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Fermi tutti! Le “vere” MALDIVE di MILANO sono in Val Brembana. A solo un’ora da Milano

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Le «Maldive di Milano» erano state ribattezzate così tre anni fa in Val Verzasca, in Svizzera, per il colore dell’acqua che richiama quello della celebre meta balneare dell’Oceano indiano. Ne era seguito un grande boom, ma arriva la risposta dalla val Brembana: le vere Maldive sono qui. E molto più vicine a Milano. Andiamo a scoprirle

Fermi tutti! Le “vere” MALDIVE di MILANO sono in Val Brembana. A solo un’ora da Milano

Altro che Val Verzasca! Le vere “Maldive di Milano” ce le abbiamo davvero a due passi. Non si deve andare in Svizzera ma puntare verso Bergamo. In Val Brembana, non lontano da San Pellegrino, il Brembo che scende la valle forma una specie di laghetto di acqua verde smeraldo che sotto le rocce raggiunge la profondità di 5-6 metri. 

Molti ragazzi si tuffano dalle rocce e attorno c’è un’atmosfera idilliaca per pic nic o anche per qualche campeggio più o meno autorizzato. 

Questo luogo incantato si trova a Camerata Cornello, subito dopo San Giovanni Bianco. Per chi vuole gustarselo, questo il video fatto dal noto youtuber, Lambrenedetto XV, il castigatore dei tombini non livellati. 

Leggi anche: L’INVASIONE delle MALDIVE DI MILANO: le novità, perchè si chiamano così, la strada per arrivarci

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“Recovery Fund al SUD? Per assumere dipendenti pubblici”. Ecco la proposta choc

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Credits: quattrocanti.it - Dipendenti pubblici

Governo e forze politiche sembrano compatti nella volontà di destinare al Sud gran parte del Recovery Fund, i fondi europei stanziati per consentire all’Italia di riprendersi dall’emergenza Covid che, come sappiamo, ha colpito in massima parte le aree del Nord. Come verranno impiegati quei fondi? Finora c’erano stati risposte approssimative e un po’ fumose: come abbassare le tasse alle aziende del Sud (già approvato), investire in infrastrutture. Ora arriva la nuova proposta: destinare il Recovery Fund per assumere dipendenti pubblici nelle regioni del Mezzogiorno. Come se già non fossero abbastanza.

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“Recovery Fund al SUD? Per assumere dipendenti pubblici”. Ecco la proposta choc

Pubblichiamo articolo di Luca Sablone per “Il Giornale” – I soldi dell’Ue per il Sud? “Per assumere più dipendenti pubblici”

# Da Leoluca Orlando un piano per rilanciare il mezzogiorno: investire in assunzione di dipendenti pubblici

La partita relativa alla ripartizione degli aiuti economici che arriveranno dall’Unione europea è tutt’altro che chiusa: fino a quando il piano di rilancio nazionale non verrà presentato a Bruxelles, si continueranno a limare tutti i dettagli dei progetti per 209 miliardi di euro. Ed è proprio la tempistica che fa gola a molti soggetti politici e amministrativi. Soprattutto al Sud dove i cittadini devono fare i conti non solo con una “debolezza finanziaria” rilevante, ma anche con una ridotta capacità fiscale “aggravata da un inefficace sistema di riscossione dei tributi locali”.

Come riporta il Giornale “Leoluca Orlando, ha proposto un piano ben preciso per rilanciare il Mezzogiorno: incrementare le assunzioni nella pubblica amministrazione. Il sindaco di Palermo vorrebbe rimpolpare gli organici della macchina del pubblico impiego poiché sostiene che per far ripartire il sistema produttivo e far ripartire l’economia del Sud Italia sia necessario “investire su una maggiore presenza di professionalità, anche con contratti a termine, nei nostri Comuni. I comuni dell’isola vivono ormai in una condizione di assoluta paralisi istituzionale, “frutto di piante organiche inadeguate“. A ciò si aggiunge un serio pericolo: il decreto Crescita potrebbe trasformare le preesistenti problematiche, relative alle difficoltà di assunzione di nuovo personale, “in permanente impossibilità di assumere e conseguente paralisi dell’attività amministrativa per i prossimi anni.”

# Antonio Decaro presidente dei sindaci italiani: “Ai Comuni 20 miliardi per ripartire l’Italia”

L’intento del Sud è chiaro: cogliere l’occasione del piano nazionale di rilancio per intercettare una buona parte dei fondi del Recovery Fund. Non a caso Antonio Decaro, presidente dei sindaci italiani, ha chiesto pubblicamente al governo una buona fetta di soldi: “Ai Comuni 20 miliardi per far ripartire l’Italia”. Recentemente lo stesso primo cittadino di Bari ha presentato a Enzo Amendola, ministro degli Affari Europei e titolare della cabina di regia del governo sui fondi Ue, il documento “Città-Italia” sottoscritto dai sindaci italiani. Rispetto ai 200 miliardi del Recovery Fund, la richiesta dei Comuni è il 10% come per tutti i fondi europei: “Quindi non stiamo chiedendo la luna”. Come riportato dall’edizione odierna di Libero, il piano dei Comuni prevede 10 punti: efficientamento energetico ed energia verde; mobilità sostenibile; recupero e riuso dei rifiuti; reti digitali; piano scuola; edilizia abitativa per contrastare le povertà; recupero periferie; beni e culturali ambientali; patto con le città metropolitane; creazione di una scuola nazionale per la formazione di una classe dirigente della Pubblica amministrazione. Decaro contestualmente ha chiesto – nel corso del vertice via web tra enti locali e governo – una norma sulle assunzioni e 200 milioni di euro aggiuntivi per il trasporto scolastico al fine di evitare il caos con la riapertura delle scuole.

Fonte articolo: Il Giornale

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Il patto per le CITTÀ STATO: quattro città europee lanciano la SFIDA agli STATI NAZIONALI

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budapest (da Instagram)
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I sindaci di Budapest, Praga, Bratislava e Varsavia hanno firmato il “Patto delle città libere” per proteggere e promuovere i valori comuni di libertà, dignità umana, democrazia, uguaglianza, stato di diritto, giustizia sociale, tolleranza e diversità culturale che sono più governabili a livello di città che di nazione. Una sfida contro l’attuale idea di Europa dominata dagli stati nazionali a forte rischio di derive autoritarie. Milano da che parte starà?

Il patto per le CITTÀ STATO: quattro città europee lanciano la SFIDA agli STATI NAZIONALI

Pubblichiamo estratti articolo su “Insideover” – La “Visegrad parallela”: il patto tra i sindaci per sfidare Orban & Co.

# I sindaci delle quattro capitali sognano di rifondare le città-Stato

Come riporta Insideover: “Nel blocco di Visegrad sta rinascendo l’età comunale. Al nuovo “feudalesimo” instaurato dai governi di Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, fatto di forte accento nazionalistico, difesa dei confini, tutela della sfera agricola e militare come baluardo di identità e formazione dell’individuo, i sindaci delle quattro rispettive capitali sognano di rifondare le città-Stato, realtà mercantili abitate da cittadini “orizzontali” con diritti di stampo più progressista e una maggiore partecipazione al governo, ponendoli quasi tutti su un piano di sostanziale parità.”

# Il “Patto delle città libere”

Per riuscire nel loro intento, “il sindaco di Budapest Gergely Karacsony, il primo cittadino di Praga Zdenek Hrib,  lo slovacco Matúš Vallo di Bratislava, e il polacco Rafał Trzaskowski di Varsavia hanno firmato lo scorso dicembre nella capitale ungherese il “Patto delle città libere.”

Nel testo si legge: “Noi sindaci di Bratislava, Budapest, Praga e Varsavia ci impegniamo a proteggere e promuovere i nostri valori comuni di libertà, dignità umana, democrazia, uguaglianza, stato di diritto, giustizia sociale, tolleranza e diversità culturale”. I primi cittadini si sono dunque impegnati a mettere a sistema tra loro le buone pratiche di gestione amministrativa e urbana in ambiti come la sostenibilità, la difesa dell’ambiente, l’inclusione sociale, l’edilizia urbana, i trasporti etc. In aggiunta a questo “Se come sperano i sindaci, dall’Ue dovessero trovare il modo di far arrivare, attraverso fini operazioni di lobbying, finanziamenti nelle casse delle Capitali anziché in quelle dei governi centrali, avrebbero modo di contrastare dall’interno molte delle derive politiche che hanno creato a vario titolo fratture tra l’Europa e i Paesi di VisegrAd.” 

# Motivazione comune: rispondere alla crisi illiberale all’interno dei loro Paesi

Per motivare le singole iniziative ogni sindaco ha puntato sul contesto interno del proprio Paese. Detto dell’Ungheria “illiberale” di Orbán, Hřib ha invece fatto riferimento a un audit dell’Ue sui sussidi ricevuti nel 2015 da una società di proprietà del primo ministro Andrej Babiš, il “Donald Trump ceco” che però governa con l’appoggio esterno dei comunisti e in Europa sta con i liberali di Alde. Matúš Vallo invece, che ha detto di considerare le quattro capitali come “isole di democrazia”, sostiene che le Capitali siano capaci di mantenere la più alta concentrazione di diversità, sociale, religiosa, politica ed etnica e debbano vivere in base a criteri di tolleranza e apertura. Trzaskowski, che contro tutti i sondaggi ha sfiorato la vittoria alle scorse elezioni presidenziali contro Andrzej Duda, è riuscito a battere l’avversario in sede di ballottaggio in ben 26 delle prime 30 città della Polonia. Eppure, alla fine ha perso.

# La dicotomia tra progresso delle città e spopolamento aree rurali

Come sottolinea sempre Insideover “Se da un lato infatti i sindaci sostengono, a ragione, che lo sviluppo del blocco di Visegrad sia direttamente proporzionale alla crescita delle Capitali, dall’altro le aree rurali, oltre ad essere sempre più disabitate, sono addirittura più povere di prima. Le politiche pro-mercato che hanno fatto seguito alla fine del comunismo senza un reale passaggio di consegne, hanno permesso difatti al Pil pro capite di schizzare in alto, ma alla ricchezza di finire nelle mani dei pochi, aumentando le disuguaglianze e quindi anche il malcontento. Il tutto, poi, viene condito dalla voglia delle famiglie di “difendere i valori cristiani”, radicatissimi specie in Polonia e Ungheria, dall’avanzata delle istanze Lgbt e dall’atteggiamento delle élite liberal delle città cosmopolite che non perdono occasione per disprezzare i “retrogradi” delle campagne. Come un po’ in tutto il mondo, del resto, i nuovi aristocratici finiscono per odiare ciò che di fatto non riescono più a comprendere.”

# Le 3 vie per uscire dalla contrapposizione tra città e campagne

Uno scontro secondo Insideover, che più che tra città e nazioni, si terrebbe tra città a aree rurali: “La sfida della destra di Visegrád, dunque, che a ben guardare è più una battaglia di civiltà, consiste nel puntellare la presenza al di fuori delle città, ripopolare le campagne e incentivare la natalità. Così, se per Hřib l’apertura di canali finanziari indipendenti per affrontare le sfide delle città sarebbe l’unica ricetta giusta per combattere il populismo nella regione, i governi centrali potrebbero addirittura rafforzarsi qualora riuscissero a convincere i popoli del ruolo antagonista dei sindaci urbani liberali che incanalano i preziosi fondi Ue verso aree relativamente ricche. C’è anche una terza via, ben più estrema. Queste fratture tra campagne e città potrebbero portare a sollevazioni di carattere populista anche negli ambienti liberal, che finirebbero per avanzare istanze autonomiste o addirittura indipendentiste. Come già succede in diverse parti d’Europa e come potrebbe accadere anche in una Regione che, tra dominazioni straniere di vario tipo, retaggi totalitari e disuguaglianze sociali, presenta al suo interno culture, modi di vivere, sensi d’appartenenza e aspirazioni molto diverse tra loro.”

Fonte: InsideOver

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I divieti servono? In GERMANIA autostrade senza limiti con MENO MORTI che in Italia

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Credits: insella.it - Autostrade in Germania

Mentre ancora non è chiaro nella pandemia se i paesi con più restrizioni, come Italia o Spagna, abbiano ottenuti risultati migliori rispetto a quelli che hanno evitato divieti o imposizioni (come la Svezia e altri paesi, in particolare nel Nord Europa), arriva dalla Germania un dato che mette in discussione lo strumento dei divieti per ottenere maggiore sicurezza. 

In Germania, infatti, dove le autostrade non sono controllate da velox e tutor come in Italia e dove i limiti di velocità in generale non ci sono o sono solo consigliati, tranne in alcuni tratti, la media dei decessi causati da incidenti è sensibilmente minore rispetto all’Italia. Addirittura è minore rispetto alla media europea. 

Forse una conferma del principio di Lao Tse per il buongoverno: “Più sono i divieti, meno virtuoso sarà il popolo”.

I divieti servono? In GERMANIA autostrade senza limiti con MENO MORTI che in Italia

Pubblichiamo articolo di “Automoto” – Nella Germania delle Autobahn meno morti per incidente rispetto all’Italia dei limiti, dei velox e dei tutor

# In Germania 37 decessi ogni milione di abitanti causa incidente. In Italia sono 53, sopra la media europa di 48

La velocità non è l’unico nemico da combattere e nemmeno il primo. E’ questa la considerazione che viene da fare a leggere i dati statistici sugli incidenti mortali in Europa relativi all’anno 2019. In Germania, il paese delle Autobhan e dei percorsi privi di limiti di velocità, i morti in seguito ad incidente sono stati 37 per 1 milione di abitanti. In Italia quasi la metà in più: 53. La media europea è 48. Un dato, questo, che dovrebbe far riflettere sul reale nemico da combattere in relazione alla circolazione stradale, perché dimostra che limiti, autovelox e tutor possono sì servire a fare cassa, ma servono molto poco a ridimensionare i numeri delle tragedie.

# La sicurezza non passa per forza dalla repressione

La sicurezza, a quanto pare, passa per politiche di prevenzione ben diverse rispetto alle politiche di sola repressione. Tanto che uno dei paesi in cui esistono tratti dove è possibile aprire il gas in sicurezza finisce col posizionarsi nella parte alta della classifica. Una classifica che è guidata dalla Svezia con 22 morti ogni milione di abitanti e chiusa dalla Romania con 96 morti ogni milione di abitanti e che vede l’Italia nella parte più bassa, ben distante dalla media europea.

Forse una maggiore responsabilizzazione degli automobilisti, senza la minaccia della sanzione a tutti i costi, e una maggiore cura e manutenzione dei nostri tratti autostradali garantirebbe risultati migliori e risparmierebbe molte più vite.

Fonte articolo: Automoto

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🔴 Roma sarà Città Stato! Un sottosegretario ad hoc per darle i poteri di una super regione europea. Per Milano invece AUTONOMIA ZERO

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Non basta lo status di “Roma Capitale” con numerosi vantaggi concessi alla capitale. Non bastano le leggi salva debiti ad hoc per Roma. Ora c’è un nuovo piano per mettere tutta la maggioranza al sicuro: Conte, Pd e M5S. Come esiste un ministro per il Sud, ma non per il Nord, si studia la figura di un nuovo sottosegretario ad hoc per Roma a cui spetterebbe di dare alla capitale poteri e risorse di una Regione come Madrid e Berlino. Quello che noi chiediamo da tempo per Milano ricevendo solo opposizione dai vertici nazionali, regionali e perfino dal sindaco. La notizia esce sulla prima pagina del Messaggero del 27 agosto. 

Leggi anche: 🔴 Il Governo non ha presentato la CANDIDATURA di Milano come sede del Tribunale dei Brevetti. “Disinteresse grave per Milano e per il Nord”

🔴 Roma sarà Città Stato! Un sottosegretario ad hoc per darle i poteri di una super regione europea. Per Milano invece AUTONOMIA ZERO

Fonte: “Il Messaggero” – Il Piano del governo: un sottosegretario con poteri su Roma

# I dilemmi della sinistra sul destino di Roma

Come scrive Il Messaggero del 27 agosto, la sinistra “sta cercando in Conte un aiuto per la battaglia Capitale. E potrebbe trovarlo nel premier diventato ormai un fedele compagno di strada dei dem, assai più modello Nazareno che Casaleggio Associati.  A Palazzo Chigi si sta immaginando infatti un percorso che consenta al Pd, e ai grillini, di non perdere Roma facendo vincere la destra.”.

# Il piano di Conte e alcuni ministri di rilievo del PD e del M5S: rafforzare i poteri di Roma Capitale

Il piano che si sta iniziando a preparare dalle parti di Conte, continua il quotidiano romano, sarebbe “condiviso da alcuni ministri di peso sia PD che M5S, per arginare l’avanzata degli odiatissimi avversari guidati forse da un candidato civico e trasversale dovrebbe scattare dopo il voto regionale del 20 e 21 settembre. E se dovesse andare male quella tornata elettorale per il PD, mentre la disfatta è arcisicura per i pentastellati, la determinazione del premier e della sua maggioranza per avviare il piano su Roma diventerà ancora più forte”.

Ma qual è il punto centrale del piano? Scrive Il Messaggero che “l’idea è quella di appropriarsi di uno dei cavalli di battaglia storici del centrodestra: insistere sui poteri di Roma Capitale istituendo in vista del voto capitolino del 2021 un sottosegretario ad hoc a Palazzo Chigi. Con il compito di dare a Roma quel che è di Roma, sperando poi di raccogliere nelle urne il frutto di tanto impegno.”

Anche perché “Ormai Conte è diventato un politico smaliziato. La stabilità del suo governo, ma anche della leadership del PD e la residua agibilità politica dei 5 stelle dipendono molto dall’esito del voto sul Campidoglio.”

# Un sottosegretario per Roma: per darle i poteri di una super regione

Le funzioni del sottosegretario sarebbero queste: “Istituire un sottosegretario tutto dedicato a questa città, una sorta di commissario-ombra che cominci a lavorare per il futuro di Roma (e si tratterebbe di un commissariamento della Raggi di cui lei però se ne capisce la convenienza potrebbe giovarsi), potrebbe togliere le castagne dal fuoco a tutti. Al nuovo sottosegretario – e non serve neppure il rimpasto per creare questa figura che sarebbe a stretto contatto con il premier – spetterebbe di riattivare la legge Berlusconi del 2009 su Roma Capitale. Quella che fu giustamente lanciata in pompa magna: e come dimenticare l’allora presidente Napolitano che si recò in aula Giulio Cesare quando questa da consiglio comunale diventò Assemblea Capitolina e pareva che l’urbe dovesse avere in prospettiva i poteri di una super-Regione come accade a Madrid e Berlino.”

# Roma “l’unica città italiana che ha il respiro e la storia per parlare all’Europa e al mondo”

Per Il Messaggero Roma è “l’unica città italiana che secondo Cavour non può vantare solo “memorie municipalistiche” ma ha il respiro e la storia per parlare all’Europa e al mondo – è finita per diventare, nelle logiche sballate della politica, come un qualsiasi altro comune.”

# Discontinuità per “contrastare le altre metropoli internazionali”

Conclude il giornale romano scrivendo che “A maggior ragione nell’epoca della ricostruzione post-pandemia una Roma che abbia nel governo un sostegno forte, per combattere la guerra economica, commerciale, turistica, culturale, con le altre metropoli internazionali tutte bisognose di risalire la china, può rappresentare una discontinuità rilevantissima. Sempre che si faccia sul serio. E che la nuova figura di sottosegretario a cui si sta pensando non serva soltanto a innaffiare l’orticello dei suoi dante causa e sia capace di ragionare e dialogare con tutti, di comporre gli interessi generali e di sintetizzarli ad alto livello. Significa sperare troppo? Quel che è certo è che Roma più la miopia e il piccolo cabotaggio.”

Fonte: Il Messaggero

# E Milano? Confermata: autonomia zero e un ruolo sempre più da periferia

La scelta del governo di rilanciare per Roma con un progetto che in realtà era nato proprio per Milano, di cui questo sito fa da portavoce, non sorprende. Si aggiunge alla decisione del Governo di non candidare Milano a sede del Tribunale Europeo dei Brevetti e a concentrare il Recovery Fund nelle regioni del mezzogiorno. Perfino il Presidente della Repubblica ha rigettato l’idea che una città come Milano potesse avere più poteri delle altre, cosa che invece accade e accadrà ancor di più per Roma, con addirittura un sottosegretario ad hoc. 

Ormai per motivi elettorali e anche di appartenenza geografica, è l’Italia da Roma in giù su cui punta totalmente il governo. E Milano? Si attacchi al tram. Almeno quello nessun governo ce lo potrà togliere (anche se mai dire mai). 

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APERTURA SCUOLE. Primi dati dall’Inghilterra: ZERO STUDENTI RICOVERATI dalla riapertura a giugno

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Credits: telegraph.co.uk - Nuovi casi di contagi e epidemia a scuola in Giugno

I risultati successivi alla riapertura delle scuole nel Regno Unito nell’indagine della Public Health England, come riportato dal Telegraph, testimoniano come il ritorno in classe non ha inciso sulla risalita dei contagi e secondo gli ufficiali medici i bambini non correrebbero rischi, anzi per loro sarebbe peggio non andare a lezione. Ancora non ci sono dati inoltre di contagi in famiglia avvenuti a causa degli studenti. 

APERTURA SCUOLE. Primi dati dall’Inghilterra: ZERO STUDENTI RICOVERATI dalla riapertura a giugno 

Pubblichiamo traduzione integrale articolo di Sara Knaptor per “The Telegraph” – Not a single child was hospitalised with coronavirus after schools reopened in June

# I dati della Public Health England: 1,6 milioni di studenti tornati in classe, 70 positivi e nessun ricovero

La riapertura delle scuole a giugno non ha portato a un singolo bambino ricoverato in ospedale con Covid-19, secondo i nuovi dati della Public Health England. I dati rivelano che, nonostante più di 1,6 milioni di giovani siano tornati all’istruzione, solo 70 bambini sono risultati positivi al virus e nessuno ha avuto bisogno di cure ospedaliere. Al contrario, a 128 membri del personale è stato diagnosticato il virus e la PHE ha affermato che la maggior parte della trasmissione proveniva da adulti. Alle scuole è stato detto di migliorare la loro igiene per prevenire focolai. La ricerca mostra anche che i casi erano molto più probabili in aree che stavano vivendo alti livelli di virus, suggerendo che alti livelli di infezione della comunità erano responsabili delle epidemie.

L’analisi ha anche affermato che potrebbero essere necessarie ulteriori chiusure scolastiche nelle regioni con crescente infezione della comunità, ma questo dovrebbe “essere considerato solo in extremis“.

# Le dichiarazioni del epidemiologo Shamez Ladhani, autore del rapporto per la Public Health England

L’autore del rapporto, il dottor Shamez Ladhani, epidemiologo clinico, Public Health England, ha affermato: “Le infezioni e le epidemie di SARS-Cov2 erano rare nelle strutture educative durante il primo mese dopo l’allentamento del blocco nazionale in Inghilterra. La forte correlazione con l’incidenza regionale di SARS-Cov-2 sottolinea l’importanza di controllare la trasmissione della comunità per proteggere gli ambienti educativi. Ulteriori interventi dovrebbero concentrarsi sulla riduzione della trasmissione all’interno e tra i membri del personale.

# Solo lo 0,01% delle scuole ha avuto un caso o un’epidemia dopo la riapertura a giugno. Sul totale nazionale, dei contagi del periodo, le scuole hanno contribuito solo allo 0,7% dei casi, i bambini allo 0,27%

Il rapporto ha anche mostrato che ci sono stati 30 focolai nelle scuole in cui almeno due persone sono state infettate. In quei casi si sono verificati solo sei casi di alunni che hanno trasmesso l’infezione al personale e solo due di studenti che l’hanno trasmessa tra loro. Molti dei bambini erano asintomatici e dei 30 casi singoli, la maggior parte aveva contratto il virus da contatti familiari. Il rapporto suggerisce che solo lo 0,01% delle scuole ha avuto un caso o un’epidemia a giugno e conclude che le infezioni nelle strutture educative sono rare.

Nello stesso periodo, sono stati registrati 25.470 casi in Inghilterra nel suo complesso, il che significa che le scuole hanno contribuito solo allo 0,7% dei casi e i bambini solo allo 0,27%. Sebbene i membri del personale avessero maggiori probabilità di essere infettati rispetto ai bambini, non erano più probabili della popolazione generale.

# “Le scuole non sono una via comune di trasmissione”

Domenica, i principali ufficiali medici britannici hanno avvertito che, nonostante il coronavirus, i bambini sono più a rischio di danni a lungo termine se non frequentano la scuola che se tornassero in classe. In una dichiarazione congiunta rilasciata prima della riapertura delle scuole il mese prossimo, i consulenti hanno affermato che i bambini hanno un “rischio di morte eccezionalmente basso” a causa del Covid-19.

Hanno detto che “pochissimi, se non nessuno“, i bambini e gli adolescenti sarebbero stati danneggiati a lungo termine dal virus solo frequentando la scuola, mentre c’era la “certezza” del danno dal non ritorno. Il capo e il vice capo degli ufficiali medici hanno detto che le scuole non sono una “via comune di trasmissione” e che gli insegnanti non corrono alcun rischio maggiore di morire rispetto alla popolazione in età lavorativa generale.

# La trasmissione nelle scuole potrebbe avvenire principalmente da personale a personale piuttosto che dagli alunni al personale

Tuttavia, hanno notato che i dati provenienti dal Regno Unito e da studi internazionali suggeriscono che la trasmissione nelle scuole potrebbe avvenire principalmente da personale a personale piuttosto che dagli alunni al personale. “Ciò rafforza la necessità di mantenere le distanze sociali e un buon controllo delle infezioni all’interno e all’esterno delle aule scolastiche, in particolare tra i membri del personale e tra i bambini più grandi e gli adulti“, hanno detto. I consulenti hanno notato che la riapertura delle scuole non è stata solitamente seguita da un aumento della trasmissione di Covid-19, ma potrebbe spingere il tasso di riproduzione, il cosiddetto “tasso R”, al di sopra di uno. Se ciò accadesse richiederebbe “un’azione locale e potrebbe significare scelte sociali” di imporre limitazioni a diverse parti della comunità, hanno aggiunto.

I firmatari della dichiarazione di consenso includevano il professor inglese Chris Whitty, il dottore scozzese Gregor Smith, il dottore gallese Frank Atherton e il dottor Michael McBride dell’Irlanda del Nord.

Articolo originale: The Telegraph

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TRENI sulle autostrade: FERROVIE NORD avrà il 100% della MILANO-SERRAVALLE e delle TANGENZIALI

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Credits: ilsole24ore.it - Milano Serravalle

In dirittura d’arrivo l’operazione che porterà Ferrovie Nord Milano a esercitare un controllo sull’azienda che gestisce l’autostrada A7 per Genova, fino a Serravalle Scrivia, e le tangenziali di Milano. “Nascerà un soggetto che non ha eguali in Italia”. 

TRENI sulle autostrade: FERROVIE NORD avrà il 100% della MILANO-SERRAVALLE e delle TANGENZIALI

Pubblichiamo estratto articolo di Marco Morino de Il sole 24ore ripreso da “Formula Passion” – Ferrovie Nord si prende l’A7 e le tangenziali di Milano

# FNM vicina al 100% di tangenziali milanesi e autostrada A7

Si completa un’operazione senza precedenti per la viabilità italiana con Ferrovie Nord Milano che vuole esercitare un controllo del 100% della Milano-Serravalle, l’azienda che gestisce l’autostrada A7 per Genova, fino a Serravalle Scrivia, e le tangenziali di Milano. L’operazione sarebbe già quasi al traguardo.

L’obiettivo di FNM è salire al 100% del capitale sociale, rilevando anche l’ultima quota (4%) che attualmente fa capo alla Camera di commercio di Milano. Sarebbe il terzo passaggio di pacchetti azionari, dopo l’82,4% in arrivo da Regione Lombardia e il 13,6% appena acquisito per 86 milioni di euro dal gruppo Gavio. Dall’integrazione tra queste due aziende nascerà un soggetto che, al momento, non ha eguali in Italia. Un gruppo che genererà valore anche per gli azionisti, con la capacità potenziale di distribuire 60-70 milioni l’anno di dividendi. Il padre dell’operazione Fnm-Serravalle, che avrà ricadute importanti anche per un’altra grande opera lombarda, l’autostrada Pedemontana (ancora da completare), è Giuseppe Bonomi, manager di lungo corso che in passato è stato tra l’altro anche amministratore delegato della Sea, il gestore di Linate e Malpensa. Bonomi è consigliere di amministrazione di Fnm, la holding del gruppo ferroviario.

Nella sua visione i vantaggi dell’operazione Fnm-Serravalle sono almeno tre.

  1. Il primo è di natura politica, perché crea le condizioni affinché il progetto Pedemontana (infrastruttura da sempre considerata strategica) sia finalmente portato a compimento.
  2. Il secondo vantaggio è di tipo industriale, con un’unione che potrà agevolare la nascita di nuove forme di mobilità, finora mai attuate.
  3. Il terzo vantaggio è di tipo economico, poiché il valore di Fnm, una volta sigillato il closing con Regione Lombardia per il passaggio delle azioni, registrerà un incremento enorme: con l’ingresso di Serravalle nel perimetro del gruppo, secondo i dati 2019, in termini di ricavi Fnm raddoppierà il suo consolidato“.

Fonte articolo: Formula Passion

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MILANO COVID FREE: a Milano dove il pubblico non riesce arrivano gli imprenditori

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Credits: italiastartup.it - Milano Covid Free

L’iniziativa lanciata da un gruppo di imprenditori milanesi, supportato anche da associazioni di categoria e delle realtà che rappresentano il mondo dell’innovazione nazionale, si pone l’obbiettivo di garantire test sierologici e tamponi gratuiti a tutti i dipendenti delle aziende della città prima del rientro in ufficio.

MILANO COVID FREE: a Milano dove il pubblico non riesce arrivano gli imprenditori

Pubblichiamo estratti articolo de “Il Giorno” – Al via Milano Covid Free, da aziende test gratuiti al rientro sul lavoro

# La missione di un gruppo di imprenditori milanesi: offrire test gratuiti ai dipendenti delle aziende in città

La campagna “#MilanoCovidFree” prevede test gratuiti per il coronavirus Sars-CoV-2 al ritorno dei dipendenti sul lavoro, dopo le ferie e il lungo periodo di smart working. A promuovere il progetto è un gruppo di imprenditori milanesi guidato da Nuvolab, società che si occupa di startup, venture acceleration e consulenza per l’innovazione. Missione: garantire con test gratuiti offerti dalle aziende a tutti i propri collaboratori un rientro in sicurezza nel capoluogo lombardo dopo l’estate.

Milano Covid Free, tramite il sito milanocovidfree.org, ha iniziato a pubblicizzare le adesioni sul territorio milanese delle aziende che si impegnano a offrire i test sierologici e/o tamponi naso-faringei ai propri dipendenti. Il sito segnala tutti i centri medici che propongono pacchetti di test per Covid-19 sierologici e/o tamponi per le aziende del territorio. Ad oggi i centri sono: Centro Medico Santagostino, Gruppo Multimedica, Gruppo San Donato, Istituto Auxologico Italiano, Punti RAF – San Raffaele Resnati.  La rete di Milano Covid Free ha anche l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini della metropoli meneghina sui temi di testing e contact tracing, capisaldi del contenimento del virus, promuovendo fra le altre cose l’App Immuni.

# Francesco Inguscio, Ceo di Nuvolab a capo dell’iniziativa “Per sconfiggere il virus, dobbiamo rendere virale la prevenzione: il testing e il contact tracing devono diventare parte di un protocollo di buon senso collettivo”

Sono diverse le associazioni imprenditoriali che hanno aderito all’iniziativa: Confcommercio Milano, Assintel e Italia Startup. Come segnala Francesco Inguscio, CEO di Nuvolab: “per sconfiggere il virus, dobbiamo rendere virale la prevenzione: il testing e il contact tracing da esempi “isolati” di senso civico individuale devono diventare parte di un protocollo di buon senso collettivo“.

Ancora una volta il privato arriva prima del pubblico il quale, come succede spesso a Milano, non ha fatto mancare il supporto, come dichiarato sempre da Francesco Inguscio “un forte sostegno di numerosi soggetti istituzionali a cominciare dallo stesso Comune di Milano“. Cristina Tajani,  l’assessore alle Politiche del lavoro di Palazzo Marino, sottolinea infatti come Milano Covid Free sia “coerente con l’impegno del Comune per promuovere una vigilanza sanitaria attiva in tutti i luoghi di lavoro. Lo stesso Comune, quale principale datore di lavoro della città, ha promosso una campagna di screening sierologici e tamponi per i propri dipendenti, al fine di garantire la sicurezza di tutti

Fonti: Il Giorno, Italia Startup

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A Milano il sogno di MAO: tutti in BICICLETTA. Tutte le ciclabili in costruzione: progetti e conseguenze

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Credits: Repubblica - Ciclabile Navigli

Avevamo trattato l’argomento anche a Maggio, quando la realizzazione in fretta e furia della pista ciclabile sull’asse Corso Venezia-Buenos Aires aveva creato scontenti e continua a creare tuttora problemi. Sindaco Sala e Assessore ai Trasporti Granelli incuranti delle critiche spingono sull’acceleratore per costruire 35 km di ciclabili, anche se in gran parte non in sede protetta. Obiettivo è di rendere la città più a misura d’uomo, per facilitare il cambio di mobilità conseguente alle regole imposte dal distanziamento sociale che hanno ridotto il posto sui mezzi pubblici e per consentire lo spostamento in città anche a chi non usa la macchina e nemmeno i mezzi.

Sembra tutto magnifica, ma come spesso accade per le belle storie della politica c’è un ma. Il ma è che tutto questo accade ai danni di chi per lavoro o altre esigenze è costretto a muoversi in auto. Non solo le carreggiate diventano sempre più strette, spesso ridotte a una sola corsia, ma lo spazio guadagnato dalle ciclabili sottrae posto per i parcheggi. 

In sintesi per tutelare il 6% di utilizzatori di biciclette e monopattini, si rischia di penalizzare il 48% che usa mezzi pubblici e il 46% che usa auto e moto, con la trasformazione dei parcheggi che passano da lisca di pesce a in linea, riducendone drasticamente il numero. Ma ci sono altre piste ciclabili in rampa di lancio, vediamo gli ultimi aggiornamenti. Riusciranno a coronare a Milano il sogno di Mao degli anni settanta: una città in bicicletta? 

Leggi anche: La CICLABILE di PORTA VENEZIA: green dream o incubo metropolitano?

A Milano il sogno di MAO: tutti in BICICLETTA. Tutte le ciclabili in costruzione: progetti e conseguenze

# Il piano di 35 km di piste ciclabili prosegue spedito. Dopo l’asse dello shopping e altri interventi in Porta Nuova, sono partiti i lavori in Viale Monza

Abbiamo già detto della pista ciclabile nell’asse dello shopping milanese, quello che da San Babila arriva a Piazzale Loreto, che ha dovuto essere rivista più volte dopo la sua realizzazione. Nei giorni scorsi sono invece terminati gli interventi di Corso di Porta Nuova con il disegno del percorso ciclabile, sempre senza protezione per i ciclisti, per consentire il transito contromano alle biciclette e monopattini da Piazzale Principessa Clotilde sino all’incrocio con via Montebello, altro intervento abbastanza discutibile, come si può vedere nella foto in basso.

Credits: Urbanfile – Ciclabile Corso di Porta Nuova

A inizio settimana sono partiti i lavori più critici, su Viale Monza, con un progetto stravolto rispetto a quanto previsto inizialmente, come da foto in basso, in cui era previsto una doppia pista ciclabile in mezzo alla strada. Il Ministero delle Infrastrutture ha ritenuto troppo pericoloso realizzare una ciclabile a centro strada e avrebbe dovuto concedere una deroga al Codice della Strada come richiesto dall’Assessore ai trasporti Granelli. Scopriamo quindi il progetto aggiornato.

Credits: Urbanfile – Prima ipotesi ciclabile Viale Monza

# Il nuovo progetto della doppia ciclabile in Viale Monza. I lavori dureranno tutto il mese di settembre 

I cantieri si muoveranno dal confine con Sesto San Giovanni verso il centro e dureranno per tutto settembre, con l’obiettivo di realizzare l’ultimo tratto della prima discussa ciclabile che il Comune ha immaginato per rendere più sostenibile il risveglio della città dal letargo imposto dal Covid. Il tratto di Viale Monza sarà di quattro chilometri, il più lungo dell’intero percorso, ma soprattutto il più delicato. Infatti dopo la bocciatura del progetto originale con la ciclabile al centro strada, ora le bici si muoveranno all’interno di quella che viene chiamata una bike lane sulla destra, al fianco delle auto parcheggiate in linea con il marciapiede.

Inoltre il nuovo disegno segna una piccola rivoluzione soprattutto per il primo tratto di viale Monza, quello tra Loreto e i ponti della ferrovia, con un disservizio anche per il gli utenti della linea 56 che per un pezzo del suo tragitto verrà spostato da via Padova a via Costa, per recuperare altri posteggi, visto i circa 1000 posti auto da recuperare. Nonostante Granelli sottolinei che “questa operazione ci permette, sì, di creare una nuova ciclabile, ma anche di rendere viale Monza una strada più sicura per tutti e a dimensione urbanaquesta rivoluzione ciclabile sarà il colpo finale al traffico congestionato di Via Costa e via Leoncavallo, ma sopratutto danneggerà in termini di tempo anche gli utenti Atm. Secondo il consigliere De Pasquale, l’Assessore ai Trasporti ha scelto di non ascoltare le osservazioni sottoposte dal Municipio 2, che lamentavano la distruzione di un migliaio di soste auto e la pericolosità per i ciclisti di una pista ciclabile accanto alle auto parcheggiate che possono aprire la portiera ogni secondo.

# La critica dell’opposizione a Palazzo Marino. De Chirico (FI): “I parcheggi a pettine su strada, già difficili da trovare di giorno, saranno ridotti del 45%.

A seguito di un’interrogazione, presentata dal consigliere comunale di Milano Alessandro De Chirico (FI) a Granelli, emerge che la scelta di realizzare la ciclabile è il frutto del documento dell’Agenzia Mobilità, Ambiente e Territorio (Amat) perchè l’area interessata dalla pista ciclabile può contare su due parcheggi di interscambio e che è in corso la regolamentazione della sosta su strada con la tracciatura delle strisce blu, gratuite per i residenti, a pagamento per i non residenti per non far mancare i parcheggi necessari ai residenti del quartiere, anche di notte.

La convinzione del consigliere dell’opposizione è che la nuova pista ciclabile provocherà il caos viabilistico: “Il grave errore alla base dello studio Amat è quello di classificare l’asse Zurigo-Berna-Legioni Romane come strada urbana di quartiere. Cosa assolutamente poco veritiera, visto il traffico in entrata e in uscita, soprattutto negli orari di punta. È inconcepibile che per far utilizzare i parcheggi d’interscambio, con la scusa del Covid, si stravolga l’arteria stradale principale d’ingresso a Milano per chi proviene dall’Ovest. I parcheggi a pettine su strada, già difficili da trovare di giorno, saranno ridotti del 45%. Le strisce blu gratis per residenti? Senza controlli saranno utilizzate da chiunque“.

Fonti: MilanoPost, Repubblica, Il Giorno

# Pista ciclabile in Corso Sempione: lavori a inizio 2021 e perdita prevista del 34% dei posti auto

Il progetto di riqualificazione di Corso Sempione prevede la realizzazione di un pista ciclabile per senso di marcia, la protezione del parterre alberato e la cancellazione del 34% dei posti auto, solo quelli dei residenti verranno leggermente aumentati anche se dislocati in via limitrofe. Verrà quindi istituita la sosta lungo il viale centrale in linea sui lati per entrambi i sensi di marcia riducendo così notevolmente così lo spazio di scorrimento con conseguenze inevitabile sulla congestione dovuta al traffico. 

La logica è quindi realizzare piste ciclabili e eliminare parcheggi senza prevedere compensazioni. C’è da chiedersi perché non sarebbe stato opportuno rispolverare, magari rivisitato, il progetto di Alvaro Siza che avrebbe trasformato Corso Sempione in un boulevard pedonale e alberato grazie alla costruzione di parcheggio sotterraneo che avrebbe consentito di risolvere più di problema: la disponibilità di parcheggi, il traffico, l’inquinamento e la possibilità di transitare in sicurezza per pedoni e ciclisti.

Leggi anche: Corso Sempione, gli Champs-Elysées di Milano: in futuro sarà così?

# Il cantiere infinito della ciclabile Amendola-Monte Rosa-Buonarroti

Il cantiere della pista ciclabile nel quadrante ovest della città sembra avvicinarsi al traguardo, con i lavori partiti nel 2017 che hanno tenuto i residenti sul piede di guerra per  e spazi rimasti off limits in attesa che ripartissero le ruspe, a causa di continui stop al progetto. Le cause sono da ascrivere prima a un progetto non proprio perfetto, poi a imprese inadempienti e infine al lockdown. 

Tutto questi problemi ha provocato numerose lamentele. Francesca Pivato: “I lavori sono andati a rilento. Il lato di piazza Buonarroti è rimasto chiuso per molto tempo, con la conseguenza che nell’area si è accumulata sporcizia e siamo arrivati ad avere anche i topi. La nostra piazza è stata snaturata, un peccato in un luogo che ospita pure la prestigiosa casa di riposo Giuseppe Verdi. Le carreggiate, poi, sono state ristrette e sono stati tolti numerosi parcheggi». Enrico Minelli aggiunge che “è imbarazzante vedere da tanto tempo la piazza sottosopra. Mi preoccupo anche per le barriere architettoniche, per il fatto che la ciclabile non sarà utilizzata da molte categorie di cittadini e perché sono stati tolti troppi parcheggi. Temo anche traffico e ingorghi“. Anche in questo caso pare che i progetti non siano stati condivisi con il Municipio di riferimento e, come per le altre situazioni in città,  sono stati sacrificati numerosi posti auto a danno di chi non ha altro mezzo per muoversi.

Fonte: Il Giorno

# Al via i lavori per la ciclabile sulla Cerchia dei Navigli: raddoppio della ciclabile esistente, senza protezione, e le auto costrette a percorrere strade alternative

Credits: Repubblica – Ciclabile Navigli

Al via anche i lavori per la realizzazione della pista ciclabile di 2,6 chilometri lungo la Cerchia dei Navigli, ovvero sul percorso che parte da via Francesco Sforza all’altezza via San Barnaba, per proseguire su via Visconti di Modrone, via San Damiano, via Senato e via Pontaccio fino all’incrocio con via Mercato e corso Garibaldi. Il progetto prevede un dimezzamento di fatto della carreggiata per le auto, perché verrà eliminato il cordolo della corsia preferenziale così da allargarla di un metro e inserirvi la corsia ciclabile in senso orario, in sola segnaletica, quindi sempre senza protezione per i ciclisti, in aggiunta a quella esistente che percorre la cerchia interna in senso antiorario. Se in questo caso non si perderanno posti auto, il rischio congestione e incremento dell’inquinamento è probabile, visto che le auto che prima transitavano anche nell’altro senso dovranno trovare strade alternative, così come ancora una volta si mette in serio pericolo la vita di chi utilizzerà biciclette e monopattini. Al momento si partirà con i lavori nel tratto nord, non interessato ai cantieri della M4.

La dichiarazione dell’Assessore ai trasporti Marco Granelli a margine della partenza dei lavori: “Abbiamo visto che la ciclabile lungo corso Venezia e corso Buenos Aires è percorsa ogni giorno da una media di 7.000 ciclisti e solo il 55% dei veicoli transitanti sono auto. Siamo soddisfatti del risultato. Questo è uno sprone a proseguire nella direzione presa sia con il Piano per la mobilità sostenibile sia con il progetto Strade Aperte varato per l’emergenza Coronavirus. Siamo certi che rendere percorribile nei due sensi di marcia la Cerchia dei Navigli darà un ulteriore impulso alla mobilità sostenibile. La rete di ciclabilità a Milano si espande e risponde a una sempre più diffusa domanda di trasporto agile, leggero e integrato al trasporto pubblico.”

Fonte: La Repubblica

Nelle dichiarazioni e negli obbiettivi, di Assessore e Giunta, riguardo la trasformazione della mobilità di Milano, non viene fatto alcun accenno ai benefici che avranno coloro che utilizzeranno un mezzo a 4 ruote, come se fosse un utenza inesistente per l’amministrazione. Fatto forse più grave, però, è che vengano messi in pericolo gli stessi utenti, ovvero ciclisti e utilizzatori di monopattini, che si cerca di favorire con questi progetti. Secondo molti, non solo dell’opposizione, sembra che Comune abbia imbracciato questa strategia per fini esclusivamente ideologici, invece di valutare le reali necessità e i bisogni dei suoi cittadini. Riuscirà il Comune a riprendere la rivoluzione della mobilità che Mao Tse Tung negli anni settanta non era riuscito a portare a compimento?

FABIO MARCOMIN

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Cala il rischio di RICOVERO per il Covid: in aprile finivano in OSPEDALE quasi il 40% dei positivi, ad agosto solo 3 su cento

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I decessi imputabili all’infezione da Covid-19 sono stabilmente a singola cifra ormai da settimane e i ricoveri sono sostanzialmente stabili, mentre sono in crescita i positivi anche se asintomatici o tali da non richiedere un ricovero. Pubblichiamo questa elaborazione basata sui dati ufficiali che mostra un dato evidente: se ad aprile quasi il 40% dei positivi al Covid finivano in ospedale, ora sono solo il 3%

Cala il rischio di RICOVERO per il Covid: in aprile finivano in OSPEDALE quasi il 40% dei positivi, ad agosto solo 3 su cento

# Meno di 3 positivi su 100 vengono ricoverati

Se l’inversione di tendenza dei “TAP” ovvero il “totale degli attualmente positivi”, sia in Italia che in Lombardia, è in calo costante da fine Aprile, il dato più interessante in realtà un altro: la percentuale dei ricoverati totali sul “totale degli attualmente positivi”. Si tratta in poche parole degli Attualmente Positivi che vengono ricoverati in ospedale.

Come è visibile dal grafico se alla data del 16 aprile il 37,44% dei positivi era ricoverato, oggi è solamente il 2,88%, un dato sostanzialmente stabile in tutto il mese di agosto. 
Questo sta a significare che tendenzialmente le persone che risultano infettate da Covid-19, a seguito di controllo da tampone, o non presentano alcun sintomi o hanno una condizione di salute da tale da non dover aver bisogno di recarsi in ospedale.

# La stessa tendenza nazionale è riscontrabile anche in Lombardia

In Lombardia la situazione non cambia rispetto al dato nazionale, dove i ricoverati sono stabili da fine giugno e rimangono solo 15 persone in terapia intensive e 158 con semplice ricovero, mentre ogni giorno crescono a centinaia i guariti.

# Cala anche il tasso di letalità totale: dal 17% al 7% (2% il nazionale)

Se si prende il tasso di letalità degli ultimi 60 giorni, che riflette la percentuale di decessi in proporzione ai positivi, si è passati dal 17% della fase acuta al 7%, quello nazionale addirittura al 2%. 

Leggi anche: Covid: se si prendono i dati degli ultimi mesi i tassi di MORTALITÀ e LETALITÀ in Italia sono CROLLATI

Fonte: Andrea Montanari

FABIO MARCOMIN

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A Milano arrivano i concerti di MUSICA CLASSICA a LUME DI CANDELA

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Credits: milanosegreta.co - Concerti di musica classica a lume di candela

Un’esperienza da provare almeno una volta nella vita: rivivere la musica classica in un’atmosfera fuori dal tempo, circondati da lumi di candela. Si potrà fare a Milano. 

A Milano arrivano i concerti di MUSICA CLASSICA a LUME DI CANDELA

# Dopo Parigi, Barcellona e New York anche a Milano i Candlelight

A febbraio 2021 si potrà vivere la musica classica sotto una nuova luce, grazie ai Candlelight: concerti esperienziali in alcuni dei luoghi più magici di Milano. Sarà l’occasione per rivivere i capolavori della musica classica  in un’atmosfera intima avvolti dalla luce dei lumi di candela. Dopo Parigi, Barcellona e New York anche i milanesi potranno godere di questo insolito spettacolo.

# Vivaldi, Beethoven, Mozart e Chopin i primi compositori in programma

Ad aprire la “prima stagione” di Candlelight a Milano saranno: Le quattro stagioni di Vivaldi, le migliori opere di Beethoven, il Requiem di Mozart e le migliori opere di Chopin, tutte eseguite da talentuosi musicisti. Tante candele illumineranno ogni angolo della stanza creando un’atmosfera unica.

# Il 15 febbraio 2021 la prima data

I concerti a lume di candela a Milano presenteranno una raccolta di musica classica, con due spettacoli nella stessa sera, da 60 a 65 minuti. 30 minuti prima dell’inizio di ogni esibizione si apriranno le porte per gli spettatori. Non ci resta che attendere il 15 febbraio 2021.

Fonte: Secret Milano

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Anche il TRENTINO dice NO al GOVERNO: niente MASCHERINE in classe

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credit: www.giornaletrentino.it/

Mascherine in aula? La decisione del governo sta degenerando in uno scontro istituzionale. Ha iniziato il Veneto dichiarando che nelle loro scuole non si sarebbe obbligati i ragazzi a tenere la mascherina al banco. Leggi: il Veneto dice no al Governo: la mascherine in classe sono una tortura.

Poi le polemiche dopo la notizia sull’affidamento della produzione di 27 milioni di mascherine a FCA da parte del Commissario Arcuri, che solleva interrogativi sul conflitto di interessi di un’azienda che possiere alcuni dei più importanti giornali e radio italiani. Ora arriva anche la fronda trentina che segue la scia del veneto. Dalle altre regioni per ora silenzio compreso quello un po’ imbarazzato della Lombardia.

Leggi anche: FCA produrrà 27 milioni di mascherine al giorno: dal conflitto di interessi al rischio di disastro ambientale

Anche il TRENTINO dice NO al GOVERNO: niente MASCHERINE in aula

Pubblichiamo estratti articolo di “Trentino” – Trento dice no a Roma: in provincia niente mascherine in classe

# Il Presidente della Provincia Fugatti: “Riteniamo che, con questi dati, non ci sia bisogno delle mascherine durante le lezioni”

Non è il primo caso di scontro tra la provincia autonoma della Regione Trentino Alto Adige e il Governo: in questa occasione il tema di divergenza di vedute riguarda l’utilizzo della mascherine nelle aule scolastiche durante le lezioni. Il presidente della Provincia Maurizio Fugatti è intervenuto giovedì 20 agosto per spiegare che al momento non intende raccogliere l’indicazione venuta dal Comitato tecnico scientifico nazionale: “Noi lavoriamo perché gli studenti non abbiamo bisogno della mascherina in classe. È già stato fatto un grande lavoro sul distanziamento e riteniamo che, con questi dati, non ci sia bisogno delle mascherine durante le lezioni. Poi vedremo l’evolversi della situazione“.

# Il responsabile del servizio prevenzione dell’Azienda Sanitaria Trentina 

Le linee guida sono state tracciate e non c’è alcuna intenzione di tornare indietro da parte del responsabile sanitario della provincia di Trento, supportato dal fatto di non avere avuto pareri contrari e che il parere del CTS non sia stato ancora accolto dall’esecutivo. Il responsabile del servizio prevenzione dell’Azienda sanitaria, Antonio Ferro, spiega: “Siamo in contatto con continuo con il Dipartimento Istruzione e c’è stato un fattivo confronto con i sindacati che ha portato all’adozione delle linee guida. Al momento, con questi dati, le indicazioni restano quelle. Anche da Roma non sono arrivate indicazioni contrarie e il parere del Comitato tecnico scientifico non è stato recepito dal governo“.

Fonte articolo: Giornale Trentino

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RECORD: a Milano +290% di STANZE VUOTE senza fuorisede. E nelle università lezioni a distanza fino a gennaio

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Credits: expedia.it - Università Cattolica

Si parla tanto di scuola ma la situazione per le università è perfino peggiore. Si andrà avanti con le lezioni a distanza almeno fino a gennaio. E per gli atenei milanesi questa è una mazzata: crollo dei fuorisede e delle iscrizioni dall’estero. La capitale universitaria italiana vede nebbia nel suo futuro. 

RECORD: a Milano +290% di STANZE VUOTE senza fuorisede. E nelle università lezioni a distanza fino a gennaio

Pubblichiamo estratti articolo di Daniela Solito per “La Repubblica” – Coronavirus, il fuorisede resta a casa: a Milano record di stanze vuote

# +149% nel resto d’Italia, a Milano è record con +290% di stanze libere

Negli ultimi anni era quasi impossibile trovare una stanza libera a Milano per studenti fuorisede e lavoratori, ma ora a causa dell’emergenza Coronavirus è cresciuta la disponibilità di questi spazi con un picco che arriva al +290%. Questo quadro è il risultato di uno studio effettuato da Immobiliare.It, secondo cui il Covid-19 ha avuto come effetto collaterale quello di svuotare, da Nord a Sud, le stanze affittate agli studenti e ai lavoratori fuorisede. Da una stima a livello italiano è emerso che la disponibilità di camere rispetto al 2019 segna un +149%. Milano è la città record per quanto riguarda la disponibilità: +290% su base annuale, seguita da Bologna con +270%, Padova con +180%, Firenze con +175%, Torino a +108%), poi Roma a +130% e Napoli a +100%.

L’amministratore delegato di Immobiliare.it Carlo Giordano ha commentato questo risultato: “Didattica a distanza, smart working e south working hanno fatto registrare quest’anno un boom dell’offerta di stanze e posti letto che in alcuni casi, come a Milano, risulta quasi quadruplicata rispetto al 2019. Studenti e lavoratori che sceglievano soluzioni abitative transitorie, come quelle di una stanza singola o di un posto letto in una doppia, hanno preferito in molti casi abbandonare momentaneamente le città“.

# Una decisa frenata anche sul caro prezzi degli affitti. Milano rimane sempre la più cara

La diretta conseguenza dell’aumento dell’offerta di spazi nel 2020, rispetto al 2019, si riflette anche sulla mancata impennata sui costi di questa tipologia di affitti, fermi a livello nazionale. Se si osservano i dati delle singole città, a Bologna e Palermo i prezzi per una stanza singola hanno registrato un calo del 9% in meno rispetto al 2019. Anche a Milano, nonostante rimanga la città più cara in cui vivere da fuorisede, i prezzi delle singole sono rimasti stabili rispetto al 2019 a 565 euro al mese e quelli dei posti letto in una camera doppia hanno subito un ribasso del 7%, a 345 euro. Segue Roma, la seconda città più cara d’Italia, dove servono mediamente 438 euro per una singola e 287 euro per un posto in doppia, poi Bologna e Firenze con 400 richiesti per l’affitto di una singola.

Fonte articolo: La Repubblica

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RINFORZIAMOCI in modo NATURALE: 7 ALIMENTI per combattere i VIRUS e potenziare il sistema IMMUNITARIO

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Intervento della Dottoressa Debora Cantarutti, nutrizionista, esperta di Ciboterapia (effetti del cibo sull’organismo) e di Nutrigenomica, advisor scientifico di MadebyMilan, founder di Bon, Leggi anche: Corriere della SeraCibobuonochefabeneGSA. Seguila su Intsagram: La_ciboterapia

Al momento non esiste un vaccino né una terapia specifica per curare o prevenire il Covid. In attesa di soluzioni in campo medico, quello che possiamo fare è cercare di usare i metodi conosciuti che possono servire a rinforzare le nostre difese immunitarie, utili non solo nei confronti del COVID19 ma anche di altri agenti virali. 

Prima di tutto bisogna ricordare che i virus sfruttano le nostre cellule per replicarsi e come tali, sono difficili da prendere di mira con un trattamento specifico. La principale arma di difesa che abbiamo contro di loro è il nostro sistema immunitario. A differenza delle infezioni batteriche, che possono trattate con gli antibiotici, le infezioni virali (incluso il coronavirus) sono disturbi che il nostro corpo deve combattere da solo.

Questo aspetto può destare preoccupazione ma ci sono diverse cose che possiamo fare per rafforzare il nostro sistema immunitario in modo naturale, dando al nostro corpo il migliore supporto nella prevenzione e nella ripresa da un’infezione virale. Questo significa che più è forte la nostra risposta immunitaria, più lievi potranno essere i sintomi e i disturbi correlati.
Prima di trattare 7 alimenti che hanno dimostrato possedere proprietà di potenziamento immunitario, i cui effetti sono stati dimostrati scientificamente, ci sono 3 fattori altrettanto importanti che talvolta vengono ignorati: qualità del sonno, esercizio fisico regolare e stato d’idratazione dell’organismo. Ovviamente la dieta deve essere quanto più varia possibile, privilegiando la ricchezza di frutta e verdura a disposizione in questo periodo dell’anno.

In linea generale vanno evitate il più possibile bevande zuccherate e l’aggiunta di zucchero a cibi e bevande. Lo zucchero può favorire l’infiammazione nel nostro organismo, secondo uno studio condotto su animali (1), quando il sistema immunitario (e ricordiamo che l’infiammazione coinvolge sempre anche il sistema immunitario) è impegnato nella gestione dell’infiammazione, potrebbe essere più debole nel combattere agenti patogeni e virus.
Assicurasi un’adeguata idratazione. Bere con regolarità durante il giorno ha importanti effetti positivi sul metabolismo, sull’attenzione, sui livelli di energia e naturalmente anche sulla risposta immunitaria (2).
Infine un adeguato riposo permette a tutto l’organismo di potersi rigenerare e soprattutto garantisce un’adeguata sintesi della melatonina prodotta mentre dormiamo. La melatonina è un ormone di segnalazione multifunzionale sintetizzato e secreto principalmente dalla ghiandola pineale nel nostro cervello. Ha una potente attività di eliminazione dei radicali liberi, stimola l’attivazione di vari enzimi antiossidanti, promuove la riduzione dell’infiammazione e rinforza efficacemente il sistema immunitario (3).

RINFORZIAMOCI in modo NATURALE: 7 ALIMENTI per combattere i VIRUS e potenziare il sistema IMMUNITARIO

#1 Pesci ricchi di Omega 3

E’ raccomandabile consumare pesce azzurro come sardine, sgombro, alici ma anche polpo perché ricchi di omega 3.

E’ stato ampiamente dimostrato come gli acidi grassi omega 3 possano aiutare a migliorare il funzionamento delle cellule immunitarie. Non solo, un particolare acido grasso omega 3 a lunga catena, definito DHA, è in grado di aumentare l’attività dei globuli bianchi, rafforzando ulteriormente l’immunità. Ciò è supportato da uno studio (4) che suggerisce che questo effetto potrebbe non solo essere significativo, ma anche verificarsi abbastanza rapidamente – entro una settimana, secondo quanto hanno riportato i ricercatori.

#2 Proteine sane

credit: inpuntadiforchetta.it

Le cellule del nostro sistema immunitario sono costituite da proteine. Senza un’adeguato apporto di proteine, animali o vegetali, non garantiamo il materiale con cui il nostro organismo può produrre gli elementi corpuscolati del sistema immunitario. Alcune tipologie di proteine sono anche ottime fonti di zinco, un sale minerale abbondante in ostriche, pollame, frutti di mare, manzo e agnello, noci, semi di sesamo, semi di zucca. In effetti, alcuni tipi di cellule immunitarie, compresi i globuli bianchi, non possono funzionare senza zinco (5).

#3 Cioccolato fondente

Numerose vitamine e sali minerali giocano un ruolo essenziale per la funzione immunitaria ma pochi conoscono l’importanza del magnesio. Alcune ricerche hanno evidenziato, ad esempio, che il magnesio aiuta i linfociti a legarsi agli invasori in modo che possano essere rimossi dal corpo e aiuta a prevenire la compromissione degli anticorpi (6). I cibi che apportano abbondanti quantità di magnesio sono numerosi, dai semi di zucca e spinaci all’avocado, al riso integrale solo per citarne alcuni. Ma il più sorprendente sembra essere il cioccolato fondente che nella versione con una percentuale di cacao superiore al 70% apporta circa 65 mg di magnesio in 30 grammi circa (2 quadratini), che significa circa il 15% della quantità di magnesio giornaliera raccomandata.

#4 Verdure a foglia

credit: primochef.it

Anche le verdure estive possono garantirci un’adeguata quota di vitamina C. La vitamina C è importante perché può aiutare a proteggere il nostro organismo dallo stress ossidativo e questo aiuta a sostenere la funzione immunitaria. Come tipo di antiossidante, la vitamina C è uno scavenger di radicali liberi e migliora l’immunità supportando la funzione cellulare, tra gli altri vantaggi (7). Oltre agli agrumi, troviamo vitamina C anche nei mirtilli, pomodori, cavolo cappuccio bianco e viola, verdure a foglia verde, peperoni. Per aiutare a trattenere la vitamina C nel cibo, meglio consumarlo crudo quando possibile.

#5 Noci e semi

credit: greenme.it

Per uno spuntino che soddisfa il palato e che è anche di grande aiuto per il sistema immunitario, è consigliabile mangiare una manciata di noci o semi. Non solo hanno magnesio, ma sono anche ricchi di vitamina E, un antiossidante che ha dimostrato di migliorare la capacità del corpo di combattere batteri e virus. Ad esempio, una sola noce del Brasile racchiude più del 100% del fabbisogno giornaliero di selenio, un minerale che può rafforzare il sistema immunitario.

#6 Aglio e cipolla

L’’aglio è ricco di composti di zolfo, quando viene schiacciato o sminuzzato, viene liberata  allicina, molecola il cui ruolo antivirale e antibatterico è stato ampiamente confermato in numerose ricerche (8)

Le cipolle in particolare quelle rosse sono ricche di una sostanza definita quercetina, che può aiutare a regolare la risposta all’istamina e presenta numerose proprietà antivirali (9).

#7 Zenzero

È stato a lungo utilizzato nella medicina tradizionale per curare raffreddori e influenza e studi moderni dimostrano che ha benefici antivirali misurabili. In uno studio, lo zenzero fresco ha protetto contro HRSV (virus respiratorio sinciziale umano, una delle principali cause di infezioni del tratto respiratorio inferiore), bloccando la capacità del virus di attaccarsi alle cellule e stimolando il rilascio di composti che aiutano a contrastare le infezioni virali (10). 

DEBORA CANTARUTTI (segui su Instagram: la_ciboterapia)

NOTE:
(1)https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/21677052/

(2) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2908954/

(3) https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/27500468/

(4) https://academic.oup.com/jn/article/141/5/964/4600360

(5)https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0003986116300741

(6) https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/3075245/

(7) https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29099763/

(8)https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4103721/

(9)https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4728566/

(10) https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/23123794/

 

 

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FCA produrrà 27 milioni di mascherine al giorno: dal conflitto di interessi al rischio di disastro ambientale

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Credits: oceanasian.org - Mascherine recuperate in mare

Verschlimbessern. Significa in tedesco “peggiorare le cose nel tentativo di migliorarle”. Noi abbiamo l’espressione “la toppa è peggio del buco”, ma non rende l’idea. L’idea è proprio quella di affrontare un problema e prodigarsi di sforzi eccessivi e così sbagliati che alla fine i danni sono ancora maggiori. Una parola così servirebbe al vocabolario italiano, soprattutto in tempo di emergenza Covid. Un esempio è quello che si sta compiendo con le mascherine nelle scuole.

FCA produrrà 27 milioni di mascherine al giorno: dal conflitto di interessi al rischio di disastro ambientale

La notizia era stata accolta quasi con entusiasmo da gran parte dei cittadini italiani. Quando il commissario Arcuri ha dichiarato che per garantire un ritorno in classe in sicurezza avrebbe distribuito nelle scuole 13 milioni di mascherine usa e getta ogni giorno. Pagate dallo Stato, cioè dai contribuenti avrebbe dovuto precisare come fanno ad esempio nel nord Europa. Da loro non sono i soldi dello Stato ma sono i soldi dei contribuenti, ma questa è tutta un’altra storia. Torniamo ad Arcuri.

Mascherine e banchi rotanti per un ritorno in sicurezza. Anche se…

13 milioni di mascherine al giorno per garantire il ritorno in sicurezza. E siccome la sicurezza non è mai abbastanza ci sono anche i banchi rotanti. Altri 3 miliardi di soldi dello Stato, cioè dei contribuenti, cioè nostri. Però in fondo, la sicurezza non ha prezzo, o no?
Però ancora non basta. Mascherine e banchi paiono non essere sufficienti perchè in caso di contagi ci sarà la quarantena per tutta la classe, forse per l’intera scuola. C’è chi si chiede ma, scusate, i banchi rotanti e le mascherine non sono fatti apposta per evitare i contagi? E se si mette in quarantena una intera classe se c’è un contagiato, allora a che servono banchi e mascherine? Ma sono domande da “negazionista”, quindi lasciamo perdere, la sicurezza prima di tutto.

Dalle auto alle mascherine

Però c’è un’altra domanda: chi produrrà i banchi? E chi le mascherine? I banchi sono coperti da segreto militare ma sulle mascherine si è iniziata a fare luce. Come hanno titolato alcuni giornali e siti, la produzione dei 13 milioni di mascherine al giorno verrà garantita dalla FCA, cioè dalla Fiat. Dalla Fiat? Quella delle automobili? Sì, avete capito bene. Perchè la Fiat non è solo automobili.

Il Tempo, 24 agosto

L’azionista di rilevanza del gruppo FCA è la Exor, holding della famiglia Agnelli che direttamente o attraverso altra partecipate possiede anche GEDI, gruppo editoriale di cui fanno parte giornali come Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, 13 testate locali, L’Espresso e altri periodici. Fanno parte del gruppo anche tre radio nazionali (Radio DeeJay, Radio Capital e M2o) e tramite la holding possiedono il 43% del settimanale Economist. Capite che significa?

Il business delle mascherine per il nuovo leader di mercato

Per capirlo proviamo a fare due conti del business delle mascherine per il gruppo FCA. Produrre 27 milioni di mascherine al giorno (di cui almeno metà garantite dallo Stato con i soldi dei contribuenti) significa, calcolando 50 centesimi a mascherina, un giro d’affari di 13 milioni e mezzo di euro al giorno. Cioé circa 400 milioni al mese e quasi 5 miliardi all’anno. Si tratta di un giro d’affari pari a circa il 70% del reddito operativo attuale dell’intero gruppo FCA. Un business considerevole, anche perchè la garanzia della copertura degli ordini da parte dello Stato azzera di fatto il rischio imprenditoriale.
Quindi ricapitolando: il governo affida la produzione di mascherine obbligatorie per le scuole a una società che possiede i principali organi di informazione nazionali. Questa decisione comporta tre conseguenze possibili, di cui una certa dal sapore di beffa.

Prima conseguenza: il conflitto di interessi per chi fa informazione

Prima conseguenza: il conflitto di interessi.
La società che produce più della metà del fabbisogno nazionale di mascherine possiede alcuni dei principali mezzi di comunicazione, generando da questo business una consistente fetta dei suoi guadagni, per un giro di affari che rischia di sfiorare i 5 miliardi di euro. Come tratteranno questo argomento gli organi di informazione del gruppo? Quando parleranno di mascherine c’è da aspettarsi che rimarranno neutrali trattando del prodotto del loro proprietario? E non c’è possibilità che questa commistione di interessi possa anche influenzare i toni di tutte le notizie sulla questione Covid? Ossia, non ci può essere un incentivo di 5 miliardi di euro ad alimentare notizie allarmistiche sul Covid che possano indurre all’acquisto se non all’obbligatorietà dell’uso delle mascherine?

Non sarebbe più corretto inserire in ogni articolo sull’emergenza Covid la dicitura “questo giornale fa parte del primo gruppo produttore di mascherine in Italia”? Per capire il conflitto di interessi basterebbe immaginare se invece delle mascherine si parlasse di automobili Fiat: capite che in quel caso il conflitto di interessi sarebbe evidente visto che sarebbe difficile immaginare giornali del gruppo parlare male di automobili dello stesso gruppo? Tra l’altro l’unico punto in comune è che si tratta di due prodotti inquinanti. E arriviamo alla seconda conseguenza.

Seconda conseguenza: il disastro ambientale

Credits: oceanasian.org – Mascherine recuperate in mare

Seconda conseguenza: il disastro ambientale.
Italiani, popolo di incivili“. Scommettiamo che questo sarà il mantra della prossima estate quando saremo sommersi dal pattume di mascherine? Mascherine nel mare, mascherine nei fiumi, sui prati, ovunque. Che incivili che siamo. Ma anche in questo caso, chi sono i veri incivili? Per capirlo anche in questo caso facciamo due conti.

Ogni giorno verranno distribuite nelle scuole 13 milioni di mascherine usa e getta. 13 milioni. Poniamo che una cifra irrisoria, appena l’1% vada buttato in giro, per diverse ragioni, per bambini che le perdono in strada, per errati smaltimenti nelle scuole, per rottura o, perchè no, per comportamenti incivili dell’1% dei nostri ragazzi. 1% di 13 milioni significa 130 mila. Ogni giorno se appena l’1% dei nostri ragazzi si comportasse in modo incivile si avrebbero 130mila mascherine che inquinano l’ambiente. Significa 1,3 milioni al mese. Più di 15 milioni in un anno di mascherine in giro per il nostro povero Paese. Ma ancora non basta. FCA produrrà 27 milioni di pezzi per il mercato interno. Se anche qui applichiamo l’1% di tasso di inciviltà sarebbero 270 mila mascherine che inquinano ogni giorno. E stiamo applicando un tasso di inciviltà ridicolo: l’1%, da campioni del mondo di civiltà. E allora chi sono gli incivili: gli italiani che al 99% stanno rispettando l’ambiente o chi ha deciso questa produzione immensa di materiale inquinante, senza preoccuparsi della loro gestione e del loro smaltimento?

E che diritto abbiamo noi per inquinare così l’ambiente? In nome di una protezione che FORSE potrebbe evitare che i ragazzi si possano contagiare, anche se risulta difficile immaginare che non riescano comunque a contagiarsi stando sempre insieme. E che una volta contagiati FORSE potrebbero contagiare i loro genitori che FORSE potrebbero ammalarsi e che FORSE questa malattia potrebbe rivelarsi per loro grave. Per tutti questi FORSE abbiamo invece delle certezze: la certezza di inquinare l’ambiente producendo tonnellate di rifiuti, la certezza di avere un incentivo perchè l’informazione sia allarmistica, la certezza di aumentare il nostro debito pubblico destinando le nostre tasse a un paradiso fiscale. Già, arriviamo all’ultima conseguenza dal sapore di beffa finale.

Terza conseguenza: i soldi degli italiani finiscono nel paradiso fiscale

Terza conseguenza: i soldi degli italiani finiscono nella “famigerata” Olanda.
Riassumendo: lo Stato usa i soldi dei contribuenti per comprare 13 milioni di mascherine da dare ogni giorno nelle scuole. Queste mascherine sono prodotte da FCA Group. Dove vanno a finire i soldi spesi dagli italiani? All’estero. Sì, perchè FCA ha sede legale in Olanda e sede fiscale in UK. Non solo, è società olandese anche la Exor, la holding che detiene la partecipazione di rilevanza di FCA così come di tutte le partecipate del gruppo, editoriali e non. Proprio quell’Olanda accusata da molti di essere il paradiso fiscale che sta “strozzando” l’Italia con la sua concorrenza fiscale, alla fine sarà l’unico Paese a guadagnarci. Mentre in Italia resteranno le casse vuote nello Stato e un mare di monnezza.

Cosa possiamo fare?

Mi appello a tutti quelli che, come me, hanno un’esigenza semplice e naturale: vivere in un ambiente il più pulito possibile. In primis dobbiamo rivolgerci al governo, il primo responsabile: responsabile non solo per la decisione di rendere obbligatorie le mascherine nelle scuole, cosa che ad esempio non accade in quasi tutti gli altri paesi europei, in particolare quelli del Nord Europa che, anzi, riescono a gestire i contagi Covid senza più alcun obbligo di mascherine. Ma soprattutto per l’imbarazzante decisione di affidare la produzione di mascherine acquistate dai contribuenti a un’azienda che è proprietaria di alcuni dei principali organi di informazione del Paese. Un compito prioritario di un governo dovrebbe essere proprio quello di evitare commistioni di interessi di questo livello. Mi auguro che in chi fa parte del governo, ci sarà qualcuno che ha cuore il bene del Paese, che ci tiene all’ambiente, che non vuole trasformare l’Italia in un immondezzaio, e che potrà così intervenire per scongiurare questo disastro.

Così come mi auguro ci saranno giornalisti del gruppo editoriale di FCA, ci saranno azionisti, ci saranno lettori o semplici persone che capiranno che tutti i soldi del mondo non valgono la distruzione dell’ambiente in cui stiamo. Chiedo a ognuno di fare la sua parte, perchè non abbiamo nessun diritto, in nome di un FORSE, di inquinare il nostro pianeta e, perchè quando vedremo una mascherina in mare, o in strada o su un prato, ognuno di noi dovrà sentirsi l’unico responsabile di questo scempio se non avrà fatto nulla per impedirlo.

Economist su Instagram, 24 agosto: “Come l’uso delle mascherine ci renderà più ricchi”

ANDREA ZOPPOLATO

 

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Whatever it takes: 10 cose di MILANO DA SALVARE a ogni costo

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Credits: agrodolce.it - Il Tempio del futuro perduto

Sappiamo già che, a meno di belle sorprese, ci aspetta un autunno plumbeo per Milano. I primi dati sono sconfortanti. Crollo del 90% nel mercato dei saldi, ogni strada ha negozi che non hanno mai riaperto, turismo a picco, settore del commercio, eventi e dei servizi che segna il peggior calo in Italia, il Comune ha un buco record nel bilancio. La situazione è angosciante. Ma sappiamo che ci rimboccheremo le maniche e, anche se le cose volgessero al peggio, dobbiamo unirci per ripartire da alcuni punti fermi da difendere a ogni costo. 

Whatever it takes: 10 cose di MILANO DA SALVARE a ogni costo

#1 La Scala

milano deserta
Credits: radiolombardia.it

Perchè è il più importante teatro del mondo. 

Leggi anche: Napoleone aprì la Scala al popolo

#2 Milan e Inter

Anche se non vincono da una vita promuovono l’immagine di Milano nel mondo. 

Leggi anche: I sette record di San Siro

#3 Il Fuorisalone

week milanesi
Credits: fuorisalone.it

Perché è il più importante evento diffuso del mondo

Leggi anche: Fuorisalone o Fuori Salone? Le curiosità

#4 La Moda

week milanesi
Credits: cameramoda.it

Non possiamo lasciare solo Giorgio. La moda è una eccellenza milanese da sempre

#5 Le trattorie e posterie

Ne stanno chiudendo troppe. 

Leggi anche: 10 Trattorie milanesi

#6 I Bar storici

Bar Basso – Via Plinio, 39

Bar Basso, Magenta, Giamaica e tutti gli altri che hanno fatto la storia di Milano. 

Leggi anche: I posti top per un aperitivo a Milano

#7 UN Aeroporto

malpensa

Ne rimanga almeno uno.

Leggi anche: Aeroporti di Milano 

#8 La metropolitana che avanza

A Milano la metropolitana non si ferma mai. 

Leggi anche: Le estensioni della Metro di Milano

#9 I grandi eventi

Le week, le inaugurazioni, le Olimpiadi. 

Leggi anche: Olimpiadi 2026: i lavori che verranno

#10 Il futuro

Credits: agrodolce.it – Il Tempio del futuro perduto

I progetti, le ambizioni, i sogni.

Leggi anche: Milano 2050

 

 

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🔴 Via libera in America all’uso del PLASMA come CURA UFFICIALE contro Il Covid. De Donno aveva ragione

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Via libera in America all’uso del plasma come cura ufficiale contro Il Covid. E’ la decisione presa dalla Food and Drugs Administration, l’organizzazione ufficiale che autorizza ogni tipo di cura negli Stati Uniti. 
Alla fine di Aprile era stato il dottor De Donno dell’ospedale di Mantova a rivelare per primo che la plasmoterapia funzionava. Ma era stato massacrato di critiche. Pubblichiamo la notizia uscita sul New York Times. 

🔴Via libera in America all’uso del PLASMA come CURA UFFICIALE contro Il Covid. De Donno aveva ragione

Come riporta il New York Times, «Domenica 23 agosto la Food and Drug Administration ha dato l’approvazione di emergenza per un uso esteso di plasma sanguigno ricco di anticorpi per aiutare i pazienti ospedalizzati con coronavirus, dopo che il presidente Trump aveva fatto pressioni sull’agenzia di muoversi più velocemente per affrontare la pandemia”. Il giornale di New York sottolinea come Trump abbia fatto pressione per accelerare questo via libera in modo da poterlo comunicare alla convention repubblicana. Scrive infatti il NY Times che “In una conferenza stampa, Trump ha descritto il trattamento come “una potente terapia”, resa possibile “dal pieno potere del governo federale”. La decisione amplierà l’uso di un trattamento che è già stato somministrato a più di 70.000 pazienti

Di fronte alle critiche di aver deciso troppo rapidamente, la Food and Drug Adimistration ha comunicato «che i dati che aveva fino ad ora, inclusi più di una dozzina di studi pubblicati, hanno mostrato che “è ragionevole credere” che il trattamento “possa essere efficace nel diminuire la gravità o accorciare la durata della malattia di Covid-19 in alcuni pazienti ospedalizzati, ”In particolare chi lo riceve presto.”»

Aumenta del 35% le probabilità di vita

Secondo la F&A «i pazienti di età inferiore a 80 anni che hanno ricevuto plasma con un alto livello di anticorpi anti-virus entro tre giorni dalla diagnosi e che non erano su un respiratore, avevano circa il 35% di probabilità in più di essere vivi un mese dopo rispetto a quelli che hanno ricevuto plasma con un basso livello di anticorpi, secondo il Dr. Peter Marks, il direttore del centro della FDA per i prodotti biologici, la valutazione e la ricerca.»

«Il dottor Marks ha detto ai giornalisti che più di 70.000 pazienti avevano già ricevuto plasma di convalescenza nell’ambito di un programma speciale dell’agenzia. La decisione di autorizzare il trattamento in modo che un numero ancora maggiore di medici potesse utilizzarlo si è basata su un’analisi di mesi di dati che suggerivano che, se somministrato precocemente nel corso della malattia, il plasma “può migliorare i risultati e diminuire la mortalità».

Fonte New York Times: F.D.A. Allows Expanded Use of Plasma to Treat Coronavirus Patients

Quando De Donno aveva rivelato: “La terapia al plasma funziona”

Il primo a rendere nota al mondo l’efficacia della plasmoterapia per la cura del Covid era stato il dottor De Donno, dell’ospedale di Mantova. Così aveva annunciato in un’intervista sul Corriere del 4 maggio i risultati di una sperimentazione avviata a inizio aprile: «Noi qui a Mantova, assieme all’ospedale San Matteo di Pavia, abbiamo appena chiuso la prima sperimentazione partita all’inizio di aprile su un gruppo di pazienti critici. (…) Un centinaio di pazienti in tutto trattati con il plasma iperimmune, cioè che viene dal sangue di pazienti che sono stati contagiati e sono guariti».

Risultato?
«La cura funziona. In tutto questo mese non abbiamo avuto decessi fra le persone trattate. Solo pazienti che sono migliorati fino a guarire oppure che si sono stabilizzati. Nessuno si è aggravato. Non è più aneddotica: abbiamo testimonianze e decorsi clinici di tanti pazienti. Abbiamo sottoposto tutto alla comunità scientifica, siamo in attesa di pubblicazione».

Un annuncio che in Italia aveva sollevato un vespaio di critiche e di polemiche. Ora, a distanza di quasi quattro mesi arriva il via libera a questo tipo di cura anche da parte del massimo organo di vigilanza americano. 

Leggi anche: Coronavirus, De Donno: «La terapia con il plasma funziona»

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Mamma, stiamo perdendo gli SPORT DI BASE!

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credit: lecco notizie

La burocrazia anti Covid impedisce molte attività per ragazzi e appassionati: numerose associazioni a rischio chiusura. “Un danno incalcolabile e irreversibile: neppure nella seconda guerra mondiale si verificò qualcosa di simile”.  Il grido di allarme di Alessandro Paciello, presidente di Aida Partners.

Mamma, stiamo perdendo gli SPORT DI BASE!

Stanno condannando a morte lo sport di base e compromettendo la salute psicofisica di milioni di giovani. A causa di questo maledetto Covid-19 sta accadendo un fatto gravissimo (uno dei tanti!) nel più completo silenzio mediatico. Si sta dando un colpo mortale allo sport di base, praticato soprattutto da bimbi e adolescenti nelle palestre di tutta Italia. Seguitemi, per favore.
 

Le associazioni sportive non avranno spazi per allenamenti e gare

Per la “nebulosità” (uso un gentile eufemismo) delle direttive governative sul Covid-19 si è data la possibilità agli enti pubblici locali (Province e Comuni) e ai Direttori Didattici degli istituti scolastici di negare l’uso delle palestre alle Associazioni Sportive, negli orari serali ed extra scolastici, come avviene da sempre.
Il burocrate di turno non vedeva l’ora, con un pilatesco avallo governativo, di togliersi di mezzo la rogna del rapporto con le associazioni sportive in un momento delicato come questo. Risultato: la maggior parte delle associazioni sportive, dove dirigenti e allenatori lavorano pressoché gratis con entusiasmo (sono uno di quelli) in nome dello sport giovanile, non avrà spazi in cui fare allenamento e gare, visto che l’85% dello sport “di palestra” è costretto a usare strutture pubbliche di istituti scolastici (extra scolastiche sono pochissime).
 

Parliamo di sport popolari come la pallavolo, il basket, la pallamano, le arti marziali, gli sport per disabili ecc.

Milioni di giovani, adulti e di relative famiglie coinvolti. Adolescenti abituati magari da anni (vedo i miei figli) alla disciplina degli allenamenti, e della corretta nutrizione che deriva per chi pratica lo sport agonistico, lasciati a se stessi a bighellonare per le periferie cittadine. Un danno socio-sanitario senza pari nella storia moderna. perché neanche durante la Seconda Guerra Mondiale si verificò qualcosa di simile. Se non verranno ridati regolarmente a settembre i soliti spazi alle Associazioni Sportive molte di queste, magari con storie centenarie alle spalle, chiuderanno per sempre.
 

Che cosa sta facendo il Governo? Nulla

 
Per essere sensibili all’argomento non occorre essere appassionati di sport, ma comprenderne il valore e quindi il danno sociale (immediato) e sanitario (appena successivo) che il popolo italiano dovrà pagare se il Governo non emetterà direttive chiare e perentorie. Cosa sta facendo il Governo? Nulla, che mi risulti. Le solite generiche rassicurazioni. Nei fatti, a oggi, i bandi per le assegnazioni delle palestre sono di fatto negati nella maggior parte dei casi. Sono riuscito, grazie alla sensibilità di una parlamentare, a sollecitare una interrogazione parlamentare al Ministro dello Sport e al Ministro dell’Istruzione che dovranno rispondere a settembre. Mi aspetto un’altra pubblica “lavata di mani”. Spero che questo Governo non passi alla storia per aver distrutto lo sport italiano.
 
ALESSANDRO PACIELLO
 

 

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🔴 Il Governo non ha presentato la CANDIDATURA di Milano come sede del Tribunale dei Brevetti. “Disinteresse grave per Milano e per il Nord”

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Dopo la sgangherata gestione dell’EMA con la sconfitta di Milano anche per colpe interne al Governo, da Roma avevano assicurato: a Milano andrà il Tribunale Europeo dei Brevetti. E invece come spesso accade con la politica italiana gli impegni presi si rivelano spesso delle promesse da marinaio. A pochi giorni dall’assegnazione l’Europa rivela: ad oggi il governo italiano non ha neppure avviato le pratiche per candidare Milano. Ma rivediamo le diverse tappe di un’ennesimo grave atto di disinteresse del Governo per Milano e per il Nord. 

Leggi anche: EMA: non è stata sfortuna

🔴 Il Governo non ha presentato la CANDIDATURA di Milano come sede del Tribunale dei Brevetti. “Disinteresse grave per Milano e per il Nord”

9 aprile 2019: Milano cancellata?

Subito dopo la sconfitta dell’EMA, i rappresentanti delle diverse forze politiche, 5 Stelle compresi, avevano detto che ci sarebbe stata una nuova chance per Milano, come sede del Tribunale dei brevetti. Anche in questo caso, si diceva, chi meglio della città che in Italia è avanguardia di sperimentazione e di innovazione può rappresentare una candidatura vincente in Europa?

Sembrava una questione pacifica, invece ecco la solita sorpresa ai danni di Milano offerta dalla politica romana. Il primo atto ha avuto luogo il 9 aprile 2019, quando si doveva procedere con l’atto che sembrava di pura formalità: votare alla Camera la mozione in cui si chiede di trasferire il Tribunale Unificato dei Brevetti da Londra a Milano. Si tratta del primo passo con cui un Paese avvia l’iter di richiesta alla UE. Tutto facile? In Italia quando c’è di mezzo Milano niente è mai scontato: così nella mozione presentata e votata, la parolina “Milano” è stata sostituita da “Italia”. Si è votata quindi una generica richiesta di avere in Italia la sede del Tribunale dei brevetti, senza specificare una città come fanno gli altri paesi. Per Milano la sconfitta è arrivata prima ancora di potersela giocare. E lo sgarbo è sfacciato visto che Milano è riconosciuta come una delle capitali europee per il numero di brevetti depositati. Alle proteste delle istituzioni del Nord, il Governo ha replicato che sarebbe intervenuto. 

Leggi anche: Altro SCIPPO contro Milano: il governo cancella Milano come sede del Tribunale dei brevetti

25 gennaio: il Governo gela Sala e (ancora una volta) Milano

Il Governo non vuole più candidare Milano come sede italiana per il tribunale unificato dei brevetti europei.
Durante un evento tenutosi a Milano venerdì 24 gennaio, il Sindaco, alla richiesta ad un esponente dell’attuale Governo, a che punto si è con la formalizzazione della candidatura di Milano come sede del TUB, il Tribunale Unificato dei Brevetti, che a seguito della Brexit lascerà Londra, la risposta non è stata quella in cui sperava il sindaco ed in cui sperano tutti i milanesi. Sindaco e istituzioni lombarde promettono battaglia. 

Leggi anche: Il Governo gela Sala: Milano non sarà la sede del TUB per i BREVETTI europei

8 agosto 2020. Il mondo politico ed economico lombardo scrive al premier: “Il tribunale dei brevetti a Milano”

L’obiettivo è che Milano diventi la sede della Divisione centrale del Tribunale europeo unificato dei brevetti (Tub). Per questo si sono uniti i rappresentanti degli enti e delle associazioni di imprese di Milano e della Lombardia, che in una lettera inviata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiedono che il governo proponga “con convinzione” la candidatura del capoluogo lombardo. Il documento è firmato dal presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, dal sindaco di Milano Giuseppe Sala, e dai rappresentanti delle principali istituzioni cittadini e regionali. Da Palazzo Chigi non arriva nessuna risposta. 

23 agosto 2020. L’Europa conferma: le uniche candidature pervenute sono di Amsterdam e Parigi

A soli 18 giorni dal vaglio delle candidature l’Europa conferma che al momento le uniche presentate sono quelle di Parigi e di Amsterdam. Mentre il governo italiano non risulta aver avviato nessuna pratica per presentare Milano o altre città come sede. E’ lo stesso Presidente Fontana a rivelarlo in una nota in cui dichiara che “nonostante da oltre due anni Milano abbia palesato in tutti i modi la volontà e la capacità infrastrutturale di accogliere la sede del Tribunale Europeo dei Brevetti, al momento le uniche candidature pervenute sui tavoli europei sono quelle di Parigi e Amsterdam. Sia Palazzo Chigi che la Farnesina ancora non hanno attivato le procedure per la candidatura, questo è grave“.

Fontana assicura che “in settimana promuoverò ogni azione per responsabilizzare il Governo ad un’azione che tuteli un territorio da sempre locomotiva industriale del Paese. Non si può perder tempo, non si può palesemente mostrare disinteresse verso un territorio che deve avere un ruolo fondamentale per il futuro dell’economia europea“.

 

Che cosa perdiamo?

Il Tribunale Unificato dei Brevetti (TUB) non esiste ancora. E’ una struttura che quando sarà attiva consentirà di tutelare le idee depositate nei paesi membri. Le tre sedi erano state già assegnate a Parigi, Monaco e Londra che con la Brexit deve essere sostituita.
Le critiche al governo si sono sollevate da tutte le principali forze politiche del territorio: “Il governo è nemico di Milano” è il comune commento. Sarebbe da aggiungere una parola: “sempre”.

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Non solo film: 7 SERIE TV ambientate a Milano (e 3 grandi novità in arrivo)

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Milano, con il suo dinamismo e le sue mille sfaccettature, rappresenta il set ideale per le serie tv. La città, da sempre al centro di profonde evoluzioni e continui cambiamenti urbanistici e socioculturali, è infatti un melting pot di luoghi, stimoli e culture ed è perfetta per fare da sfondo a storie di ogni tempo. Ma anche nel mondo delle serie TV Milano ha saputo essere diversa e distinguersi per la sua capacità di raccontare e anticipare i cambiamenti del Paese, dalla nascita della moda e dei grandi magazzini, allo scandalo politico che ha rivoluzionato per sempre la politica del nostro Paese, senza però farsi mancare il teen movie e il medical drama. Ecco quindi qualche suggerimento per gustarvi non solo delle ottime storie con cui scandire le vostre giornate, ma anche per trovare delle suggestioni interessanti per vedere Milano e la storia del nostro Paese sotto una luce diversa.

Non solo film: 7 SERIE TV ambientate a Milano (e 3 grandi novità in arrivo)

#1 Made in Italy

La storia di una giovane redattrice in un giornale di moda a Milano negli anni Settanta è l’espediente narrativo di questa serie che racconta la storia del boom della moda italiana. Armani, Missoni, Versace, emergono come i protagonisti di una rivoluzione estetica e stilistica che, proprio in quegli anni, cominciò a conquistare le pagine delle riviste patinate di tutto il mondo. Sullo sfondo una Milano che è anche lo scenario delle lotte giovanili, delle manifestazioni operaie, dell’impegno politico fino alle estreme conseguenze. La città ne emerge in tutta la sua eleganza discreta e mai sfacciata, tra scorci non sono ancora del tutto persi, misteriosi cortili e operose periferie. Imperdibile se vi piace la moda anni ’70!

#2 Il paradiso delle signore

Ispirata al romanzo di Emile Zola Au bonheur des dames e ambientata in un grande magazzino nella Milano del boom economico, la serie racconta i cambiamenti sociali del Paese, l’immigrazione di massa dal Sud e l’affermazione delle donne al di fuori dalle mura domestiche. Un momento cruciale della storia del nostro paese viene raccontato dal punto di vista delle commesse, simbolo di emancipazione ai tempi in cui il lavoro femminile era molto limitato e diventare commessa era un importante passo verso l’indipendenza. Amori, tradimenti, sogni di un gruppo di giovani donne che si fanno strada nell’Italia che cambia.

#3 Gli angeli del male 

È un film, ma potrebbe facilmente passare per un’ottima serie tv in due puntate. Racconta la storia di Vallanzasca e della sua famigerata banda criminale che terrorizzò la Milano borghese degli anni ’70 con un numero impressionante di rapine, sequestri, omicidi ed evasioni, che costarono al suo capo ben quattro ergastoli per una pena complessiva di 260 anni di reclusione.

#4 Il prezzo del coraggio 

 

Una docu-fiction che racconta i cinque anni in cui Giorgio Ambrosoli indagò sulla rete di affari tra finanza, massoneria, politica e mafia. Il punto di vista è quello del maresciallo della Guardia di Finanza Silvio Novembre, che ripercorre i momenti più importanti dell’avventura umana e professionale vissuta accanto all’ “eroe borghese”.

#5 1992-La serie 

Nata da un’idea dell’attore Stefano Accorsi, che è anche uno dei protagonisti, 1992 sceglie di raccontare un anno della storia d’Italia attraverso gli occhi di sei protagonisti principali, che diventano testimoni di una trasformazione radicale che ha cambiato per sempre il nostro Paese. La serie racconta in dieci episodi uno degli anni cruciali della storia d’Italia, segnato dallo scandalo di Mani pulite e poi da Tangentopoli.  In 1992 c’è tutto, dalla Milano che aveva appena finito di essere da bere a Di Pietro, da Chiesa, quello del pio albergo Trivulzio, ai socialisti ladri e mazzettari, dall’ascesa della Lega a Publitalia e alla nascita di Forza Italia.

#6 La Compagnia del Cigno

Serie ideata e diretta da Ivan Cotroneo, racconta la storia dell’amicizia tra sette giovani musicisti di talento, iscritti al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e costretti a misurarsi ogni giorno con le regole e la disciplina che un durissimo direttore d’orchestra pretende da loro. In questa serie, Milano è una vera e propria co-protagonista, che emerge in ogni sua sfaccettatura. Oltre al Conservatorio, sono tanti i luoghi più o meno noti di Milano che compaiono nella fiction, dalla tipica casa di ringhiera in via Paolo Sarpi, a piazza Leonardo Da Vinci con il Politecnico, dal naviglio della Martesana, alla Rotonda della Besana.

#7 DOC – 

È la nuova medical fiction della Rai e un vero e proprio successo di pubblico. Ispirato alla storia vera del medico Pierdante Piccioni, la serie racconta la storia di Andrea Fanti, dottore di Medicina Interna che, proprio come Piccioni, ha perso la memoria dei suoi ultimi 12 anni di vita. Fanti riuscirà a ricostruire il suo passato proprio grazie alla forte passione per il lavoro di medico, interagendo di nuovo con i pazienti e affrontando gli errori commessi in corsia così come nella vita privata. Le scene in ospedale sono state girate a Roma ma molte riprese sono state fatte a Milano, nella zona famosa per il palazzo con bosco verticale dove abita appunto Andrea Fanti.

#8 Senza titolo

La prima serie di Amazon Prime Video italiana dovrebbe essere girata a Milano e si tratterà di un crime-drama ambientato negli anni Ottanta: una ragazza adolescente timida e insicura, che per conquistare l’affetto del padre che l’ha sempre trascurata si invischia nel mondo criminale e entra nel business della droga. Le riprese avrebbero dovuto iniziare a fine 2019 ma la produzione è probabilmente slittata a causa del Covid-19 e ad oggi non si hanno aggiornamenti sulle nuove tempistiche.

#9 Blocco 181 

Questa serie, prodotta da Sky  in collaborazione con Salmo, sarà ambientata tra le comunità multietniche della periferia di Milano, come si vede dal teaser pubblicato per il lancio del progetto. Al centro del racconto ci saranno una storia d’amore, conflitti generazionali, emancipazione femminile e lotta per la conquista del potere.

#10 Zero

Nata da un’idea di Antonio Dikele Distefano, scrittore italiano di origine angolane, la serie avrà come protagonista un timido ragazzo italiano di seconda generazione, con origini africane e uno straordinario potere che lo rende un supereroe fragile e contemporaneo. L’intenzione è quella di descrivere in modo inedito e originale il mondo della periferia milanese, dove s’intrecciano culture vivide e influssi della scena rap. Anche in questo caso, le riprese inizieranno nel 2020.

LAURA COSTANTIN

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