Nino Formicola, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera nel settembre scorso, confidò di avere ancora, nella propria rubrica, il numero di telefono di Andrea Brambilla. Sono passati dieci anni da quel terribile 24 ottobre 2013, che spezzò la coppia milanese “Gaspare e Zuzzurro”, ma Nino non ce la fa a cancellare quel numero. Succede spesso anche a noi, di aver bisogno di tenere il numero sul nostro cellulare di una persona mancata, per sentirla ancora qui, presente.
GASPARE, ZUZZURRO e la brioche più celebre della TV
Credits ninoformicolaofficial IG – Gaspare e Zuzzurro
# L’ultima volta
Nell’ottobre del 2013 Formicola e Brambilla dovevano andare in scena con lo spettacolo “Non c’è più il futuro di una volta”. Nino andava quasi tutti i giorni a trovare Andrea, ricoverato al Centro dei Tumori di Milano, camminando per le vie della città vedeva i manifesti del loro spettacolo, appesi sui muri. L’ultima volta che si sono parlati era martedì 22 ottobre di dieci anni fa: “ero all’ospedale da Andrea -raccontò Nino alcuni anni fa in un’intervista- gli avevo portato i cannelloni, visto che lui non gradiva il cibo dell’ospedale. Ci accordammo che sarei passato dopo due giorni, ma mercoledì sera 23 ottobre ebbe una crisi e non si riprese più, lasciandoci giovedì 24″.
# Una coppia di fatto
Il duo comico “Gaspare e Zuzzurro”, ma anche “Zuzzurro e Gaspare” va bene lo stesso perchè sono sempre stati interscambiabili, è nato, cresciuto e si è sviluppato sulla scena milanese: Andrea Brambilla (Zuzzurro) era nato a Varese nel 1946, Antonino (Nino) Formicola, è invece nato a Milano nel 1953. Eravamo nella metà degli anni settanta, Andrea Brambilla faceva cabaret in coppia con Fosco Gasperi, mentre Nino Formicola aveva un gruppo comico creato con alcuni suoi amici. Questi ultimi mettevano in scena “Garabadenzideg”, uno spettacolo che raccontava di un colpo di Stato promosso da pomodori pelati, in scatola, in un supermercato. Questo lavoro di cabaret, nel 1976, viene presentato nel locale “Refettorio” di via San Maurilio, a Milano. Brambilla era lì presente e ne vide uno spezzone, chiese a Formicola chi fosse l’autore e lui rispose “sono io”. Così, Andrea Brambilla chiese a Formicola di collaborare con lui e Fosco. Ma la coppia Fosco-Andrea all’improvviso si spezza, per caso ne nasce una nuova, Brambilla-Formicola. Sono due caratteri completamente diversi, poi Andrea conosce la sorella di Nino e la sposa, separandosi alla fine degli anni ottanta, per risposarsi con un’altra signora anni dopo. Per Nino a Andrea c’è tanta gavetta, come comici e come autori, visto che scrivevano i testi per gli spettacoli di Teocoli e Boldi ad Antenna 3.
Nell’estate del 1978 ci sono i mondiali di calcio in Argentina, ma ci sono anche i provini per la trasmissione Rai “Non Stop”, un programma aperto, sperimentale, senza conduttore, che abbinava musica e cabaret. Loro due in quel periodo si esibivano a Roma, in un locale e, Bruno Voglino (autore di Non Stop), telefonò a quel cabaret per avvertire che la sera stessa sarebbe andato a vedere lo spettacolo dei due lombardi. Andrea Brambilla aveva già acquisito il soprannome di Zuzzurro: fu ispirato dal film di Vittorio De Sica “Il giudizio universale”, quando la voce divina, proveniente dall’alto, dice: “Sono le 18, comincia il giudizio universale (…) cominciamo per ordine alfabetico (…)”, ed il vecchietto che si fa largo tra la folla, spaventata da quella voce, urla,“io mi chiamo Zuzzurro !!”.
# E Nino? Come diventa “Gaspare”?
La sera dell’estate del 1978, quella della visita a sorpresa del dottor Voglino nel locale romano dove si esibiscono Brambilla e Formicola, mentre i due si trovano già sul palco, si accorgono che Nino non aveva un soprannome; lui rimase un po’ spaesato, poi vide in fondo alla sala, dietro al bancone del bar, uno dei titolari, che si chiamava Gaspare e decise in fretta e furia che quello sarebbe stato il suo nome d’arte. Così da quella sera del ’78 il duo di cabaret si trasforma in “Gaspare e Zuzzurro”.
C’è poi la “esse” comica, con cui parla Zuzzurro: qui c’è l’ispirazione che deriva dal pianista degli spettacoli della coppia, che aveva la “esse” moscia, che a volte faceva divertire i colleghi artisti enfatizzandola, e Brambilla la fece diventare il marchio di fabbrica di Zuzzurro.
# E la battuta, “Ce l’ho qui la brioche!!”?
La battuta più famosa del duo venne ispirata ricordando che, quando Andrea andava a scuola, la madre prima che lui uscisse di casa, gli chiedeva se avesse preso la brioche per fare merenda all’intervallo, con lui rispondeva, seccato, “Si, c’è l’ho qui la brioche !!”.
Zurrurro e Gaspare hanno realizzato, nella loro trentacinquennale carriera, tante opere teatrali, come “Volo cieco”, “Andy e Norman”, “La strana coppia”, “Rumori fuori scena”, “La cena dei cretini”, “Rumors”, per un totale di 25 lavori, tanta Tv, come “Non stop”, “Drive In”, “Emilio”, “Striscia la notizia”, per un totale di oltre venti trasmissioni, due lavori cinematografici (“L’esercito più pazzo del mondo” e “I miei cari amici”) e il doppiaggio di Pena (Zuzzurro) e Panico (Gaspare), nel film di animazione “Hercules”. Poi ci sono stati libri e lavori musicali.
Già iniziato il conto alla rovescia. Ma chi non ha ancora prenotato cosa può fare? Le alternative sono: restare nella città italiana dove i turisti internazionali trascorreranno di più il Capodanno (Milano). Oppure puntare su una destinazione facilmente raggiungibile dove festeggiare il nuovo anno con una esperienza mordi e fuggi. Queste le 5 destinazioni suggerite.
CAPODANNO Last Minute VIA DA MILANO: nuovo anno in un Borgo Medievale, nella Capitale delle Luci, sul Lago d’Inverno
# Gressoney Saint Jean, all’ombra del Monte Rosa
Ph. @visitgressoney IG
Un borgo ai piedi del Monte Rosa, incastonato fra le montagne dell’alta valle del Lys, un paese incantato che può regalare forti emozioni anche grazie al suo magnifico castello, Castel Savoia, che sembra il castello delle fate. Passeggiate, boschi e natura incontaminata. E poi c’è lo sci… A un paio d’ore da Milano.
# Dolceacqua, il presepe a cielo aperto
Credits pauline_pscl_05 IG – Dolceacqua
In Liguria, in provincia di Imperia, si trova questo borgo che già di per sé è un presepe tutto l’anno, ma durante le festività natalizie diventa un posto ancora più magico. Dominato dal Castello della Doria, è costituito da 2 parti, una più antica e l’altra più moderna, collegate da un suggestivo ponte in pietra. Scale, vicoli, illuminazioni natalizie per un capodanno in un presepe a cielo aperto. E se non si vuole tornare subito a pochi chilometri ci sono la riviera dei fiori e la Costa Azzurra, per godere del mare d’inverno. A tre ore da Milano.
# Sirmione, il relax del lago d’inverno
Torniamo in Lombardia per approdare a Sirmione, stupendo borgo medievale appoggiato sul lago di Garda. Molteplici le attività per vivere il lago d’inverno, come le terme di Aquaria spa, o una visita alle numerose attrazioni come le grotte di Catullo o il Castello Scaligero. Addobbi, luci per atmosfere di grande suggestione. A poco meno di due ore da Milano.
# Leggiuno, la capitale delle luci
Ph. @elenacrosetti IG
Restiamo in Lombardia ma su un altro grande lago, quello Maggiore dove, in provincia di Varese si trova questo borgo nei pressi del Santuario di Santa Caterina del Sasso. Borgo famoso per essere la capitale delle luci: durante le festività natalizie infatti, mezzo milione di luci a led illuminano il paese, grazie al lavoro degli artigiani locali che producono le luci con materiali di recupero. A un’ora da Milano.
# Bressanone la città barocca più antica del Tirolo
Mercatini di Bressanone
E per finire ci spingiamo in valle Isarco in Alto Adige dove si trova questo borgo ricco di edifici barocchi antichi. Fra viuzze, mercatini e un paese vestito a festa, questo è il luogo ideale per respirare magiche atmosfere natalizie di montagna. A tre ore e mezza da Milano.
Non potevamo che trovarci lungo le rive del Lago di Como. Ma tra i molti punti caratteristici ce n’è uno che si è guadagnato la definizione di “passeggiata dell’amore”, una camminata facile e adatta a tutte le età. Soprattutto se in preda all’amore.
# In alcuni punti si “cammina” sull’acqua
Credits comolakeexperiences IG – Passeggiata sul Lago di Como
Lungo il tragitto si possono ammirare scorci romantici: in alcuni casi la passerella è sospesa sull’acqua, restando lontani dalla strada principale e con le Alpi che si specchiano tra le increspature delle onde. La passeggiata è intitolata a Breva e Tivan, i due principali venti del lago.
La partenza è da Cremia, nella frazione di San Vito a Musso, con arrivo dopo 6,5 km a Musso. Il percorso ha un dislivello di circa 60 metri e si impiega circa un’ora a piedi.
# Passerelle sull’acqua, il giardino segreto e l'”albero giraffa”
Credits stefy.irr IG – Passeggiata Lago di Como
Lungo il cammino, oltre a respirare i profumi della natura e godersi in silenzio del paesaggio, ci si imbatte nell’albero giraffa, soprannominato così per via della sua forma che ricorda l’animale dal lungo collo.
Arrivati a destinazione ci si può spingere fino al giardino segreto nascosto dietro una porta di pietra, sempre nel comune di Musso, da cui godere di un’altra prospettiva del Lago di Como.
Da Milano ci vuole circa un’ora e mezza di auto. Per arrivare a destinazione si prende l’autostrada A9 fino all’uscita Como Lago, da qui si procede lungo la statale SS340 “Regina” percorrendo la costa occidentale fino a Cremia. Il parcheggio più comodo è quello sopra la spiaggia di San Vito. Da questo punto si scende a piedi verso il lago per prendere la passeggiata.
Ultracentenari, di nicchia o grandi magazzini poco importa: a Milano ci sono negozi e botteghe che il tempo non scalfisce.
Gli HIGHLANDER di Milano: 7 NEGOZI STORICI che resistono al tempo
# Dalla Belle Epoque al terzo millennio, passando per il boom economico
Milano nel 1881 – credits rivistainnovare.com
Se potessero parlare, potrebbero raccontare circa un secolo e mezzo di storia di Milano.
Sono gli Highlander: 5 attività commerciali ancora aperte nel terzo millennio, ma la cui nascita si perde lontano nel tempo: una di loro nel 1881, in piena Belle Epoque. Altre nate nel boom economico post bellico e che sono diventate una tappa fissa per lo shopping milanese.
# Pettinaroli, tradizione dal 1881
Pettinaroli – ph. Pinterest
Le mappe di Pettinaroli in Via Santa Radegonda, hanno attirato gli occhi ammirati di moltissime generazioni. Non solo mappe moderne ed antiche, anche mappamondi e riproduzioni sulle copertine di quaderni e diari.
Oggi vive in Via Brera al n. 4 e l’attività si è ampliata, specializzandosi anche nella vendita di accessori in pelle, cancelleria ed è possibile trovare un articolo unico: biglietti personalizzati scritti in “bella calligrafia”.
Quando venne aperto nel 1881, a Milano nascono la prima associazione italiana per l’emancipazione femminile, l’illuminazione elettrica sostituisce quella a gas e Milano conta 321.839 abitanti, divisi tra i Bastioni (214.004) e Corpi Santi (108.000 abitanti).
Il buon cibo di gusto, a Milano, è un’antica tradizione che prende vita grazie ad un salumiere di Praga, Francesco Peck.
Peck decide di aprire in Via Orefici una salumeria di carni affumicate, dando all’attività un orientamento tedesco. Ci mette poco a diventare uno dei luoghi di culto per il buon cibo a Milano.
Si amplia, si rinnova, fornisce carni pregiate e buoni vini perfino alla Casa Reale. Nel 1912 si trasferisce nei locali che occupa ancora oggi, in Via Spadari.
Alla sua apertura, nel 1883, a Milano entra in funzione il primo impianto che produce illuminazione elettrica, in via di Santa Radegonda, e viene approvato il primo progetto di copertura dei Navigli, dal Castello a Corso Genova.
Altra attività storica ancora aperta, dal 1909 i Fratelli Bonvini sono il riferimento per l’editoria, cartoleria, cancelleria e arte.
Si autodefinisce un “presidio culturale e testimone dei cambiamenti della città” e, dopo la ristrutturazione della sede, sembra un museo a cielo aperto, dedicato alla tipografia e alla stampa d’arte in generale. Il restauro conservativo, ha valorizzato “l’assetto originale della cartoleria-tipografia, conservando la disposizione delle macchine da stampa e legatoria, del mobilio artigianale, degli innumerevoli cassetti tipografici“.
Alla sua nascita, a Milano, nel 1909, Angelo Rizzoli acquista la sua prima tipografia, parte dal Rondò di Loreto il primo Giro d’Italia e vola dal Forlanini il primo dirigibile Leonardo Da Vinci.
La Rinascente debutta a Milano nel 1917, negli storici locali ex proprietà dei Fratelli Bocconi, che fin dal 1865 avevano aperto a Milano il primo negozio italiano di vestiti pre confezionati.
L’attività, che inizia a sentire l’età, viene rilevata dal Senatore Borletti e l’idea di chiamarla La Rinascente è di Gabriele D’Annunzio, cui Borletti affida l’incarico di trovare un nome attraente.
Da allora La Rinascente è una delle mete per lo shopping meneghino.
A Milano, nel 1917, mentre ancora infuria la Grande Guerra, il Comune rileva la Edison e il comune di Turro viene soppresso per diventare un quartiere della città.
Se volevi, o se vuoi anche oggi, una penna stilografica come si deve, E E Ercolessi è il posto giusto. Un simbolo per una Milano dal taglio elegante. Oggi l’attività si concentra in Corso Magenta, con la sua entrata dipinta di verde antico e, soprattutto, le stilografiche e le penne a sfera molto eleganti in vetrina. Fino al 2002 Ercolessi era anche in Corso Vittorio Emanuele, calamita del passeggio anni ’80 e ’90.
Una curiosità: le lettere E+E che precedono il marchio, sono le iniziali di Edgardo ed Elvira Ercolessi, marito e moglie che fondarono l’attività nel 1921.
A Milano, nel 1921, vengono eletti Mussolini e Lanfranconi alle elezioni di maggio e a novembre nasce il Partito Fascista. Al censimento la città conta 818.148 abitanti.
# La libreria più antica d’Italia: il gioiello milanese nella Galleria Vittorio Emanuele II
Credits: @eostre.23 Libreria Bocca
La Libreria Bocca è un vero e proprio gioiello milanese. Si trova in Galleria Vittorio Emanuele II e custodisce tesori che hanno fatto la storia della cultura italiana. Ma lei stessa è un tesoro nascosto. La Libreria Bocca ha infatti aperto nel 1775 e può essere definita “la libreria più antica d’Italia”.
La Libreria è uno spazio di circa 50 metri quadrati, molto amato da esperti d’arte, di moda e dai turisti. Sì perché i suoi muri ricoperti di scaffali di libri fino al soffitto, le sue sculture, quadri e i pezzi di arredamento che sono vere e proprie opere d’arte rendono la Libreria Bocca una tappa immancabile.
# Il negozio più antico di Milano: nato prima della rivoluzione francese
1768. La Corsica è ancora italiana, in Francia la rivoluzione non è neanche all’orizzonte, l’Australia non è stata ancora scoperta. Milano è occupata dagli austriaci, conta 130mila abitanti e in quella che ai tempi si chiamava Contrada dei Fustagnari, Giuseppe Guenzati fonda l’omonima bottega che commercia tessuti, sete e fustagni.
Il negozio sopravvive all’occupazione francese napoleonica, al nuovo governo austriaco e assiste all’unificazione dell’Italia.
Negli anni Sessanta i nuovi proprietari convertono il commercio all’ingrosso di tessuti e telerie a quello al dettaglio. Non solo: modificano anche i prodotti. Puntano sullo stile british decidendo di concentrarsi sul mercato britannico, specialmente per i prodotti di laneria.
La ditta Guenzati da allora costituisce un unicum e un punto di riferimento per gli amanti dei prodotti di questo tipo. Gli arredi sono ancora quelli ottocenteschi in noce e si respira ancora l’atmosfera dei tempi andati. Oggi è il negozio in attività più antico di Milano anche se ha rischiato grosso: nel 2018, Assicurazioni Generali, proprietaria dello stabile, aveva deciso di non rinnovare il contratto di locazione. Grazie all’appoggio dell’opinione pubblica, dei suoi affezionati clienti, di Confesercenti, dei media e del Comune, la bottega ha potuto proseguire aprendo a poca distanza dalla sede originale.
“La più grande metropoli europea a rendere gratuito il trasporto pubblico”. Questa la scritta che campeggia sui mezzi pubblici dell’ultima città a rendere gratis il viaggio.
Un’altra città in EUROPA rende GRATIS tutti i MEZZI PUBBLICI: un’idea da testare a MILANO?
L’ultima arriva è Montpellier, nel sud della Francia. Ha deciso di rendere gratuiti i mezzi pubblici per i residenti. In realtà si tratta di un percorso avviato fin dal 2020 quando il sindaco Delafosse aveva reso gratuite le corse il sabato e la domenica. L’anno successivo il primo cittadino esteso la gratuità per minorenni e over 65. Ora l’ultimo passo: l’uso dei mezzi diventa gratis per tutti i residenti. Un’iniziativa di successo: si è passati da 86 mila abbonati a 260 mila utilizzatori del pass gratuito.“La più grande metropoli europea a rendere gratuito il trasporto pubblico” è solo l’ultima della città che nel Vecchio Continente hanno deciso di contrastare traffico e inquinamento consentendo l’utilizzo dei mezzi gratis o a condizioni molto agevolate.
# Le altre città francesi
Montpellier non è la prima in Europa. Ma neanche in Francia. Sempre nel sud, vicino Marsiglia, la cittadina di Aubagne ha reso gratuiti tutti i mezzi pubblici a partire dal 2009. Risultato? Gli utilizzatori dei mezzi pubblici sono raddoppiati, il traffico si è quasi dimezzato. A Nord, invece, è Dunkerque ad aver eliminato il biglietto per le sue sedici linee di autobus già dal 2018. Ma per il caso più eclatante bisogna spostarsi nei paesi baltici.
# Tallin tra le prime città a rendere i mezzi pubblici gratis per i residenti
Credits: @traveltriangle
Tallinn
L’Estonia è di uno dei Paesi più innovativi al mondo, dove tutto è digitalizzato e un’azienda si apre in pochi minuti. La sua capitale Tallin, nel 2013, è stata una delle prime al mondo a rendere i mezzi pubblici gratis per i residenti. Non solo città: ci sono perfino paesi interi ad aver intrapreso questa strada. Anche se per ora si tratta di nazioni di piccole dimensioni.
# Il Lussemburgo primo Paese al mondo con il trasporto pubblico gratis
Mezzi pubblici Lussemburgo
Passando alle Nazioni, il Lussemburgo è invece diventato nel 2020 la prima al mondo in cui treni, bus e tram sono diventati gratuiti per tutti, residenti, pendolari e turisti. Dopo alcuni mesi di sperimentazione, che avevano come obiettivo la riduzione dell’inquinamento atmosferico e del traffico automobilistico, per alzare la qualità della vita e diminuire i danni alla salute causati dall’eccessiva produzione di C02, con un investimento pari a un miliardo la scelta è diventata definitiva.
# Malta ha seguito l’esempio nel 2022
Credits: pixabay.com – Malta
A seguire nel 2022 è arrivata Malta, che è diventato così il secondo Paese dell’Ue a rendere il trasporto pubblico permanentemente gratuito, ad eccezione delle linee di autobus espresso e dei traghetti.
Tallinn, Montpellier, Lussemburgo. Sempre più luoghi sfidano traffico e inquinamento attraverso la strada dei mezzi pubblici gratis. Non solo: ancora più città, tra le più note ci sono Vienna e Berlino, offrono incentivi e sconti per agevolare l’uso del trasporto pubblico. E Milano? Al momento sembra insistere sulla strada opposta per combattere traffico e inquinamento: chiusure, riduzioni di parcheggi, restrizione delle carreggiate, pagamento per l’ingresso in città e nel centro. In breve, la politica è quella della guerra alle auto. Ma senza alcun incentivo per i mezzi pubblici che, anzi, hanno visto aumentare il costo del biglietto. Avrebbe invece senso bilanciare l’ostilità contro le auto con vantaggi per chi usa i mezzi pubblici? Non potrebbe essere una mossa da sperimentare anche alla luce delle esperienze internazionali?
Il ramen è una specialità asiatica che sta davvero spopolando a Milano. Un brodo composto da vari ingredienti tra cui uovo, carne o pesce e l’immancabile miso, la salsa di condimento ottenuta dalla fermentazione della soia e dell’orzo o del riso. Vediamo 5 indirizzi per 5 proposte di ramen.
I 5 MIGLIORI RAMEN di Milano
#1 Casa ramen e Ramen super
goldstyles IG – Casa Ramen
Casa Ramen è un ramen bar semplice ed essenziale aperto 10 anni fa che ha fatto del ramen tradizionale giapponese il suo punto forte, sia nella versione di carne che nella versione veggy. Ramen super invece è un ristorante vero e proprio, raffinato ed elegante dove si servono pietanze in stile izakaya ossia senza una rigida carta che suddivida le portate. In Via Porro Lambertenghi.
#2 Nozomi
cookingwiththehamster IG – Nozomi
In Via Calvi si trova questa trattoria giapponese dagli arredi semplici che sta facendo parlare di sé per le ricette tradizionali giapponesi tra cui spicca ovviamente il ramen, declinato in molteplici varianti tra cui il tonkotsu ramen a base di carne di maiale e funghi. Non mancano altre specialità tra cui gyoza e udon in pentola.
#3 Osaka
la__bertoncini IG – Osaka
Questo locale ha aperto nel 1999 quando ancora non era scoppiata la moda del sushi né tanto meno quella del ramen. In Corso Garibaldi, un po’ nascosto all’interno di una galleria, il locale, segnalato dalla Guida Michelin, è sobrio, minimal. Le pietanze un tripudio di sushi e sashimi, il ramen poi, rende onore alla autentica tradizione giapponese in un ambiente informale dove vivere una autentica esperienza culinaria nipponica.
In Via Lomazzo ha sede questo ristorante essenziale dove i noodles, come dice l’insegna, sono lavorati a mano nella cucina a vista con farine biologiche made in Italy. Il cliente può scegliere il formato che preferisce per poi assaggiare un ramen fumante preparato con un brodo cotto per ore e arricchito con carne o pesce e spezie
#5 Zazà ramen
milanototaste IG – Zazà Ramen
In via Solferino Zazà Ramen ha ormai da 10 anni conquistato il palato dei milanesi. Viene preparato secondo tradizione, con ingredienti freschi, noodles fatti in casa con farine di provenienza italiana e un brodo cotto fino a 12 ore. Il ramen è a base di carne come maiale o pollo, oppure a base di pesce o infine vegetariano.
Non resta che provare e mi raccomando se vuoi calarti totalmente nell’atmosfera giapponese non esitare a “risucchiare” senza timore il tuo ramen. Sarà indice di alto gradimento della pietanza
Ormai non sembra più necessario fare migliaia di km per un weekend instagrammabile. Ad oggi, anche sui social, sta spopolando l’idea di improvvisare mini-viaggi low cost per scoprire bellezze nei dintorni di casa. Ma per i milanesi? Ecco la soluzione. Bastano 15 euro e un’ora a disposizione per raggiungere un borgo da sogno a pochi km da Milano.
15 euro e un’ora per trovarsi in un BORGO DA SOGNO quasi ignorato dai milanesi
# L’idea di vacanza sta cambiando: mete di nicchia a pochi km
credits: @larjunbutani
Quando si pensa a dove trascorrere un weekend, si tende sempre ad andare il più lontano possibile, ma l’idea di vacanza last minute sta cambiando. Sarà anche una conseguenza delle restrizioni dovute al Covid, che permettendo di rimanere solo entro i confini della propria regione ha forzato le gite entro pochi km. Ma questa tendenza sembra durare e ad attirare sempre di più l’attenzione sono borghi e cittadine fuori dal mirino del turismo di massa.
In questo caso i milanesi possono davvero sbizzarrirsi, basterà prendere un treno da Centrale e raggiungere low cost destinazioni molto più suggestive dei classici tour preconfezionati. In cerca d’ispirazione? Ecco Gandria, un piccolo borgo sulle sponde del Ceresio che, pur trovandosi in un altro stato, si può raggiungere comodamente con 12 euro da Centrale.
# Attraversare il confine? Solo un’ora di treno e poi…
credits: @faustodonofrio
Dall’aspetto romantico e pittoresco, si arriva a Gandria, ritenuto uno dei borghi lacustri più belli del Ticino è l’ultimo villaggio elvetico prima del confine con l’Italia. Si trova ai piedi del monte Brè e sebbene sia incorniciato da cime di montagne italiane, il nucleo di case che compone il borgo è ancora su suolo svizzero e si specchiano nelle acque del Ceresio.
Ma non importa che sia in Svizzera, perché sedendosi comodamente su un treno, da Milano in un’ora a 15 minuti si raggiunge Lugano nel pieno del relax. Da qui, è poi possibile raggiungere Gandria scegliendo tra varie possibilità. L’opzione più economica è sicuramente l’autobus, che con un massimo di tre euro e in soli sei minuti arriva direttamente al paesino. Oppure si può prendere la funicolare, che impiega circa dieci minuti. Ma per chi volesse vivere un’esperienza davvero immersiva la scelta d’effetto è il battello attraversando il lago proprio come una volta, quando il borgo era raggiungibile solo via acqua.
# Un borgo da romanzo… per davvero
credits: @1000schweizerorte
Ed ecco che approdati a Gandria non resta che perdersi tra le sue viuzze colorate che sembrano appartenere ad un’altra epoca. È proprio l’autenticità di questo borgo che lo rende così suggestivo e testimonianze della vita passata si possono vedere in ogni suo angolo. Un posto talmente affascinante che Antonio Fogazzaro lo ha citato più volte nel suo famoso romanzo Piccolo Mondo Antico.
Ma oltre per le bellezze storiche, come la chiesa dedicata a San Vigilio, che risale al 1463, Gandria è da apprezzare anche dal punto di vista culinario. Una volta qui i residenti dovevano essere autosufficienti e oltre all’orticoltura, viticultura e allevamento, l’attività principale era la pesca e lo è ancora oggi. Sono svariate le osterie e ristoranti che offrono piatti di ogni genere, dal pesce, alla polenta con funghi o al risotto al Barolo. Per non parlare delle degustazioni di vino e d’olio, per scoprirle basterà fare una breve deviazione attraverso due sentieri, quali?
# Due sentieri per (de)gustare la natura di Gandria
credits: @faustodonofrio
Sono due i sentieri che si possono percorrere da Gandria e che portano alla scoperta della natura che circonda il borgo. Il più conosciuto e praticamente d’obbligo da percorrere è l’omonimo Sentiero di Gandria. Questo percorso che costeggia il Ceresio ed è l’ideale per fare una deviazione al Parco degli ulivi e vedere piante secolari in mezza giornata.
Con un percorso leggermente più tortuoso, ma alla portata di tutti, anche dalla riva opposta del lago inizia una passeggiata che parte da San Rocco e raggiunge uno dei posti più tipici del luogo: i grotti di Gandria. Dopo circa un’ora di cammino tra il bosco e la riva del lago si arriva alle Cantine di Gandria, molte delle quali sono state trasformate in grotti. Qui in passato gli abitanti del borgo conservano vino, salumi e formaggi, mentre ora si trovano osterie dove rifocillarsi dopo l’escursione. Che dire, per essere ad un’ora da Milano, magari un pensiero lo si può anche fare.
Continua la Lettura con: La gita più bella #4 – 7 buone ragioni per andare a MONTEVECCHIA, il “monte di Milano” con le sue piramidi misteriose
Le origini, lo sviluppo e il futuro del più variopinto fra i quartieri di Milano.
Il QUARTIERE ARCOBALENO: la NOTTING HILL MILANESE
A Milano esiste una zona che da qualche anno a questa parte sta vivendo una vera e propria fioritura.
Stiamo parlando del comprensorio di ville e palazzi strette fra via Franklin e via Lincoln, meglio conosciuto come “Quartiere Arcobaleno”.
# Gli esordi del Quartiere Arcobaleno: da bruco a splendida farfalla
La “Burano milanese” nasce e si sviluppa in un contesto storico di architettura operaia. Nella fattispecie, ferrovieri. Siamo nel XIX secolo e la cooperativa edilizia Seao (Società Edificatrice Abitazioni Operaie) aveva come obiettivo la realizzazione di alloggi popolari a prezzi più che abbordabili. Verso il 1880, l’area dismessa a seguito della demolizione della stazione di Porta Tosa fu lo spazio ideale per l’idea originaria del gruppo edile, ovvero quello di costituire una sorta di Città Ideale nelle aree adiacenti a Corso XII Marzo. Riccardo Pavesi, presidente della Seao nonché deputato e avvocato, mise a segno l’acquisto di 100 mila metri quadri della zona, che ben presto sarebbe cresciuta grazie al contributo in affitto degli stessi operai che l’avrebbero poi abitata. Fondi preziosi che avrebbero costituito il capitale di partenza, autoalimentando la crescita di un quartiere bruco di lì a breve diventato splendida farfalla.
# Il dopoguerra “spopolarizzò” il quartiere, che si tinse di vari colori
Villaggio Lincoln
Con il passare delle decadi, infatti, come era lecito aspettarsi nel secondo dopoguerra, la zona ha conosciuto un progressivo accrescimento di infrastrutture e ristrutturazioni, anche di un certo gusto. Si è insomma gradualmente “spopolarizzata”, seguendo lo stesso destino di altre parti celebri della città come ad esempio Isola o Casoretto. La Seao vendette pian pianino tutte le abitazioni, che furono acquisite e colorate una ad una come le conosciamo oggi, grazie al buon gusto di Poggi, Mazzocchi e Cerruti, gli ingegneri-capo del periodo.
Col tempo qui si sarebbe poi diffuso anche un alone di mistero, che aleggia attorno alla “Casa 770” di via Poerio, di cui esistono altre 12 sorelle nel mondo (quella di Milano è l’unica europea). L’edificio custodisce una storia complessa e curiosa che risale ai tempi del secondo conflitto mondiale, quando la dinastia della famiglia ebrea dei Lubavitcher la acquistò come accoglienza contro le persecuzioni naziste.
# Al centro dei tour turistici: sarà la nostra Notting Hill?
Cape Town, Milano
Attualmente, del gruppo originario di villette sono rimaste quelle di via Lincoln, diventate in breve un’originale attrazione turistica. C’è già da un anno buono chi ha pensato di organizzare tour privati per la zona, che passano anche nei pressi di Casa Cambiaghi e Palazzo Balzarini, altre perle della zona. Tour sospesi per ciò che tutti sappiamo, ma che permetteranno un domani di tornare ad ammirare i colori tonalità pastello, di sentire il profumo delle decorazioni floreali e di deliziarsi di fronte ai giardini (privati) di quei pochi fortunati che all’epoca riuscirono ad assicurarsi queste case. Inoltre, le visite sono agevolate dal fatto che, pur a dieci minuti a piedi da corso Buenos Aires, le abitazioni si trovano ben protette da parcheggi selvaggi e dal frastuono del traffico, smistato attraverso piazzale Novelli.
E il futuro? C’è chi giura che il Quartiere Arcobaleno diventerà la nostra Notting Hill, dato che già da tempo ha acquisito una certa notorietà di pari passo con la ricerca di posti insoliti, abitudine sempre più diffusa presso il turista moderno che non cerca più soltanto i monumenti ma un’esperienza e un’esplorazione urbana maggiormente completa.
Compresa la tratta in aliscafo da Reggio Calabria a Messina, i tempi verrebbero ridotti della metà. Ecco il progetto nel dettaglio e i convogli previsti.
Da MILANO in SICILIA in un tempo da RECORD: i MINI FRECCIAROSSA per DIMEZZARE il VIAGGIO
# La durata del viaggio da Milano a Messina verrebbe dimezzata, da 19 a 10 ore
Traghetto treni regionali tra Messina e Reggio Calabria
Nel 2021 Trenitalia ha condotto un sondaggio sulle abitudini di viaggio e sull’interesse verso nuovi collegamenti dei clienti che hanno viaggiato da/per la Calabria e la Sicilia, chiedendo loro con quali servizi e a quali prezzi sarebbero disponibili a usufruirne. Anche a seguito dei risultati emersi è stato messo in valutazione un nuovo collegamento ferroviario fornito dal FrecciaRossa, che abbia meno fermate di quello attuale, che porti i viaggiatori da Milano a Messina nella metà del tempo.
Il treno viaggerebbe di notte, fascia oraria attualmente servita dall’Intercity notte, con una durata ridotta da 19 a 10 ore compreso l’aliscafo di collegamento tra Reggio Calabria e Messina.
# Le fermate previste lungo il percorso
Credits sierraalpha_ita IG – Frecciarossa 1000
Il nuovo collegamento con partenza a nord da Milano e Torino e capolinea Reggio Calabria avrebbe come fermate: Bologna, Reggio Emilia, Firenze, Paola, Lamezia Terme e Villa San Giovanni. L’avvio del servizio è uno dei possibili interventi ipotizzati da parte del Ministero delle Infrastrutture del precedente governo Draghi, per velocizzare e migliorare i collegamenti tra il “continente” e la Sicilia, ed è stato calendarizzato per la metà del 2024.
# Come sarebbero i “Mini Frecciarossa”
Credits ferrovie.it – Frecciarossa per la Sicilia
I treni utilizzati per il servizio non sarebbero i classici Frecciarossa, ma dei “Mini Frecciarossa”. La scelta è ricaduta infatti sull’acquisto di 12 elettrotreni tipo ETR.1000 lunghi 103 metri e una composizione ridotta di quattro casse con una capacità di 200 passeggeri. In questo modo non verrebbe perso tempo per scomporre il convoglio prima dell’imbarco verso la Sicilia che proseguirebbe direttamente il viaggio trasportato al bordo del traghetto. Sarebbe dotato di attrezzaggio con batterie per imbarco e sbarco con mezzi propri sulle navi per evitare di usare le macchine Diesel da manovra. La velocità massima commerciale rimarrebbe di 300 km/h.
L’investimento complessivo previsto è di 180 milioni di euro, 15 milioni per convoglio, da finanziare attraverso il PNNR.
Il Milano Città Stato Awards: in passato lo hanno vinto Andrea Cherchi, Simone Lunghi (Angeli dei Navigli) e Liliana Segre. Chi se lo aggiudicherà quest’anno?
Chi è il PERSONAGGIO dell’anno a Milano? Le 10 nominations 2023 (VOTA)
Puoi VOTARE in fondo all’articolo:
#1 Diego Calcaterra (il tassista che ha salvato ragazzo da rapina)
Credits ilgiorno.it – Diego Calcaterra
#2 Marco Cappato (di nuovo indagato per l’eutanasia assistita)
Marco Cappato
#3 Alberto Cotta Ramusino in arte Tananai (l’anno di consacrazione per l’artista milanese)
tananaimusica IG
#4 Regina De Albertis (prima presidente donna nella storia di Assimpredil Ance)
regina_de_albertis IG
#5 Federico Di Marco (da Porta Romana alla finale di Champions con la sua squadra del cuore)
federicodimarco IG
#6 Franco Gabrielli (il nuovo delegato del sindaco per la sicurezza e la coesione sociale)
marcebardini IG – Franco Gabrielli
#7 Giovanna Iannantuoni (Rettore della Bicocca, la prima presidente donna della Conferenza dei Rettori)
Credits Andrea Cherchi – Giovanna Iannantuoni
#8 Jacopo Lazzarini in arte Lazza (secondo posto a Sanremo 23 e secondo artista italiano più venduto nel 2023)
thelazzinho IG – Lazza
#9 Arturo e Maria Maggi (titolari dello storico ristorante La Latteria che chiude a fine 2023)
milanoplaces IG – Arturo e Maria Maggi
#10 Ornella Vanoni (sempre tra i protagonisti della scena musicale dopo quasi 70 anni di carriera)
Credits ornellavanoniofficialpage IG – Ornella Vanoni sul palco
Le proteste di dei cittadini sembrano aver fatto centro. La 73 che era stata cancellata dopo l’apertura della M4 a San Babila, verrà ripristinata. Anche se con un tragitto rivisto.
Tornerà la 73: con questo PERCORSO
# La cancellazione con la M4
Tracciato Centro-Est linea M4
Quando M4 ha inaugurato la stazione di San Babila il collegamento in superficie servito dalla 73 è stato soppresso, perché ritenuto inutile da ATM.
Linea 73
Una decisione per molti inspiegabile dato che il tracciato della metropolitana seguesolo in parte quello della ex linea 73, correndo nell’asse più nord di Corso Concordia-Viale Argonne invece che su Corso XXII Marzo-Viale Corsica, e ne condivide solo il capolinea in centro e il tratto da Via Mazzucottelli fino a Linate lungo Viale Forlanini.
linea 973
La 973, la linea che la sostituisce oggi, percorre Viale Forlanini partendo da Piazzale Ovidio, quindi appena dopo la ferrovia.
Per questo motivo le proteste dei cittadini residenti nell’area attorno a Corso XXII Marzo e Viale Corsica, oltre di quelli che provengono da fuori Milano, non si sono fatte attendere. Le parole di Sebastiano Gravina, presidente del Comitato di quartiere XXII Marzo, così spiegava la protesta: “Noi vogliamo il servizio com’era prima, con il ripristino della linea 73 e 73 barrato. La 73 è il mezzo più valido per trasportare la gente dal centro all’aeroporto, chi ha preso la decisione di sopprimerla non conosce il territorio e il suo tessuto sociale. Sul percorso della linea ci sono strutture sanitarie, quattro scuole, tre asili, centri disabili e questa scelta ha danneggiato fortemente anche tutte le attività commerciali. È una cosa scandalosa e vergognosa che qui non ci siano i diretti responsabili”.
Il principale problema è nei percorsi più lunghi per raggiungere le stazioni della metro in rapporto a quante fermate c’erano in precedenza con la 73.
# La 73 sarà ripristinata tra Novegro e Cinque Giornate
Piazza Cinque giornate
La maggioranza di centrosinistra ha presentato un ordine del giorno collegato al bilancio preventivo 2024 che è stato approvato dall’aula di Palazzo Marino. Sono state impegnate le risorse per rimettere in funzione la 73 tra Novegro e Cinque Giornate, come spiega il capogruppo del PD Filippo Barberis: “Siamo riusciti a concentrare le risorse recuperando la gran parte del percorso che era stato cancellato e garantendo una piena connessione tra hinterland e centro della città su quell’asse che in questi mesi di intenso monitoraggio e ascolto dei cittadini aveva fatto emergere delle criticità”.
Soddisfazione anche per il centrodestra che ha rivendicato la paternità dell’iniziativa, come ha spiegato il capogruppo della Lega, Alessandro Verri: “Il ripristino della 73 è una battaglia di civiltà che viene vinta dai cittadini e dalla Lega e il centrodestra che ha portato la battaglia in aula e questa maggioranza a ripristinare un servizio essenziale per i cittadini e le persone più fragili. Il Pd dovrebbe chiedere scusa ai cittadini e finalmente dopo le nostre battaglie questo accadrà”.
Una indiscrezione che circolava: arriva ora la conferma ufficiale. Chiude Hyperloop One, la società principale che perseguiva l’idea di Elon Musk di creare un treno supersonico in grado di rivoluzionare il mondo dei trasporti. Ma Gabriele Gresta, CEO di Hyperloop Italiay, rilancia: “La tecnologia funziona, in Italia il progetto più avanzato”
Chiude HYPERLOOP One. Ma il SOGNO del TRENO SUPERSONICO rimane vivo in VENETO
Credits: milanoevents.it – Hyperloop
Un progetto avveniristico, visionario, tipico di Elon Musk. Hyperloop era il progetto di un treno supersonico, in grado di spostare merci e persone all’interno di un network di giganteschi tubi a bassa pressione. In questo modo si potevano raggiungere velocità superiori agli aerei di linea rimanendo a pochi metri dal suolo. C’è chi lo aveva paragonato al teletrasporto di Star Trek.
# Anche Ferrovie Nord interessate alla sperimentazione
L’idea riprendeva i principi della posta pneumatica: invece che per spostare capsule il sistema doveva servire a spostare ad altissima velocità in un tubo dei vagoni. In questo modo si sarebbe potuta coprire la Milano-Roma tra i 15 e i 30 minuti. Una delle prime sperimentazioni ha avuto luogo nel deserto del Nevada, lasciando sperare una rapida applicazione del progetto. Anche in Italia, in particolare Regione Veneto e Ferrovie Nord, avevano ipotizzato l’avvio di una sperimentazione. C’era chi iniziava a immaginare un conto alla rovescia per la rivoluzione dei viaggi su terra. Ma qualcosa non ha funzionato.
# Il sogno rimane vivo: “La tecnologia funziona, in Italia il progetto più avanzato”
Il progetto sarebbe franato soprattutto per i giganteschi costi di test e ricerca. Non solo. Alcuni dirigenti di Hyperloop One hanno avuto grane con la giustizia accusati di truffe. Il primo segnale di stop è arrivato nel 2022 quando un tunnel di test costruito da Elon Musk in California è stato convertito nel suo opposto: un parcheggio. Circa 200 dipendenti sono stati licenziati, gli uffici a Los Angeles sono stati abbandonati, gli asset ceduti. Come rivelato da Wired, però il sogno sembra non sfumato del tutto: le proprietà intellettuali di Hyperloop rimanenti finiranno in mano alla società DP World a Dubai e proseguiranno alcuni progetti paralleli.
Tra questi c’è anche “il progetto più avanzato”, come definito da Gabriele Gresta, CEO di Hyperloop Italia, su La Repubblica, che nega che Hyperloop sia arrivato a un punto di arrivo. Anzi: “La tecnologia non c’entra niente. Lo dicono le carte, gli studi”, assicura Gresta che aggiunge: “La verità dietro questo fallimento? Penso che abbia avuto un peso un altro motivo: il fatto che li abbiamo battuti in Veneto, dove ci siamo aggiudicati la costruzione di una linea tra Venezia e Padova come annunciato anche dalla nostra testata in questo articolo: Hyperloop: in Veneto la prima sperimentazione). Con questo progetto l’Italia diventerà il Paese con i progetti Hyperloop più avanzati al mondo”.
Il progetto, che sarà realizzato da un consorzio formato da Webuild, Leonardo e Hyperloop TT (di cui Gresta è cofondatore), dovrebbe partire a gennaio 2024 con lo studio di fattibilità finanziato con 4 milioni di euro. Se positivo, si passerà alla fase di design (12 mesi di progettazione, 56 milioni) fino alla realizzazione in sé prevista nei successivi 36 mesi con un finanziamento necessario di 750 milioni. Il budget al momento copre lo studio su 10 chilometri di tratta. “In Veneto, così come nel resto del mondo, abbiamo vinto dei progetti. Loro no”, conclude Gresta.
La più antica confetteria d’Italia ha scelto Milano per aprire un locale unico che richiama atmosfere d’altri tempi. Al suo interno un “caffè segreto” ispirato ai salon de the francesi.
La più ANTICA CONFETTERIA d’Italia ha aperto un CAFFÈ SEGRETO a MILANO
# La più antica confetteria d’Italia è arrivata a Milano
lunaviola626 IG – Romanengo
Tutto parte nel 1780 quando i fratelli Romanengo iniziano la loro attività vendendo spezie al Porto di Genova prima di aprire la propria confetteria nel 1814. L’azienda è stata rilevata in parte da Jean Sébastien Decaux che, dopo il recente restauro dello storico negozi tra i vicoli del capoluogo ligure, ha portato nell’aprile 2023 nel cuore di Milano, a pochi passi dalla Basilica di Sant’Ambrogio, un locale d’altri tempi con tre ambienti dedicati: la confetteria, la bottega delle spezie e la corte.
# Le due anime di Romanengo: la confetteria e la bottega delle spezie
kozminsky IG – Confetteria
La prima è la confetteria, dove trovare tutte le storiche specialità di Romanengo, come i confetti di mandorla d’Avola, pinoli e pistacchi, al finocchio e al cardamomo, oppure i clementini con glassa e paste di frutta, fondant alla viola e sciroppi di lamponi freschi e gocce di rosolio.
lunaviola626 IG – Bottega delle spezie Romanengo
La seconda è la bottega delle spezie. Lo spazio si caratterizza per grandi barattoli di vetro e ceramica con rare miscele di tè provenienti da ogni parte del mondo e grandi nicchie rosso corallo con all’interno erbe profumate, spezie e curry.
# “La corte”, il “caffè segreto” ispirato ai salon de the francesi
ganeshel IG – La Corte
L’ambiente più affascinante è “la corte”, un caffè ispirato ai salon de the francesi. Si trova all’interno di un cortile, in uno spazio quasi “segreto”, con pareti verde petrolio con accenti ocra, wallpaper floreale e un’illuminazione studiata nei minimi dettagli per creare un’atmosfera intima e raffinata.
lunaviola626 IG – Sala da the Romanengo
Il salottino in stile vintage, ma di concezione moderna, completa l’arredamento. Gli ospiti di questo luogo magico possono scegliere le classiche proposte della caffetteria oppure the, tisane e infusi ricercati come lo Jasmine Chung Feng o fiori e lamponi, da accompagnare alla piccola pasticceria tradizionale. Il servizio è disponibile anche pranzo per un light lunch e nel pomeriggio per una dolce merenda.
Il padre era l’attore Mario Conocchia, che esordì al Cinema nel 1960 con “La dolce vita” di Federico Fellini, per poi recitare in “8 1/2” e in “Giulietta degli spiriti”, dimostrando di essere uno dei personaggi più fidati del grande regista di Rimini e della moglie di quest’ultimo, Giulietta Masina.
LUISELLA VISCONTI, la voce più bella del CINEMA
# L’inizio come modella per fotoromanzi e copertine
discogs.com – Luisella Visconti
Parliamo di Luisella Conocchia che, iniziata l’attività nello spettacolo come modella, diviene attrice e doppiatrice. Nacque a Milano l’11 maggio 1928, il mondo della moda le permise di entrare a far parte del leggendario contesto, tanto sognato da ragazzi e ragazze degli anni cinquanta, dei fotoromanzi e delle “copertine”. Lei, che aveva una bellezza solare e, al tempo stesso, maliziosa, apparendo sensuale sia nella versione caratterizzata da un’eleganza tradizionale, che in quella sbarazzina e moderna. Fu in questo periodoche adottò il cognome d’arte di Visconti, che la accompagnò per tutta la carriera.
# Dalla fine degli anni ’50 doppiatrice delle star del cinema
wikipedia.org – L’Armata Brancaleone
Alla fine degli anni cinquanta diventò doppiatrice, prestando la voce a dive, italiane e straniere, del mondo del cinema. Tra le attrici doppiate da Luisella Visconti troviamo Barbara Steele (in “Amanti d’oltretomba” e ne “L’armata Brancaleone”), Helene Chanel (“Cinque marines per cento ragazze”), Shirley Eaton (nel film basato sul romanzo di Agatha Christie “Dieci piccoli indiani”), Yumi Shirakawa (in “Rodan”), Marisa Allasio (in tre pellicole tra cui “Maruzzella”), Claudia Cardinale (in “Rocco e i suoi fratelli”) e Mina, in tre musicarelli che le diedero i primi spunti di notorietà.
In tutto Luisella Visconti ha doppiato una quarantina di attrici, per circa un centinaio di film. Tra l’altro la troviamo come interprete ne “Il cantante misterioso”, film drammatico sentimentale del 1955, diretto da Mario Girolami.
# Anche la radio e il teatro prima della prematura scomparsa a soli 39 anni
Visconti
La Viscontirecitò anche in una quindicina di programmi di prosa radiofonica della Rai, a sottolineare una carriera caratterizzata da una grande propensione alla versatilità nelle competenze artistiche. Questa nostra concittadina lavorò anche in teatro, anche se la voce delicata e calda la portarono ad essere apprezzata nel ruolo doppiatrice, capace di regalare carattere e incisività alle attrici a cui regalò la voce.
La sua fu una splendida favola professionale, purtroppo drammaticamente troppo breve perché, a causa di una grave malattia, morì a soli 39 anni: a Milano, il 3 agosto 1967.
Viene definito familiarmente il “monte di Milano”. Si tratta infatti della prima montagnetta naturale di un certo rilievo uscendo da Milano.
Dista 30 chilometri da Milano e fa parte della provincia di Lecco. In dialetto brianzolo si chiama Muntavegia ed è abitata da 2.677 montevecchini. Una curiosità è il nome: il significato non è quello che sembra. Ci sono due diverse ipotesi.
La prima deriverebbe dal latino Mons Vigiliae (monte delle Vedette), involgarito nel tempo in Vegia che in dialetto brianzolo significa Vecchia.
Ma l’origine più probabile è quella celtica, Owignya od Owikya, indicanti la presenza di pecore, agnelli o cervi, alla quale sarebbe stato poi aggiunto il termine latino mont(em).
La gita a Montevecchia va considerata nella tradizione milanese per almeno sette buone ragioni.
7 buone ragioni per andare a MONTEVECCHIA, il “monte di Milano”
#1 Una vista magnifica su Milano
«Quella delle terrazze di Montevecchia è tra le più belle posizioni della Brianza: uno spalto altissimo, un balcone che si erge, fuori dalle nebbie, e si affaccia dritto a sud; nelle giornate di vento si vede dalla Cisa al Monte Rosa» (Mario Soldati)
Il punto più alto della collina del paese si trova a un’altitudine di 503 metri, da cui si gode una magnifica vista su Milano. Dopo il tramonto la vista su Milano si fa romantica.
#2 Lo strano microclima: più si sale e più fa caldo
Montevecchia gode di un clima particolare. In cima al paese il clima è differente rispetto ai paesi a valle: si riscontrano circa 2 gradi in meno d’estate e 2 gradi in più in inverno, nonostante la maggiore altezza. Questo strano caso di temperatura che aumenta in inverno con l’altezza è dovuto a una particolare esposizione solare che fa sì che sul versante meridionale del colle crescano piante da clima mediterraneo, come la vite, che dà un ottimo vino, e diversi tipi di erbe aromatiche.
#3 Il cibo: vini, formaggi e rosmarino
Il microclima di Montevecchia la rende ideale per la produzione di erbe aromatiche: basilico, timo, alloro e soprattutto salvia e rosmarino che sono riconosciuti come Prodotti agroalimentari tradizionali lombardi. E’ anche nota per i vini, in particolare il Pincianel, il classico vino rosso dell’Alta Brianza. Molto rinomati anche i furmagett de Muntavegia (o furmagett de faciröla), tipici formaggini freschi e stagionati, prodotti con latte vaccino e caprino.
Tra i luoghi suggeriti dove mangiare ci sono le Terrazze di Montevecchia, in via Alta Collina, specie per la vista meravigliosa, oppure Ca’ Soldato, uno spiazzo tranquillo in mezzo ai boschi ideale per pic nic immersi nella natura, raggiungibile attraverso passerelle di legno. Vi è anche un piccolo eco museo, non sempre aperto, per la verità.
#4 Il Santuario longobardo
Sul punto più alto della collina di Montevecchia sorge il santuario della Beata Vergine del Carmelo. Il santuario è di origini medievali e si attribuisce la costruzione della prima chiesetta ai Longobardi che la dedicarono a San Giovanni Battista, uno dei loro santi preferiti.
La chiesetta longobarda è resistita sino al 1570 quando un incendio la distrusse. Nel 1630 il santuario fu ricostruito.
#5 La Mecca dei ciclisti
La salita che porta a Montevecchia è un luogo molto popolare tra gli appassionati di ciclismo. Molti partono da Milano e dopo una salita facile che porta al semaforo sulla strada provinciale Cernusco Lombardone-Monticello Brianza, a quota 286 metri, la strada si impenna per poco più di 2 km, con diversi strappi secchi e pendenze che raggiungono il 19%. La salita più impegnativa termina nei pressi della chiesetta di san Bernardo, a circa 475 m di quota. Per chi vuole proseguire la strada prosegue pianeggiante, con alcuni leggeri saliscendi, dapprima asfaltata e poi sterrata, inoltrandosi nel bosco.
Una strada alternativa presenta pendenze ancora più forti dell’altro: si passa da Pertevano da dove si innalza un “muro” di circa 200 metri con pendenze che toccano il 25%. È uno dei tratti più impegnativi di tutta la Brianza.
#6 La natura: alla ricerca degli animali estinti
Montevecchia è sede dell’omonimo Parco naturale: il Parco regionale di Montevecchia e della Valle di Curone. E’ un’area protetta che interessa dieci comuni. Anche se di ridotte dimensioni è un parco di grande rilevanza: risulta infatti essere il primo sito di grande interesse ambientale per chi viene da Milano che conserva aree boschive incontaminate e specie animali estinte in città, come il gambero di fiume, la salamandra e il tasso. Il fiore all’occhiello del parco è la presenza della rana di Lataste, una specie endemica della Valpadana seriamente minacciata. Inoltre, i boschi di questa zona sono ricchi di sorgenti naturali e, dal punto di vista geologico, il parco costituisce l’ultima propaggine di un anfiteatro morenico.
#7 La storia: le piramidi misteriose
Alla fine degli anni settanta nel parco di Montevecchia furono rinvenuti due accampamenti risalenti all’epoca dell’uomo di Neanderthal e dell’uomo sapiens, risalenti il primo a 60.000 anni ed il secondo a 32.000 anni fa. Sono alcuni fra i più antichi insediamenti umani rinvenuti in Lombardia.
Ma forse il motivo più entusiasmante per andare a Montevecchia sono le sue piramidi misteriose.
Sono state scoperte dall’architetto Vincenzo Di Gregorio nel 2001 grazie a un’ osservazione satellitare. Si trovano nella Val Curone e sono le cosiddette piramidi di Montevecchia, tre formazioni collinari con caratteristiche simili per disposizione e orientamento alle piramidi egizie della Piana di Giza.
Con un’inclinazione massima di 44 gradi e con un altezza dai 40 ai 50 metri, attorno alla loro formazione aleggia il mistero: queste colline sarebbero state modellate dall’uomo, realizzate artificialmente operando l’asportazione di centinaia di tonnellate di roccia, e utilizzate come siti astronomici e sacrali. Secondo il ricercatore, era un sito astronomico utilizzato dai Celti ancor prima dell’arrivo dei Romani, e secondo i calcoli le piramidi potrebbero essere state costruite dai 3 ai 10 mila anni fa (grazie a Fulvio Tonello per la segnalazione).
Milano fa fatica a valorizzare il proprio patrimonio, anche quando si tratta di opere che altrove avrebbero la fila di visitatori per ammirarle. Vediamo quali sono questi sette luoghi della città che potrebbero essere motivo di molta più attenzione.
#4 – I 7 luoghi turistici più sottovalutati di Milano
#1 Il “Bunker di Mussolini”
Credits: oggiesco -Bunker Breda
Secondo un fascicolo risalente al 5 ottobre 1940 all’epoca esistevano 135 rifugi antiaerei pubblici, un quarto di questi sono scomparsi e molti corrispondevano a scuole. Il più famoso è il “Bunker di Mussolini”, in realtà destinato al Prefetto, sotto il giardino di Palazzo Isimbardi, oggi sede della Città Metropolitana.
Tra i tre aperti al pubblicoc’è il rifugio antiaereo “Numero 87” in viale Luigi Bodio 22, nei sotterranei della scuola primaria «Leopardi», un tempo dedicata a Rosa Maltoni Mussolini, madre del Duce, che arrivò a ospitare 1500 persone.
Il bunker di piazza Grandi “Numero 56” è un labirinto di 250 metri quadri, suddiviso in 24 stanze, che poteva dare ricovero fino a 450 persone.
I bunker Breda a Sesto San Giovanni, i rifugi antiaerei della V Sezione Aeronautica della Breda presenti in tutto il settore est del Parco Nord, gli accessi sono ben nascosti nella vegetazione.
#2 Il Labirinto di Pomodoro dedicato all’opera di Gilgamesh
Realizzato nell’arco di sedici anni, dal 1995 al 2011, come riflessione e sintesi del proprio percorso di artista, è oggi collocato negli spazi sotterranei dell’ex Riva Calzoni, ora Showroom Fendi, in via Solari 35. Il labirinto è stato dedicato all’opera di Gilgamesh, il primo poema epico della storia dell’umanità, e si snoda attraverso opere del maestro in stanze in successione disposte su una superficie complessiva di 170 mq.
#3 Il museo Poldi Pezzoli, una tra le case museo più interessanti d’Italia10
Ph. @caslogram IG
Il Museo Poldi Pezzoli, in via Manzoni 12 è l’unica della case museo milanese a non essere originale. I bombardamenti del 1943 hanno distrutto la struttura originaria e fu grazie all’impegno di Fernanda Wittgens, storica direttrice di Brera e responsabile di molte ricostruzioni e riallestimenti museali del dopoguerra, che la residenza fu ricostruita rispettandone le sue forme storiche. La sua pregevole collezione d’arte, tra cui il Tiepolo e Canaletto, fanno del Poldi Pezzoli uno dei poli museali più variegati ed interessanti della città di Milano, forse d’Italia. Tra le attrazioni un’armeria riallestita da Arnaldo Pomodoro.
#4 La torre branca, la “Tour Eiffel” milanese che sfidò la Madonnina
Torre Branca
Giò Ponti progettò la Torre avendo bene in mente che la città in quel momento stava iniziando a espandersi anche in senso verticale. Fu realizzata, su volontà di Mussolini, in soli due mesi e mezzo nel 1933 in occasione di una edizione della Triennale di Milano. Inizialmente aveva il nome di Torre Littoria, per via dell’epoca fascista, e divenne Torre Branca dopo la guerra. Sulla sua cima nel 1939 venne installato il primo sistema trasmittente per la nascente radiovisione italiana. La sua altezza è di 108 metri, 50 centimetri in meno della sommità della Madonnina del Duomo, per via dalla norma che non consentiva alle costruzioni di superare tale altezza.
#5 L’Ossario di San bernardino delle Ossa, la chiesa più macabra del mondo
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È forse uno dei luoghi più macabri di Milano, la sua cripta infatti è rivestita interamente da ossa umane. La presenza dell’ossario risale al 1210 quando le ossa del vicino cimitero erano in esubero e si cercava così un luogo dove riporle. Nel 1695 il campanile di Santo Stefano crollò e nell’impatto distrusse interamente l’ossario e la chiesa di San Bernardino. Si iniziarono i lavori di ricostruzione che terminarono nel 1776. Da allora nulla è cambiato.
#6 San Maurizio al monastero Maggiore, la “Cappella Sistina di Milano”
San Maurizio al Monastero Maggiore – Corso Magenta 15
La chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore è stata realizzata nel 1503 da due importanti architetti del Cinquecento, il Dolcebuono e l’Amadeo, sui resti di edifici romani ed è conosciuta anche come Cappella Sistina di Milano. Il monastero presenta bellissimi affreschi cinquecenteschi, di cui molti della bottega di Bernardino Luini ed altri realizzati dal Boltraffio allievo di Leonardo, da Vincenzo Foppa, dai fratelli Campi e da Simone Peterzano, maestro di Caravaggio. All’interno, oltre alla loggia a serliane, si trova un raro organo di Gian Giacomo Antegnati.
#7 Il Pirelli Hangar Bicocca, uno dei musei d’arte contemporanea più innovativi d’Italia
Hangar Bicocca è uno spazio immenso e complesso, dove le mostre e le installazioni si susseguono in un luogo espositivo incredibilmente interessante, in cui le uniche opere permanenti sono le monumentali 7 torri intitolata “I sette palazzi celesti” dell’artista Anselm Kiefer, “La Sequenza” di Melotti oltre a 5 maxi dipinti sui muri dell’hangar.
Ne avevamo scritto in questo articolo: Mission Impossible per una carta d’identità all’anagrafe di Milano. Ora spopola sui social la lettera di Gianluigi de Marchi. Un problema che abbiamo notato in molti: la lunga attesa per una carta d’identità. Senza parlare del passaporto. Da farsi qualche domanda sulla Transazione Digitale”?
La LETTERA: “Prima bastavano CINQUE MINUTI per la carta d’identità. Oggi possono servire MESI”
Credits Comune di Milano – Anagrafe
Pubblichiamo la lettera di Gianluigi De Marchi (tratta dal web):
“Quarant’anni fa arrivai a Torino da Roma e mi recai all’anagrafe di via Barbaroux (unico sportello ai tempi), per cambiare la carta d’identità. Trovai una coda, mi misi in fila ed in una mezz’oretta arrivai a presentare la domanda. Quando chiesi all’impiegato dopo quanto tempo avrei potuto ritirare il documento mi disse sorri-dendo: “Fra cinque minuti”, indicandomi lo sportello delle consegne.
Oggi leggo che per avere una carta d’identità occorre prenotarsi su un portale via internet, chiedere un appuntamento e attendere di essere convocato. Tempo d’attesa qualche mese (e dire che ci sono numerosi uffici decentrati, non uno solo come ai tempi belli…) e, una volta presentata la documentazione, la carta d’identità viene spedita da Roma entro sei giorni…
Insomma, quando si usava la carta, la penna e gli archivi erano a mano, in poche ore tutto era fatto; oggi, con la miracolosa digitalizzazione, internet, l’elettronica, l’intelligenza artificiale e tutte le meraviglie del terzo millennio occorrono mesi.
Questo è il progresso? Questa è l’efficienza di un’amministrazione comunale? Questo è il servizio al cittadino?
Ufficio stampa Gruppo Progetto CMR - Proposta Metodologica quartiere San Siro-Piazza Selinunte
Presentato a Palazzo Marino una proposta di rigenerazione del quartiere, partendo dalla zona più critica, quella del cosiddetto “Quadrilatero dell’illegalità”. Scopriamo come potrebbe rinascere.
Torri, verde, boulevard pedonale: il FUTURO della “zona nera” di SAN SIRO
# Presentata la proposta di rigenerazione del quartiere partendo dal “Quadrilatero dell’illegalità”
Case popolari San Siro
Giovedì 21 dicembre: viene presentata a Palazzo Marino la proposta “Rigenerare la città” che si pone l’obiettivo della rigenerazione urbana, sociale e ambientale del quartiere San Siro. Si partirebbe da Piazza Selinunte e da tutto il complesso di case popolari, una zona conosciuta tristemente come il “Quadrilatero dell’illegalità”. Il lavoro è stato elaborato dall’architetto Massimo Roj, fondatore e CEO di Progetto CMR, insieme all’ingegner Gianni Verga, all’avvocato Antonio Belvedere dello studio Belvedere Inzaghi & Partners, e al dott. Fabio Bandirali.
# 330 mila mq di edilizia popolare ricostruiti da zero
lascuoladeiquartieri.it – Piazzale Selinunte
Lo studio si pone come un “modello di sviluppo dei quartieri di edilizia popolare nelle città italiane basato sulla partnership pubblico-privato, che garantisce la possibilità di rinnovare l’edilizia popolare esistente a costo zero per l’Amministrazione Pubblica, mantenendo i residenti nello stesso quartiere.” La chiave di volta per il rinnovamento dei quartieri ERP è individuata nel mix tra edilizia libera e popolare. A San Siro, caso di studio della proposta, ha 330 mila mq di edilizia popolare che tramite demolizioni e costruzioni può dare luogo alla stessa quantità di edilizia popolare da destinare gradualmente agli attuali esistenti.
# Un quartiere completamente pedonale, con torri, servizi per i residenti e 1/3 dell’area a verde pubblico
Ufficio stampa Gruppo Progetto CMR – Proposta Metodologica quartiere San Siro-Piazza Selinunte
Il processo urbanistico-edilizio è guidato dal principio della densificazione. Questo significa che al posto degli attuali edifici verrebbero costruite delle torri nella parte centrale, tra Piazzale Selinunte, Viale Aretusa, Viale Mar Jonio e una propaggine in Piazza Segesta mentre nelle porzioni rimanenti, comprese tra le vie Paravia, Civitali, Ricciarelli e Dolci, edifici con le altezze di quelli attuali. Il nuovo quartiere sarebbe completamente pedonale, con accesso garantito ai mezzi di servizio e di soccorso, e con 1/3 dello spazio destinato a verde pubblico.
Gli altri punti cardine della rigenerazione:
i piani terreni degli edifici ad uso servizi secondo quanto predisposto dal PGT, welfare, sanità, cultura, associazionismo, sport, negozi di quartiere e di vicinato;
sostenibilità e autonomia energetica del patrimonio edilizio grazie all’uso di impianti fotovoltaici e geotermici, di pareti con captazione di energia;
San Siro diventa smart attraverso a un processo di digitalizzazione che investe sia gli edifici che il quartiere;
insediamento delle così dette “funzioni rare” come università, spazi museali e laboratori per artisti e artigiani;
presenza di residenze temporanee, studentati, residenze per la terza età.
L’edificio dalla storia pluricentenaria non è riuscito a resistere ai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Per salvarne i resti è stata realizzata una composizione bizzarra.
Il PALAZZO GUERNICA nel centro di Milano
# I 600 anni di storia di Palazzo Sfondrati
Ph. @milano_scomparsa_o_quasi – Palazzo Sfondrati negli anni ’30 del Novecento
Nell’attuale piazza Erculea 11 si trovava un tempo Palazzo Sfondrati:un edificio abitato dall’antica e nobile famiglia degli Sfondrati originaria di Cremona che si trasferì a Milano alla fine del ‘400. Tutta la zona attorno a piazza Missori era caratterizzata, ai tempi, da splendidi giardini e edifici antichi abitati da nobili famiglie.
Credits amicodiraffaello IG – Resti dopo bombardamenti di Palazzo Sfondrati
Durante la seconda guerra mondiale il palazzo fu quasi completamente distrutto dai bombardamenti. Ma per salvare la memoria storica si pensò a un espediente che rende il palazzo oggi un unicum a livello milanese, e non solo.
# La composizione attuale del palazzo: come un quadro di Picasso
Credits amicodiraffaello IG – Palazzo Sfondrati
Dello storico edificio si sono riusciti a salvare il portale gotico del ‘400, due finestre anch’esse gotiche e alcune colonne ricomposte con archi ogivali nel cortile presente all’interno.
Guernica, Picasso (Murales)
Per il resto si tratta di nuovo edificio realizzato negli anni Cinquanta e Sessanta che ha incorporato i resti originali nella parte di facciata, la cui parete è stata realizzata in mattoni rossi, che costituisce l’ingresso del nuovo palazzo. Una ricomposizione curiosa che a molti ricorda la celebre opera di Picasso ispirata ai bombardamenti sulla città di Guernica.
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