L’ensemble del carcere più grande d’Italia si esibisce per raccogliere fondi. Quando e come partecipare.
CONCERTO nel CARCERE: la musica della libertà alle porte di Milano
# L’ensemble dei detenuti del carcere di Opera torna in scena
Associazione per MITO Onlus: Orchestra in Opera
L’ensemble interamente formato da detenuti del Carcere di Opera “Orchestra in Opera”, che nasce dal laboratorio musicale destinato ai detenuti del carcere, torna in scena per solidarietà. Finanziato dall’Associazione per MITO, nata nel 2016 con l’obiettivo di rendere la musica accessibile a tutti anche a chi si trova in condizione di disagio, a cadenza settimanale coinvolge un numeroso gruppo di detenuti dell’istituto penitenziario più grande d’Italia. Condotto dai Maestri Stefania Mormone e Alberto Serrapiglio del Conservatorio “G. Verdi” di Milano, si prepara ad esibirsi per raccogliere fondi.
# Il concerto in favore della Casa di Riposo per musicisti “Giuseppe Verdi”
Orchestra in opera
Il concerto è a offerta libera ed è programmato per il 25 novembre 2023 alle ore 20:00, con ingresso alle ore 19:15 da Via Camporgnago 40, all’interno della struttura carceraria. La raccolta fondi è finalizzata all’acquisto di presidi sanitari a sostegno della RSA Casa di Riposo per musicisti “Giuseppe Verdi”. I posti sono a numero limitato ed è necessaria la prenotazione sul sito www.xmito.org. Le iscrizioni terminano il 15 novembre 2023 e solo chi ottiene la conferma di partecipazione potrà entrare.
Morimondo dista circa 5 chilometri da Abbiategrasso lungo la statale per Pavia e 30 da Milano, ai confini della città metropolitana.
Uno dei borghi classificati come “più belli d’Italia” è posto sulla riva sinistra del Ticino e vanta diversi primati.
5 + 1 primati e curiosità su MORIMONDO, il comune del “distanziamento sociale”
#1 Un nome scelto per “marketing territoriale”
Morimondo
In origine si chiamava Coronate. Dal 1871 ha preso questo nome, anche per identificarlo con l’abbazia divenuta di interesse nazionale, mentre Coronate è diventata una sua frazione.
#2 E’ il comune del “distanziamento sociale”: il meno abitato della città metropolitana
Credits: cittaslow.it – Morimondo
Per chi vuole sfuggire dalla calca e si è affezionato al distanziamento sociale, Morimondo è il comune che fa per lui.
Con soli 41,69 abitanti per km quadrato, Morimondo è infatti il comune con la più bassa densità abitativa della città metropolitana di Milano.
Dopo di lui i comuni per chi non soffre di solitudine ci sono Ozzero, Besate, Mediglia, Abbiategrasso e Corbetta.
#3 E’ nella lista dei “borghi più belli d’Italia”
Morimondo. Credits: im_lost_in_vacation (INSTG)
Nella selezione ufficiale dell’associazione privata che promuove i piccoli centri.
#4 Prende il nome da un’abbazia francese
credits: @david.rossi.129
La fondazione della prima chiesa risale al 1134. I primi monaci giunsero dall’abbazia di Morimond, vicino a Digione. I monaci bonificarono l’area nei pressi del Ticino, realizzarono dei canali di irrigazione e impiantarono la coltivazione a marcite. Nel 1182 iniziò la costrizione dell’abbazia attuale, tutta in laterizio, con facciata a capanna e tiburio ottagonale sulla crociera. Secondo altre fonti il nome del luogo deriverebbe dalle parole francesi “moire mont”, cioè “monte nella palude”, poiché l’abbazia fu costruita su un rilievo in mezzo alle zone paludose.
#5 Napoleone soppresse il Monastero
Credits: meteoweb.eu
Nel 1798 con l’arrivo di Napoleone il monastero fu soppresso e il patrimonio culturale andò disperso. In tempi più recenti, grazie al supporto della comunità locale, l’attività religiosa e culturale dell’abbazia è rifiorita.
#5+1 Un set cinematografico
Alcune scene del film Cado dalle nubi di Checco Zalone sono state girate a Morimondo. Qui sono stati girati anche alcuni spezzoni del film Papà dice messa di Renato Pozzetto, e, presso l’abbazia, è stato girato il telefilm mediaset “Benedetti dal Signore” con Ezio Greggio ed Enzo Iacchetti.
Forse non tutti sanno che questa cascina è stata fonte d’ispirazione per la ricostruzione del Castello Sforzesco.
La CASCINA NASCOSTA che ha ispirato il CASTELLO SFORZESCO
# La Cascina nata dalle ceneri di un convento
Credits: jamesmagazine.it
La Cascina Pozzobonelli fu costruita come villa suburbana per la villeggiatura da Gian Giacomo Pozzobonelli in epoca sforzesca. Antecedentemente alla costruzione della villa, si ipotizza che il terreno fosse occupato da un convento.
Situata oggi tra la fermata dei taxi e un locale notturno nei pressi della Stazione Centrale, grazie alla sua costruzione in mattoni e agli archetti del porticato riesce a contraddistinguersi dai palazzi moderni che la circondano.
# L’arte salvata dalle demolizioni per la viabilità
Credits: milanodavedere.it
L’architettura dell’edificio rimanda ai modi di Donato Bramante, architetto e pittore italiano tra i maggiori artisti del Rinascimento, ed in particolare al tiburio di Santa Maria delle Grazie.
A seguito delle demolizioni dovute a motivi viabilistici, alcune parti della cascina sono andate perdute, ma ancora oggi sono presenti parti del porticato e la cappella a forma di edicola, in cui è possibile osservare alcuni affreschi della scuola di Donato Bramante.
# La Cascina fonte d’ispirazione per la ricostruzione del Castello Sforzesco
Attualmente è visibile dal lato sud di Piazza Luigi di Savoia, l’originaria cappella della villa, con parte del portico che la collegava al palazzo. Caratteristiche del portico sono le colonne in pietra con capitelli a motivi vegetali, mentre la cappella presenta tre absidi semicilindriche, sormontate da un tamburo ottagonale aperto da oculi e concluso dalla lanterna.
Non molti sanno che nella ricostruzione del Castello Sforzesco, l’architetto e storico Beltrami prese ispirazione da uno degli affreschi custoditi all’interno della Cascina.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Progettato da Stefano Boeri e inaugurato nel 2014, il Bosco Verticale è il simbolo di sviluppo urbano green più conosciuto al mondo. Le sue due torri rappresentano una nuova architettura della biodiversità, icona di una Milano che punta al cielo nella sfida ai cambiamenti climatici.
Nonostante la sua fama, ecco 7 cose che forse non sai sul Bosco Verticale. Foto Cover: @milanographies IG
Il “GRATTACIELO più bello e innovativo del MONDO”: 7 cose che forse non sai sul BOSCO VERTICALE
#1 L’equivalente di una piccola foresta
Credits: @chriscenaikotravels IG
Le due torri, alte 80 e 112 metri, sono adornate da oltre 15.000 piante e 90 diverse specie tra alberi, arbusti e vegetazione floreale. Pertanto, risultano essere l’equivalente di una foresta di 3 ettari, in grado di assorbire 30 tonnellate di anidride carbonica ogni anno.
Questo nuovo progetto ha attirato numerose specie di animali, tra cui 1.600 esemplari di uccelli, farfalle e insetti, che, trovando in questo doppio grattacielo verde il proprio habitat naturale, hanno dato inizio ad una ricolonizzazione vegetale e faunistica della grigia Milano.
#2 Un’idea che nasce dall’osservazione dei grattacieli di Dubai
Credits: siviaggia.it
L’architetto Stefano Boeri notò come gli edifici a Dubai fossero rivestiti di vetro, ceramica o metalli, riflettendo la luce solare e generando calore nell’aria e per la terra.
Da qui nacque l’input per progettare le due torri biologiche e sostenibili, in grado di ridurre i consumi energetici e di accumulare anidride carbonica, riducendo l’impatto ambientale di Milano.
#3 I “giardinieri volanti” curano la manutenzione delle piante
Credits: @lucyhall_01 IG
Come ogni pianta, questa struttura gigante ha bisogno di moltissime attenzioni per assicurarsi una crescita costante nel tempo.
Ecco perché ogni aspetto della vegetazione viene curato dai “Flying Gardeners”, una squadra specializzata di arboricoltori-scalatori che, una volta all’anno, si cala dal tetto degli edifici per eseguire la potatura e la verifica dello stato delle piante.
#4 Quanto costa abitarci? Fino a 16.000 al metro quadrato per l’acquisto, 3.500 euro l’affitto per 80 mq
Credits: www.elledecor.com
Per acquistare un appartamento in una delle due torri del Bosco Verticale il prezzo varia tra 12.500 e 16.500 euro al metro quadro. A questo si aggiunge anche la quota di spese condominiali pari a 1.500 euro al mese. È possibile anche affittare una di queste abitazioni, con un importo di 3.500 euro al mese per 80mq, in aggiunta a 6.500 euro all’anno di spese condominiali.
A causa di questi prezzi elevati, in questi grattacieli esclusivi si trovano ancora degli alloggi vuoti.
#5 Il Bosco Verticale è entrato a far parte di un gioco di società
Credits: www.milanotoday.it
Come descrivereste il rivoluzionario complesso residenziale senza utilizzare le parole “Milano”, “grattacielo”, “Boeri”, “alberi” e “foresta”? Se pensate che nessuno vi farà mai questa domanda, vi sbagliate.
Infatti, dal 2019, il Bosco Verticale è entrato a far parte del gioco di società Taboo. Ad annunciarlo sui social fu lo stesso Stefano Boeri, postando una foto della tessera Taboo.
#6 Il “grattacielo più bello e innovativo del mondo”
Credits: @elenagalysan IG
Nel 2015, il Council on Tall Buildings and Urban Habitat, promosso dell’Illinois Institute of Technology di Chicago, ha nominato il Bosco Verticale di Milano “grattacielo più bello e innovativo del mondo“.
Il progetto milanese batte il One World Trade Center di New York, il CapitaGreen di Singapore e il Burj Mohammes Bin Rashid Tower di Abu Dhabi, portando Milano come simbolo di un’architettura rivoluzionaria a livello mondiale.
#7 Un punto di riferimento per l’architettura sostenibile
Credits: @gianluca.lilli IG
Il Bosco Verticale di Milano è diventato un nodo cardine nell’ambito dell’architettura sostenibile. Infatti, sono molti i progetti ispirati dalla costruzione “made in Italy”, primo tra tutti l’idea di un’intera città foresta che trova l’ideazione e, forse, la sua futura realizzazione in Cina.
Qualche nostalgico della Milano degli anni novanta ricorda una città ricca di locali dove si suonava dal vivo. Poi, complice una nuova legge dello stato piuttosto repressiva e il cambiamento dei tempi, i musicisti si sono diradati dai locali di Milano. Restano comunque degli importanti baluardi sul palcoscenico della capitale della musica italiana.
I locali con MUSICA LIVE da non perdere a Milano
# NIDABA THEATER
Un palco, luce soffusa e tavolini di legno. Piccolo, magico, pieno di vita. Storico locale per chi ama la musica e la birra. Blues, rock, jazz, swing, folk tutte le sere. (Nel 2016 ha ricevuto l’Ambrogino d’Oro.)
Elegante, storico e con una programmazione artistica tra le migliori in circolazione. Musica prevalentemente jazz, ma anche soul, pop e rock con doppi turni di spettacoli. C’è anche il ristorante per cenare ascoltando musica di qualità in un’intensa atmosfera.
Dopo la chiusura delle Scimmie è il locale con musica live più longevo di Milano. Musica jazz dal vivo con una programmazione regolare da oltre 20 anni. Musica e aperitivi in un ambiente non troppo ricercato, giallo e blu.
Musica e birra. Birra e musica. Giovane birrificio con un ambiente particolare, tra il familiare e l’alternativo. Un piccolo palco interno e un cortile esterno estivo per la live music. Musica jazz, ma anche rock, soul e pop.
Un ambiente colorato e tropicale, con richiami alla cultura brasiliana. Se il cibo è l’esperienza principale, nella sede di Cadorna, al piano interrato, si è accompagnati da musica dal vivo acustica con artisti brasiliani e non solo.
Le ex Cristallerie Livellara ospitano da tempo uno dei locali più identitari di Milano. Lo Spirit de Milan è una pista da ballo, un palco, un ristorante, un luogo di ritrovo in autentico spirito milanese.
Atmosfera rilassata e giovanile. Un concerto, una jam o una semplice selezione di vinili. Un locale in cui la musica è padrona e in cui ci si sente in famiglia.
Nato nei primi del ‘900 come osteria, fu ritrovo di gangster nel periodo in cui Fred Buscaglione, che ne era proprietario, lo regalò alla sua amante e, allo stesso tempo, fu punto d’incontro degli artisti della scena italiana. Ospitava concerti e jam session jazz di alto livello… un covo di musicisti che ha chiuso i battenti nella primavera del 2021.
All’interno di un ex cinema-teatro con arredi vintage. Tavoli del ristorante in sala e al posto del film proiettato, il palco. Musica jazz e non solo finché ha abbassato il sipario nel 2022. Sembra che la chiusura sia solo temporanea.
marinacicogna IG - Incrocio Corso Monforte-Visconti di Modrone
Un’infrastruttura ciclabile di cinque chilometri dal centro città al “mare dei milanesi” per far spostare chi si muove in bicicletta dal centro all’estremo Oriente di Milano. Molti milanesi però non sono contenti del risultato e degli effetti sulla mobilità.
La “VIA dell’EST”, la CICLABILE San Babila-Idroscalo è stata completata. Anche se NON TUTTI fanno FESTA
# Cinque chilometri dal centro città al “mare dei milanesi”
Monforte – Visconti di Modrone
Un tragitto lungo cinque chilometri di pista ciclabile che dal centro di Milano, la rinnovata Piazza San Babila dove arriva la linea M4, arriva direttamente all’Idroscalo. L’ultimo tassello è stato il tanto discusso incrocio tra Via Visconti di Modrone e Corso Monforte, nelle ultime settimane verrà rifinito l’ultimo pezzo. Il percorso è stato realizzato in gran parte in sede protetta e salvo qualche punto interrotto per lavori in corso, come all’altezza di Corso Indipendenza per le sistemazioni superficiali della metropolitana, e all’incrocio con Dateo dove è consigliabile scendere dalla bici e attraversare a piedi sulle strisce, si percorre abbastanza in sicurezza. La tratta che transita lungo il tracciato della M4, da Tricolore, è quella più sicura dato che passa sul parterre centrale o comunque sullo spazio dedicato sul marciapiede.
# La linea 6 del Biciplan Metropolitano
Biciplan
Nell’estate 2022 è stato inaugurato il primo tratto della linea 6 del Biciplan Metropolitano, una rete di 750 km di piste ciclabili, che da via Corelli prosegue lungo la Via Rivoltana costeggiando l’Europark fino a Via Mondadori a Segrate all’altezza di Punta dell’Est e che insieme al tratto in arrivo da San Babila consente ai milanesi di pedalare in circa 30 minuti fino all’Idroscalo.
# Non tutti sono entusiasti della nuova pista ciclabile
Repubblica Milano – Ciclabile Idroscalo
Non tutti sembrano però entusiasti di questa nuova infrastruttura pensata per agevolare e rendere più sicuri gli spostamenti dei ciclisti. Ecco alcuni commenti al post dell’articolo sulla pagina facebook di Repubblica:
“Beh certo 30 minuti per arrivare all’Idroscalo wow fantastico, e poi 20 minuti per fare 100 metri su corso Monforte con l’auto” – Claudio Chieco
“Sabato ero in via Corelli, tratto finale. Avrò visto passare una decina di bici e molti podisti, perché NON HANNO COSTRUITO I MARCIAPIEDI !! Parcheggio luna park pieno di auto” – Mauro Sessa
“Almeno una decina di gaps della ciclabile lungo il percorso, tratti con ciclabile presente solo in un senso di marcia, tratti con cordoli che si interrompono in più punti, ancora cantieri incompleti e transenne di traverso sulla ciclabile che impediscono il passaggio…. Provare per credere!” – Marco Guida
“Si pedala in sicurezza: c’è un cratere nella foto, in mezzo alla pista ciclabile!” – Luca Mattei
“Ok le piste. Ma i parcheggi x le biciclette ?????” – Michele di Lillo
“Peccato che poi nessuno la pulisca. Il tratto di via Corelli è invaso di vetri e rifiuti di ogni genere…..” – Mario Baronio
Con il nuovo orario invernale si riduce il tempo di percorrenza con i treni dell’Alta Velocità da Milano alle Marche. Ecco i viaggi previsti.
Da MILANO al mare delle MARCHE in TRE ORE e MEZZA: la novità del FRECCIAROSSA
# Dal 10 dicembre un risparmio di 30 minuti per viaggiare con l’Alta Velocità da Milano a San Benedetto del Tronto
trenord_01 IG – Stazione San Benedetto del Tronto
L’offerta di Trenitalia migliora i collegamenti tra Milano e il mare delle Marche. Con il nuovo orario invernale operativo dal 10 dicembre, tre Frecciarossa che fermano a San Benedetto del Tronto percorreranno il tragitto in circa 30 minuti in meno rispetto alla durata di viaggio attuale, ci vorranno tre ore e 36 minuti. Il tutto sarà possibile grazie all’eliminazione delle fermate di Modena e Parma lungo la linea dell’Alta Velocità, rimarrà solo quella di Reggio Emilia dopo Bologna.
# La nuova programmazione dei Frecciarossa
andypuppydog IG – Frecciarosssa a San Benedetto del Tronto
I treni programmatisono i seguenti: 8807 Milano-Taranto, con partenza da Milano alle ore 11:35 e arrivo alle 15:11, 8813 Milano-Lecce con partenza alle 14:35 e arrivo alle 18:13 e 8810 con partenza da San Benedetto del Tronto alle ore 8:41 e arrivo a Milano alle 12:30. A questi si aggiungono quelli che fanno già fermata nel comune marchigiano ad eccetto, al momento, nel Frecciarossa 8806.
Talmente selvaggia che ancora oggi non arriva l’elettricità ed è abitata solo nella bella stagione. Vediamo dove si trova e cosa c’è da scoprire.
Milano-Val Bavona
La VALLE con CASCATE e BORGHI ANTICHI a due ore da Milano (che pochi milanesi conoscono)
# Val Bavona, abitata solo nella bella stagione, è una delle più belle valli del Canton Ticino
Credits walserstefan IG – Val Bavona
A sole due ore di auto da Milano c’è una valle caratterizzata da cascate e borghi antichi: la Val Bavona. Si dirama dalla Vallemaggia ed è talmente selvaggia che ancora oggi non arriva l’elettricità ed è abitata solo nella bella stagione. L’ultimo paese con la corrente elettrica è Bignasco.
Credits lauram_1982 IG – Val Bavona
L’antica opera dell’uomo in combinazione con la natura incontaminata fanno di questa valle una delle più belle del Canton Ticino. Altissimi dirupi e i resti di frane colossali la rendono anche una delle più ripide e sassose di tutto l’arco alpino.
Oltra alla natura ci sono le testimonianze di antiche costruzioni in pietra, per un totale di dodici insediamenti, da scoprire lungo la passeggiata attraverso i boschi di castagno.
Fontana - Val Bavona
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Credits slav.ko.s IG - Ponte Fontana Val Bavona
Credits revilollerk IG - Fontana, Val bavona
Con partenza da Bignasco o Cavergno ci si può fermare nel borgo di Fontana, il più esteso della valle, camminando sul suo meraviglioso ponte di pietra fino ad arrivare nell’area dove ci sono asini e capre che pascolano indisturbati.
Credits drt75 IG – Sonlerto
Oppure nel nucleo di Sonlerto dove le abitazioni sono state costruite tra i macigni di una frana preistorica per non sottrarre terreno al pascolo.
Credits jabodoblej IG – Foroglio
Infine da non perdere è il borgo di Foroglio, decisamente il più scenografico e conosciuto della valle grazie alla sua spettacolare cascata. Qui alcune case con ampio loggiato e diverse torbe si stringono attorno a una chiesetta.
La villa che oggi ospita la Civica Scuola di Musica di Milano ha una storia davvero sconvolgente.
VILLA SIMONETTA: la vera storia del palazzo più LUSSURIOSO di Milano
# La casa di Clelia
Nel 1547 la dimora fu acquistata da Ferrante Gonzaga che la fece ricostruire da Domenico Giunti. In seguito divenne proprietà dalla famiglia Simonetta, che la fecero abitare dalla figlia Clelia. Questo perché Clelia, che era rimasta vedova da poco, faceva chiacchierare molto la buona società poiché, saltando da un’alcova ad un’altra, non godeva della fama di donna ‘rispettabile’. I genitori quindi decisero di spedirla in questa villa isolata sperando che la solitudine le avrebbe fatto mettere giudizio.
In realtà successe proprio l’opposto. Infatti, rimasta sola in questa villa ai tempi sperduta, Clelia, invece che contrirsi in pentimento, iniziò ad organizzare feste sfarzose e lussuriose in cui lei era la protagonista assoluta. Queste feste in breve tempo furono sulla bocca di tutti. Pareva che gli invitati, una volta entrati nella casa, dovessero fare una sosta in un bagno turco per lavarsi e poi potessero girare nelle sale per sperimentare i piaceri del sesso.
# Il cold case di Milano
Clelia passò così diversi anni, finchè fu accusata di aver fatto sparire undici ragazzi. Costoro, tra i giovani più belli e prestanti della zona, erano scomparsi nel nulla. Le voci che circolavano accusavano Clelia di organizzare dei giochi erotici talmente spinti da portare alla morte dei partecipanti o la accusavano di essere una maga che aveva creato una sorta di golem con le parti del corpo degli undici sventurati. La verità non venne mai a galla e questo rimane uno dei cold case di Milano.
# La cena con i nani della compagnia della teppa
In epoca di dominazione austriaca a Milano si aggirava una banda conosciuta come la Compagnia della Teppa. Tale banda era composta da giovani che organizzavano scherzi ai danni degli austriaci.
Il loro capo, Ciano, che però era conosciuto ai più come Barone Bontemp, decise di organizzare uno scherzo ai danni delle ragazze milanesi che erano accusate dalla banda di essere un po’ troppo svenevoli nei confronti delle truppe austriache. Barone Bontemp decise di pagare un gran numero di storpi, nani e deformi promettendo loro una cena che si sarebbe conclusa con tante donne compiacenti. Contemporaneamente la banda raccolse varie fanciulle della Milano ‘bene’ dicendo loro che le avrebbero portate a una cena elegante.La cena si svolse proprio a Villa Simonetta. In questo luogo la banda della Teppa aveva preparato tavoli imbanditi a cui furono fatte accomodare le ragazze. Ad un segnale convenuto furono fatti entrare ‘i signori’, abbigliati con vestiti di gala recuperati nelle sartorie della città.
A quel punto la scena divenne folle: le giovani ragazze erano rincorse da nani e storpi, capitanati dal Gasgiott, ai tempi il nano più famoso di Milano. Lo scherzo volse al peggio nel momento in cui proprio Gasgiott estrasse un coltello e iniziò a menare fendenti. La serata si concluse con qualche ferito lieve e le ragazze salve. Tra di loro però c’era la figlia di un nobile amico del vicerè austriaco che fu quindi chiamato a prendere provvedimenti. Molti giovani furono esiliati in Svizzera o arruolati a forza. Da allora il termine teppista indica chi commette azioni vandaliche o violente.
# L’eco
La nostra villa aveva una caratteristica che la rendeva unica: l’eco. Si narra infatti che una parola urlata dal giardino in direzione della villa si moltiplicasse raggiungendo circa settantacinque ripetizioni. Da qui una curiosa storiella milanese: se qualcuno fosse andato davanti alla villa e avesse detto : « ma come se fa a avegh inscì tanta bella robba?» (come si fa ad avere tanta bella roba?) l’eco avrebbe risposto : « Robba, robba, robba…» (ruba, ruba, ruba…). Purtroppo in seguito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, che danneggiarono gravemente la villa, l’eco si è persa.
# Da regno del sesso a quello della musica
Nei secoli è passata per le mani di molte famiglie nobili ed è stata adibita a molti usi: osteria, lazzaretto per i malati di colera ecc… fino ad oggi in cui è diventata la “Civica Scuola di Musica di Milano.
Un locale storico, recentemente rinnovato ma non snaturato nei suoi arredi stile vecchia Milano. Qui non troverete una serie infinita di gusti strampalati ma, solo pochi gusti, buonissimi per un vero gelato artigianale lavorato come un tempo con materie prime di qualità e tutte stagionali. Per gli amanti del gelato artigianale autentico.
Indirizzo: Piazza Cinque giornate 4
#2 Classico Trattoria, cucina della tradizione milanese in chiave moderna e contemporanea
ambrafristachi IG – Classico trattoria
Il locale ha un’altra sede in corso Como. È possibile anche fare aperitivo mentre, quanto alla cucina, qui si esalta la tradizione culinaria milanese, rivisitata in chiave moderna e contemporanea. Perfetta la costoletta alla milanese, superbi i risotti e i mondeghili.
Indirizzo: Via Marcona 6
#3 Antica Mameli, salumeria rosticceria con tavoli all’aperto
ganeshel IG – Antica Mameli
In via Mameli ha sede questa salumeria rosticceria con tavoli all’aperto che prepara piatti della tradizione da portare via o consumare in loco. All’interno vasta scelta di salumi e vini in un ambiente estremamente accogliente e familiare.
Indirizzo: Via Mameli 40
#4 Mercato di Via Calvi, il giovedì del pesce fresco
bibi.pave IG – Mercato Via Calvi
Ogni giovedì questo mercato riempie di allegria le strade di questo quartiere, signorile e silenzioso. Qui si trova di tutto, dalla frutta alle carni, dalla rosticceria pronta agli articoli per la casa, dalle scarpe all’abbigliamento anche firmato e poi il pesce, con più bancarelle dedicate ad un pesce fresco, freschissimo, come solo a Milano può accadere.
#5 Matricola Pub, una location storica con arredi in legno scuro
Credits oscarvermouth697 IG – Pub Matricola
Un pub aperto fino a notte fonda con una clientela trasversale dove recarsi per bere ottime birre artigianali, in una location storica con arredi in legno scuro. Da assaggiare gli hamburgers o le pinse, tutte golosissime nelle sue molteplici varianti anche nel dehor esterno.
Indirizzo: Viale Romagna 43
#6 Filante, tra le migliori pizze al trancio della città
filante_pizza IG
In zona Città Studi si trova questo locale che offre tra le migliori pizze al trancio della città. Preparate con ingredienti di qualità e grazie a un lungo e lento periodo di lievitazione, la pizza risulta essere alta, leggera e digeribile. Proposte classiche ma anche gourmet, abbinate a prodotti tipici regionali come la cipolla di Tropea. Interessanti e sfiziosi i dolci tutti fatti in casa.
Indirizzo: Piazzale Susa 1
#7 Gong Oriental Attitude, cucina cinese all’avanguardia e contemporanea
Credits: @gongmilano gong milano
Locale elegante e chic, propone una cucina cinese autentica. Di altissimo livello specie per l’anatra alla pechinese. È possibile scegliere tra più percorsi di degustazione grazie ai quali, tra presentazione estetica perfetta e arredi di design, si resta sorpresi per i sapori particolari e nuovi. Una cucina cinese all’avanguardia e contemporanea.
Un oceano di gusti in questa gelateria di qualità in cui venire a qualsiasi ora del giorno per gustare un gelato cremoso, artigianale e buonissimo che predilige l’uso di ingredienti italiani e di qualità. Non mancano le varianti vegane e le torte, perfette per un dopo cena golosissimo.
Indirizzo: Corso Concordia 11
#9 Cortinovis, negozio di dolci e gelati
cortinovisdolciegelati IG
Qui è possibile fare colazione componendo a piacere il proprio vassoio in modalità self service, bevande comprese. Più in là un vasto assortimento di torte, tutte personalizzabili in base alle proprie esigenze, gelato sfuso o già confezionato, ed infine il reparto salato ricco di varie sfiziosità tra pizzette e salatini di ogni tipo.
Indirizzo: Via Cena 21
#10 Cinema Colosseo, un multisala storico
inzona.romana IG – Cinema Colosseo
Merita infine una menzione questo cinema storico inaugurato nel 1927 che ha conosciuto alterne vicende come la chiusura alla fine degli anni ’80 a seguito di una profonda ristrutturazione che non ne ha però snaturato gli arredi antichi. È solo da 20 anni circa che le sale sono state intitolate a città dove si svolgono celebri festival del cinema. Una struttura elegante ma, allo stesso tempo contemporanea che resiste, per fortuna, ai molteplici cambiamenti della storia e della società.
Nel centro di Milano c’è una statua molto chiacchierata.
A Milano c’è una statua con TRE SENI: “la donna di trì tett”
Nel centro di Milano, in una nicchia della fontana dei Tritoni, tra via Andegari e via Romagnosi, tra Brera e la Scala, c’è una statua molto chiacchierata.
La statua è diventata famosa in città come la “donna con le tre tette” (“La donna di trì tett”). Così infatti venne chiamata volgarmente quando venne inaugurata nel 1928 ed è entrata a far parte della tradizione cittadina.
In realtà si tratta della “Donna Risparmiatrice“: il terzo “seno” è un salvadanaio rotondo che tiene tra le mani.
La fontana dei Tritoni è considerata una delle più belle e sottovalutate di Milano.
Come in ogni grande città a Milano ci sono importanti cimiteri diversi per storia, collocazione geografica e anche per tutta una serie di curiosità che si celano al loro interno. Curiosità sconosciute ai più, neanche a dirlo, proprio perché per fortuna non si ha spesso occasione di visitare questi luoghi sacri o più semplicemente perché sono considerati, chissà perché, storicamente inferiori a monumenti o palazzi storici presenti in altri lati della città. Oggi vi porto a conoscere i segreti dei campi santi di Milano. Sarà una visita silenziosa e rispettosa dei defunti come è giusto che sia, ma scoprirete cose alquanto interessanti. Andiamo in pace, dunque.
Le CURIOSITÀ sui CIMITERI di Milano
# Lambrate
loruxino IG – Cimitero Lambrate
Il cimitero, costruito originariamente a servizio del comune autonomo di Lambrate all’inizio dell’Ottocento e rimasto immutato fino alla seconda metà del secolo scorso, è oggi pensato come un giardino composto da grandi aiuole all’interno delle quali sono ritagliati i lotti dei campi di inumazione. É un cimitero per così dire di classe media, dove scelgono di riposare per l’eternità buona parte dei milanesi comuni, eccezion fatta per Sandra Mondaini che lasciò fra le sue ultime volontà quella di essere seplota accanto alla madre, lontana dunque dall’amatissimo marito Raimondo Vianello, deceduto pochi mesi prima e seppellito a Roma al Verano. La curiosità principale di Lambrate? Un’area destinata alla sepoltura dei defunti di religione islamica.
Altrimenti detto Monumento ai caduti o Sacrario dei caduti milanesi, il Tempio della Vittoria è un sacrario militare che si trova fra l’Università Cattolica e Sant’Ambrogio e come per altri grandi campi santi del Belpaese è dedicato ai caduti della Grande Guerra. Bombardato nel 1943 fu ricostruito e ampliato trent’anni dopo. Il suo nome inoltre deriva anche dal tempio che si trova al suo interno, costruito su base ottagonale con il progetto del 1928 firmato da vari architetti meneghini fra cui Gio Ponti e Giovanni Muzio, e la cui particolarità risiede nel fatto che ognuna delle otto facciate è orientata verso le otto porte di Milano.
Restando nel quanto mai attuale tema dei conflitti, ci spostiamo di poco più di vent’anni in avanti e troviamo a Trenno, zona nord ovest della città, il cimitero di guerra di Milano, luogo di sepoltura e riposo per i caduti della seconda guerra mondiale. Qui la curiosità salta all’occhio subito: si tratta infatti di un cimitero in stile anglosassone, con grandi prati verdi e lapidi bianche a ricordare morti di ben 27 nazionalità coinvolti nella più disastrosa guerra dell’epoca moderna. Inoltre in questo campo santo è sepolta una sola donna: Margaret Fielden, fisioterapista al servizio del 64th British General Hospital, perita quando non aveva neppure trent’anni mentre prestava servizio in Italia al soldo delle Forze Alleate.
Il Monumentale fu progettato da Carlo Maciachini e costruito fra il 1864 e il 1866. Al suo interno vi sono vasti giardini con viali alberati a presidio di elegantissimi selciati, un tempio crematorio (primo in Italia, costruito nel 1876), l’ala dei defunti Israeliti e Acattolici sepolti nei rispettivi campi e soprattutto il Famedio, terreno di riposo per celebrità milanesi degli ultimi tre secoli e non solo.
Lo spazio centrale appena dopo l’ingresso è tutto dedicato alla tomba di Alessandro Manzoni, ed è proprio qui che nasce una curiosità che ha più le forme di una leggenda. Nel 1958 il feretro di Manzoni è stato innalzato su una base decorata da angeli neri in rilievo, e quando iniziarono i lavori per collocare la bara sul grande basamento che vediamo oggi il feretro fu aperto e, casualmente, un raggio di sole illuminò la salma: gli operai gridarono al miracolo perché, dice la leggenda, la salma sembrava fosforescente e molti pensarono che da lì sarebbe uscito lo spirito o il fantasma del grande scrittore. Naturalmente poi si scoprì che la particolare rifrazione era dovuta al cristallo di cui era rivestita internamente la bara. Con buona pace dei nervi dei malcapitati addetti funerari.
Credits percorsi_nell_ignoto IG – Cimitero Maggiore
Noto anche semplicemente come Musocco dal nome del comune poi inglobato nel capoluogo lombardo, il cimitero Maggiore nella zona nord occidentale di Milano è il più grande e popolare campo santo della città. Con 500 mila sepolture è il terzo cimitero più grande d’Italia alle spalle di Prima Porta e del Verano di Roma e, fra le sue mura e i suoi sepolcri i misteri e le leggende sono innumerevoli.
Ve ne racconto due: qui, dal 1957 al 1971 giacque la salma di Evita Peron, moglie di Juan Peron presidente argentino degli anni ’40. I fautori della rivoluzione volevano evitare a ogni costo che la first lady perita nel ’52 e nel frattempo imbalsamata diventasse oggetto di venerazione da parte della folla. Così Evita fu spedita il più lontano possibile, in Europa, e più precisamente a Milano, nel cimitero Maggiore, sotto il falso nome di Maria Maggi vedova de Magistris. Da cui fece ritorno in Argentina via Spagna solo nel 1974. Al cimitero Maggiore è legata anche una particolarità logistica: l’Azienda tramviaria (futura ATM) a causa della distanza di Musocco da Milano e per venire incontro alle pressanti richieste della popolazione, dovette realizzare una linea tramviaria elettrificata Milano-Musocco utilizzata esclusivamente per i funerali. Il nome che i milanesi facili a battute ciniche e sarcastiche affibbiarono a questo tram fu Gioconda. Così, Milano ebbe fra gli altri anche il primato di essere l’unica città d’Italia, tra il 1895 e il 1928, ad avere un tram funebre totalmente dedicato ai cari estinti.
Noi che eravamo bambini negli anni Settanta, quando alle elementari e alle medie si andava a scuola anche il sabato, proprio nel giorno più bello della settimana, al suono della campanella, si correva a casa per vedere in Tv “Oggi le comiche“. A condurre questo programma, che rimane nella leggenda della televisione italiana, c’era Renzo Palmer: con quella voce profonda e rassicurante, ci dava un senso di serenità e al tempo stesso di divertimento.
RENZO PALMER, la voce milanese dei grandi divi di Hollywood
# Una delle figure dello spettacolo più apprezzate tra gli anni ’60 e ’70
Di Twice25 – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=10177058
Tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta, Palmer fu una delle figure dello spettacolo più apprezzate, con quella sua tipica eleganza meneghina.
Lorenzo Bigatti, in arte Renzo Palmer, nacque a Milano il 20 dicembre 1929. Era figlio adottivo di Giulia Fogliata, un’attrice, anche lei milanese, che prese il nome d’arte di Kiki Palmer, acquisendo a sua volta il cognome della madre.
Renzo debutta alla radio a 25 anni: a dire il vero lui voleva fare il cantante, ma nel 1957 ecco che il destino lo porta al Piccolo Teatro, di Milano, per recitare nella rivista “I Pallinisti” e, successivamente, nelle più celebri “L’anfitrione” e “La locandiera”.
# L’esordio in televisione e al cinema
Nel 1958 c’è l’esordio in TV nello sceneggiato “La spada di Damocle”, mentre due anni dopo fa la sua prima apparizione al Cinema, interpretando il ruolo di Cavicchioni nel film comico “Chi si ferma è perduto”, al fianco di Totò, Peppino De Filippo e Lia Zoppelli, altra attrice nata a Milano.
La voce di Renzo Palmer è perfetta per prestarla ai più famosi del Grande Schermo, soprattutto nei film drammatici. Così doppia Robert Oliver Reed, Richard Harrison, Rod Taylor, Tony Curtis, Jean Paul Belmondo e un’altra ventina di divi internazionali della recitazione.
# Attore, presentatore, doppiatore
Palmer
La multiforme bravura di Renzo Palmer, abbinata alle sue caratteristiche di uomo dello spettacolo poliedrico, gli permettono di diventare anche presentatore alla radio con “Voi e io” e alla Tv con le già citate “Oggi le comiche” e “Giallo di Sera”. In totale, recitò in 46 film per il Grade Schermo, 16 sceneggiati per la Tv, lavorando poi in diverse commedie, tra cui i musical “Enrico 61” e “Chi ha paura di Virginia Woolf”. L’ironia gli permise di recitare diverse parti comiche e di doppiare leggende dei cartoni animati, come Braccobaldo e Svicolone. Ci lasciò il 3 giugno 1988, all’età di 58 anni, sconfitto da un tumore, che però non gli impedì di essere in scena a lavorare fino all’ultimo.
# Attore, presentatore, doppiatore
Da ragazzo, influenzato dalla madre per l’ingresso nel mondo dello spettacolo, seppe superare con carattere il suicidio di quest’ultima (quando lui aveva 19 anni). Si buttò nel varietà radiofonico come cantante. Da qui iniziò la carriera di un artista a tutto tondo, un grande comunicatore, con la sua voce inconfondibile e con una innata capacità di esprimersi anche con quella comunicazione non verbale, di espressione del corpo, tipica del “grandi” dello spettacolo.
Renzo aveva due figlie, che portano avanti iniziative per ricordare la persona e l’artista Palmer. La figlia Giulia, sulle pagine Facebook, ricorda questo aneddoto: “fu direttore del doppiaggio nella prima serie di Spazio 1999 e ricordo che portò a casa le pizze per studiare i vari personaggi, quindi noi ragazzini eravamo invitati ad assistere alla proiezione in anteprima cinematografica e in lingua originale”.
Scopriamo quali categorie possono muoversi liberamente e parcheggiare ovunque senza pagare in città.
PREFERENZIALI e PARCHEGGI GRATIS: la carica dei 60MILA FREE PASS di Milano
# Circa 67.000 pass per circolare nelle corsie preferenziali e parcheggiare gratis
Credits Claudio Agostoni Fb- Area B
A Milano c’è chi si può muovere liberamente nelle corsie preferenziali e ztl e parcheggiare gratuitamente, senza quindi bisogno di parcometro, di Easypark o di altre forme di pagamento. I numeri aggiornati al 2023 portano il totale dei pass a quasi 67mila, rispettivamente 35.774 e 31.205. Nel computo ci sono anche i mezzi di trasporto pubblico e di emergenza, i taxi e mezzi delle società che forniscono servizi quali luce e gas. Vediamo i numeri nel dettaglio.
# La crescita dei pass sosta grazie ai veicoli elettrici e ibridi: 7.646 in un anno
Credits Foto di Kadir Celep su Unsplash-Parcheggi Milano
Dal 2022 al 2023 sono cresciuti di 7.646 unità i pass della sosta, da 23.559 si passa a 31.205, per via soprattutto dell’incremento di veicoli elettrici e ibridi, esentati dal pagamento delle strisce blu, saliti in anno da 14.245 a 20.662. Aumentano quelli destinate a cariche dello Stato, enti locali e corpi diplomatici, da 709 a 720, radio e reti televisive salgono di uno a 29 mentre le forze dell’ordine con 123 in più rispetto al 2022 arrivano a 3.469, 123 in più del 2022. A questi si aggiungono i pass per i veicoli in sharing, da 2.833 a 3.106.
# Le imprese più sono ricche più possono ricevere pass per circolare liberamente
_ezio_donnarumma IG – Viale Umbria
Per le società e fondazioni è previsto il diritto ad avere dei pass per percorrere le corsie riservate e zone a trafficato limitato in base a capitali sociali o fondi di dotazione. Con 10 milioni di euro di capitale se ne ottiene uno, con 20 milioni di euro due pass e dai 30 milioni tre pass. In totale sono 355 nel 2023. Poi ne troviamo 97 destinati “veicoli privati di alte personalità con comprovate esigenze di sicurezza, agenzie di stampa, giornali, quotidiani, Curia arcivescovile“, 50 tra residenti, liberi professionisti “con comprovate esigenze di percorso per il raggiungimento della residenza-sede di lavoro” quando obbligati ad attraversare una ztl, 284 sono assegnati alle alte cariche dello Stato e ai rappresentanti degli enti locali equamente divisi tra parlamentari, assessori e consiglieri.
# Circa 20.000 sono assegnati ai mezzi di trasporto pubblico e privato, altri 7.000 a società di servizi essenziali, ambulanze e forze dell’ordine
Credits Andrea Cherchi – Tram e bus
Seguono i 5.231 mezzi del trasporto pubblico locale, i 2.789 tra ambulanze e autospazzatrici, i 2.508 mezzi di enti o società che svolgono in servizio pubblico, gas, luce e quant’altro. Ancora 15.685 tra Ncc e taxi, due terzi a favore dei primi, 1.735 veicoli delle forze dell’ordine, della polizia locale, della Croce Rossa, della Protezione civile e dei corpi diplomatici non riconoscibili per la targa speciale, 483 pass per veicoli di aziende sanitarie e ospedali, 1.882 per quelli destinati a trasporti speciali (persone in particolari condizioni e blindati per trasporto valori), 35 per Radio e tv e infine 176 per i servizi postali.
Credits Andrea Cherchi -Una bacchetta magica per Milano
Il Sud arricchisce il Nord. In particolare Milano. Questi i risultati di un reportage inchiesta de L’Espresso dal titolo “Il Capitale Terrone”. Anche se la tesi ci pare bizzarra, ve la proponiamo attraverso un estratto.
# Sui tram di Milano risuona l’accento meridionale
“Nel fine settimana, dalla sera, il 9 diventa il mezzo di trasporto ufficiale dei giovani in transito verso i quartieri di movida attraversati dai binari: Porta Venezia, i Navigli, via
Savona. Sono tirati a lucido, parlano di esami e di tesi magistrali. Non temono di affrontare i conti di bar e ristoranti dove l’autista Atm, con il suo stipendio di 1.500 euro, avrebbe paura a entrare. Come il tranviere arrivato a Milano in cerca di lavoro, i passeggeri del 9 hanno in larga maggioranza accenti del Sud appena addomesticati da quel flair meneghino che oggi significa, per dirla con il Dogui dei film dei Vanzina, «stare in pole position».
Anche quest’anno la meglio gioventù della borghesia meridionale si è spostata in massa verso gli atenei del Centronord, quelli che promettono lavoro sicuro e persino qualificato.” (…)
# I genitori del Sud possono spendere oltre 30 mila euro all’anno solo per la combinazione università-affitto
“Ma i figli sono pezzi di cuore. Nessuno lo sa meglio di una madre o di un padre che vivono in un Mezzogiorno travolto dalla crisi economica, demografica, dove persino le mafie ormai recalcitrano a investire. I bravi genitori che hanno accettato una decadenza senza fine, in peggioramento con l’imminente arrivo dell’autonomia regionale differenziata, gettano il cuore oltre l’ostacolo ogni mese fra tasse di iscrizione e rate di frequenza che possono arrivare a 20.140 euro l’anno, come nel caso dell’International Md program del San Raffaele, contro un’immatricolazione per la magistrale in Bocconi a quota 16.103 euro. L’università può non essere la spesa maggiore. A Milano, soprattutto, ma anche a Torino, Bologna, Firenze, Padova, una stanza in condivisione a 900 euro entro i confini municipali è un costo ancora economico. Nello studentato milanese Hines in zona Bocconi (Aparto Giovenale) un vasto monolocale di 27 metri quadrati va a 1.300 mensili. Però c’è lo studio yoga, il cinema e la palestra, anzi, il gym dove si può fare workout nel Milan lifestyle.
Per il Campus X Bicocca si può arrivare a 1.700 euro, oltre ventimila l’anno. Molti di
questi interventi immobiliari privati che aspirano a togliere i giovani contestatori dalle tende davanti alle facoltà sono cofinanziati dal Miur in base alla legge 338 del 2000. I genitori, invece, si finanziano da sé. La combinazione università più affitto può arrivare facilmente oltre i 30 mila euro l’anno, senza calcolare vitto, abbigliamento, libri e altri costi più o meno voluttuari.”
Credits davidepezzoni IG – Milano Rogoredo
# «È la nuova questione meridionale»: oltre 5 miliardi di euro di trasferimento implicito dal Sud al Nord ogni anno
“«È la nuova questione meridionale», dice Luca Bianchi, direttore generale del centro studi Svimez nato nel dicembre 1946, sei mesi dopo il referendum monarchia-repubblica stravinto dai Savoia al Sud. «La migrazione dei talenti e delle competenze negli ultimi vent’anni ha portato a una perdita di 300 mila laureati al Sud e il saldo dell’ultimo anno disponibile, il 2021, è di -21 mila, con una quota in crescita». (…)
“Dal rapporto annuale che Svimez presenterà a fine novembre, L’Espresso può anticipare che ogni laureato vale 150 mila euro di spesa pubblica. «Questa cifra proiettata sui ventimila che vanno via ogni anno», aggiunge Bianchi, «dà 3 miliardi di euro di trasferimento implicito verso Nord. La contabilità territoriale chiesta dall’autonomia differenziata non ha senso in un Paese integrato come l’Italia e lo svantaggio distributivo patito dal Nord è un mito».
I costi di investimento pubblico, ovviamente, non includono la spesa diretta delle famiglie sul mantenimento e, per così dire, la manifattura del futuro laureato. A volersi divertire con le cifre, il Miur ha annunciato che nell’anno accademico 2022-23 ci sono state 331 mila immatricolazioni (147 mila maschi, 184 mila femmine). È una cifra costante negli ultimi anni. Il 25 per cento di studenti meridionali fuori sede elaborato da Svimez si traduce in oltre 82 mila partenze. Applicando il criterio di spesa prudenziale dei 30 mila euro
l’anno per ogni studente, il prodotto della moltiplicazione è di 2,47 miliardi di euro in fondi privati trasferiti dal Sud al Centronord, da aggiungere ai 3 miliardi di spesa pubblica dei laureati.”
Credits: @notturnio VinoKilo Milano
# Le rimesse al contrario: dalle famiglie borghesi del Sud all’economia del Nord
“La macchina che ha tenuto in piedi il boom economico del secolo scorso era fatta di contadini o sottoproletari emigrati verso le industrie del Settentrione con le loro rimesse ad alimentare il Mezzogiorno. Oggi quel sistema è completamente saltato e nemmeno un insegnante può permettersi la vita da fuori sede al Centronord. In un certo senso, vige la teoria economica del trickle-down alla rovescia. Al posto dei ricchi che guadagnano sempre di più e che fanno “gocciolare” parte della ricchezza verso gli strati inferiori della scala sociale, ci sono le famiglie borghesi del Sud che aumentano il benessere già consistente di chi ha una rendita di posizione nei centri urbani del Nord. E il fenomeno si allarga dai giovani ai genitori stessi che, alla lieta novella dell’impiego dei pargoli, ergo della possibile nuova famiglia, progettano di trasferirsi a fare i nonni con il vantaggio di un sistema sanitario migliore.
Proiettato in un futuro più vicino, lo scenario della nuova migrazione diventa catastrofico se l’aspetto di depauperamento patrimoniale si combina con il cosiddetto inverno demografico. (…) Nel periodo 2002-2022 i cittadini fra 18 e 34 anni sono scesi di 3 milioni dai 10,2 milioni di vent’anni fa. Ma in percentuale il Sud ha perso quasi l’8 per cento in più del Centronord e questo dato è ancora ottimistico perché gran parte degli studenti meridionali fuori sede aspetta di avere trovato un lavoro post laurea prima di cambiare residenza.”
A metà ottobre il caldo a Milano in un attimo è svanito. Sembra strano, ormai ci eravamo quasi abituati a una sorte di dolce estate perenne.
“Milano fa sempre battere il CUORE”: sapessi com’è strano PARTIRE un giovedì SERA da Milano
Ma la città brulica dalla voglia di essere goduta anche con la temperatura autunnale: i fiumi di persone in giro sembrano non desiderare altro, tanto che appena esco di casa verso le 18 la prima cosa che noto è il traffico impazzito, oltre ogni distribuzione normale per un giovedì senza fiere o week importanti in corso.
# Il bus per Orio
Credits tpicture-pixabay – Aeroporto Orio al Serio
Un aereo mi aspetta a tarda notte a Bergamo e penso di usare i frequenti bus navetta che ci sono dalla Stazione Centraleverso l’aeroporto di Orio.
Arrivato in Centrale ringrazio il mio taxi, individuo il primo bus in partenza verso l’aeroporto giusto e mi metto in coda: davanti a me non ci sono più di 10 persone, ma nel giro di 2 minuti si forma una coda lunga, solo a tratti ordinata visto che il sangue predominante è quello latino.
Il ragazzo che vende i biglietti più volte si rivolge a tutti noi per farci rispettare il nostro turno: deve intervenire con decisione, forse eccessiva, quasi feroce, con una signora araba cocciuta che non conosce il concetto di fila indiana.
Salgo, scelgo il posto e aspetto circa 15 minuti per la vendita dei biglietti e l’imminente partenza. Più i minuti passano, più la gente in coda prova in tutti i modi a salire sul bus.
# La ressa per gli ultimi posti
Ci contano una prima volta, poi una seconda volta per essere sicuri che il numero dei biglietti venduti e i posti disponibili collimino. Dopo un po’ di indecisione i due addetti arrivano alla conclusione che possono far salire ancora 3 persone.
La discussione delle persone in coda su chi dovesse essere il primo ad accaparrarsi i desiderati tre posti porta a un nervosismo esagerato l’addetto ai biglietti che, forse stanco per il turno non si trattiene e urla, spinge le persone prescelte dentro e sbarra l’accesso ai cani rabbiosi infernali rimasti al palo della corsa successiva.
Si chiudono le porte e finalmente si parte.
# Corso Buenos Aires
Ma uscire dalla città non è una passeggiata. Appena il bus si immette in corso Buenos Aires un taxi ci supera sulla destra e il guidatore non si risparmia per maledire a squarciagola il taxista. Il corso è preso d’assalto. La gente passa da tutte le parti, i sacchetti nelle mani sfoggiano marchi sui marchi, tutte queste persone sulla via dello shopping milanese mi fanno pensare agli omini cartonati di un Black Friday dei tempi buoni.
Lasciata indietro la confusione della città provo a riposare un po’ con gli occhi chiusi e la musica nelle cuffie. La beatitudine del mio riposo finisce con una frenata forte e improvvisa, con un urlo prolungato delle persone e con la vista fissa a inseguire il mio zaino che rotola e si ferma solo sul cruscotto vicino all’autista.
# Milano fa sempre battere il cuore
Il conducente perde la ragione e si sfoga e impreca con tutte le sue energie contro qualcuno che gli ha tagliato la strada. Io dormicchiavo e non posso giudicare, certo che questa tangenziale a curve dalle parti di Cologno mi è sempre sembrata un potenziale autoscontro.
Nelle file posteriori del bus echeggia il pianto inconsolabile di un paio di bambini piccoli. Io spero tanto per loro che non si siano fatti male con la frenata allucinante appena vissuta. Il pensiero vola subito spontaneo al bus caduto vicino a Mestre e bisogna ringraziare quel qualcuno o qualcosa che ci ha fatto scampare lo schianto.
Che dire… Milano in un modo o nell’altro, che tu stia tornando o che stia partendo, fa sempre battere forte il cuore.
È troppo moderna. È troppo incentrata sulla moda. È frenetica, priva della dolce vita, non sembra italiana. Milano ha ricevuto le stesse vecchie critiche per decenni, e per decenni la capitale imprenditoriale italiana se le è scrollate di dosso. Perché chi conosce davvero la città sa che non è affatto così. La differenza tra Milano e il resto del Paese è che laddove la maggior parte delle città italiane mette in mostra il proprio patrimonio, Milano si tira indietro, desiderando che tu scopra il suo gradualmente.
# I quartieri simili a villaggi
Uscendo da Piazza del Duomo, sede della cattedrale di marmo, puoi muoverti sui tram d’epoca della città e passeggiare per i quartieri simili a villaggi che si estendono a spirale dal centro: ognuno ha la propria identità, dall’artistica Brera al cool ticinese. Sbircia attraverso ogni porta aperta e potresti vedere un palazzo, un giardino nascosto, una villa degli anni ’30 – o un chiostro rinascimentale delle dimensioni di una piazza appena aperto al pubblico dopo secoli di silenzio.
Credits: witoor.com (foto di Andrea-Bighi) Bike Night Milano
# Ha razionalizzato uno stile “Made in Italy” che ha entusiasmato il mondo
Questa è l’altra cosa di Milano: è in continuo cambiamento. Questa città mutevole ha visto molte vite: dalla Mediolanum romana (tracce delle cui mura si trovano nel museo archeologico) a una città-stato così potente che il sovrano Ludovico Sforza convinse Leonardo da Vinci a migrare qui come suo ingegnere, lasciando il murale più famoso del mondo, L’Ultima Cena, sulla sua scia. Milano ha avuto un ruolo fondamentale anche nell’Unità d’Italia, ha creato ricchezze inimmaginabili durante la Rivoluzione Industriale ed è stata sottoposta a pesanti bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Questi ultimi lasciarono una pagina bianca dopo l’altra affinché i designer degli anni Cinquanta potessero affinare la loro creatività, razionalizzando uno stile “Made in Italy” che ha entusiasmato il mondo.
# Stare a Milano significa unirsi a questa eterna ricerca della perfezione, non riposare mai sugli allori, come fanno molte altre città italiane
E Milano continua a reinventarsi. Le potenze globali, da Pirelli a Prada, hanno donato gallerie di livello mondiale, disponendole attorno alle ossa del passato industriale di Milano: una distilleria di gin riconvertita qui, una fabbrica di treni là. I locali benestanti onorano i loro morti facendo donazioni a gallerie o aprendone di proprie: la Fondazione Luigi Rovati, inaugurata nel 2022, è senza dubbio il museo etrusco più bello d’Italia. Questo è un luogo di costante perfezionamento, e non solo nelle collezioni di moda in continua evoluzione: i lavori sul Duomo, la chiesa più grande d’Italia, iniziarono nel 1386 e terminarono solo nel 1965.
Stare a Milano significa unirsi a questa eterna ricerca della perfezione, non riposare mai sugli allori, come fanno molte altre città italiane, ma tendere una mano al futuro. Leonardo voleva farne parte. Lo farai anche tu.
La guida: cosa c’è di nuovo a Milano
# Cosa vedere e fare a Milano
Credit: fondazioneprada.org
Duomo: andare sulle terrazze, visitare gli scavi del battistero del IV secolo nel sottosuolo, mentre l’adiacente Museo del Duomo è pieno di versioni originali di molte delle statue avvistate sulle terrazze
Quadrilatero d’Oro: le vie dello shopping, delimitato da Via Sant’Andrea, Via Senato, Via Manzoni e, la più famosa di tutte, Via Monte Napoleone.
Pinacoteca di Brera: una delle gallerie più belle d’Italia. La sua collezione comprende una gamma eccezionale di opere rinascimentali, da Mantegna a Raffaello, e prosegue con Caravaggio fino ad Hayez. L’edificio in sé è un’opera d’arte: un palazzo del XVII secolo costruito come collegio dei gesuiti.
L’Ultima Cena e la vigna di Leonardo Da Vinci: prenota in anticipo per vedere il murale che ha cambiato il corso della storia dell’arte, raffigurante il momento in cui Gesù predisse il suo tradimento. Dall’altra parte della strada c’è ciò che resta della vigna che Ludovico Sforza regalò a Leonardo come ringraziamento per le sue opere. Le visite si snodano attraverso il palazzo quattrocentesco della Casa degli Atellani e terminano nel piccolo vigneto, coltivato con il vitigno Malvasia che Leonardo coltivava lì.
Castello Sforzesco: è ora un museo, che ospita sculture medievali lombarde, il dipinto forestale di Leonardo nella Sala delle Asse (stanza della torre) e l’ultima scultura di Michelangelo, la Pietà Rondanini, carica di emozione. A nord ovest si apre sul Parco Sempione, il polmone verde della città.
Fondazione Luigi Rovati: il nuovo museo di Milano combina l’arte etrusca e contemporanea – potresti vedere un vaso di Picasso accanto a uno di 2.500 anni, per esempio – in un centro di cultura e gastronomia incentrato sul design. Stupenda la sezione etrusca sotterranea, che rispecchia le tombe antiche. Andrea Aprea è al timone dell’eccezionale ristorante panoramico con una stella Michelin e con un bistrot in giardino.
Fondazione Prada: Miuccia Prada ha incaricato l’archistar Rem Koolhaas di trasformare un’antica distilleria di gin a sud del centro in un deposito di arte contemporanea. Un nuovo palazzone ospita la collezione permanente, che comprende opere di Damien Hirst e Jeff Koons, mentre le mostre temporanee si trovano nella distilleria, accanto al caffè progettato da Wes Anderson.
# Dove fare acquisti
Corso Como 10
10 Corso Como: se non acquisti, goditi la galleria fotografica al piano superiore o il ristorante interno-esterno.
Il Meneghello: negozio, ora gestito dalla nipote Cristina, storica dell’arte, che vende carte artigianali e riproduzioni di mazzi storici dal 1500 in poi.
Cavalli e Nastri: tre negozi gemelli per uomini e donne nel distretto meridionale del Ticinese vendono di tutto, dalle sottovesti degli anni ’20 ai jeans in pelle Jean Paul Gaultier, mentre la filiale più appariscente di Brera inizia negli anni ’50, vendendo giacche Chanel e borse Louis Vuitton.
# Dove mangiare
Ristorante Berton
Salsamenteria di Parma: con due negozi in centro città, questa trattoria rende omaggio a Parma, capitale della cucina italiana.
Caffè Bistrot: casual di nome, gourmet per natura. Il cuore della Fondazione Luigi Rovati è questo ristorante di Andrea Aprea, che offre una versione conveniente del suo locale stellato Michelin al piano superiore. Sedetevi in giardino sotto l’albero di magnolia per provare piatti come la zuppa di piselli con seppie scottate e uovo di quaglia, o il risotto con zucchine, provolone e gamberi rossi dolci.
Ristorante Berton: il cibo stellato Michelin diventa giocoso in questo ristorante di Porta Nuova. Il menu degustazione di nove portate firmato dallo chef Andrea Berton, Non solo Brodo (non il solito brodo), porta l’eroe non celebrato della cucina al centro della scena, con brodi concentrati da sorseggiare, bere o agitare su ogni piatto. Il baccalà, affumicato a tavola con foglie di timo, è incredibile.
# Cosa fare dopo l’orario di lavoro
Credits: @travelus876 Il camparino
Camparino in Galleria: un campari seltz (Campari e soda) con un contorno di osservazione della gente in Galleria, o fuori con vista sul Duomo, è il classico aperitivo milanese.
Caffè Giardino: bar informale nel giardino della Triennale, il museo del design di epoca razionalista di Milano. Ci sono posti a sedere degli architetti Gaetano Pesci ed Ettore Sottsass, mentre una fontana dell’artista Giorgio de Chirico, che influenzò il movimento surrealista, si affaccia sul Parco Sempione.
Il Circolo Botanico: questo gin bar è una spanna sopra i vicini ritrovi lungo il canale del quartiere dei Navigli, che spesso diventano turbolenti. Ci sono più di 70 etichette racchiuse dietro il bancone circondato da piante e una normale lista di cocktail.
# Dove dormire
Credits mazzantipiume IG – Nhow Hotel
Nhow Milano: era un’enorme fabbrica nel quartiere del design di Via Tortona, è stata ravvivata da colori vivaci nelle sue stanze a pianta aperta in stile industriale. Cerca le installazioni artistiche rotanti accanto agli ascensori su ogni piano, mentre il bar a bordo piscina sul tetto Vertigo attira gente del posto vestita a festa.
Antica Locanda dei Mercanti: antica locanda del XVIII secolo, un tempo utilizzata dai mercanti in visita, è stata trasformata in questo splendido hotel di 14 camere vicino al Duomo.
Portrait Milano: costruito come seminario nel XVI secolo, questo luogo ha vissuto sotto molte forme prima della sua ultima reincarnazione come hotel di lusso.
# Vivere Milano come i milanesi
Credits Andrea Cherchi – Tram su pavè
Il patrimonio industriale: Milano ha riconvertito alcuni affascinanti spazi industriali. Questi includono l’immenso Pirelli HangarBicocca, un’ex fabbrica che ora propone arte contemporanea a rotazione, e la Fabbrica del Vapore, un’officina di locomotive trasformata in centro culturale, con un bar tranquillo e un’enorme sala espositiva.
Tram: Milano è nota per i suoi tram caratteristici, con un mix di veicoli di epoche diverse che attraversano il centro. Fatti un giro su un ATM Classe 1500 – i più vecchi in circolazione, sono un’unica carrozza, che sferragliano dagli anni ’20 – o un 4600 a bolla degli anni ’50.
Piazza Gae Aulenti: per un assaggio della Milano moderna, dirigiti verso la zona bordata di grattacieli intorno alla stazione di Porta Garibaldi. Incentrata attorno a un’enorme fontana, Piazza Gae Aulenti offre boutique (Chiara Ferragni, la risposta italiana a Kim Kardashian, ha un negozio), ristoranti, bar e viste privilegiate sul Bosco Verticale, un complesso di appartamenti immerso nelle piante, che lo hanno trasformato in un bosco verticale.
Il super centro diventerà off limits. Ecco dove non si potrà più circolare.
CENTRO CHIUSO a Milano dal 2024: questa l’AREA VIETATA alle AUTO. “Ma poi l’allargheremo”
# Dal 2024 il super centro sarà interdetto alle auto private
Credits car_spotting.tommy IG – Auto in via Montenapoleone
L’annuncio del Sindaco Sala è arrivato ieri a margine di “Il Verde e il Blu Festival”: entro il primo semestre 2024 sarà interdetto l’accesso alle auto private nel super centro di Milano. Queste le sue parole: «Al momento non c’è ancora una data precisa, stiamo facendo verifiche di viabilità, ma ne ho discusso molto soprattutto con le case di moda che sono più interessate e devo dire che ho trovato molto consenso. Qualcuno dice addirittura “pedonalizziamo”, chissà se in futuro ci si potrà arrivare».
# Dove non si potrà circolare salvo alcune eccezioni
Centro chiuso alle auto private
L’area oggetto del provvedimento si estende dal primo tratto di corso Venezia a San Babila, per continuare in Corso Matteotti e tutte le vie sia a destra, sia a sinistra che nello specifico sono: Monte Napoleone, Bagutta, Spiga, Sant’Andrea, Bigli, Gesù, Borgospesso, Santo Spirito, Verri, San Pietro all’Orto, San Paolo, Hoepli, Agnello. Si prevede qualche eccezione. Potranno continuare a transitare i residenti proprietari di box o garage e a chi parcheggerà nelle autorimesse della zona, oltre a mezzi di servizio e di trasporto pubblico e privato, come taxi e Ncc.
Per rendere efficace la misura verranno installate delle telecamere per registrare i passaggi in Corso Venezia, all’incrocio con Via Senato, e altre telecamere all’ingresso delle autorimesse per rileggere la targa e annullare la multa potenziale. Il Sindaco Sala: “è una misura a mio giudizio che non toglie molto ma aggiunge tanto ed è significativa perché detta un altro passo nel nostro modo di procedere. In centro-centro ci si può arrivare con il metrò, i mezzi pubblici, i taxi e gli ncc. Crediamo sia giunto il momento di fare questo ulteriore passo avanti”.
# “È una piccola cosa ma intanto è una cosa storica. Poi da lì ci allargheremo”
Beppe Sala IG
L’obiettivo però è quello di allargare l’area interdetta alle auto nel prossimo futuro: “è una piccola cosa ma intanto è una cosa storica. Poi da lì ci allargheremo“. Con queste parole il Sindaco Sala fa capire che la misura, in attesa di definizione da parte dell’Assessore alla Mobilità, Arianna Censi, sarà estesa in modo progressivo anche se solo pochi giorni fa si era detto contrario a una chiusura di tutto il Municipio 1.
Sul cartello c’è scritto in diverse lingue che si tratta del “fiume più corto del mondo”. In realtà non è così perchè negli ultimi anni sono stati conteggiati dei concorrenti asiatici che si sono fregiati il primato e i primi posti della classifica mondiale. Ma al nostro piccolo fiume è rimasto lo scettro di indiscusso fiume più corto d’Italia. Vediamo qual è e dove si trova.
Il “fiume più CORTO del mondo” è a un paio d’ore da Milano
# Il fiume Aril è lungo 175 metri
Credits: latitudeslife.com
Sulla sponda nord-orientale del Lago di Garda si trova Cassone, una piccola frazione del comune di Malcesine, in provincia di Verona. La piccola località è celebre perchè è percorsa dal fiume Aril, il più corto d’Italia, in tutti i suoi 175 metri di lunghezza che, fino a qualche anno fa, gli attribuivano il primato di fiume più corto del mondo.
# Dall’Indonesia alla Norvegia via Georgia. I nuovi fiumi più corti del mondo
Credits: tripadvisor.com
Ma da qualche anno nuovi concorrenti lottano per accaparrarsi i primi posti nella classifica dei fiumi più corti del Mondo. Il fiume Tamborasi in Indonesia e il Kovasselva in Norvegia si aggiudicano il primo posto a pari merito grazie ai 20 metri di lunghezza che li contraddistinguono. A seguire troviamo invece il fiume Reprua, situato in Abcasia, in Georgia. 27 metri di corso d’acqua. Troppo lungo per puntare al primato.
# Il fiume Aril resta il più corto d’Italia (e conserva il cartello di più corto del mondo)
Credits: lastampa.it
Il cartello però è sempre al suo posto a proclamare il suo primato internazionale. E “il fiume più corto del mondo” prosegue la sua piccola corsa senza curarsi degli attacchi di quegli insignificanti piccoli torrenti d’Oriente.