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Le multe non servono: contro il consumo di droga ci vogliono altri deterrenti. Questa la proposta che sta prendendo piede in Francia: togliere il cellulare a chi consuma droga.
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In Francia il provvedimento più utile contro chi consuma droga: togliergli il cellulare
# Niente telefonino per chi consuma droga: presto in tutta la Francia?
Ph. rebcenter-moscow
È questa la nuova direttiva del procuratore di Bayonne, sulla costa atlantica francese, agli agenti di polizia sul territorio: punire i tossicodipendenti sequestrando il loro telefono. Un esperimento locale che il ministro della Giustizia transalpino, Gérald Darmanin, intende estendere a tutto il Paese. Un deterrente utile non solo come punizione, anche perché gli spacciatori utilizzano il cellulare per contattare chi consuma stupefacenti, di solito “su Snap” (Snapchat, ndr).
# Il miglior deterrente soprattutto per gli adolescenti e uno strumento utile per rintracciare gli spacciatori
Ph. stevenhermes
Secondo la nuova direttiva, il telefono cellulare può essere sequestrato a chi consuma droga. Sicuramente la punizione peggiore per un adolescente. Ma non solo: per la polizia rappresenta un’opportunità per rintracciare la rete del traffico. Finora la maggior parte dei consumatori sottoposti a controllo ha ricevuto una multa di 200 euro. Ma a Bayonne vengono pagate solo in un terzo dei casi e non valgono per tutti. Per il pubblico ministero era quindi necessario trovare un’alternativa: «Una sanzione immediata contro le persone che non sono necessariamente destinatarie della multa fissa, che non è applicabile ai minorenni, ad esempio, o che non interessa le persone non solventi», ha spiegato il procuratore a TF1, il primo canale della tv francese.
# Il ministro della giustizia vuole estendere il provvedimento a tutta la Francia
L’esperimento di Bayonne sta riscuotendo grande apprezzamento: il ministro della Giustizia vuole estendere questa misura in tutta la Francia. In una circolare inviata giovedì a tutti i procuratori, Gérald Darmanin ha chiesto l’applicazione sistematica dei sequestri di telefoni cellulari.
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La Maggiolina è il quartiere delle villette. Una di queste rappresenta uno spettacolo supplementare: passato e presente insieme sulla stessa facciata.
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La «villetta a due facce» della Maggiolina
Il quartiere Maggiolina è conosciuto per essere un laboratorio di architettura, con edifici dalle fattezze particolari, ad esempio Villa Figini o le Case Igloo. Ma la casa di cui cui parleremo oggi però ha qualcosa di particolare.
# Passato e presente a confronto nella stessa facciata: perchè?
Credit: Instagram @severinifederica
Si tratta di una casa con due facce perfettamente simmetriche, ma di colori diversi. Il lato sinistro – lasciato come in origine, si presenta marroncino e i dettagli prima colorati oggi sono sbiaditi – mentre il lato destro – ristrutturato e ridipinto, è caratterizzato da un giallo vivace con decorazioni in rosso. La motivazione dietro a questa doppia colorazione della villetta storica? La doppia proprietà. L’edificio appartiene a proprietari diversi che, a quanto pare, non sono riusciti a trovare un compromesso per rendere la facciata omogenea.
# Un’attrazione turistica creata da una disputa tra proprietari
Credit: Facebook @Andrea Cherchi
Anche questa è però solo un’indiscrezione non ufficiale, non possiamo sapere con certezza quali siano state le ragioni che hanno trasformato questa tradizionale villetta in un caso più unico che raro. La foto, scattata da Andrea Cherchi e pubblicata sulla sua fanpage su Facebook, ha stupito moltissimi dei suoi seguaci. Non sono mancate però anche le critiche, infatti Elena – architetto di professione – ha commentato inserendo la villa tra gli esempi perfetti della mancanza di un piano colori per gli edifici a Milano.
Indubbiamente la villetta doppia faccia di Maggiolina è la dimostrazione di un problema che però, almeno in questo caso, ha generato una potenziale attrazione turistica in un quartiere già al centro dell’attenzione per gli appassionati di architettura.
ROSITA GIULIANO (Ultimo aggiornamento della redazione: 28 aprile 2025)
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28 aprile 1906. Il re Vittorio Emanuele III d’Italia pone il caposaldo della futura stazione più grande d’Europa.
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28 aprile. Il re d’Italia pone il caposaldo della Centrale, la futura stazione più grande d’Europa
elasilop IG – Stazione Centrale Milano
La prima stazione di Milano fu inaugurata nel 1864 e si trovava in piazza della Repubblica, a sud della stazione moderna. Rimase in funzione fino al 30 giugno del 1931 quando quella attuale fu inaugurata. Fu re Vittorio Emanuele III a porre il caposaldo della nuova stazione il 28 aprile 1906: ancor prima della scelta del progetto che verrà poi affidato all’architetto Ulisse Stacchini con uno stile dal mix eclettico chiamato “assiro-lombardo”.
# La più grande d’Europa
Credits: milanopost.info
Non tutti sanno che la Stazione Centrale di Milano è per volume lapiù grande stazione d’Europa. La Centrale offre collegamenti ad alta velocità verso Torino, Venezia, Bologna, Roma, Napoli e Salerno. Le linee ferroviarie del Sempione e del Gottardo la collegano alla Svizzera, in particolare a Berna e Ginevra via Domodossola, Zurigo e Chiasso. I suoi binari si estendono verso Nord fino al centro Europa.
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Milano è sempre stata una città che guarda al futuro. All’orizzonte ci sono numerosi progetti in arrivo. Ma quali sono i più attesi?
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I sette progetti futuri più attesi a Milano
#1 Le nuove metro: M6 ed estensioni M1, M4 e M5
Grande attesa per le novità della metro. La prossima linea ad arrivare sarà la M6. Ancora mistero sul tracciato che dovrebbe chiudere la circle line e passare nella parte Sud da Est a Ovest. All’orizzonte anche diverse estensioni delle linee attuali. La M1 si spingerà fino a Baggio con altre tre fermate. La M5 dovrebbe arrivare a Monza. La M4 dovrebbe sconfinare a ovest fino a Segrate. Qualche speranza anche per la M3 a Paullo e la M2 ancora più a Est.
#2 Mind, la nuova città del futuro
Ecosistema MIND
Dove un tempo c’era Expo, si sta costruendo il quartiere del futuro di Milano. Qui saranno concentrate le attività dell’Ospedale Galeazzi, struttura già inaugurata, il polo di ricerca per le Scienze della vita Human Technopole e il Campus dell’Università Statale.
Un recente studio prevede che Mind, a partire dal 2027, sarà frequentato per più del 50% da giovani under 30 e sarà un punto di riferimento per l’istruzione superiore e la ricerca scientifica internazionale. Parallelamente al parco sorgeranno due studentati universitari. Il primo sorgerà su un’area di circa 6.000 mq nell’area est di MIND in prossimità del grande Campus scientifico dell’Università Statale, e metterà a disposizione 646 posti letto. Il secondo ne ospiterà invece 506 e sorgerà nell’area ovest di MIND.
#3 La nuova Goccia
credits Parco la Goccia ig
Altro progetto super atteso è il Masterplan Bovisa-Goccia, che sorgerà nel quartiere periferico di Bovisa. Un’opera di riqualificazione che porta la firma di Renzo Piano che, entro il 2026, prevede la nascita di un grande parco scientifico-tecnologico, affiancato da oltre quarantamila metri quadrati di verde e mille alberi con il recupero di due gasometri presenti. Questo spazio vede impegnato il Politecnico in prima persona e comprenderà anche una Fabbrica dello Sport, residenze universitarie e un edificio sperimentale.
#4 MoLeCoLa
Progetto Molecola Bovisa. Rendering
Un altro progetto in arrivo alla Bovisa. MoLeCoLa sarà un vero e proprio distretto tecnologico, innovativo e sostenibile che poggerà su tre idee: abitare, produrre e interagire. Anche qui, spazio a residenze per studenti, attività commerciali e coworking.
#5 Sei Milano, il quartiere parco
Seimilano residenze e parco
Un’area di oltre trecentomila metri quadrati vicino alla metropolitana di Bisceglie e vede in capo al lavoro l’architetto Marco Cucinella. Il quartiere dovrebbe vedere la luce entro la fine del 2025, e vivrà con edifici residenziali che saranno al fianco di uffici, spazi commerciali e residenze.
#6 Il Bosco della Musica
credits 7giorni info ig
In zona Rogoredo sorgerà il Bosco della Musica, conosciuto anche come Campus della Musica. Proprio qui sorgerà un campus per circa mille studenti e ospiterà il dipartimento dei nuovi linguaggi: elettronica, musica applicata, jazz, rock, pop e così via. Ci sarà anche un auditorium per concerti, bar, ristorante, aule, sale prova e molto altro. L’inaugurazione è prevista per il 2026.
Molto attesa anche la riqualificazione del palazzo gemello dell’Arengario, il cui spazio da uffici del Comune di Milano. Qui ci sarà un ampliamento del Museo del Novecento. Un percorso espositivo dagli anni Ottanta ai giorni nostri. Forse perfino una passerella sospesa su piazza Duomo.
Alstom - Yann Audic - Secondo piano dedicato alla ristorazione
L’alta velocità in Europa si prepara a un nuovo salto tecnologico, con un convoglio che punta su comfort, efficienza e sostenibilità, presto anche sui binari italiani. Scopriamo le sue caratteristiche.
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Il nuovo treno ad alta velocità in Europa: la superstar è la carrozza bistrot a due piani
# Caratteristiche tecniche e comfort di bordo dei nuovi convogli veloci francesi TGV INOUI che corrono fino a 320 km/h
E’ in arrivo il treno ad alta velocità di ultima generazione in Europa. Il TGV INOUI rappresenta l’evoluzione della tradizione francese dell’alta velocità, con convogli che viaggiano fino a 320 km/h, posizionandosi tra i più veloci d’Europa. I nuovi modelli, in particolare i TGV M della gamma AVELIA Horizon, sono progettati per aumentare del 20% la capacità rispetto alla generazione precedente, arrivando a 740 posti distribuiti su 9 carrozze a due piani.
Gli interni offrono sedili ergonomici, prese elettriche individuali, Wi-Fi gratuito, spazi per bagagli ottimizzati e un ambiente silenzioso grazie a soluzioni acustiche avanzate. La climatizzazione è uniforme e regolabile, mentre una carrozza bar su due livelli funge da punto di incontro e socializzazione. È previsto anche l’accesso autonomo per persone a mobilità ridotta, rendendo il servizio ancora più inclusivo. La struttura modulare consente una manutenzione più semplice e rapida, e l’uso di materiali più leggeri, abbinato a un profilo aerodinamico evoluto, consente una riduzione del 37% nei consumi energetici.
# La presentazione ufficiale a Parigi: la superstar è la carrozza bistrot a due piani
Alstom - Yann Audic
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Alstom - Yann Audic - Secondo piano dedicato alla ristorazione
Alstom - Yann Audic Carrozza bistrot
Alstom - Yann Audic - Sedute
La presentazione ufficiale dei nuovi TGV M è avvenuta l’11 marzo 2025 presso la storica Gare de Lyon a Parigi, in una cerimonia congiunta tra SNCF Voyageurs e il costruttore Alstom. L’evento ha mostrato per la prima volta al pubblico gli interni e le innovazioni tecniche che accompagneranno questi nuovi treni. La carrozza bistrot su due piani ha attirato particolare attenzione, insieme alle ampie vetrate panoramiche e al design degli interni, moderno ma funzionale.
Ogni dettaglio, dalla segnaletica interna all’illuminazione a LED, è stato pensato per migliorare l’esperienza utente. I sedili sono stati completamente ridisegnati per offrire maggiore supporto lombare, mentre l’intera struttura è modulare per adattarsi rapidamente a diverse configurazioni di viaggio.
# La strategia in Italia a partire dal 2026: 30 treni e una nuova fascia di utenza
Alstom - Yann Audic
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Alstom - Yann Audic - Carrozza
Alstom - Yann Audic - Sedili
Nel 2026 dovrebbero correre sulle linee italiane i nuovi TGV M a due piani, con 15 unità già prodotte nel 2022 e attualmente in fase di omologazione. A queste si aggiungono ulteriori 15 convogli di nuova generazione nei mesi successivi, per un totale di 30 treni destinati a operare sul territorio nazionale. Con questa flotta, SNCF prevede di effettuare fino a 13 corse giornaliere, suddivise tra le tratte Torino/Milano-Roma-Napoli (9 collegamenti) e Torino-Venezia (4 collegamenti), con fermate strategiche a Brescia, Verona, Padova, Bologna e Firenze.
L’obiettivo è ambizioso: intercettare il 15% di nuovi viaggiatori, persone che oggi non scelgono il treno ma potrebbero farlo grazie a un’offerta più capillare, moderna e conveniente. La manutenzione semplificata, i sistemi digitali di bordo e la maggiore efficienza energetica sono elementi centrali di questa strategia, pensata per ridurre tempi di sosta, consumi e costi di esercizio. SNCF punta a espandere progressivamente la sua presenza lungo le principali dorsali italiane, anche al Sud, sfruttando le nuove tratte in costruzione e l’ampia rete di RFI.
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l'ex Padigione dell'Uruguay ora in Via Saronnino a Origgio, Varese
1 maggio 2025: cade il decennale dalla grande manifestazione. Dieci anni. I primi gloriosi, gli ultimi zoppicanti. Una fotografia su ciò che fu Expo 2015, su ciò che fu per Milano. E su ciò che è rimasto in città.
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EXPO, sono già passati 10 anni! I ricordi indelebili e che cosa è rimasto a Milano dell’Esposizione Universale
# Expo 2015: i ricordi indelebili
coda padiglione giappone
# il Decumano, la via principale e la sua fila di vele bianche
# il Palazzo Italia e le stecche sul Cardo, l’asse trasversale che con il Decumano definiva lo spazio espositivo
# i cluster tematici, ognuno dedicato a una filiera alimentare o a un’identità comune
# la Collina mediterranea, alta 12 metri che riproduceva alcune tra le più tipiche vegetazioni e colture dell’ecosistema mediterraneo
# il Padiglione Zero, che riproponeva la morfologia delle crosta terrestre, con i rilievi e la grande valle centrale che ospitava lo spazio pubblico dell’arena
# i canali d’acqua che circondavano l’intera area con relative polemiche per la loro costruzione (solo in parte realizzata)
# la Cascina Triulza, l’antica costruzione rurale già presente all’interno del Sito Espositivo, patrimonio storico, architettonico e ambientale della Lombardia, rinata come casa della Società Civile
# l’Expo by Night, ricca di manifestazioni, musica e intrattenimento
# La Coda al Padiglione del Giappone: per entrare a visitarlo si perdeva l’intera giornata in coda
# l’Albero della Vita, alto 37 metri e costruito in acciaio e legno, luogo di spettacolo e icona globale.
Questi i ricordi: ma che cosa è rimasto a Milano?
#1 MIND e i padiglioni “in fuga”
La grande area Expo è ora al centro di nuovi progetti ambiziosi di una cittadella denominata MIND. In totale, i padiglioni erano 54. Tutti sono stati smantellati. Qualcuno è stato spostato altrove. E’ il caso, ad esempio, del Padiglione dell’Uruguay. Avreste mai pensato di ritrovarlo nelle vesti di ristorante etnico a Origgio, Varese!? (foto)
Qualcun altro, invece ha colto la palla (di neve) al balzo. E’ il caso di uno sponsor privato che, nell’inverno di quattro anni fa, ha fatto di questa nuova Area 51 di Milano il set del trampolino da sci più e snowboard più grande del mondo. Una competition polare che, per qualche giorno, ha fatto tornare a battere il cuore di questo grande ambiente dismesso.
#2 Nuove panchine, come quelle in zona 4 (corso XXII Marzo)
Sono quelle della Germania, che oggi fanno bella mostra di loro nel Giardino delle culture di via Morosini, sotto il murale con cuore dell’artista Millo.
La prima destinazione delle panchine pare fosse un’azienda specializzata in allestimenti. A cambiare la meta finale fu, invece, una lettera del Comune di Milano ai Paesi ospitanti, riportante l’invito a cedere alcuni arredi alla città.
#3 Le nuove costruzioni
Dopo il Bosco Verticalec’è stata la grande vela Zaha Hadid in compimento a CityLife, il salvadanaio di Fondazione Prada, il bis di Porta Nuova… Un’eredità di Expo è la Milano che tende verso l’alto. E tutti stanno con il naso in su.
#4 La nuova darsena
Prima c’erano i topi, ora si naviga con vista su bistrot, panchine, ponticelli dai sospiri d’amore. E qualcuno è pure tornato a pescare…
I milanesi si sono accorti che esistono le 5 vie e tutto il patrimonio storico traPiazza Cordusio e Piazza Santo Sepolcro.
Lodi-Porta Romana erano da rifuggire, fino a qualche tempo fa. Ora Prada, LVHM, Bottega Veneta hanno fatto importanti investimenti, e anche i writers internazionali, come Zed, si contendono i muri per far rifiorire la città (foto: via Brembo, Madama Hotel Bistrot)
Isola…. chi? Il luogo più desolato degli anni ’90 è la nuova mecca di bikers, esperti di moda, designer, intellettuali.
#6 Da Padiglione Coca Cola a…
…campo da basket! Si tratta del Parco Robinson, tra via Moncucco e via Famagosta.
Il parallelepipedo di 35 metri per 20, alto 12 metri, capace di coprire in tutto 1000 metri quadrati (ne avevamo parlato qui).
#7 L’Albero della Vita
Qualcuno lo voleva in Piazzale Loreto, qualcun altro l’ha progettato in versione Lego, ma la verità che l’unico e inimitabile Albero della Vita si vede ancora dall’autostrada.
#7+1 Il sindaco
Beh, senza Expo, difficilmente Beppe Sala sarebbe sindaco.
Credis: milanoneisecoli.blogspot.com - Diligenza in piazza Cavour
Per andare da Milano a Venezia servivano 2 giorni, per spingersi fino a Parigi addirittura 10. Ecco le principali tratte e i tempi di percorrenza di questi viaggi avventurosi.
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Quando da Milano si partiva con la diligenza: per andare a Roma ci voleva una settimana
# Nell’800 gli unici mezzi di trasporto per uscire dalla città erano le carrozze con cavalli
Credis: milanoneisecoli.blogspot.com – Diligenza in piazza Cavour
Prima del treno, l’approvazione per la costruzione della prima ferrovia da Milano a Monza arrivò nel 1839 da parte dell’Imperatore Ferdinando I d’Austria, l’unica possibilità per i milanesi di lasciare la città era tramite le diligenze tirate da robusti cavalli.
I servizi di diligenza e velocifero garantivano un servizio affidabile e sempre in orario ma i tempi erano davvero biblici: 2 giorni per arrivare a Venezia, 10 giorni per recarsi a Parigi. I problemi erano sostanzialmente due: le strade spesso accidentate, basti pensare al tragitto oltre le Alpi durante l’inverno, e le carrozze che non superavano la “velocità” di 10 km/h. Ma quali erano le corse disponibili per i viaggiatori dell’800 del secolo scorso? Scopriamoli grazie all’opera “Utile giornale ossia Guida di Milano per l’anno bisestile 1836”.
# Le corse garantite a Milano nel 1836 in Italia e verso la Francia
Credits: milanoneisecoli.blogspot.com – Mappa stradala postale 1831
Nonostante la lunghissima durata dei viaggi, da Milano si potevano raggiungere le principali destinazioni italiane e europee. Per i viaggi in Italia e verso le Francia il servizio era esercitato dall‘Impresa delle Diligenze e Messaggerie con partenza da contrada del Monte 5499.
# Milano- Venezia Per percorrere questa tratta con la diligenza, uno dei viaggi più corti, ci si metteva circa 2 giorni.
# Milano-Roma. Il tragitto tra Milano e Roma non era certo dei più sicuri visto che, anche a causa delle strade disastrate verso il centro Italia, ci si impiegava ben 7 giorni. In confronto il viaggio per Vienna durava “solo” 5 giorni per essendo la distanza da Milano superiore di 200 km rispetto a quella tra la nostra città e Roma.
# Milano-Parigi Il viaggio verso la capitale era forse il viaggio di linea più lungo e impegnativo che si potesse fare partendo da Milano, infatti si trascorrevano 10 giorni in strada.
# Le imperial-regie diligenze e velociferi erariali portavano i milanesi in Austria e Svizzera
Tabella oraria Milano-Vienna
Le imperial-regie diligenze e velociferi erariali si occupavano delle tratte verso l’Austria e la Svizzera con le carrozze che partivano davanti palazzo delle I.R.Poste, disegnato dal Pollack e situato in via dei Rastrelli 5279, dove oggi sorge l’hotel Plaza. Ecco alcuni dei viaggi serviti:
# Milano-Ginevra. La partenza era il martedì, il giovedì oppure il sabato, tassativamente a mezzogiorno con prima tappa ad Arona alle 19 con un cambio carrozza per arrivare alle 21 a Domodossola: 9 ore di viaggio solo per questa prima parte del tragitto che oggi si farebbe in 2 ore di auto. Attorno alle 4 i viaggiatori si rimettevano in marcia e dopo aver attraversato a 2.000 metri di quota il passo del Sempione arrivavano alle 16 a Briga. Qui, dopo una sosta di un paio d’ore, si ripartiva alla volta di Losanna per un altro giorno di viaggio. Finalmente dopo la sosta serale si ripartiva alle 4 per giungere a destinazione a Ginevra dopo altre 5 ore di marcia. Una vera odissea.
# Milano-Innsbruck. L’unica partenza disponibile era la domenica, alle 4 del mattino, con prima tappa a Sondrio alle 19.30 dove si trascorreva la notte. Il viaggio riprendeva alle 7 del mattino con tappa a Bormio in serata e a Santa Maria alle ore 21, per poi fermarsi per la seconda notte di riposo. L’esperienza indimenticabile era di certo l’attraversamento del passo dello Stelvio a 2.700 metri in diligenza. La ripartenza all’alba del giorno con arrivo a Imst attorno alle 2 e poi per la terza notte proseguiva il viaggio fino a Innsbruck alle 7 del mattino del giorno successivo.
# Milano-Vienna. La partenza era fissata alle ore 17 con prima tappa il giorno dopo a Vicenza. A seguire sul tragitto si incontrava Pordenone e si passava il confine al Tarvisio, alla sella di Camporosso. Il viaggio procedeva per Klagenfurt, Leoben, e si arrivava a Vienna verso le 4 del mattino dopo 5 notti e 4 giorni.
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Un sondaggio un po’ contronatura: chiedere ai milanesi dove vorrebbero una casa… fuori Milano. Questo il Settebello dei sogni immobiliari.
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I 7 posti dove i milanesi vorrebbero comprare casa…fuori Milano
#1 Nord Milano: il perfetto compromesso
Hinterland Nord Milano
La scelta meno dolorosa, per non staccarsi troppo da Milano: il primo hinterland a nord. Collegato meglio di alcune zone di Milano stessa, grazie a metropolitane e treni, offre tutto: multisale, discoteche, supermercati, ospedali e centri commerciali a portata di mano. Un perfetto compromesso per chi vuole spendere meno rispetto alla città e usare il risparmio per concedersi più vacanze durante l’anno. Si è pochi minuti da Milano, con il mezzo privato o il trasporto pubblico, ma senza lo stress del traffico o dei valori immobiliari alle stelle.
#2 Monza: la nuova terra promessa dei milanesi in fuga
giacomoghilardi IG – Villa Reale Monza
La nuova terra promessa dei milanesi in fuga. A un passo da Milano, Monza combina eleganza e funzionalità, inoltre è ben connessa, a misura d’uomo, meno costosa e più sicura. Nel prossimo futuro ci si arriverà anche con la metropolitana. Il Parco di Monza è un polmone verde dove respirare, fare sport o rilassarsi nel weekend. Con ottime scuole, un centro storico incantevole e tutti i servizi a portata di mano come una metropoli, ma con la tranquillità della provincia. Per un immobile si paga come nell’hinterland di Milano.
Stresa, con le Isole Borromee, Arona e le altre perle del Lago Maggiore regalano panorami mozzafiato e una qualità della vita impareggiabile, oltre ad essere a poco più di un’ora da Milano. Qui si può vivere come se si fosse in vacanza ogni giorno, circondati dalla natura e da eleganti ville storiche. Non mancano mercatini, sagre e attività culturali, che rendono questa zona viva e piena di fascino in ogni stagione. E poi, al tramonto, il lago diventa un quadro impressionista davanti ai tuoi occhi. I valori delle case, pur non abbordabili a chiunque, sono ancora sensibilmente inferiori rispetto a quelli di Milano.
Non è un segreto che la Liguria sia considerata il mare dei milanesi. Santa Margherita, Alassio, o le Cinque Terre sono mete ambite per chi vuole svegliarsi con il profumo della salsedine e dimenticare il traffico. Certo, i prezzi non sono bassi, ma la possibilità di fuggire al mare in meno di due ore vale ogni sacrificio. Qui il tempo sembra rallentare, tra passeggiate sul lungomare e pranzi a base di trofie al pesto o spaghetti al pesce con vista sull’orizzonte.
#5 Oltrepò Pavese: il fascino delle colline della “Piccola Toscana”
Ph. @camminandoinoltrepo IG
Dal lago e dal mare alla collina. Un’oasi di tranquillità a sud di Milano, l’Oltrepò Pavese è perfetto per chi sogna una casa tra vigneti e borghi storici. Ideale per gli amanti del buon vino e della vita all’aria aperta, in grado di offrire un ritmo di vita lento e rilassato. Con un investimento contenuto, ci si può concedere una casa con giardino e godere di tramonti spettacolari a 40 minuti dalla città. È il luogo perfetto per chi vuole staccare davvero la spina senza rinunciare a weekend enogastronomici.
Per i milanesi amanti della montagna, uno dei luoghi più ambiti è la Val di Sole, Trentino. Famosa per le sue piste da sci e le estati fresche, è il rifugio perfetto per chi cerca aria pulita e adrenalina. Ci si può immergere in una natura incontaminata, esplorando sentieri, uno dei borghi più belli d’Italia come Ossana, castelli, laghi alpini e vallate verdi. È un piccolo paradiso per chi sogna una vita attiva e piena di avventure, con il Monte Adamello a fare da sfondo, e i prezzi delle abitazioni sono sensibilmente più bassi che a Milano, anche di 5 volte rispetto al prezzo medio.
#7 Courmayeur: esclusività a portata di weekend
Credits francy.gipsy IG – Aperitivo a Courmayeur
Ai piedi del Monte Bianco, Courmayeur è il sogno proibito e costoso di molti milanesi: le case costano in media quasi come in centro a Milano. Chic ed esclusiva, offre chalet di lusso e il fascino di una località di montagna internazionale. Perfetta per un weekend sulla neve o una passeggiata in centro, con il lusso di vivere in un luogo da cartolina. Tra spa e ristoranti stellati, è una destinazione che unisce natura e mondanità, il tutto a due ore di macchina dalla città.
FABIO MARCOMIN (Ultimo aggiornamento: 27 aprile 2025)
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Un progetto innovativo che trasforma Segrate in un’oasi ecologica, fondendo natura, design e mobilità sostenibile.
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La «Piccola Atlantide» di Segrate: la nuova darsena con costruzioni avveniristiche galleggianti
# Un ponte verde tra i quartieri
Area Segrate con nuovo polo per lo sport indoor
Il progetto Oasis – L’Oasi di Segrate ha l’ambizione di trasformare il Centro Parco di Segrate in un grande hub ecologico che colleghi i vari parchi e quartieri del comune. La nuova infrastruttura ecologica mira a creare una vera e propria spina verde che colleghi il Laghetto di Redecesio, il Golfo Agricolo, il Parco Alhambra, il Parco dei Mulini, il Parco Europa e l’Idroscalo.
Credits ilmagicomondodirosa IG – Centro Parco
Un ampio sistema di ponti ciclopedonali, camminamenti immersi nel verde e percorsi ciclabili che riorganizza la mobilità interna al comune, favorendo una connessione fluida tra le diverse aree residenziali e verdi. Questa rete ecologica non solo è stata ideata per favorire la mobilità dolce, ma anche come punto di aggregazione per i cittadini, creando spazi dove famiglie, sportivi e amanti della natura potranno incontrarsi, rilassarsi e praticare attività all’aperto.
# Una darsena con costruzioni avveniristiche galleggianti
Comune di Segrate – Oasis
Il lato dell’intervento è quello della sponda sud, su quella nord è già intervenuto il Comune di Segrate. Una delle principali innovazioni del progetto è la creazione di una darsena galleggiante all’interno del laghetto. Qui, i cittadini e i visitatori potranno noleggiare piccole barche elettriche per esplorare l’acqua e le nuove isole galleggianti che faranno parte del paesaggio. Queste isole, progettate con soluzioni ecocompatibili e sostenibili, saranno realizzate in materiali naturali e ancorate al fondale del lago, ma con la capacità di galleggiare.
Passerella lungolago Segrate
Ponti pedonali e passeggiate sospese collegano le isole tra loro, creando un percorso immerso nella natura dove sarà possibile rilassarsi, godere della vista e osservare la fauna locale, grazie alla piantumazione di specie autoctone. L’intera area sarà dotata di strutture ricreative e commerciali, creando un punto di ritrovo per tutti i residenti e i visitatori.
# Un’oasi nel quartiere verde all’interno del Centro Parco
Oasis – Barche elettriche per raggiungere le isole
Il progetto, che è stato presentato nella primavera del 2023, è stato commissionato dal Comune di Segrate allo studio danese MAST, guidato dall’architetto Marshall Blecher, e dall’architetto Paolo Palmulli dello Studio AG&P Greenscape. MAST, noto per la sua expertise nella progettazione di costruzioni sull’acqua, è già stato vincitore di diversi premi internazionali per progetti a Copenaghen, Sydney e New York. Il nuovo Centro Parco, che si estende per circa 300.000 mq, prevede la realizzazione di laghetti artificiali, canali, spazi residenziali immersi nel verde e una vasta rete di servizi commerciali e strutture ricreative. Il progetto avrà anche un impatto positivo sulla biodiversità, grazie all’integrazione di essenze autoctone, sia terrestri che acquatiche, in grado di svilupparsi rapidamente. L’intero ecosistema verrà monitorato per garantire un ambiente sano e sicuro per la fauna locale.
# Un futuro sostenibile e autosufficiente
Oltre all’aspetto ecologico, il progetto mira a diventare una centralità urbana autosufficiente dal punto di vista energetico e a ridurre al minimo la sua impronta ecologica. Il progetto si sviluppa con un forte focus sulla sostenibilità: l’intera area è stata pensata per essere alimentata da fonti di energia rinnovabile, in linea con le politiche ambientali dell’Unione Europea. La nuova oasi si collegherà anche al polo per gli sport indoor previsto nell’ex stabilimento Fischer di via Morandi, a completamento della riqualificazione dell’area.
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27 Aprile 1945. In una città devastata dalla Seconda Guerra Mondiale entra in carica uno dei più grandi sindaci della storia di Milano.
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27 Aprile. Entra in carica uno dei più grandi sindaci della storia di Milano
Credits: varesenews.it – Antonio Greppi
27 Aprile 1945. In una Milano devastata dalla Seconda Guerra Mondiale viene nominato Primo Cittadino Antonio Greppi, che sarà il sindaco della ricostruzione e della riconciliazione. Nato nel 1894 ad Angera, sulla sponda varesina del Lago Maggiore, era un esponente di spicco del Partito Socialista. Instancabile lavoratore, si batté fermamente per evitare qualunque forma di ritorsione tra le fazioni che fino a poco tempo prima si erano combattute fino alla morte. E pensare che la guerra gli aveva lasciato ferite dolorose: da antifascista militante subì diversi arresti, ma il dramma più grande fu la perdita di un figlio, fucilato dai fascisti in via San Michele del Carso.
Per Milano fu un grande ricostruttore: fede rimettere in piedi scuole e università, oltre che un incredibile numero di alloggi per poveri e indigenti. Fu in incredibile difensore degli ultimi, un simbolo di umanità.
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Lo abbiamo chiesto ai milanesi: fino a dove vorreste andare con la metro? Vediamo quali sono i desideri e i progetti che potrebbero trasformarsi da sogno in realtà.
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Metro ultima fermata: fino a dove vorrebbero spingersi con la metro i milanesi
A nord
# Monza
M5 verso Monza
Tra i collegamenti desiderati dai milanesi c’è Monza, l’unica estensione fuori Milano al momento con un progettazione completa tra quelli non in cantiere. L’attesa dovrebbe esaurirsi nel 2033, quando tutto il tracciato di 13 km e 11 fermate da Bignami al Polo Istituzionale dovrebbe entrare in funzione. Al momento la politica è in cerca dei 589 milioni di euro per coprire gli extracosti e dare avvio ai lavori al massimo entro l’inizio del 2026.
Per Bresso si è invece al momento arenata la possibilità di sbinare il ramo di Bignami della M5, nonostante il finanziamento per lo studio di fattibilità e la disponibilità a ulteriori risorse per l’operazione, e far proseguire la linea fino a Cinisello Balsamo.
# Baranzate
Maps – Baranzate con trasporto pubblico
Spostiamoci un po’ più ad ovest. Baranzate è un altro di quei comuni dove i milanesi vorrebbero vedere arrivare la metro. In questo caso servirebbe una metro dedicata, ad esempio la futura M6, oppure far curvare verso ovest la linea M1 da Rho Fiera. In alternativa si potrebbe spostare più a nord il capolinea del tram 12 dopo Roserio.
# Rho e Legnano
Maps – Rho e Legnano
Entrambi i comuni sono sulla direttrice della linea M1. Il primo ha il centro dell’abitato distante 5 km dalla stazione di Rho Fiera, il secondo 20 km. Attualmente sono serviti dal servizio regionale e suburbano, Rho dalle linea S5, S6 e S11 e Legnano dalla S5.
# Aeroporto di Malpensa
Maps – Metro per Malpensa
Linate c’è, collegato con la M4, manca Malpensa. In corso ci sono i lavori per chiudere l’anello ferroviario attorno allo scalo per collegarlo con Gallarate e quindi direttamente con la Svizzera. Al Malpensa Express si potrebbe affiancare una metro no-stop da Rho Fiera M1.
L’estensione dalla M2 a Rozzano era stata invece inserita nel PUMS, ma poi non è stato fatto nessun passo concreto. La distanza tra la stazione di Assago Forum e il centro del comune o del capolinea del tram 15 sarebbe di circa 4 km.
# Vigevano
Maps – Vigevano
Da sempre Vigevano è stata più nell’orbita milanese che di Pavia, provincia di cui fa parte. Fu infatti Ludovico il Moro a trasformarla in una delle più magnifiche sedi periferiche della corte del Ducato di Milano, che oggi ritroviamo nella piazza del Bramante, nel castello e nella cascina Sforzesca. Alla ferrovia si potrebbe aggiungere un’estensione di linea, M4 da San Cristoro o M1 dal futuro capolinea di Quartiere Olmi,
Anche l’area a sud est di Milano è tra le meno servite dalla metropolitana. Per San Giuliano non c’è nessuna ipotesi di collegamento, l’unica soluzione potrebbe essere estendere la M3, anche perchè il comune è servito dal servizio suburbano che in pochi minuti conduce a Rogoredo.
Da M3 a Crema con la ferrovia
Per Paullo invece diventa più plausibile un collegamento ferroviario, si sta valutando una nuova ferrovia Crema-Peschiera Borromeo dove interscambiare con il futuro capolinea della M3. Gli enti interessati sono infatti concordi nell’aggiungere solo due fermate al tracciato, a San Donato e appunto a Peschiera. Si attendono gli studi di fattibilità per entrambi i progetti.
Un primo passo è stato confermato: allungare la linea M4 di una fermata fino a Buccinasco, non distante dal comune di Corsico. Siamo solo in fase di avvio di studio di fattibilità, ma la strada è tracciata. Quello successivo potrebbe essere di riprendere l’ipotesi più ambiziosa e portarla fino a Trezzano sul Naviglio.
Tra i sogni dei milanesi c’è anche una metro che giunga fino a Magenta. Sul tavolo la possibilità più concreta è quella di arrivare fino a Settimo Milanese, con prolungamento della M5 da San Siro Stadio di 4 fermate, per poi proseguire in una fase successiva come metrotranvia. Dalle analisi effettuate il comune che più beneficerebbe di questa infrastruttura sarebbe Bareggio, a metà strada circa tra Milano e Magenta.
Comune di Milano – Schema del tracciato del prolungamento M4 da Linate a Segrate
Se per Segrate si attende il via libera della Conferenza dei Servizi, prevista un’estensione della linea M4 da Linate con stop intermedio all’Idroscalo e nuovo capolinea alla stazione ferroviaria, per Pioltello non c’è niente all’orizzonte. In futuro si potrebbe prevedere di diramarla ulteriormente verso est. Va detto comunque che già oggi grazie ai treni suburbani, con passaggi ogni 15 minuti, dalla stazione di Pioltello si raggiunge in 5 minuti quella di Segrate, in futuro a servizio dell’alta velocità e interscambio M4.
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Lasciate ogni speranza voi che entrate. Sembra fatto apposta per questo pezzo di Milano dove le promesse di rigenerazione si moltiplicano, ma i risultati si fanno attendere. In compenso i problemi cronici di degrado e criminalità non sono risolti, rimanendo ancora oggi rimane una delle zone più difficili e pericolose della città. Per questo i cittadini ormai lo chiamano: il «triangolo delle Bermude di Milano».
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Il «triangolo delle Bermude di Milano»
# Il triangolo dimenticato di Milano: quartiere Adriano, via Padova e viale Monza
loretoopencloaca IG – Zona Loreto-via Padova
Quartiere Adriano, via Padova e viale Monza: tre zone che formano idealmente un triangolo geografico e sociale che viene definito il «triangolo delle Bermude di Milano».
A dispetto degli annunci e dei progetti di riqualificazione, il quartiere Adriano resta una delle zone più incompiute della città: tra cantieri infiniti, spazi pubblici lasciati a metà e collegamenti deboli con il resto di Milano.
Viale Padova, da anni sotto i riflettori per episodi di microcriminalità e degrado. Nonostante una vivace multiculturalità e un tessuto sociale dinamico, qui mancano ancora presidi, investimenti strutturali e un piano di rilancio coerente.
Infine, viale Monza, una delle arterie storiche della città, resta schiacciato tra traffico, inquinamento e una urbanistica che sembra rimasta ferma agli anni ’70.
# Adriano: il Piano Integrato di Intervento sembra perso nel vuoto
Urbanfile– Progetto metrotranvia Tremelloni-Adriano
Negli ultimi anni non sono mancati i progetti e le iniziative pubbliche e private per provare a cambiare volto a questa porzione di città. Il quartiere Adriano, in particolare, è stato al centro di un Piano Integrato di Intervento con ambizioni molto alte: parchi, piste ciclabili, nuovi alloggi, servizi. Ma molti degli interventi previsti sono rimasti sulla carta o procedono a rilento, come la metrotranvia fino a Cascina Gobba.
# Via Padova: sotto il make-up restano i problemi di sempre
La situazione non è molto diversa su via Padova, dove le operazioni di “makeup” si scontrano con la realtà quotidiana di occupazioni abusive, spaccio e assenza di controllo del territorio, vista anche la difficile integrazione tra i cittadini della zona a causa dell’alta presenza di stranieri, soprattutto provenienti dall’America del sud e dall’Africa. Sono frequenti infatti risse e scontri violenti. Non basta insomma dipingere tunnel e aumentare lo spazio per ciclisti e pedoni.
# Viale Monza: non si muove foglia
Loc – Piazzale Loreto
E su viale Monza l’immagine prevalente è ancora quella di un asse congestionato e poco vivibile. Per la tanto attesa agorà verde del progetto “LOC” che avrebbe dovuto rivoluzionare piazzale Loreto, punto di confluenza tra viale Monza e via Padova, non sono ancora partiti i lavori. Tutto sembra fermo: i cantieri, le promesse e persino la speranza.
# Tra marginalità e potenziale inespresso: potrebbe essere un banco di prova per il rilancio della città?
Triangolo delle Bermude di Milano
Eppure, paradossalmente, è proprio in questo triangolo che Milano potrebbe trovare una nuova spinta. I costi delle case ancora accessibili, la presenza di aree verdi, il potenziale multiculturale e la relativa vicinanza al centro, soprattutto verso piazzale Loreto, ne fanno una zona con margini enormi di crescita. Ma serve una visione strategica, un piano che non si limiti al restyling estetico, ma che agisca in profondità: servizi, sicurezza, trasporti e spazi di aggregazione. Potrebbe essere un banco di prova per un rilancio dell’intera città?
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Così potrebbe essere la Milano delfuturo, sulla base delle tendenze in atto. Il risultato potrebbe sembrare un po’ distopico: il centro città sarà riservato ai turisti mentre le periferie saranno i nuovi poli della socialità cittadina. Questi sono i 5+1 quartieri su cui scommettere nella Milano decentrata del futuro.
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La Milano del futuro sarà «decentrata»: area C per turisti e periferie al centro? I quartieri su cui scommettere
# Il centro sarà off limits per i milanesi?
Credits cheautocompro.it IG – Area C
Immaginiamo come potrebbe essere Milano in un futuro più o meno prossimo: il centro storico sarà dedicato esclusivamente ai turisti. Si tratta di una tendenza ormai in atto: le zone attorno a Piazza Duomo, Monte Napoleone, Brera, fino alla Darsena saranno ormai riservati ai visitatori italiani e stranieri. Non solo quindi abitazioni ad affitto breve, che già spadroneggiano nei quartieri più turistici. Ma ormai ogni tipo di servizio sarà a loro misura. E i milanesi? Con le nuove norme delle ZTL sarà per loro di fatto impedito l’accesso o la circolazione. A meno di sborsare cifre da capogiro.
Concentrare i turisti nelle aree centrali risponderà anche alla logica della sicurezza: saranno come in un fortino dove non ci sarà scampo per la criminalità. Anche questa sarà sempre più prerogativa dei residenti.
Dove andranno a finire allora i milanesi? Anche in questo caso la tendenza sembra tracciata. Anche per motivi economici, la vita sociale, le occasioni culturali e le attività quotidiane si dovranno trasferire sempre più nelle periferie, che saranno completamente trasformate per rispondere a queste nuove esigenze. Questi saranno i 5+1 quartieri che rispecchieranno la nuova Milano decentralizzata.
Porto di Mare potrebbe diventare il cuore verde della nuova Milano. Quest’area, che oggi sta venendo recuperata anche grazie ai vasti spazi e ai costi contenuti, può trasformarsi in un’oasi ecologica con serre verticali e strutture agricole avanzate in grado di rendere il quartiere autosufficiente dal punto di vista alimentare. Qui, i cittadini si potranno incontrare per piantare, raccogliere e condividere prodotti biologici, promuovendo uno stile di vita sostenibile.
Il punto di ritrovo del quartiere sarà il “Radici Urbane”, una caffetteria eco-sostenibile con pareti di vetro che mostrano piante e ortaggi coltivati localmente. Offre infusi, succhi e spuntini freschi, dove i residenti possono rilassarsi dopo una giornata al parco. Radici Urbane ospita anche eventi stagionali dedicati alla natura e all’innovazione, come mercati di prodotti a chilometro zero e incontri su tecnologie verdi, promuovendo uno stile di vita a impatto zero.
#2 Bovisa: la nuova capitale del design e della cultura post-industriale
Bovisa, storico quartiere industriale, già oggi è un centro di design e creatività. I vecchi gasometri potrebbero diventare sale espositive e un museo di archeologia industriale potrà essere un omaggio al passato che attira artisti e giovani creativi. Il quartiere rappresenta il luogo ideale per workshop, installazioni artistiche e un possibile festival annuale dedicato al design e al cinema indipendente.
L'”Officina Sonora” sarà il centro della vita sociale di quartiere, un club-bar all’interno di un ex-gasometro, con birre artigianali locali e concerti dal vivo. Con arredi industriali e spazi per installazioni temporanee, sarà il punto di riferimento per i creativi. Ogni settimana, Officina Sonora organizzerà serate a tema dove diversi studi di design presentano progetti sperimentali, rendendo Bovisa un vero laboratorio di idee all’avanguardia.
Lambrate potrà essere un quartiere alternativo, culturalmente indipendente e autogestito. Spazi d’arte, fab-lab e mercati biologici popoleranno il quartiere, creando una comunità di artisti e residenti che sperimentano nuovi modi di vivere e lavorare.
Sarà “La Tana del Rosso” il logo di ritrovo principale per Lambrate: una caffetteria e spazio culturale con eventi di improvvisazione artistica, concerti e arredamenti eclettici. Un cortile condiviso accoglierà artisti di strada e laboratori creativi, rendendolo un luogo d’incontro unico per giovani creativi. Lambrate sarà il fulcro delle sperimentazioni sociali, dove periodicamente si organizzano fiere dell’artigianato e laboratori di autoproduzione che rafforzano la sua identità alternativa.
Bicocca si sta imponendo come nuovo cuore tecnologico e culturale della città, con università, teatri e centri di ricerca avanzata. Collaborazioni con il campus della Bicocca fanno del quartiere un centro di innovazione, con la possibilità di organizzare eventi come il Festival Internazionale della Tecnologia che potrebbero attirare esperti da tutto il mondo.
Quale locale meglio del “Qubit Café” per fare aggregazione a Bicocca? Sarà un locale futuristico con tavoli interattivi e spazi per realtà aumentata, dove residenti e visitatori possono assistere a presentazioni e workshop su temi di innovazione e IA. Il quartiere ospita anche un’area per esperimenti scientifici aperti al pubblico, rendendo Bicocca il luogo dove tecnologia e cultura si incontrano e si fondono in un contesto dinamico e internazionale.
Comasina è nato come laboratorio di innovazione sociale. Questo quartiere ospita abitazioni gestite da cooperative e spazi comuni arricchiti da opere d’arte. Mercati agricoli e festival di quartiere rafforzeranno il senso di comunità, trasformando Comasina in un esempio di vita sociale partecipativa.
Gli abitanti di Comasina non potranno non frequentare “La Piazza Viva”, un bar-caffetteria dove i residenti possono organizzare attività collettive, come laboratori e corsi. Punto di ritrovo per le famiglie e i giovani, è progettato per promuovere il senso di appartenenza. La Piazza Viva diventa il cuore della vita sociale di Comasina, con un’agenda di eventi comunitari che include cineforum, mercati dell’usato e serate di giochi da tavolo, riunendo generazioni diverse.
Lorenteggio potrà affermarsi come quartiere dedicato al benessere fisico e mentale, con parchi yoga, centri benessere e piste ciclabili. Gli spazi pubblici sono già arricchiti da murales e sculture che riflettono la creatività della zona, creando un ambiente rigenerante per chi cerca uno stile di vita equilibrato.
A Lorenteggio sarà “L’Erboristeria Urbana” il centro della socialità: un locale che unisce benessere e socialità, con succhi freschi, infusi e cibi salutari. Accanto al bar, uno spazio espositivo per artisti locali arricchisce l’esperienza, riflettendo l’anima artistica e rilassata del quartiere. Durante il fine settimana, L’Erboristeria Urbana offre lezioni gratuite di yoga e mindfulness, rendendo Lorenteggio un quartiere dedicato alla salute e alla crescita personale.
Ricorda le antiche botteghe di quartiere, ma anche le ambientazioni che si possono ritrovare nei caratteristici mercatini londinesi di Camden Town. Dove si trova, come è fatto e cosa si può trovare al suo interno.
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Il «Camden Town» di Milano: il mercatino più colorato della città
# Come essere a Camden Town, in un tripudio di colori
lilianagorla IG – Ingresso Campagnolo Milanese
In zona Lorenteggio c’è un mercatino che potrebbe trovarsi tranquillamente a Camden Town, Londra, per il suo stile particolare e i suoi colori accessi: il mercatino Campagnolo Milanese. Si è accolti da una volta di lucine colorate, il pavimento esterno è rosso, anche le sedie ai tavoli hanno colorazioni diverse, ci sono ceste di vimini appese, bancarelle con tendoni a righe, piante e fiori. Raggiungibile ancora più facilmente dopo l’apertura della fermata Bolivar sulla M4, è un ambiente pensato per chi ama fare acquisti all’aperto, in un contesto che ricorda le antiche botteghe di quartiere.
# Un punto di riferimento per chi cerca prodotti freschi e stagionali
Campagnolo Milanese
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paola_c62 IG - Campagnolo Milanese
cgsomasca IG - Campagnolo Milanese
marinaferro80 IG - Campagnolo Milanese
Questo mercatino offre una vasta gamma di prodotti che va dalla frutta e verdura ai fiori recisi, un punto di riferimento del quartiere per chi cerca prodotti freschi e stagionali. Ideale per fare una spesa sostenibile, in autunno si possono trovare ad esempio zucche etartufi, mentre nella cella frigorifera prodotti come pesto e formaggi. È anche un’opzione interessante per chi è alla ricerca di cibo vegetariano e vegano, con piatti a base di polpette vegetali, riso e altre specialità stagionali, disponibili in un piccolo negozietto. C’è anche un angolo dedicato al verde. I banchi si dividono per fasce di prezzo: 1,98 euro, 2,48 euro e 3,98 euro al Kg.
# All’ora di pranzo si può anche rimanere a mangiare
manu_smart_life IG – Campagnolo Milanese
Aperto dal lunedì al sabato dalle 7:30 alle 19:00, questo angolo verde è perfetto per una pausa pranzo alternativa, grazie alla possibilità di gustare un piatto personalizzato scegliendo tra gli ingredienti disponibili nelle bancarelle o nella ricca proposta di salato e dolce del corner gastronomia. Si può consumare direttamente al mercato accomodandosi in uno dei tavolini colorati oppure richiedere l’asporto.
FABIO MARCOMIN (Ultimo aggiornamento: 25 aprile 2025)
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Una Milano diversa dal solito stereotipo: i quartieri (uno per municipio) dove a prima vista non ci si sente esattamente a Milano.
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«Ma dove siamo capitati?»: i quartieri di Milano dove non ci si sente a Milano
# Zona 1: Centro Storico (Milano al 100%)
Credits Andrea Cherchi – Tetto Galleria e Duomo
Non sentirsi a Milano qui è impossibile, anche per le bidelle pendolari.
# Zona 2: Greco
Credits accatinomauro IG – Cascina Conti
Nel quartiere completamente circondato dai ponti ferroviari, la sensazione dominante è l’isolamento: si può essere soli anche attorniati da altra gente. Nella piazza centrale, chiusa nella prospettiva dalla chiesa di San Martino in Greco con il suo bel sagrato da paese, ci si sente milanesi di un’altra dimensione. Per ritrovarsi a Milano basta andare a passeggiare nella zona recentemente riqualificata della Cascina Conti, esempio classico di architettura lombarda rurale dei bei tempi andati.
# Zona 3: Lambrate
Via Conte Rosso
Lambrate non è esattamente il quartiere che ci troviamo davanti all’uscita della stazione omonima, così milanese con i suoi classici condominii degli anni del boom economico. Chi conosce bene il Salone del Mobile sa che attorno all’area vivace di Ventura e dintorni sopravvive un piccolo nucleo lombardo dove possiamo sentirci milanesi di provincia. Particolarmente piacevole è percorrere via Conte Rosso con le sue osterie e le sue parigine, sino alla splendida chiesa in stile neoromanico di San Martino in Lambrate.
# Zona 4: Ponte Lambro
Credits federico_cantoro IG – Antica Trattoria il Bagutto
Bisogna dire la verità: la maggior parte dei milanesi non ci ha messo piede. Si trova isolato al di là della tangenziale est, figlio di una delle tante espansioni edilizie passate. Ma tra le vie tranquille alberate dai pini e le palazzine con i parcheggi ordinati ai margini delle carreggiate, ci si sente parte di una città del secolo scorso. E a guardare bene le inconfondibili fermate del bus, le trattorie di periferia e le case basse di ogni domani immobile hanno già il profumo lontano della metropoli.
# Zona 5: Gratosoglio
Credits: ordinearchitetti.mi.it – Gratosoglio Gratosoglio, Milano
Gratoshollywood non è un quartiere, ma un modo di essere: a ondeggiare lungo le strade che sezionano quella selva di grattacieli residenziali non si può non restare impressionati dalla sua vastità. Per questo motivo, nell’alienazione autocostruita che si sta cercando di ricucire con progetti edilizi e robot che aiutano ad attraversare la strada, qui si vive un modo alternativo di sentirsi milanesi. Dove si rivendica con orgoglio l’appartenenza prima al quartiere e solo poi alla città.
# Zona 6: San Cristoforo
Credits: @bona.cri.74 – Ponte San Cristoforo
Qui il DNA dei Navigli non è più composto unicamente da filamenti di movida, ma comincia a variegarsi in una composizione peculiare fatta di archeologia industriale e simboli cittadini di secondo livello. Attraversando via Morimondo, spina dorsale del quartiere, ci si sente in un qualsiasi centro produttivo dell’hinterland riqualificato a loft e spazi espositivi. Ma per ritrovare appieno il tipico fermento milanese basterà varcare i vecchi cancelli della Richard per scoprire un campus di una società di architettura.
# Zona 7: Trenno
Credits alessandro.barra.988 IG – Piazza Rosa Scolari
Buona parte dei milanesi conosce il parco omonimo, ma il piccolo quartiere rimane abbastanza ignoto ai più, pur essendo in realtà connesso con gli spazi enormi del Gallaratese. Se ci rechiamo nella curiosa Piazza Rosa Scolari ci troveremo davanti un complesso porticatotipico di certa bassa padana. L’atmosfera bucolica della zona è accentuata da lembi di terra incolta da due lati.
# Zona 8: QT8
Credits mosna.mariateresa IG – Giardino dei Giusti
In questo quartiere verde con case prefabbricate progettate nel primissimo dopoguerra si passa per la passeggiata di rito alla Montagnetta. E tra uno sguardo all’installazione del Giardino dei Giusti o al cantiere del CASVA, ennesimo acronimo di un futuro centro per lo studio del design, ci si ritrova in una città del Nord Europa. Se le strade del quartiere sono troppo tranquille per i nostri gusti, potremo infilarci nel bellissimo Allianz Cloud per seguire una partita di Superlega della Power Volley.
# Zona 9: Bicocca
Credits: @unimib giovani bicocca
Il quartiere è notissimo a tutti grazie all’università omonima, al centro commerciale e alle eccellenze artistiche del Teatro degli Arcimboldi e dell’Hangar Bicocca. Ma se ci finiamo in un giorno del fine settimana, in quelle strade larghe alberate dominate dagli edifici rossi del campus, ci si sente studenti per tutta la vita. Come facenti parte dell’universo Erasmus. Ma appena oltre la grande arteria di traffico si ritrova Milano nella sua dimensione abituale di bar ad aperitivo e rinomati ristoranti di pesce.
LORENZO ZUCCHI (Ultimo aggiornamento: 26 aprile 2025)
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