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Milano: come è cambiata l’ALTEZZA degli ABITANTI negli ultimi DUEMILA ANNI? I risultati a sorpresa

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Ph. danilogallogallinari IG

Uno studio coordinato dalla paleopatologa Lucie Biehler-Gomez per il Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano, e pubblicato su Scientific Reports, ha portato a dei risultati sorprendenti. Scopriamo quali sono.

Milano: come è cambiata l’ALTEZZA degli ABITANTI negli ultimi DUEMILA ANNI? I risultati a sorpresa

# Negli ultimi 2000 anni l’altezza media dei milanesi è rimasta uguale!

Credits dimitrisvetsikas1969-pixabay – Milano via Dante

Uno studio coordinato dalla paleopatologa Lucie Biehler-Gomez per il Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano, e pubblicato su Scientific Reports, ha portato alla conclusione che nell’arco degli ultimi 2.000 anni l’altezza media dei milanesi è rimasta uguale: 168,5 centimetri per gli uomini, con valori compresi tra 152cm e 195.4cm, e 157,8 centimetri per le donne, con valori compresi 143.5cm a 177.6cm. Il risultato è stato ottenuto analizzando i resti di 549 individui sepolti a Milano e di Milano dall’età Romana ai nostri giorni, oltre 50 scheletri maschili e 50 femminili per ogni periodo storico appartenenti ad un ceto medio basso e possibilmente civili.

# Nelle città europee un andamento diverso: ai massimi nell’età contemporanea

Credits DUOTONE_-pixabay – Parigi dall’alto

Lo studio certifica anche come nel capoluogo lombardo si sia registrato un andamento diverso, una linea retta, rispetto alle altre indagini fatte in Europa dove invece il fenomeno ha avuto una forma ad U: valori più alti in età Romana e nell’Alto Medioevo,  significativamente più bassi tra Basso Medioevo e età Moderna e poi di nuovo più alti nell’età Contemporanea. Tra le motivazioni più probabili sono state indicate la ricchezza del territorio e le mura difensive della città che hanno permesso di mantenere condizioni di vita migliori in maniera costante.

# Il confronto con il resto d’Italia: milanesi dietro a friulani e veneti, davanti a tutti gli altri

Credits marantoni2004-pixabay – Trieste

Eppure se si guardano gli ultimissimi dati, calcolati sui più giovani, le cose sembrano cambiare anche per Milano. L’altezza media dei nati maschi a Milano nell’anno 2000 raggiunge i 177 centimetri. Un numero che consente di mettere dietro in Italia le città di Bologna, Firenze e Genova con 1,76, Roma con 1,75, Torino con 1,74 e Bari e Napoli con 1,73. Non arrivano a questa misura sardi, calabresi e siciliani.

Davanti agli abitanti del capoluogo lombardo ci sono veneti, trentini e soprattutto i friulani che con una media di 180 centimetri sono i più alti d’Italia.

# I milanesi sono più alti dei francesi, ma più bassi degli spagnoli

Credits WikiImages -pixabay – Mondo

Nel raffronto con il resto del mondo ci vede più alti invece di francesi con 176 centimetri, estoni e svizzeri con 175, canadesi con 174, cinesi con 173, brasiliani con 169, nigeriani con 163 e indiani con 161. Alla stessa altezza media troviamo invece i cittadini degli Stati Uniti, della Russia e della Australia. 

I milanesi sono invece superati dagli austriaci e tedeschi con 179 centimetri, danesi e finlandesi con 180, islandesi e svedesi con 181 e olandesi con 185. Tra le sorprese troviamo sono la Corea del Sud dove è stata registrata un’altezza media di 178 centimetri, i greci e gli spagnoli con 180 e gli spilungoni del Montenegro con 185.

Fonte: lastatalenews

Continua la lettura: ABITANTI a Milano nel 2022: quanti sono?

FABIO MARCOMIN

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Il video del giorno: MILANO nell’OTTOCENTO

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Videogallery di una Milano senz’auto, affascinante, lontanissima. Riuscite a riconoscerla? Video di Matteo Roberto Pillitteri

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ANDREA ZOPPOLATO

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Le TRE VOLTE che nel mondo ci fu il 30 FEBBRAIO

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Il febbraio 1712 in un almanacco svedese

28 febbraio: si chiude il mese più corto dell’anno. Non tutti sanno che esiste nella storia anche il 30 febbraio. 

Le TRE VOLTE che nel mondo ci fu il 30 FEBBRAIO

Il 30 febbraio è un giorno inesistente nel calendario gregoriano. Febbraio si chiude il 28, salvo anni bisestili. Ma mai si va oltre il 29. In passato e in alcuni paesi, invece, Febbraio ha avuto anche un trentesimo giorno. Per l’esattezza è capitato tre volte nella storia.

# Il 30 febbraio svedese

Il febbraio 1712 in un almanacco svedese

1699. L’impero svedese decide di passare dal calendario giuliano a quello gregoriano, in uso ormai in tutta Europa. Tra i due calendari c’era però una differenza di 10 giorni. Per recuperarli, gli svedesi decisero di eliminare tutti gli anni bisestili dal 1700 al 1740, recuperando così un giorno ogni quattro anni, finché il primo marzo 1740 il calendario svedese avrebbe coinciso con quello nel resto d’Europa. 

il 29 febbraio del 1700 venne eliminato ma nei due successivi anni bisestili, il 1704 e il 1708, ci si dimenticò di cancellare il giorno in più perché il re Carlo XII era impegnato nella guerra contro la Russia. Quando ci si accorse dell’errore si decise di tornare al calendario giuliano e, per recuperare il giorno saltato nel 1700, si stabilì che nel 1712 venisse aggiunto a febbraio un giorno in più al calendario bisestile. Così nel 1712 in Svezia si ebbe il 30 febbraio che corrisponde all’11 marzo 1712 del calendario gregoriano. 

La Svezia passò al calendario gregoriano solo nel 1753, saltando i giorni dal 18 al 28 febbraio. 

# I due 30 febbraio sovietici

Dal primo ottobre 1929 l’Unione Sovietica iniziò a utilizzare il Calendario rivoluzionario sovietico, molto simile al Calendario rivoluzionario francese. Ogni mese aveva 30 giorni e i rimanenti 5 giorni (6 negli anni bisestili) erano festività senza mese. Quindi nel 1930 e nel 1931 ci fu un 30 febbraio. Dal 1932 i mesi ripresero la loro originale lunghezza. 

Continua la lettura con: La Svezia ha vinto

MILANO CITTA’ STATO

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Il DEGRADO di GRAMSCI, la “piazza orinatoio” tra sporcizia, sbandati e una fontana senz’acqua

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Credits franco.brandazzi IG - Ingresso parcheggio interrato piazza Gramsci

I residenti di piazza Gramsci sono esasperati. Incuria, degrado e violente risse quotidiane hanno reso invivibile la zona ai confini di Chinatown. A questi problemi se ne aggiungono altri che da decenni sono irrisolti.

Il DEGRADO di GRAMSCI, la “piazza orinatoio” tra sporcizia, sbandati e una fontana senz’acqua

# La denuncia di uno dei cittadini: “La piazza viene presa per un orinatoio a cielo aperto, la sporcizia e il degrado che lasciano è disumano

Credits roberto_mnt IG – Piazza Gramsci

Luca Talotta su Mitomorrow riporta la denuncia di uno dei cittadini che frequenta la zona di piazza Gramsci, ogni giorno sempre più invivibile a causa del crescente degrado: “Da mesi assistiamo ad un continuo degrado della zona intorno a Piazza Antonio Gramsci. Ogni giorno si accampano gruppi di extracomunitari, circa 5/8 persone, che iniziano a bere ingenti quantitativi di alcolici innescando inevitabilmente risse tra di loro, schiamazzi e grida. La piazza è frequentata da bambini, anziani e persone per bene che hanno voglia di vivere i pochi spazi pedonali che la città offre in serenità”. Il cittadino conclude come sia diventata difficile la convivenza con gli sbandati che bivaccano nella piazza: “È inaccettabile dover assistere inermi allo spettacolo osceno che questo gruppo ci riserva ogni giorno. La piazza viene presa per un orinatoio a cielo aperto, la sporcizia e il degrado che lasciano è disumano“. Non è però questo l’unico problema della piazza. 

# Il parcheggio interrato cade a pezzi

Credits franco.brandazzi IG – Ingresso parcheggio interrato piazza Gramsci

I residenti, come riportato dal Corriere della Sera, denunciano una situazione davvero critica per il silos di quattro piani adibito a parcheggio: infiltrazioni, ripetuti distacchi di lastre di marmo, ascensori non collaudati e spese esorbitanti dell’autosilo. La situazione è rappresentata perfettamente dall’architetta e condomina Alessandra Jelmoni: “Sta cadendo a pezzi. Già nel 1996 venne rilasciato un collaudo condizionato che accertava l’esistenza di vizi di costruzione originari e ineliminabili, che hanno determinato tra l’altro un minor valore economico della struttura». 

Sono ormai 30 anni che i 478 residenti non riescono venirne a capo. Tutto parte dall’impresa costruttrice Castelli e poi alla cooperativa «Vivere in città» che dal 1990 ha in concessione dal proprietario, il Comune di Milano, la gestione di uno dei quattro piani adibito a parcheggio a pagamento e che non si sarebbe mai mossa per sgravare i condomini da spese di manutenzione ordinaria e straordinaria, a volte superiori ai 500 mila euro all’anno, pur riconoscendo la scarsa qualità del progetto. 

Una disfida che vede tra gli attori anche il Comune di Milano che, pur richiamando a una rideterminazione dei millesimi della quota pubblica, ha derubricato la controversia a mera lite condominiale tra residenti e cooperativa. La conclusione di Alessandra Jelmoni: “Non è cambiato nulla. Ora dovremo affrontare le spese di impermeabilizzazione della piazza, che si sommeranno ai 400 mila euro già spesi per la sostituzione dei portoni tagliafuoco. Abbiamo scritto al sindaco, ma il Comune evita il confronto. Eppure il proprietario è lui“.

Ma ancora la brutta storia non è finita. C’è di mezzo anche una fontana. Senz’acqua da decenni. 

# La fontana senza acqua

credit: fontanedimilano.it

La fontana spenta è un altro degli elementi che contribuisce a generare degrado nella piazza. Facente parte di un progetto più ampio di riqualificazione e pedonalizzazione, è stata costruita negli anni ’90 ma da allora non è mai entrata in funzione. Si trova nel primo piano interrato dei box, nel lato settentrionale della parte centrale, ed è caratterizzata da un grande muro di 180 mq, rivestito in piastrelle bianche e blu con forme ondulate. Avrebbe dovuto dare vita a dei fantastici giochi d’acqua, predominati da cascate, ma a causa delle infiltrazioni che scendono nei livelli sottostanti giace da sempre inutilizzata e viene spesso trasformata in un cestino per i rifiuti.

 

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Continua la lettura: Milano CRIMINALE: le 7 ZONE da BOLLINO ROSSO nella “città più pericolosa d’Italia”

FABIO MARCOMIN

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UNDER, il primo RISTORANTE SOTTOMARINO d’Europa, il più grande del mondo

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Completamente avvolto dalla natura marina, rappresenta una barriera corallina artificiale. Vediamo come è stato realizzato e i record che ha battuto alla sua inaugurazione.

UNDER, il primo RISTORANTE SOTTOMARINO d’Europa, il più grande del mondo

# Avvolto dalla natura marina

Credits dezeen-snohetta – Under ristorante sottomarino con vista esterna

Under è un ristorante sottomarino progettato dallo studio norvegese Snøhetta e inaugurato nel 2019 nel Mare del Nord nella remota area di Lindesnes, a Båly.

Credits flimmerjenta ig – Esterno ristorante Under

Realizzato come un tubo di cemento che dovrebbe assomigliare a un periscopio affondato, è stato costruito lasciando il calcestruzzo a vista esternamente e con una superficie ruvida che consente ad alghe e molluschi di attaccarsi alle pareti.

Credits dezeen-snohetta – Under ristorante sottomarino

Uno degli obiettivi di questo progetto era infatti quello di fungere da barriera corallina artificiale e dopo tre anni è stato raggiunto. Il ristorante è ora completamente avvolto dalla natura marina, contribuendo a purificare l’acqua e ad attirare altre creature marine.

# Il primo ristorante sottomarino d’Europa e il più grande del mondo

Credits sylv22 IG – Under ristorante

Quando è stato inaugurato il ristorante, il 20 marzo 2019, Under ha battuto due primati: è diventato il primo ristorante sottomarino d’Europa, a una profondità di 5 metri, e il più grande del mondo con i suoi 495 metri quadrati di superficie che possono ospitare fino a 40 persone. Le pareti esterne sono curve, spesse mezzo metro e progettate per resistere alle onde e alla pressione dell’acqua.

Il progetto è costato 70 milioni di corone norvegesi (circa 6,5 milioni di euro). Alla data dell’inaugurazione oltre 7.500 persone avevano già prenotato un tavolo.

# Una finestra gigante e una speciale illuminazione permette di osservare il mare anche di notte

Credits dezeen-snohetta – Under ristorante sottomarino finestra

Per consentire ai clienti di godere di un’esperienza culinaria unica è stata realizzata una finestra acrilica gigante, si estende per 11 metri per tre ed è visibile da ogni livello all’interno dell’edificio, che insieme a una speciale illuminazione consente di osservare la vita marina anche di notte.

“Under” in norvegese ha un doppio senso: significa sotto e meraviglia. 

 

Continua la lettura con: Il RISTORANTE dove si mangia con i piedi immersi tra i PESCI

FABIO MARCOMIN

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Intervista a Elio D’ANNA: “Il MONDO intero è una tua INVENZIONE. Se realizzi questo, ti accorgi che hai creato un GIOCO MAGNIFICO”

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Elio D’Anna, autore di libri di successo, tra cui ‘La Scuola degli Dei’, filosofo, economista ed imprenditore, poeta e musicista, è il Fondatore e Presidente della European School of Economics. Pioniere in campo musicale e imprenditore visionario, ha fondato attività leader nel loro settore che spaziano dall’education all’hospitality, dall’entertainment alla tecnologia. Conferenziere internazionale, Elio D’Anna partecipa a seminari e convegni in tutto il mondo.

Intervista a Elio D’ANNA: “Il MONDO intero è una tua INVENZIONE. Se realizzi questo, ti accorgi che hai creato un GIOCO MAGNIFICO”

La sua biografia risulta particolarmente eterogenea e difficilmente inquadrabile. Come la possiamo presentare?

Potrei affermare di riconoscermi nel motto della European School of Economics: “Visibilia ex invisibilibus”, il visibile è una proiezione dell’invisibile, fatto di principi e di visioni, che ho chiamato “Essere”. Tutto ciò che possiamo vedere, avvertire, toccare e sentire, gli oggetti materiali e l’intero business dell’esistenza in tutta la sua varietà, non è che la proiezione di un mondo invisibile ai nostri sensi, verticale ad esso e che ne costituisce la causa. Gli eventi, le circostanze e le esperienze devono avere il nostro consenso per manifestarsi nel mondo cosiddetto reale.

Il suo ultimo libro, “The Technology of the Dreamer”, è una conversazione privata e personale tra il Dreamer, un personaggio letterario che è presente anche ne “La Scuola degli Dei”, e il lettore. Sono domande che appartengono ad ognuno e tra queste una sulla
guerra, oggi molto attuale. Perché c’è la guerra? Da dove nasce questa situazione di crisi generalizzata che sta colpendo ogni ambito della società?

Prima di tutto si deve dare un significato al concetto di tempo. La mia scoperta è che il tempo è solo una vernice che noi poniamo sull’essere per rendere visibile ciò che non si vuole vedere e toccare in sé stessi. Dal mio punto di vista la crisi economica o la guerra, non esistono. È soltanto la propria soggettività a produrre una apparente oggettività. Ma in effetti la guerra è soltanto in te. Non c’è nessuna guerra là fuori tranne quella che ti porti dentro, nessun conflitto, attacco o violenza, tranne quella che fai a te stesso. Quando la volontà non governa, perché sepolta ecco che l’impulso di morte prevale e tutto prende quella smorfia, tutto è proiettato dal riflesso di un’assenza, di una inconsapevolezza. Se tu rimuovi questo conflitto interiore non potrai mai trovarti in atto terroristico o in una disgrazia. Se elimini ogni conflitto in te, diventi invulnerabile.

Il tema che emerge nei suoi libri è che il mondo è uno specchio della realtà interiore. Tutto avviene a livello individuale, per cui si legge “non preoccuparti del mondo, preoccupati di te stesso”. Perché ha fondato un’Università che per definizione forma gli studenti? Come si coniuga il lavoro su sé stessi e un’azione sociale come una scuola? Perché non cedere alla tentazione di estraniarsi dalla società?

Ho scoperto che l’immobilità interiore è l’origine ed il fondamento di ogni potere e di ogni trasformazione: è alla base d’ogni grande azione e rivoluzione nel mondo. L’autosservazione è guarigione… una conseguenza naturale del distacco che si crea tra osservatore e osservato e la si fa senza mai intervenire su un pensiero o un’emozione negativa, restando immobili ad osservare.
Anche la fisica quantistica, nonostante sia ancora ai primordi, sta scoprendo che l’osservatore ha effetto su ciò che osserva. Eliminando il tempo, osservatore e osservato diventano una cosa sola. Sogno e realtà diventano una cosa sola. Stati d’essere ed eventi sono una cosa sola. Per questo ho fondato la European School of Economics, la scuola nel suo messaggio etico e filosofico, afferma che ‘visione e realtà sono un’unica cosa’ e che il vero cambiamento, la vera innovazione provengono dall’interno dell’individuo, dalla sua capacità di governare sé stesso attraverso l’osservazione dei suoi stati, perché il mondo non è oggettivo ma soggettivo.

Un altro tema fondante è quello del sogno. Nei suoi libri il protagonista è il Dreamer, definito così per l’importanza che lei attribuisce al sogno. Che differenza c’è tra sogno e obiettivo? Come si concilia il sogno che è un processo interiore con la realtà?

Dobbiamo distinguere sognare da desiderare. Se io sogno di fare denaro o di avere una bella famiglia o una vita agiata di fatto sto desiderando, mi sto ponendo un obiettivo. Il desiderare è governato dal tempo mentre il sogno è assenza di tempo perché sognare avviene in questo istante, non può avvenire nel tempo.
Un uomo povero sogna di diventare ricco e ciò che si avvera in realtà è proprio questo, il desiderio di un uomo povero che vuole essere ricco ma che in realtà non lo sarà mai.
Questo perché tutto ciò che avviene nel tempo è falso, questo è vero sia per un uomo, per una civiltà che per tutta l’umanità tutta che è in fondo una tua espressione, il mondo è come tu lo sogni.
Tutto ciò che avviene, gli accadimenti e gli eventi si manifestano nella vita solo perché prima li hai sognati. Il mondo intero è una tua invenzione. Se realizzi questo, ti accorgi che hai creato un gioco magnifico. Con delle regole, dei principi, dei valori, con delle assurdità, con dei contrasti, un musical, uno spettacolo al solo scopo di intrattenerti. Nel momento in cui approcci gli eventi e le circostanze devi essere capace di interpretare un ruolo, recitando impeccabilmente la parte che molto spesso viene stabilita dagli altri, ricordando altresì che ne sei il regista, l’attore ed il pubblico pagante di questo enorme spettacolo che tu stesso hai scritto.

“Il mondo intero è una tua invenzione. Se realizzi questo, ti accorgi che hai creato un gioco magnifico”

Restando nella dimensione individuale, lei è molto tranchant sull’aspetto della dipendenza. Scrive che “la malattia più grave dell’uomo è la dipendenza” e che “paura e dipendenza sono la stessa cosa: si dipende perché si ha paura, si ha paura perché si dipende”. Questo è il punto di partenza della crescita individuale, riuscire a rendersi autonomo da ogni forma di dipendenza, corretto?

Per non dipendere da un lavoro, un salario, da un boss, da un governo o addirittura da uno Stato, bisogna essere liberi. Liberi da che cosa? Dall’identificazione. Sperare, desiderare o aspettarsi qualcosa dal mondo è uno stato di dipendenza.
La dipendenza è la negazione del Sogno. Il dipendere è la maschera che gli uomini indossano per nascondere l’assenza di libertà, di integrità, la rinuncia alla vita. Dipendere non è l’effetto di un contratto. Non è legato a un ruolo, né alla appartenenza ad una classe sociale. Dipendere è la conseguenza di una frammentazione dell’essere. Questa divisione interna, questa degradazione interiore, nel mondo prende la forma di un impiego, di un ruolo subordinato. Dipendere è il risultato di una mente resa schiava dalle proprie paure immaginarie, dai propri dubbi, dai propri limiti.
La dipendenza è l’effetto visibile della capitolazione del Sogno. Libertà da credenze e superstizioni, dai condizionamenti e dall’identificazione. Libertà da ogni sottomissione e dipendenza. Libertà dall’educazione convenzionale. Libertà dai mass media e dall’ipnotismo di massa. Libertà da tutte le tendenze politiche e ideologiche. Libertà dalle proprie paure, emozioni negative e false idee.
Sii libero e sentirai una inimmaginabile ricchezza, un’assoluta certezza esploderti dentro. Non sei più un contenitore in attesa di essere riempito, ma il solo ed unico sognatore/creatore della realtà in cui vivi.

Viene in mente il film di Kurosawa, Rashomon, in cui lo stesso accadimento viene raccontato in modo molto diverso da ognuno dei testimoni che ha assistito alla scena. Non esiste un’unica realtà perché ognuno la vede sempre in un modo diverso. Un altro passaggio ricco di fascino del suo libro è quando scrive che: “una specie umana del tutto
trasformata sta per apparire sulla scena: con apparato psicologico libero dalla paura e dalla conflittualità. La caratteristica distintiva dell’uomo nuovo è la consapevolezza dell’illusorietà degli opposti. In realtà sono le due facce della stessa realtà. Dietro gli apparenti antagonismi agisce incessantemente una forza armonizzatrice capace di fonderli e ricondurli a un ordine superiore”. Si tratta di una profezia su una sua dimensione soggettiva, oppure accadrà perché si sta innescando un processo di trasformazione individuale che porterà anche a un effetto sociale?

Accadrà perché sta accadendo adesso. Perché tu sei il padrone del tempo. Il tempo è una tua invenzione. Noi quando parliamo del futuro o del passato, pensiamo che ci sia un futuro e un passato reale. Quando invece il tempo è soltanto un device, uno strumento che ti permette di vedere e toccare quello che avviene in te proprio in questo preciso istante. Sul frontone dell’oracolo di Delfi in Grecia si leggeva su un lato “Conosci Te Stesso” e sull’altro lato “E Conoscerai la Volontà degli Dei”.
La tua paura crea la sconfitta. La tua assenza di paura crea la tua vittoria. L’assenza di paura significa assenza di tempo e assenza di morte.

“La tua paura crea la sconfitta. La tua assenza di paura crea la tua vittoria.”

Un altro aspetto importante che si evince nei suoi testi è questo: “la vera vittoria è la vittoria sulla morte”. Cosa significa vincere la morte?

Vincere la morte significa realizzare che la morte non esiste. Perché la morte è un racconto è una nostra narrazione. I concetti di nascita e morte sono figli del tempo. Se ci si identifica con il tempo, pensando che il tempo sia qualcosa di esterno, si cade in una trappola da noi stessi creata, il tempo è una descrizione con cui ci si identifica, così come la morte. Il tempo è irreale come la morte in realtà la morte non esiste, esiste una proiezione del proprio stato di dubbio ed è il boomerang che ritorna indietro quando crediamo che ci sia qualcosa su cui non possiamo intervenire. L’uomo, il creatore ha reso possibile e reale l’impossibile, qualcosa che non esiste come la morte che diventa reale solo quando dimentichi. Non c’è niente da raggiungere fuori di se stessi, si deve solo ricordare per toccare qualcosa che abbiamo dimenticato.

Lei scrive che “solo una rivoluzione individuale potrà capovolgere il modo di pensare di milioni di uomini”. Più sei responsabile e più lavori su di te. Chi ha un’etica più sviluppata ha maggiore responsabilità e quindi più attenzione a sé stesso? Come questa rivoluzione
individuale può portare dei risultati?

Parlare di risultati al di fuori di sé stessi si sta parlando di tempo. Nell’assenza di tempo c’è il vero intervento. Il tempo è il proprio boss e si è prigionieri di questa descrizione.
Guarda invece il mondo come uno specchio che riflette quello che sta avvenendo proprio ora dentro di te, una crisi o una paura può farti capire che non sei presente a te stesso mentre una costante presenza e l’attenzione a te stesso porta al paradiso terrestre.
Un processo inside-out, in natura, così come in Economia, ogni soluzione, guarigione o ripresa procede dall’interno verso l’esterno, dall’invisibile al visibile, dall’Essere all’Avere.
Il mondo esterno dà forma e visibilità a ciò che è già successo dentro di te e si manifesta in questo preciso attimo. Affronta il fattore tempo in profondità per capire che tu sei artefice di tutto quello che avviene. Realizzare questo significa non accusare più, non c’è un’alterità che ti colpisce, ti offende, ti attacca, ma soltanto te stesso. Realizzerai che gli altri e il mondo sono una proiezione di te stesso e quindi non puoi accusare, rimpiangere, lamentarti o persino giustificarti per quello che avviene perché tu sei artefice di tutto ed ogni cosa.

Continua la lettura con: Benvenuti nell’era della disintegrazione

ANDREA ZOPPOLATO

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MILANO TRE: ghetto per ricchi o quartiere ideale?

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Credits: archilovers.com Milano 3 dall’alto progetto

Poco fuori i confini del comune, ci sono due posti che con Milano condividono solo il nome. Si chiamano Milano 2 e Milano 3 e sono due quartieri residenziali che a primo impatto potrebbero essere particolarmente attrattivi, ma che, a uno sguardo più attento, possono apparire invece dei “ghetti” per soli ricchi. Di Milano 2 ne abbiamo già parlato: ecco la storia e le caratteristiche di Milano 3, il “quartiere più ricco d’Italia”

Leggi anche: Il fortino ovattato di MILANO DUE

MILANO TRE: ghetto per ricchi o quartiere ideale?

# “Dove si vive immersi nel verde e fuori dal caos cittadino”: la storia della città giardino

Credits: archilovers.com
Milano 3 dall’alto progetto

Milano 3 si trova all’interno del comune di Basiglio, in provincia di Milano, a circa 13km dalla città meneghina. Dopo il successo di Milano 2 nel comune di Segrate, si decise infatti di iniziare i lavori di costruzione di Milano 3. Così tra il 1980 e il 1991 la società Edilnord Progetti Spa, appartenente al gruppo Fininvest di Silvio Berlusconi, creò sulla falsa riga di Milano 2 il nuovo quartiere residenziale di Basiglio. Più precisamente, oggi Milano 3 occupa la quasi totalità di una frazione del comune, Romano Paltano, e si estende per 14 chilometri quadrati, diventando quindi molto più grande del suo gemello Milano 2. Nel quartiere abitano tra le 7 mila e le 8 mila persone.

Come Milano 2, anche Milano 3 è stata costruita come città ideale ed è stata definita, usando le stesse parole della direzione del quartiere, una città “dove si vive immersi nel verde e fuori dal caos cittadino”. Una città giardino dove le parole d’ordine sono sicurezza, verde e comfort abitativo.

# Autonomia, ordine, uniformità e spazi verdi

Credits: comprensoriomilanotre.it
Residenza Milano Tre

Milano 3 nasce dall’esigenza di scappare dalla folla soffocante della città senza però allontanarsi anche dalle attività produttive. Ed è da qui che viene l’idea di costruire prima Milano 2 e poi Milano 3. Ma quali sono le caratteristiche di questo quartiere ideale?

  • L’autonomia: il quartiere è completamente autonomo, ha un proprio centro direzionale e il proprio corpo di vigilanza. È stato costruito come luogo dove i suoi cittadini, se volessero, potrebbero non allontanarsi più. Nel quartiere sono infatti presenti “tutti” i principali servizi alla persona: scuole, centri sportivi, una biblioteca, supermercati, banche, un’officina di autoriparazione, qualche bar e qualche ristorante, una farmacia e negozi vari, nonché il municipio, un deposito ambulanze e la caserma dei carabinieri. Inoltre il centro direzionale a sud del quartiere, costruito tra il 1988 ed il 1993, è sede di alcune grandi aziende e multinazionali.
  • Uniformità e ordine: nella città opera uno specifico corpo di vigilanza che garantisce sicurezza 24 ore su 24. La città è poi caratterizzata da un’uniformità nelle costruzioni, gli edifici di Milano 3 sono infatti molto simili tra loro.
  • Ampi spazi verdi: il quartiere è stato ideato per far vivere nel verde i cittadini, infatti l’85% della superficie totale di Milano 3 è adibita a verde e aree gioco.

# “La più ricca d’Italia”: ma non è una città per giovani

Credits: @Sara Russo FB
Milano 3

Milano 3 è quindi un quartiere tranquillo, sicuro, immerso nel verde e allo stesso tempo non distante dalle attività produttive, ma è veramente la città ideale? Milano 3 e la sua sorella maggiore legate alla storia di Berlusconi e di Mediaset sono spesso chiamate “ghetti per ricchi”. Basiglio, infatti, dal 2010, è nelle posizioni più alte della classifica dei comuni più ricchi d’Italia in base al reddito pro-capite, ottenendo spesso il primo posto. Come nel 2022, che con un imponibile pro-capite di 44.683,7€ si è classificato come comune più ricco del Paese.

Milano 3 offre anche tutti servizi alla persona, come dice una delle sue regole principali, ma dove sono i posti per la vita mondana? Non sembrano sufficienti 3 ristoranti e 4 bar per rispondere alla richiesta di divertimento e svago di quasi 8 mila persone. Mancano pub, cinema, teatri, discoteche e qualsiasi forma di intrattenimento: spesso i cittadini più giovani infatti per trovare un po’ di vitalità devono spostarsi nella città meneghina, quella da cui i primi abitanti sono fuggiti.

Anche se Basiglio non sembra molto una città per giovani. Secondo le statistiche del 2022 infatti la popolazione tra i 20 e 40 anni è ben minore rispetto a quella tra i 50 e 70, che costituiscono invece più del 32% dell’intera popolazione.

# Sempre più costruzioni (tutte dello stesso tipo) e meno verde

Credits: blog.urbanifle.org
Milano 3.0

La domanda diventa quindi, quartiere tranquillo e ideale o noioso? E poi c’è un altro punto che non va a favore di Milano 3. La città giardino non sarà più così tanto verde, almeno se il progetto Milano 3.0 di cui si è parlato andrà in porto. Nonostante Milano 3.0. sarà perfettamente integrato con la natura circostante, verrebbero costruiti 260 appartamenti togliendo del verde alla famosa città giardino.

E infine, si parla di uniformità di costruzioni, ma siamo sicuri che questa uniformità non sia un modo un po’ più gentile per dire che gli edifici sono privi di identità? A Milano 3 pare ci siano infatti principalmente due tipologie abitative, due tipologie per 3300 appartamenti e tutti dello stesso colore! Le residenze sono infatti suddivise in: 76 edifici di sette piani (raggruppati in 33 residenze di 80 o 120 appartamenti ciascuna, per un totale di oltre 3200 alloggi) e 105 ville monofamiliari su tre piani, raccolte in sei residenze nella fascia esterna del quartiere. Una città tutta uguale.

Continua la lettura con: Il fortino ovattato di MILANO DUE

BEATRICE BARAZZETTI

copyright milanocittastato.it

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Milano CRIMINALE: le 7 ZONE da BOLLINO ROSSO nella “città più pericolosa d’Italia”

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Credits ciaccini IG - Quarto Oggiaro

Uno dei primati di cui il capoluogo lombardo farebbe volentieri a meno è quello di essere “la città più pericolosa d’Italia”. Diverse aree di Milano sarebbero proprio da evitare. Vediamo quali sono.

Milano CRIMINALE: le 7 ZONE più a RISCHIO nella “città più pericolosa d’Italia”

# Milano è la città più pericolosa d’Italia, davanti a Rimini e Torino

Credits ilgiorno- Arnaldo Liguori – Scippi e rapine a Milano 2017-2021

Il capoluogo lombardo si conferma come la città più pericolosa d’Italia, o comunque quella dove viene registrato il maggior numero di denunce all’anno ogni 100.000 residenti: 5.985. Mette dietro Rimini e Torino che completano il podio della criminalità e soprattutto tutte le altri grandi città come Roma, Napoli e Palermo. 

Nonostante un calo generale negli ultimi 5 anni, tra il 2020 e il 2021 è avvenuta una inversione di tendenza da circa 160.000 a quasi 194.000 reati con una crescita particolare di rapine e furti con strappo. Questi tipi di reati sono anche quelli dove Milano primeggia, davanti a tutti in Italia per furti con destrezza e furti nei negozi, 95.300 nel 2021, e al secondo posto per rapine, 3.350 denunce nel 2021, e furti con strappo. 

Non tutte le zone sono però pericolose allo stesso modo. Vediamo quelle dove bisogna prestare maggiore attenzione.

#1 Quarto Oggiaro

Credits: milanoinmovimento.com
Quarto Oggiaro

Quarto Oggiaro è il quartiere nell’area nord-ovest di Milano tristemente noto alle cronache da decenni per essere il più pericoloso e malfamato della città. Qui infatti viene registrato uno dei tassi più alti di criminalità e un degrado molto diffuso.

#2 Giambellino-Lorenteggio

Credits trentuno_a_cento IG – Giambellino

Nell’area ricompresa tra il Giambellino e il Lorenteggio, una delle zone popolari più grandi e conosciute di Milano, avvengono di frequente scontri violenti tra clan e bande formate sia da italiani che da stranieri, questi ultimi soprattutto di origine sudamericana.

Leggi anche: Il riscatto del Giambellino

#3 San Siro

Case popolari San Siro

La zona di San Siro, soprattutto quella limitrofa e attorno a piazzale Selinunte, il cosiddetto “quadrilatero dell’illegalità“, si caratterizza per un grande numero di alloggi occupati in prevalenza da stranieri di origine nord africana e da una forte di presenza di baby gang e una ampia diffusione del fenomeno dello spaccio di droga.

Leggi anche: Il quadrilatero dell’illegalità: 7 idee per rilanciare il buco nero di Milano

#4 Corvetto

Credits: milanoallnews.it – Corvetto

Un altro quartiere difficile della città è quello di Corvetto. Balzato alla cronache per avere interi edifici di case popolari occupati e per risse con accoltellamenti e morti in particolare intorno e nei pressi della zona di piazzale Ferrara. Da evitare in particolar modo di notte dove diventa una “terra di nessuno”.

#5 Stazione Centrale e via Padova

Credits nolo.district IG – Via Padova

La zona compresa tra la Stazione Centrale, dove avvengono frequentemente scippi, rapine e violenze sessuali, e quella a nord-est della stessa, Via Padova, continua ad essere una delle più pericolose soprattutto di sera e di notte. 

Leggi anche: Countdown per la rivoluzione di via Padova

#6 Corso Como

Corso Como

Non solo aree degradate. C’è anche una delle strade del lusso milanese tra i punti più pericolosi della città. Corso Como è una delle zone più frequentate della movida milanese, ma anche quella ha registrato un’impennata nel numero di furti e rapine di lusso, come orologi e gioielli, ai malcapitati che frequentano i locali. In salita anche i reati legati allo spaccio.  

#7 Navigli

Ph. silvio_laviano – IG

Un altro quartiere del divertimento di Milano molto frequentato è quello dei Navigli e della Darsena. Anche qui come in Corso Como è cresciuto il numero di denunce per furti e rapine di lusso. In particolare il Sabato Sera, il tragitto che porta dalle Colonne al Naviglio è stata definita la “Strada del Crimine”

Fonte: Il Giorno

Continua la lettura: I 7 QUARTIERI più MALFAMATI d’Italia

FABIO MARCOMIN

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Il prezzo record della CASA più PICCOLA del mondo

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Stracciato il record dell’appartamento milanese, questa casa ha un secolo di vita e un tempo pare fosse un pollaio o un deposito di rottami. Ecco quanto è grande e da chi è stata acquistata.

Il prezzo record della CASA più PICCOLA del mondo

# Si trova nel centro di Brema e la sua superficie complessiva è 7mq, ma solo 4mq sono abitabili

Credits mariannkittlaus IG – kleinste Haus Deutschlands

Das kleinstes Haus, la casa più piccola di Brema, si trova nel quartiere più antico della città, lo Schnoorviertel, il quartiere dei cordai, sfuggito ai bombardamenti e rimasto come una volta. Per diversi anni è stata la casa più piccola al mondo ad essere sul mercato, fino a quando non ha trovato un compratore. Ha un secolo di vita e raggiunge i 7 metri quadri anche se solo 4 dei metri quadri della casa sono considerati superficie abitabile. I restanti 3 inclusi nella proprietà sono, infatti, disposti su una terrazza sul tetto dell’edificio.

# Prezzo record di vendita: 77.777 euro

Questa abitazione in mattoni e infissi verdi si sviluppa su un solo piano. Secondo l’agente immobiliare, Tobias Lachmann lo spazio oggi utilizzato come abitazione sembra che un tempo fosse usato come pollaio, cisterna, deposito di rottami e, più di recente, come ufficio. A stupire di questa casa anche il prezzo al quale era stata messa in vendita: 11.111 euro al mq per un totale di 77.777 euro. 

# Chi è il nuovo proprietario

La casa ha trovato un nuovo proprietario nel 2021, lo youtuber e musicista tedesco Fynn Kliemann, ma molto probabilmente il prezzo di acquisto è stato più alto di quello richiesto visto che si trattava di un’asta. Sono stati oltre 150 gli acquirenti interessanti, provenienti anche dagli Stati Uniti e dalla Cina. L’abitazione, protetta dalle belle arti, non potrà essere stravolta e dato che nei quattro metri è già presente un bagnetto e un cucinino, sarà davvero difficile trovare lo spazio per un letto.  

Calcolando solo la superficie abitabile, das kleinstes Haus ha battuto il record di casa più piccola del mondo appartenuto a Milano, da un monolocale di 7 mq di superficie abitabile in viale Tibaldi.

 

Continua la lettura: La casa più PICCOLA del mondo è a Milano: in viale Tibaldi 7

FABIO MARCOMIN

copyright milanocittastato.it

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Il grattacielo del futuro che cambia COLORE in ogni stagione: TORRE BOTANICA a rischio STOP

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Credits: Coima

Da un po’ di tempo non si sente più parlare del progetto di Pirelli 39. L’investimento complessivo, che dovrebbe esser poco inferiore al miliardo di euro, sembra in fase di stallo. Dopo la riduzione dell’indice volumetrico che porterà alla cancellazione o a un forte ridimensionamento del “ponte serra” in connessione tra i due edifici, con annessi spazi culturali, ora anche le torri sono in dubbio. Vediamo gli ultimi aggiornamenti e come si dovrebbe trasformare questa zona del distretto finanziario milanese.

Il grattacielo del futuro che cambia COLORE in ogni stagione: TORRE BOTANICA a rischio STOP

# L’investimento per il nuovo progetto immobiliare di Pirelli 39 è di poco inferiore al miliardo di euro

Credits: Coima

Nel 2021 Coima Sgr, proprietaria del “Pirellino” ha assegnato a Diller Scofidio + Renfro (DS+R) e Stefano Boeri Architetti il concorso internazionale di architettura per l’edificio di Via Pirelli 39 in una competizione che vedeva 70 raggruppamenti composti da 359 studi di archittettura provenienti da 15 Paesi. Il progetto Pirelli 39 si posiziona al centro dell’area Porta Nuova Gioia in una posizione strategica fra la stazione Centrale, a est, e scalo Farini, a ovest, e rappresenta il punto di accesso a Porta Nuova provenendo da nord verso il centro città. La sua riqualificazione si inserisce nel processo di rigenerazione dell’area su scala di quartiere iniziato con Gioia 22 e che si completerà nei prossimi anni con lo sviluppo dei progetti di Pirelli 35 e Gioia 20.

Pirelli 39 sarà il primo progetto italiano interamente misurabile secondo criteri ESG tra cui: certificazioni LEED Platinum, WELL Gold, WiredScore, zero uso di combustibili fossili, livello di emissioni operative di CO2 già allineato con gli obiettivi EU 2050, recupero edilizio >70% dell’edificio esistente e contenimento delle emissioni di costruzione.

# Il complesso perderà un pezzo rispetto al progetto originario, ci saranno un nuovo grattacielo e il “Pirellino” riqualificato ma niente “ponte serra”

Credits Urbanfile – Progetto Pirelli39 senza ponte

In base al progetto presentato ci sarebbero dovuti essere tre elementi: un nuovo grattacielo, il ponte serra e il “Pirellino” riqualificato. Vediamo invece come cambierà l’area a ridosso della Biblioteca degli Alberi se venisse confermata la cancellazione del ponte.

Leggi anche: BRACCIO DI FERRO sulla TORRE BOTANICA: che succederà?

#1 La “Torre botanica”, che cambia colore in ogni stagione è il nuovo grattacielo di Porta Nuova, alta 110 metri e con 1.700 mq di verde

Credits: Coima

La Torre Botanica sarà un vero e proprio polmone verde in grado di produrre 9 tonnellate di ossigeno l’anno e assorbire 14 tonnellate di anidride carbonica grazie ai 1.700 metri quadrati di vegetazione distribuiti su più piani. Una sorta di sandwich di verde composto da piante e alberi in grado di “mangiare” lo smog e produrre ossigeno, un’evoluzione del “Bosco Verticale” di cui proprio Stefano Boeri è il progettista.

La torre residenziale di 110 metri d’altezza cambierà il colore della facciata con l’alternarsi delle stagioni per via della diversità di piante presenti. Inoltre la torre sarà parzialmente autonoma: con 2.770 metri quadri di pannelli fotovoltaici l’edificio sarà in grado di produrre il 65% del proprio fabbisogno energetico.

#2 Il “Pirellino” riqualificato ospiterà una terrazza panoramica e sarà alto circa 95 metri

Credits: Coima – Pirellino

L’oggetto principale del concorso internazionale di architettura è il “Pirellino”, al civico 39 di via Pirelli, che fino qualche anno fa era occupato dagli uffici tecnici del Comune di Milano. Le opere di rimozione dell’amianto e “svestizione” dell’edificio sono arrivate a conclusione. Manterrà la sua struttura originale, ma subirà una pesante riqualificazione, per renderlo moderno e rispondente ai più alti standard di efficienza, rivestito di vetrate e con una terrazza panoramica all’ultimo piano che porterà a circa 95 metri l’altezza dell’edificio.

#3 Il ponte a scavalco di Melchiorre Gioia verrà demolito o riqualificato senza serra e spazi culturali

Credits Urbanfile – Serra in Porta Nuova

Il ponte a scavalco su via Melchiorre Gioia avrebbe dovuto subire una radicale trasformazione diventando, a detta di Coima un nuovo hub a servizio della città, uno spazio aperto per eventi, mostre ed esposizioni, con aree incontri e wellness dedicato ad essere un laboratorio sull’impatto climatico e ambientale, ed estensione della Biblioteca degli Alberi”. La vera chicca della riqualificazione sarebbe stata la Green house: una vera e propria serra della biodiversità dove vivere un’esperienza immersiva, educativa, interattiva e innovativa tra svariate specie vegetali.

La bocciatura alla Consulta della Legge Regionale, che prevedeva in caso di recupero immobiliare un incremento volumetrico del 25% se il palazzo oggetto di riqualificazione risultava abbandonato da più di 5 anni, costringerà Coima a rivedere al ribasso tutto il progetto eliminando la parte pubblica e quindi il “ponte serra” o ridimensionandone la rigenerazione. L’incremento volumetrico stabilito dalla giunta milanese, l’ente titolato a stabilirlo, è stato infatti ridotto al 10% e questo non consentirà di proseguire con la riqualificazione prevista in origine. 

Leggi anche: Un sogno breve ma intenso: NO al PONTE SERRA di Porta Nuova

Fonte: Comunicato Stampa Coima Sgr

# La sentenza del Tar che ne mette a rischio tutto il progetto 

Credits platformarchitecture.it – Torre Botanica

Un altro intoppo è arrivato però da un’altra sentenza, quella del Tar di fine 2022. Coima aveva presentato ricorso perché che venissero applicate le regole previste nel vecchio Pgt del 2012 invece di quelle del 2020, per poter vendere tutti gli appartamenti di entrambe torri nel mercato libero.

Con la bocciatura del ricorso il fondo immobiliare si vedrà costretto a rendere disponibile una quota del 40% in edilizia sociale, pertanto una delle due torri dovrà ospitare anche appartamenti a prezzi agevolati e/o in affitto. In questo modo l’investimento avrebbe un ritorno ancora inferiore mettendo a rischio l’intero progetto di Pirelli 39 o ridimensionandolo in modo sensibile.

Continua la lettura: Il “FARO DI MILANO”: il nuovo GRATTACIELO di 144 metri con GIARDINO PANORAMICO e BELVEDERE sopra Milano

FABIO MARCOMIN

copyright milanocittastato.it

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Il MUSEO DIFFUSO a CIELO APERTO e la DISCORIVOLUZIONE al PAC inaugurano il MESE di MARZO: gli appuntamenti da non perdere dal 27/2 al 3/3 #ToDoMilano

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MuseoCity - Credits: Yes Milano

La città sta uscendo dal letargo? Scopriamolo con gli eventi infrasettimanali.

Il MUSEO DIFFUSO a CIELO APERTO e la DISCORIVOLUZIONE al PAC inaugurano il MESE di MARZO: gli appuntamenti da non perdere dal 27/2 al 3/3 #ToDoMilano

#Cerca il giorno:

#Lunedì 27/2: musica classica con I Solisti della Scala e al Conservatorio, l’unica data italiana dei Leprous

Leprous – Credits: Live Nation
  • Il dono della memoria: viaggio alla scoperta del gesto e della parola donare. Dall’etimologia dell’antica Grecia, attraverso pagine della letteratura greca classica. Alle ore 18.00 al Museo Poldi Pezzoli con ingresso gratuito.
  • Cervello&Cinema. Scherzi della mente – una finestra sul cervello: rassegna di cinema che durerà tutta la settimana fino a venerdì 3 Marzo presso l’Anteo Palazzo Cinema. Prima proiezione alle 19.30 con Bonjour Tristesse e, a seguire, Blue Jasmine. Programma e orari QUI.
  • Le delusioni della libertà: presentazione del libro di Paolo Vita-Finzi che, attraverso 18 brevi racconti, ricostruisce il tradimento agli ideali di libertà. Presso Istituto Bruno Leoni, in Piazza Castello 23, a partire dalle ore 18.00.
  • Leprous: unica data italiana per la band norvegese, che suona il suo metal sul palco del Fabrique. Il main show è alle 20.30, preceduto dalla guest dei Kalandra.
  • Serate Musicali ensemble: il lunedì sera del Conservatorio Giuseppe Verdi ospita questa settimana il sestetto composto da Kolja Blacher, Christoph Streuli e Christoph Von Der Nahmer ai violini, Kyoungmin Park alla viola, Claudio Bohórquez al cello e Sunwook Kim al pianoforte. Inizio alle 20.45.
  • Hiroshima e Nagasaki. Le esplosioni dell’atomica nelle parole dei sopravvissuti: spettacolo di e con Paolo Colombo. La narrazione degli Hibakusha, i sopravvissuti, gli unici che possono raccontare l’olocausto nucleare. Al Teatro Filodrammatici il sipario è alle 21.00.
  • La Gran Partita di Mozart: il capolavoro del genio austriaco, scritto per 13 fiati e interpretato da I Solisti della Scala, è atteso alle 21.00 al Teatro Roberto De Silva di Rho.
  • Scomedy Four: serata stand-up comedy del Garage Moulinski, che apre la settimana con la comicità, gli sketch e le improvvisazioni di Andrea Nani, Luce Pellicani e Amedeo Abbate. Alle 21.00 in via Pacinotti 4.

#Martedì 28/2: la danza della Scala e la musica moderna

Le Corsaire alla Scala – Credits: The Blogartpost
  • Diego Petrella: il pianista si esibisce alle 17.00 al Museo del Novecento, in occasione della mostra Fluxus, arte per tutti. Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti, la prenotazione è obbligatoria.
  • Gilgamesh: l’epopea di colui che tutto vide, aka il re sumero che ha lasciato tutto per la ricerca della vita eterna, è la proposta del Teatro Carcano per questa settimana. In palcoscenico, fino al 5/3, Luigi Lo Cascio, Vincenzo Pirrotta e Giovanni Calcagno. Debutto alle 19.30.
  • Finale di partita. Allestimento da scacchiera per pedine e due giocatori: un cavallo di battaglia della compagnia Teatrino Giullare, debutta all’Elfo Puccini per rimanere l’intera settimana. La prima mossa della partita è alle 19.30.
  • Maria Maddalena: torna in scena Lina Sastri, con un testo tratto da Marguerite Yourcenar e lo fa al Teatro Menotti. Storia di un amore impossibile, che arriva fino alla fedeltà assoluta, che debutta alle 20.00 e resta in scena fino a domenica 5 marzo.
  • Le Corsaire: debutta alla scala un’edizione del balletto ideato dal direttore del corpo di ballo, Manuel Legris. Con l’allestimento di Luisa Spinatelli, direttore il M° Valery Ovsyanikov, rimane in scena fino al 17 marzo, e debutta alle ore 20.00.
  • Intensamente Azzurri: come cambia la visione del mondo se si rompono gli occhiali da vista e l’unica scorta sono gli occhialini graduati per la piscina di nuoto? Lo svela lo spettacolo in scena fino al 5/3 che debutta al Campo Teatrale alle 20.30.
  • Medea, una strega: c’è tutta la contrarietà verso le società e i sistemi omologati che trattano i diversi in modo indecente, nello spettacolo che Filippo Renda porta in scena al Teatro Litta. Debutto alle ore 20.30, fino a domenica 5 marzo.
  • Le relazioni pericolose: il classico testo di Choderlos de Laclos, in scena alla Sala Shakespeare dell’Elfo Puccini. Edizione curata da Carmelo Rifici, che è anche alla regia, disponibile fino a domenica 5/3 e che debutta alle 20.30.
  • Carolina Bubbico: l’autrice, pianista, direttrice d’orchestra salentina, classe 1990, si presenta al Blue Note per far conoscere il suo nuovo lavoro dal titolo Il Dono dell’Ubiquità. Unico spettacolo alle 20.30.
  • Angela Hewitt: nella Sala Verdi del Conservatorio di Milano approda l’apprezzata pianista canadese, che propone un suo classico programma, Variazioni Goldberg di Bach. Tutto pronto alle 20.30.
  • Don Chisciotte: il cavaliere errante che aspira ad imprese epiche, debutta al Teatro Manzoni alle 20.45. Impersonato da Alessio Boni, con la partecipazione di Serra Yilmaz, è in scena fino a domenica 5 marzo compreso.
  • La madre di Eva: il dialogo tra madre e figlia, che si appresta a cambiare sesso appena compiuti i 18 anni. La schiettezza di Stefania Rocca e Bryan Celotto attende gli spettatori al Teatro Lirico – Giorgio Gaber fino a giovedì 2 marzo. Sipario alle 21.00.
  • Preoccupations: è arrivato anche il momento di un quartetto canadese molto apprezzato dal pubblico. Si esibiscono dal vivo al Circolo Magnolia di Segrate, con partenza alle 21.00.

#Mercoledì 1/3: i migliori bartender di Milano, si sale sulla Torre Branca, il debutto del musical Priscilla

orre Branca by night – Credits: Museo Branca
  • Identità Urbane Milano: l’esplorazione della rigenerazione degli edifici milanesi, a cura di Urbanfile Dodecaedro Urbano, si occupa del Cinema Maestoso. L’evento si tiene presso il Centro Culturale di largo Corsia dei Servi, a partire dalle 18.00.
  • Corsi di Surfskate: doppio turno di corsi, per principianti ed esperti, con insegnanti certificati alla Barona. Dalle 18.00 aperitivo con gli amigos; dalle 20.00 i principianti e alle 21.00 i più bravi, presso TC Barona di via Ovada 22.
  • Quantum Clarinet Trio: ritorna anche il Salotto Musicale del Teatro alla Scala, che presenta Elena Veronesi al clarinetto, Johannes Przygodda al violoncello e Bokyung Kim al pianoforte. Inizio alle 18.00.
  • Disembodiment: viaggio “extra corporeo” con l’artista e video maker Sara Tirelli. Realtà Virtuale e talk al MEET Digital Culture Center dalle ore 18.30.
  • Salita Notturna alla Torre Branca: evento unico per ammirare Milano di notte, salendo alla Torre Branca. Previsto anche un aperitivo esclusivo. Si sale dalle 19.30. Pscoprire come fare cliccare QUI.
  • Mix Contest Italy Tour: tappa milanese di un tour di degustazione, che porterà i 12 migliori cocktail bar di Milano in un’unica location. I bartender prepareranno i cocktail, che il pubblico premierà per riconoscere i migliori. Si tiene presso nHow di via Tortona, dalle 20.30 alle 23.00 circa.
  • Breezy Jazz Band: serata a tema, cena compresa per il Blue Note di via Borsieri. Celebrate New Orleans con la band di Domenico Mamone. Doppio spettacolo alle 20.30, con piatti della cucina cajun, in replica poi alle 22.30.
  • Priscilla, la Regina del Deserto: musical tratto dall’omonimo film cult, che arriva sul palco del Teatro Arcimboldi, per restare fino al 26 marzo. Spettacolo alle 21.00, la regia è di Matteo Gastaldo, mentre la direzione musicale è di Fabio Serri.
  • Poretcast: classico appuntamento con Giacomo Poretti che, dal Teatro Oscar di cui è anche Direttore Artistico, registra il suo podcast dialogando con l’astronomo Marco Bersanelli. Dalle ore 21.00 in via Lattanzio.

#Giovedì 2/3: Mario Martone debutta al Piccolo in veste speciale, Lizzo e V V fanno ballare e cantare, Assago si prende Grease 

Grease – Credits: Danza Effebi
  • Romeo e Giulietta: Mario Martone ritorna ospite del Piccolo Teatro Strehler, per la prima volta in assoluto protagonista di una produzione dello Stabile milanese. Debutto alle 19.30 in largo Greppi, in scena fino al 6 aprile.
  • Pomeriggi Musicali di Milano: l’Orchestra residente del Teatro Dal Verme accompagna la pianista Viviana Lasaracina, diretti dalla bacchetta di Alessandro Caldario. Prova mattutina alle 10.00 aperta al pubblico, spettacolo alle ore 20.00.
  • Craig Taborn: il pianista di Minneapolis si esibisce sul palco del Blue Note, in formazione inedita con Tomeka Reid (cello) e Ches Smith (batteria e ritmiche). Lo show comincia alle 20.30.
  • Lizzo: unica esibizione dello Special Tour con l’artista di Detroit. Lo show è programmato al Mediolanum Forum alle 21.00.
  • Ville Valo: love metal finlandese per l’unica data italiana del Neon Noir Tour 2023. Si esibisce all’Alcatraz a partire dalle ore 21.00, preceduto da Kælan Mikla alle 20.00. I cancelli aprono dalle 18.30.
  • Grease: il musical che ha cresciuto diverse generazioni, debutta al Teatro Re Power di Assago, per restare fino a domenica 19 marzo. Inizio spettacolo alle 20.45.

#Venerdì 3/3 (orario diurno e preserale): Milano è Museo a Cielo Aperto per tre giorni, il Padiglione di Arte Contemporanea diventa discoteca

MuseoCity – Credits: Yes Milano
  • Milano MuseoCity: settima edizione che trasforma Milano in un unico, grande museo diffuso. Apertura coordinata di oltre 100 tra musei pubblici e privati, grandi e piccoli, di arte, storia, scienza, design. Per conoscere mappa ed eventi, consultare il sito web ufficiale.
  • (un)fair: la fiera non-fiera alla sua seconda edizione, che apre fino a domenica 5/3. Nuovo format del collezionismo, attende anche una visita guidata realizzata appositamente per i bambini dalla scuola primaria e oltre. Apre alle 11.00 al Superstudio Maxi di via Moncucco 35.
  • Discorivoluzione: parte la discoteca al museo. Il PAC di via Palestro ospita di giorno le installazioni a tema clubbing, la sera le sale sono animate con eventi musicali. Tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00 fino a domenica 5 marzo.
  • Canaglia: apre il primo spin-off del Madama Hostel & Bistrot, nel cuore di SouPra (South of Prada). Il cocktail bar invita tutti ad assaggiare le proposte dello chef, da accompagnare con un drink di benvenuto e musica dal vivo. Si parte alle ore 17.00.
  • Tattos & art: mostra personale di opere che spazia tra gli artisti del tatuaggio, nella galleria Art Mall di via Torino a partire dalle 18.30.

Continua la lettura con: Le località del giorno per una GITA da MILANO

LAURA LIONTI

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Le SCRITTE dei MILANESI di un tempo contro il POTERE

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Ph. @d_cau IG

Il Scior Carera, la statua romana del III secolo che raccoglieva proteste e prese in giro dei milanesi contro il potere. Riviviamo alcune di queste iscrizioni nella testimonianza di Guido Iazzetta. 

Le SCRITTE dei MILANESI di un tempo contro il POTERE

Ph. @siamomilano.official IG

In Corso Vittorio Emanuele a Milano è collocata la riproduzione di una statua romana del III sec. d.C. sulla quale è scritta una frase latina attribuita a Cicerone: “Carere debet omni vitio qui in alterum dicere paratus est” (Deve essere privo di ogni difetto chi è pronto a criticare il prossimo). L’inizio della frase valse alla statua anche il nome di “Sciòr Carera“, ma è più conosciuto come “Omm de preja” (uomo di pietra).

Anticamente la statua, a cui in seguito fu aggiunta una testa non sua, era collocata in via San Pietro all’Orto ed era utile ai milanesi per potervi affiggere i loro sfoghi contro il potere, spesso stilati con arguti giochi di parole, esattamente come accadeva a Roma con Pasquino e a Firenze con il Porcellino. Nonostante accurate ricerche, ho reperito solo le seguenti iscrizioni:

Per Pio IX (Giovanni Mastai Ferretti), papa liberaleggiante ma inerte: “Pio Nono, sei buono, ma stai

Un’altra recita così: “Semm liber, ligaa alla francesa” per dire tanto “siamo libri rilegati alla francese”, quanto “siamo liberi, legati alla francese”).

Il giorno che seguì alle grandiose nozze del viceré Eugenio di Beauharnais con Augusta di Baviera, venne apposto sull’Omm de Preja questo cartello: “Tant fracass e tanta spesa per mezz sovran e ona bavaresa“, cioè tanta confusione e tante spese per un mezzo sovrano (gioco di parole tra la moneta austriaca e il fatto che il povero Eugenio era considerato un mezzo re, visto che era sottomesso a Napoleone) e una bavarese (altro gioco di parole tra le origini di Amalia e una bevanda a base di latte e zucchero, la bavarese appunto). A Francesco Giuseppe, invece, fu dedicato questo spiritoso cartello: “Arciduca 6-1-0” (arciduca sei uno zero).

GUIDO IAZZETTA

 

Continua la lettura con: La hybris di Milano e la grande nevicata dell’85

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🔴 METRO Kafkiana: la M1 a MONZA slitta al 2026

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Monza - Aspettando la metro - ph. sinepax

Non è più la frenetica Milano da bere e nemmeno la milano-non-si-ferma di Beppe Sala. Questa sembra essere diventata la città dei lavori interminabili, delle lungaggini kafkiane, dei ritmi stile Salerno-Reggio Calabria. Le due fermate della M1 che la farebbero approdare a Monza non saranno attive prima del 2026. 

METRO Kafkiana: la M1 a MONZA slitta al 2026

Il fine lavori, in mano al Comune di Milano, era stimato per il 2024, come scrivevamo poche settimane fa:I FUTURI PROLUNGAMENTI della METROPOLITANA di Milano.

Ma per realizzare e rendere funzionanti i due chilometri che collegano l’attuale capolinea di Sesto FS al capoluogo brianzolo serviranno quindi altri due anni di ulteriore ritardo. A denunciare l’ennesima pugnalata che ferisce a morte la proverbiale efficienza meneghina è stato Antonio Lamiranda, assessore del comune di Sesto San Giovanni con delega a urbanistica, strade e infrastrutture. Sulle colonne del quotidiano Libero lancia l’allarme:«Ci sono stati troppi ritardi ed errori. I timori che avevo, dopo il sopralluogo di ottobre scorso al cantiere della stazione M1 Restellone, sull’effettiva non apertura del prolungamento, indicati dal Comune di Milano per fine 2024, si sono materializzati».

Il posticipo al 2026, che Lamiranda apprende in una riunione politico-tecnica degli enti interessati al progetto, è figlio dei «ritardi accumulati nella realizzazione della stazione di testa (Monda Bettola, ndr), iniziati solo in questi giorni».

# I prolungamenti previsti della M1

Credits documento piano Città Metropolitana Milano – Estensioni metropolitana

Sulla carta la metropolitana M1 di Milano dovrebbe allungarsi di 5,4 chilometri, due a nord verso Monza, i restanti a ovest verso il quartiere di Baggio

In direzione del capoluogo brianzolo il tracciato è già provvisto delle gallerie che collegano le due nuove fermate, quella di Sesto Restellone e quella di Monza Bettola. Dopo oltre 10 anni di lavori (e di ritardi) causati dai fallimenti delle aziende incaricate, il nuovo capolinea della Rossa doveva essere inaugurato entro il 2024. Ma più probabilmente, come sostiene l’assessore Lamiranda, slitterà nella seconda metà del 2026. Con altri tre anni di attesa. 

Verso Baggio invece il progetto dell’estensione della M1 è già stato approvato e finanziato con 350 milioni di euro. Sono previste tre nuove fermate: Parri, Baggio, Olmi. Il tracciato si snoda per 3,5 km, con capolinea in via degli Ulivi. L’appalto dovrebbe essere assegnato nel 2023, mentre i cantieri dovrebbero concludersi entro il 2028. Ma nelle scorse settimane il sindaco del capoluogo lombardo, Beppe Sala, ha scritto una lettera al ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. Nel messaggio, il numero uno di Palazzo Marino ha chiesto più fondi, necessari a coprire gli extra costi necessari per far partire i lavori relativi al prolungamento della linea rossa della metropolitana sino a Baggio. Il che lascia presagire che l’inaugurazione del 2028 potrebbe essere tutt’altro che confermata

Continua la lettura con: I 5 prolungamenti più importanti della metro di Milano

LEONARDO MENEGHINO

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La NON guida per i MILANESI in PROVINCIA: cosa NON FARE quando si esce dalla città

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Milanesi in provincia

Milano ha le sue regole, si sa, ma non sono universali. Anzi spesso proprio per i suoi comportamenti il milanese è immediatamente riconoscibile, basta spostarsi leggermente fuori il capoluogo lombardo e lo si noterà in un batter d’occhio. Alcune sue abitudini e pretese non sono infatti tipiche della provincia, ecco allora alcuni comportamenti che il milanese dovrebbe evitare quando si sposta fuori città

La NON guida per i MILANESI in PROVINCIA: cosa NON FARE quando si esce dalla città

#1 Non vestitevi con giacca e foulard

Credits: @QNM Pinterest
Camicia e foulard

Un milanese lo si riconosce perché è sempre vestito a festa. E non significa che chi vive in provincia è vestito male, ma semplicemente che non bisogna ogni volta indossare gli abiti delle grandi occasioni. Il o la milanese solitamente li riconosci dalla giacchetta e il foulard rigorosamente annodato che indossano. Senza vestirsi da hipster, in provincia vanno bene anche abbinamenti più casual.

#2 Non correte e godetevi la calma (e l’aria pulita)

Quando ci si allontana da Milano, la regola del camminare veloce non funziona più. In provincia ci si prende i propri tempi e non per forza è una cosa negativa, non significa annoiarsi e nemmeno non saper sfruttare al meglio il proprio tempo, ma semplicemente godersi il momento. Anche in provincia si è produttivi ma si fa tutto più lentamente. Una volta messo fuori il piede dalla città, al milanese converrà quindi rallentare il proprio passo e viversi ogni minuto della giornata. E poi allontanarsi dalla città ogni tanto fa bene, soprattutto per respirare un po’ d’aria pulita. In provincia si sente subito che l’aria è meno pesante e meno inquinata.

#3 Non improvvisate col dialetto

Credits: @lamilanesediprovincia
Vignetta in dialetto

Ormai il dialetto milanese lo sanno più i provinciali piuttosto che chi abita in città. Quindi se vieni da Milano Milano e decidi di andare nei dintorni della città ti conviene non provare a parlare in milanese. In molti paesi della provincia si parla ancora il dialetto, ma è un dialetto diverso dal milanese doc, una lingua contaminata da influenze bergamasche, lodigiane, brianzole, lecchesi, di Como o di Cremona che hanno fatto sì che in ogni zona dell’hinterland si creasse un proprio modo di parlare. Il problema è che quando un milanese arriva in provincia sentirà spesso utilizzare in dialetto, ma non gli sarà così facile rispondere. Perché? Perché al novanta per cento il tuo interlocutore provinciale capirà anche il tuo maccheronico dialetto milanese doc, ma le probabilità che tu capisca il suo non sono molto alte. Quindi consiglio: meglio parlare in italiano.

#4 Non aspettatevi di tornare al Medio Evo: anche in provincia puoi pagare con la carta

Provincia non significa arretratezza. Ormai anche in un classico bar di provincia puoi pagare con la carta un semplice caffè, sempre se il nuovo governo continuerà a permetterlo. Sì è vero che in alcune zone della provincia c’è ancora la cultura del contante, ma ora anche fuori dai confini della città si sta iniziando a ricorrere solamente al pagamento con carta, piuttosto che girare con tanti contanti nel portafoglio.

#5 Non fate parcheggi creativi

È vero che in provincia difficilmente i parcheggi sono tutti pieni ma se non lo trovate, cercatene uno un po’ più in là e al massimo camminate, perché in provincia non si parcheggia a caso. È già tanto che i provinciali accettano le quattro frecce in doppia fila, accompagnate ovviamente da qualche insulto, ma sicuramente non si apprezzano i parcheggi creativi tipici dei milanesi. E in realtà non è che non si possa parcheggiare in modo creativo perché si rischia di prendere la multa, anche in provincia la polizia e i carabinieri non passano così spesso, ma perché il parcheggio sui marciapiedi non è una cosa normale! Ovviamente non troverete parcheggi su tutte le strade ma con una piccola ricerca prima o poi lo si trova. Spoiler alert. Seppure anche in provincia ci si sta adattando sempre di più alle strisce blu, a volte si trovano anche parcheggi non a pagamento.

#6 Non pretendete che sia tutto a portata di mano

Credits: @milandiamo
Naviglio Martesana

In provincia non ci sono tutte le comodità di Milano. Per raggiungere la maggior parte delle zone fuori conviene innanzitutto prendere la macchina, la scelta dei mezzi non è la più ottimale, anzi. Una volta arrivati nel paese di provincia muoversi con i mezzi (soprattutto se weekend) sarà molto difficile. Non pensare inoltre che tutto quello di cui hai bisogno sia vicino a te, se devi andare al bar, poi al ristorante, poi al cinema e poi a casa di un amica, potresti fare chilometri prima di raggiungere tutti.

#7 Non fate i bauscia

credit: remember8090.it

“Quest chì l’è on bauscia”. In realtà questa regola potrebbe riassumerle tutte. Cari milanesi, non fate i bauscia e in provincia starete benissimo. Come voi non amate quando chi viene da fuori si comporta da “provincialotto” nella vostra città, così i provinciali non amano che voi vi comportiate da “milanesotti” nei loro paesi. Non tiratevela e non fate gli snob, non sentitevi superiori come se stesse entrando nel terzo mondo e voi venite da un’area civilizzata, perché altrimenti vi farete riconoscere subito. Non aspettatevi che tutto vi sia dovuto. E considerando l’astio un po’ stereotipato che c’è tra milanesi e provinciali, tra bauscia e giargiana, forse è meglio una pacifica convivenza piuttosto che il farsi riconoscere subito e di conseguenza essere sulla bocca di tutti gli abitanti del paese. Sì perché in provincia si parla e se vi farete notare, sappiate che tutto il paese saprà che siete lì nel giro di poco tempo. Quindi meglio non fare il bauscia perché poi non lamentatevi se al vostro passaggio sentirete un corteo di voci che parlano di voi.

Continua la lettura con: 10 COSE da NON FARE a Milano: la non guida per i turisti

BEATRICE BARAZZETTI

copyright milanocittastato.it

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APERITIVO con VISTA su Milano: i migliori ROOFTOP sotto le STELLE

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Credits hyattcentricmilancentrale IG - Organic Sky Garden

Milano non avrà il mare, ma dalle terrazze dei suoi palazzi si può sorseggiare un drink e gustarsi un aperitivo ammirando dall’alto la città con il suo skyline. Vediamo questa selezione di locali panoramici da provare all’happy hour.

APERITIVO con VISTA su Milano: i migliori ROOFTOP sotto le STELLE

#1 Ceresio 7, il più scenografico della città 

Credits aleildevi IG – Ceresio 7

Ceresio 7, di proprietà della maison Dsquared, è senza dubbio il locale più scenografico della città in uno dei rooftop tra i più amati dai milanesi. Si trova al quarto piano dello storico palazzo Enel e mette a disposizione due terrazze con piscina e vista unica sulla zona monumentale e sui grattacieli di Porta Nuova

Indirizzo: via Ceresio, 7

#2 Clèr Rooftop Bar, un angolo di Berlino a Milano

Credits elleforlou IG – Cler Milano

Sul tetto di una ex concessionaria tra il Portello e CityLife c’è Clèr Rooftop Bar un angolo nascosto e rilassante dove mangiare a Milano. In questo luogo riqualificato da un gruppo di giovani imprenditori si può fare aperitivo, oppure fermarsi per un pasto sia di giorno che la sera. Dalla terrazza si vede lo skyline di Cityife anche se sembra di essere a Berlino.

Indirizzo: via Bressanone, 8

#3 Radio Rooftop Bar, vista spettacolare su Piazza Della Repubblica e su Porta Nuova

Credits: @radiorooftopmilan Radio Rooftop Milano

Al Radio Rooftop Bar si sale in quota, ci troviamo al decimo piano del prestigioso Hotel 5 stelle Me Milàn Il Duca. Un richiamo forte Ai locali della Grande Mela, di tendenza e adatto a chi a gusti cosmopoliti. Seduti a un tavolo mentre si sorseggia un drink si può godere di una vista spettacolare su Piazza Della Repubblica e su Porta Nuova e provare delle ottime tapas internazionali e cocktail ricercati.

Indirizzo: via Marco Polo, 18

#4 Organics SkyGarden Cielo, aperitivo in una giungla urbana a 40 metri d’altezza

Credits hyattcentricmilancentrale IG – Organic Sky Garden

Con viste mozzafiato sullo skyline di Milano e sul Bosco Verticale, Organics SkyGarden Cielo è il nuovo nome della rinomata terrazza La Gare Rooftop.  Qui si può gustare l’aperitivo in una vera giungla urbana a 40 metri d’altezza, al 13esimo piano dell’Hyatt Centric Milan Centrale, con muri rigogliosi di vegetazione, cocktail artigianali, picnic in quota, intime sessioni di musica dal vivo e dj set.

Indirizzo: via Giovanni Battista Pirelli, 20

#5 Terrazza Aperol, vista invidiabile sul Duomo, le sue guglie e tutta la piazza

Credits danibutten IG – Terrazza Aperol

La Terrazza Aperol è la location perfetta per un aperitivo nel cuore della città. Da anni è diventata un simbolo di Milano vista la sua posizione a lato dell’ingresso principale della Galleria Vittorio Emanuele II. Lontano da occhi indiscreti la vista è senza eguali: da qui si può ammirare nel suo massimo splendore il Duomo, le sue guglie e tutta la piazza.

Indirizzo: piazza Duomo

Continua la lettura: BREAKFAST a CINQUE STELLE: le tre più buone colazioni negli HOTEL di Milano accessibili agli esterni

FABIO MARCOMIN

copyright milanocittastato.it

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Come nel PROIBIZIONISMO: il SECRET BAR nascosto dietro un MURO vicino a Milano

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Credits backdoor1253.it - Muro interno Secret bar

Scopriamo come è fatto e dove si trova.

Come nel PROIBIZIONISMO: il SECRET BAR nascosto dietro un MURO vicino a Milano

# L’unica entrata è dietro un muro

Credits giadafornoni IG – Entrata Secret Bar

Anche a Milano si stanno diffondendo da qualche anno i Secret Bar, ma questo ha davvero dell’incredibile. Al Backdoor 1253 di Calusco d’Adda in provincia di Bergamo per poter entrare bisogna scoprire l’entrata corretta che è dietro a un muro ed aprirlo. Appena entrati si viene catapultati in un ambiente che ricorda quello del proibizionismo americano degli anni ’20

# Tutti gli arredi sono a tema, anche il bagno

Credits backdoor1253.it – Secret bar

Tutto richiama quel periodo, con assenza di finestre e punti di accesso evidenti, pareti di mattoni, arredi in legno, poltrone in velluto ricamate, sedie in pelle, lampadari in cristallo, quadri, specchi, targhe e foto in bianco e nero, luci soffuse e sottofondo musicale ad hoc. Anche il bagno segue lo stesso stile

Credits giadafornoni IG – Cocktail Secret Bar

Da provare i cocktail bilanciati ed elaborati ispirati a quelli storici nati a quell’epoca, oltre a quelli più moderni, insieme a bruschette, taglieri di salumi e formaggi, club sandwhices, panini, focacce e burger.

# Le sfide nelle Escape Room

Credits backdoor1253.it – Escape Room Secret bar

Se non bastasse l’esperienza del Secret Bar ci si può cimentare in una delle Escape Room, sfidandosi con gli amici per provare a uscire entro il tempo massimo stabilito superando le prove richieste e rispondendo correttamente agli indovinelli proposti. Ce ne sono di sette ambientazioni differenti: il Mistero dei Templari, Alcatraz, Assalto alla Zecca, Death Game, Hannibal, Segreti d’Egitto e Notte da Leoni.

 

Fonte: giadafornoni IG

Continua la lettura: SECRET BAR a Milano: gli esclusivi “locali clandestini” in cui solo pochi possono entrare

FABIO MARCOMIN

copyright milanocittastato.it

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Il video del giorno: la STRADA “TAPPO” di Milano

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“Mi rivolgo a voi come residente di Via dei Bossi per porre l’attenzione sulla situazione critica in cui versa la nostra strada, dopo la chiusura di una delle vie principali che conduce alla zona. La direzione del traffico è stata modificata e adesso la strada è percorsa da numerose macchine che viaggiano a velocità sostenuta in un’arteria che è molto stretta e che non dispone di marciapiedi. La situazione è diventata terribile e ci troviamo in grande difficoltà. Inoltre, c’è anche una scuola sulla nostra strada, in cui i bambini non possono più giocare all’aperto a causa della presenza di gas di scarico.”
I video di Kamal Hakim

Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)

ANDREA ZOPPOLATO

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NANNI SVAMPA, l’ironico artista della canzone milanese

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Svampa

Una delle figure più importanti della cultura popolare milanese del ‘900.

NANNI SVAMPA, l’ironico artista della canzone milanese

# 85 anni fa nasceva una delle figure più importanti della cultura popolare milanese del ‘900

Svampa

In questi giorni cade l’85° anniversario della nascita di Nanni Svampa, una delle figure più importanti della cultura popolare milanese del ‘900. Svampa, che è mancato nel 2017, all’anagrafe faceva Giovanni: nacque a Milano (il 28 febbraio 1938) in via Ponchielli n. 5, per un segno del destino la madre era di Sangiano, comune che diede i natali a Dario Fo. Lei era della parte lombarda del Lago Maggiore, mentre il papà di Svampa aveva origini sul lato piemontese, più precisamente a Cannobio.

# La prima esibizione a cinque anni

Nel 1940 Nanni sfolla con i suoi nel paesino materno e qui c’è la prima esibizione di colui che entrerà nelle leggenda del cabaret e del teatro popolare meneghino: “avevo cinque anni, i miei genitori tenevano spettacoli goliardici per intrattenere gli abitanti di Sangiano, una sera mi chiesero di raccontare una barzelletta in pubblico ed io, molto timido, iniziai a recitarla, ma prima di finirla scappai via”.  Come debutto non fu un ganchè, ma la tenera età è un’attenuante più che valida.

# Il ritorno a Milano e il mondo dello spettacolo

Nel 1947 gli Svampa tornano a Milano, Nanni va alle medie, poi decide di iscriversi al Liceo Scientifico Da Vinci. Dopo il diploma entra alla Bocconi (Economia e Commercio), ma il mondo dello spettacolo lo ha già “rapito”. Galeotta fu la conoscenza di Nuccio Ambrosino, che più in là diventerà un affermato regista di programmi TV e di pubblicità. I due hanno l’idea di creare il gruppo “I soliti idioti”, autori poi della rivista “Prendeteli con le pinze e martellateli”. Il team così creato adotta il nome de “I Corvi”, si esibiscono in contesti importanti milanesi, tra cui il Piccolo Teatro. E’ il 1960 e Nanni Svampa, appena prima di iniziare il servizio militare, conosce la figura di Georges Brassens, cantante e poeta francese, considerato uno dei più grandi maestri della canzone d’autore: “il francese non lo capivo, quindi intuivo soltanto il significato delle sue canzoni, ma quel suo carisma mi colpì, al punto da considerare la sua conoscenza un punto cruciale della mia carriera”, confidò Svampa in un’intervista dei primi anni duemila, parlando appunto di Brassens.

Inizia a “studiare” le canzoni dell’artista francese e le traduce in dialetto milanese. Con questo tipo di lavoro intellettuale comprende quanto la lingua meneghina sia qualcosa che va al di là del lessico, un’entità comunicativa che entra in un vortice di espressività.

# Il gruppo de “I Gufi”

Credits wikipedia-cooljazz5 – Svampa Brassens

Come si può parlare di Svampa senza citare “I Gufi”? Ecco, non si può.

Tramite un giro di amici, fidanzate e morose varie, che coinvolgono anche Giampiero Peo Borella, Nanni, al night “Captain Kidd” di Milano, incontra Lino Patruno, un calabrese che aveva “scalato” l’Italia passando da Crotone a Roma e infine all’ombra della Madonnina, inseguendo la passione per il Jazz. Qualche sera dopo, al Derby, vede uno spettacolo “noir” anzi, “cantamacabro”. La scena la tiene un certo Roberto Brivio, più vecchio di Svampa di una settimana. I tre si mettono insieme, poi tirano dentro anche Gianni Magni, il più giovane. Nanni Svampa, con i Gufi, si dimostrerà un autore capace di introdurre, nel panorama musicale italiano, una comicità surreale, un po’ satira sociale e un po’ ricerca della tradizione, attraverso la canzone lombarda.

Con i Gufi partiamo nel 1964, inizialmente facciamo cabaret, ma subito dopo i nostri lavori sbarcano in teatro. Capiamo che la nostra popolarità non ha confini geografici quando, nel ’65, Sergio Bernardini ci scrittura alla Bussola di Marina di Pietrasanta”, raccontò Nanni Svampa.

Ma, nei Gufi, qual’era il suo ruolo?

“Brivio faceva le canzoni sui morti, Patruno ci metteva l’anima Jazz, Magni era l’espressività mimica nonchè il dinamismo fisico, mentre io cantavo e raccontavo -confidò- appartenevamo a quattro mondi diversi, capaci di amalgamarsi bene fra di loro”.

Chiusa la parentesi dei Gufi (1969) Svampa continua l’attività artistica con Patruno e Franca Mazzola.

Gli anni settanta proseguono con Ettore Cenci, poi si da al teatro e all’approfondimento della canzone milanese, non disdegnando di riprendere lo studio di Brassens.

# La carriera dell’ironico artista della canzone milanese

Credits dogville.it – Nanni Svampa

Ha recitato in 14 film, tra cui “Il Mulino del Po”, “Homo Eroticus” e “Kamikazen – ultima notte a Milano”, ha inciso una quarantina tra 33 e 45 giri e ha realizzato una miriade di opere di varia specie, quasi tutte all’insegna del dialetto milanese.

Nanni Svampa ci ha lasciati il 6 agosto 2017.

FABIO BUFFA

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VENDUTA la VILLA più COSTOSA messa sul MERCATO a Milano (FOTO GALLERY)

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Credits cbcommercial.it - Villa di lusso venduta a Milano

Nel cuore di Brera a pochi passi dal Quadrilatero della Moda, quattro piani di lusso oltre a una mega terrazza panoramica, un giardino, una Spa e molto altro. La villa, caratterizzata da una particolare struttura geometrica, è curata nei minimi dettagli. A quale prezzo è stata venduta? Chi era il proprietario? Scopriamolo insieme a tante altre curiosità.

VENDUTA la VILLA più COSTOSA messa sul MERCATO a Milano (FOTO GALLERY)

# Villa del Platano, una dimora da sogno nel cuore di Brera 

Villa 

Villa del Planato ha trovato finalmente un acquirente. La dimora di lusso milanese di Santo Versace, fratello di Gianni e Donatella, è passata di mano dopo diversi tentativi andati a vuoto. Si trova nel cuore di Brera, a pochi passi da via Manzoni e via Monte Napoleone e si compone di 8 camere da letto, 10 bagni, un garage per 6 auto da 120 mq ma anche una Spa, una palestra, una zona per il personale di servizio. In totale sono 4 piani, oltre 2.000 mq complessivi, di cui 442 mq di giardino e 400 mq di terrazza panoramica. 

# In passato la quotazione era arrivata a 49 milioni di euro

Terrazza villa

La villa progettata dagli architetti Carlo de Carli ed Antonio Carmiati è un vero e proprio monumento, un’espressione tipica del Modernismo dei primi anni ’50, in via dei Giardini, una delle strade più belle e prestigiose della città. 

Negli anni ’70 Santo Versace l’ha acquistata e ristrutturata con l’idea di creare una villa singola per la sua famiglia nel cuore di Milano, nei pressi delle vie più esclusive, come Via Montenapoleone e Via Della Spiga. Nel 2012 l’immobile era stato messo sul mercato a 49 milioni di euro, ma per diversi anni non ha trovato compratori.

Ecco le principali curiosità e una gallery di foto mozzafiato.

# Un ottagono incastonato in un rettangolo e i mosaici in polvere d’oro che raffigurano la “Medusa” simbolo della maison Versace

La villa con la sua meravigliosa facciata si caratterizza per la sua particolare struttura geometrica: un ottagono incastonato in un rettangolo. L’arredo di tutti i locali sono stati pensati alla perfezione senza nessun dettaglio lasciato al caso. Un esempio sono gli armadi in legno fatti a mano in Marocco, i quali caratterizzano la sala del corridoio nella zona notte.

Oppure le magnifiche sfere in vetro di Murano incorporate nella scalinata, o i mosaici in polvere d’oro che, con le loro ombre ocra e verde smeraldo, danno forma alla Medusa, simbolo appunto di Villa Versace.

Ovviamente la casa non poteva non ospitare anche una grande sala da biliardo: un tavolo da gioco molto grande e di un fantastico rosso acceso.

Le grandi finestre si affacciano sull’enorme giardino mostrando un’ampia selezione di statue classiche.

Credits: finance.yahoo.it

# Il nuovo proprietario e a quale prezzo è stata venduta 

La villa è stata venduta a luglio 2022 alla cifra record di 33,3 milioni euro, nonostante un ribasso del 30% rispetto alla quotazione iniziale. La società di intermediazione che ha gestito la trattativa, Coldwell Banker Commercial, ha fatto sapere che il nuovo proprietario è un fondo di private equity londinese senza però rivelarne il nome. L’obiettivo dell’acquisizione è quello di un’ulteriore valorizzazione della dimora di lusso con un progetto unico per l’Italia.

 

Continua la lettura: L’APPARTAMENTO più COSTOSO di Milano è stato venduto: chi è il nuovo proprietario?

FABIO MARCOMIN

copyright milanocittastato.it

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I record di ESSELUNGA: il PRIMO supermercato d’Italia, il più grande d’Europa, il punto più a SUD

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Ph. annalauratbmfc1990 IG

Esselunga è una icona di Milano, un brand riconoscibile ormai anche nel resto d’Italia. Nonostante la diffusione di altri marchi resta comunque legato all’identità della città, ma solo pochi conoscono i primati che ha battuto e altri fatti curiosi. Scopriamoli insieme.

I record di ESSELUNGA: il PRIMO supermercato d’Italia, il più grande d’Europa, il punto più a SUD

# L’origine di un’icona milanese

Credits topmanager.it – Bernarndo Caprotti

Bernardo Caprotti nasce nel 1925 da una famiglia di industriali tessili, dei cotonieri. Dopo la Laurea in Legge, si trasferisce in America per impratichirsi nel cotone e, soprattutto, nella meccanica tessile. E così, dopo un anno di permanenza, torna in Italia e comincia il suo lavoro nella “manifattura” di famiglia, in Brianza. Nell’estate del 1952, perso il padre, si trova a capo dell’azienda. Caprotti porta avanti il suo lavoro nel tessile, ma nel 1965 inizia ad occuparsi dei supermercati a tempo pieno.

# Il primo supermercato d’Italia in viale Regina Giovanna nel 1957

Credits: www.lombardiabeniculturali.it

Con la fondazione di Supermarkets Italiani S.p.A. e con l’inaugurazione a Milano nel 1957 del primo Esselunga in viale Regina Giovanna, inizia l’epoca dei supermercati in Italia. Il magnate americano Nelson Rockefeller, socio fondatore dell’azienda, viene affiancato da alcuni soci di minoranza, tra cui Bernardo Caprotti. Il concetto di supermercato, di self-service e di spesa in un unico luogo è una novità nell’Italia del secondo dopoguerra, e dà vita ad un modello innovativo di acquisto, contribuendo a delineare la figura del moderno consumatore.

# Il più grande shopping center d’Europa in viale Zara

Credits: www.offerteshopping.it

Dal quel momento la crescita di Esselunga non si è più fermata. In soli quattro anni vennero aperti altri 5 o 6 punti vendita in città tra cui quello di viale Zara, ai tempi il più grande «shopping center» d’Europa. Poi 1961 viene inaugurato il primo magazzino centralizzato di Pioltello e il primo supermercato fuori città e regione a Firenze, in via Milanesi. Altri 16 negozi aperti nel 1964, anno in cui nasce il marchio con la “S” lunga, ideato dal grafico svizzero Max Huber. Diventa ben presto il nome con cui i clienti si riferiscono al supermercato milanese.

# Il punto vendita più a Sud si trova ad Aprilia

Credits: www.italiafruit.net

Oggi Esselunga ha una rete di 193 negozi in sette regioni d’Italia: Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana e Lazio. Si avvale di oltre 25.000 persone, fattura circa 8.1 miliardi di euro e conta 5.5 milioni di clienti. Il supermercato Esselunga più a Sud d’Italia si trova nel Lazio, ad Aprilia, ed è stato inaugurato nel 2014. Il primo negozio della Capitale, in via Prenestina, è stato invece aperto nel 2017.

# Esselunga è anche una Food Company con utili record

Credits: www.reportpistoia.com

Esselunga è l’azienda leader della GDO italiana anche per quanto riguarda gli utili cumulati: 1.212 milioni tra il 2016 e il 2020. In più è una vera e propria Food Company, un produttore diretto di dolci, pasta fresca, pane, piatti etnici, sushi e molte ricette di gastronomia. Tutto viene realizzato nei suoi stabilimenti e centri di lavorazione di Limito di Pioltello, Biandrate e Parma. Questa vocazione è presente dal 1959, quando fu realizzato il primo stabilimento per la produzione di pasta fresca e gelati e per la torrefazione del caffè.

# La Esse, il mini market di quartiere

Credits: natipervivereamilano.com

Nonostante la sua lunga storia Esselunga si è evoluta dando uno sguardo al passato e al concetto di mini market di quartiere con La Esse. Si tratta di un format innovativo di acquisto inaugurato nel 2019 che si compone di tre aree: un caffè con cucina a vista, un supermarket di vicinato con oltre 2000 prodotti e il servizio Clicca e Vai tramite locker per il ritiro della spesa effettuata online. È presente a Milano con 9 negozi e 2 a Roma.

# Una particolare attenzione alla comunità: donati 3 milioni di pasti ai bisognosi

Credits: www.bancoalimentare.it

Le principali iniziative di solidarietà si sono focalizzate soprattutto su tre macro-obiettivi: promuovere la cultura e l’educazione delle nuove generazioni, sostenere la ricerca scientifica e i progetti di solidarietà e ridistribuire le eccedenze alimentari aiutando le fasce più deboli. In merito a quest’ultimo punto, da 15 anni l’azienda ha avviato una collaborazione con il Banco Alimentare per devolvere ai più bisognosi le eccedenze in modo sistematico e sicuro.

Finora, sono riusciti a donare 1.500 tonnellate di prodotti, corrispondente a oltre 3 milioni di pasti. L’obiettivo è raggiungere i 4 milioni entro il 2025.

Continua la lettura con: I SUPERMERCATI dei milanesi: PRIMATI e MISTERI di Carrefour ed Esselunga

FABIO MARCOMIN

copyright milanocittastato.it

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