Un drago-serpente tra storia e leggende: IL BISCIONE come simbolo di Milano

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biscione

Uno dei simboli più noti e diffusi di Milano, il biscione (per gli amici el bisson o la bissa) può vantare una storia lunga e prestigiosa.

Era infatti già noto dagli albori del Cristianesimo, come ipostasi del profeta Giona che visse nella balena.

Dal punto di vista araldico, il biscione risale al Sacro Romano Impero e sarebbe diventato il simbolo della nostra città durante il periodo della signoria viscontea di Milano. Non vi sono però elementi decisivi per stabilire se il simbolo del biscione fosse stato portato dai Visconti a Milano o se questi lo avessero già trovato in città.

Anche gli Sforza, che succedettero ai Visconti ai quali erano imparentati, mantennero il biscione, che vollero simile a un drago, sui loro stemmi. Il simbolo rimase, anche dopo il periodo sforzesco, a rappresentare Milano durante la dominazione spagnola e ancora, all’epoca di Napoleone in Italia ed al successivo periodo del Regno Italico, come pure durante il periodo del Lombardo-Veneto, che lo annoverava tra i suoi simboli.
Il biscione resta dunque il simbolo (araldico) distintivo di Milano per circa mille anni, dal X al XIX secolo. Lo stesso Dante lo cita nella Divina Commedia, precisamente nel Canto VIII del Purgatorio, definendolo “la vipera che il Melanese accampa”, indicandolo perciò come insegna del potere (anche militare) di Milano. Successivamente, il biscione finirà col campeggiare anche su altri stemmi di casate e città, non necessariamente collegate a Milano e alla sua storia.

Sulla  “nascita” di questa creatura leggendaria, molto è stato scritto; secondo alcuni, il biscione simboleggerebbe un altro rettile fantastico, ossia il drago detto Taranto o Tarantasio, nato, come vuole una leggenda, dal corpo moribondo del malvagio signorotto Ezzelino da Romano e che sarebbe vissuto nel Lago Gerundo, uno specchio d’acqua ora scomparso che si trovava in Lombardia. Come quello di San Giorgio (la cui Croce campeggia anche sul gonfalone di Milano), il drago del Gerundo sarebbe stato provvisto di un soffio pestilenziale ed avrebbe trovato la morte all’arma bianca per mano di un santo o di un eroe.

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Un’altra tradizione vedrebbe invece il biscione come creatura benevola (da qui nascerebbe il suo rimando alla balena che protesse Giona) che quindi proteggerebbe, o farebbe addirittura rinascere (anche qui si richiama Giona, che “rinacque a nuova vita” dopo essere fuoriuscito dalla balena) la figura umana che porta in bocca.
In effetti, nelle varie raffigurazioni, né la bestia né l’umano appaiono feriti: inoltre, l’immagine di profilo del biscione ne svelerebbe le buone intenzioni, dal momento che in araldica le bestie malvage, vere o fantastiche che siano, vengono rese di fronte agli osservatori, come a sfidarli.
Le raffigurazioni artistiche del biscione a Milano sono molteplici. Particolarmente pregevoli sono quella che si trova come fregio in Stazione Centrale e quella che si trova su di un capitello della Basilica di Sant’Ambrogio (si tratterebbe, in questo caso, di una figura assimilabile al biscione).

In epoca più moderna, il binomio tra la Croce di San Giorgio e il biscione si ritrova anche nello stemma dell’Alfa Romeo, rimasto immutato negli anni. Il biscione è anche il simbolo di Canale 5, rete ammiraglia di Mediaset, e prima ancora lo era di Telemilano 58 che la precedette. Nel simbolo di queste emittenti, l’umano in bocca al biscione stilizzato è sostituito da un fiore. Inoltre, dal primo logo di Canale 5, risalente al 1980, sino all’ultima versione (datata 2018), il biscione, restando sempre riconoscibile, si è ridotto a vantaggio del “5”.
L’Inter, che aveva deciso di assumere il biscione tra i suoi simboli fin dalla sua fondazione, lo ha sottoposto a varie operazioni di restyling, sino ad eliminarlo dal suo logo sul finire degli anni ’90.
E tuttavia il biscione, simbolo di antichità sempre rinnovata, saggezza e magia, non è mai lontano dalle raffigurazioni e dalla percezione di Milano.

 

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

 

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Antonio Enrico Buonocore
Traduttore di lingua inglese ed esperto di fondi europei, crede fermamente che la cultura salverà il mondo. Una parola alla volta, se necessario.