Santa Maria dei Miracoli presso San Celso si trova in corso Italia al civico 37. È affiancato dall’antica chiesa di San Celso.
Rappresenta un notevole esempio di architettura rinascimentale a Milano e la sua facciata è considerata un capolavoro del manierismo italiano.
L’antico affresco della Madonna miracolosa, celebre per i miracoli e per l’apparizione del 30 ottobre 1485, si trova sotto un altare alla sinistra del presbiterio ed è visibile solo durante alcune feste. Nel 1620 la Madonna fu vista da molti versare lacrime.
Nel trentesimo anno della mia vita sono arrivato a Milano.
Prima appartenevo alla città di Pordenone, poco più a nord del capoluogo lombardo e molto più a est. Una delle province del Friuli Venezia Giulia, tanto per essere precisi.
Pordenone è piccola, poco più di 50.000 abitanti, così, quando da Pordenone sono arrivato a Milano lo scarto è stato notevole.
Ormai vivo a Milano da oltre due anni. In questo periodo ho conosciuto un numero infinito di milanesi adottati, gente come me, che come me quando è arrivata per la prima volta a Milano ha pensato queste cose.
Cosa pensa un 30enne non milanese quando arriva a Milano
#1 Se invece del pavé ci fossero i quadratini di porfido non dovrei cambiare le sospensioni alla macchina ogni 6 mesi.
#2 Non credo che le ragazze di Milano siano le più belle d’Italia. Ma sono senz’altro tra le migliori a fare auto promozione.
#3 Social media manager, business planner o startupper. Quando chiedi a qualcuno che lavoro fa, spesso ti risponde in inglese.
#4 A Milano i supermercati non sono equivalenti tra loro, hanno un’identità.
Credits: www.reportpistoia.com
#5 Ci sono persone che se la tirano lamentandosi perché lavorano troppo.
#6 Puoi subire il fascino dei navigli solo se sei stato a Venezia di rado. C’è da dire però, in difesa di Milano, che anche lei va sott’acqua.
#7 A Milano il mare c’è. Sono le onde di gente che si muovono per la città, danzando al ritmo degli eventi milanesi.
Credits: milanotoday.it – Fuorisalone
#8 Ovunque è pieno di cani bellissimi.
#9 Non mi capacito di come si può considerare dignitoso avere qualcuno sulla porta del locale che ti prega di entrare a bere l’aperitivo.
#10 Per incontrare un amico devi prendere appuntamento una settimana prima.
#11 Le case di ringhiera sono affascinanti. Sembrano quei motel americani nei quali si consumano tradimenti e omicidi, ma al posto dell’autostrada c’è la pace di un cortile interno. Bellissima scoperta.
credits: pinterest
#12 Milano soddisfa egregiamente qualsiasi tipo di perversione culinaria.
#13 A Milano la nebbia èuna patina sottile che ricopre la città nei mesi più freddi. Nelle strade di campagna dalle mie parti è una crema di latte in cui fai il bagno.
#14 A Milano le app da scaricare te le suggerisce il Comune
#15 Se gli affitti sono più alti non dovrebbero esserlo anche gli stipendi?
#16 Ci sono grandi città dove le persone si isolano e non si interessano più a ciò che hanno intorno. A Parigi avevo l’impressione che sarei potuto morire per strada e la gente avrebbe continuato a camminare schivando il mio corpo. A Milano no, è come se tutti desiderassero il controllo di ciò che li circonda.
#17 Tutte le grandi città sorgono su un fiume. Perché a Milano l’avete coperto?
CREDIT: MILANOWEEKEND.IT
#18 Ai non milanesi non è immediatamente chiaro quali siano le zone o quartieri di Milano dove è più bello vivere.
#19 Per un provinciale Milano è una seconda casa, perché ricorda il provincialismo in quasi tutto. Ma è un provincialismo diverso, è un provincialismo da paginone centrale di rivista.
#20 Da non milanese, devo dire che Milano mi ha accolto molto bene.
Per chi non si può permettere di staccare a lungo o per chi dispone di poco tempo ecco 10 destinazioni raggiungibili in treno a/r in giornata.
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In treno da Milano: 10 destinazioni per una gita o per una breve vacanza
#1 Colico, il “paradiso degli sportivi” (1h 37)
Credits: @_amandadeci_ IG
Surf, kite surf, windsurf, vela. Il paradiso degli sportivi sulla punta Nord del lago di Como, dove tira sempre una brezza fresca e il lago è più pulito. Non solo: un’ampia spiaggia, tanto verde, ciclabili, sentieri e il battello. Un treno parte ai venti di ogni ora a partire dalle 6.20 dalla Centrale, si arriva a Colico dopo un’ora e trentasette minuti. Per chi lo vuole usare come base per vacanze di prossimità è comodo per raggiungere belle località come Chiavenna, Tirano o Madesimo, uno dei paradisi lombardi per gli sciatori.
#2 Varenna-Bellagio, la “perla del lago di Como” (1h13)
Trekking, paese caratteristico, la perla del lago di Como, il gelato di Bellagio. Stesso treno dalla Centrale (ai venti di ogni ora, a partire dalle 6.20), si arriva a Varenna-Esino dopo un’ora e tredici minuti. Cinque minuti e si è sul lungolago da dove si possono prendere battelli e traghetti per Bellagio.
Credits: northlakecomo.net
Come base per una breve vacanza Varenna e Bellagio sono perfette per girare il lago o per salire sui monti tra i due rami del lago. Perfetto per una vacanza d’altri tempi: il soggiorno al lago era una delle mete più esclusive per l’aristocrazia europea di ottocento-inizio novecento.
#3 Vigevano e la sua piazza (31′)
La “piazza più bella d’Italia”, negozi di scarpe, la prima città lombarda ad aver ottenuto in epoca moderna “il titolo di città”. A partire dalle 6.42 ogni ora da Porta Genova parte un treno che arriva a Vigevano in 31 minuti.
vigevano
Per gli appassionati della grande Milano è anche una delle località che, fuori dalla provincia, dovrebbero essere reincorporate nella cintura metropolitana. Per chi voglia trascorrere una vacanza di prossimità, è la base giusta per vivere e scoprire gli angoli più suggestivi del parco del Ticino.
#4 Morbegno, la porta della Valtellina (1h 39)
La “porta della Valtellina”. Si può mangiare nei crotti, camminare sulle Alpi Retiche o sulle Orobiche, andare in bici lungo l’Adda, rinfrescarsi nel Bitto, sciare nelle località sciistiche. A proposito di sci, sempre in treno si può anche arrivare all’Aprica, con 10 minuti di bus. Se si prosegue fino a Tirano si può prendere il Bernina Express fino a St. Moritz. Ogni ora a partire dalle 6.20 dalla Centrale parte un treno che arriva Morbegno in un’ora e trentanove.
#5 Verbania, la “capitale” del lago Maggiore (1.15)
La “capitale” del lago Maggiore, ideale per respirare un po’ di spleen, di male di vivere, di genuina inquietudine, ispira poesie maledette. Il primo treno diretto parte dalla Centrale alle 7.29 e arriva a Verbania-Pallanza dopo un’ora e 15 minuti. Altri treni praticamente ogni ora.
#6 Arona e le sue palafitte (0.53)
arona
Si arriva con ferrovie dello stato o ferrovie nord. Ha il fascino della città di mare pur essendo sul lago. Nel comune si trova il Parco naturale dei Lagoni di Mercurago, compreso tra i “siti palafitticoli preistorici attorno alle Alpi“, dal 2011 nell’elenco del patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Stesso treno come sopra: il primo treno diretto parte dalla Centrale alle 7.29 e arriva ad Arona dopo 53 minuti. Altri treni praticamente ogni ora.
#7 Isola Bella (Stresa) (1.08)
L’isola dei pescatori, uno dei giardini più belli d’Italia. Villa Borromeo. Stesso treno come sopra: il primo treno diretto parte dalla Centrale alle 7.29 e arriva a Stresa dopo un’ora e otto minuti. Altri treni praticamente ogni ora. Da Stresa in pochi minuti un battello porta sull’Isola Bella.
#8 Sirmione, la perla del Garda (0.51)
sirmione
Le terme, il centro storico antico, meglio di Desenzano perché è più caratteristica, piena di tedeschi. Ed è anche vicina a Gardaland.
Anche tre treni all’ora dalla Centrale raggiungono la stazione di Desenzano-Sirmione in 51 minuti/1 ora.
#9 Cremona e la bassa lombarda (1.10)
La città di violini, liuteria, la città del Torrazzo e delle tre t. Dalla Centrale un treno all’ora a partire dalle 6.20 in un’ora e dieci siamo a Cremona. Per una vacanza alternativa in cui riscoprire le città della bassa lombarda.
#10 Recco (Liguria Levante) (2.29)
Il fascino del mare d’inverno. Per la spiaggia, il cibo e la pallanuoto meglio di Santa Margherita. Portofino a due passi, grigliate di pesce e focacce. Per chi vuole spiagge più spaziose: Cavi di Lavagna. Altre alternative: Sestri Levante, Levanto o, per chi ha più pazienza, Monterosso e la scarpinata lungo le cinque terre. Il primo diretto parte dalla Centrale alle 7.25 e arriva a Recco in 2 ore e 29 minuti. Stessa durata (2.25) in direzione opposta: VENEZIA.
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“… Sette anni sono molti nella vita di un uomo e pochi nella vita di un quartiere di città. Tutti sanno la storia della periferia di Milano, ritratto di tante altre periferie di città moderne, sorte senza programmi e da decenni viventi di una stentata vita nella economia di una società che considera l’abitazione, non un diritto dell’uomo che lavora, ma un affare della iniziativa e della speculazione privata”. Così scriveva a metà degli anni ’50 l’architetto Piero Bottoni autore del famoso libro-catalogo sul quartiere modello della ricostruzione italiana, sulle pagine di Editoriale Domus ma anche autore della fermata della metro rossa QT8.
Oggi QT8 corrisponde al nome ermetico di una fermata ai limiti della metro rossa che venne attivata l’8 novembre 1975, come capolinea del prolungamento proveniente da Lotto. Questa sigla in realtà nasconde molto più di un quartiere. Ecco 7 curiosità che non tutti conoscono.
QT8, il «quartiere più visionario di Milano»: 7 curiosità e record che pochi conoscono
#1 QT8 nasce per celebrare l’ottava Triennale di Milano
Q sta per quartiere. T equivale a Triennale. 8 è l’ottava edizione della manifestazione indetta dal Palazzo dell’Arte e dell’architettura di Milano. QT8 è dunque il risultato di un lavoro collettivo accumulato tra gli anni Trenta e nei primissimi anni Quaranta sulla base del tema della VI Triennale (1936), “quando la casa veniva considerato l’oggetto più reale, più sentito, più drammatico che è oggetto di angoscia di desiderio, di speranza di milioni di Europei”.
#2 L’unico quartiere libero e sperimentale di Milano
Credit: rep.repubblica.it QT8
Anno 1947. in una città ancora segnata dalla guerra e dalle macerie, l’architetto Piero Bottoni, in quell’anno commissario straordinario della Triennale di Milano, viene chiamato a progettare questa area sperimentale.
In zona S. Siro sta per nascere un quartiere libero dalle codificazioni regolamentari degli altri quartieri della città, “l’unico che a Milano presenti le condizioni urbanistiche ideali per l’architettura moderna e nel quale è possibile realizzare, e per qualche caso si sono realizzate, opere di estremo interesse” scrivono le cronache.
La realizzazione del quartiere richiese diversi anni: tra il 1946 e il 1947 si realizzarono le prime case, per ospitare molti fra gli sfollati, seguendo undici modelli diversi, progettati da architetti che avevano vinto un concorso nazionale. Nel 1948 si realizzarono per la prima volta in Italia case prefabbricate a 4 piani.
Molta attenzione venne prestata agli spazi verdi, sia con la realizzazione dei primi campi gioco per ragazzi, sia con aree verdi condominiali, sia infine con la creazione di un vasto parco, circa 375.000 m², capace di soddisfare le esigenze degli abitanti del quartiere ma anche “polmone” verde di tutta la città. Insomma, QT8 nasceva per essere l’ottimo esempio di vivibilità urbana.
#3 Per molti QT8 era un progetto irrealizzabile
E’ Piero Bottoni-autore a testimoniare l’ostracismo dei tempi, misto ad un’euforia da utopia. “Quando ci si rese conto che, volendo, i programmi si potevano realizzare e nel 1951 se ne videro esposti in parte i consuntivi, durante il periodo della 9° Triennale, qualcuno, anzi molti, credettero che il quartiere sarebbe stato completato in brevissimo tempo e rimasero delusi che così non fosse. Furono critiche negative all’inizio, facili entusiasmi positivi durante il corso delle opere, in tutti e due i casi incomprensione della realtà che è un altra e che è quella espressa nel primitivo programma” (fonte: Archivio.eddyburg.it)
#4 Cosa c’era prima di QT8
archivio.eddyburg.it
Dalle parole di Bottoni scopriamo che quella era una zona di baracche e regno dei “barboni”, soggetta alle improvvise piene dell’Olona e di scarsissimo reddito per il Comune che ne era in gran parte proprietario, “pareva naturale profetare che non sarebbe mai divenuto un quartiere residenziale […] “. (fonte: Archivio.eddyburg.it)
#5 Com’erano le prime case di QT8
Le prime case per reduci di guerra e senza tetto vennero erette nel 1946-47. Si trattava di “undici modelli diversi di casette progettate, con concorso nazionale, da esimi architetti di tutta Italia. Modelli che furono variamente utilizzati nella ricostruzione italiana”. Nel 1948 seguì un programma di sperimentazioni di prefabbricazione e montaggio in cantiere di case a 4 piani e un secondo più vasto è in corso di esecuzione. “Sono queste le uniche sperimentazioni ufficiali fatte in Italia dal Ministero dei Lavori Pubblici, assieme a quelle più limitate fatte a Napoli, che furono del resto una diretta conseguenza di quelle di Milano”, prosegue Bottoni (idem).
#6 L’unico quartiere fatto anche di quartieri stranieri
“Il QT8 è il solo quartiere di Milano in cui siano stati realizzati prototipi di architettura straniera (Belgio e Finlandia)“.
#7 I primati di QT8
Tra le opere degne di nota commentate anche dal Bottoni si annoverano:
la Casa di 11 piani col sistema a ballatoio e scala esterna, “la sola del genere che esista a Milano e in Italia”.
la chiesa a pianta circolare vincitrice del concorso della 8° Triennale (1947) “veramente “sperimentale” per la planimetria e la volumetria e persino, si dice, per l’interpretazione della liturgia” – è Santa Maria Nascente.
il primo campo di gioco per ragazzi di Milano, campo che fu, fra l’altro, il propulsore della iniziativa degli altri campi di gioco cittadini,
“l’esperimento”: le formazioni delle zone verdi condominiali per lo svago dei ragazzi e il riposo degli adulti che mirano a risolvere il problema del giardino annesso alla casa con minimi di area.
Al QT8 si è realizzata durante la 9° Triennale la prima esposizione realistica di arredamenti economici popolari entro case reali e destinate ad essere abitate.Entro il grande programma della formazione di QT8 era compreso anche un parco verde di circa 375.000 mq. destinato ad uso, non solo degli abitanti del Quartiere, ma anche di tutti i cittadini, come gli altri parchi milanesi, e inserito nel problema della sistemazione altimetrica delle zone verdi. All’interno di quelle, ecco anche il Monte Stella, un’altura artificiale costituita con le macerie di tutti gli edifici distrutti a seguito dei bombardamenti subiti dalla città.
Un altro progetto visionario di una città che non temeva di realizzare l’impensabile.
12 giugno 1956. Iniziano i lavori della prima metro di Milano che verrà inaugurata nel 1964. Pochi sanno che poteva essere la prima al mondo. Quando Milano faceva ancora parte dell’Austria.
L’ingegner Carlo Mira fa proprio nel 1856 il primo tentativo per interrare, sotto il livello stradale, le ippovie del centro cittadino. Il primo progetto, però, viene accantonato per problemi tecnici ed economici. Nel 1873 viene ripreso da Giovanni Brocca, che riparte dal laghetto di S. Marco per creare una specie di sotterraneo destinato a sede di una ippovia a doppio binario. La soluzione non piace all’amministrazione comunale: il cavalier Belinzaghi sentenzia che «mettere la tranvia così in basso, diventa esteticamente cosa poco simpatica».
Si deve aspettare la Grande Esposizione Universale del 1881, affinché l’architetto Brocca faccia un secondo tentativo, questa volta direttamente al Governo di Roma che però boccia di nuovo l’idea.
Anche se ci vorrà oltre mezzo secolo, i progettisti di Milano capiscono che la via maestra è quella di rendere il trasporto pubblico libero dal traffico di superficie, interrandolo. Nel 1903 Carlo Castiglioni e Leopoldo Candiani lanciano un progetto di ispirazione londinese, per creare una rete metropolitana interrata che serva le principali stazioni ferroviarie. Lo scopo è, come a Londra, di unire tra loro nuove stazioni a Est e Ovest della città. Ma anche questo progetto vede la porta sbarrata.
Si dovrà aspettare così solo gli anni Sessanta per vedere nascere la prima metropolitana milanese. Quando ormai altre città del mondo avranno adottato da tempo questo sistema.
Chi si muove con metro e treni a Milano deve fare i conti con cantieri, rallentamenti e interruzioni. Queste le tratte di metropolitana e ferrovia colpite e le alternative di viaggio.
L’estate rovente dei mezzi pubblici di Milano: tutte le tratte interrotte o problematiche
# Sulla linea M2 treni al rallentatore e stazioni chiuse
Garibaldi M2-M5
Chi viaggia sulla M2 deve mettere in conto più di un ostacolo. Ecco tutti gli interventi previsti sulla linea:
fino al 18 luglio, tra Cimiano e Cascina Gobba, i trenirallentano per consentire la posa delle nuove barriere antirumore: l’orario è stato riprogrammato, con tempi di viaggio più lunghi
dal 7 giugno al 13 settembre, invece, la stazione di Cimianochiude completamente per i lavori di installazione dell’ascensore. I treni saltano la fermata. In alternativa, si può raggiungere Udine con la M2 o con il bus 55, Crescenzago con la M2 o il bus 44, Lambrate FS con M2 o bus 39 e 93, Loreto con M2 o bus 56
dal 19 luglio al 7 settembre la linea viene interrotta tra Cadorna e Garibaldi: i treni da Gessate e Cologno fanno capolinea a Garibaldi, quelli da Abbiategrasso e Assago a Cadorna. Le stazioni di Moscova e Lanza non fanno servizio. Per spostarsi lungo la tratta si possono usare i tram 1, 2, 4, 10 e 14.
# Il passante va in vacanza: tutti gli stop estivi
Mappa passante e treni suburbani
Anche per chi usa il passante ferroviario non si prospetta un’estate piacevole. L’infrastruttura chiude infatti dal 28 luglio al 24 agosto a causa di lavori di rinnovo della linea e sostituzione impianti, da parte di Rfi. Lo stop riguarda sei linee suburbane: S1, S2, S5, S6, S12, S13. Dal 25 agosto al 20 settembre, si viaggia invece a velocità ridotta: massimo 40 km/h.
# Le soluzioni alternative per muoversi tra la città e l’hinterland
Per spostarsi tra città e hinterland ci si dovrà adattare. Le alternative: la S3 per chi parte da Saronno, i regionali da Lodi, Mariano, Varese, Novara, Treviglio, Melegnano, Pavia. Tutti i treni regionali fermano in stazioni di testa come Centrale, Garibaldi, Cadorna o Rogoredo, dove si potrà cambiare con la metro. Le soluzioni non mancano, ma i tempi si allungano.
# Come spostarsi in città
Per chi si muove lungo l’asse nord-ovest/sud-est, normalmente coperto dal passante, resta la rete metropolitana. Vediamo le alternative:
da Sesto o Rho si può viaggiare sulla M1, con cambi a Cadorna, Duomo o San Babila
la M2 collega Lambrate, Garibaldi e Cadorna
chi parte da San Donato o Rogoredo ha la M3, con incroci a Garibaldi e Duomo
infine, la M4 da Linate permette l’accesso diretto al centro, con interscambi a San Babila e Sant’Ambrogio.
# Tram e bus: rallentamenti e cantieri
Comune di Milano – Progetto riqualificazione piazza Cordusio
Non solo metro e treni, ma anche tram e bus subiscono variazioni pesanti. Oltre al rinnovo binari per i tram 1 e 12 (con sostituzione dal bus B12 tra Certosa e Roserio), su molte linee di superficie sono previste deviazioni o sospensione di fermate fino a fine estate o oltre: bus 40, 42, 50, 94, 560, 973, 140, 65, 201, 702, 712, 727, 85, 99, tram 7, 9 e altri. Piazza Cordusio resta chiusa ai tram 2, 12, 14, 16, 19 e NM1 fino al 14 settembre per i cantieri di riqualificazione urbana, che prevedono la ricostruzione dell’ellisse originario, interventi su acquedotto e fognature, e il rinnovo dei binari.
Per non restare indietro ed essere sempre aggiornati sulle nuove tendenze milanesi.
Le 5 +1 mode che stanno spopolando a Milano: dai poveritivi ai listening bar
#1 “Poveritivo”
poveritivo IG
Un aperitivo accattivante ma low cost, diventato famosissimo e virale in breve tempo tanto che è stata creata una vera e propria mappa del risparmio, dove si trovano i locali dove gustare aperitivi a pezzi accessibili. A partire dal bar Leo in zona Primaticcio, dove tutto è iniziato, una fitta rete di location interessanti. Non si tratta di aperitivo a base di spritz e patatine, ma di una offerta semplice, priva di creazioni elaborate e orpelli inutili.
#2 Listening bar
alfiopienne_music IG – Onda
Nati in Giappone negli anni ’60, si tratta di locali immaginati per ascoltare musica in modo più intimo e raccolto, con selezioni musicali raffinate per lo più in vinile. Da qui una serie di locali altrettanto intimi e raffinati, con arredi di design, ma soprattutto piccole oasi dove ascoltare musica, rallentare il ritmo e lasciarsi trasportare da Atmosfere inusuali Oltre che dal buon cibo. Qualche esempio a Milano? Mogo in via Bernina, Bene Bene in via Morgagni o Onda in via Bonvesin della Riva.
Da quelle storiche alle botteghe di quartiere, cresce la voglia di recarsi in questi luoghi con cibo di nicchia ma di sicura qualità per concedersi una coccola ogni tanto. In città sono molte e offrono prodotti lombardi spesso a km zero, ma ci sono anche tanti locali dove si possono trovare specialità culinarie tipiche di tutte le regioni italiane. In alcune si può sostare per un aperitivo o un vero e proprio pranzo. Non solo negozi, ma angoli di relax e di condivisione.
#4 Ristoranti: meno fine dining, più spazio alla semplicità
credits Quisine
Andare al ristorante diventa sempre più una esperienza informale, di puro svago, dove stare in compagnia in tranquillità. Vincono le location prive di lustrini, le ricette semplici, i piatti con una identità che vedi subito perchè facilmente riconoscibile, meno concettuali e più di sostanza, nel rispetto della stagionalità del prodotto. Viva la convivialità e il piacere di stare insieme a tavola. Senza fronzoli.
#5 Cascine fuori porta
Credits: conoscounposto – Cascina Caremma
Ce ne sono tantissime alle porte di Milano da CasCina Caremma a Guzzafame a Gaggioli. In alcune si può sostare anche per la notte, ma ciò che conta è abbandonare grattacieli e smog anche solo per un giorno, a contatto con natura, boschi secolari e allevamenti di animali. A contorno, buon cibo, vendita di prodotti locali, lunghe passeggiate, respiro a pieni polmoni. Un ristoro per l’anima insomma.
È un nuovo modo di stare insieme che sta davvero spopolando a Milano. Si chiama Hard coro, e consiste nel riunire, in una location predeterminata, un certo numero di persone che non si conoscono affatto, ma che sono tutte accomunati dalla voglia di cantare. Nel giorno, ora e location prefissata, ci si ritrova e si canta un testo guidati da un maestro di musica. Non ci sono regole, non c è pubblico. Solo la voglia di cantare insieme. Bellissimo.
A finire sotto osservazione sono anche i motorini. Ecco quando entrano in vigore i divieti, quali mezzi vengono colpiti e quanti chilometri sono consentiti con il dispositivo Move-In.
Move-In anche per moto e motorini: quali sono e da quando Milano sarà off limits anche per loro?
# Milano off limits anche per i motorini fino agli euro 3: dal primo ottobre 2025
Dal 1° ottobre 2025 scatta il blocco alla circolazione in Area B per circa 75.000 moto e motorini ritenuti inquinanti. Il divieto si estende ai ciclomotori a due tempi Euro 2 e 3, ai quattro tempi a benzina fino a Euro 2 e ai diesel fino a Euro 2. Restano già esclusi, e continuano ad esserlo, i due tempi Euro 0 e 1, per cui il blocco è attivo in tutta la Lombardia. La stretta è motivata da studi che evidenziano emissioni elevate di CO e NOx nei motocicli più recenti, in certi casi paragonabili o superiori a quelle delle auto Euro 2-3. Milano si allinea a Parigi che blocca gli Euro 2 di giorno, mentre Londra segue una strategia differente facendo pagare un ticket, ma dando la possibilità a tutti di circolare.
# Cos’è il move-in e quanti chilometri si potranno fare
Comune di Milano – Tabella limiti move in moto
Per compensare il divieto, arriva anche per le due ruote il MoVe-In: il dispositivo telematico che consente di circolare a chi rientra nei limiti di chilometri annuali. Già usato per le auto, ora viene esteso a moto e ciclomotori, conteggiando ogni tragitto in tempo reale, 24 ore su 24. Il principio è semplice: meno inquini, più chilometri puoi percorrere. I limiti vanno da 200 km/anno per un Euro 0 a 4 tempi, fino a 1.800 km per un Euro 4 a miscela o un Euro 5 diesel. Euro 2 a due tempi avranno 600 km, così come i diesel Euro 2. Euro 3 a due tempi, invece, possono arrivare a 1.500 km. Le soglie sono destinate a crescere nel tempo: nel 2028 non cambia il limite di 1.500 km per gli Euro 3 benzina, mentre dal 2030 anche gli Euro 4 a due tempi e diesel Euro 5 vengono messi al bando: per entrambi concessi 1.800 km annui con il dispositivo installato.
# Perché colpire i mezzi che incidono meno sul traffico? Il referendum che punta a bloccare i divieti
il reporter indignato YT – Raccolta firme referendum
La risposta più concreta al divieto è la raccolta firme per il referendum cittadino, che punta a sospendere la delibera prevista per ottobre. Servono 15.000 sottoscrizioni, al momento ne sono state raccolte quasi 5.000, di cui 700 solo durante un banchetto all’Idroscalo. Dopo un debutto da record, 2.000 firme in tre giorni a marzo, l’iter si è impantanato tra problemi tecnici e autorizzazioni burocratiche. Ma il promotore Riccardo Truppo, capogruppo di Fratelli d’Italia, resta fiducioso e come riportato da “Il Giornale” spiega la situazione: il link ora funziona, anche se non è ancora stato diffuso perché mancano due passaggi formali, l’approvazione tecnica e quella legale del Collegio dei Garanti. I quesiti sono due, firmabili entrambi, ma il sistema ha disabilitato i commenti pubblici.
L’obiettivo della seconda fase è politico: conferenze stampa, coinvolgimento dei partiti, e la richiesta di una presa di posizione da parte dei consiglieri. L’accusa alla giunta è che il blocco delle moto spingerà verso più auto, meno mezzi pubblici (già tagliati di 400.000 corse), e una città sempre più elitaria.
Quando Milano sognava «il grattacielo più alto del mondo»: 500 metri
# Nulla al di sopra della Madonnina
Credits: @milanocityitalia IG
Fino agli anni Sessanta la Madonnina rappresentava il punto più alto della città: 108 metri. Durante il fascismo il Comune di Milano aveva promulgato una disposizione, voluta dallo stesso Mussolini, che prevedeva che non si potesse costruire nessun edificio che superasse la Madonnina, come la Torre Branca che costruita nel 1933 all’interno del parco Sempione si fermò appunta a quota 108 metri.
Nel 1958 fu inaugurata la Torre Velasca e, anche se il fascismo era decaduto così come la norma sull’altezza delle costruzioni, ci fu un tacito accordo tra Comune e curia che portò anche questo palazzo a fermarsi a 106 metri di altezza. Il primato della Madonnina era salvo, ma non per molto.
# L’escamotage: una copia della Madonnina in cima ai grattacieli di Milano
Credits Andrea Cherchi – Madonnina Torre Allianz
Nel 1960 si conclusero i lavori del Pirellone che con i suoi 127 metri divenne il palazzo più alto d’Italia. Ma soprattutto superava di 20 metri la Madonnina. Scandalo!
Il cardinale Montini, futuro Papa Paolo VI, si arrabbiò tantissimo e ottenne un compromesso all’italiana: in cima al grattacielo Pirelli venne posta una copia di 85 centimetri della Madonnina, in modo che ci fosse sempre lei a vegliare dall’alto su Milano.
La Madonnina continuò a dominare nei cieli di Milano anche dopo l’inaugurazione del Palazzo Lombardia che con i suoi 161 metri superò il Pirellone: per preservare la tradizione anche in cima di questo grattacielo venne sistemata una copia della Madonnina, benedetta dal cardinale Tettamanzi. C’è voluto poi il grattacielo Unicredit a infrangere il dominio della Madonnina, arrivando a 230 metri d’altezza e diventando così il grattacielo più alto d’Italia. Anch’esso con una piccola Madonnina sul tetto.
Ma il progetto più ambizioso apparve negli anni Sessanta: un supergrattacielo di 500 metri. Se fosse stato realizzato sarebbe diventato a quei tempi il più alto del mondo. In realtà si trattò di una truffa: così almeno la valutò il procuratore di Milano che accolse la denuncia di uno dei finanziatori del progetto, tale Mario Palanti, che aveva sborsato 160 milioni di lire per il progetto senza ottenere nulla. Dopo la denuncia il progetto venne richiuse nel cassetto. Per sempre.
Le strade meneghine portano i nomi di famiglie nobili (Via Arcimboldi, Via Meravigli, Via Mapelli), di antichi mestieri (Via Orefici, Via Mercanti, Via Cappellari) e di importanti avvenimenti (Piazza Cinque Giornate, Piazza della Repubblica, Via della Liberazione), ma anche di luoghi del passato che, nonostante non esistano più, vengono ancora ricordati: canali scomparsi, cascine demolite, insegne di vecchie locande…
Alcuni dei nomi di queste vie sono veramente curiosi: sapete perché si chiamano così?
Avete mai notato, in zona Brera, queste due opposte strade “floreali”?
Secondo una teoria, Via dei Fiori Chiari e Via dei Fiori Oscuri sono la perfetta metafora del loro passato: infatti un tempo quella che oggi viene chiamata Via del Fiori Chiari era la sede di un collegio femminile, mentre invece Via dei Fiori Oscuri era famosa per ospitare un bordello. Insomma, due strade che certamente non erano frequentate allo stesso modo.
Tuttavia, secondo un’altra versione, il nome delle due vie deriverebbe dai diversi colori degli stendardi di due sestieri: Porta Comasina (bianchi e rossi, riconducibili ai Fiori Chiari) e Porta Volta (bianchi e neri, ossia i Fiori Scuri).
#2 Via Bagutta
Da Piazza San Babila si entra in Via Bagutta, una strada che un tempo doveva essere uno dei luoghi prediletti dai bevitori. Il motivo? “Baga” indica l’otre di vino, mentre invece “bagà” è unapersona che beve di gusto.
#3 Via Caminadella
“Caminadella” sembra quasi un vezzeggiativo per definire una breve passeggiata, vero? Eppure, l’origine di questo nome è da ricercare da tutt’altra parte: nel Medioevo la “caminata” era una casa dotata di camino e fumaiolo, quando la maggior parte delle abitazioni dell’epoca aveva un semplice braciere e un’apertura sul tetto.
#4 Via Bagnera
Questa strada, vicino a Via Torino, è famosa non solo perché è la più stretta di Milano, ma anche per essere stata testimone di delitti sanguinari: infatti è qui che Antonio Boggia, il primo serial killer italiano, nascondeva i cadaveri delle sue vittime.
Tuttavia, il nome “bagnera” non ha nulla di terrificante: infatti indicava la presenza di un bagno pubblico, esistente già in epoca romana.
A volte l’origine di un nome è facilmente intuibile: è il caso di Via Caccialepori, dietro a piazzale Brescia, che un tempo era una zona boscosa particolarmente allettante per chi si svagava con la caccia alla lepre.
#6 Via Carroccio
In epoca medievale il carroccio non era altro che un carro che trasportava lo stendardo cittadino: era un forte simbolo per esplicitare l’indipendenza del Comune e veniva custodito da un personaggio illustre, affiancato da militari scelti. Il carroccio di Milano non faceva eccezione e in particolare spiccò durante la Battaglia di Legnano. Zona Sant’Ambrogio.
#7 Via Rugabella
Può una ruga essere bella?
Lasciamo la risposta a voi, dato che il nome di questa via nei pressi di Missori non ha nulla a che fare con i segni dell’età: la dicitura deriva dal francese “Rue belle”, espressione utilizzata da Luigi XII in persona quando vide questa via abbellita da decorazioni e addobbi in occasione della sua visita.
#8 Via Cuccagna
Un tempo lungo questa via sorgeva un albero della cuccagna, eretto da un furbo oste per attirare i clienti.
#9 Via Monluè
Un tempo la zona di Via Monluè, dove ora sorge l’omonimo parco, era una zona pericolosa perché frequentata dai lupi: infatti veniva chiamata Mons Luparius, dal cui la storpiatura in “Monluè”.
#10 Via Stella Bianca
In zona Bicocca sorge questa via, dove un tempo una locanda offriva un rifugio ai viaggiatori, giorno e notte, ed era sempre illuminata: per questo motivo era conosciuta come “La Stella Bianca”.
Se si vuole mangiare fuori a Milano la questione è: meglio all’interno o in un giardino all’aperto? Ma soprattutto: quanto siamo disposti a spendere? La risposta è questa storica trattoria: piatti gustosi e genuini. Unica pecca: difficile trovare posto.
Il pergolato più popolare di Milano: la trattoria dove si mangia con meno di 15 euro
# Dove mangiare piatti che profumano di casa
Credits: milanopost.info Trattoria San Filippo Neri
Viale Monza. Al numero civico 220, esattamente davanti alla fermata Precotto, si trova una trattoria molto popolare, specie nel periodo estivo. Uno dei punti forti di questo ristorante è il suo spazio esterno, un verdissimo giardino con un pergolato che ti copre dal sole cocente. Si tratta della trattoria San Filippo Neri, storico locale dall’atmosfera informale e prezzi alla portata di tutti. Qui capita infatti che si riesca a prendere un menu intero pagando solamente 15 euro.
La Trattoria San Filippo Neri è molto attenta nella selezione delle materie prime, tanto che non utilizza mai prodotti preconfezionati e cerca di rifornirsi da aziende locali. Propone piatti della cucina italiana, dalle ricette classiche a quelle rivisitate e un po’ più innovative. Inoltre, nello spirito della trattoria, si possono assaggiare piatti che profumano di casa, quelli che preparavano le nonne per capirci.
# Menu fisso a prezzi bassi
Credits: @___s.drino___ Menu San Filippo Neri
Alla trattoria San Filippo Neri si può mangiare di tutto, dai primi piatti, come lasagne, risotto alla milanese o terrina di polenta e zola, ai secondi, tra questi fiorentina, arrosto o cotoletta. Il menù, che cambia regolarmente, è molto vario e, se si ha voglia di una pausa pranzo veloce, nel ristorante vengono preparati anche panini e piadine. In più i prezzi sono particolarmente contenuti. La trattoria propone infatti diversi menu fissi che vanno dai 10 euro, per un primo e un contorno o dessert, fino ai 15/20 euro per proposte un po’ più sostanziose. Ad esempio un menu risotto alla milanese con osso buco costa 16 euro, mentre quello che comprende la costoletta di vitello alla milanese con contorno a piacere 17 euro.
Il locale è solitamente aperto solo a pranzo, ad eccezione del martedì e giovedì sera che propone anche la cena.
# Nato come dopolavoro, mantiene lo spirito della cooperativa
Credits: milanodabere.it San Filippo Neri
La Trattoria San Filippo Neri nasce come dopolavoro e poi come centro cooperativo. Per questo il vero punto forte è l’atmosfera che si respira al suo interno. Gentilezza, voglia di vivere e informalità. All’interno il locale è molto spartano, il suo punto distintivo sono sicuramente le tovaglie a quadri rosso e bianco. All’esterno invece l’atmosfera informale ha anche quel non so ché di intimo. Il piccolo giardinetto con il pergolato che regala quel fresco anche nelle giornate estive sono un vero e proprio must.
Stop ai Diesel euro 5 al Nord: pagano bollo e assicurazione, superano la revisione. Ma non possono circolare
# Nel prossimo autunno stop alla circolazione anche per i possessori di diesel Euro 5
Regioni Bacino Padano
Dal 1° ottobre 2025 nel Bacino Padano scatta il blocco permanente alla circolazione dei diesel Euro 5. Una misura senza precedenti al mondo, che coinvolge Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. Il divieto è frutto di un decreto del Ministero dell’Ambiente approvato due anni fa, già prorogato una volta, e che segue, tra le altre, il decreto-legge 13 giugno 2023, n. 69 inerente “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi derivanti da atti dell’Unione europea e da procedure di infrazione e pre-infrazione pendenti nei confronti dello Stato italiano”.
Solo in Lombardia si blocca la circolazione a quasi 500.000 auto . La misura è in vigore dal primo ottobre 2025 fino al 15 aprile 2026 nei comuni sopra i 30.000 abitanti. Resta la possibilità di circolare nei giorni festivi e nelle ore serali. L’alternativa è rappresentata dal sistema Move-In, la scatola nera che permette una deroga chilometrica annua. La Regione Lombardia però si spacca: votata una mozione contro la norma.
# Milano ha già detto stop
L’estensione dell’Area B
A Milano il blocco dei diesel Euro 5 è già realtà. La misura riguarda le auto immatricolate tra il 2009 e il 2014. Da ottobre 2022, questi veicoli non possono più accedere all’interno dell’Area B, la ZTL più estesa d’Italia che copre circa il 70% del territorio comunale e operativa nei giorni feriali dalle 7:30 alle 19:30. Per ora sono ancora previste alcune deroghe: tra queste, i 25 ingressi liberi all’anno per i residenti e la possibilità di aderire al sistema Move-In.
# Misura utile contro l’inquinamento o un altro “aiutino” per le aziende automobilistiche?
Benzinaio (da pixabay)
La crescente imposizione di divieti sui veicoli diesel sembra rispondere a un’urgenza ambientale. Ma considerando che si tratta di un’azione unica al mondo, cresce il sospetto che dietro possa nascondersi un tipico aiuto normativo per le aziende: favorendo un’obsolescenza forzata dei veicoli acquistati si incentiva l’adozione di auto nuove. Anche se resta il dubbio se sia una norma, come spesso succede, più orientata alle lobby dei produttori che a reali interessi ambientali, la realtà indiscutibile è che colpisce gli strati più poveri della popolazione. Perché la maggior parte dei possessori delle auto colpite da questi provvedimenti non ha le risorse per sostituire l’auto attuale con una di ultima generazione, nonostante gli incentivi. Poi, per quanto riguarda le automobili elettriche l’infrastruttura di ricarica è ancora carente e la produzione di batterie elettriche solleva seri interrogativi in merito all’impatto ambientale.
Inoltre, se il diesel Euro 5 supera la revisione periodica, su quale fondamento ambientale poggia il divieto di circolazione? E, soprattutto, come si può far pagare assicurazione e bollo pieni a una vettura che ha forti limiti alla circolazione?
Infine, la politica italiana ancora una volta sembra scaricare sui cittadini ogni costo e problema rinunciando ad assumersi la propria parte di responsabilità, quali realizzare un’adeguata rete di supporto, come un trasporto pubblico efficiente e incentivi più accessibili.
11 giugno 1607. Questa pregevole colonna votiva, innalzata nell’antico quartiere nel 1606, viene solennemente benedetta dal cardinale Borromeo, che la volle dedicare a S. Glicerio, vescovo milanese attivo tra il 436 e il 438.
La colonna si trova oggi in via Marina, è in granito rosa di Baveno, e poggiava inizialmente su quattro sfere di ottone. Alla sommità, naturalmente, il cardinale vi aveva fatto collocare una croce votiva in ferro.
obelisco via marina
In origine si trovava all’ingresso dello storico quartiere del Bottonuto. Il Piermarini la fece trasportare in via Marina la colonna. Sulla sommità fu posto un sole raggiante in bronzo e venne anche progettato e realizzato un nuovo e più maestoso basamento.
Per capire quali sono i ristoranti più ambiti di Milano abbiamo chiesto ai milanesi: Se avessi una cena gratis a Milano, dove andresti? Tra le risposte sono emersi i ristoranti dei sogni di Milano.
I sette ristoranti dei sogni di Milano
# Langosteria
#2 Credits: @langosteria IG
Se è vero che a Milano si trova il pesce più fresco d’Italia, allora Langosteria è il miglior ristorante di pesce del Paese. Una istituzione ormai. Praticamente impossibile trovare posto senza prenotare nello storico locale in via Savona. Una delle più deliziose esperienze da provare a Milano. Anche se i prezzi sono proibitivi. Indirizzo: via Savona, 10.
# Il luogo di Aimo e Nadia
Opere d’arte astratte, cucina moderna, ambiente raffinato. Una vera avventura culinaria nello storico ristorante stellato di Milano aperto in un’area un po’ atipica: a Primaticcio. Indirizzo: Via Privata Raimondo Montecuccoli, 6/8.
# Il Salumaio di Montenapoleone
ilsalumaiodimontenapoleone1957 IG
Location pazzesca. Nel cortile rinascimentale di Palazzo Bagatti Valsecchi. Dal 1957. Indirizzo: via Santo Spirito, 10.
# Ratanà
Ratanà
Altro locale dove è difficile trovare posto. Nella storica palazzina liberty con vista sulla BAM, la Biblioteca degli Alberi, e sui grattacieli di Porta Nuova. Piatti milanesi, ingredienti stagionali. Molto attivo su Instagram. Indirizzo: via Gaetano de Castillia, 28
# Da Giacomo
Credits giacomo_milano – Giacomo Milano 1
Aperto nel 1958 e trasferitosi nel 1989 nella storica sede di via Sottocorno, Da Giacomo è una altro grande classico della ristorazione meneghina. Sottocorno ormai è colonizzata da Giacomo: lungo la strada si trovano Ristorante, bistrot, rosticceria, pasticceria e tabaccheria, tutti con la stessa insegna. Indirizzo: Via Pasquale Sottocorno, 6
# Savini
credit: fanpage.it
Il ristorante di lusso nella Galleria. Si respirano atmosfere di altri tempi. Di una Milano aristocratica e raffinata. Aperto nel 1867, durante la Belle Époque, è tra i ristoranti più longevi di Milano. Indirizzo: Via Ugo Foscolo, 5 (Galleria Vittorio Emanuele II)
# Garghet
Credits: flwaless.life – Al Garghet
Tutt’altra atmosfera per questo ristorante che chiude il Settebello dei sogni della ristorazione milanese. Ristorante rustico e rurale nella periferia sud, che serve piatti di pasta e riso tipici della Lombardia, con una terrazza-giardino. Tra i piatti simbolo: la Costoletta alla Milanese, i Nervit, la Cassoula, il Risotto alla Milanese con l’ossobuco. Indirizzo: Via Selvanesco, 36
Da anni è sinonimo di degrado e abbandono, ma qualcosa si muove. Nell’area di Lampugnano, crocevia di pendolari, bus e criminalità, sta per prendere forma un intervento radicale. Potrebbe essere la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova stagione urbana?
Una schiarita per Lampugnano: il progetto di riqualificazione radicale
# Il terminal dei bus resta un girone dantesco, ma accanto parte una piccola rivoluzione: Natta Nord
Oggi è un non-luogo, in bilico tra discarica e stazione fantasma. Il terminal dei bus di Lampugnano è uno dei punti più degradati di Milano, nonostante ogni giorno passino di qui migliaia di persone. Ora però, a pochi passi da questo inferno urbano, è stato adottato un piano che potrebbe ribaltare il destino del quartiere. Si chiama “Natta nord” e prevede la rigenerazione di oltre 28.000 mq, trasformando l’area tra via Natta e via Cambi in un nuovo polo verde, vivibile e connesso.
L’area oggi occupata da rovi, cemento e strutture dismesse è destinata a diventare un sistema di spazi pubblici tra i più estesi del Municipio 8. Cuore del progetto è un grande giardino attrezzato, collegato da piste ciclabili, percorsi pedonali e nuove connessioni verdi. Verrà anche recuperato l’ex depuratore di via Natta, trasformandolo in un parco di 7.000 mq. La viabilità cambia volto: via Cambi e via Ziegler vengono pedonalizzate quasi del tutto, migliorando accessibilità e sicurezza. Spazio anche a funzioni produttive: un edificio terziario con 1.000 mq di spazi commerciali è stato pensato per riportare lavoro e vita in zona. Un’occasione per creare un ecosistema urbano efficiente, sostenibile e aperto.
# Un piano da oltre 4 milioni di euro per cambiare faccia a tutta la zona
Il Comune punta a chiudere l’iter entro la fine del 2025. Il Piano “Natta nord” prevede oneri per 4,3 milioni di euro da destinare interamente a opere pubbliche, tra cui il riordino dell’area di via Novara e la cessione al Comune di oltre 14.000 mq di verde tra via Croce e via Chiarelli.
Una volta completato, il progetto potrebbe sbloccare anche l’area “Natta sud”, includendo il completamento della ciclabile fino a via Sant’Elia. Il più grande successo, però, sarà politico e sociale: restituire dignità a uno degli snodi più cruciali (e dimenticati) di Milano. Riuscirà l’effetto contagio a spingersi anche fino al terminal?
# Cosa si dovrebbe fare per far rinascere il terminal di Lampugnano
Andrea Urbano – Lampugnano
Torniamo al terminal pullman di Lampugnano: una delle zone più degradate dell’intero quadrante ovest di Milano. La struttura è fatiscente: marciapiedi danneggiati, pensiline sporche e vandalizzate, servizi igienici spesso inutilizzabili. Manca completamente una segnaletica chiara, l’illuminazione è insufficiente e nelle ore serali il senso di insicurezza è palpabile. Il flusso di passeggeri, tra pendolari, studenti e migranti, si muove in uno spazio disordinato e disfunzionale, senza punti di ristoro né attese confortevoli. Da tempo si renderebbe necessario alcuni interventi: il rifacimento completo del terminal, l’installazione di videocamere di sorveglianza, una maggiore presenza di personale e l’attivazione di un presidio fisso. Proprio per contrastare criminalità e degrado, il prefetto ha disposto presidi mobili di forze dell’ordine nelle ore serali e notturne, con servizi speciali di prevenzione. L’area è sotto osservazione anche per episodi legati al traffico di migranti: solo a maggio sono state identificate oltre 200 persone in un singolo controllo.
Una doppia terrazza sospesa tra cielo e acqua, tra profumi mediterranei e skyline milanese. Nel cuore dei Navigli, torna uno dei rooftop più spettacolari della città.
La doppia terrazza panoramica con skybar sopra i Navigli: riapre la novità dell’estate
# Un’oasi sopra la città con vista a 360 gradi su Milano
imirador.milano IG – Vista Darsena
Con l’arrivo della bella stagione, riaprono “I Mirador”, le due terrazze panoramiche della 21 House of Stories Navigli, a cavallo tra la Darsena e il Naviglio Pavese. Sviluppate su due piani, sono uniche nel loro genere: una piscina al settimo e uno skybar all’ottavo piano. Oltre 400 metri quadrati sospesi nel cielo dove godere di una vista mozzafiato su Milano a 360 gradi: da San Siro alla Torre Velasca, dal Duomo a CityLife. Le terrazze incarnano lo spirito del “mirador”, belvedere di ispirazione iberica. l tocco distintivo è dato dalla cura nei dettagli e dall’ambizione di trasformare un rooftop in un’esperienza. Un format che rilancia l’hotellerie milanese come nuova frontiera della socialità urbana.
# L’esperienza Mirador
Più che un semplice rooftop bar, “I Mirador” è un laboratorio urbano a cielo aperto. La terrazza al settimo piano ospita una piscina, un’area lounge e un bancone bar affacciato sulla Darsena. Quella all’ottavo, più riservata, offre la sola terrazza panoramica a sud di Milano, con skybar e visuale completa sulla città. L’ospitalità è fluida, ibrida, pensata tanto per il tempo libero quanto per eventi privati o momenti di lavoro. Gli spazi sono prenotabili anche in esclusiva, con salottini sospesi per esperienze tailor-made. La proposta food&beverage si ispira alla cucina mediterranea: piatti leggeri, frutta fresca, dessert curati. Ai cocktail si affianca una drinklist stagionale che gioca con agrumi, spezie ed erbe aromatiche, fondendo il tropicale al classico. Un invito a lasciarsi andare, riscoprendo Milano da un punto di vista insolito, più rilassato e conviviale.
# Il nuovo lifestyle sui Navigli
imirador.milano IG – Mirador
Il locale è aperto dal lunedì al sabato con doppio turno, dalle 12.00 alle 15.00 e dalle 19.00 alle 24.00, mentre la domenica si anima solo la sera, dalle 19.00 alle 24.00. L’ingresso avviene tramite la lobby del 21 House of Stories in via Ascanio Sforza, da cui si sale direttamente alle terrazze. La zona piscina è delimitata e accessibile solo in determinati orari, mentre l’area lounge e lo skybar restano fruibili anche senza prenotazione. L’arredo combina ceramiche artigianali, materiali naturali e palette cromatiche ispirate alle coste mediterranee, con sedute basse, ombrelloni bianchi e piante rigogliose. Ad accompagnare il pranzo o l’aperitivo c’è la musica di sottofondo con ritmi soft tra balearico e soul-jazz, per sentirsi in vacanza a Milano.
C’è chi dice che l’Italia abbia perso la rivoluzione digitale. In effetti, non si vedono aziende capaci di inserirsi tra i grandi player internazionali. Ma qualcosa potrebbe cambiare. Ad esempio con queste idee globali in stile molto milanese.
App e startup: 5 idee di business mondiali che ancora non ci sono
#1 Cityhome: l’home exchange all’interno della stessa città
Ph. @lavnatalia IG
Esistono app di scambio casa pressoché ovunque. Tra città internazionali, con località turistiche, per animali domestici. Si può vivere dappertutto. Ma non nella stessa città. Cioé, non esiste nulla di dedicato a chi vorrebbe godersi la vita ogni volta in un quartiere diverso. Si potrebbe vivere qualche mese a Brera, poi a Porta Ticinese, fino a provare l’ebbrezza della periferia, nel verde di San Siro o lungo il naviglio della Martesana. E viceversa. Un modo per vivere la città al 100% scambiando la propria casa con quella di altri.
#2 Appetito: l’app che segnala i buffet gratuiti e fornisce recensioni degli aperitivi
La grande attrazione di ogni evento: il buffet gratuito. Ma dove trovarli? Arriva appetito, l’app che segnala i buffet gratuiti degli eventi. Non solo: c’è anche la sezione per le recensioni degli aperitivi. E di qualunque pasto che sia gratuito in città, anche delle mense dei poveri.
#3 Lostatosiamonoi: l’app per dare feedback sui servizi alla pubblica amministrazione
Il vero comunismo. Il popolo al potere. La situazione si ribalta. I controllori diventano controllati, i cittadini verificano e premiano ogni tipo di lavoro pubblico, finalmente si dà al contribuente la possibilità di esprimersi su come vengono spesi i suoi soldi.
#4 Startiamo: l’app per suggerire idee di start up e trovare qualcuno che aiuta a realizzarle
Che cosa frena dal mettersi in proprio? C’è chi ha idee ma non soldi, c’è chi ha soldi ma non ha idee, c’è chi ha tempo ma non sa come impiegarlo, e viceversa. Per mettere d’accordo tutti, l’unione fa la forza: arriva startiamo, l’app in cui ogni startup diventa un puzzle di contributi.
#5 Wearetheworld: l’app per risolvere i problemi del mondo
Tu inserisci un problema e il mondo di iscritti alla App contribuisce a elaborare la soluzione. L’alternativa costruttiva ai social network in cui ormai spadroneggiano gli haters e i ladri di energie.
I prezzi sono cresciuti anche nell’hinterland di Milano: a differenza di appena un anno fa, non si trovano più paesi con la media del prezzo delle case attorno ai 900 euro al mq. Eppure ci sono diversi comuni dove comprare casa è ancora molto conveniente. Vediamo quali sono e cosa hanno da offrire.
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Una casa a 1.000 euro al metro quadro? Questi i quattro paesi dell’hinterland di Milano con il prezzo più basso
# I due comuni dell’hinterland con il prezzo delle case più basso
Mappa Città metropolitana
Le ultime rilevazioni di Osservatorio Immobiliare confermano la Città metropolitana di Milano come l’area con i valori più elevati in Italia, con una media di circa 3.470 euro al mq, su oltre 69.205 annunci. Il Comune di Milano è stato quello a registrare il prezzo più alto per gli immobili in vendita con 5.150 euro al mq, quasi il doppio rispetto alla media regionale di 2.270 euro al mq.
Per una buona fetta dei milanesi sono cifre irraggiungibili. Se però si sposta lo sguardo più lontano la situazione cambia in modo radicale: ci sono ancora due comuni con quotazioni medie attorno ai 1.000 euro. Si tratta di Nosate e Turbigo. A questi se ne aggiungono altri due con prezzi di poco superiori. Ma scopriamo quali sono queste “isole” della convenienza.
# Nosate, il meno popoloso della Città Metropolitana di Milano con case a un costo medio di 1.010 euro al mq
atty_82 IG – Nosate
All’estrema punta nord ovest della Città Metropolitana di Milano c’è Nosate. Un piccolo angolo di mondo che sembra uscito da una cartolina d’altri tempi, si trova a circa 45 km dal centro di Milano, incastonato nel Parco Lombardo della Valle del Ticino. Con poco più di 600 abitanti, è il meno popoloso del territorio metropolitano e il secondo più distante dal capoluogo dopo l’exclave di San Colombano al Lambro. Attraversato dal Naviglio Grande e dal canale Villoresi, si caratterizza per paesaggio rurale, con le vecchie cascine a testimoniare questa vocazione, e abitazioni dal costo medio di 1.010 euro al mq.
# Nella vicina Turbigo i prezzi salgono di appena 20 euro: 1.030 al mq
Credits manolo.ga1 IG – Turbigo, resti della vecchia dogana austriaca di fine Settecento
Separato da un lembo di terra c’è Turbigo, tra i due comuni si frappone Castano Primo che che nel 2022 registrava una quotazione di 875 euro al mq, dove per un’abitazione si paga in media 1.030 euro al mq. Anch’esso immerso nel Parco Lombardo della Valle del Ticino, rispetto a Nosate ha una popolazione superiore di oltre 10 volte, più di 7.000 residenti, e spicca per il suo mix architettonico. Troviamo infatti il Castello Visconteo, con il suo stemma che racconta di un passato nobile, il Palazzo De Cristoforis Gray, che unisce l’eleganza settecentesca con l’anima del ‘500, e la Chiesa dei Santi Cosma e Damiano, che strizza l’occhio alla maestosità della Chiesa del Gesù di Roma. E per chi cerca un tocco di avventura? C’è un ponte tibetano di 70 metri, sospeso a 8 metri d’altezza sul Ticino, perfetto per chi ama camminare con un pizzico di brivido.
# Altri due comuni attorno ai 1.000 euro
marygracegrace IG – Robecchetto con Induno
Ci sono però altri due comuni convenienti. Appena sotto Turbigo troviamo Robecchetto con Induno, creato nel 1870 dalla fusione dei comuni di Robecchetto e Induno Ticino e con circa 4.800 abitanti, che registra una media di prezzi al mq di 1.055 euro. Tra i luoghi di interesse ci sono il Ponte sul Naviglio Grande, non distante dalla centrale di Turbigo, e il Palazzo Arese poi Fagnani, adibito alla sede del Municipio. Ne servono invece 1.065 per andare a vivere in collina a San Colombano al Lambro, l’exclave della Città Metropolitana di Milano, dove si produce l’unico vino DOC del territorio nelle tipologie fermo e frizzante.
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