Potrebbe essere il nuovo place to be di Milano, dove botteghe artigiane, street food, artisti di strada e locali alternativi si mescolano in un’atmosfera unica. Un mix perfetto di cultura, creatività e autenticità, simile a quello che si respira a Camden Town a Londra.
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Lo scalo di Porta Genova può diventare il «Camden Town» milanese?
# L’ex scalo merci in cerca di un’identità
La stazione di Porta Genova dovrebbe chiudere definitivamente dopo l’estate, in anticipo di due anni rispetto a quanto previsto dal programma di dismissioni. Bisognerà quindi pensare al futuro dei circa 90mila mq dello scalo, l’edificio viaggiatori non può essere toccato perchè tutelato dalla Soprintendenza, compresi i vecchi magazzini merci del primo Novecento dal fascino rétro lunghi un centinaio di metri e attualmente in fase di lavori di riqualificazione, come riporta Urbanfile. Durante Expo 2015 era stato trasformato nel Mercato Metropolitano, poi trasferitosi a Londra, per essere infine utilizzato in modo sporadico negli anni successivi. Qual potrebbe essere il destino dell’area?
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# Potrebbe diventare il «Camden Town» milanese
Milano ha bisogno di nuovi spazi che vadano oltre il classico lifestyle center, sono chiamati così i nuovi centri commerciali, o il quartiere della movida. Lo scalo di Porta Genova potrebbe essere la risposta, delocalizzando parte della vita serale e notturna dalla vicina via Tortona e dai navigli. Camden Town è un esempio perfetto da cui prendere spunto: un quartiere londinese vibrante, dove i mercati offrono di tutto, dai vinili ai capi vintage, dalle bancarelle di street food ai negozi alternativi decorati con graffiti e insegne tridimensionali che sporgono dalle facciate. Un altro elemento che caratterizza il quartiere è il Camdem Lock Market sul Regent’s Canal, con una serie di edifici che ospitano locali e bar che si affacciano sulle acque, proprio come potrebbe essere per lo scalo milanese e il Naviglio Grande.
# Un nuovo spazio per la città

Immaginiamo un lungo viale pedonale che attraversa i magazzini, costellato di piccoli atelier, librerie indipendenti, e botteghe di artigiani che lavorano a vista. Le vecchie banchine ferroviarie potrebbero ospitare ristoranti e bar, altri potrebbe essere realizzati nel perimetro murario dell’Alzaia con terrazze affacciate sul Naviglio, mentre all’interno si potrebbero allestire aree dedicate alla musica dal vivo e a spettacoli teatrali sperimentali. Di giorno, un mercato urbano con prodotti locali e bio, di sera, un luogo di ritrovo con eventi culturali, performance e dj set.

Un mix di cultura underground e raffinata, che potrebbe prendere ispirazione anche da proposte mai realizzate in passato, come quella di Agriscalo, l’iniziativa che voleva integrare l’agricoltura urbana con il recupero degli spazi dismessi, creando un connubio tra innovazione e sostenibilità.
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FABIO MARCOMIN
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