Andrea Zoppolato incontra Gabriele Albertini, imprenditore ed ex sindaco di Milano. Che cosa ne pensa dell’attuale Giunta? E cosa risponde a chi gli chiede di ricandidarsi a sindaco?
Si parla di politica, di Milano, di leadership, ma anche di valori, coraggio, scelte difficili e di quel periodo storico che per molti è stato davvero…una stagione magica.
Solo audio su:
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Conduce: Andrea Zoppolato
Regia: Saverio Piscitelli, Roberto Mastroianni
Prodotto da: Fabio Novarino
Location: Studio di Voci Di Periferia A.P.S. presso Mosso, Via Angelo Mosso 3 – IG: @vocidiperiferia
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Conoscevo Gabriele Albertini già prima che divenisse sindaco perché frequentavamo un luogo in pieno centro, allora chiuso alle auto dei non residenti. Quando divenne sindaco il proprietario della struttura, che abitava in periferia, gli chiese un pass. Albertini rifiutò dicendogli: “Se ti do un pass a titolo di favore divento ricattabile come quasi tutti gli altri”.
Poi avendo a che fare per lavoro col mondo politico verificai che è proprio così. La moglie di un ex presidente del consiglio fece bancarotta fraudolenta ma non andò neppure a processo a patto che il marito si togliesse di torno. E così fu. Un ex carabiniere divenuto magistrato subì la medesima parabola: da comandante a comandato.
Nulla dà più fastidio ai politicanti di professione che avere tra di loro persone senza scheletri negli armadi. Fosse solo per questo di Albertini che ne vorrebbero proprio tanti e invece…
Era di moda Mao allora, con la “banda dei quattro”. E qualcuno chiamava ii Parlamento “la banda dei mille”. Esagerava, certo, ma che da quelle parti vi fosse (e vi sia) uno “spirito di corpo” era fin troppo palese, complici allora come oggi giornalisti prezzolati e faccendieri di ogni risma.
Anche ai “miei tempi” vi erano delle eccezioni, persone in gamba e integerrime, ma erano davvero poche. Del resto il popolo elegge il popolo. Attori, cantanti, sportivi e pornostar, e soprattutto gente senza né arte né parte che di buono ha ottenuto solo una vita privilegiata e una sostanziosa pensione; per giunta non meritata, perché invece di servire il popolo ha servito se stessa, senza oltretutto capire mai quasi niente delle leggi che approvava o no (se si faceva vedere).