Voi come la immaginate la casa dei sogni? Non mi riferisco a castelli immersi nel verde o ville extralusso. Piuttosto penso a Milano e a quello che può offrire una città metropolitana e moderna come la nostra.
Io personalmente la casa dei sogni me la immagino di sicuro con una bella piscina, con angoli dedicati al relax, una palestra per un po’ di allenamento e con un arredamento minimal ed elegante. Allora ho provato a fare una ricerca su Airbnb inserendo tutti questi filtri e sono andata a curiosare, ovviamente, nella casa con il prezzo più alto.
La “CASA dei SOGNI”: la DIMORA per AFFITTI BREVI più CARA di Milano (secondo Airbnb)
# Dove si trova
Localizzazione – Airbnb
Partiamo dalla posizione: ci troviamo sul Naviglio Pavese, a due passi dalla Darsena a dai numerosi locali da aperitivo. Nonostante la vicinanza alla movida milanese, però, le recensioni dei visitatori raccontano che all’interno dell’appartamento si può godere di silenzio e tranquillità.
# Tre piani con giardino, palestra e sauna
Spazi – Airbnb
Ora però veniamo agli interni. La proprietaria, Martina, descrive il suo appartamento come “una tradizionale casa milanese completamente rinnovata, con decorazioni moderne e servizi di lusso”: la casa si sviluppa su diversi piani e i suoi spazi sono ampi e ben suddivisi tra loro, così da garantire il giusto spazio a tutti gli ospiti. L’appartamento può accogliere fino a 8 persone, essendo dotato di 4 camere, di cui 3 con grandi letti matrimoniali e l’ultima con due letti singoli. Si articola su tre piani: al piano terra c’è l’area giorno circondata all’esterno da un verde giardino, al secondo piano sono disposte le camere e il bagno privato di ognuna, al terzo piano sono presenti la palestra e la sauna.
Il soggiorno e la cucina/zona pranzo sono separati tra loro e dotati di un arredamento molto moderno ed elegante. A disposizione degli ospiti ci sono tutti i servizi di base per cucinare e gli elettrodomestici necessari, dal bollitore alla lavastoviglie. E, per trascorrere del tempo da soli o in compagnia, ci sono libri da sfogliare e giochi da tavolo da condividere con amici e familiari.
# Dormire come re e regine con terrazzino e vista sui tetti di Milano
Camera e bagno – Airbnb
Guardando all’area notte, le camere hanno un arredamento essenziale e alcune di loro possiedono un terrazzino dotato di tavolo, sedie e una sdraio. I bagni privati possiedono la vasca e la doccia, così da soddisfare le preferenze di ogni ospite. Biancheria da letto e asciugamani sono offerti dall’host.
# Prima un po’ di sport, poi relax
Esterni – Airbnb
Infine ci sono i servizi. Sono disponibili varie attrezzature sportive come l’ellittica, dei pesi liberi, una cyclette, un tapis roulant e dei tappetini per lo yoga. Guardando al relax, si può godere di una sauna privata e di una vasca idromassaggio e una piscina condivise. Per quanto riguarda il parcheggio, è possibile usufruire di un posto privato all’interno della proprietà.
# 3000 euro per due notti
E ora veniamo all’argomento più ostico: il prezzo. La mia ricerca si è incentrata su un weekend milanese di due notti per due persone e questo appartamento è risultato il più costoso tra quelli proposti. Il prezzo totale è di 2.943 euro, suddivisi tra 2.200 euro per le due notti e i restanti come costi di servizio di pulizia, tasse e percentuale dovuta al sito.
Il motivo alla base di questa decisione della compagnia ferroviaria è di grande significato.
La STAZIONE tenuta APERTA per una PERSONA SOLA
# In funzione per 4 anni solo per una passeggera
kikou9186 Twitter – Kyu-Shirataki
La stazione ferroviaria Kyu-Shirataki si trova nella città di Engaru in una parte rurale dell’Hokkaido in Giappone. E’ diventata celebre perché è rimasta aperta per quattro anni solo far salire sul treno una passeggera: una studentessa delle superiori che aveva come unica possibilità di recarsi a scuola salendo sul treno con partenza poco dopo le 7 al mattino e ritorno attorno alle 17.
supersoya IG – Stazione Giappone
L’operatore della linea, Hokkaido Railway Co, aveva programmato la chiusura nel 2013 ma ha deciso di fare un’eccezione. Addirittura ha adattato gli orari alle esigenze di spostamento della ragazza.
# L’attesa del diploma prima della chiusura definitiva
mailonline – Stazione Giappone attiva solo per una persona
Questo rappresenta qualcosa di normale per un paese che mette la civiltà e il senso di comunità al primo posto. In Giappone l’istruzione è considerata poi un elemento fondamentale:il 99% delle persone sa leggere e scrivere. Per questo motivo non stupisce, forse, la scelta fatta dalla compagnia ferroviaria. Nonostante la stazione praticamente inutilizzata ha deciso di lasciarla operativa fino a quando la studentessa non avesse ottenuto il diploma.
Le parole della ragazzapoco prima dello stop al servizio avvenuto nel 2016: “Sono salita e scesa da questo treno negli ultimi tre anni e la presenza di questa stazione è diventata qualcosa che davo per scontata. Mi dispiace pensare che scomparirà“.
Nella lista dei 100 film italiani da salvare (stilata nel 2008 dalle Giornate degli autori), lui compare con quattro pellicole: “Poveri ma belli”, “Una vita difficile”, “Il sorpasso” e “I mostri”. Basterebbe questa citazione per dimostrare la grandezza del regista Dino Risi, una delle figure milanesi più popolari e apprezzate a livello internazionale.
DINO RISI, uno dei grandi della commedia italiana
# Una laurea in psichiatria, ma la vocazione per il cinema
Di Sconosciuto – Romolo Garroni CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=76401320
Nacque all’ombra della Madonnina il 23 dicembre 1916, figlio del medico Arnaldo Risi e di mamma Giulia Massocchi, figlia di un garibaldino. Dopo aver conseguito la maturità classica al Berchet, si iscrive a Medicina e si laurea in psichiatria. Ma la vocazione cinematografica è più forte di quella per la scienza, così a ventiquattro anni collabora con Mario Soldati nella realizzazione di “Piccolo mondo antico”, mentre due anni dopo è aiuto regista in “Giacomo l’idealista” di Alberto Lattuada.
# Le sue prime opere: Barboni e Fabbrica del Duomo
La sua prima opera è “Barboni”, una pellicola sulla disoccupazione nella città meneghina, quasi contemporaneamente gira “I Bersaglieri della Signora”. Siamo appena fuori dalla Seconda Guerra Mondiale e Dino Risi si esercita con i cortometraggi, realizzandone una ventina in cinque-sei anni: tra questi troviamo “La fabbrica del Duomo”, ovvero la storia e l’attività dell’ente che provvede alla conservazione e al mantenimento dei beni della Cattedrale di Milano.
# Il debutto come regista di un lungometraggio fino al Sorpasso
Nel 1952 esordisce come regista di un lungometraggio con il film “Vacanze col ganster”, una commedia avventurosa che vede l’esordio sul grande schermo di Mario Girotti, in arte Terence Hill. Dopo il film drammatico “Il viale della speranza”, Risi si specializza nella commedia all’italiana diventandone uno degli storici esponenti. “Pane Amore e…”, “Poveri ma belli”, “Il vedovo”, sono tra i titoli più popolari. Nel 1961 torna al genere drammatico, guidando Alberto Sordi, Lea Massari, Franco Fabrizi e Lina Volonghi in “Una vita difficile”. Nel 1962 arriva quel capolavoro de “Il sorpasso”, con Vittorio Gassman e Jean Louis Trintignant.“Con Gassman? Sono molto legato, con lui ho realizzato sedici film, l’ho portato giù dall’olimpo del teatro, facendolo diventare un attore anche di cinema”, disse Risi nel 1998 in un’intervista rilasciata a Doriano Fasoli.
# 53 film per il cinema e 7 per la televisione
Risi
Con “I mostri”, del 1963, il regista milanese si dà al genere grottesco, per tornare a fare il mattatore della commedia all’italiana con opere del calibro di “Operazione San Gennaro”,“Straziami ma di baci saziami” e, più avanti, “Il commissario Lo Gatto”.
In tutto Dinio Risi ha girato 53 film per il grande schermo e 7 per la Tv, vari documentari e fu sceneggiatore di gran parte delle pellicole da lui dirette. “Quando si cita un film, si parla sempre del regista e degli attori e mai dello sceneggiatore -confidò in un’intervista di fine anni novanta- questo non è giusto, perché se c’è un bel copione è più facile fare un bel film”.
# Quali furono le pellicole da lui dirette a cui rimase più legato
Il sorpasso
A questa domanda Risi rispondeva citando “Il sorpasso”, “Una vita difficile”, “In nome del popolo italino” e “Profumo di donna”. Per la Tv rimase molto legato allo sceneggiato “Il vizio di vivere”, la storia realizzata nel 1988 su Rosanna Benzi, la ragazza costretta a vivere in un polmone d’acciaio a causa di una poliomielite bulbo-spinale.
Dino Risi morì a Roma il 7 giugno 2008, nell’appartamento del residence Aldrovani al quartiere Parioli, dove dimorò per diversi anni.
Era padre dei registi Claudio (deceduto tre anni fa) e Marco.
il_treno_dei_sapori IG - Trinca al forno di Clusane
Un viaggio tra i sapori dagli antipasti ai dolci, passando per i prodotti tipici, della cucina regionale.
La CUCINA LOMBARDA da provare almeno una VOLTA nella VITA
#1 Il pesce d’acqua dolce in tutte la salse, anche ripieno di formaggio
il_treno_dei_sapori IG – Trinca al forno di Clusane
Uno dei piatti più versatili usato nella cucina lombarda è il pesce d’acqua dolce, di lago e di fiume. Impiegato in tutte la portate, dagli antipasti ai secondi, troviamo ad esempio: il carpione alla brace o come paté accompagnato da polenta o nella pasta ripiena, la bottarga di lavarello, conosciuto anche come coregone, e la tinca ripiena di formaggio, tipica di Clusane sul Lago d’Iseo in Franciacorta.
#2 La mostarda mantovana e cremonese
mustartitaly IG – Mostarda mantovana
Un altro prodotto tipico della regione è la mostarda, caratterizzata dal piccante della senape e dai colori della frutta, in due versioni: quella mantovana, realizzata con singolo frutto come mele o pere e utilizzata nel ripieno dei tortelli alla zucca, e quella di Cremona composta da macedonia di frutti interi da accompagnare a terrine o a bolliti.
#3 I pizzoccheri della Valtellina e della Valchiavenna
Pizzoccheri
Passiamo a un primo piatto montano, i pizzoccheri. Ce ne sono due varianti: la più famosa è quella della Valtellina, una pasta di colore scuro fatta con il grano saraceno, ma ne esiste una anche in Valchiavenna, la cui antica ricetta è preservata nel borgo di Piuro e che si presenta con un colore chiaro.
#4 Le zuppe e le minestre, come l’antichissima mariconda bresciana
casapappagallo.it – Minestra Mariconda
Perfette per i periodi più freddi dell’anno ci sono le zuppe, come quella pavese fatta di pane raffermo, burro, formaggio e un uovo fresco al centro, e le minestre come l’antichissima mariconda bresciana con brodo di carne dove galleggiano gnocchi di pane.
#5 I dolci: torrone, Barbajada, Pan de Mej
Credits: @ginevracitterio pan de mej
Eccoci al dessert. Partiamo dalle torte mantovane di tagliatelle o di rose, passiamo poi alla crema lodigiana, al torrone di Cremona e al dolce del Cardinale di Castiglione Olona. Ancora la Torta Donizzetti di Bergamo, la barbajada che equivale al “mangia e bevi milanese” e infine il Pan de Mej con fiori di sambuco, tipico di Milano.
# I prodotti regionali tipici: dal salame di Varzi agli asparagi di Cantello
pleasure__cafe IG – Salame Varzi
Oltre alle preparazioni ci sono molti prodotti regionali da provare. Tra questi il salame d’oca di Mortara, il salame di Varzi, la bresaola, gli asparagi di Cantello, l’olio del Lago di Garda, il miele varesino di acacia e il gorgonzola.
I decenni a cavallo tra l’800 e il ‘900 furono fondamentali per lo sviluppo industriale ed economico di Milano.
Le fabbriche cominciarono a svilupparsi attorno ad una città sempre più ampia e popolosa diventandone parte integrante. I grandi imprenditori non avevano a cuore solo i propri interessi, ma anche i loro operai, migliaia di persone e di famiglie, sul cui lavoro quotidiano si fondava un ciclo produttivo sempre più importante per l’economia cittadina.
Fu in quegli anni che nacquero e si diffusero i villaggi operai, per sopperire alla sempre maggiore domanda di alloggi popolari. Alcuni di questi villaggi sono sopravvissuti ai cambiamenti e alle trasformazioni urbanistiche della città e sono visibili ancora oggi.
Dove?
Segreti e curiosità dei VILLAGGI OPERAI della Grande Milano
#1 Borgo Pirelli
In viale Sarca, nel cuore del quartiere di Bicocca c’è il piccolo Borgo Pirelli, una manciata di villette costruite negli anni’20 per le maestranze dell’omonima industria della gomma, con i loro orti e le loro stradine interne secondo la tipologia delle città-giardino inglesi.
#2 Villaggio Falck
Il villaggio Falck di Sesto San Giovanni ospitò, in quegli stessi anni, più di un migliaio di lavoratori. Fu concepito in piccoli quartieri-isolato e ogni via prendeva il nome della città da cui provenivano gli operai, ecco che quindi, secondo la toponomastica dell’epoca c’erano: via Brescia, via Bergamo, via Lecco.
#3 Crespi D’Adda
Più antico, risalente ancora alla seconda metà dell’800 è il villaggio di Crespi d’Adda, sorto per volere della stessa famiglia Crespi, proprietaria della manifattura del cotone, che per l’eccellente stato di conservazione e per la sua importanza come vero e proprio documento storico e architettonico fu annoverato, dal 1995 tra i siti-patrimonio dell’UNESCO.
#4 Varano Borghi
A Varano Borghi, in provincia di Varese, anche la famiglia Borghi associò allo sviluppo tecnico industriale del proprio opificio quello più paternalista della tutela delle buone condizioni di vita della propria classe operaia.
#5 Quartiere Arcobaleno
via Lincoln – Quartiere Arcobaleno
Ma il più suggestivo esempio di città operaria è però nel cuore di Milano, in un’area che faceva capo alla vecchia stazione Ferdinandea, dismessa a vantaggio della successiva prima stazione Centrale di Piazza della Repubblica. Oggi, del progetto mastodontico di “città ideale di Porta Vittoria” rimane ben poco, ma quel poco è uno degli angoli più caratteristici, anche se poco conosciuti, di Milano: il quartiere arcobaleno di via Lincoln, con le sue casette tutte colorate. Un piccolo e tranquillo angolo di Burano tra le vie trafficate della città moderna.
Le due finalità dei villaggi operai
I villaggi poi non erano semplici agglomerati di abitazioni, ma veri e propri microcosmi dotati di servizi messi a disposizione dei loro abitanti dalla classe dirigente: asili, scuole primarie, scuole di specializzazione, negozi, chiese, uffici postali.. ogni villaggio era un cuore pulsante all’interno di un vasto sistema di fidelizzazione della classe operaria. Da una parte si volevano migliorare le condizioni di vita della classi lavoratrici e dall’altra si cercava di evitare che queste si organizzassero in movimenti di protesta contro la classe borghese.
Ora non resta che andare a scoprirne in loco il fascino e la bellezza.
Una pista ciclabile lunga circa 165 km che disegna un anello tra tre regioni mentre si è sospesi a mezz’aria sopra l’acqua. Deve essere ancora conclusa ma è già stata definita “la pista ciclabile più bella d’Italia”. Il suo tracciato e quando dovrebbe essere conclusa.
La “PISTA CICLABILE più BELLA D’ITALIA” pedala verso il TRAGUARDO : si completa l’anello sospeso sull’ACQUA
# 165 km di percorso ad anello attorno al Lago di Garda
Credit: @vacansoleil_be
Garda by bike: un sentiero lungo 165 km e largo 2,5 metri che percorre tutta la circonferenza del lago di Garda. La pista ciclabile prevede sia tratti esistenti sia sentieri di nuova costruzione ed è già stata definita “la più bella d’Italia” anche se è ancora in fase di completamento. Questa pista ha una caratteristica mozzafiato: molta parte del percorso è costruita a mezz’aria sopra l’acqua, dando la possibilità di sorvolare i confini regionali con vista lago. Si pedala dalla Lombardia, al Veneto, fino in Trentino e il sentiero si unisce aVenTo e alla Ciclovia del Sole e alle piste ciclabili europee Eurovelo Route 7 e Eurovelo Route 8.
# La struttura è ancorata alle pareti rocciose nei punti a strapiombo
Credit: garde-see.com
A costituire la struttura portante c’è un reticolo di travi in acciaio, ancorata alle pareti rocciose affacciate sul lago nei tratti in cui la pista ciclabile è completamente a strapiombo. Negli altri tratti la base è invece appoggiata su piloni metallici sagomati ancorati al terreno. Per consentire il passaggio della pista ciclabile, dove non può realizzarsi all’aperto, è in corso inoltre la ristrutturazione delle gallerie esistenti.
# Illuminata da LED durante la notte
Credits att -società di ingegneria – Rendering Garda by bike
Per i tratti a strapiombo sono stati scelti listelli di finto legno trattati per la pavimentazione, per resistere agli agenti atmosferici, mentre alcuni tratti paralleli alle vie carrabili sono realizzate in cemento.
La sicurezza dei ciclisti è sempre garantitada una ringhiera in acciaio curvilinea che segue il profilo della pista ciclabile, dato che il percorso segue la pendenza naturale del terreno, pur senza ostacolare la vista del paesaggio circostante. La pista prevede una parte dedicata ai pedoni e di notte viene illuminata da un sistema a led.
# Il tratto da Limone sul Garda a Nago-Torbole
Credits architetturasostenibile.it – Percorso Garda by bike
L’itinerario più lungo si estende nel territorio bresciano per circa 89 Km e attraversa, tra gli altri, i comuni di Desenzano, Sirmione, Lonato. Costeggia poi la riviera verso nord nei comuni di Salò, Gardone Riviera fino a Tremosine sul Garda e Limone sul Garda. Il tratto di percorso di 27 Km da Gargnano a Limone sul Garda è il più difficile e può essere superato con i mezzi di linea di Navigarda.
In Veneto il tracciato è lungo circa 69 Km e si sviluppa nella provincia di Verona passando per i territori di Peschiera del Garda, Castelnuovo del Garda, Lazise, Bardolino fino a Malcesine, ricalcando parzialmente il tracciato della ciclopista del Sole.
Il tratto più breve è sulla sponda trentina, da Riva del Garda e Nago-Torbole, e misura 7 km.
# Le parti del percorso già attive
Credits luciafusco.71 IG – Garda by bike
I lavori sono un po’ a rilento ma la pista si può già provare in alcuni tratti:
lungo i 2,5 km dall’Hotel Panorama di Limone sul Garda al confine con il Trentino, un tragitto costruito interamente a strapiombo sul lago;
nelle parti dell’itinerario ciclabile che si incrociano con la famosa Ciclovia del Sole e con i route 7 e 8 di EuroVelo;
sul tracciato tra Riva del Garda e Torbole;
sulla ciclabile da Gragnano a Tremosine, esistente da inizio Novecento e definita da Churchill l’ottava meraviglia del mondo.
# L’inaugurazione prevista nell’anno delle Olimpiadi di Milano-Cortina
Credit: @limonesulgarda
Un investimento complessivo di 345 milioni di euro, ancora non del tutto reperiti. Tra le parti di percorso in costruzione troviamo quello dalla centrale idroelettrica di Riva del Garda fino alla galleria per la Via Ponale, in progettazione invece quello dalla Galleria Panda alla Galleria Orione.
Un itinerario dove incontrare paesaggi pazzeschi, punti panoramici mozzafiato e borghi storici da visitare. Si aggiudicherà davvero il titolo di “pista ciclabile più bella d’Italia”? Non rimane che attendere la sua ultimazione, prevista entro la fine del 2026.
Credits: @anatoliy_como
Cimitero Monumentale di Milano
La città più cara d’Italia si può vivere anche senza spendere un centesimo. Questo l’elenco delle cose gratuite da fare e da vedere a Milano.
10 cose GRATUITE da fare a Milano
#1 Visitare i musei gratis
Credits: Dimitris Vetsikas via Pixabay – Pinacoteca di Brera
Milano aderisce all’iniziativa dei musei gratis la prima domenica del mese promossa dal Ministero dei Beni Culturali. Dalla Pinacoteca di Brera all’Ambrosiana: Milano invita a scoprire le sue bellezze che si esprimono attraverso la pittura, il design, la scultura e l’architettura. Non solo la prima domenica: tutti i giorni si può entrare nel Castello Sforzesco. Quante altre città offrono una visita gratis al suo Castello più rappresentativo (sempre che lo abbiano)?
Ci sono anche musei che sono sempre gratis. E si tratta di luoghi di esposizioni di valore straordinario. Come la Casa Museo Boschi Di Stefano, con la sua straordinaria collezione di arte Novecentesca in via Via Giorgio Jan 15, Palazzo Morando, con la sua collezione Costume Moda Immagine in via Sant’Andrea 6, il Museo del Risorgimento, lo Spazio Alda Merini, Casa Verdi o la collezione permanente del Mudec-Museo delle Culture. Tutti a ingresso libero per tutto l’orario di apertura.
#3 Visitare le sue magnifiche chiese
…invece sfondo e colonne sono solo disegnate creando una falsa prospettiva
Da Sant’Ambrogio, principale esempio di architettura romanica lombarda, al gioiello rinascimentale Santa Maria delle Grazie, Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, fino a scoprire le sue chicche eccezionali come San Maurizioo la prospettiva del Bramante. Ad eccezione del Duomo, tutte le chiese sono gratuite. Può sembrare una cosa scontata in Italia, ma a livello internazionale non è così frequente.
Credits: @anatoliy_como Cimitero Monumentale di Milano
Il Cimitero Monumentale è un vero museo a cielo aperto, visitabile liberamente ogni giorno, che ospita periodicamente letture, concerti e visite guidate.
Riaperto finalmente dopo anni di chiusura al pubblico, il 39esimo piano di Palazzo Lombardia è sede del Belvedere: nelle giornate serene consente di far spaziare lo sguardo su tutto l’arco alpino fino all’appennino. L’accesso è gratuito e libero sempre, anche se in date prestabilite. In Piazza Città di Lombardia, 1
#6 Itinerari green nei parchi cittadini
Dal Giardino della Guastalla a Parco Sempione fino a quelli della periferia, come il Parco Nord, Trenno, Parco delle Cave o Parco Agricolo. Milano offre numerosi parchi che offrono uno spettacolo diverso in ogni stagione.
#7 Rilassarsi nel giardino di Villa Necchi Campiglio
Villa Necchi – Ph. @kellybehunstudio IG
Un tuffo nella Milano della prima metà del Novecento. Nel cuore della città, la villa, circondata da un ampio giardino, rappresenta lo stile architettonico in voga a Milano e in Italia negli anni trenta. Gli interni conservano ancora fedelmente le scelte decorative e di arredo dei proprietari.
Tutte le mostre dell’Hangarsi contraddistinguono per il carattere di sperimentazione. Per chi desidera scoprire un po’ di arte contemporanea internazionale… le mostre sono sempre tutte gratuite. Discorso a parte per la permanente con i Palazzi Celesti di Kiefer.
Come vivevano le antiche comunità monastiche che alternavano il lavoro dei campi con la preghiera? Dalla Certosa di Garegnano, di cui restano alcuni chiostri e la chiesa che contiene preziosi affreschi, all’Abbazia di Chiaravalle che, con i suoi chiostri, il monastero e la foresteria costituisce un complesso molto articolato circondato dal verde del parco Agricolo Sud Milano. Numerosissime da scoprire, soprattutto a sud della città.
#10 Scoprire l’Orto Botanico
Credits travelling.phoenix IG – Orto botanico Città Studi
Nascosto all’interno del palazzo di Brera, dietro la Pinacoteca, c’è l’Orto Botanico: un giardino storico e un vero museo all’aperto aperto al pubblico.
In attesa dell’ospite più attesa, la neve, Milano offre ricche opportunità per chi trascorre dicembre in città. Anzi, è uno dei mesi più belli da vivere a Milano, non trovate?
Le 10 cose assolutamente da fare a DICEMBRE a MILANO
Dal 2 al 4 dicembre il week end dedicato al caffè con il Milano Coffee Festival. Eventi, degustazioni, show diffusi.
#2 Fiera degli Oh Bej! Oh Bej!
Un grande classico di Sant’Ambrogio risalente al trecento. Dal 7 dicembre fino al 10 gli Oh Bej! Oh Bej! con le bancherelle intorno il Castello Sforzesco e dentro Parco Sempione. Si mangia, si beve, si acquistano regali.
#3 L’Artigiano in Fiera
Credits: comocity.it – Artigiano in fiera
Dal 2 al 10 dicembre a Rho Fiera Milano la 27esima edizione della manifestazione internazionale che valorizza l’artigiano, una delle esibizione più frequentate della Fiera. Sono previsti anche eventi musicali, performance di danza e stand di ristorazione da tutto il mondo. Tutti i giorni dalle 10 alle 22,30.
#4 Inside Monet
La prima mostra en plein air dedicata al grande artista dell’Impressionismo. Una mostra itinerante realizzata con la realtà virtuale. Termina a fine dicembre.
#5 You are Verdi
La mostra dedicata al grande compositore italiano. Grazie alla realtà virtuale si torna nella Milano del 1800 nei giorni in cui viveva il Cigno di Busseto quando componeva i suoi capolavori.
#6 Chaos Lab
Un parco giochi – laboratorio dove divertirsi in un ambiente un po’ folle pieno di fantasia.
#7 Il Parco di Natale più grande d’Italia
Il 7 dicembre apre anche il Parco del Natale immersivo più grande d’Italia. Un bosco magico, un cielo stellato, la pista da pattinaggio coperta più grande di Milano. Sarà al MiCo.
#8 Il Villaggio di Natale al Carroponte
La magia del Natale al Carroponte
La Magia del Natale al Carroponte: 25 mila metri quadrati con il borgo degli Elfi, la Fabbrica dei giocattoli, l’ufficio postale dove inviare lettere a Babbo Natale, una giostra di cavalli a due piani e la Casa di Babbo Natale. Ci sarà anche un mercatino di Natale e una cioccolateria-ristorante.
#9 Dicembre al Musical
Dicembre a Milano è anche cinema, concerti, teatro e, quest’anno, soprattutto musical. In programma A Christmas Carol al Teatro Carcano, Chicago al Teatro Nazionale, Cabaret ancora al Nazionale, Frozen al Teatro Lirico Giorgio Gaber e Cinderella, sempre al Nazionale.
#10 Babbo Running
Torna il 16 dicembre la corsa dedicata al Natale travestiti da Santa Claus per sostenere la ricerca scientifica contro i tumori pediatrici.
Si attende ancora l’inaugurazione completa del suo tracciato originale: ma già arriva un altro atto formale per procedere con l’estensione della linea M4 a est, fino oltre l’Idroscalo. I prossimi passi attesi e i dettagli del progetto.
La M4 punta a EST: il CAPOLINEA sarà oltre LINATE
# La giunta di Milano approva il piano di fattibilità tecnico-economica
La giunta di Milano ha approvato il Piano di fattibilità tecnica ed economica per il progetto di estensione della M4 a Segrate, oltre allo stanziamento di 130 milioni di euro, in parte coperti da fondi statali, per coprire gli extra costi della tratta in costruzione. L’investimento stimato per portare la linea oltre Linate, che tiene conto degli incrementi dovuti all’aumento dei costi dei materiali, è di 470 milioni di euro. All’appello ne mancano ancora 44, a causa degli aumenti delle materie prime. I passi successivi sono l’inserimento dell’intervento nel Piano Triennale delle Opere pubbliche 2024-2026 e l’elaborazione del progetto esecutivo, in partenza, cofinanziato da un bando europeo di 3,5 milioni di euro.
# Un tracciato di 3,1 km con 2 fermate: Idroscalo-San Felice e Segrate con la nuova stazione Av
Prolungamento M4 Segrate
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Credits segratecitylab - Hub segrate
Credits mm - Tracciato M4 Segrate
Credits mm - Prolungamento M4 Segrate
Credits mm - Stazione ido
Credits mm - Stazione Idroscalo
La linea M4 si allunga quindi verso est dall’Aeroporto di Linate con un tracciato di 3,1 km, che prosegue in sotterranea all’Idroscalo, e due fermate: Idroscalo-San Felice e Segrate punta Est. La prima a servire i fruitori del bacino artificiale e del parco oltre ai dipendenti delle aziende dell’area, quali Mondadori e IBM, la seconda a garantire un collegamento in soli 20 minuti verso il centro di Milano ai residenti di Segrate e l’interscambio con la futura stazione dell’Alta Velocità. Previsto un treno ogni 90 secondi. Tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 dovrebbe essere predisposto il bando per il successivo avvio dei lavori. La durata dei cantieri è stimata di circa 6-7 anni.
# “Milan east gate hub”: l’Hub Alta Velocità-metro di Segrate Porta Est
Credits mm- Integrazione nodo East Hub
Attesa poi per la realizzazione della stazione ferroviaria dell’Alta Velocità “Segrate Porta Est”, trasformando l’attuale stazione per fungere da vero hub della mobilità dell’area metropolitana grazie al futuro interscambio con la M4, a cui si aggiungono treni suburbani, treni a lunga percorrenza, treni ad Alta Velocità. Il “Milan east gate hub”, questo il nome del progetto, intercetterà infatti treni della linea Milano-Venezia e i viaggiatori provenienti da città quali Bergamo, Brescia, Verona, Padova.
Credits mm – Planimetria stazione ferroviaria Segrate Porta Est
Il progetto complessivo prevede un investimento di oltre 500 milioni di euro, con il coinvolgimento di Regione Lombardia, Città Metropolitana di Milano, Comune di Milano, Rfi, lo stesso Comune di Segrate, Sea S.p.a., Westfield Milan S.p.a. MM, incaricata alla redazione del progetto di fattibilità. All’appello mancano ancora le risorse per la costruzione della stazione AV, in particolare per il rifacimento del piano binari, oltre a quelli per le opere complementari, la bretella stradale SP160-via Mondadori, il parcheggio e terminal bus nelle due stazioni della M4 e le passerelle meccanizzate. L’ultima stima indicava circa 100 milioni di euro.
# In fase di ridefinizione il progetto del mall del lusso Westfield
Westfield Segrate
Nonostante la società stia contribuendo a finanziare il futuro hub della mobilità, tra cui la realizzazione di parte della Cassanese-bis, il progetto del mall del lussoWestfield nei pressi della stazione ferroviaria era stato sospeso per alcuni anni. Da luglio 2023 è ripartita la progettazione, a cura della società di architettura e ingegneria One Works, per ridefinire la struttura in virtù del mutato scenario economico.
Anche la Germania ha il suo Molise. Non è una regione ma una città la cui “non esistenza” è diventata un’identità locale.
La “CITTÀ che NON ESISTE”: anche la Germania ha il suo Molise
Fake Bielefeld
# Una città nata dalla fantasia della CIA
Il Molise di Germania si trova in Nord Reno-Westfalia, è una città di circa 300.000 abitanti, nota come sede di una celebre università. Si tratterebbe di Bielefeld. Ma come il Molise in Italia, si è diffusa una diceria per cui la città sia soltanto una fantasia. Rispetto alla regione italiana in questo caso si tratterebbe di qualcosa di più sofisticato: c’è chi dice che Bielefeld sia solo un’invenzione della CIA, degli alieni o di una misteriosa entità collettiva nota come “SIE”, ossia “LORO”.
# Il “Complotto di Bielefeld”
Alieno avvistato a Bielefeld
Non è soltanto qualcosa che strappa un sorriso. In Germania ci tengono a fare le cose per bene, anche le leggende metropolitane. La città nascerebbe dal “Complotto di Bielefeld”: svelato nei primi anni ’90 su un forum tedesco online, forse per prendere in giro le teorie del complotto. Ma non è la sola versione. Un’altra risalirebbe invece a uno scambio di battute avvenuto durante una festa studentesca. In quell’occasione, un conoscente dell’informatico tedesco Achim Held, allora studente di informatica a Kiel, pare si sia lasciata sfuggire la frase: “Non credo che Bielefeld esista”. Come dimostrazione chiese se fosse presente qualcuno di Bielefeld: tutti dissero di non esserci mai stati. Da allora, nella cerchia di Held, iniziarono a circolare battute sull’inesistenza della città che, come la pioggia nel deserto del filosofo Berkeley, non avrebbe nessuna prova della sua esistenza. Dal circolo di amici al buco nero della rete la leggenda si è propagata alla velocità della luce, diventando così popolare che ogni sindaco della città afferma di ricevere mail nelle quali si chiede se la città esista davvero.
# La dimostrazione: siete mai stati a Bielefeld? No? Appunto.
I sostenitori dell’inesistenza di Bielefeld, su internet, pongono sempre tre domande chiave a tutti coloro che si ostinano a credere nella sua esistenza: sei mai stato a Bielefeld? Conosci qualcuno che sia di Bielefeld? Conosci qualcuno che ci sia mai stato? A quel punto la risposta a queste tre domande è quasi sempre “no”. Ma ci sono altre succose varianti sull’origine di questa credenza.
# Il luogo che copre i più grandi misteri
Elvis Presley vive a Bielefeld
C’è chi sostiene che ci sia lo zampino degli alieni: alcuni visitatori interstellari avrebbero “camuffato” la loro astronave sotto le spoglie della presunta Università di Bielefeld per poter girare indisturbati nei cieli di mezzo mondo. Ma non solo. C’è chi sostiene che la creazione di Bielefeld serva a nascondere Elvis Presley e Kurt Cobain ancora in vita o che la CIA abbia utilizzato la città per nascondere la verità sugli sbarchi sulla Luna. Ma forse la teoria più entusiasmante è che nel luogo dove le carte geografiche indicano l’esistenza di Bielefeld, si trovi in realtà l’ingresso della città perduta di Atlantide.
# Un milione di euro per chi dimostra l’inesistenza della città
Kurt Cobain vive a Bielefeld
E foto e video fatti a Bielefeld? Non si sono dubbi: sarebbero tutte frutto di manipolazione. Anche perchè non contenendo alcun particolare di rilievo, le foto raffiguranti Bielefeld potrebbero essere scattate ovunque.
Ma non è facile anche fornire le prove contrarie. E’ stato organizzato perfino un concorso da un milione di euro per dimostrare l’inesistenza di Bielefeld: in questo caso, nonostante le 2000 documentazioni inviate, nessuno è riuscito a dimostrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, l’inesistenza di Bielefeld. Nel 2010 è uscito anche un film intitolato “Il complotto di Bielefeld”, un classico thriller basato su un testo di Held che ha anche recitato una parte.
Meglio un TRILOCALE in periferia o una VILLA con GIARDINO a 50 chilometri? Il PREZZO è lo stesso
Vista lago dalla villa
# Il sogno rurale dei milanesi
Lo abbiamo pubblicato qualche giorno fa: il sogno dei milanesi sembra essere quello di andare vivere in campagna. Questo è quello è emerso da una ricerca condotta dal Think Tank The European House – Ambrosetti e commissionata dai GAL (Gruppi Azione Locale) di Pavia, Cremona e Mantova. Ma dalla ricerca emerge anche un particolare importante: si può scambiare un trilocale in periferia con una villa con giardino. Ma procediamo un passo alla volta.
# Oltre il 50% degli intervistati valuta il trasferimento in campagna
cristinanasi68 IG – Lomellina
Pio Parma, Senior Consultant di The European House – Ambrosetti, che ha curato lo studio, evidenzia come “il 15% degli intervistati dichiara di essere intenzionato a trasferirsi in una zona rurale, mentre il 51,7% afferma che valuterà questa opzione in futuro: la possibilità di (ri)programmare parte della propria vita in una zona rurale è manifestata soprattutto da chi è nel pieno della propria attività lavorativa (60,8% nella fascia 45-54 anni) o prossimo alla pensione (50,6% nella fascia 55-64 anni)”.
# Perchè si resiste?
credit: dissapore.com
Interessanti anche i motivi che frenano alla fuga: a sorpresa la risposta più gettonata non è stata la disponibilità di una rete efficiente di trasporti pubblici, solo terza in classifica con il 36,5% di preferenze. Al primo posto si piazza la vicinanza a farmacie, ospedali e centri di assistenza domiciliare con il 63,1%. Al secondo posto, staccata al 39,1% c’è la presenza di strutture della distribuzione organizzata, supermercati e centri commerciali.
# La possibilità di uno scambio alla pari trilocale – villa con giardino
Villa Cassinella fronte
Ma l’opportunità più ghiotta per andare via sembra quella della casa. Se si prendono i prezzi delle case a Milano con quelle nei dintorni si vede che al costo di un trilocale in periferia, tra i 350 e i 400K, si possono trovare ville con giardino in posti naturalmente stimolanti ed entro 50-60 chilometri da Milano, come l’Oltrepò pavese, la Valsassina o la Val d’Intelvi. Lo stesso discorso vale anche per il costo degli affitti. Sembra che sempre più milanesi stiano valutando di lasciare Milano per sperimentare un affitto in zone più alla portata.
MCA_Nuovo Ospedale di Cremona_Vista aerea_Visual by MCA Visual
Presentato il progetto dell’ospedale del futuro: in simbiosi con la natura e con una visione olistica della salute e del benessere della persona. Scopriamo come è fatto e i prossimi passi attesi.
Il CAPOLAVORO di DESIGN alle porte di Milano: l’ “OSPEDALE ASTRONAVE”
# Scelto lo studio MCA – Mario Cucinella Architects per realizzare il nuovo ospedale di Cremona
MCA – Nuovo Ospedale di Cremona_Archivio MCA
Il 30 novembre si è tenuta la cerimonia di premiazione del vincitore del concorso internazionale per la realizzazione del nuovo ospedale di Cremona, alla presenza delle istituzioni. Al primo posto si è classificato lo studio «MCA – Mario Cucinella Architects» di Mario Cucinella. Le dichiarazioni dell’archistar:
“Il Nuovo Ospedale di Cremona potrà rappresentare un modello per l’architettura sanitaria sotto più aspetti ad iniziare dal bando che, con le sue linee guida, ha rimesso al centro la qualità dell’architettura come fattore centrale per il benessere psico-fisico. […] Dobbiamo tornare a un’idea di ospedale che sia parte della vita della città e non unicamente un luogo di cura: Cremona ha fatto una scelta importante e di qualità, che farà scuola non solo in Italia”.
Nei prossimi mesi la realizzazione del progetto esecutivo, con ultimazione prevista entro il 2024, a cui seguirà il bando per l’individuazione dell’azienda incaricata della costruzione.
# Una “città nella città” dalle sembianze di un’astronave
MCA_Nuovo Ospedale di Cremona_Vista dal Parco della Salute_Visual by MCA Visual
Sembra quasi un’astronave atterrata sulla Terra. L’edificio, su sette livelli fuori terra, si caratterizza per una sovrapposizione di anelli con al centro un’area naturale, il Parco della Salute, con la quale si sviluppa in continuità garantendo la permeabilità sia fisica sia visuale tra i due elementi. Viene a fondersi da un lato la struttura radiale di percorsi e spazi urbani tipici di Cremona, dall’altro la composizione altimetrica delle terrazze fluviali caratterizzata da argini e passeggiate sospese nel paesaggio naturale.
MCA_Nuovo Ospedale di Cremona_Vista dalla copertura verde_Visual by MCA Visual
Una “città nella città” circolare e interconnessa suddivisa in due corpi principali che si connettono a livello 00, in corrispondenza con il principale accesso sanitario:
un cuore centrale, con la piastra tecnologica che accoglie il blocco operatorio diviso nei settori emergenza, cardiovascolare, multifunzionale, chirurgia minore;
una struttura in elevazione caratterizzata dalla presenza di servizi sanitari a media/bassa tecnologia.
L’area strategica dell’ospedale è dove sono allocati i servizi assistenziali, che rappresentano il ponte tra l’ospedale stesso e il territorio che lo circonda:
al piano 00 il Pronto Soccorso in grado di funzionare autonomamente dal resto della struttura senza ma allo stesso tempo collegato con percorsi veloci e dedicati ai servizi diagnostici, ai blocchi operatori, alle terapie intensive e alle degenze, a cui si aggiunge la diagnostica per immagini;
al piano 01 l’area ambulatoriale in connessione con le aree destinate alla prenotazione e all’accettazione.
# Un ospedale flessibile e con ambienti permeabili aperti al pubblico
MCA_Nuovo Ospedale di Cremona_Vista dalla Hospital Street_Visual by MCA Visual
Il progetto prevede un alto grado di flessibilità della struttura con la possibilità di un facile riassetto degli spazi, per rispondere al cambiare delle esigenze sanitarie. Il 20% delle camere di degenza può diventare un’area di terapia intensiva con interposizione di un filtro, l’80% una camera a due letti con spazi e modalità adatti.
MCA_Nuovo Ospedale di Cremona_Vista dalla camera di degenza_Visual by MCA Visual
Sono presenti ambienti raccolti pensati per la privacy e il benessere del paziente e altri più permeabili e aperti ai cittadini con anche servizi commerciali. Troviamo l’Hospital Street, area di accoglienza per il pubblico ma anche spazio di interazione per il personale sanitario, una biblioteca e le residenze temporanee a supporto di pazienti e famiglie.
# Il Parco della Salute con un bosco climatico, un anello rurale e un anello vitale
MCA_Nuovo Ospedale di Cremona_Vista aerea_Visual by MCA Visual
L’area di progetto si estende tra l’espansione urbana e il Parco del Po e del Morbasco, creando una nuova porta d’accesso per il sistema naturale. Il Parco della Salute, l’altro elemento cardine, è caratterizzato da tre elementi:
un bosco climatico, un sistema naturale che abbraccia l’Ospedale, con percorsi verdi che legano una sequenza di attività terapeutiche per i residenti e gli utenti dell’ospedale, alternate a zone di biodiversità animale e vegetale. In questa zona è possibile beneficiare di una terapia psico-fisica del tutto naturale grazie a meditazione e contemplazione, Forest Bathing e Barefooting, spazi di lettura singola e collettiva all’aperto, e una Food Forest comunitaria;
un anello vitale, un percorso caratterizzato da spazi per le attività ludico-sportive e per l’interazione sociale, in dialogo con gli elementi architettonici pubblici e del complesso ospedaliero;
un anello rurale, un ampio sistema naturale a prato caratterizzato da uno specchio d’acqua centrale come punto cardine dell’intero Parco pensato come luogo per eventi e attività.
Il parco insieme alla scelta dei materiali della pavimentazione aiutano a mitigare l’isola di calore urbana, abbassando la temperatura media percepita di circa 4 gradi, mentre l’utilizzo strategie passive come orientamento ottimale, permeabilità ai venti e illuminazione naturale, consentono di ridurre le emissioni e l’impatto ambientale.
# Una visione olistica della salute e del benessere della persona
Il progetto propone una nuova concezione di struttura sanitaria con una visione olistica della salute e del benessere della persona, in stretta connessione con i sistemi territoriali e la rete sanitaria assistenziale. La progettazione si sviluppa basandosi sui principi di empatia, creatività e comprensione delle esigenze della persona in cura, dello staff sanitario e dei visitatori, per garantirne alti livelli di benessere e per questo la scelta di favorire l’illuminazione naturale, il rapporto con la natura, un ridotto livello di rumore negli ambienti e la qualità dell’aria.
Il paziente trova da un lato ambienti differenti a seconda dei percorsi e dell’intensità della cura da seguire, dall’altro si rompe l’isolamento dei vari reparti con gruppi di professionalità diverse che operano sullo stesso paziente.
In Largo Donegani tra gli anni ’30 e ’50 del secolo scorso sono stati costruiti uno a fianco all’altro il primo e il secondo Palazzo Montecatini, la storica società chimica italiana nata a Firenze, su progetto di Gio Ponti. Nel 1951 sempre l’architetto milanese, tra i più importanti del dopoguerra, disegnò anche una fontana a completamento del secondo palazzo e come elemento focale di richiamo dell’intervento architettonico.
Pagina Milano Scomparsa – Statua Bertani
Prese il posto della statua di Agostino Bertani, il medico ed eroe delle Cinque Giornate e delle guerre di Indipendenza garibaldine, trasferita in Piazza Fratelli Bandiera un paio di anni prima.
# L’illuminazione notturna la fa sembrare sospesa nel vuoto
Pagina Milano Scomparsa – Fontana Gio Ponti
L’opera di circa 40 mq consiste in due fontane circolari, posizionate una sopra l’altra con quella inferiore avente un diametro di 7 metri e quella superiore a forma di grosso tronco di cono rovesciato. Gli zampilli escono dal cono “tuffandosi” nel bacino sottostante e poi l’acqua entra in una fessura anulare sul fondo del bacino. Fu realizzata in un laboratorio di Viale Certosa con l’utilizzo di marmo bardiglio grigio scuro delle Alpi Apuane. A rendere particolare questa fontana è l’illuminazione notturna che, complice la sua struttura, la fa sembrare sospesa nel vuoto.
# La rimozione per realizzare la linea M3 e la sua ricostruzione
fontanedimilano.it – Fontana di Gio Ponti
Per costruire la linea metropolitana M3, qui è presente la stazione di Turati, negli anni ’80 la fontana è stata rimossa e poi ricostruita da parte di MM Spa nel 1992 in base alle indicazioni del progetto originale. Oggi è circondata da massicce e ampie fioriere che la celano parzialmente alla vista per chi proviene da Via Turati e Via della Moscova.
Como è una città famosa in tutto il mondo, amata ed apprezzata forse più dagli stranieri che arrivano in massa per ammirare uno dei posti più belli e suggestivi del nostro Bel Paese. Una città ricca d’arte, storia, natura e molto altro distante appena 50 km da Milano, che vale davvero una gita fuori porta.
10 MOTIVI per passare una giornata a COMO
#1 Il suo splendido lago
pepitaviaggi.com – Lago di Como
Nessuno pensa a questa città senza associarvi il suo splendido lago, che tra l’altro è il più profondo d’Italia. Una passeggiata sul lungolago Mafalda di Savoiafino a piazza Cavour, un tempo porto cittadino fino al suo interramento nel 1869, sono d’obbligo per ammirare il paesaggio naturale che ci circonda oppure per prendere uno dei tanti battelli, le metro del lago, per visitare i caratteristici paesi lariani.
#2 La Basilica di Sant’Abbondio, la “cappella sistina lariana”
Basilica di Sant’Abbondio
Con le sue inconfondibili “torri gemelle”, questo piccolo gioiello romanico nascosto è uno dei più belli della città. Sorta fuori dalle mura, la chiesa è stata Cattedrale fino al 1013 e successivamente affidata all’ordine benedettino che le diede l’aspetto attuale.
Al suo interno si resta stupefatti nell’ammirare il bellissimo ciclo di affreschi dell’abside realizzati nel trecento ad opera del Maestro di Sant’Abbondio e denominata la “cappella sistina” lariana.
Basilica di Sant’Abbondio, Como, Lombardy, Italy
#3 Il Duomo (Santa Maria Assunta)
Credits: wikipedia.org – Duomo di Como
Certo non sarà il mastodontico Duomo di Milano, ma si tratta dell’ultima Cattedrale gotica realizzata in Lombardia, per l’esattezza nel 1396, e la terza per dimensioni dopo Milano e la Certosa di Pavia. Oltre alla facciata gotica e agli interni manieristi con opere di Bernardino Luini, merita una menzione la sua cupola, progettata da Filippo Juvarra nel 1731.
#4 Villa Olmo
Credits: histouring – Villa Olmo
Tra le numerose ville che si affacciano sulle acque del lago, Villa Olmo, oggi sede del comune, è sicuramente la più bella. Realizzata nel 1782 dall’architetto Simone Cantoni come dimora estiva dei Marchesi Odescalchi, l’edificio prende il nome dall’enorme olmo ultracentenario che una volta adornava i suoi giardini. Nel corso dei secoli la villa fu visitata da Napoleone, Ugo Foscolo, l’Imperatore Franz e Garibaldi, che qui sposò l’infedele Giuseppina Raimondi.
#5 Le antiche mura
Credits: viestoriche.net – Le mura romane
Como è una delle poche città che possono vantare un perimetro quasi totalmente intatto delle mura cittadine medioevali. Tra camminamenti, torri e portali è possibile fare un salto indietro nel tempo fino al 1192, anno in cui vennero innalzate le mura attuali e la celebre Porta Torre.
#6 La suggestiva Piazza San Fedele
Credits: rete.comuni-italiani.it – Piazza San Fedele
Siamo nel vero cuore di Como, dove un tempo sorgeva il foro romano e dove dal medioevo fino alla fine dell’ottocento si teneva il mercato cittadino. È una piazza senza tempo circondata da edifici medioevali, portici, negozi, locali e dall’imponente facciata romanica della basilica di San Fedele.
#7 Un giro sulla funicolare di Brunate
Credits: piuturismo.it – La funicolare Como-Brunate
Ideale per ammirare la città e il suo lago dall’alto, la salita in funicolare da Como a Brunate dura appena 7 minuti e consente dal 1891 di raggiungere il cosiddetto “balcone sulle alpi”. Una volta giunti a Brunate è possibile salire fino al Faro Voltiano, una torre alta 29 metri costruita nel 1927 per commemorare l’inventore comasco della pila; da qui la vista spazia sull’arco alpino fino al Monte Rosa.
Altro punto panoramico sulla città e sul lago è il medioevale Castello del Baradello, costruito dai comaschi nel 1158 grazie all’aiuto dell’imperatore Federico Barbarossa, che vi risiedette l’anno successivo durante le guerre contro Milano. Un edificio legato alla storia milanese tanto che, nel 1277, l’Arcivescovo e signore di Milano Ottone Visconti vi fece murare vivo il rivale Napo Torriani sconfitto nella decisiva battaglia di Desio.
#9 Il tempio voltiano
Credits: eccolecco.it – Il Tempio Voltiano
È l’omaggio della città ad uno dei suoi figli più illustri, inaugurato nel 1928 nel centenario della morte di Alessandro Volta. Al suo interno sono raccolti alcuni cimeli e strumenti del grande inventore.
#10 La cucina comasca
Risotto con pesce persico
Per gli amanti della cucina lacustre, Como offre tante specialità come ad esempio il famoso risotto con pesce persicoe i missoltini, ossia agoni pescati tra giugno e luglio, salati ed essiccati all’aperto per poi venir serviti a tavola solitamente grigliati.
Credits: Claudio-Lucia Flickr - Murales Via Zuretti
Un quartiere ricco di suggestioni fatte di storia, letteratura, mondanità e di preziosissimi angoli di verde senza tempo. Sono talmente tante le cose da vedere e da fare che una giornata sola non può bastare.
Esplorando la zona e i suoi dintorni, ho selezionato alcune curiosità e luoghi di interesse che vi propongo di visitare.
Una giornata a GRECO: 10 attrazioni di uno dei quartieri più vivaci di Milano
#1 I Ponti
Credits: @nonseifigo Naviglio Martesana
La prima cosa che voglio condividere con voi è questa: passeggiando per le vie di Greco mi ha colpito la moltitudine di attraversamenti sulla Martesana e sulle ferrovie. I ponti sono una costante del paesaggio, della storia, un tratto comune che caratterizza il territorio. Vorranno significare che Greco collega territori e realtà diverse superando barriere non solo naturali e ferrate?
#2 Cassina de’ Pomm e le ville della Martesana
Credits: Matteo Grieco
Se volete rilassarvi e dimenticare per un attimo la frenesia di Milano il consiglio è quello di fare una bella passeggiata lungo la Martesana o di bervi una birra sotto il pergolato de LaButtiga: qui il tempo sembra essersi fermato e la sensazione è quella di trovarsi in campagna. Fino ai primi anni ’60, il corso d’acqua scorreva in superficie lungo Melchiorre Gioia; oggi riemerge soltanto nel punto in cui sorge la storica Cassina de’ Pomm: una delle cascine più vecchie di Milano, sicuramente la più antica rimasta integra. Nel corso dei secoli fu prima una casa di villeggiatura, poi una locanda pe ril cambio dei cavalli e di sosta per le barche. Negli anni ‘60 divenne un’osteria famosa per la cucina, i vini e la frequentazione mondana. Oggi è un condominio privato spesso usato come location cinematografica: alcuni film di Maurizio Nichetti, per esempio, “Benvenuti al Nord” e qualche serie televisiva. Sicuramente, quando il naviglio scorreva ancora a cielo aperto, qui furono girate diverse scene di “Miracolo a Milano”. Attraversando lo storico ponte del Pan Fiss si raggiunge la ciclabile della Martesana, lungo la quale si scoprono orti, atelier di artisti, centri di aggregazione e persino una cineteca. Spingendosi ancora oltre in direzione di Cernusco, non si possono dimenticare i parchi e le ville secolari: Villa Lecchi-Villa Pallavicini, Santa Maria Rossa in via Domenico Berra, Villa Albrighi, Villa Petrovic, Villa de’ Ponti, Villa Pino-Brasca.
#3 Il Villaggio dei Giornalisti e la Maggiolina
Case Maggiolina
Dalla Cassina De’ Pomm si raggiunge facilmente il Villaggio dei Giornalisti attraversando il ponte in fondo a via Tarvisio. Il quartiere è un’area piuttosto ristretta di edilizia residenziale destinata alla piccola e media borghesia. Le strade sono popolate da villette e piccole palazzine immerse nel verde e nella pace e costruite nei più disparati stili architettonici: gotico, neo-medievale, vittoriano, montanaro e parigino. Si tratta di una delle zone più bizzarre e esclusive della città. Le costruzioni più vezzose e stravaganti sono le case a igloo di via Lepanto. Sono mini-abitazioni (all’incirca 45 m²) progettate dall’ingegnere Mario Cavallè nel 1946. Le case a igloo sono disposte su due livelli: uno al piano rialzato e uno seminterrato che, originariamente accessibile solo dall’esterno, riceve la luce dalle bocche di lupo aperte sul piano strada. Anche le case a fungo (oggi demolite del tutto) si sviluppavano su due livelli sovrapposti: uno più ristretto (il gambo) ed uno più ampio (la cappella). Alle stravaganze dell’ingegner Cavallè si aggiunge la Villa Figini realizzata dall’omonimo architetto come propria residenza e da tutti chiamata la Palafitta. La Villa in rigoroso stile razionalista, è ispirata alla Villa Savoye di Le Corbusier.
Muovendosi verso il centro, si incontra il quartiere della Maggiolina il cui nome deriva dalla Cascina Maggiolina, un antico edificio che sorgeva lungo il Seveso, all’altezza dell’attuale via della Maggiolina. Il casale venne demolito nel 1920 e il nome passò negli anni Sessanta al nuovo complesso residenziale chiamato appunto Villaggio Maggiolina. Oggi il quartiere è pieno di casette e villette a due piani costruite tutt’intorno a Piazza Carbonari e andando verso nord-ovest si confonde con il Villaggio dei Giornalisti.
#4 La chiesetta di Segnano con i suoi affreschi
La Chiesetta di Sant’Antonino di Segnano è un altro piccolo tesoro inaspettato e soprattutto nascosto per chi non sa dove cercare. La chiesetta, che risale al Sedicesimo secolo, si trova in via Cozzi ed è ormai quasi completamente circondata da alti palazzi. Il suo interno è riccamente affrescato e decorato. L’affresco principale sulla sinistra raffigura una battaglia, ma non tutti concordano di quale scontro si tratti: potrebbe essere quello di Legnano del 1176 o invece la battaglia della Bicocca avvenuta intorno al 1500. Sulla parete destra c’è la contemplazione della Vergine Maria con il Bambino Gesù da parte di sei santi vescovi di Milano: Geronzio, Benigno, Ampelio, Antonino, Simpliciano, Vigilio e San Carlo Borromeo. L’arco dell’abside è decorato con delle quinte teatrali tenute aperte da angeli. All’interno dell’abside ci sono Sant’Antonino sulla sinistra e Beato Ludovico Barbo sulla destra. Molto bello è anche il soffitto a cassettoni, anch’esso riccamente decorato.
#5 Piazza Greco
La piazzetta di Greco con la Chiesa di San Martino era il centro del vecchio borgo ed è tutt’oggi il fulcro del quartiere. E neanche a farlo apposta in Piazza Greco c’è il ristorante ellenico Callistos. La Chiesa costruita alla fine del 1500 è in stile barocco ma al suo interno custodisce dipinti e molte altre opere del tardo Rinascimento che meritano una visita. Particolare di questo luogo sacro è il campanile, che nello scorso secolo venne rialzato con otto colonnine in ghisa, per ospitare delle campane più grandi.
#6 Il Refettorio Ambrosiano
Refettorio Ambrosiano
Sulla piazza si affaccia un teatro rimasto chiuso a lungo fino a quando, in occasione di EXPO 2015, è diventato il Refettorio Ambrosiano. Per far sì che il cibo della manifestazione non andasse sprecato, Massimo Bottura e il regista Davide Rampello ebbero l’intuizione di creare il Refettorio come luogo di solidarietà e di bellezza. Coinvolsero fin da subito la Diocesi di Milano, e in particolare la Caritas, per tradurre in concreto questa idea alla quale si sono unite eccellenze dell’arte, della cultura e della cucina. Numerosi artisti contemporanei hanno contribuito a tradurre in bellezza gli ambienti e 40 tra i migliori chef del mondo hanno ideato e preparato menù a partire dalle eccedenze alimentari raccolte ogni giorno a Rho, nel pieno rispetto delle normative vigenti sulla sicurezza alimentare. Il Refettorio Ambrosiano gestito dalla Caritas continua a funzionare come luogo di solidarietà, di cultura e spazio d’arte.
#7 il Teatro alla Scala di via Bottelli
A pochi passi da piazza Greco, in Via Bottelli, sorge l’edificio che dal 1985 ospita la sala prove privata del Teatro alla Scala e dove, data l’ottima acustica, si sono tenute in numerose registrazioni concertistiche. L’edificio mantiene tutt’oggi la stessa destinazione, ma per anni è rimasto in condizioni disastrose, completamente lasciato a se stesso. Nel 2018 è stato oggetto di un rinnovamento speciale grazie all’associazione Retake-Milano, il Politecnico e i cittadini: la facciata è stata interamente ricoperta con un enorme murales antismog. Gli studenti della scuola di Design del Politecnico che hanno progettato il murale hanno coinvolto il quartiere chiedendo ai residenti di scegliere il soggetto tra i cinque proposti.
#8 La porta di ingresso di Renzo Tramaglino
Sale Prove Teatro alla Scala
Nel capitolo 33 de “I Promessi Sposi” Manzoni descrive l’entrata di Renzo a Milano colpita dalla peste. Il giovane, dopo essere passato per Monza arriva di sera a Greco, descritto come un importante borgo rurale. Qui passerà la notte al riparo sotto al portico di una cascina, probabilmente la Cassina de’ Pomm. La targa posta sulla scuola elementare di via Bottelli che ricorda questo episodio riporta il passo del romanzo.
#9 La Villa Mirabello: “sempre el dovere”
Villa Mirabello
Fra Greco e Niguarda, c’è il quartiere Mirabello che prende il nome dalla omonima villa che si trova a pochi passi dalla fermata della Metropolitana Marche. È una dimora in stile rinascimentale lombardo con le tipiche finestre ogivali in cotto e un piccolo cortile a loggiato con l’annessa cappella affrescata. Nel ‘400 fu residenza di caccia e villeggiatura dei Visconti e in seguito passò a Pigello Portinari, il rappresentante dei Medici a Milano. Verso la fine di quello stesso secolo, la villa divenne proprietà della famiglia Landriani, che lasciò tracce ancora oggi ben visibili, come gli stemmi sul camino e sui soffitti e il motto “sempre el dovere” sulle pareti esterne, accanto a melograni e croci azzurre. Sembra che la villa sia poi passata dai Landriani ai Marino, ricca famiglia di origine genovese che costruì Palazzo Marino in piazza della Scala. La Villa è oggi sede della Casa per ciechi di Lombardia.
#10 Il Leoncavallo, la “cappella sistina della contemporaneità”
Leoncavallo
Per uno svago alternativo l’attrazione del quartiere è il centro sociale Leoncavallo, invia Watteau). Il centro sociale nacque nel 1975 in via Leoncavallo quando il civico 22 venne occupato. Nel 1994, dopo lo sgombero, si trasferì nell’attuale sede, l’ex cartiera Cabassi, dove, seguendo i numerosi graffiti colorati si scova l’ingresso. Il nuovo spazio, ampio 4.000 m² al coperto, più cortili, spazi verdi e sotterranei, venne strutturato come un piccolo quartiere, con una “piazza” centrale sempre aperta e le varie strutture attorno. Qui vengono organizzate numerose attività: dai concerti ai corsi di fotografia e di lingue, dalla serigrafia al laboratorio di teatro, dalla ciclofficina alla radio, dalla cucina popolare all’accoglienza per i migranti e i senzatetto. Nel 2006 l’assessore alla cultura Vittorio Sgarbi ha definito i murali dell’ex cartiera “la Cappella Sistina della contemporaneità” e li ha inseriti fra i luoghi d’arte permanente da visitare come il Pac, la Triennale, Palazzo Reale.
# Per lo svago: locali e ristoranti della zona
Itinerario alternativo: in zona ci sono moltissimi locali e ristoranti molto frequentati dove fare delle soste durante una passeggiata nel quartiere. Per la colazione vi consigliamo la pasticceria Alvin’s, in via Melchiorre Gioia 141, oppure la Martesana in via Cagliero. Per il business lunche e il brunch il Dulcis in Fundo in via Zuretti 55, un ex capannone industriale adibito ora a bistrot. Per l’aperitivo, l’ideale è nella bella stagione il “Tranvai”, che si incontra attraversando il “Giardino Cassina de’ Pomm”: un tram storico del 1928 trasformato in un bar, sotto a uno spettacolare pergolato di glicine. Per la birra è d’obbligo una sosta a La Buttiga, proprio affacciata sulla Martesana. Per assaggiare le specialità elleniche, bisogna assolutamente prenotare un tavolo al Callistos in piazza Greco oppure al Mikonos in via Tofane, atmosfera romantica in un angolino di rara bellezza. Al Fuorimano di Via Cozzi 3 trovate di tutto, persino la pasta fresca democratica e i caffè letterari. E proprio alla pasta fresca democratica è dedicato un localino giovane e informale in piazza Greco: qui si sceglie tra mafaldine, ravioli, trofie, tagliatelle…e li si abbina a piacere ai sughi del giorno. Invece per cocktails, la cena di pesce e il dopo cena c’è La Gintoneria di Davide, in Via Comune Antico.
Cucina toscana all’antica trattoria Il Borghetto, all’angolo tra via Emilio de Marchi e via Comune Antico. Se invece amate il rock, non potete rinunciare a una serata al Rock’n’Roll, in via Bruschetti 11, angolo via Zuretti, molto frequentato da musicisti e metallari. Qui non è difficile incontrare Le Vibrazioni, il dj Ringo, Pino Scotto e altri protagonisti del mondo della musica. Per l’electro music imperdibile il Tunnel in via Sammartini 30 e infine, per i nostalgici, c’è la storica bocciofila di via del Progresso,dove si mangia e si beve in dialetto milanese.
Cibi bruciati, molli, stracotti, con poco gusto o un cattivo sapore. Una sequenza di esperienze negative a pranzo, aperitivo e cena. E dire che eravamo la capitale della buona cucina. Che cosa sta succedendo? La testimonianza.
Il NUOVO TREND di Milano: MANGIARE MALISSIMO
# Shish kebab: la carne bruciata
Oggi è una giornata importante nel mio piccolo: ho firmato il contratto per un nuovo libro che uscirà nel 2024 e decido di festeggiare con un pranzo fuori casa che sancisca questo risultato.
Il ristorante è semplice, uno dei tanti posti a Milano dove l’unico vero business è la pausa di mezzogiorno. Gestione egiziana, una garanzia. Il menù del giorno prevede un shish kebab che già solo a nominarlo fa venire l’acquolina in bocca. Non guardo nient’altro e attendo di essere servito, ma anche se l’attesa è minima il piatto che mi viene consegnato non è proprio invitante: tre piccoli spiedini di carne arrostita, nel vuoto di un piatto bianco decorato con una foglia d’insalata verde. Non si giudica mai dall’aspetto, del resto in luoghi così genuini l’impiattamento non può essere considerato un requisito. La carne è bruciata, il mio primo pensiero trova purtroppo conferma in un sapore di cottura esagerata. Mi guardo attorno e vedo gente mangiare la stessa cosa: c’è chi lascia il piatto a metà, chi lo rimanda indietro, chi si fa servire della focaccia per fare fondo. Era tanto che non venivo in questo locale e ora capisco anche perché.
# La pizza verace napoletana: fredda e molliccia
Suvvia, stasera sarà l’occasione per rifarsi, del resto abbiamo appuntamento con degli sconosciuti che hanno già prenotato la pizzeria, una di quelle catene che sono un trend da molti anni a questa parte, là dove la veracità della pizza napoletana si traduce in un menù pieno di prelibatezze, che sappiamo tutti quanto andare in vacanza o in trasferta di lavoro a Napoli si possa facilmente tradurre in qualche chilo in più per via della qualità e dell’abbondanza delle materie prime e dei piatti locali.
Il locale lo conosco bene, con le sue piastrelle smaltate e la birra alla spina che per quanto sarà sempre meglio del vino sfuso di oggi a pranzo. Ci fanno aspettare, il tavolo non è pronto, anche se siamo in ritardo di un quarto d’ora. Va bene, pregusto la gioia delle papille davanti a una pizza napoletana farcita con tonno e cipolla, una delle ricette intramontabili divenute nuovi classici, eppure qualcosa non torna. Già fredda, molliccia, al primo responso del coltello. Lo sconosciuto che nel frattempo si è presentato magnifica la sua pizza calda, cotta alla perfezione. La mia si è pure sfaldata al centro, niente da fare: per digerire questa volta ci vorrà un caffè.
# Pizza al trancio: dura e bruciata
Un nuovo giorno porta interrogativi più importanti del cibo, se devi passare tre ore in call con Londra per provare a lavorare a un progetto congiunto. E quando la riunione virtuale finalmente finisce è ora di cercare un locale nella zona dell’ufficio. Scelgo di dare la mia preferenza a quel ristorante italiano che è sempre affollatissimo di operai che scelgono il menù completo. Anche oggi riempiono la sala e a me assegnano un tavolo proprio vicino ai loro discorsi sulle donne, quanto mai fuori luogo in questa stagione di violenze. Ma non importa, io sono qui per un buon piatto.
Eppure, della lista del giorno non c’è nulla che mi ispiri, abbinamenti particolari di ingredienti e nessun piatto della tradizione. Beh, ma allora tanto vale puntare ancora sul fiore all’occhiello del posto: la pizza al trancio. Ordino la mia margherita abbondante mentre il retrogusto amaro della birra alla spina mi prepara per la versione più fast food del più famoso piatto italiano. Il coltello fa fatica, però, la fetta è duracome se l’avessero cucinata il giorno prima. E anche il sapore ha un che di cancerogeno: sfilo via il manto di mozzarella e pomodoro e scopro il nero evidente della bruciatura.
# Aperitivo di periferia all’hotel cinque stelle, la cena non decolla
Non me ne è andata bene una in questi giorni, ma stasera finalmente mi rifarò, al gran galà nell’hotel cinque stelle del centro di Milano. Basta kebab, basta pizza, immagino già le prelibatezze del finger food. Ma la realtà è un po’ diversa: noccioline e patatine, come in un bar di periferia. Allora ditelo che siamo al ribasso ovunque. Isole, isole, vi bramo con l’entusiasmo di un neofita che scopra solo oggi la cucina italiana. Ecco, questa tartare di tonno con rucola potrebbe essere un buon inizio. Avrebbe potuto, dai. Ma il buffet non doveva essere morto e sepolto dai tempi del Covid? Infatti sento altri ospiti lamentarsi del fatto che i piatti sono esposti ai colpi di tosse e agli starnuti della gente.
La band suona dell’ottimo jazz, ma la cena non decolla. I primi non mi ispirano, il riso sembra più che stracotto e i tortellini senza il brodo per me che sono emiliano sono una mezza bestemmia. Magari con questo bicchiere di prosecco discreto mi farò qualche dolcino: macché, mi sono perso in chiacchiere e i divoranti non aspettano certo me. Aspetta, però, ho visto che c’è il mio cibo preferito: il radicchio rosso. Quello non mi ha mai deluso mai. Però stavolta l’aceto balsamico è davvero troppo dolce.
I primi rendering e la bozza del masterplan in attesa del progetto esecutivo. Scopriamo come sarà e la data di fine lavori.
NUOVA SEDE RAI a MILANO: presentato il MASTERPLAN
# Il 23 novembre 2023 ufficializzata l’accordo per realizzare il nuovo centro di produzione
Credits Andrea Cherchi – Antenna Rai
La nascita del nuovo polo di produzione Rai a Milano è stato ufficializzato il 23 novembre 2023, nel corso del Consiglio d’Amministrazione riunito a Roma. In quel contesto sono state approvate due delibere inerenti il Piano strategico immobiliare della società. La prima prevede la vendita a pacchetto, nel 2026, di alcuni immobili non considerati più strategici, come la vecchia sede di Corso Sempione progettata da Gio Ponti dove svetta l’antenna. La seconda riguarda l’accordo quadro vincolante tra Rai e Fondazione Fiera Milano per ricollocare in nuovi spazi la sede milanese della televisione pubblica anche per assorbire le funzioni svolte dai locali in affitto in via Mecenate.
# Il masterplan e la prima bozza di rendering
Credits Urbanfile – Masterplan Fieramilanocity
La nuova sede Rai è prevista in Via Gattamelata, nell’area MiCo Nord al Portello al posto del “padiglione dell’Agricoltura”, nel contesto di una riqualificazione dove anche Fondazione Fiera Milano ha in programma di realizzare uffici, archivio storico e campus. La deadline per il trasferimento è il 2028/29 e l’obiettivo è quello di accentrare in un unico polo produttivo le attività e di disporre di un asset sviluppato secondo criteri di ecosostenibilità.
Questi i primi rendering, da Urbanfile, con lo bozza di masterplan in attesa del progetto esecutivo.
Credits Urbanfile - Rendering sede rai
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Credits Urbanfile - Rendering sede rai
Credits Urbanfile - Rendering dall'alto sede Rai
Credits Urbanfile - Altro rendering sede rai
L’investimento è di 101,8 milioni di euro, in tutto 8 sale di registrazione su una superficie di 63.000 mq.
Le ciclabili a Milano ci stanno scappando di mano? Dopo le ciclabili lunghe pochi metri, spunta pure una ciclabile con annesse strisce pedonali sul marciapiede. Non è l’unica ciclabile strana di Milano. Anzi.
A Milano le prime STRISCE PEDONALI sul marciapiede
Questa la segnalazione di Elio Govenco sulla ciclabile al Lorenteggio che si candida tra le ciclabili più assurde della città:
“Via Vespri Siciliani. Pista ciclabile costruita ed in costruzione con tanti, troppi disagi per tutti e usata da 2 max 3 ciclisti al giorno però c’è un lato comico…le strisce pedonali sul marciapiede…” (Elio Giovenco)
La ricordiamo insieme ad altre ciclabili che stanno facendo parlare. Iniziamo da quelle “lunghe come una pedana”.
# Ciclabile nella parte est, oltre il tracciato ferroviario nei pressi di Lambrate: 12 metri
Google Maps – Ciclabile di via Saccardo
Nel quadrante est della città arrivando da via Bassini e passando sotto il sopraelevato ferroviario, nella svolta a destra si incrocia la ciclabile di Saccardo: si estende per 12 metri e dopo un attraversamento pedonale porta il ciclista direttamente contro le auto parcheggiate.
# La ciclabile di Piazza Camillo de Meis, una delle piazze piccole di Milano, sotto i 10 metri
Credits: Luca Ambrogio – Ciclabile via San Michele del Carso con via panizza e via Verga
Un’altra corsia ciclabile da record si trova nella zona tra Piazzale Baracca e Piazzale Aquileia, collega via San Michele del Carso con via Panizza e via Verga. Si trova in Piazza Camillo de Meis, una delle più piccole di Milano. La lunghezza del tratto compreso tra i due attraversamenti pedonali è poco oltre i 5 metri, si arriva a 9 metri contando dal cartello di inizio a quello di fine ciclabile. Considerando che questa è strutturale, forse merita il titolo di più corta del mondo. In attesa dell’ufficialità del Guinness dei Primati.
E concludiamo con la celebre Ciclabile Tetris.
# La Ciclabile Tetris di Monforte
Monforte – Visconti di Modrone
“Passi lei, no passi Lei! Passa tu che passo anch’io. Passo io prima che passi lui o passa lei che investe lui o lui che tampona lei?”. Sembra il nuovo ritornello di Annalisa. Invece è uno dei tanti commenti alla segnaletica da incubo disegnata dal Comune. Quella di Corso Monforte.
Monforte – Visconti di Modrone
In questo caso c’è la replica da Palazzo Marino. Dall’Assessorato alla Mobilità spiegano che “La ciclabile è stata disegnata seguendo il Codice della Strada, adottando una soluzione poco utilizzata ma molto frequente all’estero”.
Aggiungendo che “le “strisce di guida” servono a rendere più visibile il percorso sia ai ciclisti sia alle auto. Nello specifico, chi arriva in bici da San Babila non può proseguire diritto in corso Monforte: la linea tratteggiata della svolta a sinistra rende chiaro il percorso da fare”.
Un piccolo e suggestivo comune sul lago di Como con ville storiche, elegante lungolago e una posizione caratteristica che gli hanno valso l’inserimento tra i paesi più belli d’Italia. Conosciuto anche come borgo dei giardini, si trova a metà tra il valico svizzero del Cantone dei Grigioni e la Pianura Padana: per questo portava il nome di Terra di Mezzo. Inoltre è sede di un percorso pedonale fra i più belli d’Europa. Benvenuti a Tremezzo.
La “TERRA di MEZZO” sul lago: il borgo dei giardini sull’acqua a un’ora da Milano
# L’eredità sette e ottocentesca
Credits: @bi.nicoletta Villa Carlotta Tremezzina
La cittadina si presenta come un pittoresco borgo diviso in dieci frazioni dalle origini antiche e dall’atmosfera suggestiva. Numerose ville del Settecento furono erette a dimostrazione della potenza economica e del prestigio che le grandi casate locali ottennero grazie al commercio con gli altri paesi europei. In seguito alla Rivoluzione francese e alle guerre napoleoniche molte famiglie della zona caddero poi in disgrazia e furono costrette a vendere quei palazzi tanto prestigiosi ai ricchi signori milanesi, che iniziarono a utilizzare queste ville come case di villeggiatura.
# Meta dei vip del passato e di quelli attuali
Credits: @ghtlakecomo Grand Hotel Tremezzo
Oggi è soprattutto con la presenza di nuovi e prestigiosi hotel che Tremezzo ha l’opportunità di diventare la famosa località turistica che oggi conosciamo, ma anche molti personaggi di spicco di epoche passate e presenti hanno soggiornato in uno dei sontuosi alberghi nella zona, in particolare sono passati per il lago Giuseppe Verdi, Giuseppe Parini, la regina Vittoria d’Inghilterra e il kaiser Guglielmo II. I palati più raffinati si danno appuntamento al Grand Hotel Tremezzo per degustare lo stile gourmet che il ristorante della struttura La Terrazza offre ai suoi ospiti, con un food concept basato sulle creazioni del compianto maestro della cucina mondiale Gualtiero Marchesi (milanese doc).
# Le ville
Credits: @ghtlakecomo Grand Hotel Tremezzo
Villa Amila e Villa La Quiete sono fra le più prestigiose dimore che si trovano da queste parti. Quest’ultima si trova più sulla strada per Bolvedro e oggi è di proprietà privata, ma è utilizzata anche come location per grandi eventi o riprese cinematografiche data la presenza del grande giardino e della plateale scalinata che scende sul lago. Discorso a parte va fatto per Villa Carlotta, famosa per il suo giardino iscritto nel circuito dei Grandi Giardini Italiani e che custodisce al suo interno diversi capolavori dell’arte, come alcuni gessi di Canova e numerosi dipinti, tra i quali spicca L’ultimo addio di Giulietta e Romeo di Hayez. Degno di essere nuovamente menzionato è anche il Grand Hotel Tremezzo: una volta varcata la soglia sembra di essere tornati al tempo della Belle Époque grazie agli splendidi interni dagli arredi sontuosi e i colori vivaci che fanno rivivere il glamour dell’Art Nouveau.
# Un connubio tra sport, natura e bellezza
Credits: @deniselmanning Tremezzo
Tremezzo si distingue non solo come punto di ritrovo per amanti dell’eleganza e dei contesti storici nonché della buona cucina, ma anche per gli appassionati del connubio sport/natura. Con un percorso di ben 10 km, infatti, per Tremezzo passa un tracciato pedonale denominato Greenway che parte dal Borgo di Colonno, attraversa Comacina, Ossuccio, Lenno, Mezzegra e passa quindi per Tremezzo, finendo poi nel successivo comune di Griante. Parte di questa meravigliosa pista per camminatori più o meno esperti (ma certamente non pigri) solca le strade già delineate dall’Antica Via Regina. Ovvero un percorso che si snodava sulla sponda occidentale del lago tracciato in epoca romana, che rappresentava una delle più importanti vie di transito della zona poiché permetteva un rapido collegamento tra la Pianura Padana e l’Oltrealpe.
# Tremezzo: la tappa più bella della greenway
Credits: @xamanafranco Tremezzo
Di quel che resta dell’Antica Via e del nuovo percorso Greenway certamente il tratto che passa da Tremezzo è il più spettacolare. Dall’imbarcadero di Lenno si risale per un viottolo acciottolato e ci si inerpica sul tratto più faticoso verso il borgo di Mezzegra, sbucando sua via Pola e svoltando a destra, poi, al successivo bivio e svoltando a sinistra dopo la Chiesa di San Giuseppe si prosegue verso la Chiesa Parrocchiale di Sant’Abbondio, nome ultranoto da queste parti, dal cui sagrato si ammira la vista del promontorio di Bellagio. Infine si prosegue in discesa costeggiando la casa dei Presepi (visitabile tutto l’anno) per arrivare al Settecentesco Palazzo Brentano e sbucando poi sulla strada maestra si scende verso il lago su Via delle Gere. Da lì parte il torrente Bolvedro che porta dritti al cuore di Tremezzo, costeggiando le ville di cui sopra e godendosi il più bel panorama lacustre d’Italia.
Gionata Gesi, in arte Ozmo, è un autentico pioniere della street art italiana: nato a Pontedera, a due passi da Pisa, ha mosso i suoi primi passi da artista di strada proprio a Milano.
Le sue opere si caratterizzano per l’appropriazione e il sincretismo di immagini provenienti da molteplici immaginari e fonti iconografiche. Formatosi a fumetti, pittura accademica e writing, Ozmo si trasferisce nel capoluogo lombardo nel 2001 e qui, parallelamente a una ricerca pittorica portata avanti insieme al mondo delle gallerie, si ritaglia un ruolo da protagonista nella genesi della street art italiana, fino a diventare uno dei primi “graffitari” ad essere invitato ad esporre in spazi istituzionali.
Il CAVALIERE DI OZMO e la Cascina più dadaista di Milano
Ph. @La_funari IG
# Il Cavaliere Triste
La nostra città pullula dei suoi lavori, sparsi ovunque, dai luoghi più inaspettati a quelli più visibili (ne hanno parlato, tra gli altri, anche Repubblica e Rolling Stone). Ma, tra le tante, c’è una sua opera ad oggi ancora avvolta in un alone di mistero: stiamo parlando del Cavaliere della Cascina Torchiera. Il murale raffigura appunto un cavaliere armato, e con ogni evidenza afflitto, sopra un cavallo drappato di rosso.
Si tratterebbe di un rimando all’Orlando Furioso, il poema capolavoro di Ariosto dove il povero paladino, innamorato di Angelica negli antefatti del Boiardo, continuamente rifiutato cade nella disperazione, fino a perdere il senno e quindi ad impazzire completamente.
L’ipotesi sarebbe suffragata dal fatto che Ozmo lavorò già ad una mostra collegata all’epopea di Orlando: Donne Cavalieri Incanti Follia, organizzata dalla Scuola Normale Superiore e dal Comune di Pisa nel 2012, per la quale realizzò il murale Ritratto di PI.
Il misterioso Cavaliere di Ozmo sarebbe quindi proprio Orlando sulle soglie della follia.
# La Cascina dadaista
Difficilmente Ozmo avrebbe potuto scegliere un luogo più singolare per produrre quest’opera. Il Cavaliere si trova infatti su uno dei muri della storica Cascina Torchiera, spazio occupato dal 1992 quando un gruppo di ragazzi del quartiere decise di costituirvi un centro sociale, per dare luogo ad uno spazio di aggregazione e dibattito politico fuori dagli schemi all’interno del quartiere, affacciato sul Cimitero Musocco nel Municipio 8.