta a massicci lavori di ristrutturazione nel 2005, è la principale porta d’ingresso e stazione ferroviaria della città e importante snodo dei trasporti e dello shopping. La sua particolarità risiede nella Porta Tsuzumimonin legno costruita all’esterno dell’uscita est, modellata sui tradizionali tamburi giapponesi chiamati tsuzumi. Il suo stile ha reso la stazione un simbolo contemporaneo di Kanazawa.
#3 La stazione a forma di tempio buddista
Credits redrockshooter999 IG – Stazione Hua HinLa stazione ferroviaria di Hua Hin in Thailandia sembra uscita direttamente da una fiaba. Riconosciuta come la più bella nazione è costituta da una struttura simile a un piccolo tempio buddista affiancata da una pensilina, sempre nello stile, con sedute per i passeggeri. Ha inaugurato nel 1911 e ancora oggi è in funzione e perfettamente mantenuta. Lo località di Hua Hin è anche il luogo di vacanza della famiglia imperiale oltre ad essere la prima e più popolare località balneare della Thailandia.
#4 La stazione che sembra un castello
Credits historyofartarchitecture IG – Stazione ferroviaria di Haydarpaşa
La stazione ferroviaria di Haydarpaşa è senza dubbio la più grande e magnifica stazione ferroviaria della Turchia. Inaugurata il 19 agosto 1908, costruita dagli architetti tedeschi Otto Ritter e Helmuth Cuno come monumento alle strette relazioni turco-tedesche dell’epoca, si caratterizza per uno stile neorinascimentale e ha una pianta ad “U” con tutte le sembianze di un castello.
#5 La stazione che ricorda un ghiacciaio
Credits ulbekoch IG – Hungerburgbahn
Ad Innsruck in Austria c’è una avveniristica stazione progettata dalla compianta Zaha Hadid che ricorda una formazione di ghiaccio futuristica simile a un ghiacciaio. Si tratta della approdo superiore della Hungerburgbahn, funicolare ibrida su rotaia che dal 2007 mette in collegamento con un percorso di 4 fermate il distretto di Hungerburg con il centro città.
#Lunedì 20/2: fiera della pelle e della moda, Praga alla Scala, Siani e metal nordico
Alessandro Siani – Credits: Mow Mag
Micam, Mipel: fino a mercoledì 22 febbraio tornano i saloni internazionali con gli operatori della moda e della pelle. A Rho Fiera Milano
Ice Nine Kills: unica data italiana per il tour della band. Special guest a sorpresa e Welcome to Horrorwood attendono i fans all’Alcatraz, a partire dalle 20.00.
Praga alla Scala: la Filarmonica della Scala, diretta dal M° Ottavio Dantone, esegue il concerto del lunedì proponendo la sinfonia n. 38 di Mozart. Inizio, come di consueto, alle 20.00.
Don Juan in Soho: una rivisitazione del capolavoro di Moliere, che narra la storia di un dj di South Houston senza peli sulla lingua. La propone il Teatro Elfo Puccini, con debutto alle 20.30. Resta in scena fino a domenica 26/2.
Follow the Monday: prosegue la rassegna del Teatro Carcano che al lunedì intervista e ascolta i protagonisti della cultura. In programma alle 20.30 Alessandro D’Avena – Di nostra vita, Purgatorio.
Giovanni Sollima e Mario Brunello: duo di violoncellisti al Conservatorio Giuseppe Verdi, ospite de Le Serate Musicali. Alle 20.45 in via Conservatorio 12.
Tre lezioni di Massimo Recalcati: il rapporto con il passato in una serie di incontri che lo psicanalista guida al Teatro Franco Parenti. Appuntamento alle ore 21.00 nella Sala Grande.
Il cuore di un uomo: reading teatrale che narra la storia del medico argentino René Gerónimo Favaloro. Letto da Vanessa Gravina e Roberto Valerio, danzato dai ballerini della Scala, il reading è al Teatro Martinitt alle 21.00.
Turmion Kätilöt: il metal finlandese arriva al Legend Club, con il Global Warning tour. Lo spettacolo inizia alle ore 21.00
Lukas Lauermann e Loscil: musica e arti visive nella serata dell’Auditorium San Fedele. Introduce il violoncellista viennese, per poi entrare nella performance audiovisiva di Loscil. Inizio alle 21.00.
Extra libertà live tour: l’importanza della libertà nell’inno che Alessandro Siani porta in teatro, dopo i due anni di gestione della pandemia. Al Teatro Arcimboldi, alle 21.00, il sipario si apre anche su un aspetto recentemente trascurato.
Omaggio a Valerio Negrini: recentemente rimandata, si tiene la serata benefica per onorare uno dei fondatori dei Pooh. Il gruppo torna a suonare, insieme a numerosi protagonisti di spicco del panorama pop italiano. L’veneto è spostato al Teatro Litico – Giorgio Gaber, l’inizio alle ore 21.00.
#Martedì 21/2: inaugura la Fashion Week, Eagle Ey Cherry e Opera Queen
MFW – Credits: Style Caster
Milano Fashion Week: dal 21 al 27 febbraio è la MFW della moda donna Autunno/Inverno 23-24. Calendario e info QUI.
Lineapelle: in contemporanea al Mipel, apre anche la mostra di pelli, accessori e tessuti sintetici. Aperto fino a giovedì 23 a Rho Fierasmilano.
Gabriele Boggio Ferraris Quartet: ritorna per Jazz in Cascina, il quartetto di Boggio all’appuntamento con Cascina Cuccagna. Doppio spettacolo alle 19.30 e 21.30.
Alex Usai Band: doppio spettacolo, come da tradizione, anche al Blue Note, che propone le note più suggestive e malinconiche della Chicago Blues Night. Primo show alle 20.30, a seguire il secondo alle 22.30.
L’appuntamento: riuscirà Penelope a riscattare e modernizzare la sua millennaria figura, da archetipo dell’attesa a donna del 3° millennio? Ce lo svela Rossella Rapisarda, dietro la regia di Fabrizio Visconti, nel monologo in programma al Teatro Litta. Debutto alle 19.30, in scena fino al 26/2.
Movimento del Nulla: parodia politicamente scorretta della politica italiana, che parte dal nulla per promettere il nulla. È con questo monologo che Gene Gnocchi passerà la settimana al Teatro Franco Parenti, in scena fino a domenica. Debutto alle ore 20.30.
Lu Santo Jullàre Françesco: il monologo scritto da Dario Fo e Franca Rame, arriva al Teatro Oscar interpretato da Mario Pirovano. Per scoprire angoli di Medioevo, il debutto è alle 20.30, ma resta fino a domenica 26.
Killer Star: la tribute band milanese, che omaggia David Bowie è all’Hard Rock Cafè. Le musiche, le liriche e le movenze del Duca Bianco, dalle 21.00 a fine serata.
Queen at the Opera: un’orchestra di 40 elementi diretti da Isabella Turso, esegue lo show rock sinfonico dedicato ai Queen. L’opera è in programma all’Arcimboldi e anche il pubblico fa parte dello show.
Eagle-Eye Cherry: un quarto di secolo di carriera per l’artista svedese, che arriva a Milano per l’unica data italiana del suo tour. È possibile ammirarlo alla Santeria Toscana, lo spettacolo inizia alle ore 21.00.
#Mercoledì 22/2: nel mondo cala la Quaresima, a Milano è Carnevale
Carnevale Ambrosiano – Credits: TopReservation.it
Carnevale Ambrosiano: dopo il Carnevale “degli altri” arrivano tradizioni, colori, cliché e dolci del Carnevale Ambrosiano. Fino a sabato 25 febbraio un ricco programma di eventi in tutta la città. Info QUI.
Milano Clown Festival: 16ma edizione del festival delle arti di strada, che si svolge in occasione del Carnevale Ambrosiano dal 22 al 25 febbraio. 21 i luoghi scelti per questo festival diffuso. Info e programmaQUI.
Mostra Fabio Volo: nell’insolita veste di fotografo, Volo espone la sua prima personale di fotografia presso Fabbrica EOS Gallery. In mostra fino al 26/2, apre alle 10.30.
Palaye Royale: la voce di una nuova generazione in viaggio tra un numero imprecisato di generi, è sul palco dei Magazzini Generali. Preceduti da Yonaka e Starbenders, dopo i sold out in tutto il mondo, a Milano si esibiscono alle 20.00.
Kenny Barron Quintet: il Blue Note ospita un altro mostro sacro della musica internazionale. Il pianista, insieme al suo Quintetto, è protagonista del doppio spettacolo delle 20.30 e 22.30.
Arcadi, il Poeta: per la Serie Smeraldo dedicata ai giovani protagonisti della classica, il Conservatorio Verdi si apre al pianista Arcadi Volodos. L’esibizione inizia alle ore 20.45.
Vieni avanti cretina, next: nuova serie per il format teatrale ideato da Serena Dandini, affiancata sul palcoscenico sempre da colleghe e dalla consueta auto ironia. Spezzoni di vita quotidiana femminile e divertimento al Teatro Carcano, fino al 26 febbraio. Debutto alle ore 21.00.
Boys of the Puddle: il 22 alle 22.00 si celebra il carnevale in pieno stile irlandese, allo Spirit de Milan. Danze irlandesi, musiche tradizionali, travestimenti e coriandoli, per il carnevale milanese.
Inter Porto: con la Champions non si scherza. A San Siro i nerazzurri di Inzaghi si giocano l’andata degli ottavi a eliminazione diretta ospitando i portoghesi di Conceição.
#Giovedì 23/2: un giovedì di grande teatro, con lo Zelig, la famiglia Caini e i personaggi di Albanese. Per la musica ci sono il death metal o una leggenda del fusion
Antonio Albanese e i suoi Personaggi – Credits: CameraLook
Esperienze D.M.: dal web, a teatro, Awed, Riccardo Dose e Dadda portano live uno dei podcast più seguiti. Improvvisazione a commento dei messaggi vocali del pubblico di Esperienze D.M. Alle ore 17.00, un’esclusiva del Teatro Martinitt.
Anatomia di un suicidio: racconto intergenerazionale tutto al femminile, con 12 interpreti diretti da Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni. Fino al 19 marzo al Piccolo Teatro Grassi di via Rovello. Sipario del debutto alle 19.30.
Billy Cobham: 77 anni e nessuna voglia di smettere, per il più grande batterista fusion vivente. Cobham si prende il Blue Note, ininterrottamente fino a domenica, con il doppio spettacolo delle 20.30 e 22.30 tutte e 4 le sere.
Caini: storia di una famiglia dove omologazione e lotta alla diversità sono i parametri fondanti della vita. Queste fondamenta possono essere scardinate dalla verità oggettiva? È quello che prova a fare lo spettacolo in scena al Franco Parenti fino a domenica 26. Debutto alle 20.30.
Lucia Vasini e Cinzia Marseglia Live Show: allo Zelig Cabaret, giovedì 23 e venerdì 24, è il turno del duo femminile che porta sul palco due amiche, sull’orlo di una crisi di nervi. Debutto e replica alle ore 21.00.
La verità, vi giuro: viaggio tra le coscienze e le certezze del pubblico, nel one-man-show che Marco Cavallaro propone al Teatro Martinitt. Niente veli o filtri ma solo ironia, a partire dalle 21.00.
Kataklysm + Soilwork: la storica band death metal canadese al Legend Club, accompagnata dagli aggressivi Soilwork e da Wilderun, aspetta il pubblico a partire dalle 21.00.
Personaggi: riunione di caratteri e varia umanità, che Antonio Albanese dedica ad alcune delle sue migliori interpretazioni. Per rivedere Cetto La Qualunque, Alex Drastico o il Ministro della Paura, basta andare all’Arcimboldi dal 23 al 26 febbraio alle 21.00.
#Venerdì 24/2 (orario diurno e pre serale): a Palazzo Reale la videoarte di eccellenza
Bill Viola – Credits: ArtsLife
Bill Viola: alcune delle opere del maestro della videoarte, sono in mostra nelle sale di Palazzo Reale. La personale apre alle 10.00 e resta aperta fino al 25 giugno prossimo.
Maschera che vai… accessorio che trovi!: laboratorio per bambini dai 4 ai 12 anni presso il Museo del Tessile di Busto Arsizio. L’occasione è buona per festeggiare anche i 40 anni di Tarlisu, la maschera bustocca. Dalle 15.00 nella Sala Gemella, con ingresso da via Galvani a Busto.
Impronte: laboratorio teatrale gratuito a cura di Alice Pecoraro e Giusy Gargano. L’occasione per condividere le esperienze del quartiere, presso Spazio Maspero alle 18.30.
Non Parlate (Male) dell’Amore: presentazione del progetto di Lorenza Caravelli e MariaGiovanna Luini. Presso Barbadieci di corso Buens Aires alle 18.30.
Prossimo appuntamento: giovedì 23 per l’ultimo fine settimana di febbraio
Sbarca on-line la prima versione del nuovo portale veneto interamente dedicato all’Autonomia.
L’AUTONOMIA inizia ONLINE: la scelta del Veneto
E’ stato attivato da pochi giorni all’indirizzo autonomia.regione.veneto.it, il nuovo Portale della Regione Veneto interamente dedicato all’Autonomia. Si tratta del primoportale in Italia interamente dedicato a questo tema. Ha la finalità di rappresentare una fonte diretta di tutti i messaggi provenienti dai rappresentanti istituzionali, di motivare l’oggetto delle riforme e di valorizzare tutte le sinergie messe in atto con Università e Centri studi.
Gran parte del portale è accessibile liberamente da tutti i Cittadini e dalla stampa, e vi si possono ricercare liberamente tutte le informazioni contenute. Un’area tecnica prevede invece accesso riservato agli addetti ai lavori, e contiene specifici approfondimenti dei singoli progetti.
Un sito Internet concepito per essere il riferimento on line sul tema, per chiunque fosse interessato ad approfondimenti o anche solo a conoscere meglio il progetto di riforma basato sul regionalismo differenziato.
# On-line la prima versione del portale
Oggi il portale è accessibile nella sua prima veste grafica, che ricalca ovviamente quella del sito istituzionale della Regione Veneto (ove è contenuto). Le varie sezioni verranno implementate e aggiornate progressivamente.
Sarà dedicato ampio spazio alle notizie, alle tappe principali del processo di riforma. Saranno consultabili dati ufficiali relativi ai profili finanziari e giuridici, corredati da documenti, grafici e analisi. Saranno inoltre presenti apposite aeree pensate per le FAQ (risposte alle domande più frequenti) e per la consultazione degli atti ufficiali.
Nel sito si troveranno anche video specifici di interviste ad alcuni tra i maggiori esperti di autonomia a livello nazionale, con lo scopo di fornire un dettaglio sui fondamenti, sulle tappe e sulle prospettive del viaggio verso l’autonomia differenziata.
Il Parlamento dell’Unione Europea ha votato per far circolare solo auto elettriche a partire dal 2035. I favorevoli difendono la decisione per motivi ambientali. I contrari denunciano come vero intento sia quello di aumentare il controllo sui cittadini. Ma forse c’è una ragione che sfugge alle analisi. Che potrebbe essere la vera motivazione di fondo che ha spinto a questa decisione.
Solo auto ELETTRICHE in Europa: e se la vera motivazione fosse INCONFESSABILE?
Credits tenkoring – Auto elettrica
Più si concentra il potere politico in poche mani, più queste mani risultano ambite da poteri più grandi, in particolare delle grandi multinazionali.
Il lobbista ha gioco più facile se deve convincere, ad esempio, pochi politici che hanno il potere di imporre una normativa che favorisce una sua azienda in tutta Europa, invece che dover agire in ogni stato. O perfino in territori all’interno degli stessi stati.
Anche per questo come Milano Città Stato siamo fautori del massimo decentramento possibile del potere politico: perché è l’unico modo per portarlo più vicino ai cittadini che a monopolisti o a cartelli transnazionali. E siamo convinti che uno dei compiti principali di un governo dovrebbe essere quello di difendere la libera scelta dei cittadino da ogni abuso di potere dei produttori. Cosa che appare piuttosto disattesa, anzi spesso si assiste proprio al contrario.
L’evidenza mostra che le politiche che hanno un impatto economico su ogni settore in Europa vengano quasi tutte decise nell’interesse dei grandi produttori di quello specifico settore. Questo accade perché tanto più un mercato è economicamente rilevante, tanto più grandi sono le risorse e gli strumenti di pressione che i produttori possono mettere in campo per condizionare i politici.
Arrivo al punto. Quasi sempre le grandi aziende che operano in mercati ormai maturi cercano di ritrovare ossigeno attraverso il meccanismo della sostituzione forzata.
Ossia di rendere obsoleti i prodotti acquistati dai consumatori per indurli alla loro sostituzione.
Questo capita spesso. Tipo per la tv, nell’edilizia, i compact disc al posto del vinile, o le stesse vetture catalizzate o euro x al posto di quelle precedenti. Addirittura era venuto fuori di prodotti, ad esempio i cellulari, che dopo un certo tempo smettevano di funzionare.
La sostituzione imposta di un prodotto vecchio con uno nuovo è il jolly che si giocano i produttori in tutti i mercati arrivati a bassi o nulli tassi di crescita.
Ph. Joenomias
Il mercato automobilistico è in grave crisi. Questo non è un mistero.
Dopo aver fatto in passato il bello e il cattivo tempo dei governi nazionali stanno rischiando di diventare marginali. Soprattutto, andando avanti così non possono garantire agli azionisti guadagni simili a quelli degli anni di gloria.
Che cosa si potrebbero inventare di meglio, allora, che obbligare tutti gli attuali e futuri possessori di auto a sostituire la propria vettura con qualcosa nuovo di zecca, molto più caro, senza alcuna possibilità di ripiegare sull’immenso mercato dell’usato?
Questa credo che sia la vera ragione della decisione europea sulle auto elettriche.
Motivazioni ecologiche da un lato o sospetti di controllo sui cittadini credo siano solo strumenti utili a spostare l’attenzione dal più inquietante dei problemi: l’inesorabile sudditanza della politica rispetto a poteri superiori.
Poteri che hanno un grande nemico: la libertà individuale.
Chi ha qualche anno in più si ricorda di Girardelli. Sciatore austriaco di origini italiane che gareggiava per il Lussemburgo. Perché lo fece? Per essere sicuro di poter gareggiare ai Mondiali e alle Olimpiadi senza dover lottare per il posto con l’agguerrita concorrenza degli sciatori austriaci. In questo modo Girardelli non solo poté partecipare a ogni competizione ma portò il piccolo Ducato in cima al mondo dello sci. Pur non avendo neanche una collina sul suo territorio. Che cosa c’entra Girardelli con Milano? C’entra, grazie a un’idea di uno dei milanesi più visionari.
L’altra squadra di Milano diventa MONDIALE: punta alla CHAMPIONS senza passare dalla Serie A
Come Girardelli voleva partecipare a Olimpiadi e Mondiali di Sci senza superare le eliminatorie nel suo paese, così c’è una squadra milanese che punta alla Champions League senza essere mai stata in Serie A. Non solo: senza aver mai giocato una sola partita in un campionato professionistico in Italia. La squadra ha un nome nobile ed è nota solo agli appassionati. Si chiama Brera. Ha la maglia nero verde, gioca all’Arena sgomitando nelle serie minori del campionato dilettanti. Ma presto la potremo vedere in Champions, la massima competizione europea. Come può essere possibile? Tutto nasce dall’intuizione del suo stravagante presidente. Ma facciamo un salto indietro.
# Brera, l’ “altra” squadra di Milano
Milano è una delle grandi capitali del calcio mondiale. L’unica città sul pianeta ad aver vinto la massima competizione europea con due squadre diverse. Neppure Londra, Madrid o Barcellona ci sono riuscite. Milan e Inter portano la gloria di Milano ovunque nel mondo, giocando tra le mura amiche di San Siro, la “Scala del Calcio”. Per una città di meno di un milione e mezzo di abitanti già due squadre così possono sembrare un lusso eccessivo. Eppure non tutti sanno che dietro di loro esiste una terza squadra. In verità bisogna andare molto indietro, oltre la serie A, la B, perfino la C, bisogna stare attenti a non perdersi tra le serie minori, finché si scovano dei giocatori in maglia nero verde sgambettare all’Arena, in seconda categoria, la quinta serie dei dilettanti, l’ottavo e penultimo livello della piramide agonistica del calcio italiana.
Nobile decaduta? Macché. La squadra dell’Arena dai dilettanti non si è mai staccata, lottando in uno dei 149 gironi della serie con squadre come il Partizan Bonola o lo United Cesate. Dove la Champions la si può vedere solo davanti alla tele con una birra in mano. Ma Brera rispetto alle altre ha qualcosa in più. Un marchio nobile e un presidente visionario, una di quelle figure che sembrano arrivate direttamente dagli anni Ottanta quando il campionato italiano in pochi anni da periferico divenne il più bello del mondo. Il suo nome è Alessandro Aleotti. E ha portato la sua squadra a quotarsi direttamente al Nasdaq di New York, saltando la Borsa di Milano, accanto a colossi come Apple, Microsoft o Alphabet (Google). E convincere gli investitori con una grande idea in testa, un’idea a forma di coppa dalle grandi ali, la Coppa dei Campioni.
# Brera si trasforma in una rete di squadre internazionali. Con il cuore (e il cervello) a Milano
Alessandro Aleotti
Nasdaq? Champions League? Che cosa c’entra con una squadra di dilettanti? Ce lo facciamo spiegare dal Presidente, Alessandro Aleotti: “Non vogliamo potenziare una squadra di dilettanti, ma usare un brand milanese, un marchio riconosciuto con alto indice di riconoscibilità, per andare nel calcio europeo non attraverso il campionato italiano ma in tornei più accessibili. Mantenendo però l’origine milanese. Diventando così una società milanese che gioca all’estero con nome, maglia e storia milanese.”
“una società milanese che gioca all’estero con nome, maglia e storia milanese”
Di quali campionati si parla?
“L’obiettivo del business plan è di avere 4 club in Europa e 2 in Africa. Tutti con lo stesso marchio, Brera, che richiama Milano nel mondo. Tutti in prima divisione. Progetti gestiti come una sola squadra. Si tratta di campionati in microstati, tipo Gibilterra o Andorra, o nazioni calcisticamente marginali, come la Macedonia o Mozambico, ma dove la competizione è molto bassa e si può accadere con facilità ai preliminari della Champions o della Conference League. In questo modo Brera trascende il territorio, porta nel mondo la dimensione dello spirito di Milano. Più che sul campo la vera sfida sarà virtuale: Brera sarà una squadra globale.”
“L’obiettivo è di avere 4 club in Europa e 2 in Africa. Tutti con lo stesso marchio, Brera, che richiama Milano nel mondo. Tutti in prima divisione”
Ma perché qualcuno dovrebbe investire in una squadra di dilettanti che punta a giocare nei campionati di microstati?
La nuova Brera della Macedonia
“Abbiamo creato la Brera Holding che ha raccolto 7 milioni e mezzo di dollari al Nasdaq dove siamo quotati in logica di Startup. Quando ho fatto il road show ho convinto gli investitori facendo leva sul marchio, sulla città che rappresenta la storia del calcio mondiale e sull’idea di squadra globale. Con i soldi raccolti compriamo dei club esistenti che giocano nella massima serie di campionati minori e li rebrandizziamo, modificando il loro nome in Brera. Abbiamo già comprato una squadra della Macedonia. L’obiettivo è di accedere alla Champions attraverso i preliminari per portare Milano in Europa. E i preliminari garantiscono un’escalation di premi pazzesca: prendi mezzo milione se vieni eliminato al primo turno dei preliminari. Ma se vinci tre partite e accedi al tabellone principale sono 17 milioni di euro di fee. Per una società di un torneo marginale sono cifre che valgono il budget di più anni.”
“L’obiettivo è di accedere alla Champions attraverso i preliminari per portare Milano in Europa. E i preliminari garantiscono un’escalation di premi pazzesca”
Ma come è nata questa idea?
“Da tanto che volevo trasformare la squadra in una logica multinazionale. In fondo Brera è sempre stata una squadra atipica. È sempre stata un laboratorio di esperimenti. Come storia sportiva è quasi inesistente: sempre stati nei dilettanti. Non ho mai investito soldi nella questione calcistica, ma sempre sperimentato innovazione. Un anno abbiamo vinto con tutti giocatori stranieri presi in Argentina con passaporto italiano e abbiamo ammazzato il campionato d’Eccellenza. Ora si potrebbero attrarre dei campioni a giocare in paesi che altrimenti non ci andrebbero mai. Tipo Andorra. Con contratti magari per due mesi: se superiamo i preliminari si va avanti, altrimenti si resta con giocatori di categoria inferiore. Con il miraggio della Champions si possono attirare calciatori svincolati, campioncini della Primavera che poi stanno rischiando di perdersi tra le serie minori o campioni a fine carriera che altrimenti mai andrebbero a giocare in Andorra o in Macedonia. Piuttosto che balbettare tra panchina e serie C, alcuni di loro potrebbero avere altre visioni. Perché sono campionati di serie A, professionistici, con l’orizzonte possibile delle grandi competizioni internazionali. Non solo: se arrivo ai preliminari posso ridefinire la squadra, mettendo assieme giocatori di campionati diversi. Brera è una squadra fatta di squadre diverse. Mansour sta facendo lo stesso, con un progetto di sviluppo del brand: con il marchio del Manchester City ha aperto cinque squadre del mondo. Sempre con City come brand abbinato alla città in cui giocano.”
“Con il miraggio della Champions si possono attirare calciatori che altrimenti mai andrebbero a giocare in Andorra o in Macedonia”
Ma portando Brera in esilio nel mondo non si rischia di perdere il contatto con Milano?
Il Brera all’Arena
“Al contrario: così portiamo Milano nel mondo con un team sconosciuto anche ai milanesi. Quando prendiamo i preliminari, chiediamo di giocare a Milano. Due o tre volte l’anno organizzeremo amichevoli con Milan e Inter. Con i migliori giocatori del Brera nel mondo. Anche perché il cervello resta a Milano. Tra i soci e i dirigenti ci sono nomi celebri del calcio milanese, tra cui Pandev. Non siamo più una squadra che gioca a Milano e di dilettanti. Ma diventiamo una squadra del professionismo europeo.”
# Brera, la Girardelli delle squadre di calcio?
Vedremo dunque una terza squadra di Milano in Champions pur senza giocare a Milano? Può essere, il progetto fila, gli investitori sembrano entusiasti. E un giorno ci potrà essere un derby di Champions tra Milan o Inter e una squadra di uno staterello sperduto ma con campioni di livello mondiale e soprattutto con cuore, cervello e origini nel quartiere più milanese di Milano. Se è riuscito ad arrivare ai vertici mondiali uno sciatore con i colori del Lussemburgo, perchè non potrà riuscirci una squadra che porta nel mondo lo spirito di Milano?
Se è riuscito ad arrivare ai vertici mondiali uno sciatore con i colori del Lussemburgo, perchè non potrà riuscirci una squadra che porta nel mondo lo spirito di Milano?
Il 2023 si è aperto con l’85esimo compleanno di questo simbolo italiano. Cantante, attore, regista e presentatore e persino predicatore, a volte attendibile, altre volte un po’ naif. Ecco la vita e la carriera di questo artista controverso.
ADRIANO CELENTANO, il “molleggiato” nato a due passi dalla CENTRALE
# Nato in via Gluck da una famiglia di origini foggiane
Adriano Celentano
Adriano Celentano è un brand. Perché non è solo un cantante, è anche attore, regista e presentatore. Celentano è riuscito a farsi conoscere addirittura come predicatore, a volte attendibile, altre volte un po’ naif, con un’ingenuità che sfora nella confusione. Ma lui nella confusione, in quel “dire e non dire”, nelle pause che vorrebbero dire ma che sono pause e basta, ci sa sguazzare, con maestria.
Celentano bisogna prenderlo così com’è, senza farsi troppe domande. Il 2023 si è aperto con l’85esimo compleanno di questo simbolo italiano, oggi trasgressivo e domani bacchettone, oggi attore e domani cantante, oggi democristiano e domani grillino. La cosa certa è che, seguendo il percorso artistico e personale di Adriano Celentano, non ci si può annoiare: nasce in via Cristoforo Gluck, al numero civico 14, in una casa di ringhiera, con un androne all’ingresso. Da quel posto si sentono i treni che partono e arrivano nella vicina stazione Centrale. Dopo le scuole commerciali fa il tornitore, il meccanico, l’arrotino e l’orologiaio. “Fui folgorato dal Rock and roll. Imparai una canzone e, per puro divertimento, la cantai in una sala da ballo. Ero completamente fuori tempo, ma la gente ad ascoltarmi si divertiva e mi applaudiva. Ci presi gusto“. Fu così che iniziò la carriera artistica di Adriano, nato da una famiglia di origini foggiane, trasferitasi a Milano come tanti emigranti dal Sud dell’Italia.
# Il debutto assoluto di Celentano al primo concerto Rock italiano
Il 18 maggio 1957 partecipa al primo concerto Rock italiano, messo in piedi nella nostra città: la kermesse, che è organizzata da Bruno Dossena, ballerino, principe del boogie woogie, si tiene al Palazzo del Ghiaccio di via Piranesi e rappresenta il debutto assoluto di Celentano. Che per poter partecipare deve mettere su una band e lo fa coinvolgendo i tre fratelli Ratti, Enzo Jannacci al pianoforte e Pino Sacchetti al sax.
Adriano si fa notare per quel muoversi così esagerato per allora, quasi incontrollabile, ed è qui che viene soprannominato il “molleggiato”. Nel 1959 incide “Il tuo bacio è come un rock”, poi “Il ribelle”. Proprio in un’ intervista di quell’anno, Celentano teneva a sottolineare che “io non sono un ribelle, sono un ragazzo tranquillo“.
Nel 1961 debutta a Sanremo: la canzone è “24 mila baci“. Appena entra sul palco, prima di iniziare, rivolgendosi al pubblico dice “uè!!“, un saluto troppo informale per quel contesto così ingessato. Si capisce subito che il suo obiettivo è sorprendere a far parlare di sè.
Sente l’esigenza di avere maggiore autonomia nell’attività artistica, alla fine del 1961 fonda la propria casa discografica “Clan Celentano srl”. Nel 1963 gira il suo decimo film, il titolo è “Uno strano tipo”, e sul set conosce e si fidanza con Claudia Mori, che sposerà l’anno dopo: “Claudia mi colpì subito, ma lei faceva la sostenuta, anche perchè era fidanzata con il calciatore Francisco Ramon Lojacono, ma nell’arco di pochi giorni cedette“.
Nel frattempo il Clan si “popola” con Ricky Gianco, Guidone e Don Backy, sono ragazzi legati da un’amicizia che sembrerebbe solida, intramontabile ma, col senno del poi, sono tutti troppo bravi per continuare insieme in quel progetto.
# I successi come cantante, attore, regista e in televisione
Credits zowie.bardelli.zowie IG – Celentano e Pozzetto
Adriano Celentano va avanti da solo, macinando canzoni di successo, film, come attore e regista e interventi televisivi da cui non si capisce mai bene se sia un rivoluzionario o un reazionario: “io ho sempre avuto la passione per la religione, credo molto in Dio“, dichiarava nel 1964. D’altro canto, però, le sue canzoni parevano sempre “esagerate”, capaci di sprigionare un’irrefrenabile voglia di trasgressione e di libertà, approcci certo poco compatibili con i severi dettami cattolici. I maligni, ancora oggi, dicono che Celentano in realtà è sempre stato un furbacchione, interessato a tenere i piedi in più paia di scarpe, per attirare le simpatie e i consensi del mondo nazional-popolare e di quello contro il sistema.
# La famiglia
Tra musica, cinema, televisione, concerti e ospitate varie, ha trovato anche il tempo per metter su famiglia, con tre figli, Rosita, Rosalinda e Giacomo: tutti e tre hanno provato a percorrere le orme di papà Adriano e mamma Claudia, ma con risultati davvero poco incoraggianti. Tutti e tre, come il padre, hanno personalità complicate, che svariano dall’integralismo cattolico alla lotta per i diritti Lgbt+.
# Il Celentano “predicatore”
Credits Nikita Kozyrev, Sophia Golosova-wikipedia – Adriano in Arena 2012
Poi c’è stato il Celentano “predicatore”, quello del 1987, quando a Fantastico si scagliò contro la caccia e per l’ambiente, rivolgendosi ai figli dei cacciatori affinché convincessero i loro padri ad appendere il fucile e non utilizzarlo più. Il Celentano predicatore è stato caratterizzato dalle lunghe pause, diventate proverbiali. Si definì il “Re degli ignoranti”, a voler dimostrare la sua indole a parlare agli ultimi predicando dal palco di un ego a forma di trono.
Cantante, attore, predicatore, regista, ballerino, presentatore…ma Adriano Celentano in cosa si sente più portato? “Mi sono sempre sentito innanzitutto un cantante e le canzoni a cui tengo di più sono Storia d’Amore e Prisencolinensinainciusol, brano che mette a fuoco l’incomprensione che c’è nel mondo“.
Pure lui a volte ci ha messo del suo per non farsi comprendere ma, chissà perché, il pubblico lo ha sempre perdonato. Ha sempre assecondato con gli applausi anche una frase banale, che citava dopo una lunga pausa che prometteva chissà quale perla di saggezza, ma che alla fine “partoriva” un’ovvietà.
# I numeri di una carriera incredibile
Fin qui, la carriera di Adriano Celentano si compone di 48 album in studio, 4 dal vivo, 29 raccolte, 19 cofanetti musicali, un centinaio di singoli, 43 film, tra cui 5 in qualità anche di regista e soggettista. 15 sono le trasmissioni tv a cui ha partecipato, di cui una decina in veste di “one man show”. E, per non farsi mancare nulla, ha pure fatto la pubblicità, per le caramelle e per la birra.
Credits excelsiorhotelgallia IG - Colazione Hotel Gallia
Gli hotel da provare a Milano per una colazione da principi.
BREAKFAST a CINQUE STELLE: le tre più buone colazioni negli HOTEL di Milano accessibili agli esterni
#1 Excelsior Hotel Gallia: tre proposte “top class” per gli ospiti esterni
Credits excelsiorhotelgallia IG – Colazione Hotel Gallia
All’Excelsior Hotel Gallia, tra gli hotel di lusso più famosi di Milano, si può gustare la colazione curata dai fratelli Antonio e Vincenzo Lebano e dall’executive pastry chef Stefano Trovisi. Si spazia dai succhi di frutta freschi e centrifugati ai gusti tradizionali con croissant, pasticcini classici e dolci regionali come sbrisolona, veneziana, maritozzo, torta di carote, torta di mele.
Per gli ospiti esterni ci sono tre formule diverse:
la colazione “epicurea”, la più completa al costo di 43 euro, con pane di Longoni in sei forme diverse, confetture artigianali, yogurt con latte italiano firmato Excelsior Hotel Gallia, frutta fresca di stagione, bevande calde e spremute e un’ampia scelta di uova biologiche. Ad aggiungersi poi una selezione di salumi e formaggi del Nord Italia e un salume speciale al giorno;
la “Healthy Breakfast” prevede invece una selezione di tè Damman Freres, pane in cassetta integrale e gallette di riso, miele biologico, centrifuga detox, frutta di stagione e omelette con pomodoro e mozzarella, il tutto a 32 euro;
la “Katara Specialties Breakfast” offre la possibilità di scegliere tra diverse prelibatezze tipiche della tradizione Qatarina al prezzo di 30 euro.
Indirizzo: piazza Duca d’Aosta, 9
#2 La colazione multiculturale al Park Hyatt
Credits keiko.milano IG – Park Hyatt Milano
Spostiamoci in un’altra perla dell’hôtellerie milanese: il Park Hyatt. A due passi dalla Galleria Vittorio Emanuele ha riaperto a marzo del 2022 dopo una radicale riqualificazione. La colazione in questo storico 5 stelle prevede un buffet composto tra le 85 e le 100 proposte, di cui sei o sette sempre presenti tutto l’anno, con affettati sempre freschi. Nei prossimi nei prossimi mesi, accanto alla colazione internazionale, verranno aggiunti due angoli con specialità medio-orientali e asiatiche per rispondere ai gusti di tutti i tipi di clientela. Tra i panificati sono disponibili waffle, pankake, croissant, pain au chocolat, mini baguette, focaccia alla pita, panino al latte, filone bianco da taglio, tutti prodotti creati dal maestro pasticcere con materie prime di qualità: lievito madre liquido o solido, burro, esclusivamente francese o tedesco e farina italiana. Il prezzo è di 55 euro.
Indirizzo: via Tommaso Grossi, 1
#3 Al Four Season con servizio solo à la carte
Credits marcocicatiello91 IG – Colazione al Four Season
Rimaniamo in centro città, in via Gesù, per una colazione al Four Season. Qui il servizio è esclusivamente à la carte. I punti di forza sono i lievitati con la proposta di due tipi di pane, prodotto da una un rinomato panificio a nord di Milano, un pane integrale “siciliano” e un pane bianco con farina a chilometro zero a forma di ciabatta. A questo si affiancano sei tipi di croissant: liscio, pan au chocolat, integrale al miele, il turbante simile alla girella, il croissant speciale con crema alla vaniglia, presentato con una foglia d’oro, la veneziana e il panettone prodotto dal pasttry chef.
È tempo di carri, balli, maschere, travestimenti e coriandoli in tutta la regione. Andiamo alla scoperta dei carnevali più caratteristici da vedere in Lombardia.
I CARNEVALI più BELLI della LOMBARDIA: le date, i luoghi e le principali informazioni per non ricevere BRUTTI SCHERZI
#1 Carnevale Canturino: i carri allegorici più grandi della Lombardia
Tra le feste più consolidate della regione c’è il Carnevale Canturino dove ogni anno vengono coinvolti abili artigiani per la realizzazione dei carri allegorici, ispirati ai temi della tradizione locale e noti per essere i più grandi della Lombardia. La maschera tipica è quella di Truciolo, un garzone di bottega maldestro, a ricordare come in tutte le famiglie canturine ci sia stato almeno un falegname. Dopo la grande sfilata del 5 febbraio, ce ne sono altre due il 19 e il 25, con i carri che percorreranno le vie del centro cittadino.
#2 Il Gran Carnevale Cremasco: il rogo del re Carnevale
Credits infopoint Cremona – Carnevale di Cremona
Il gran Carnevale Cremasco è arrivato alla 35a edizione e prevede carri di enormi dimensioni, folclore, artisti di strada e gruppi mascherati. Una delle maschere più tipiche è “al gagèt col sò uchèt”, il contadino con la sua oca. Il 19 e 26 febbraio si terranno le sfilate in città oltre alla presenza mercatini dei sapori e artigianali. Il gran finale prevede fuochi d’artificio, il suggestivo rogo del re Carnevale e la premiazione la maschera ed i gruppi più rappresentativi da parte di una giuria di esperti.
#3 Carnevale di Schignano: maschere artigianali uniche al mondo
Credits lakecomo.it – Carnevale di Schignano
Il Carlisepp di Schignano è un evento montano unico in Italia. In questo piccolo comune di poco più di novecento abitanti nella Val d’Intelvi, nella provincia di Como si celebra un carnevale in cui sfilano maschere davvero uniche: sono realizzate da scultori locali che tramandano una tradizione familiare e sono fatte in radica di noce. I festeggiamenti vanno dal 18 al 21 febbraio e si concludono con il falò del fantoccio Carlisepp, il personaggio locale simbolo del Carnevale.
A Mantova si fa festa con il Carnevale del Re Trigol nasce dalla leggenda locale legata ai tre laghi della città e dei suoi tre protagonisti: una regina, un mago, una fata e una strega. Re Trigol, il protagonista della fiaba, è nato dall’unione del mago e della fata e simboleggia un frutto: la castagna di lago. Le sfilate per le vie della città, tra i maestosi palazzi e le vie del centro storico di Mantova, vedono appunto al centro questi personaggi fiabeschi che ricordano la storia con canti e poesie. La data non perdere è il 18 febbraio con NABUZARDAN, il Carnevale per le Famiglie a Palazzo Te con uno spettacolo di circo aereo, truccabimbi, ballo in maschera e letture a tema.
#5 Carnevàl di Mat di Bormio: la rivoluzione dei matti
Credits bormio.info IG – Carnevàl di Mat
Il 19 febbraio si può assistere a un carnevale sopra le righe, quello di Bormio. Celebrato in memoria di un’antica tradizione, durante la festa il sindaco del paese verrà spodestato dalla Compagnia dei Mat che incoronerà a sorpresa il nuovo podestà dei matti, Quest’ultimo è incaricato di raccontare i pettegolezzi scritti e lasciati nella cassetta delle lettere in forma anonima durante l’anno dai residenti. Il carnevale continua in piazza delle Kurec, nella cornice del Parco dello Stelvio, fulcro della festa in maschera, e poi con la polentata dei poveri, giochi e sfide.
#6 Carnevale di Varzi: i carri fiabeschi
Credits mattia.franza209 IG – Carnevale di Varzi
Nell’Oltrepò Pavese un appuntamento da non perdere è il Carnevale di Varzi, un piccolo centro montano, con tre giornate di festeggiamenti in maschera e di sfilate sui carri allegorici. La giornata clou è il 19 febbraio con la sfilata di 14 carri, ognuno rappresentante un tema a scelta del mondo fantastico, fiabesco e di attualità, tra cui verrà selezionato un vincitore.
Credits mariachernyaeva IG – Carnevale di Bagolino
Il 20 e 21 febbraio si svolge il tradizionale carnevale di Bagolino, tra i più antichi e importanti del nord Italia. In questo piccolo centro della montagna bresciana oltre 120 giovani ballerini locali si esibiscono in coreografie danzate lungo le vie del paese e accompagnati da sottofondo musicale, vestiti con ricchissimi costumi tradizionali, dai cappelli rossi, su cui vengono cuciti metri di nastri colorati a spille, anelli e collane. A questo si aggiungono i maschèr, abitanti travestiti da vecchi che si divertono a fare scherzi senza farsi riconoscere e infine le maschere tipiche tradizionali che sfilano per le strade del borgo: il vecchio, la vecchia, l’orso, l’asino.
#8 Carneval Vecc di Grosio: il rogo del fantoccio
Credits tunons._97 IG – Carneval Vecc
Nel borgo di Grosio, in Valtellina, si tiene il Carneval Vecc. Il nome sta ad indicare un fantoccio imbottito di paglia con le corna che simboleggia la miseria dei tempi da dimenticare. Le maschere tipiche di questo carnevale sono costumi tramandati di padre in figlio e rappresentano personaggi tipici ognuno con il suo significato nella manifestazione. L’evento si tiene il 26 febbraio con la sfilata dei carri da via dei Martiri della Libertà per poi percorrere tutte le strade rappresentative del borgo e si conclude con il tradizionale rogo del burattino come rituale di buon auspicio per una buona stagione.
#9 Carnevale di Sueglio: la sfilata dei Crapun
Credits larionews – Carnevale di Sueglio
Il 5 marzo è il turno del Carnevale di Sueglio, in Valvarrone, vicino a Lecco. Al centro dei festeggiamenti c’è il corteo delle maschere tradizionali, i “Crapun”, grandi teste di cartapesta dall’aspetto mostruoso e caricaturizzato, che possono essere sia sembianze umane che animali. Sono presenti anche delle “maschere doppie“, una vecchia che porta un uomo in una gerla, un vecchio che porta sulle spalle un altro vecchio a rendere.
#10 Carnevale Ambrosiano: famoso nel mondo per fare festa il sabato di Quaresima
Credits Andrea Cherchi – Carnevale Milano
Non si poteva che chiudere la lista con il Carnevale Ambrosiano con sfilate di carri allegorici, maschere, giochi e attività in tutto il centro di Milano per concludersi in piazza Duomo. Il 25 febbraio è la giornata i cui si concludono i festeggiamenti e dove si potranno vedere sfilare insieme ai carri le maschere milanesi tipiche quali Meneghin e Cecca. A questo si affiancheranno spettacoli teatrali in diverse piazza della città dal 18 al 25 febbraio, con chiusura in Piazza Mercanti dove sul palco circolare del “Cyrano de Bergerac” di Eugenio Allegri si esibiranno diverse compagnie, nella competizione chiamata “L’Arena di Cyrano” per vincere il premio “Le mille e una piazza”.
Regionali. A Milano vince Majorino. Questa la sintesi subito dopo il voto che in regione ha premiato Fontana, dipingendo Milano come un fortino granitico della resistenza del PD. Un’analisi di Gianni Santucci sul Corriere della Sera basata sulla mappa elettorale di Youtrend mostra però una realtà metropolitana molto più eterogenea. A tratti davvero curiosa. Come il risultato a sorpresa in alcuni quartieri del centro.
Le SORPRESE del voto nei QUARTIERI di Milano
Regionali. A Milano ha vinto Majorino. Ma non in tutti i quartieri. Questi i risultati disaggregati per zone della città. Li ha analizzati il sempre molto attento Gianni Santucci sul Corriere della Sera del 17 febbraio sulla base di dati di Youtrend. Vediamo in sintesi cosa emerge.
# Il flop della Moratti: vittoria solo attorno ai Giardini di Porta Venezia (20 famiglie)
Ph. YouTrend – Corriere della Sera
Era stato la grande sorpresa a Milano nelle ultime politiche. Il Terzo Polo di Renzi e Calenda a Milano aveva ottenuto il 16% con picchi inaspettati e senza eguali in Italia. Forti della candidatura dell’ex sindaco del centro destra ambiva a grandi risultati nella tornata delle regionali. Ma così non è stato. Letizia Moratti risulta perdente in tutte le zone di Milano, con la sola affermazione nella microarea dei Giardini Pubblici di Porta Venezia. A due passi da casa sua. Dove vivono appena una ventina di famiglie, le uniche che l’hanno incoronata. Un flop che si estende a tutta la regione dove il terzo polo raggiunge il successo solo in due comuni piccolissimi.
# Fontana vince in Centro, a Brera e nelle periferie più “problematiche”
Ph. YouTrend – Corriere della Sera
Il regno del PD in Area C. Sì, ma ci sono sacche di eccezione. Proprio dove i ricchi diventano super ricchi come attorno a piazza Duomo, ai giardini della Guastalla e a Brera: in queste zone ha vinto Fontana. Il resto delle aree residenziali, Pagano a parte, gli volta invece le spalle e per ritrovarsi davanti il Presidente della Regione deve spingersi in alcune delle periferie più problematiche come Quarto Oggiaro, Comasina, Baggio e Ponte Lambro. A Milano sembra piacere ai super ricchi, in particolare quelli che hanno voltato le spalle alla Moratti, e ai super poveri.
# Majorino spadroneggia tra le circonvallazioni, a Sudovest e a Nordest
Ph. YouTrend – Corriere della Sera
Forse i super ricchi stanno iniziando a tradire il PD ma il resto dell’alta borghesia milanese sembra compatta. Nelle altre parti del Municipio 1 e in tutte le zone comprese tra le due circonvallazioni Majorino non ha rivali. In particolare il candidato del PD e dei 5 Stelle spadroneggia a Washington, Tortona, Navigli, Ticinese, Tibaldi, Porta Romana, XXII Marzo, Città Studi, Loreto, Sarpi, Isola. Non solo. Vince anche nelle periferie, in particolare in quelle del Sudovest (Lorenteggio, Barona e Stadera) e del NordEst (da Niguarda a Lambrate).
Un giro attraverso tutti i continenti per scoprire quali sono alcuni dei progetti più attesi e incredibili che vedranno la luce nel 2023.
I 7 PROGETTI più INCREDIBILI che vedremo nel MONDO nel 2023
#1 Il treno Maya in Messico: per collegare i Caraibi con i siti storici Maya
Credits Trainspotting34-wikipedia – Treno Maya
Il Tren Maya è un progetto che punta a collegare le destinazioni turistiche dei Caraibi con i siti meno conosciuti dell’entroterra compresi, come dice il nome, i siti storici Maya, nella penisola dello Yucatán in Messico. Si tratta di una ferrovia interurbana di 1.525 chilometri e 18 stazioni con partenza da Palenque in Chiapas fino a Cancún attraverso due percorsi che divergono a Escàrcega. Un’opera complessa di ingegneria, contestata da attivisti per i diritti ambientali e indigeni per l’attraversamento della giungla e la probabile distruzione di reperti archelogici. La fine dei lavori è prevista entro la fine del 2023, inizio del 2024.
A Las Vegas è in costruzione il Madison Square GardenSphere: il teatro più innovativo del mondo. Il progetto è stato curato dallo studio Populous e si caratterizza per la forma a sfera con dimensioni da record: sarà alta 111,6 metri da record e larga 157,3 metri nel suo punto più largo.
All’interno ci saranno 18.000 posti a sedere e 5.000 persone in piedi, per complessivi 23.000 posti e lo schermo LED più grande e con la più alta risoluzione del mondo pensato per immergere il pubblico nell’esperienza grazie anche a un’acustica avanzata, un sistema tattile a infrasuoni che trasmetterà vibrazioni profonde. L’esterno della struttura sarà rivestita da enormi schermi LED per renderla visibile da diverse zone della città.
#3Four Frankfurt, il grattacielo più alto della Germania
Credits fourfrankfurt.de – Four Frankfurt
A Francoforte è in corso di realizzazione Four Frankfurt, un complesso di quattro grattacieli ad uso misto, con la Torre Uno che con un’altezza di 233 metri diventerà l’edificio più alto della città e di tutta la Germania. Localizzato nell’area conosciuta come il triangolo della Deutsche Bank nel distretto di Innenstadt, avrà uffici per circa 4.000 persone e 600 appartamenti residenziali, di cui una parte in edilizia agevolata, oltre a negozi e ristoranti. L’investimento previsto è di circa un miliardo di euro e dovrebbe essere terminato nel 2023.
#4 Iconic Tower, il grattacielo più alto d’Africa ispirato all’obelisco dei faraoni
Iconic Tower
Manca poco all’inaugurazione della Iconic Tower che con i suoi 393,8 metri e 77 piani è diventato il grattacielo più alto dell’Africa. Si trova nel deserto, a 45 chilometri a est del Nilo e dal centro del Cairo, si ispira alla forma di un obelisco dell’epoca dei faraoni con l’esterno in vetro che rappresenta le piume del dio egizio Raa Crown. Sarà il fulcro del maxi progetto di 20 torri che andrà a costituire il Central Business District nella Nuova Capitale Amministrativaegiziana.
#5 Azabudai Hills, le “colline” di Tokyo
Azabudai Hills
Un villaggio urbano moderno, una città nella città. Questo è l’obiettivo delle Azabudai Hills, la rigenerazione di un enorme spazio aperto nel cuore di Tokyo che avrà al centro una vegetazione lussureggiante tramite e che vedrà la realizzazione di colline che comprenderanno: uffici, residenze, un hotel, una scuola internazionale, negozi al dettaglio, ristoranti e strutture culturali nel tessuto della vita quotidiana per lavoro, apprendimento, svago, interazione e relax. I lavori iniziati nell’agosto 2019 dovrebbero terminare entro la fine del 2023.
#6 Tun Razak Exchange, un nuovo centro finanziario per Kuala Lampur
Credits burohappold.com – Tun razak exchange
Il Tun Razak Exchange un progetto di rigenerazione lungo lo Jalan Tun Razak nel cuore Kuala Lumpur. Si sviluppa su una superficie di oltre 283.000 mq è diventerà un nuovo centro la finanza e gli affari internazionali con 26 edifici tra uffici, residenze, hotel, negozi, ristorazione e offerte culturali. L’edificio simbolo di TRX è The Exchange 10 attualmente il terzo grattacielo più alto della Malesia.
#7 308 Exhibition Street, i grattacieli gemelli di Melbourne
Credits multiplex.globlal.com – 308 Exhibition Street
Il progetto al numero 308 di Exhibition Street a Melbourne sarà uno dei più iconici della città. Disegnato da Cox Architects e Fender Katsalidis, si compone di due sinuose e lussuose torri di 60 e 62 piani collegate da un innovativo ponte sospeso al 42esimo piano. La torre 1 sarà prevalentemente residenziale, mentre la Torre 2 un hotel a 5 stelle.
Il servizio di TF1, il primo telegiornale francese
I francesi non ci stanno. La classifica dei formaggi migliori del mondo con otto prodotti italiani nei primi dieci non va giù ai cugini di Oltralpe. La notizia campeggia su giornali e telegiornali come un affronto. Si parla di sacrilegio! per aver violato l’aurea magica dei prodotto locali in una terra dove i formaggi sono trattati come lo champagne.
“SACRILEGIO!”: la Francia non digerisce la disfatta dei FORMAGGI
# Italia, Campioni del Mondo dei formaggi: la classifica
Pubblicata l’ultima classifica sui “formaggi più buoni del mondo” a cura di Taste Atlas. Risultato schiacciante. Otto dei dieci formaggi più buoni del mondo sono prodotti in Italia. Non solo: i primi quattro sono tricolori. E non è il tricolore francese. Anzi. Malgrado la convinzione tra i cugini transalpini, per trovare il primo formaggio di terra di Francia bisogna scendere fino al tredicesimo posto. Uno smacco inaccettabile.
# La reazione dei francesi: “Sacrilegio!”
Sacrilege! La Francia molto sottorappresentata nella classifica dei migliori formaggi del mondo. Questa la notizia che circola in tv e sui giornali. “Amanti del formaggio, scappate”, così titola il Midi Libre, scrivendo che: “Questa classifica, svelata il 13 febbraio dalla guida turistica culinaria Taste Atlas, non piacerà ai francesi. Infatti, dei 50 migliori formaggi del mondo, ne compaiono solo sette. E tanto per avvertirvi, non sono in cima alla classifica.”
A non andare giù non è solo la pessima performance dei celebrati formaggi nazionali ma, soprattutto, lo strepitoso successo dei loro cugini: “Gli italiani, invece, hanno il sopravvento. Con ben 15 formaggi tra i 50 stimati i migliori al mondo, di cui 8 nella top 10. Concediamo loro che se troviamo anche che il parmigiano è molto buono, dobbiamo aspettare il 13° posto per trovare finalmente un formaggio francese: Reblochon.”
Ma è sui social che la polemica si fa rovente. “Sono furioso, che cos’è questa classifica vergognosa? Il Grana Padano o la Mozza davanti ai nostri formaggi?”, è solo uno dei tanti twitt pieni di rabbia. Ci dovremo attendere la “guerra dei formaggi”?