Coronavirus: le TRE STRATEGIE più utilizzate nel mondo. Qual è la migliore per uscire dall’emergenza?

I principali paesi europei stanno affrontando la fase due, di progressiva riapertura delle attività e il ripristino delle libertà individuali. Analizziamo le tre principali strategie utilizzate per capire dai risultati ottenuti che cosa possiamo applicare con più sicurezza

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credit: John MacDougal/POOL via AP

Il 4 maggio è iniziata ufficialmente la fase 2 in Italia. Mentre stiamo ancora cercando di capire come funzionerà e cosa succederà nelle prossime settimane, proviamo a fare il punto su come si sono comportate le altre nazioni durante la fase 1 e con quali risultati. Anche limitandoci alla sola Europa, infatti, è evidente che la reazione dei diversi paesi al coronavirus ha mostrato approcci molto diversi tra loro, che si possono spiegare considerando le diverse attitudini culturali e politiche. Ma queste strategie hanno portato anche a risultati molto diversi tra loro e che potrebbero insegnarci qualcosa sulle scelte da fare e sui sistemi da adottare per affrontare con successo la fase 2.

Coronavirus: le TRE STRATEGIE più utilizzate nel mondo. Qual è la migliore per uscire dall’emergenza?

#1 Lockdown totale: controllo dello Stato

Foto: Andrea Cherchi (c)

Questa strategia si basa sul contrasto radicale del contagio attraverso un blocco totale di tutte le attività non strettamente indispensabili e il forzato isolamento sociale, con divieto assoluto di uscire dalle proprie abitazioni se non per ragioni di stringente necessità. Il principio guida è che la tutela della vita di ciascun cittadino è un dovere dello Stato e misure straordinarie sono necessarie e giustificate per difendere l’intera popolazione, anche a scapito del sistema economico.

La prima nazione europea ad imporre un lockdown totale è stata l’Italia, 14 giorni dopo la terza morte per coronavirus nel paese, seguita una settimana dopo dalla Spagna.

Anche Francia, Belgio e Gran Bretagna hanno imposto un lockdown, ma senza bloccare le filiere produttive non essenziali e consentendo alle persone di uscire per svolgere attività fisica all’aperto.

#2 No Lockdown: libertà ai cittadini

27 aprile (Fonte: Instagram @jimmyslowdive)

All’estremo opposto c’è la Svezia, dove l’unica misura restrittiva adottata è stata quella di sospendere gli eventi pubblici ma scuole, negozi, attività produttive, bar e ristoranti sono rimasti aperti. Non ci sono particolari restrizioni agli spostamenti dei cittadini e ci si affida soprattutto alla responsabilità individuale delle persone nel seguire alcune norme di sicurezza suggerite. Il risultato dell’approccio svedese – molto discusso e criticato all’estero – non ha prodotto le stragi che alcuni commentatori avevano previsto e almeno per il momento, le cifre sembrano premiare questa scelta. I casi registrati nel paese sono circa 23mila, con 2.854 morti su un totale di 10 milioni di abitanti. Per fare un paragone, il Belgio, che ha 11 milioni di abitanti e ha adottato restrizioni molto più estese, registra più di 50 mila casi con oltre 8 mila morti.

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“Come in molte altre nazioni, puntiamo ad appiattire la curva, rallentando il contagio il più possibile per evitare il collasso del sistema sanitario e della società in generale”, ha spiegato Anders Tegnell, epidemiologo della Public Health Agency svedese, a Nature, “La differenza rispetto alle misure prese nelle altre nazioni è dovuta alle leggi sulle malattie trasmissibili, che in Svezia sono basate quasi esclusivamente su misure volontarie e sulla responsabilità individuale. Le nostre leggi dicono chiaramente che il cittadino ha la responsabilità di non diffondere una malattia e noi siamo partiti da qui. Le nostre leggi ci permettono di imporre una quarantena a un gruppo di persone o a piccole zone, come una scuola o un hotel. Ma non possiamo legalmente imporre il lockdown in un’intera area geografica”. Tegnell ammette comunque che nessuno sa molto di questa malattia e tutti stanno imparando a gestirla giorno dopo giorno. “Per decidere quale strategia seguire, abbiamo cercato di capire se altre nazioni avessero pubblicato qualche analisi sugli effetti delle diverse misure restrittive ma non abbiamo trovato quasi niente. Abbiamo pertanto deciso di ridurre il contagio quanto più possibile persuadendo la popolazione e ricordando loro di fare attenzione alle misure di sicurezza. Non abbiamo bisogno di chiudere tutto perché pensiamo sarebbe controproducente”.

Leggi anche: Svezia: per il New York Times è il modello vincente

#3 Strategia delle TRE T: tracciare, testare e trattare

test thru (drive-in tamponi test)
test thru (drive-in tamponi test)

Questo è il modello applicato in Corea del sud e adottato anche da alcuni Paesi Europei, come Germania, Lettonia e i paesi del Nord Europa. In Italia, anche il Veneto, sotto la guida del Prof. Crisanti, sta cercando di adottare questo tipo di strategia.

In questo modello, le misure di lockdown sono più soft ma soprattutto sono affiancate da sistemi di identificazione, tracciamento e isolamento dei positivi.

Durante la fase di emergenza e crescita esponenziale, il contrasto e il contenimento del virus possono passare attraverso misure di distanziamento sociale, per spalmare il numero di contagi su un periodo più ampio di tempo e fornire cure adeguate a tutti evitando il collasso del sistema sanitario. Per dare «scacco matto» al virus, però, il distanziamento sociale da solo non basta e nel lungo periodo bisogna attuare delle misure per spezzare la catena dei contagi e l’unico modo di farlo è individuare tutti i casi, isolarli e tracciarne i contatti.  Ad affermarlo è lo stesso direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus “Il modo più efficace per prevenire le infezioni e salvare vite umane è rompere la catena di trasmissione. Per fare ciò è necessario testare e isolare. Non puoi combattere un incendio con gli occhi bendati. Non possiamo fermare questa pandemia se non sappiamo chi è infetto».

Il concetto è chiaro. La strada da seguire per la lotta al COVID-19 deve passare attraverso 3 azioni fondamentali:

  • testare tutti gli individui con sospetta infezione da coronavirus
  • tracciarne i contatti avuti sino ai due giorni precedenti ai sintomi ed estendere il test anche a queste persone.
  • trattare e isolare i positivi

Ad oggi in termini di contenimento di contagi e dei decessi, le due nazioni che sembrano aver raggiunto pieno controllo della situazione sono Germania e, soprattutto, la Corea del Sud che è riuscita con questa strategia a passare in poche settimane da seconda nazione più colpita al mondo alla prima ad aver stabilizzato la curva dei contagi.

Solo se saremo in grado di mettere in piedi un sistema che rispetti queste condizioni saremo in grado di interrompere la catena di contagi e di cominciare una fase di con-vivenza con il virus più sicura e consapevole.

Leggi anche: Quello che la Corea sta facendo per sconfiggere il Coronavirus

L’eccezione TEDESCA: le 5 mosse che hanno consentito alla Germania di vincere contro il coronavirus (per ora)

Dati aggiornati su paesi e coronavirus: https://www.worldometers.info/coronavirus/

 

FONTI

https://www.politico.eu/article/europes-coronavirus-lockdown-measures-compared/

https://www.wumingfoundation.com/giap/2020/03/modello-italia-coronavirus/

https://www-tpi-it.cdn.ampproject.org/c/s/www.tpi.it/cronaca/vespignani-coronavirus-intervista-virologi-italiani-e-3t-20200503595940/amp/

https://www.who.int/dg/speeches/detail/who-director-general-s-opening-remarks-at-the-media-briefing-on-covid-19—16-march-2020

https://www.nature.com/articles/d41586-020-01171-5

LAURA COSTANTIN

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Laura Costantin
Laura in Biologia con Specializzazione in Neuroscienze, la mente umana e il suo funzionamento sono da sempre la mia passione. Curiosa seriale, amante della scrittura, appassionata di scienza e tecnologia. Il mio obiettivo? Insegnare alle persone come difendersi dalle fake news e rendere il web un posto migliore. Il mio motto? La conoscenza rende l’uomo libero.