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MILANO STATE OF MIND: Milanese è uno stato mentale e del cuore

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milano in our minds
Foto di Andrea Cherchi

Fin dalla sua fondazione, avvenuta (secondo la storiografia ritenuta più attendibile) nel VI secolo a.C. ad opera dei Celti, che la chiamarono Medhelan, Milano si è trovata nella posizione migliore per accogliere chi vi giungesse con qualcosa da offrire, a cominciare dalle sue abilità e competenze.

La città dell’incontro tra le genti e della tolleranza

Già nel suo primo nome – il toponimo celtico darà poi origine al latino Mediolanum, traducibile in entrambe le lingue come luogo in mezzo alla pianura-, la nostra città si presentava come luogo di accoglienza e come tappa importante di ogni tipo di viaggio.
Solo per citare alcuni esempi, è da Milano -la quale sarà, di fatto, capitale dell’Impero Romano d’Occidente dal 286 al 402 dopo Cristo a seguito della riforma voluta da Diocleziano- che, precisamente nel 313 d.C., verrà promulgato l’editto, detto appunto, di Milano, che sancirà la libertà di culto in tutto l’Impero.

Leggi anche: Quando Milano era CAPITALE di Roma

La città dove il genio risplende

Qualche secolo dopo, Leonardo da Vinci sceglierà Milano, città che lo colpì e dove ebbe a soggiornare ed operare, in due periodi distinti, per oltre vent’anni, incontrandovi anche quello che diventerà il suo allievo prediletto.

Inoltre, l’iniziatore del romanzo storico in Italia è nato a Milano ed è rimasto in contatto con gli intellettuali suoi epigoni in tutta Europa, confermando una volta di più l’altissimo livello degli scambi culturali che hanno da sempre visto protagonista la nostra città.

In anni più recenti (e per concludere il nostro excursus su di una nota…musicale), Milano ha donato alla canzone un paroliere leggendario, un rappresentante del teatro canzone ed un alfiere del rock.

Il Civis Mediolanensis

Questa rassegna, necessariamente brevissima, può essere utile a dimostrare che Milano ha da sempre esercitato un particolare fascino su tipologie di persone assai diverse fra loro.  Ciò si deve innanzitutto alla particolare importanza economica, sociale e culturale che ha guadagnato e ha saputo mantenere negli anni.
In effetti, anche chi non è nato nella nostra città ne avverte il magnetismo. Milano ha, infatti, qualcosa da offrire a tutti, così come tutti hanno qualcosa da offrire a Milano, ossia ad una città che riconosce ed apprezza il talento e l’impegno, oltre a trattare il lavoro e lo stare bene con la stessa, grande serietà. Dalle nostre parti questo risultato è stato raggiunto ben prima che nei Paesi anglosassoni si diffondesse, sia come frase che stile di vita, l’espressione “work hard, play hard.

Anche a chi non vi sia nato, ma che si riconosca nei suoi valori e la ami, Milano ha molto da dire e da offrire, come luogo della mente, del cuore, della crescita e delle opportunità prima ancora che come estensione urbana.
Esattamente come capitava ai cittadini dell’Impero Romano (del quale, come si è visto, Milano ha contribuito a scrivere la storia) che, soprattutto dopo la promulgazione della Constitutio Antoniana, si riconoscevano come cives a prescindere dal loro luogo natale, chi vive (a) Milano e ne condivide i valori migliori si può riconoscere come civis Mediolanensis.

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

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Se vi ŝatas ĉi tiun artikolon, dividu! L’ESPERANTO a Milano, la lingua delle spie

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Fonte: https://it.blastingnews.com/
Fonte: https://it.blastingnews.com/

Tra le lingue che Google Translate permette di tradurre c’è l’esperanto. La sezione dedicata di Wikipedia comprende 186.000 voci, anche più di quelle in lingua ebraica. Tra le curiosità a fine articolo, proponiamo incontri interplanetari, hit da ascoltare, opportunità di couchsurfing, applicazioni da scaricare e gli indirizzi a cui fare riferimento per entrare nel mondo esperantista a Milano. Già. Ma procediamo con ordine.

Le origini della lingua universale

L’esperanto è una lingua artificiale (o meglio una “lingua pianificata”) sviluppata tra il 1872 e il 1887 dal medico polacco di origini ebraiche Ludwik Lejzer Zamenhof.
Chiamata, all’inizio, lingvo Internacia (lingua internazionale), prese presto il nome Esperanto (colui che spera) dallo pseudonimo del suo inventore (il Doktoro Esperanto, appunto).

Zamenhof aveva come desiderio quello di creare una lingua capace di favorire la comunicazione globale e la pace nel mondo, un idioma comune, semplice ed espressivo, appartenente all’umanità e non a un popolo.

Un mix di tutte le lingue

Per quanto, come vedremo fra poco, non abbia avuto il successo atteso dal medico polacco, oggi viene parlata da due milioni di persone in oltre 100 paesi. Già.

LEconomist scrive: “Le sue radici sono nelle principali lingue europee. La sua grammatica è sempre regolare [non ci sono eccezioni]: i nomi finiscono in -o, gli aggettivi in -a, gli avverbi in -e, i plurali con una -j”.
Le regole della grammatica dell’esperanto sono state selezionate, infatti, in virtù della loro immediatezza di comprensione e memorizzazione, dalle regole delle lingue conosciute da Zamenhof.
E, per chi non fosse portato per le lingue, ecco unottima notizia: queste regole non prevedono eccezioni e ogni parola si legge così com’è scritta, cioè ogni lettera corrisponde a un solo suono.

Anche i vocaboli derivano in gran parte dal latino, dalle lingue romanze (in particolare italiano e francese), dalle lingue germaniche (tedesco e inglese) e dalle lingue slave (russo e polacco).
Altre parole, invece, sono idiomi inventati dal nulla, dallo stesso Zamenhof o, successivamente, dai membri della comunità esperantista.

Altra buona notizia per i lettori che avessero intenzione di cimentarsi nell’apprendimento dell’esperanto: diversi studi hanno dimostrato che si tratta di una lingua semplice da imparare anche da autodidatti e in età adulta, e chi studia l’esperanto riesce ad apprendere con grande semplicità un’altra lingua straniera.

La lingua delle spie

La diffusione dell’esperanto ha dovuto affrontare grandi difficoltà: le due guerre mondiali (una lingua con vocazione pacifista era mal vista dai nazionalismi), Stalin, che definì l’esperanto la lingua delle spie, e l’affermazione degli Stati Uniti e della lingua inglese.

Forse non sapevi che…

  • L’esperanto, oltre a essere utilizzato per tradurre opere esistenti e per produrre arte nuova, è usato in informatica, grazie alla logica con cui è stata creato che minimizza le ambiguità.
  • Pasporta Servo è il sito che offre agli esperantisti un servizio gratuito di couchsurfing, per viaggiare in tutto il mondo richiedendo ad altre persone che parlano l’esperanto di ospitarli a casa loro.
  • Duolingo è una delle più famose app per imparare le lingue e offre corsi in esperanto!
  • Blua horizonto è il titolo dell’album della cantautrice riminese Chiara Raggi, cantato in esperanto, l’unica artista italiana a farlo.
  • 87-a Itala Kongreso de Esperanto: dal 22 al 29 agosto 2020 ad Assisi si terrà il congresso annuale annuale di Esperanto, organizzato dalla Federazione Esperantista Italiana. Prenotatevi!

L’esperanto a Milano

Se sei milanese, puoi contattare il Circolo Esperantista Milanese in Via Giovanni Ambrogio de Predis, 9, oppure la Federazione Esperantista Italiana in Via Eugenio Villoresi, 38.

Per maggiori informazioni, https://www.esperanto.it/it/

 

BARBARA VOLPINI

 

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Domeniche a piedi contro lo smog? Rilanciamo: MEZZI PUBBLICI GRATIS per i residenti

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Credits: repubblica.milano.it - Inquinamento a Milano

Domenica 2 Febbraio torna la “Domenica a piedi”, con il divieto totale alla circolazione delle auto 10.00 alle 18.00. 8 ore in cui ci si potrà muovere a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici.
La misura è stata adottata per il susseguirsi di giornate con alte concentrazioni di polveri sottili nell’aria, con previsto peggioramento nel weekend causa bel tempo e assenza di vento.

I limiti dell’iniziativa

Lo stesso Sindaco Sala ha detto che è necessaria una visione di lungo termine e interventi strutturali, ma che è obbligato ad agire nell’immediato con il blocco del traffico domenicale pur evidenziando la quasi inutilità dell’iniziativa che risulta poco più che un palliativo.

Ci sono almeno quattro fattori che ne certificano l’inutilità:

#1 l’eccezionalità,

#2 la breve durata (solo 8 ore),

#3 il fatto che i maggiori colpevoli delle emissioni siano le stufe e caldaie di immobili pubblici e privati, rispetto al traffico veicolare

#4 l’inquinamento “importato” proveniente da tangenziali e autostrade, dalle fabbriche dell’hinterland e dalle campagne , secondo le ricerche Rse (fonte Il Sole24ore), incide per il 60-65% rispetto a quello cittadino.

Una soluzione coraggiosa: mezzi pubblici gratis per i residenti (come a Tallinn)

Un primo atto di coraggio, per agire nell’immediato, potrebbe essere quello di abbinare almeno nei giorni di stop alla circolazione la gratuità dei mezzi pubblici a tutti i residenti, per arrecare meno disagio possibile e incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico senza che il cittadino ci rimetta 1 solo euro, soprattutto per chi non ha necessità del quotidiano utilizzo. Ancora meglio estendere la gratuità del trasporto pubblico per tutto l’anno, come fa Tallinn e come è oggetto di studio in altre città d’Europa.
La capitale dell’Estonia, con una superficie comunale simile a quella di Milano (160 kmq), offre l’abbonamento pubblico gratis a tutti i suoi residenti, con il risultato dell’incremento costante degli utilizzatori, drastica riduzione del traffico privato e aumento della richiese di residenza per usufruire di questo beneficio.

Un secondo atto di coraggio, per dimostrare di avere in mente una visione chiara del futuro della città è quello di vietare subito le caldaie e le stufe più inquinanti: perchè aspettare il 2023, come ha dichiarato il sindaco, per iniziare a dichiararle fuorilegge e quindi altri anni perchè vengano sostituite? Si dovrebbe partire subito fissando limiti massimi di emissione di inquinanti con controlli a tappeto e incentivi ancora più pesanti di quelli previsti oltre a multe tempestive in caso di mancata osservazione dell’obbligo imposto.

Senza autonomia è una gara persa in partenza

L’amministrazione meneghina continua a ragionare guardando solo all’interno del suo cortile, quando la gara sull’inquinamento si gioca almeno nell’area metropolitana.
Questo non è un aspetto banale, infatti, come segnalato sopra, l’inquinamento “importato” dall’area esterna ai confini municipali causa il 60-65% dell’inquinamento globale cittadino.

Tutte le azioni necessarie, dal cambio sistemi di riscaldamento obsoleti alla riduzione del traffico veicolare devono impattare in primo step su tutti i comuni della Città Metropolitana, il cui ente non avendo autonomia e poteri legislativi come pure il Comune di Milano, non può imporre alcune misura drastica e visionaria sulla quale comunque Regione Lombardia ha i maggiori poteri e la facoltà di introdurre decisioni differenti (come già fatto per il trasporto pubblico).

Anche per questo c’è bisogno di un unico ente, sul modello delle città stato europee (città regione in Italia in base all’art.132 della Carta Costituzionale), che abbia ampi poteri, risorse adeguate e capace di attrarne ulteriori per adottare misure efficaci e sperimentare nuove soluzioni per migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti.
Per contrastare l’inquinamento, le azioni che si potrebbero mettere in atto diventando città-regione,potrebbero essere:

  • fornire il trasporto pubblico a gratuito a tutti i residenti, 365 giorni l’anno
  • progettare e implementare sistemi di ventilazione per disperdere le polvere sottili
  • sostituire gli impianti di riscaldamento vetusti di tutta l’area metropolitana
  • coordinare politiche di trasporto privato senza intromissioni di altri enti e senza deroghe o facoltà volontaria di adesione

FABIO MARCOMIN

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Pirelli Hangar Bicocca

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Qualcuno lo ha definito “un luogo in cui si perde la cognizione dello spazio e del tempo”, ed è vero!

Hangar Bicocca è uno spazio immenso e complesso, dove le mostre e le installazioni si susseguono in un luogo espositivo incredibilmente interessante, in cui le uniche opere permanenti sono le monumentali torri di Kiefer e “La Sequenza” di Melotti. Sicuramente, vi capiterà di imbattervi in una mostra che vi rimarrà negli occhi e nella mente per sempre!

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TORRE BRANCA: 5+1 cose che pochi sanno della Tour Eiffel di Parco Sempione

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Inizialmente chiamata Torre Littoria, venne inaugurata il 10 agosto 1933 in occasione dell’apertura della V Esposizione Triennale di Milano.

Il Comune, infatti, per onorare l’importante appuntamento culturale internazionale di arte contemporanea, design, architettura, moda, cinema commissionò all’architetto Giò Ponti la costruzione di una torre panoramica, capace di rappresentare lo sforzo innovativo e tecnologico italiano. Gio Ponti progettò la Torre avendo bene in mente che la città in quel momento stava iniziando a espandersi anche in senso verticale. La torre è da molti considerata una Torre Eiffel made in Italy in miniatura, una vera opera d’arte, in cui l’architettura e la tecnica trovano un nuovo e moderno punto di contatto.

torre branca

#1 Costruita a tempo record: in 68 giorni!

Costruita nel tempo record di soli 68 giorni tramite un elaborato intreccio di tubi portanti in acciaio, la Torre si sviluppava in origine come un prisma a base esagonale per tutta la sua altezza, fino alla quota di 97 metri dove si trovavano un ristorante, il belvedere e la lanterna rotante del faro, azionata da un motore elettrico.

La torre divenne inagibile e fu chiusa alle visite nel 1972. La riapertura avvenne nel 2002 grazie a una ristrutturazione voluta dalle distillerie Branca, la famiglia patron del digestivo Fernet per intenderci, di cui ora porta il nome.

 

#2 Possono salire in ascensore cinque persone al massimo in circa un minuto

torre brancaIl monumento, situato nel cuore di Parco Sempione, è una delle architetture iconiche del capoluogo lombardo. Dall’alto dei suoi 108 metri in acciaio offre un panorama mozzafiato che  spazia dalle architetture monumentali del Parco Sempione, il Palazzo dell’Arte, il Castello Sforzesco, l’Arena e l’Arco della Pace, ma è ottimamente visibile anche il Duomo, i nuovi palazzi di Gae Aulenti, quelle del nuovo skyline con i grattacieli e le torri che hanno trasformato il volto di Milano in metropoli all’avanguardia. Nelle giornate limpidissime si possono vedere anche le Alpi, dal Monviso al Monte Rosa alla Grigna e le montagne di Lecco e Bergamo. Oggi un modernissimo impianto ascensore consente la salita al locale belvedere coperto, a cinque persone per volta, in poco meno di 1 minuto.

 

#3 Era la lanterna di Milano

La torre era originariamente servita da un ascensore che permetteva in trenta secondi di raggiungere la vetta e un piccolo ristorante in seguito chiuso a causa di irregolarità relative a norme igienico-sanitarie. Sulla cima era installata una lanterna dotata di un potente faro che compiva tre giri al minuto.

#4 Vi fu installato il primo trasmettitore della RAI in Italia

Il faro fu sostituito nel 1939 e al suo posto l’EIAR – l’ente radio-televisione italiana antesignano della RAI – installò un sistema trasmittente per quella che sarebbe diventata la futura televisione.

torre branca

#5 Un restauro originale: la messa in sicurezza della scala elicoidale

Con il restauro voluto dalla famiglia Branca si è proceduto alla sostituzione di componenti con materiali che offrivano maggiori garanzie di tenuta all’azione degli agenti atmosferici e alla modifica di alcune parti, allo scopo di adeguare ila costruzione alle vigenti normative antincendio. È il caso, ad esempio, della scala elicoidale, il cui sviluppo è interrotto ogni 10 metri da nuovi pianerottoli di servizio, grigliati come l’originaria struttura. Notevole rilevanza nel progetto complessivo di restauro ha assunto la tinteggiatura della struttura in grado di garantire la massima resistenza chimica all’azione degli agenti atmosferici. Il progetto di restauro propose inoltre, l’apertura del nuovo caffè ristorante e del discobar Just Cavalli. Anche l’ascensore venne ristrutturato, rimodernato e riaperto.

 

#5+1 Alcuni dati sulla più grande innovazione tecnologica applicata all’architettura della sua epoca

Poco più bassa della Madonnina, secondo la regola ormai in disuso che nessun monumento potesse superarla, negli anni è scesa al decimo posto nella classifica degli edifici più alti della città. Ciò nonostante la sua terrazza esagonale offre ancora un panorama emozionante su Milano e le montagne circostanti. Totalmente in tubi Dalmine, di acciaio speciale, flangiati e imbullonati, è alta 108,60 metri. La struttura principale della Torre ha forma tronco-piramidale a sezione esagonale, dal lato di sei metri alla base. A quota 100 metri il lato dell’esagono è ancora di 4,45. 

torre branca

Al momento dell’inaugurazione la torre rappresentava il più avanzato livello tecnologico applicato all’architettura, raggiunto in Italia grazie ad un progetto statico che, prendendo in esame l’azione del vento, ne aveva definito il valore con grande precisione, prossima ai più recenti calcoli.

Continua la lettura con: la torre Velasca

VALENTINA PETRACCA

Continua la lettura con: L’anarchia è un principio naturale

MILANO CITTA’ STATO

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Gastronomia Yamamoto

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gastronomia yamamoto

In via Amedei 5, a due passi dal Duomo, trovi un locale semplice, con un arredamento semplice e dentro due donne che ti accolgono con un sorriso che scalda il cuore.

Gastronomia Yamamoto, un ristorante giapponese che non vende sushi. Sembrerà strano, ma in questo spazio accogliente Aya Yamamoto e sua madre hanno scelto di vendere tutti quei piatti che i bambini giapponesi mangiano a casa della nonna.

Gastronomia Yamamoto è la prima gastronomia giapponese di Milano. È un esempio di washoku, la cucina tradizionale del Giappone riconosciuta dall’Unesco come patrimonio dell’umanità.

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Nessuna privatizzazione: nel futuro dell’ACQUARIO Bookshop, Caffetteria e ancora più ricerca

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Intervista a Filippo Del Corno, assessore alla Cultura del Comune di Milano che precisa sulle indiscrezioni pubblicate sul nostro sito su ipotesi di privatizzazione per l’Acquario Civico. 

La situazione attuale dell’acquario?

L’Acquario Civico è un istituto culturale e scientifico che gode di ottima salute. Negli ultimi anni ha rafforzato la sua missione statutaria che è di essere luogo di ricerca scientifica sull’acqua e sul suo ecosistema. Ottima salute rappresentata dall’esposizione permanente dell’acquario, oltre a cui si è sviluppata un’attività sempre più rilevante di dibattiti su temi culturali e artistici collegati con l’acqua. È stato eseguito un ampliamento di 200 mq di spazio espositivo e si stanno avendo sempre più mostre temporanee di artisti sull’acqua e su ciò che essa rappresenta. La sintesi di questo è la crescita significativa dei visitatori: quasi 149 mila nel 2019 a fronte dei 122 mila nel 2018. L’incremento di 27mila visitatori in un anno è una conferma dell’attenzione che il pubblico ha nei confronti dell’Acquario.

Investimenti per rinforzarlo?

In corso di realizzazione c’è lo spazio per Bookshop e la Caffetteria: sono servizi accessori ma in realtà cruciali per garantire un’esperienza completa di visita. A breve pubblicheremo la gara per avere un soggetto gestore quando il cantiere sarà ultimato. Il desiderio è di rendere l’esperienza di visita all’acquario ancora più piacevole e invitante.

Altri progetti in futuro?

L’Acquario è una struttura molto importante e significativa per Milano dal punto di vista simbolico. È il lascito dell’Expo di inizio secolo scorso. La manutenzione ordinaria e straordinaria deve essere sempre attenta alla qualità architettonica della struttura e alla funzionalità, intesa come aggiornamento delle modalità di relazione e di visita che il pubblico ha nei confronti dell’acquario. A differenza di altri celebri Acquari non ha una funzione ludica ma squisitamente scientifica, di divulgazione di quanto sia importante l’acqua e il suo ecosistema per l’intero pianeta.

I dipendenti sono tutti comunali? E quali sono i rapporti con il Ministero?

Il Ministero non ha responsabilità nella gestione. Abbiamo un’interlocuzione aperta con il Ministero dell’Ambiente per alcune questioni tecniche relative alla conservazione e alla tutela di alcune specie. L’Acquario è civico e indipendente sia per la ricerca che per la conservazione, e i dipendenti coinvolti nella gestione e nelle principali attività sono tutti dipendenti comunali. La biglietteria è assegnata a un soggetto esterno con procedura di evidenza pubblica, mentre il servizio di guardiania prevede alcuni dipendenti comunali e soggetti di custodia esterni. Per gli aspetti manutentivi collegati alle vasche per mantenimento ci si avvale di una società esterna come fanno tutti i principali Acquari del mondo. I servizi accessori sono e saranno assegnati a soggetti esterni ma il cuore del’Acquario, chi fa vivere ogni giorno l’istituto, sono dipendenti comunali.

Cambierebbe qualcosa per l’Acquario Civico se Milano avesse maggiori poteri?

Non credo che cambierebbe la gestione degli istituiti culturali civici. Trattandosi di una pubblica amministrazione abbiamo alcuni vincoli, però penso che il modello sviluppato a Milano di mantenere in capo all’amministrazione comunale il controllo e la gestione in forma diretta dei musei sia virtuoso. Abbiamo una crescita nell’offerta e nella domanda e garantiamo la totale autonomia scientifica e curatoriale dei musei stessi, sviluppando un’attività di ricerca indipendente e immune da condizionamenti esterni.

La privatizzazione è esclusa?

È esclusa nell’arco del mio mandato. Non abbiamo mai pensato di privatizzare l’acquario né alcun museo civico. Crediamo molto nell’importanza che queste grandi istituzioni culturali hanno avuto per la città proprio perché sono completamente civiche.

FABIO MARCOMIN

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🔴 BREAKING NEWS. Tribunale dei brevetti: il Governo ha scelto Torino al posto di Milano?

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Torino all'attacco
Torino all'attacco

L’indiscrezione sollevata da Milano città stato sabato 25 gennaio nell’articolo Il governo gela Sala: Milano non sarà la sede del TUB per i brevetti europei si sta arricchendo ogni giorno di particolari in più.

Martedì 28 gennaio Affari Italiani ha rilanciato la notizia pubblicata sul nostro sito con l’articolo Tribunale dei brevetti, governo fermo. Milano teme Torino che fornisce un particolare in più alla questione, scrivendo che “la vera paura di fondo è che all’ultimo momento invece di Milano i Cinque Stelle possano inserire Torino.

Una paura che pare essere qualcosa di molto reale. Risulta infatti che ci siano già delle trattative private tra il Governo e la città di Torino, sollecitate dal Movimento 5 stelle, per tagliare fuori dai giochi la città di Milano.

Unica spiegazione plausibile: l’avversione contro Milano

Senza nulla togliere alla città di Torino, non si riescono a trovare motivazioni condivisibili nell’azione del governo: dal punto di vista logistico, di infrastrutture, di servizi e come peso sociale-economico, non è assolutamente comparabile Torino con Milano a tal punto da considerala la migliore sede in Italia per ospitare il Tribunale Unico dei Brevetti. Non solo: considerando inoltre che è Milano, la prima città d’Italia per brevetti depositati, non Torino, come può essere credibile la candidatura della città piemontese a livello Europeo?

Unica spiegazione verosimile è che questa scelta costituisca un esplicito affronto verso la città di Milano, da parte di un determinato schieramento politico. Dopotutto, rappresentanti del governo, non sono nuovi ad esternazioni di ostilità verso Milano, vedasi dichiarazioni del Ministro Provenzano quando disse che “Milano non restituisce nulla all’Italia“, primo episodio della storia d’Italia con un ministro che si scaglia contro una città.

La rivolta dei cittadini traditi dal Governo: il precedente di Reggio Calabria

Ricordiamo che l’unica rivolta popolare nella storia della Repubblica è stata quella dei cittadini di Reggio Calabria che nel’estate del 1970 misero a ferro e fuoco le strade della loro città per protestare contro la scelta del governo di scegliere la più piccola Catanzaro come capoluogo della Regione Calabria, per una scelta esclusivamente clientelare.
Sappiamo che Sala è furioso per questa vicenda. Anche senza incitare alla rivolta, ci piacerebbe che il sindaco portasse alla luce del sole questo che sarebbe un vero e proprio tradimento di Milano da parte del governo che dopo la sconfitta di EMA aveva promesso la candidatura di Milano al Tribunale europeo dei brevetti. Anche perchè Milano merita un ruolo da protagonista in Italia e nessuno può permettersi di mancarle rispetto.

LUCIA MARTINAZZO

 

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“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

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Un Ape di letteratura

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spotlime
All’Aperitivo Letterario avrai modo di affrontare temi insoliti ed interessanti. Il tutto, accompagnato da un ottimo aperitivo!

Questa sera il tema è strano, quasi stranissimo… Biomeccanica e coscienza, quali sono i paradossi per un attore biomeccanico in scena? Quali sono i paradossi per un attore biomeccanico in scena?

Una serata unica per parlare, ascoltare e partecipare ad un aperitivo con protagonisti del settore.

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La capitale MONDIALE DEI CONSOLI: i principali punti di riferimento delle comunità internazionali di Milano

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rappresentanze diplomatiche
Il consolato russo a Milano

Il primato di qualità della vita che Milano ha conseguito per due anni di seguito, tanto nel 2018 che nel 2019, ha radici antiche.
L’attrattività della nostra città non lascia indifferenti neppure gli stranieri, dato che dopo New York è la città al mondo con il più alto numero di consolati. 

La massima parte delle sedi consolari presenti a Milano possiede il rango di consolato generale, il che significa che tali sedi possono attività di pubblica amministrazione, di diritto internazionale e di tutela per i loro cittadini residenti all’estero.

Milano, capitale MONDIALE DEI CONSOLI: una rassegna sulle diverse rappresentanze

 

Tovarishch Milano

Anche in casi particolari, come quello russo/sovietico, l’importanza di Milano ha fatto sì che venissero ricercate ed implementate soluzioni uniche perché una presenza diplomatica e/o culturale potesse essere mantenuta nella nostra città.
Se è infatti vero che una rappresentanza consolare dell’Unione Sovietica fu fondata a Milano nel 1925 e rimase attiva sino al 1939 con importanti risultati, altrettanto vero è che essa fu chiusa nel 1939 allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e, alla fine della guerra, fu riaperta e rimase attiva sino al 1949, quando fu chiusa nuovamente all’aggravarsi della Guerra Fredda.
Tuttavia, dal 1946, nella nostra città è attiva l’Associazione Italia-Russia, che agisce nell’ambito della cultura, della formazione e del supporto alle imprese, secondo un modello che sarà seguito anche da altre nazioni.
A seguito della distensione tra l’URSS e l’Occidente, dal 1979 il Consolato (prima sovietico, poi russo) ha riaperto in altra sede e ha ricominciato le sue attività; dal 2009, il Paese ha, innanzitutto tramite la sua rete consolare, consolidato i rapporti con molte aree del Nord Italia.

Albania

La presenza di consolati attesta e rafforza quella delle relative comunità, le quali hanno in Milano uno dei loro più importanti punti fermi. E ciò vale sia per le comunità storiche, che per quelle di arrivo più recente.
A tal proposito basti citare, a titolo di esempio, la comunità ucraina e quella albanese, i cui esponenti sono giunti a Milano in numero significativo solo a partire dagli anni ‘90. Per gli albanesi, la Lombardia è la prima regione di arrivo e di residenza e Milano rappresenta senz’altro uno snodo importante. La nostra città ospita anche la Settimana della Cultura albanese.

Ucraina

Per quanto concerne la comunità ucraina, attiva a Milano fin dal suo stabilimento, la nostra città ha offerto, anche tramite il consolato e la Caritas, corsi di lingua e cultura che hanno avvicinato le popolazioni e le culture italiana ed ucraina in modo efficace. Le attività della comunità a Milano si sono moltiplicate dal 2014 in avanti, anche in seguito agli eventi che hanno interessato l’Ucraina.
Un punto importante di aggregazione per la comunità ucraina a Milano è senz’altro la chiesa del Sacro Volto, sita in via Sebenico, che ospita anche una statua del patrono del Paese.
Inoltre, uno dei maggiori scrittori cui Milano ha dato i natali, Giorgio Scerbanenco, era di origini ucraine e, anche se si riteneva un italiano madrelingua, il suo essere figlio di molti mondi ha sicuramente giovato alla sua importanza come scrittore.

Francia e Germania

Anche i Paesi geograficamente più vicini a Milano (e all’Italia), ossia la Francia e la Germania hanno deciso di “fare sistema”, stabilendo a Milano, oltre al proprio Consolato Generale, le sedi più importanti della propria Camera di Commercio per l’Italia e del proprio Istituto di Cultura.
Particolarmente importante è la scelta tedesca, dato anche il gemellaggio tra Francoforte, sede della Camera di Commercio tedesca per l’Italia, e Milano.

Turchia

Non manca neppure la Turchia, che, oltre al suo consolato e ad una comunità molto attiva, annovera nella nostra città anche alcune associazioni socioculturali; più frammentata appare invece la situazione dei consolati dei Paesi sudamericani, i quali, tra Consolati Generali e Consolati Onorari, sono comunque rappresentati tutti a Milano.

Il Commonwealth

Per quanto riguarda i Paesi dell’Anglosfera, la Gran Bretagna ha seguito l’esempio francese e tedesco, destinando alla nostra città il suo Consolato Generale, come pure una sede del proprio Istituto di Cultura e della propria Camera di Commercio per l’Italia.
Risulta importante anche la presenza degli Stati Uniti a Milano, ove il Consolato Generale del Paese a stelle e strisce è molto attivo. Inoltre, l’importanza di Milano come motore economico è confermata dalla sede della Camera di Commercio statunitense per l’Italia nella nostra città. Importante e foriero di opportunità, economiche, sociali e culturali è anche il gemellaggio, quasi cinquantennale, tra Milano e Chicago, che risale al 1973.
Anche l’Australia ha un Consolato Generale a Milano (con cui è gemellata Melbourne), laddove il Canada (anche Toronto e Milano sono città sorelle) e le Bahamas hanno ciascuno il proprio Consolato Onorario.

Leggi anche: Milano e le sue SORELLE

 

Mamma Africa

Recentemente (si era nel 2018), Milano ha salutato anche la fondazione dell’Unione Comunità Africane d’Italia, un organismo che ha lo scopo di fornire assistenza ai cittadini di Paesi africani (la nostra città ospita diverse rappresentanze consolari di quel continente, il che ha consentito di creare da subito una realtà efficace ed attiva su più livelli), oltre ad implementare iniziative di formazione e di creazione di opportunità e benessere. L’attenzione di Milano verso l’Africa è ben esemplificata anche dal gemellaggio tra Milano e Dakar, in essere dal 1974. Ed in effetti, i senegalesi rappresentano una “fetta” importante delle presenze africane a Milano.
Nella direzione dello sviluppo va anche la terza edizione dello IABW, un forum economico tenutosi nella nostra città il 26 ed il 27 novembre del 2019.
Anche questa (necessariamente breve e stringata) visione d’insieme è un’ulteriore dimostrazione della dimensione di Milano come vera world city.

 

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

 

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* 10 città stato del mondo che possono ispirare Milano
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Deus per un martedì al top

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Deus

Il Deus è quel locale in cui andare praticamente ogni giorno della settimana. E’ la mia tappa fissa del martedì: quando ho voglia di un gin tonic solitario o di trovarmi per una birra con gli amici.

E anche se non ci vai con i tuoi amici, qui ne trovi sempre di nuovi. Il Deus pullula di gente. Tutti simpatici, gentili e con voglia di far due chiacchiere, a partire dal personale: sempre contento di accogliere un nuovo avventore!

Potete anche fermarvi a cena, ve l’ho detto? Beh, potete gustarvi i manicaretti della casa, in un locale in cui ogni dettaglio è curato per regalare un’atmosfera a metà tra l’hipster vintage e l’industrial!

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IL PERSONAGGIO dell’anno a Milano è LILIANA SEGRE

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Liliana Segre

I Milano Città Stato Awards sono stati votati dal 16 dicembre 2019 al 10 gennaio 2020 tra le 10 nominations che sono state segnalate sulla fan page di Milano Città Stato e che sono state più apprezzate (per numero di like) dai fans della pagina. Per i Milano Città Stato awards hanno votato 1496 lettori. Le percentuali si riferiscono ai voti sulle 10 nominations. In collaborazione con Vivaio.

Qui le nominations 2019

Qui trovi le 10 nominations dell’anno 2018

Chi è il PERSONAGGIO dell’anno a Milano?

LA CLASSIFICA FINALE (I 5 PERSONAGGI PIU’ VOTATI)

 

#5 Enrico Bartolini (Chef stellato del Ristorante del MUDEC) (4,58%)

#4 Remo Ruffini (CEO Moncler) (5,50%)

#3 Vincenzo Novari (CEO Comitato organizzativo di Milano-Cortina 2026) (6,42%)

#2 Roberto Bagnato (Fondazione Condividere – Benefattore seriale) (29,35%)

#1 Liliana Segre (attivista sociale) (38,53%)

Liliana Segre

 

Per altri Milano Città stato awards, clicca qui: MILANO CITTA’ STATO AWARDS

MILANO CITTÀ STATO

 

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La libreria Bocca, un negozio storico immerso nell’ARTE

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Libreria Bocca dal 1775

In occasione della presentazione ufficiale del Libro di Milano Città Stato – Il grande sogno dei Milanesi, mercoledì 29 gennaio ore 18.00 alla Libreria Bocca, abbiamo intervistato l’attuale titolare Giorgio Lodetti.

Cosa significa essere un negozio storico nel salotto milanese

“Negozio storico lo siamo da tanto tempo e il salotto milanese lo è sempre stato ma oggi lo è in modo particolare, nel senso che è riconosciuto a livello mondiale, anche se un po’ senz’anima con tutte le multinazionali presenti al posto dei bottegai. La Libreria Bocca ha radici profonde nella storia della cultura italiana perché comunque nasce nel 1775, anzi in realtà una docente dell’Università di Milano ha scoperto che è in attività dai primi decenni del ‘700, risultando la più antica d’Italia.”

La crisi del 2007, con il Comune di Milano che chiedeva comunque un affitto annuo molto elevato, ci ha spinti a trovare una soluzione e mio padre è riuscito a fare inserire le librerie tra le categorie dei locali storici. A quel punto sono arrivati riconoscimenti comunali, regionali nazionali e oggi siamo riconosciuti a livello internazionale come luogo d’incontro e come bottega storica.”

Qual è la caratteristica distintiva della libreria?

Opere d’arte in libreria

“Un articolo l’ha nominata la mamma di tutte le librerie, da 40 anni specializzata in libri d’arte si presenta con 7000 pubblicazioni solo di monografie di artisti (pittori e scultori) antichi e contemporanei, 400 opere d’arte esposte in modo permanente create appositamente per questo luogo.

La nostra famiglia nasce con l’intento di promuovere l’arte e la cultura in tutte le sue forme e realizza eventi e mostre con artisti moderni e contemporanei, oltre 30 eventi all’anno con anche incontri e presentazioni di libri: è diventato una sorta di piccolo museo espositivo.

Sul nostro sito, dove trovi circa ormai 30.000 titoli d’arte, non puoi acquistare perchè l’invito è a partecipare e venire all’interno dello spazio se sei interessato per assaporare l’atmosfera.”

Cosa potrebbe fare Milano in generale per le librerie e per la cultura

“Non è una cosa che si deve fare solo Milano, ma a livello più ampio, come sul tema sensibile dell’inquinamento” aggiunge Giorgio “lo stesso vale per librerie, ci deve essere un sostegno e una valorizzazione da parte di tutti i comuni ma poi ci devono essere delle linee guida che aiutino meglio a veicolare il prodotto libro.”

“Ofelè fa el to mesté: oggi chi è chiamato a risolvere i problemi delle librerie e dell’editoria non è del settore e i risultati si vedono”.

Cosa sogni per Milano

“L’Expo è sicuramente il volano che ha incrementato all’ennesima potenza tutto il fascino della città di Milano, ha creato quel ripetitore internazionale che un po’ mancava, nel bene e nel male.
Sogno che continui ad avere un piede nel futuro e qualcosina nel passato.

Cosa ne pensi del progetto di Milano Città Stato

Il libro di Milano Città Stato in libreria
Il libro di Milano Città Stato in libreria

“Il fatto comunque di concentrarsi in una città che rispetto al paese, di cui fa parte, è completamente in ascesa, se poi questo potrà sicuramente portare dei vantaggi concreti anche al paese cosa vuoi che ne pensi, solo positivo.
Nel momento in cui una cosa va bene, bisogna farla crescere, più va bene e più i benefici che questa cosa funziona li porta per tutti.

FABIO MARCOMIN

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Che lunedì è senza Frida?

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Frida

Frida è un locale indescrivibile: così unico e bello, che non ci si può non andare almeno una volta. E’ un locale che ha cambiato la storia di un quartiere.

Frida nasce 10 anni fa, da un’ex area industriale, sfruttandone al massimo i grandi spazi e diventando presto un punto di incontro. Frida non è solo un cocktail bar ed un ristorante paradisiaco, è anche un luogo dove incontrare persone interessanti.

Uno spazio dedicato all’arte, perchè chiunque abbia un estro artistico, può esporre le sue creazioni. Il giardino esterno è ti fa sognare, e se riesci a trovare un tavolino libero e gustarti uno (o due, o tre…) degli 80 cocktail proposti, non puoi che essere felice.

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Milano è CYBERPUNK!

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spirit de Milano (Foto: Andrea Urbano)

La città icona del CyberPunk è Berlino. Ma Milano incalza.

Il Sony Center di Berlino (qui sopra), ad esempio, è l’emblema dell’estetica cyberpunk. Il Cyberpunk è spesso ambientato in contesti urbanizzati, artificiali, e “luci della città di notte” costituì una delle prime metafore per il cyberspazio (Neuromante). E Milano? Anche se nel mondo è nota per un’immagine stilosa e misurata, presenta scorci che la proiettano ai vertici mondiali del Cyberpunk. E vogliamo parlare di quanto cyberpunk sia stato l’albero di natale metallico in Piazza Duomo?

10 luoghi cyberpunk di Milano

#1 CityLife

citylife (Ph. Andrea Urbano - c)
citylife (Ph. Andrea Urbano – c)

Il regno del green tech e del pop underground milanese.

#2 Spirit de Milan

ph. Andrea Urbano (c)

Ibridazione tra passato industriale e postmodernità nel quartiere più cyberpunk di Milano.

#3 Hangar Bicocca


Manifesto del CyberPunk.

#4 Ponte pedonale e piazza Gino Valle

Ph. Andrea Urbano (c)
Ph. Andrea Urbano (c)

La piazza più grande e alienante di Milano, un ponte pedonale che si tende sopra la circonvalla trafficato da droni e replicanti.

#5 Ex Innocenti


Set da film apocalittico.

#6 Fermata Passante Porta Venezia

ph. Andrea Urbano (c)
ph. Andrea Urbano (c)

Enorme, con piloni di acciaio e atmosfere steampunk.

#7 Chiesa Rossa


La chiesa fluo, regno della psichedelia esoterica.

#8 Torre Velasca


Icona di brutalità estetica.

#9 Cavalcavia Bussa

CyberMilano (Foto: Andrea Urbano)
CyberMilano (Foto: Andrea Urbano)

Tra degrado e icone post moderne.

#10 Torre Telecom di Rozzano


Sembra una navicella spaziale.

MILANO CITTA’ STATO

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ALBERGO DIURNO Venezia: che ne sarà di questo luogo fiabesco?

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albergo diurno
Credits: fondoambiente.it

L’Albergo Diurno Venezia deve il suo nome alla sua posizione, appunto nella zona tra Piazzale Venezia e piazza Oberdan, ancorché il suo nome ufficiale fosse Albergo Diurno Metropolitano.

Il paradiso dei viaggiatori

Si tratta di una struttura sotterranea che, aperta negli anni ’20, fungeva da centro servizi per i viaggiatori. Nello specifico, l’Albergo è stato inaugurato nel 1926 e fra i suoi progettisti ha avuto anche Piero Portaluppi, allievo del Politecnico (che all’epoca si chiamava ancora Regio Istituto Tecnico Superiore), figura che ebbe poi a contribuire anche al piano regolatore di Milano.

Ispirato ad analoghe strutture britanniche (ma reso unico dalla sua dislocazione sotterranea e dal suo patrimonio artistico risalente al secolo scorso, come fosse una Nargothrond tolkieniana postmoderna),  l’Albergo Diurno Venezia restava aperto tutti i giorni dalle 7 alle 23 e poteva vantare al suo interno, oltre ad un colonnato e a diversi ambienti in stile Art déco e Liberty, strutture ricettive per i viaggiatori,  dedite alla cura della persona, unitamente a servizi quali agenzie di viaggio, i cambiavalute, come pure lavanderie e dattilografie.

Fedele al genius loci cittadino, questo piccolo capolavoro offriva quindi, accanto ai servizi per prendersi cura dei viaggiatori e ritemprarli, la possibilità che questi si mantenessero produttivi anche in viaggio o durante un periodo di riposo. Non mancavano neppure dei ritempranti servizi termali.

La riapertura intermittente in attesa di una sua definitiva affermazione

Dagli anni ’90 del secolo scorso, si è cercato di destinare l’Albergo Diurno anche ad usi culturali o comunque di associarlo ad iniziative di interesse cittadino, senza successo.
Ciò è dovuto anche alle mancate sinergie tra i decisori rilevanti. Non è escluso comunque un rilancio, visto che, dal 2005, l’Albergo (che ha cessato la sua attività l’anno dopo) è sottoposto a vincolo monumentale e, a partire dal 2014, grazie al FAI, che lo ha incluso nelle sue Giornate di Primavera, sta vivendo una rinascita, pur non essendo interamente agibile al momento: viene infatti aperto solo in speciali giornate dedicate.
Dal 2015, è il FAI stesso ad avere in gestione la struttura, come disposto dal Comune di Milano.

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

 

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L’ACQUARIO sarà privatizzato?

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Acquario Civico Milano

L’acquario civico di Milano naviga in acque agitate. Diversi segnali e indiscrezioni suggeriscono una privatizzazione imminente con il Comune di Milano stranamente disinteressato alla vicenda, quasi non lo riguardasse affatto. Ma procediamo con ordine.

Storia e futuro del terzo acquario più antico d’Europa

Vasca Acquario Civico

La vicenda che sta vivendo questa istituzione è di particolare interesse se si considera la sua storia. L’Acquario civico di Milano risale al 1906, terzo acquario più antico d’Europa, quando fu costruito in occasione  dell’Esposizione Internazionale di Milano, in architettura liberty, con maioliche e fregi. E’ rimasto l’unico padiglione realizzato nel parco Sempione a non essere stato smantellato e quindi a testimoniare l’evento.

Donato al Comune di Milano dopo l’EXPO, le vasche ospitano oltre cento specie di pesci, crostacei, molluschi ed echinodermi del Mediterraneo, del Mar Rosso e delle nostre acque dolci, una biblioteca e una Stazione Idrobiologica e ha subito varie ristrutturazioni tra cui la prima dopo il bombardamento nel 1943 e l’ultimo nel 2006 per festeggiare il centenario di attività.

Un processo di svalorizzazione ai limiti dell’autosabotaggio

Negli ultimi anni l’acquario di Milano sta assistendo a una progressiva svalorizzazione da parte delle istituzioni locali e nazionali, forse considerato di “Serie B” rispetto ad altri acquari più famosi come quello di Genova, pur essendo più antico. 

Oltre a una manutenzione che per molti risulta insufficiente, sembra siano in atto diversi tentativi di escludere alcune specie ittiche, essendo presenti sia animali di acqua dolce sia animali di acqua salata, che potrebbero portare alla trasformazione in un luogo meramente espositivo o addirittura alla chiusura.

All’orizzonte c’è Genova

Molti indizi fanno pensare che il Comune voglia disfarsi dell’Acquario e che stia cercando una strada per cederne la proprietà e gestione a enti più strutturati. Enti che potrebbero rilanciarlo per gestirlo direttamente oppure rivenderlo a loro volta per ottenere un guadagno di intermediazione. Il principale indiziato a rilevarne la proprietà in ultima istanza è ovviamente l’Acquario di Genova che potrebbe creare delle sinergie e ottimizzare il personale con spostamenti tra le due strutture.

Restiamo in attesa di una presa posizione ufficiale da parte del Comune che faccia chiarezza sul futuro di un’istituzione che appartiene da oltre un secolo ai milanesi.

RETTIFICA A NOME DELL’ASSESSORE ALLA CULTURA DEL COMUNE DI MILANO FILIPPO DEL CORNO

“L’ipotesi di privatizzazione non è mai stata neanche presa in considerazione”

L’intervista a Del Corno con la smentita delle indiscrezioni sulla privatizzazione dell’Acquario

FABIO MARCOMIN

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Vince il premio NOVITA’ dell’anno: le OLIMPIADI INVERNALI a Milano

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Qui le 10 nominations 

Qual è stata la novità del 2019 più importante a Milano?

LA CLASSIFICA FINALE

#10 Albero di Natale di metallo (0,2%)

#9 Riapre il Palalido (0,3%)

render del nuovo palalido
render del nuovo palalido

#8 Sala diventa ambientalista (1%)

#7 L’arrivo dei Monopattini (2,1%)

#6 San Siro sì San Siro no (3,2%)

#5 Area B (6,3%)

#4 Chiusura e riapertura Linate (7,4%)

otto stelle

#3 Urbanismo Tattico (8,4%)

piazza dergano
Piazza dergano

 

#2 Biglietto a 2 euro (11,6%)

#1 Olimpiadi Invernali assegnate a Milano (59,5%)

I Milano Città Stato Awards sono stati votati dal 16 dicembre 2019 al 10 gennaio 2020 tra le 10 nominations che sono state segnalate sulla fan page di Milano Città Stato e che sono state più apprezzate (per numero di like) dai fans della pagina. Per i Milano città stato awards hanno votato 1496 lettori. Le percentuali si riferiscono ai voti sulle 10 nominations. In collaborazione con Vivaio.

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MILANO CITTA’ STATO

 

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🔴 BREAKING NEWS. Il Governo gela Sala: Milano non sarà la sede del TUB per i BREVETTI europei

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Il Governo non vuole più candidare Milano come sede italiana per il tribunale unificato dei brevetti europei.
Durante un evento tenutosi a Milano venerdì 24 gennaio, il Sindaco, alla richiesta ad un esponente dell’attuale Governo, a che punto si è con la formalizzazione della candidatura di Milano come sede del TUB, il Tribunale Unificato dei Brevetti, che a seguito della Brexit lascerà Londra, la risposta non è stata quella in cui sperava il sindaco ed in cui sperano tutti i milanesi.

Il Governo gela Sala e (ancora una volta) Milano

Anche in caso di un’eventuale assegnazione in Italia della sede, questa sede quasi sicuramente non sarà Milano.
Ebbene sì. Nonostante Milano, con l’uscita di Londra, sia la sede naturale di questo ente, dato che la sola la città di Milano registra il 32% dei brevetti nazionali depositati, e che l’Italia sia il terzo paese europeo per brevetti depositati, dopo Germania e Francia che ospitano le altre due sedi. Nonostante inoltre che Milano abbia una rilevante immagine come peso economico e produttivo, gode di stima internazionale ed è l’unica città di respiro europeo in Italia, che offre inoltre servizi efficienti, in termini anche di infrastrutture, la sua candidatura viene messa inspiegabilmente in dubbio.

Una decisione quella del Governo che non ha senso per un’altra rilevante ragione: la sede di Londra è quella specializzata in brevetti chimici e farmaceutici, settori in cui Milano e la Lombardia rappresentano un’eccellenza mondiale. 
Quindi, quale sarebbe la valida motivazione, che porterebbe il Governo a fare in modo che questa sede non sia Milano?
A conti fatti sembrerebbe solo una: una scelta politica che costituisce uno schiaffo verso la città di Milano, come se a qualcuno desse fastidio la sua capacità di poter rappresentare al meglio l’Italia.

L’ennesima promessa da marinaio?

Questa noncuranza per il ruolo europeo di Milano non è certo una novità.
Già nel giugno 2019 quando fu formalizzata la candidatura dell’Italia, nella mozione il nome della città di Milano fu cancellato all’ultimo momento, sollevando non pochi sospetti tra i vertici della città e della regione.
La freddezza è poi proseguita con un lavoro diplomatico a livello europeo, per contrattare l’assegnazione di questa sede, che sembra del tutto inconsistente ed inefficace, nonostante questi Enti portino con sé un elevato valore aggiunto, in termini politico/strategici e come indotto economico in termini di posti di lavoro.

Ne emerge inoltre, che attualmente nessun rappresentante politico o istituzionale a livello nazionale sembra sia in grado di rappresentare con forza e degnamente, la città di Milano. Una città che ha alle spalle una struttura forte a cui non mancherebbe nulla per poter competere a livello mondiale.
La perdita di EMA fa ancora male, fa male per il modo dilettantesco in cui è stata persa, e fa male in termini economici, per i posti di lavoro che avrebbe creato con il relativo introito. Quando EMA si è persa il governo ha provato a salvare la faccia con Milano dando per certa l’assegnazione del Tribunale Unificato dei Brevetti. Una certezza che sta assomigliando sempre più alla promessa di un marinaio. Per non usare una espressione ben più volgare.

Leggi anche: EMA, non è stata sfortuna

LUCIA MARTINAZZO

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Chi sarà l’ANTI-SALA? I 5+1 candidati su cui puntano i bookmaker

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foto Andrea Cherchi (c)

Finalmente è sceso il silenzio sulla campagna elettorale in Emilia. Mai si era vista una sfida regionale così estesa a livello nazionale. Per non rischiare crisi di astinenza apriamo un nuovo fronte sulle elezioni di Milano del 2021. In città giorno dopo giorno cresce l’attenzione sul grande evento politico del prossimo anno. Mentre sembra che solo qualcosa di grande a Roma potrebbe togliere Sala dalla ricandidatura, sul fronte opposto si brancola nella nebbia.

Nei giorni scorsi il Corriere della Sera ha parlato di tre candidati che sarebbero in cima ai desideri della Lega che non ha più rivali nel centro destra. Abbiamo interrogato chi segue da dietro le quinte la politica cittadina per conoscere in anticipo chi sarà lo sfidante di Sala. Questi sono i nomi su cui gli scommettitori quotano di più le loro puntate.

Chi sarà l’ANTI-SALA? I 5+1 candidati su cui puntano i bookmaker

Il volli, fortissimamente volli: Carlo Bonomi

L’ambizione non manca al Presidente di Assolombarda che quest’anno sta mirando alle stelle. Molto dipende da quello che succederà a giugno con le elezioni della lega degli industriali. Se, come lui spera, salirà sul trono di Confindustria, Milano per lui sarà solo un ricordo. Ma se dovesse perdere c’è chi dice che abbia già in tasca il piano B con l’assalto a Sala.

Il pronto alla chiamata: Gianluca Vago

Un luminario della medicina, storico Rettore della Statale, da un anno è approdato alla libertà dopo una lunga e scintillante carriera. Ha esperienza, è rispettato in ambienti dominati dalla sinistra, a 60 anni si può permettere di mettersi in gioco in una sfida quasi impossibile. Forse gli manca un po’ di charme elettorale ma quello ce lo potrebbe mettere Salvini, come accade ormai in ogni elezione locale.

L’outsider: Marco Giachetti

Si dice che nei corridoi della Lega attiri molte simpatie. Dal 2016 è Presidente della  Fondazione IRCCS Ca’ Granda dell’Ospedale Maggiore Policlinico, una delle istituzioni più potenti del territorio. Può essere una sorpresa anche se in città lo conoscono in pochi.

Il sogno proibito: Ferruccio Resta

Il Rettore del Politecnico è da tempo oggetto delle avance dei vertici della Lega milanese. Rappresenta il candidato ideale per contrastare Sala sul suo stesso terreno. Appartiene alla stessa elite cittadina ed è espressione dello stesso sistema che supporta il sindaco. In più sta facendo grandi cose alla guida dell’Università pubblica più prestigiosa della città. Unico problema: politicamente il Rettore è molto più vicino a Sala che a chi lo vuole sconfiggere. Più che avversario molti lo vedono come suo possibile successore, qualora il sindaco attuale scegliesse altri orizzonti rispetto a Palazzo Marino. 

L’utopia ricorrente: Paolo Del Debbio

Il suo nome era stato a lungo tra i più gettonati nella passata tornata elettorale. Molti lo volevano e, solo dopo il suo rifiuto definitivo, hanno ripiegato su Parisi. A differenza di Resta, Del Debbio è un profilo più in linea con il DNA del centrodestra: modi ruvidi da leghista della prima ora, grande empatia con Giorgia Meloni, icona della rete di Berlusconi che fa più breccia sul pubblico più agee. In più ha un grande vantaggio su tutti gli altri: è l’unico che può permettersi anche di perdere senza subire il cono d’ombra che a Milano accompagna chi viene sconfitto alle elezioni. La principale controindicazione è sempre la stessa: difficile che il sanguigno toscanaccio possa cambiare idea dopo cinque anni e accettare una sfida che lo porterebbe, tra l’altro, a guadagnare molto molto meno che con la televisione.

La scelta clamorosa

Ma la soluzione più roboante sarebbe una scelta interna al partito. Da mesi si ipotizza un derby tra le due punte della Lega milanese: Alessandro Morelli e Stefano Bolognini. Anche se con Sala pare difficile che uno dei due abbia le carte per vincere. Forse l’unico jolly è la candidatura che farebbe più scalpore: Matteo Salvini. Il leader del centrodestra non ha mai fatto mistero del suo sogno di fare un giorno il sindaco a casa sua. Chissà mai che non abbia in serbo mossa a sorpresa scegliendo il 2021 per coronare il suo sogno.

ANDREA ZOPPOLATO

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