10 COSE in cui MILANO è rimasta AUSTRIACA

Tra Milano e l'ultima dominazione straniera rimane un legame indissolubile. Ecco 10 esempi

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Ingresso solenne a Milano dell’imperatore Ferdinando I d’Asburgo-Lorena (1771)

Tra Milano e l’ultima dominazione straniera rimane un legame indissolubile. Ecco 10 esempi.

10 COSE in cui MILANO è RIMASTA AUSTRIACA

#1 Il dialetto milanese: ha influenze della lingua tedesca

credit: proverbimilanesi.blogspot.com

Il dialetto milanese è il risultato delle influenze linguistiche delle varie popolazioni che hanno attraversato Milano nel corso della sua storia, dai celti fino agli austriaci. Tra le parole di derivazione austriaca troviamo baüscia, ghεll da “geld” soldi e skosu da “Schoss” grembo.

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#2 La michetta: deriva dal Keisersemmel, un pane a forma di rosa portato in Lombardia da funzionari asburgici

Credits: pianetapane.it -Michetta

Il pane più amato dai milanesi oltre a quello più rappresentativo. Dal 2007 è specialità a Denominazione Comunale e rappresenta a pieno le pause pranzo milanesi ma ha origini austriache. La sua tipica forma a stella infatti deriva dal Keisersemmel, un tipo di pane a forma di rosa che i funzionari asburgici portarono in Lombardia. Allora i milanesi presero la novità e adattarono i Keisersemmel: il pane con tutta l’umidità non restava croccante e da qui l’idea di fare un pane senza mollica.

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#3 I numeri civici teresiani sui palazzi milanesi

Fu il marchese Ferdinando Cusani, giudice delle strade, su incarico del ministro austriaco Wilczeck per volontà dell’imperatore d’Austria Giuseppe II, a far appendere nel 1786 sulle strade di Milano il nome della rispettiva via. A ogni casa venne assegnato un numero nominato “teresiano”, perché utilizzato sotto Maria Teresa d’Austria. Secondo un sistema progressivo unico, che partiva dal Palazzo Reale col numero 1, per poi proseguire in senso circolare a spirale, dal centro alla periferia che allora era cinto dalle mura spagnole, fino ad arrivare all’ultimo numero, il 5314. Su diversi palazzi sono visibili ancora oggi.

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#4 Il Teatro alla Scala: costruito per ordine dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria

architetture
Teatro alla Scala, Giuseppe Piermarini, 1776-1778

Il Teatro alla Scala fu costruito in conformità a un decreto dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, emanato su richiesta di famiglie patrizie milanesi, per sostituire il vecchio teatro di corte milanese distrutto a causa di un incendio nel 26 febbraio 1776. Il “Nuovo Regio Ducal Teatro alla Scala”, da 3.000 posti, fu inaugurato il 3 agosto 1778 con la prima rappresentazione assoluta de L’Europa riconosciuta di Salieri.

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#5 La Biblioteca Nazionale Braidense: istituita nel 1770 dall’imperatrice 

brera
Biblioteca Braidense – Via Brera, 28

La Biblioteca Nazionale Braidense fu istituita nel 1770 dall’imperatrice Maria Teresa, per supplire alla mancanza “di una biblioteca aperta ad uso comune di chi desidera maggiormente coltivare il proprio ingegno, e acquistare nuove cognizioni”. La Biblioteca è ancora oggi titolare del deposito legale relativo a tutte le pubblicazioni cittadine.

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#6 L’Accademia di Brera: anch’essa opera dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria nel 1776

pinacotecaL’Accademia venne fondata nel 1776 da Maria Teresa d’Austria con lo scopo di «sottrarre l’insegnamento delle belle arti ad artigiani e artisti privati, per sottoporlo alla pubblica sorveglianza e al pubblico giudizio». Il progetto prevedeva la creazione di un centro culturale gravitante attorno al secentesco Palazzo di Brera che comprendesse anche l’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, la Biblioteca Nazionale Braidense, l’Osservatorio astronomico e l’Orto botanico. 

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#7 L’Arco della Pace con lo sberleffo degli austriaci ai francesi: i cavalli ruotati con il fondoschiena verso Parigi

andrea cherchi fotografo

Progettato dal Cagnola per festeggiare la vittoria francese di Napoleone nella battaglia di Jena dell’ottobre 1806 contro l’esercito prussiano, i lavori si interruppero poco prima del loro completamento quando il regno d’Italia cadde nelle mani degli austriaci. Questi ultimi nel 1826 ne ripresero l’edificazione, cambiandone la dedica alla pace fra le nazioni europee raggiunta con il Congresso di Vienna del 1815.

La modifica più eclatante fu però un’altra: per farsi beffa dei francesi, i cavalli vennero ruotati di 180 gradi affinché il loro fondoschiena fosse orientato verso la Francia.

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#8 La sobrietà 

Una delle caratteristiche di Milano e dei suoi cittadini è la sobrietà, tipica della tradizione asburgica. Dal modo di fare dei milanesi, mite e poco chiassoso insieme all’eleganza e del vestire, fino ai cortili dei palazzi che rimangono nascosti alla vista dei passanti: qui niente è esibito, ostentato o sfacciato.

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#9 Il Bar Radetzky: ricorda il generale austriaco sconfitto nelle 5 giornate di Milano

Credits: flawlessmilano.com

Un’istituzione per gli amanti della movida, il vero locale simbolo della Milano da bere, tra Brera e Corso Como. Il nome è un richiamo al generale austriaco Radetsky a lungo governatore del Lombardo-Veneto, sconfitto e cacciato insieme all’esercito austriaco durante le “5 giornate di Milano” che decretarono una prima momentanea liberazione della città prima del tradimento di Carlo Alberto di Savoia.

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#10 Villa Reale: abitata anche da Napoleone e Radetzky

La costruzione della villa fu commissionata dal conte Ludovico Barbiano di Belgiojoso, consigliere dell’imperatore austriaco. Affidò l’incarico all’architetto ufficiale della Casa d’Austria, Giuseppe Piermarini. L’architetto, già autore dei giardini pubblici realizzati sui terreni vicini, ne passò l’incarico al suo principale allievo, l’austriaco Leopoldo Pollack, che la completò nel 1796. Con l’arrivo di Napoleone, l’imperatore francese la scelse come sua residenza a Milano. 
Con il ritorno del governo austriaco sulla città l’edificio divenne proprietà dei Viceré austriaci, abitata fra gli altri dal maresciallo Josef Radetzky che qui stipulò la Pace di Milano del 1849 che decretò la resa della città all’Austria.

P.S. Palazzo Reale: nelle sue attuali vesti neoclassiche

milano deserta

La sua costruzione si pone il XIII – XIX secolo, ma agli austriaci si deve soprattutto la ristrutturazione dell’esterno del Palazzo nelle forme che possiamo vedere ancora oggi. Con l’intervento di Piermarini, chiamato a corte dal 1770 al 1778, scomparve ogni testimonianza architettonica dell’arte lombarda e tutto il Palazzo assunse le vesti neoclassiche.

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