IL SOLE SPLENDE SU MILANO: mille firme per il referendum sull’autonomia

Milano cerca mille firme per diventare città-stato

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Da Il Sole 24 ore: Milano cerca mille firme per diventare città-stato

Milano, 31 maggio 2019. Sulla home page de ilsole24ore.com esce la notizia: Milano cerca mille firme per diventare città-stato.

Nell’articolo di Sara Monaci si riportano i tratti salienti dell’iniziativa di Milano Città Stato promossa da questo sito.
“A settembre partirà la raccolta firme per fare di Milano una città autonoma, staccata dalla Regione Lombardia e in grado di gestire i fondi nazionali e internazionali. Occorrono mille firme, in base allo statuto della città metropolitana, e poi il referendum consultivo potrà essere indetto. È l’iniziativa dell’associazione Milano Città Stato, che attualmente conta nel suo sito 60.000 fans e 10.000 lettori unici al giorno”

La situazione: Milano oggi non è libera di fare (praticamente) nulla

La città che produce quasi l’11% della ricchezza nazionale, oggi non ha libertà di agire in modo autonomo pressoché su nulla.
Allo stato attuale Milano da sola non può:
– riaprire i navigli, neppure per un piccolo tratto
– alzare il prezzo dei biglietti dei mezzi pubblici di 50 centesimi
– eseguire lavori di riqualificazione in un qualunque parco cittadino
– ristrutturare palazzi d’epoca, intervenire su monumenti
– modificare qualunque elemento urbano di una certa rilevanza
– decidere come destinare le risorse “assegnate” dallo stato
– inserire sue normative sul lavoro o sul commercio
– trattenere e/o gestire almeno una parte delle risorse generate sul territorio
– avere rapporti istituzionali diretti con il governo di Roma

Per ognuno di queste e altre decisioni che ricadono sul suo territorio, la competenza è assegnata infatti alla Regione o allo Stato, spesso tramite la Sovrintendenza (Ministero dei Beni Culturali).

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Il grado di autonomia di Milano è pari a quello di qualunque altro degli oltre 7.000 comuni italiani e si discosta largamente dall’autonomia concessa invece alle grandi città europee.

Leggi anche: Di chi è Milano? Dei milanesi o di Roma

Come Milano può ottenere autonomia

Per ottenere maggiore autonomia ci sono diverse strade.
#1 C’è la possibilità che il parlamento approvi delle leggi speciali, applicabili solo sul territorio milanese, sul modello di quando successo a Parigi.
Vedi: Parigi: una legge su misura per diventare ancora più grande

#2 C’è la possibilità di intervenire sull’Unione Europea rivendicando il diritto alla “buona amministrazione” e alla “libera circolazione dei beni” e quindi di ottenere di poter applicare sul suo territorio solo leggi europee e leggi autonome.
Vedi: E ora Milano città stato: se non lo fa Roma lo si può chiedere all’Europa

#3 Infine c’è l’iter previsto dalla Costituzione: l’articolo 132 dispone che qualunque territorio con almeno un milione di abitanti possa ottenere lo status di Regione. L’articolo 119 (III comma) prevede poi che una volta diventata regione, Milano potrebbe accedere a forme più elevate di autonomia.
Il solo problema per innescare questo iter è che occorre una richiesta dal basso fatta dai rappresentanti politici dei cittadini che dovrebbe essere poi suggellata dalla volontà popolare, ossia da un referendum.
Il limite maggiore sembra dunque questo: dover ottenere una richiesta formale da parte dei rappresentanti politici del territorio suggellata poi da un referendum popolare.
Difficile immaginare che accada tutto questo, secondo le norme nazionali esistenti. Vero. Però ci viene in soccorso la città metropolitana di Milano con quel suo piccolo margine di autonomia concesso dallo Stato e che si esprime in un documento: lo Statuto della città metropolitana.

Una via agevolata per l’autonomia dallo Statuto della città metropolitana

Una delle poche concessioni fatte dallo Stato alle città metropolitana è quella di potersi dotare di uno statuto che rappresenti la modalità di gestione amministrativa del territorio in coerenza con la Costituzione.
Il 22 dicembre 2014 è stato approvato lo Statuto della città metropolitana che, un po’ a sorpresa, prevede un iter accelerato per una possibile richiesta di maggiore autonomia al parlamento.
L’Articolo 7 riporta che “gli strumenti di partecipazione popolare riguardano materie rientranti nelle attribuzioni deliberative, consultive o di proposta della Città metropolitana“.
L’articolo 10 precisa che “l’iniziativa popolare (…) può essere esercitata da un numero di cittadini pari allo 0,5% dei residenti nei comuni facenti parte della Città metropolitana“, o in alternativa “attraverso l’approvazione dello schema di deliberazione da parte di almeno sei Consigli comunali che rappresentino almeno un decimo della popolazione residente nell’intera Città metropolitana“.
L’articolo 11 recita che “Sulle materie di esclusiva competenza della Città metropolitana possono essere indetti referendum popolari con finalità consultive, propositive e abrogative. Le proposte di referendum devono essere corredate da almeno 1.000 firme autenticate di cittadini proponenti“. Aggiungendo che “E’ indetto referendum propositivo di competenza della Città metropolitana, o riguardo ai quali la Città metropolitana possa esprimere una proposta o un parere, quando ne faccia richiesta il 3% dei cittadini elettori ovvero un quinto dei comuni rappresentativi di un quinto della popolazione residente”.

Quindi, fermiamoci un attimo. Questo significa che si possono proporre dei referendum propositivi su competenze della Città metropolitana e dunque anche sulla sua facoltà di chiedere allo Stato di diventare Regione o, comunque, di avere ampliata la sua autonomia.
E sono previste delle soglie molto basse per avviare il referendum: basta un quinto dei comuni che dovrebbero esprimersi a favore del referendum.
Ma c’è di più.
L’articolo 12 prescrive un quorum ridotto, ossia che “il referendum propositivo o abrogativo si intende valido al raggiungimento del 50% dei votanti che hanno partecipato all’ultima elezione del Sindaco e del Consiglio Metropolitano. Il referendum consultivo si intende valido al raggiungimento del 30% dei votanti di cui sopra“.
Ancora più forte il comma successivo che stabilisce che l’esito del referendum propositivo o abrogativo è vincolante. Entro 60 giorni dalla data di proclamazione dell’esito favorevole del referendum, il Consiglio metropolitano è tenuto a prenderne atto con apposito provvedimento, assumendo ogni ulteriore atto necessario a dare attuazione all’esito del referendum”.
Sì, avete capito bene: l’esito del referendum è vincolante. A quel punto il Consiglio metropolitano deve dare attuazione della volontà popolare.

Cosa può succedere, allora?

Lo Statuto della città metropolitana rappresenta un modello di amministrazione partecipata amplificando le potenzialità dello strumento referendario. Quindi, rappresenta un’opportunità per i cittadini della città metropolitana di poter esprimere la loro volontà su temi generali, tra cui quello di decidere il tipo di autonomia che si vuole per la loro città.
Cosa può comportare tutto questo?
Se c’è volontà popolare, lo Statuto rende più facile approdare all’autonomia, seguendo questi passi:
1. Individuare se c’è una volontà popolare di avere più autonomia e capire quale sia il tipo di autonomia desiderato (legge speciale o milano regione)
2. Redigere un testo e farlo approvare da Costituzionalisti
3. Presentare il testo all’organo di verifica della Città metropolitana che controllerà la correttezza formale (non sostanziale)
4. Coinvolgere cittadini o comuni del territorio per richiedere l’appoggio sul referendum
5. Superato il quorum procedere alla richiesta formale del referendum
6. Se il referendum ha esito positivo al di sopra del quorum (30% dei diritti al voto), si avvierà in modo automatico la richiesta da parte della città metropolitana agli organi dello stato per dare esecuzione alla volontà popolare (seguendo l’iter previsto dall’articolo 132 della Costituzione).

Primo passo ora: raccogliere 1000 firme per presentare la proposta di referendum alla Città Metropolitana di Milano. 

Chi vuole aiutarci in questo viaggio, scriva qui: info@milanocittastato.it

ANDREA ZOPPOLATO

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Andrea Zoppolato
Più che in destra e sinistra (categorie ottocentesche) credo nel rispetto della natura e nel diritto-dovere di ogni essere umano di realizzare le sue potenzialità, contribuendo a rendere migliore il mondo di cui fa parte.

2 COMMENTI

  1. Milano città Stato? Considerando quanto lei asserisce che la sinistra e la destra sono oramai ottocentesche (inteso come superate?), allora non oso immaginare un parlamento statale con maggioranza dell’odierna sinistra pd. Se ora lo Stato ‘preserva’ quanto poco c’è ancora di buono nella centralità decisionale, legislativa, ecc… rischiare di perdere quel poco di buono con una gestione del pd mi fa immaginare una prossima creazione di fossati sui confini e ponti levatoi, non per evitare di creare troppi ‘ingressi’, ma, al contrario, di fare scappare i cittadini. E se per lei i termini destra e sinistra sono superati, l’ideologia di sinistra era (ed è poiché spero che qualcuno lo ricordi ancora) comunque l’idea base umana di comunità, di aggregazione, di uguaglianza che purtroppo viene usata impropriamente da attuali politicanti, storpiata dai giornali e abusata dagli attuali sinistroidi milanesi del pd . Quindi spero che il suo nobile e coraggioso intento non abbia seguito per non rischiare ‘deturpare’ quel poco di buono si respira a Milano…. E sicuramente non grazie all’area b.

    • Fraanco… ooooh Fraancoo.. Questo commento fa trasparire quanto poco ne abbia capito.. Vive oltre la circonvallazione per caso?

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