La prima città in Europa a bannare le auto a combustione fossile è Stoccolma.
STOCCOLMA vieterà le auto a BENZINA e DIESEL a partire dal 2025
Ph. GLady
# Accesso in 20 isolati di Stoccolma vietato ad auto diesel o benzina
Secondo Bloomberg, la capitale svedese ha presentato un piano per vietare le auto a benzina e diesel in una parte della città a partire dal 2025: il divieto avrà inizio in un’area di 20 isolati attorno al polo finanziario e commerciale della capitale, afferma il rapporto.
Stoccolma ammetterà in tali aree solo “auto elettriche, alcuni camion ibridi e veicoli a celle a combustibile”, afferma il rapporto, citando le regole riportate da SVT che saranno presentate a metà settimana.
# La prima in Europa
Stoccolma si appresta così a diventare la prima tra le principali capitali ad imporre un divieto su una scala mai vista prima. La proposta supera gli sforzi di città come Parigi, Atene, Madrid e la stessa Milano, che hanno in agenda il divieto per le auto diesel. Supera anche Londra che ha implementato misure come le zone a basse emissioni, dove i conducenti di veicoli con motore a combustione più vecchi sono tenuti a pagare una tariffa giornaliera per l’accesso al centro città. Tuttavia, il primo ministro britannico Rishi Sunak ha ritardato il piano del governo britannico di vietare la vendita di nuove auto a benzina e diesel fino al 2035.
Riguardo alle altre città in Europa, Bruxelles ha vietato il traffico automobilistico non essenziale e non locale in 10 strade del centro città a dicembre. Nella capitale norvegese, Oslo, nota per l’adozione dei veicoli elettrici, l’agenzia municipale per l’ambiente ha raccomandato l’introduzione di una zona a emissioni zero nel centro città. Inizialmente, nel 2025, l’obiettivo sarebbe quello dei trasporti pesanti e dei camion, per poi estendersi alle automobili nel 2027.
Stoccolma
# La vendita di auto elettriche non decolla in Svezia
La misura non dovrebbe modificare di molto la vita per i cittadini di Stoccolma: la città ha una rete metropolitana che copre l’intero territorio e nelle zone centrali le automobili costituiscono già un’eccezione.
Non si sa ancora se invece rilancerà le vendite di veicoli elettrici in Svezia che, anche per il rallentamento dell’economia, stanno registrando una crisi. Mobility Sweden ha recentemente abbassato le sue previsioni per il 2023 per le nuove immatricolazioni di veicoli elettrici dal 40% al 35% delle immatricolazioni totali. Lars Stromgren, un parlamentare locale responsabile della politica del traffico, ha dichiarato a Bloomberg: “Vogliamo creare un ambiente di vita migliore per le persone che vivono e lavorano qui”.
Dal 2018 sulla metropolitana di Milano è possibile pagare il biglietto in modalità contactless. In questo modo si evitano le code alle biglietterie automatiche e di stampare biglietti cartacei, ma si pone un problema nel caso dei tornelli con uscita libera. In questi casi il contactless può trasformarsi in conto salato. Vediamo perchè.
RISCHIO CONTO SALATO per il CONTACTLESS nelle “Free Exit”: quanto costa dimenticarsi di passarlo all’uscita?
# Il pagamento contactless è attivo dal 2018 nella metro milanese
Il pagamento del biglietto della metropolitana tramite modalità contactless è attivo a Milano dal 2018. Passando la carta di credito, bancomat o gli smartphone con app di pagamento installata è possibile passare dai tornelli senza fermarsi nelle biglietterie automatiche e evitando di stampare biglietti cartacei. In questo modo l’accesso ai binari è più semplice e rapido. Anche per uscire dalla metro occorre passare lo strumento di pagamento sul pos dei tornelli abilitati per concludere il viaggio e vedersi addebitare la tariffa prevista. Cosa si deve fare in caso di tornello con la scritta “free exit”?
# La pena? Il pagamento della tariffa massima prevista per raggiungere la stazione più lontana
Credits automoto – Contactless
Dal 2016 al 2018 sono stati anche progressivamente bloccati quasi tutti i tornelli in uscita dalla metropolitana, che si possono aprire solo timbrando il biglietto, strisciando l’abbonamento o passando la carta di credito o bancomat. Gli unici tornelli a rimanere aperti sono quelli nelle stazioni troppo affollate nelle ore di punta o quelli troppo vicini alle scale per la salita dai binari. Nel primo caso si leggerà solamente la dicitura “accesso libero” nel display del tornello, nel secondo caso è apposto anche un’adesivo giallo con la scritta “free exit“.
Dai tornelli con questa scritta si potrà quindi uscire senza obliterare nuovamente biglietto o abbonamento, ma non tutti sanno che è obbligatorio “timbrare” per chi ha scelto la modalità contactless all’inizio del viaggio. La pena è il pagamento della tariffa massima prevista per raggiungere la stazione più lontana da quella in cui si è entrati in metropolitana.
# La comunicazione di Atm potrebbe essere migliorata
Domande e risposte sul contactless sul sito Atm
Secondo logica per determinare la tariffa di un viaggio, che sia in metropolitana o in autostrada, il sistema che gestisce i pagamenti deve essere a conoscenza del punto di partenza e del punto di arrivo dell’utente. Sul sito di Atm, nella sezione “Viaggia con noi – Contactless, domande e risposte”, è indicato il funzionamento in caso di tornelli a uscita libera: “in metropolitana, ricordatevi sempre di passare la carta sia per entrare sia per uscire dai tornelli, anche nelle stazioni dove l’uscita è libera.”
La comunicazione di Atm a riguardo si esaurisce però qui. Nei tornelli non è indicato in alcun modo l’obbligo di passare la carta in caso di tornelli a uscita libera sotto la dicitura “free exit”, nemmeno nel percorso dalle scale ai tornelli e su tutti quei tornelli che solitamente solo bloccati ma che diventano liberi nelle ore di punta. Proviamo a immaginare uno straniero o un turista che legge la scritta libera uscita, passerà la carta o uscirà dalla metropolitana senza farlo? Oltre al costo inaspettato ci sarà anche una pessima figura per Milano.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Quello che è successo negli ultimi tre anni ha stravolto il modo di vivere di molte persone e, grazie anche alla possibilità di fare smartworking, si è registrata una fuga dalla metropoli verso centri ritenuti più a misura d’uomo. Il piccolo comune nel pavese è uno di quelli che ha mostrato la crescita più alta di residenti. Scopriamo i segreti del suo successo.
FUGGIRE a BEREGUARDO: come il piccolo paese si sta rivelando PIÙ ATTRAENTE di MILANO
# La pandemia ha accelerato la fuga dalle città. Ma nel milanese svetta Bereguardo: +7% di crescita di residenti nell’anno della pandemia
Credits: giornaledisicilia.it
Secondo l’analisi dei bilanci demografici mensili Istat riportati da Il Sole24ore la pandemia da Covid-19 ho provocato un crollo dei trasferimenti nelle grandi città, e una fuga dalle stesse per chi già ci viveva, mentre mare, lago e hinterland attirano nuovi residenti. Il dato complessivo relativo alle grandi città mostra una riduzione del 2,4% degli abitanti di cui solo nell’ultimo anno lo 0,7%, le iscrizioni anagrafiche sono calate in media del 23% e le cancellazioni dell’8,7%.
Le uniche due eccezioni fino al 2020 erano state Bologna e Milano rispettivamente con una crescita del 2,3% e del 4,1% dei residenti, con quest’ultima che aveva superato la soglia di 1,4 milioni. Nel corso del 2020 hanno però entrambe perso cittadini. Una tendenza che invece fuori Milano non è stata ovunque la stessa. Anzi.
Il comune di Bereguardo in provincia di Pavia, nel parco naturale della Valle del Ticino, è uno di quei comuni che durante la pandemia ha registrato una delle crescite più consistenti di nuovi residenti: +7%. Andiamo alla scoperta dei suoi segreti.
# Il “Belriguardo”: la natura incontaminata tra Milano e Pavia
Credits: antoniomartija IG – Ponte delle Barche di Bereguardo
Il nome del paese deriva da “Belriguardo”, l’appellativo dato da Luchino Visconti al Castello che trasformò in residenza nel ‘300. Il borgo agricolo di Bereguardo ha poco più di 2600 abitanti e si trova in una zona collinare molto bella dal punto di vista naturalistico, dista da Pavia solo 15 km e 30 km da Milano. Immerso nel Parco Naturale del Ticino, per raggiungerlo da ovest occorre attraversare un ponte di barche sul fiume Ticino: un manufatto antico, ideato e realizzato dai cinesi, utilizzato poi dai persiani, dai greci e dai romani fino a oggi.
Da vedere appunto il Castello Visconteo, più volte ristrutturato, conserva ancora la facciata del ‘400 ed è circondato dai ben visibili resti dell’antico fossato. La sua pianta è quadrata, ma mancando interamente l’ala nord presenta oggi un’insolita struttura a U. Iniziato come detto da Luchino Visconti, fu ampliato da Bernabò Visconti nel suo progetto di rafforzamento dello stato di Milano. Presumibilmente utilizzato soprattutto come residenza estiva e villa di piacere, oggi ospita il Municipio e la biblioteca comunale.
# Anche Bereguardo ha il suo Naviglio
Credits: raffaella_rogledi IG – Approdo Naviglio a Berguardo
Nei pressi del Castello scorre il naviglio di Bereguardo realizzato per volontà di Francesco I Sforza duca di Milano tra il 1457 e il 1470.
Credits: wikipedia.org – Naviglio di Bereguardo
Il corso d’acqua è lungo 19 km si stacca dal Naviglio Grande all’altezza di Castelletto di Abbiategrasso, e si dirige verso sud, raggiungendo il Ticino, nel quale sfocia al ponte di Bereguardo.
I lavori per la costruzione del padiglioneper il nuovo Polo Chirurgico e delle urgenze I.R.C.C.S. dell’Ospedale San Raffaele di Milano, a firma dallo studio di Mario Cucinella Architects, si sono conclusi nel 2021 e a fine settembre 2022 è avvenuto il trasferimento del Pronto Soccorso. L’investimento complessivo di oltre 50 milioni di euro da parte del Gruppo San Donato ha consentito di ampliare gli spazi del polo ospedaliero.
Il nuovo edificio, in via Olgettina nel quartiere di Cascina Gobba, è stato realizzato con materiali e soluzioni sostenibili come l’utilizzo della luce naturale convogliata anche nei collegamenti sotterranei con il resto dell’ospedale.
# Un edificio iconico di 40.000 mq soprannominato “Iceberg” per la sua somiglianza a una montagna di ghiaccio
Credits Urbanfile - Iceberg San Raffaele
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Credits Urbanfile - Iceberg pronto soccorso
Credits Urbanfile - Iceberg di notte
Credits Urbanfile - Iceberg vicino
Un nuovo edificio iconico a Milano, soprannominato “iceberg” per la sua somiglianza a una montagna di ghiaccio, al centro del complesso ospedaliero tra i prestigiosi in Italia. La struttura occupa una superficie di 40.000 mq e si compone di “due grandi elementi complementari sul piano architettonico e funzionale: la piastra tecnica, che ospita le funzioni ospedaliere più importanti come il nuovo pronto soccorso, e la parte alta, all’interno della quale sono collocati i reparti di degenza, gli studi medici e gli ambulatori.”
Credits barbysca70 IG – Iceberg San Raffaele Milano
L’involucro dell’edificio è stato progettato puntando alla sostenibilità grazie all’utilizzo “di tecnologie e materiali ecosostenibili, come le lamelle esterne frangisole in ceramica in grado di disintegrare le particelle di smog, al pari di quaranta alberi, e preservare il calore, abbattendo i consumi energetici del 60%” e svolgendo quindi una doppia funzione bioclimatica.
# Un andamento curvilineo con spazi per le degenze anche negli angoli
Credits francescobiacca IG – Iceberg San Raffaele
Tutto l’edificio si sviluppa in pianta con un andamento curvilineo. In questo modo la piastra tecnica riesce ad assicurare flessibilità alle attività ospitate e garantire immediata accessibilità ai percorsi, mentre la torre è accogliente e sinuosa. Un altro elemento che caratterizza la struttura sono le ampie superfici vetrate in corrispondenza degli angoli dell’edificio, dove trovano spazio dei soggiorni comuni per le degenze.
L’iniziativa del Municipio 6 per gli appassionati dei cantieri: un percorso in 20 tappe su una locomotiva elettrica per immaginare la Milano del futuro.
Il TOUR degli UMARELL: il trenino che porta a vedere i CANTIERI di Milano
Sono diventati una vera e propria icona urbana. Gli “umarell”, come vengono definiti gli anziani che usano trascorrere le loro giornate presso i cantieri con la classica posa delle mani dietro la schiena e lo sguardo indagatore. Un’icona urbana di cui esistono ormai anche dei caratteristici pupazzetti colorati.
Ora gli umarell hanno un modo più comodo per assistere ai lavori in corso. Il Municipio 6 ha infatti messo a disposizione un trenino elettrico che fa il tour dei cantieri, compresa una guida che descrive le opere pubbliche in costruzione.
“In collaborazione con l’associazione ‘I Gelsi Milano’ abbiamo pensato di portare gratuitamente gli umarèll in giro per i quartieri di Giambellino, Bande Nere e Lorenteggio – spiegano Fabrizio Delfini e Francesca Gisotti, assessori all’Urbanistica e al Welfare del municipio 6, a MilanoToday -. È un’iniziativa rivolta a una figura che qui da noi è un vero e proprio mito, ma che è nata anche per far conoscere il territorio a tutti i cittadini, spiegando loro come sta cambiando la nostra città. Perché lo spirito dell’umarèll in fondo è proprio questo: essere curiosi dei cambiamenti e vedere come le cose intorno a noi si modificano con il tempo. È un qualcosa che da un lato ti mette un po’ di nostalgia, ma dall’altro ti trasmette anche speranza per il futuro”.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Sta arrivando il nuovo balzello per l’ingresso nella Cerchia dei Bastioni: il ticket aumenta del 50% a fine ottobre. Ma non finisce qui. In futuro potrebbe prospettarsi una beffa per chi è in possesso di auto considerate poco inquinanti.
Molte AUTO IBRIDE pagheranno l’AREA C?
# Dal 30 ottobre il ticket aumenta del 50%
Credits cheautocompro.it IG – Area C
L’accesso all’Area C al momento è consentito in modo gratuito a tutti i possessori di auto elettriche e ibride, con alcune eccezioni. Tutte le altre, dai benzina Euro 3 e dai diesel Euro 6 a salire, devono pagare il ticket di ingresso che dal 30 ottobre subirà un aumento. Il prezzo passa infatti da 5 euro a 7,50 euro, con un incremento quindi del 50%. Presto però anche molti possessori di auto ibride dovranno pagare.
# Si abbassa ancora la soglia di emissione consentita per le auto ibride?
Credits alvolante – Auto ibrida
Sempre meno auto ibride potranno entrare e circolare gratis in Area C. Poco alla volta anche le auto rientranti nella categoria di quelle poco inquinanti pagheranno il ticket. Un processo iniziato già il 30 settembre 2022 quando l’esenzione per autovetture classe M1 (fino a 8 posti a sedere) ibride è stata limitata a quelle con contributo emissivo di CO2 >100 g/Km. Dall’1 ottobre 2023 è scattato il pagamento per tutti gli autoveicoli ibridi diversi dalle autovetture (M2, M3, N1, N2, N3), mentre per il futuro in è probabile un ulteriore abbassamento del limite di emissione di CO2 dei veicoli classe M1 ibride a 80g/km o addirittura 60 g/km.
Dove passa la metro i prezzi delle case crescono di più che nelle zone senza fermate. Si sa. Ma quanto sono aumentati quelli attorno alle stazioni delle ultime linee metropolitane ce lo rivela l’analisi del Centro Studi di AbitareCo.
EFFETTO METRO sulla CASA: le NUOVE FERMATE che hanno fatto AUMENTARE di più i PREZZI
# Crescita del 35-40% dei prezzi dove passa la metro (+10% rispetto alle altre): entro 500 metri dalla fermata
Credits: @ior_leibler_photography Metro Milano
Dove passa la metro i prezzi delle case crescono di più che nelle zone senza fermate, un fenomeno che si registra addirittura già quando il tracciato di una linea è definito ma ancora non operativo. Nell’arco degli ultimi 5 anni, dal 2019 ad oggi, i prezzi medi al mq di un’abitazione sono saliti del 35%-40% rispetto al 30% della media cittadina. I dati provengono da un’analisi del Centro Studi di AbitareCo che hanno confermato anche come l’impatto positivo di una nuova metropolitana sia duraturo nel tempo anche se meno sensibile e in misura diversa tra i vari quartieri. L’effetto è molto più evidente se la fermata è al massimo a 500 metri da casa, se prima della costruzione i mezzi di superficie erano inadeguati e se viene ridotta la distanza dal centro. Ma quali sono le singole fermate che hanno visto crescere di più il prezzo delle case?
# Sulla M4 è la zona attorno alla futura fermata San Cristoforo a registrare l’aumento maggiore, sulla M5 è Monumentale
Impatto M4 e M5 sull’andamento dei prezzi delle case
Se come spiega Alessandro Ghisolfi, responsabile del Centro Studi, questi fattori hanno fatto in modo che “l’effetto metro sui prezzi è stato molto più marcato per le prime due linee della metropolitana, la rossa e la verde” anche se le ultime due linee M4 e M5 hanno registrato aumenti considerevoli.
Le nuove denominazioni delle stazioni delle linea blu
La prima vede la zona attorno alla stazione ancora in costruzione di San Cristoforo FS, attesa per l’autunno del 2024, registrare la crescita maggiore: +41,5%. A influire in questo caso anche l’avvio dei lavori del nuovo progetto residenziale del BoscoNavigli di Stefano Boeri. La realizzazione di progetti urbanistici è infatti una delle altre variabili che incidono sull’aumento dei valori immobiliari.
Sul podio della M4 anche l’area attorno alle future fermate di Sant’Ambrogio e California rispettivamente con un +33,2% e +31,2%. Attorno al 30% anche Coni Zugna con 30,3% e Santa Sofia con 29,6%.
Tracciato M5
Per la M5 troviamo la zona della fermata Monumentale al primo posto con un +40,1%, a seguire Zara con +39,9% e Marche con +39,8%. A percentuali simili anche Garibaldi FS e Isola rispettivamente con +39,6% e +38,8%.
Perla delle Alpi incastonata a 1822 metri di altitudine, questa piccola località a soli 50 km dai confini con l’Italia è da decenni una meta obbligata per la borghesia milanese e non solo. Scopriamo perché.
Perché SANKT MORITZ è così amata dai milanesi? 7 MERAVIGLIE UNICHE della perla dell’Engadina
#1 Centro termale dalla fine dell’800
Credits iamchabba IG – Terme Sankt Moritz
Sankt Moritz è nata e si è sviluppata come centro termale agli inizi dell’800 e ancora oggi immergersi nelle acque ricche di ferro della zona è un appuntamento unico, in estate come in inverno. Le terme si trovano nella parte bassa del paese, Saint Moritz Bad, al Kurhaus.
#2 Un lago scenografico su un altopiano spettacolare
Credits anntraveldiaries IG – Lago di Sankt Moritz
Da una città dell’acqua a un paese sull’acqua. I milanesi non possono che sentirsi a casa in un villaggio di montagna su un altopiano in riva a un lago. Sia in estate, con i suoi bei colori vivaci, sia forse ancora di più in inverno, quando ghiaccia il piccolo lago di Sankt Moritz è scenografico e assume dei contorni fiabeschi. Inoltre sulla sua superficie scintillante si pattina, si fanno corse coi cavalli, la famosissima gara White Turf e si gioca a cricket. D’inverno sulla distesa bianca si individuano le sagome di persone che lo percorrono a passeggio.
#3 Emblema del lusso in stile british
Credits FeJo4711-pixabay – Carlton Hotel 5 stelle Sankt Moritz
Una delle località turistiche più antiche ed esclusive d’Europa, perla delle Alpi incastonata a 1822 metri di altitudine, è da sempre emblema del lusso. Si è affermata come destinazione per le vacanze d’élite durante il secolo scorso, grazie al boom degli sport invernali, ha ospitato ben 2 edizioni delle Olimpiadi. Un lungo elenco di hotel di super lusso, boutique d’alta moda e ristoranti stellati. Pochi sanno che furono gli inglesi all’inizio del secolo scorso a renderla una icona internazionale. Era il luogo infatti dove gli aristocratici che provenivano da oltremanica sostavano prima di proseguire per le località sul mare in Italia e in Francia. Gli inglesi hanno forgiato il luogo, realizzando i primi impianti sportivi, tra cui lo skeleton che serviva ad allenare i militari, e organizzando i primi club esclusivi, il cui accesso ancora oggi è quasi impossibile.
#4 Regina degli sport invernali
Credits julia.dizhak IG – Piste da sci Sankt Moritz
Sankt Moritz è una meta ideale anche per praticare molti tipi di sport: bicicletta, mountain bike, vela, canoa. A dettar legge però sono gli sport invernali: hockey sul ghiaccio, pattinaggio, bob, curling, ovviamente sci grazie a 350 km di tracciati e sci di fondo, senza scordare lo snowpark. La prima pista di bob e di skeleton fu ralizzata proprio qui. Esiste anche una pista nera per gli amanti della slitta.
#5 Il casinò nel Grand Hotel Des Bains
Credits andrea.grazioli1992 IG – Sankt Moritz Casinò
Il Casinò nel Grand Hotel Des Bains è famoso per essere il più alto della Svizzera, a oltre 1.800 metri di altitudine. Un luogo imperdibili pe gli amanti del gioco d’azzardo, ma anche per chi vuole ammirare una location d’epoca e lussuosa.
#6 La pasticceria Hanselmann, il paradiso dei dolci
La storica Pasticceria Hanselmann, finemente decorata con i suoi interni che richiamano l’arredamento tipico della Belle Époque, è nata nel 1894 ed è una vera e propria istituzione a Sankt Moritz. Gestito dalla stessa famiglia da quattro generazioni questo paradiso dolci è una tappa da non farsi assolutamente mancare. Altro luogo iconico è l’Hotel Salastrains, con la vista mozzafiato sulle montagne.
#7 Il viaggio per arrivarci a bordo del Bernina Express
Credits Peggychoucair-pixabay – Bernina express
La soluzione perfetta per arrivare da Milano a Sankt Moritz è recarsi in auto o in treno fino a Tirano e poi salire a bordo del treno rosso del Bernina Express. Nelle due ore mezzo di viaggio per arrivare a destinazione si attraversano dei paesaggi da favola, soprattutto se c’è la neve, tra dirupi, montagne e laghi che si possono ammirare grazie alle enormi vetrate dei vagoni. L’arrivo a Sankt Moritz è uno spettacolo da lasciare a bocca aperta. La ferrovia è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco.
Andiamo alla scoperta del lato oscuro, magico e stregato di Milano, in queste 7 tappe.
La CLASSIFICA dei 7 LUOGHI più STREGATI di Milano
#7 Il simbolo di Milano: il drago che si nutriva di bambini
Anche il simbolo di Milano ha la sua storia. Secondo la leggenda, in epoca medievale esisteva un drago di nome Tarantaso, che abitava in una grotta vicino al lago Gerundo, che a quei tempi bagnava un’area compresa tra Lodi e Milano. Il drago si nutriva di bambini e aveva un fiato pestilenziale, che era ritenuta la causa della febbre gialla. Dopo vari tentativi, Uberto Visconti riuscì ad uccidere il drago. Il capostipite della casata volle celebrare la sua impresa con uno stemma che raffigurasse quel gesto eroico: un biscione con un bambino in bocca.
#6 Porta Nuova e il fantasma della figlia illegittima di Bernabò Visconti
Credits: paranormale.com
Tra i cortili di Santa Radegonda e Porta Nuova, si dice che si aggiri il fantasma di Bernardina, figlia illegittima di Bernabò Visconti. La ragazza fu costretta dal padre a sposare un uomo che odiava, vietandole così di vivere con il cortigiano che amava. Scoperto l’adulterio, il padre la rinchiuse in una delle due torri che sorreggono le arcate di Porta Nuova, che oggi non ci sono più, e la lasciò morire di fame.
#5 La colonna del diavolo, “memoria” della lotta con Sant’Ambrogio
Anche Sant’Ambrogio ha due leggende dovute alla presenza dellacolonna del Diavolo. Questa colonna, di età romana, ha due fori. Qui Sant’Ambrogio lottò contro il diavolo, che causò i due fori. Secondo la prima leggenda una mattina, nel cortile della basilica di Sant’Ambrogio, il santo milanese incontrò il diavolo, che cercò di convincere sant’Ambrogio a passare al maligno, ma senza successo. Il santo gli diede un calcio per cacciarlo dalla basilica, ma così colpì la colonna con le corna, che si conficcarono producendo i due buchi.. Il diavolo restò conficcato nella colonna per un giorno, poi sparì attraverso i due buchi creando così un varco per l’inferno.
Seconda l’altra leggenda, il diavolo, cercando di trafiggere il santo con le corna, finì invece per conficcarle nella colonna. Dopo aver tentato di divincolarsi, il demonio riuscì a liberarsi e, spaventato, fuggì. Secondo la leggenda, se ci si avvicina ai fori della colonna si sentirà odore di zolfo e appoggiando l’orecchio alla pietra si possono sentire i suoni dell’inferno.
Nel Castello Sforzesco si trovano tanti fantasmi delle dame che vi hanno vissuto come Isabella d’Aragona, Bianca Sforza e la strega Isabella da Lampugnano. Secondo la leggenda però, se camminate nel parco e sentite profumo di violetta, potreste incappare nella Dama Velata. Secondo la leggenda, una donna vestita di nero con un velo sul viso irretisce gli uomini e li porta nei luoghi più nascosti del parco. Il risultato è la pazzia con l’innamorato che vagherà per il parco per tutta la vita alla ricerca del bellissimo fantasma.
Se pensate di sposarvi in Duomo state attenti perché potrebbe comparire nella vostra foto di nozze un fantasma!Carlina abitava a Schignano, vicino a Como, dove le giovani spose dovevano vestirsi di nero per evitare che i feudatari del luogo pretendessero lo ius primae noctis.
Quando si sposò con Renzo andarono in viaggio di nozze decisero a visitare il Duomo di Milano salendo sul tetto. Era ottobre, c’era molta nebbia, e Carlina, che prima di sposarsi si era concessa a un giovane straniero ed era rimasta incinta, corse verso la Madonnina per chiedere perdono per il suo tradimento, ma per la scarsa visibilità cadde nel vuoto. Il suo corpo non fu mai ritrovato.
Piazza Vetra, vicino a San Lorenzo, un tempo era un luogo malfamato, dove vivevano i “vetraschi”, giovanissimi lavoratori che utilizzavano il vetro per grattare i panni e poi conciarli. Proprio nella piazza venne prima eretta una croce, poi la statua di San Lazzaro, il santo che assiste alla sofferenze. E sempre in questo luogo venne adibita un’area per la tortura dei condannati e per la loro esecuzione e successivo rogo. Prima delle esecuzioni, i processi per stregoneria avvenivano in Sant’Eustorgio e successivamente a Santa Maria delle Grazie.
Nel 1327 inizia la vera e propria caccia alle streghe da parte della Chiesa, tramite l’Inquisizione. Il 26 maggio 1390 viene processata e bruciata in Piazza Vetra la prima strega: Sibillia Zanni arrestata per stregoneria da parte dell’inquisitore di Sant’Eustogio fra’ Beltramino di Cernuscullo. Il 4 marzo 1617 tocca a Caterina de Medici, accusata di stregoneria e di aver tentato di avvelenare il nobile senatore Luigi Melzi d’Eril. Per la sua esecuzione venne eretto per la prima volta un palco, per dar modo al pubblico di assistere allo strangolamento che precedeva il rogo.
Qui fu anche condannato il barbiere Gian Giacomo Mora e il suo amico Guglielmo Piazza, che vennero giustiziati il 1° agosto 1630. Mora, che aveva il negozio proprio in piazza, era stato accusato di essere un untore e di diffondere la peste e proprio in questo luogo venne eretta la “Colonna infame”. La sentenza prevedeva anche l’abbattimento della casa-bottega di Gian Giacomo Mora, lo spazio poi occupato dalla colonna infame a memoria perpetua delle punizioni che sarebbero toccate a chi si fosse macchiato della colpa di essere un untore. Fu poi demolita nel 1778 durante l’amministrazione austriaca di Maria Teresa d’Austria.
#1 San Bernardino alle Ossa, costruita sui resti di un antico cimitero
Credits: flawlesslife.com
Situata in Piazza Santo Stefano, vicino all’Università degli Studi, San Bernardino alle Ossa è stata costruita sui resti di un antico cimitero. Quando si entra, l’impatto iniziale è di una chiesa come tutte le altre, ma proseguendo la visita nel corridoio di destra, si arriva all’ossario e tutto ad un tratto l’atmosfera cambia. Sedersi per qualche minuto sulle panche poste all’interno è d’obbligo per assaporarne la storia. Le decorazioni delle pareti e delle colonne infatti sono proprio quello che sembrano: miriadi di teschi e ossa umane incastonate nelle nicchie e sul cornicione.
Ma di chi sono tutte queste ossa? Le ossa provengono principalmente dai malati deceduti in ospedale, dai frati della chiesa, da aristocratici e canonici della basilica di Santo Stefano. La costruzione dell’ossario di San Bernardino alle Ossa è merito dei Disciplini, la confraternita che gestiva il complesso durante il medioevo. Il nome Disciplini derivava dalla loro regola di vita basata sull’autoflagellazione. Anche il loro culto dei morti era molto particolare, con i corpi dei confratelli che venivano mummificati lentamente nel putridarium sotto la chiesa. Si possono ancora vedere le scale che portano ai sotterranei da una griglia posta nella sala.
Secondo la leggenda, sulla sinistra dell’altare dell’ossario giace lo scheletro integro di una bambina. La notte di Ognissanti, il 2 novembre, questa prende vita e, insieme agli altri scheletri, dà inizio a una danza dei morti. Se volete organizzare la visita, l’ossario è aperto dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 18.00, mentre il sabato dalle 9.30. Domenica chiuso.
Sono quasi 15 anni che a Milano si discute su un’attrazione presente da tempo in molte metropoli del mondo. In realtà un tempo c’era: alle Varesine insieme al Luna Park dove è stata smantellata per far spazio al nuovo quartiere di Porta Nuova. Vediamo come sarebbe e quando potrebbe entrare in funzione.
Su MILANO girerà una RUOTA PANORAMICA?
# Il primo tentativo nel 2009, il secondo in vista di Expo 2015
credits: biapri.58 IG
Nel 2009 ci fu il tentativo dell’allora Assessore al decoro Urbano, Maurizio Cadeo, di far costruire una ruota panoramica all’Arena Civica. Dopo l’approvazione della Soprintendenza e la vittoria del bando da parte della Wonder Wheel di Fulvio Pelucchi, già concessionaria della giostra con cabine di Gardaland, il ricorso al Tar di Europark Milano di Trebino ha fatto propendere per il ritiro della gara. La successiva proposta di una ruota nella Fossa dei serpenti al Parco Sempione non era gradita ai residenti.
Un secondo tentativo arrivò da parte della giunta Pisapia, per avere la ruota in tempo per Expo 2015, ma in questo caso fu stato il Consiglio di zona 1 a non volerla. Nel 2022 l’idea è venuta a Vittorio Sgarbi, attuale sottosegretario alla Cultura del governo, bocciata dal Sindaco Sala.
# Il nuovo progetto
Credits Andrea Cherchi – Porta nuova dall’alto
Una nuova proposta arriva da Riccardo Trebino di Europark (il lunapark all’Idroscalo), colui che aveva fatto ricorso per il bando del 2009 e che già nel 2022 ha provato a installare una ruota panoramica in Gae Aulenti ma, nonostante l’accordo con la socierà Big Spaces che gestisce lo spazio commerciale della piazza e collabora con Coima e Biblioteca degli alberi, il Comune di Milano non ha mai rilasciato l’autorizzazione.
La ruota sarebbe alta 32 metri, una base di oltre 200 metri quadrati e avrebbe un disco rotante con 24 cabine e 3mila led multicolore che può caricare 144 passeggeri. L’idea era di installarla dietro al Castello Sforzesco ma l’area non è più utilizzabile per questo tipo di attrazione in base alle indicazioni della Soprintendenza. Il problema è che non ci sarebbero spazi adeguati e disponibili per posizionare una struttura di questo tipo, dentro il centro storico, per 2 mesi consecutivi. Riccardo Trebino spiega a Dossier di Milano Today che “queste attrazioni devono stare dove passano i turisti” perché in periferia gli incassi non sarebbero sufficienti a coprire i costi per lo scarso afflusso di persone.
# Quando potrebbe entrare in funzione
Ruota panoramica
Al momento è in corso una trattativa con il Comune di Milano. Giovedì 12 ottobre c’è stato un primo incontro con i tecnici comunali per ragionare su spazi e caratteristiche della ruota a cui dovrebbe seguirne uno con l’assessore competente. L’obiettivo è installare e fare entrare in funzione l’attrazione entro Natale e aprirla solo nel periodo delle feste con parte del ricavato andrebbe alla Cbdin, una onlus che sostiene l’Istituto neurologico infantile Carlo Besta. Almeno per due mesi, Milano potrebbe allinearsi alle altre metropoli mondiali come Vienna, Londra, Singapore, Las Vegas, Hong Kong e Dubai. Rimanendo in Italia ci sono già diverse città che in alcuni periodi dell’anno mettono a disposizione questa attrazione, ad esempio a Rimini, Genova, Ancora, Bari.
Dopo che quella del Luna Park delle Varesine è stata smantellata definitivamente, la nostra città avrà nuovamente una ruota panoramica?
Un’altra delle bellezze nascoste di Milano: un angolo fiabesco, una piccola Strasburgo. Ma dove si trova?
C’è una STRASBURGO da FIABA tra le corti nascoste di MILANO
Milano come una fiaba di Andersen. Ormai è risaputo che le cose più belle a Milano o svettano evidenti nel cielo, oppure si nascondono tra i vicoli e i cortili nascosti. Questa è una di quelle cose che appartengono all’ultima categoria: le bellezze meneghine che restano segrete a moltissimi turisti ma non solo, anche a tantissimi milanesi. Un angolo di città in cui l’atmosfera si fa improvvisamente fiabesca e anche i grandi possono tornare per un secondo bambini, rivivendo quelle sensazioni Nord Europee che si vivono attraverso i racconti di Andersen. Ma dove è possibile visitare questa piccola Strasburgo fiabesca?
# Una sorpresa inaspettata tra le mura di una palazzina Liberty
credit: tripadvisor.it
Con tutte queste restrizione imposte dalla pandemia, i musei sono ormai chiusi da mesi e agli amanti delle nuove scoperte, come me d’altronde, non resta che girovagare per la città in cerca di soprese inaspettate. Ecco, Via Enrico Toti 2 è davvero una di quelle sorprese che non ti aspetti ma che poi non vedi l’ora di raccontare ai tuoi amici e postare sui social. L’esterno inganna facilmente gli ingenui passanti, infatti l’edificio in cui la corte si nasconde – la Residenza Vignale – appare come una delle tante palazzine in stile Liberty disseminate per la città.
# C’era una volta… un principe austriaco innamorato di una bella milanese
credit: Filomena Schiattone
La facciata infatti combina elementi liberty milanesi, come ad esempio i putti, con delle decorazioni austriache. E anche questa, come tante altre fiabe, inizia con “C’era una volta”. C’era una volta un principe austriaco che si era innamorato così follemente di una giovane milanese da voler a tutti i costi risiedere nella sua stessa città. Preso dal desiderio il principe incaricò due famosissimi architetti – Gattermayer e Adolf Loos – di costruire un palazzo per lui e per la sua servitù.
# Il fiabesco giardino. Una passeggiata a Strasburgo o un viaggio tra i libri di Andersen?
credit: Filomena Schiattone
Ma a contrastare l’eleganza delle zone destinate ai regali c’è il fiabesco giardino, che in origine era il luogo in cui risiedeva la servitù. Quando si supera la zona principale della Residenza e si entra nel cortile, si viene proiettati in un’altra dimensione: le finestre a golfo, la scuderia, gli intagli in legno scuro e le piante rampicanti, teletrasportano tutti i visitatori tra le vie di Strasburgo, mentre gli amanti della fantasia vincono un viaggio nei libri di Andersen.
Ad oggi è possibile non solo visitarela Residenza Vignale ma anche affittarla, visto che è una location esclusiva in cui poter organizzare eventi, matrimoni e meeting aziendali. Indubbiamente è perfetta comescenografia per i giorni speciali, ma qual è la cosa più bella di questo giardino segreto? Rendere favolosi anche i giorni ordinari.
Un’isola tra i laghi. Questa la Val d’Intelvi, valle di color smeraldo che è circondata dal lago di Como e il lago di Lugano (fino a Porlezza). Si tratta della valle più prossima a Milano: a poco più di un’ora da Milano, raggiungibile sia passando da Como per la parte bassa, che dalla Svizzera per la parte più in alto, a Lanzo. Una valle che ha furoreggiato tra i milanesi fino agli anni Settanta e che presenta straordinari motivi di interesse. Vediamoli assieme con le spettacolari foto di Maurizio Moro.
VAL D’INTELVI: un’iso la tra i LAGHI (a un’ora da Milano)
Curiosa la sua forma, quella di una Y rovesciata che ben si abbina con la più celebre Y del lago di Como. Ideale per una gita o per un week end, questa valle presenta notevoli attrazioni, spesso più note ai vicini svizzeri che agli italiani. Vediamole.
#1 Sighignola: il Balcone d’Italia
Ph. Maurizio Moro
Il “Balcone d’Italia” èuna terrazza naturale panoramica con una vista spettacolare sul nostro paese e sul Canton Ticino. Si trova in cima al Monte Sighignola e segna il confine tra Italia e Svizzera a 1.320 metri d’altezza. Ha ricevuto questo soprannome per il fatto di essere situato ancora in territorio italiano: la linea di confine esatta è tracciata tra le due Nazioni è posta su due terrazze differenti dove si trovano le rispettive bandiere. Si raggiunge da Lanzo d’Intelvi.
I panorami che si possono ammirare da questa terrazza, nelle giornate limpide, vanno dal Ceresio al Lago di Lugano sul quale sorge, fino alle vette alpine di oltre 4.000 metri come il Monte Rosa e il Monte Cervino.
Il borgo è un mix tra case in pietra e la pace delle Alpi che si raggiunge in auto oppure attraverso due diversi sentieri.
Visitando i vicoli del borgo ci si imbatte nelle antiche case in pietra, un bellissimo lavatoio e l’osteria. Erbonne vive intorno ai pochi residenti, cinque in tutto, la vita si svolge intorno all’osteria. È questo l’elemento che conferma che il tempo, qui, si è fermato. Come nella Milano dei Corpi Santi, è l’Osteria del Valico che regola la vita del borgo, dona ristoro ai viandanti e, per l’ottima cucina, attira anche qualche curioso da fuori.
Per la posizione di confine e per le caratteristiche di facilità che presenta la mulattiera che porta in cima, Erbonne è stata in passato un luogo che prosperava per i contrabbandieri.
Tra gli anni ’30 e la fine degli anni ’70 a Erbonne c’era la caserma della Guardia di Finanza a presidiare il territorio. Chiusa nel 1977, lo spazio è diventato il Museo del Contrabbando.
#3 Il Monte Generoso
Ph. Maurizio Moro
Altro punto di confine tra Italia e Svizzera è il monte Generoso, la vetta più alta che supera i 1.700 metri. Dal versante italiano si arriva solo a piedi con un percorso ad anello. Sul versante svizzero invece c’è una storica ferrovia a cremagliera che arriva quasi in vetta. Sulla vetta si trova un hotel con un ristorante panoramico . Il nuovo ristorante panoramico, chiamato “fiore di pietra”, progettato dall’architetto Mario Botta, molto rinomato nel Canton Ticino.
#4 Schignano: il sentiero delle espressioni
Ph. Maurizio Moro
L’arte non è solo nei musei. A volte, la si può trovare camminando e facendo trekking in mezzo a un bosco.
Le sculture sono ricavate dai tronchi del bosco, riproducono creature misteriose ma benevole ed espressive, che riproducono tutta la gamma delle emozioni: dalla gioia alla sorpresa. Ci sono anche creature molto enigmatiche e che incutono timore, in modo da rendere il viaggio nel sentiero più simile ad un’avventura fiabesca che non alla sola escursione sportiva.
Alla fine del percorso si giunge su un punto panoramico mozzafiato dove si assiste alla congiunzione dei due rami del lago di Como.
In cima al sentiero delle espressioni – ph. Maurizio Moro
#5 Pigra e la funivia a picco sul lago
Ph. Maurizio Moro
Per arrivare agli ottocento metri di Pigra si può prendere l’auto da San Fedele d’Intelvi, il centro più grande della valle, oppure da Argegno si può salire con la storica funivia, che in cinque minuti supera un dislivello di 540 metri e una pendenza del 71%. Aggrappato alla montagna, Pigra si affaccia sul lago in uno dei più ampi panorami del Lago di Como. La vista spazia dal primo bacino al gruppo delle Grigne fino ai monti dell’alto lago.
#6 Eremo di San Zeno
Ph. Maurizio Moro
E’ un po’ il simbolo della valle. L’unico punto che si vede da Dizzasco a Lanzo d’Intelvi. Domina al confine tra Schignano e Cerano, soprattutto di notte, quando viene illuminato dalle luci. Si tratta di un eremo non aperto al pubblico tranne che in occasioni speciali. Sulla sua origine ci sono varie versioni che si perdono attorno all’anno mille. L’origine più quotata è che sia stato costruito come atto di devozione alla Madonna in seguito al salvataggio durante una tempesta. Paradosso vuole che proprio nel ventesimo secolo sia stato distrutto durante un forte temporale che lo incenerì con un fulmine. Ricostruito, è meta di visite che meritano sia per il fantastico panorama che per il particolare sentiero che si snoda lungo la piramide naturale su cui è stato costruito.
Ph. Maurizio Moro
#7 I sentieri e i rifugi
Ma il principale motivo per cui si viene nella Val d’Intelvi è per immergersi nella natura: percorrendo i numerosi sentieri, rifiatando negli splendidi alpeggi e rifocillandosi nei numerosi rifugi. Luogo ideale per fare movimento. Trekking e bici la fanno da padroni. E per i meno amanti dei dislivelli, si può passeggiare nel territorio di Lanzo ad ammirare le numerose ville in stile liberty in buona parte opera di milanesi. Che hanno scelto la valle più prossima a Milano come sede di villeggiatura fino ai primi anni Ottanta.
La proposta del Ministro Salvini: costruire un impianto nucleare a Milano per risolvere i problemi energetici della città. Nel caso si trasformasse in un progetto concreto dove potrebbe essere realizzata? Abbiamo provato a immaginarlo.
Una CENTRALE NUCLEARE a MILANO? Ecco dove si potrebbe COSTRUIRE
# La proposta del Ministro Salvini
Credits attualita_e_politica IG – Salvini
Il ministro Salvini non è nuovo a cambi di opinione e a proposte un po’ fantasiose. Però la sua ultima dichiarazione riguardo la possibile costruzione di una centrale nucleare a Milano sta scuotendo l’opinione pubblica milanese.
Costi e i tempi non sono certi ovviamente in un Paese come l’Italia e Milano non fa eccezione, nel quale per terminare una qualsiasi opera pubblica spesso si dilatano i tempi a dismisura e si decuplicano i costi preventivati. Anche per opere non certo faraoniche come il tratto mancante di corsia preferenziale della linea 90/91. (Qualcuno ha notizie?)
Però proviamo a immaginare che la proposta sia autentica: dove si potrebbe realizzarla?
# Inaugurazione nel 2032 insieme agli Europei di Calcio?
Credits: Andrea Cherchi – Stadio San Siro
Si vocifera che la data di fine lavori della nuova centrale nucleare meneghina con “reattore di ultima generazione”, (miglioria tecnologica che il ministro saprebbe benissimo spiegarci quali caratteristiche tecniche lo differenzierebbero dai precedenti reattori), potrebbe essere il 2032, anno che vedrà Sicilia e Calabria collegate dal ponte sullo Stretto, dal completamento della TAV Torino Lione e anno durante il quale si svolgeranno gli Europei di calcio congiunti tra Italia e Turchia.
Ipotizziamo che i lavori per la costruzione della nuova centrale, superati iter burocratici, psicopandemie, rimpasti di governo, proteste di movimenti ambientalisti, governi tecnici e altri pastrocchi dovessero davvero iniziare, i cantieri dovrebbero poi soprattutto scontrarsi con agguerriti comitati di quartiere contrari alla sua costruzione e soprattutto contrari ad ospitarne le scorie radioattive… Anche se almeno queste potremmo mandarle a Roma, dove tanto nel 2032 la spazzatura accumulata sarà così tanta che qualche sacco di residuo nucleare non farà certo la differenza.
# Dove costruire la nuova centrale
Credits badtaste.com – Centrale Springfield
Resta però da chiarire l’aspetto più importante” dove costruire la nuova centrale modello Springfield”. Ecco alcune proposte:
La CENTRALE-STADIO, al posto del vetusto e inutilizzato Stadio di San Siro. Ampio spazio, zona pianeggiante, disponibilità di acqua (esiste una fonte termale proprio li accanto) e soprattutto un modo per rendere operativo il vecchio stadi ormai abbandonato da tutti. Una centrale-stadio potrebbe meravigliare il mondo.
In AREA C, in pieno centro Milano. Dove già nella seconda meta dell’ 800 si ospitava la prima centrale termoelettrica d’ Europa! Tra i tanti vantaggi la possibilità che diventi un’attrazione turistica alla pari del Duomo o del Castello, e il poco traffico automobilistico che agevolerebbe il passaggio di mezzi per la sua costruzione. Così all’ingresso dell’area dei privilegiati oltre ai cartelli di divieto e alle telecamere posizioneranno dei cartelli con il simbolo del nucleare. Sarebbe soprattutto un modo per dimostrare che non è vero che gli abitanti del centro sono egoisti e pensano solo ai loro privilegi.
A PONTE LAMBRO o in qualche orrendo quartiere periferico dopo averlo in buona parte spianato. Primo fra tutti Ponte Lambro vista anche la somiglianza urbanistico architettonica con la ucraina Pripyat (ma ce ne sarebbero altri come Grattosoglio e Quarto Oggiaro), una zona orrenda, da anni in attesa di un vero recupero, lontano dagli occhi dei milanesi che in gran parte non sanno nemmeno dove si trovi e soprattutto abitato da gente povera della cui opinione non importa a nessuno.
A CASA di SALVINI. Un’altra opzione, la più apprezzata dalle opposizioni, potrebbe essere sotto la casa del Ministro che darebbe il segnale di essere forse il primo politico italiano che mette l’interesse del Paese al di sopra del proprio.
Resterebbe da pensare a quale nome darle, Centrale nucleare San Siro o Centrale Greta. In ogni caso, una volta ultimata e funzionante, pretendiamo bollette a costo zero, rimborsi per rifare facciate delle case, la piantumazione di 1 miliardo di alberi oltre ad aree attrezzate per la nidificazione delle cicogne e aree cani perfettamente pulite ed attrezzate.
Tra natura, storia, cultura, buon cibo e vino di alta qualità. Scopriamo quali sono.
Le STRADE del VINO a poca distanza da Milano
#1 La Via dei Terrazzamenti della Valtellina
valtellinaofficial IG – Via dei Terrazzamenti
La Via de Terrazzamenti collega Morbegno a Tirano, in piena Valtellina, dove si distribuiscono oltre 950 ettari di vigne distribuiti su circa 2.500 chilometri di terrazzamenti. L’arte della costruzione dei muri a secco della Valtellina nel 2018 è stata riconosciuta come patrimonio mondiale tra i beni immateriali da parte dell’Unesco, mentre i terrazzamenti sono stati inseriti nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici.
Gli itinerari di questo percorso sono perfetti per gli amanti del trekking e delle passeggiate gastronomiche. Sono infatti 40 i punti di sosta attrezzati, tra cui Grumello, Sassella, Inferno, Maroggia e Valgella, dove riposarsi e e degustare uno dei vini prodotti nella zona.
#2 La strada del Franciacorta
Credits decanter IG – Franciacorta
La strada del Franciacorta a circa 1 ora da Milano si snoda tra le colline di Brescia e il Lago d’Iseo, con grandi e folti vigneti e circa 70 cantine dove sorseggiare le bollicine lombarde. Si può fare tappa in cantine vecchio stile o in quelle più moderne dove degustare piatti locali accompagnandoli a uno degli spumanti più conosciuti e pregiati d’Italia. Tra le più famose Berlucchi, la prima della Franciacorta a produrre metodo classico e Ca’ del Bosco.
Per accontentare la voglia di cultura e storia ci sono i borghi medievali, partendo da Erbusco con il castello oggi inglobato nelle antiche dimore e Palazzo Lechi, un elegante e imponente palazzo della seconda metà del secolo XVI con giardino all’italiana, per finire ad Adro, che conserva ancora splendidamente le mura di difesa trecentesche.
#3 L’itinerario del vino lungo i Colli Morenici
elena_casarini_ IG – Colli Morenici
Spostiamoci nei pressi del Lago di Garda. Qui si snoda un itinerario del vino lungo i Colli Morenici, ideale per chi usa la mountain bike, con stradine che portano fino a Mantova. Si possono assaggiare i vini ad Indicazione Geografica Tipica Alto Mincio e Provincia di Mantova o Doc Garda e Doc Garda Colli Mantovani sostando nei vigneti e nelle cantine lungo il fiume Mincio. Tra i borghi che meritano una visita ci sono Cavriana con Villa Milla Siliprandi, oggi sede del museo archeologico dell’Alto Mantovano, Monzambano e il suo castello e il centro agricolo di Ponti Sul Mincio.
#4 Strada del vino di San Colombano e dei Sapori Lodigiani
Credits: @barbysca70 vigneti San Colombano al Lambro
A San Colombano al Lambro troviamo l’unico vino DOC di Milano. Completamente accerchiata dalle province di Pavia e Lodi è l’unica enclave (o exclave) della Città Metropolitana di Milano dalla quale dista circa 22 chilometri a sud-est. Si tratta di un piccolo borgo di poco più di 7.000 abitanti da dove parte un percorso lungo 120 chilometri che arriva fino a Lodi, per un viaggio enogastronomico dai sapori decisi dove al vino si possono affiancare i salumi e formaggi tipici della zona come la famosa raspadura lodigiana.
A soli 40 minuti da Milano c’è l’Oltrepò Pavese. Tra le sue colline si possono trovare numerose cantine che offrono degustazioni guidate dove poter deliziare il palato assaggiando il Pinot Nero, questa è una una delle prime zone a livello mondiale per la produzione di questo vino, ma anche Riesling, Barbera, Sangue di Giuda, Bonarda, Croatina e Moscato. In abbinamento per completare il percorso enogastronomico possiamo trovare invece il salame di Varzi, il pane di Stradella, il Miccone (un panino fritto), la torta di Mandorla e la Formaggella di Menconico.
Oltre a questo vale pena godersi la natura con scorci rilassanti e suggestivi attraverso itinerari attrezzati fra fiumi e campagna. Tra questi, il più famoso conduce all’eremo di Sant’Alberto, un’oasi di spiritualità e silenzio vicino a una falesia panoramica con vista meravigliosa sulla Valle Staffora.
Tra il XVII e il XVIII secolo, tanti ragazzini venivano castrati per essere instradati alla carriera canora. Erano i “cantori evirati”, oppure “soprani naturali”. Tra i più famosi due artisti milanesi.
MONTICELLI e MARCHESI, i due grandi “cantori evirati” della storia milanese
# I “cantori evirati”
Credits Jacopo Amigoni Retrato de Carlo María Broschi -Farinelli -Google Art Project
Soprattutto tra il ‘600 e il ‘700 veniva adottata la castrazione, una pratica subita da ragazzini nell’età della pubertà, caratterizzata dalla terribile mutilazione che consisteva nell’asportare i due testicoli con strumenti rudimentali. Tale operazione, eseguita in quello specifico periodo della vita, provocava un’alterazione ormonale, che portava le corde vocali a rimanere vicine alla cavità di risonanza, dando vita ad una voce particolarmente brillante del castrato, praticamente femminile.
Fu per questa peculiarità vocale che, tra il XVII e il XVIII secolo, tanti ragazzini venivano castrati per essere instradati alla carriera canora. Vennero chiamati “cantori evirati”, oppure “soprani naturali”.
# Angelo Maria Monticelli, il debutto a Roma e la scomparsa a Dresda
Monticelli
Il più famoso è certamente Carlo Maria Michelangelo Nicola Boschi, in arte Farinelli. Ma Milano diede i natali a due artisti del canto, castrati: Angelo Maria Monticelli, nato nel 1715, e Luigi Marchesi, nato nel 1754.
Monticelli debuttò a Roma all’età di 15 anni. Alcuni documenti però parlano di una sua esibizione canora a Venezia, quando aveva soli 13 anni, cantando ne “Le due rivali in Amore”. Dopo un periodo trascorso alla corte austriaca, tornò a Milano, per esibirsi con la cantante fiorentina Vittoria Tesi, nell’opera “Ambizione superata da virtù”.
Si reca poi a Firenze, è il 1737 e il successo di Monticelli è straordinario. Nella città toscana però la fortuna del cantante milanese dura poco, perché la morte di Gian Gastone De’ Medici porta alla chiusura di ogni attività di spettacolo. Così Angelo Maria Monticelli va a Londra, dove già hanno apprezzato famosi cantori italiani evirati, come Farinelli, Caffarelli (al secolo Paolo Maiorano) e Senesino (Francesco Bernardi).
Il soprano milanese, oltre ad essere bravo con la voce, aveva una postura naturalmente elegante e aggraziata, che conquisterà il pubblico. Nelle sue esibizioni, tende ad impersonare ruoli femminili, per via di quella sua voce limpida, senza alcuna irregolarità.
Quando tornò in Italia andò a Napoli per una serie di esibizioni con la cantante Regina Valentini Mingotti. Fu poi messo sotto contratto dal compositore Adolf Hasse, un musicista tedesco che portò Monticelli ad esibirsi a Dresda, dove morirà nel 1758.
# Luigi Marchesi e il rifiuto di esibirsi per Napoleone
Anche Lugi Marchesi era un cantante castrato. Nacque a Milano, a nove anni entra nel coro del Duomo, per debuttare in un’opera a vent’anni, al Teatro delle Dame di Roma, con un ruolo femminile. L’opera era “La serva padrona”. Anche per Marchesi, oltre alla voce, veniva apprezzata la grande espressività, che esplodeva ogni qualvolta venivano recitate scene con violenze, drammi e morti.
Nel 1796 Napoleone entra a Milano, viene chiesto a Marchesi di cantare per l’imperatore, ma lui rifiuterà. Cinquant’anni dopo la morte di Marchesi (avvenuta nel 1829), lo scrittore pavese Carlo Dossi scriveva così sul cantante milanese: “quel cappon d’on Marchesin, cont la vos del canarin, tucc’i volt che derua el becch, el guadagna on memeghin“.
Pochi sanno che il lago più pulito d’Europa è a un’ora di auto da Milano.
Mergozzo: il LAGO più PULITO d’EUROPA a un’ora da Milano
Si tratta del lago di Mergozzo, definito da alcuni il lago Bajkal d’Italia, visto che malgrado la sua ridotta grandezza, due km di lunghezza per uno di grandezza, supera i 75 metri di profondità per un volume totale d’acqua di 90 milioni metri cubi.
In linea d’aria dista un paio di chilometri dal più grande e celebre Lago Maggiore, a cui è collegato da un canale artificiale, e a una decina dal lago D’Orta.
Le acque di questo lago sono risultate le più pulite d’Europa anche grazie all’assenza di industrie sulle rive, il divieto d’uso di barche a motore e una rete fognaria che devia gli scarichi fuori dalle acque del lago. Per questo non esiste alcun elemento che possa inquinare l’acqua del lago che risulta così come di sorgente. Proprio per questo è meta di turismo soprattutto dalla Germania dove il lago risulta più famoso che in Italia. Si praticano sport acquatici come canoa, kayak, windurf e pesca sportiva.
Mergozzo vanta altri record: nel suo territorio si trova anche un olmo secolare, il più famoso albero monumentale del Piemonte ed ha perfino dato il nome al vento, il vento di Mergozzo, appunto.
La Statua della Libertà originale è a Milano. Quella di New York diventata una celebrità mondiale è infatti un plagio. Ripercorriamo la sua storia.
La Statua della Libertà è un PLAGIO! L’originale è a Milano
La “statua della libertà” del Duomo di Milano. Foto di Andrea Cherchi (c)
# Realizzata 75 anni prima di quella presente a New York
Milano ha una “Statua della Libertà“, collocata sul Duomo. Il suo nome ufficiale è “Statua della Legge Nuova”. Fu realizzata nel 1810 in epoca napoleonica da Camillo Pacetti, e avrebbe ispirato Frederic Auguste Bartholdi, nel 1885, per la realizzazione della Statua della Libertà di New York.
# Una somiglianza impressionante
Tra le 3200 statue che costellano la Cattedrale, si può osservare la Statua della Libertà sul lato sinistro del balcone, sopra il portone centrale della Basilica. Con quella celebre di New York vi sono molti aspetti comuni: entrambe reggono nella mano destra alzata una torcia e presentano il capo cinto.
Per quanto riguarda le tavole che regge in mano la statua di New York, se osservate la statua a destra de “La Legge Nuova”, sempre sulla stessa balconata del Duomo, vedrete come l’altra statua, chiamata “La Legge Vecchia”, regge appunto le tavole in mano.
# I francesi respingono l’accusa di plagio anche se…
Le statue della libertà di Firenze e di New York. Credits: @vecchiafirenzemia IG
Sebbene vi siano diverse teorie sull’ispirazione della statua newyorchese i francesi rifiutano l’accusa di plagio e affermano che l’ispirazione sia arrivata dal Colosso di Rodi, mentre alcuni testi inglesi parlano del San Carlone di Arona (del 1698, alta ben 23 metri). Ancora i toscani ribadiscono che la fonte è la Statua della Libertà della Poesia (eseguita tra il 1870 e il 1883), collocata sul monumento funebre di Giovanni Battista Niccolini, in Santa Croce a Firenze, realizzata da Pio Fedi. In realtà il riferimento all’opera di Camillo Pacetti (che tra l’altro ha diretto anche i lavori di decorazione dell’Arco Sempione) è quella più verosimile. Anche perché quella che sorveglia i milanesi dal 1810 sulla facciata meneghina è più antica rispetto a quella newyorkese di almeno 70 anni.
Disegnata e scolpita da Pacetti, artista neoclassico che insegnò a Brera, la statua rappresenta la Legge Nuova affiancata dall’altra statua della Legge Vecchia che regge delle tavole. Le due sculture combinate formano in modo impressionante la statua della Libertà di New York.
Sono tutte ipotesi, ma la somiglianza è impressionante… E forse Milano dovrebbe pretendere se non il diritto d’autore, almeno la menzione su quella di New York.
A Milano nuovi quartieri spuntano come funghi. All’orizzonte si affaccia quello che vola più in alto di tutti.
Il QUARTIERE del FUTURO a MILANO: fatto di verde e di acqua
# L’Aeroporto di Linate si apre all’Idroscalo
Foto redazione – Aeoporto Linate
Prosegue il processo di rinnovamento dell’Aeroporto di Linate. Il recente restyling ha contribuito a fargli ottenere il riconoscimento di “scalo migliore d’Europa” per la svolta verso la sostenibilità e l’impegno per la decarbonizzazione, da parte del Consiglio internazionale degli aeroporti. Dopo l’arrivo della M4 che lo collega con il centro di Milano con un tempo record in Europa, appena 12 minuti, arriva un altro tassello: SEA ha deciso di aprirlo all’Idroscalo. Nascerà il Linate Airport District che si pone l’obiettivo di rigenerare un luogo lasciato ai margini e impiegato come spazio di servizio e soprattutto un limite fisico alla accessibilità di spazi potenzialmente fruibili dai cittadini. Sarà l’occasione per creare valore, bellezza e opportunità di sviluppo.
# Un progetto ispirato al modello di “città del futuro” di ChorusLife
Chorus Life – Linate Airport District
I vecchi edifici presenti sul futuro waterfront saranno demoliti per lasciare spazio ad altri più piccoli, spazi verdi e un accesso diretto all’Idroscalo, sul braccetto di acqua con vista Isola delle Rose. Il progetto di rigenerazione urbana, affidato a ChorusLife Linate, sarà appunto al modello di “città del futuro” di ChorusLife già adottato a Bergamo e che promuove la sostenibilità, la condivisione e la socializzazione tra generazioni differenti, combinando servizi e offrendo vantaggi sia alle funzioni aeroportuali che ai frequentatori di LAD.
# Uffici, hotel e un parco “verde e blu”
Waterfront Linate Aiport District
Nel dettaglio il Linate Airport District si estenderà su un’area di 36mila mq, di cui 25mila metri quadri di uffici con un’impronta a terra inferiore a quelle demolite, ci sarà anche il nuovo HQ di SEA, e 11mila mq destinati ad un hotel 4 stelle. Tutti costruiti seguendo rigidi standard di sostenibilità ambientale, certificati LEED e WELL.
Il progetto mira a valorizzare la presenza dell’acqua nel contesto urbano e infatti, oltre ad ampi spazi di connessione con percorsi ciclabili e pedonali intervallati da piazze pubbliche e luoghi di aggregazione, si verrà a creare un parco “verde e blu” con circa 14mila mq di verde urbano aperto al paesaggio alle spalle del Terminal e un waterfront esteso per 500 metri.
# Un investimento da 135 milioni di euro
L’iniziativa fa parte del più ampio processo di rigenerazione urbana di Milano, contribuendo a rendere la città più vivibile e verde, e sarà a disposizione degli operatori aeroportuali e degli utenti della M4 offrendo opportunità di svago e relax. L’investimento previsto è di 135 milioni di euro. L’avvio delle attività preliminari, demolizioni e bonifiche, è programmato per il 2024.
Itinerari attorno a Villa Castelbarco e a Vaprio d'Adda
Milano è diventata una città solo per ricchi? Il 12 ottobre è uscito il dato sui nuovi poveri con il rialzo record in Italia proprio a Milano di chi ha più bisogno di aiuto. Ora arriva il risultato di un nuovo studio: sempre più milanesi preferiscono lasciare la città in cerca di case a prezzi più sostenibili. Ma il caro casa non è l’unico motivo di questa fuga.
I MILANESI fuggono in PROVINCIA: 1 su 3 cerca CASA nell’HINTERLAND
I risultati dell’ultimo studio del Gruppo Tecnocasa sono un grido di allarme per Milano: il numero di milanesi costretti a lasciare Milano per gli alti prezzi ha raggiunto un livello record. E a cercare una casa in affitto nell’hinterland non sono solo gli studenti fuori sede. Sono anche i residenti. Ma vediamo qualche dato.
# 1 su 3 cerca casa fuori Milano
Sesto San Giovanni Credits: wikipedia.org
Nel 2022 la quota di chi si sposta da Milano verso l’hinterland ha raggiunto un livello record superando il 30%: un milanese su tre cerca casa nei dintorni. Si tratta di una tendenza che ha avuto inizio prima della pandemia: nel 2019 si era toccato il 21%. Il motivo è uno solo: i prezzi delle case che a Milano hanno toccato il valore medio di 5.271 euro al metro quadrato, in aumento del 3,3% rispetto all’anno prima. Di conseguenza si impennano anche gli affitti: per un bilocale in città non bastano 1.000 euro al mese, cifra che sale a 1.500 per un trilocale. Prezzi alle stelle che portano un grave contraccolpo sulle compravendite.
# In ribasso le vendite a Milano, in forte crescita nell’hinterland: in fuga anche dalle politiche contro le auto
cologno
E qui arriva la sorpresa: a Milano nel primo semestre del 2023 sono in calo le compravendite, mentre crescono quelle nei comuni dei dintorni che arrivano a superare il 30% del totale. A Milano ormai un compratore di casa su tre cerca fuori dalla città. Tra le ragioni si è aggiunta un’altra variabile a quella dei prezzi alti: le politiche dell’amministrazione. Tra ZTL, limiti alla circolazioni, multe e assenza di parcheggi per molti sta diventando sempre meno sostenibile abitare in città, sempre secondo la ricerca di Tecnocasa.