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🛑 Le 5 ultime novità da MALPENSA e LINATE

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Credits: milanomalpensa-airport.com

Nonostante l’anno nero causato della pandemia che ha cancellato o limitato fortemente i viaggi aerei, ora in parte ripresi, dagli aeroporti milanesi sono partite delle sperimentazioni innovative volte alla maggiore sicurezza dei passeggeri non solo per il rischio di contagio da Covid. Ecco le più importanti, con alcuni primati inaspettati.

Le 5 ultime novità da MALPENSA e LINATE

#1 Il volo Covid Free per la Cina da Malpensa 

Credits: milanomalpensa-airport.com

È decollato giovedì 26 novembre alle 13:45 dall’aeroporto di Milano Malpensa il primo volo covid free internazionale con destinazione Nanchino. Il collegamento diretto operato da Neos, la compagnia aerea del Gruppo Alpitour, è l’unico attualmente operativo tra Italia e Cina. La compagnia aerea ha voluto inserire a suo carico un terzo tampone rapido durante il check-in, per ridurre al minimo i rischi del personale navigante e dei passeggeri. Il test si somma al tampone molecolare e al test sierologico, richiesti dalla normativa cinese e da effettuare entro le 48 ore che precedono la partenza. 

Una volta atterrati a Nanchino, è previsto un ultimo tampone che possa riconfermare la negatività dei passeggeri al Covid-19. Il primo volo covid free è decollato al massimo della capacità prevista dalla normativa vigente del 75%, esattamente come quelli effettuati da Neos negli ultimi mesi da e verso la Cina. L’iniziativa è stata possibile grazie alla preziosa collaborazione con SEA, Gruppo San Donato, ATS Insubria, Regione Lombardia. Il programma durerà fino al 31 gennaio 2021.

#2 Linate primo aeroporto in Europa a garantire un’esperienza di viaggio touchless: più sicurezza, meno tempi d’attesa e rischi di assembramento ridotti

Credits: milanomalpensa-airport.com

L’aeroporto di Linate è il primo aeroporto in Italia a dotarsi delle nuove macchine EDS-CB con tecnologia TAC per il controllo dei bagagli a mano che sostituiscono quelle a raggi X e il primo in Europa ad utilizzarle. Da fine ottobre infatti non serve più aprire il bagaglio per estrarre liquidi, creme, PC e iPad ai controlli di sicurezza. 

La nuova tecnologia aumenta l’efficacia dei controlli di sicurezza grazie al riconoscimento automatico degli esplosivi e, grazie alle immagini 3D ad alta risoluzione, consente agli addetti rapide e accurate valutazioni pur riducendo i tempi necessari al controllo. 

#3 Face Boarding in fase di test da Febbraio per i voli da e per Roma Fiumicino. Da inizio dicembre esteso a tutti i passeggeri

Credits: milanomalpensa-airport.com

Il Face Boarding inaugurato lo scorso febbraio è la tecnologia biometrica basata sul sistema di riconoscimento facciale, per superare velocemente i controlli di sicurezza e le procedure al gate d’imbarco, senza dover esibire ripetutamente documenti o carta d’imbarco. Ai controlli è sufficiente che i passeggeri mostrino il loro viso alla macchina, senza dover esibire i documenti di viaggio.

Dopo i primi mesi di test, dall’11 dicembre è stato esteso a tutti i passeggeri Alitalia esclusivamente in partenza da Milano Linate e diretti a Roma Fiumicino e muniti di documento elettronico, passaporto o carta di identità elettronica rilasciata dopo il 1° gennaio 2016. In futuro sarà esteso su nuove tratte

#4 Al via progetto pilota di Sea e KME per realizzare una linea di rivestimenti antivirali in rame. In 10 minuti viene abbattuta del 90% la carica virale del virus Sars Cov-2

Sempre in ottica anti-Covid, SEA sta realizzando un progetto pilota in collaborazione con KME per utilizzare i prodotti saCup, una linea di rivestimenti antivirali in rame, noto per le sue proprietà antivirali e antibatteriche. Questo materiale andrà a ricoprire tutte le superfici a maggior contatto dei passeggeri, quali corrimano, maniglie dei carrelli porta bagagli e sostegni nelle navette di collegamento dal terminal all’aereo.

Secondo le analisi dell’Istituto di Virologia dell’Università di Pisa questo rivestimento consente in 60 minuti di neutralizzare la carica virale del virus Sars Cov-2 al 100% e in soli 10 minuti del 90%. Nei casi in cui non si potrà rendere l’aeroporto touchless potrà essere una soluzione per contrastare il rischio del contagio.

#5 Le tratte intercontinentali da Malpensa ripristinate tra la primavera e l’autunno 

Credits: varesenees.it

Durante il lockdown Neos ha dimostrato di essere la compagnia di servizio per l’Italia, con 80 voli in tutto il mondo nel picco della pandemia, oggi garantisce 4 voli intercontinentali regolari di linea da Malpensa alla Cina e al Senegal: Nanchino e Dakar sono collegati a Malpensa con 2 rispettivi voli settimanali.
 
Tra le atre compagnie di lungo raggio, che stanno assicurando la connettività intercontinentale di Malpensa, ci sono:

  • Singapore Airlines con 3 voli settimanali su Singapore da ottobre

Ci sono poi le compagnie del Golfo che per prime avevano riattivato i collegamenti, già nel mese di maggio:

  • Etihad con 12 voli settimanali su Abu Dhabi, 
  • Emirates con un volo giornaliero su Dubai 
  • Qatar con 10 voli settimanali su Doha.
  • Ethiopian Airlines per l’Africa con con 5 voli settimanali su Addis Abeba

Purtroppo Delta Airlines, dopo avere riportato ad Ottobre la frequenza dei voli Milano-New York a 5 volte alla settimana, si è arresa ai nuovi blocchi da quando la Lombardia è ritornata zona rossa. Dal 2 dicembre al primo marzo 2021 il collegamento di Delta tra Malpensa e il Jfk è dedicato esclusivamente al trasporto merci.

Fonte e foto credits: Milano-Malpensa Airport

Continua la lettura con: LINATE deve CHIUDERE? Perché SI e perché NO

MILANO CITTA’ STATO

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Il GIARDINO lungo la PASSEGGIATA PASTERNAK: un nuovo mini boulevard a Porta Garibaldi

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@flickr.com / comune di Milano

22 dicembre. Inaugurato il giardino lungo la passeggiata Pasternak, in onore dello scrittore russo premio Nobel Boris Pasternak.

Il GIARDINO lungo la PASSEGGIATA PASTERNAK: un nuovo mini boulevard a Porta Garibaldi

# Il giardino è stato progettato dallo studio Herzog & de Meuron e costeggia la Fondazione Feltrinelli

@flickr.com / comune di Milano

Il 22 dicembre è stato inaugurato il giardino della passeggiata Pasternak, lungo il perimetro della Fondazione Feltrinelli. Un mini boulevard caratterizzato da 30 alberi, percorsi pedonali e ciclabili e sistema di illuminazione. L’intervento è stato realizzato da Coima Sgr nell’ambito del “Piano Integrato di Intervento riguardante le aree comprese tra i viali Montello, Crispi, Bastioni di Porta Volta, piazza Baiamonti”.

# Il nuovo spazio verde dialoga con il Giardino condiviso di Lea Garofalo

La finalità del progetto è che le due aree verdi dialoghino fra loro. Da una parte un giardino integrato nel tessuto urbano moderno, che permette al cittadino l’incontro con la natura e allo stesso tempo con l’architettura. Dall’altra parte uno spazio verde nato in un’ottica di integrazione tra le comunità e di condivisione del lavoro: la coltivazione è affidata alla cittadinanza. 

# Il giardino della passeggiata Pasternak comunicherà con altri interventi previsti dall’Amministrazione

@flickr.com / comune di Milano

In futuro, il giardino della passeggiata Pasternak dovrebbe comunicare con l’area verde che verrà realizzata per il Museo della Resistenza in piazzale Baiamonti. Inoltre, l’Amministrazione prevede un nuovo filare alberato di 250 metri da realizzare lungo viale Pasubio e una nuova area verde di circa 2 mila metri quadrati lungo i Bastioni di Porta Volta.

 

Continua la lettura con: Il GIARDINO SEGRETO del centro di Milano (Mappa e FotoGallery)

ANDRA STEFANIA GATU

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ORARI e TRASPORTI: la MINI RIVOLUZIONE del nuovo anno a MILANO

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credit: milano.corriere.it

Negozi, uffici e soprattutto le scuole riapriranno dal 7 gennaio. Come ha deciso Milano di gestire quella che ci auguriamo sarà la ripartenza?

ORARI e TRASPORTI: la MINI RIVOLUZIONE del nuovo anno a MILANO

Il 7 gennaio a Milano ci sarà la ripresa di negozi, uffici ma soprattutto delle scuole, con il conseguente spostamento di più di 90 mila studenti. Il Comune, la Prefettura insieme ad Atm e Trenord hanno studiato un piano operativo per poter gestire il flusso in completa sicurezza. Vediamo quale sarà la mini rivoluzione a Milano a partire dal nuovo anno.

# Per la ripartenza “Orari diversi per un obiettivo comune”

Per non essere impreparati alla ripartenza di Milano si è scelta come parola d’ordine “Scaglionare”. Verranno scaglionati gli ingressi nelle scuole e anche le aperture dei negozi, prima quelli con beni essenziali e poi gli altri. Il tutto verrà gestito con un piano per la mobilità di Atm-Trenord ben organizzato chiamato appunto “Orari diversi per un obiettivo comune”.

# La rivoluzione della mobilità: tra corse in aumento e bus integrativi

credit: milano.corriere.it

Il piano che rivoluzionerà la mobilità prevede un aumento delle corse sia a Milano che nell’hinterland per evitare sovraffollamenti durante la fascia 7-9:30. Atm ha previsto 1.200 corse in più, di cui ben 800 bus navetta esclusivamente per gli studenti che raggiungeranno 32 istituti fino a San Donato, Corsico e Rho Passirana.

Anche Trenord ha potenziato la sua offerta, aggiungendo 180 corse in bus per integrare i treni già a disposizione. Nonostante il loro evidente impegno il direttore generale di Trenord Marco Piuri afferma «La nostra offerta di trasporto è al massimo delle possibilità, è quindi fondamentale l’aiuto dei passeggeri visto che tutti i nostri treni sono in servizio con oltre 1.600 convogli, solo nell’area metropolitana; ma è impensabile ripartire tutti alle 7 del mattino, dobbiamo invece favorire gli studenti». I posti disponibili sui treni Trenord passeranno da 160 mila ad addirittura 900 mila posti nell’area metropolitana ma se questo non sembrasse abbastanza, Atm e Trenord hanno creato un sistema di interventi rapidi per agire con immediatezza in caso di sovraffollamenti: la priorità assoluta è senza dubbio quella di evitare code e assembramenti alle stazioni ferroviarie e alle fermate della metro.

# Non solo trasporti. A Milano la città si sveglierà dopo

credit: milanodavedere.it

Ma la rivoluzione non riguarderà solo la mobilità. I negozi, tranne quelli legati ai servizi essenziali, non apriranno più al mattino presto per evitare un sovraffollamento dei mezzi pubblici e favorire gli spostamenti studenteschi negli orari di punta. Le scuole prevedranno gli ingressi scaglionati in due fasce: il 50% degli studenti entrerà alle 8:00 e il restante 25% dalle 9:30. Le saracinesche dei negozi apriranno in seguito agli ingressi nelle scuole, alle 10:15. L’andamento e il funzionamento del piano saranno monitorati per verificarne l’efficacia ma la città di Milano si sta organizzando per essere preparata ad ogni evenienza.

Nonostante la preoccupazione principale sia gestire una criticità imminente, il sindaco non nega che la sua visione si estende anche al futuro della città e afferma «Milano è stata scossa nel profondo ma ha retto perché ha potuto contare sul senso di responsabilità delle persone e sul vostro lavoro rivolto ai cittadini» e poi aggiunge dando un po’ di speranza e positività «Da questa crisi dobbiamo imparare tanto nel progettare la vita della città. Lo dobbiamo a noi stessi e ai tanti che hanno sofferto e perso la vita per il Coronavirus».

Leggi anche: 5+1 opzioni per MUOVERSI a MILANO distanziati dagli altri

Fonti: Corriere, MilanoToday, Milano Da Vedere 

ROSITA GIULIANO

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7 MONETE della storia di MILANO

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credits: wikipedia

Secondo la studiosa Enrica Salvatori sono tre le cose che hanno influito sull’impianto urbanistico di Milano: le mura, la cattedrale e la Zecca. Le monete a Milano sono state molte: le varie dominazioni hanno portato alla creazione di diverse valute al punto di rendere necessario un forex medievale per valutare il danaro nuovo. Scopriamo insieme le monete più famose e quanto valevano.

7 MONETE della storia di MILANO

#1 TERZOLO detto anche TERZAROLO: il soldo di Barbarossa (1158 circa)

credits: wikipedia

Moneta milanese imposta come soldo imperiale dal Barbarossa dopo l’assedio e la distruzione di Milano per evidenziare la sua strapotenza: ne sono derivate poi varianti e micro varianti per tutto il Medioevo.
Venne chiamato così perché doveva valere un terzo di lira imperiale, ma in realtà valeva di più: la metà.
Al forex medievale è plausibile considerare che 2 terzoli permettessero di comprare al mercato 3 stai (misura con cui si pesavano i cereali) di grano o 3 barili di vino.

#2 L’AMBROSINO MILANESE: la moneta del santo coniata nella prima Repubblica Ambrosiana (1250-1350 circa) 

credits: wikipedia

Dopo secoli in cui la moneta coniata a Milano ha preso il nome di un re o di un imperatore, nella seconda metà del Duecento si cominciò a battere un nuovo nominale in argento, decisamente più pesante di tutte le precedenti e che diede a Milano un passo in più rispetto alle altre città, che forse entravano in una fase di difficoltà economica schiacciate com’erano dalla crescente potenza milanese dell’epoca.

Al forex medievale valeva un soldo. È plausibile che servissero circa 7,5 Ambrosini per comprare uno staio di grano, oppure 8,5 per un barile di vino.

Questa moneta ha su un lato il nome della città insieme ad una croce e dall’altro Sant’Ambrogio seduto di fronte e benedicente. Proprio per la presenza del Santo la moneta fu chiamata ambroxinus e se ne produssero un gran numero di varianti per circa mezzo secolo.

#3 TESTONE: la moneta che ritraeva il Principe e che è entrata a far parte dello slang milanese (1474)

credits: wikipedia

Così chiamato per la testa del ritratto del Principe incisa su una delle facce. Nasce nel 1474 per volere di Galeazzo Sforza. La moneta è opera di Cristoforo Foppa di Milano, soprannominato Caradosso, che era figlio di un famoso orafo e che seguì le orme del padre.

Il Testone dà inizio ad un’epoca nuova in fatto di monete: un vero e proprio Rinascimento, perché cambia la tecnica di coniazione, praticamente inalterata dai tempi dell’antica Grecia.
Il Testone dell’epoca permetteva di acquistare al mercato quasi uno staio di grano o poco più di mezzo barile di vino.

Il termine è rimasto ancora oggi una degli insulti più divertenti dello slang milanese. Negli anni ’80 del secolo scorso i ragazzi di una volta usavano il “testone” per definire il milione di lire.

#4 SCUDO: la moneta longeva (1500 circa)

credits: wikipedia

Una delle monete più tipiche del Ducato di Milano. Molto longevo, ha resistito per tutta la dominazione spagnola fino al Regno Lombardo Veneto e ne esistono molte versioni di diverso valore. Coi prezzi delle materie prime nel 1500 si calcola che uno Scudo fosse pari a 7 Lire, ovvero 20 soldi (o 240 denari). Uno staio di grano costava all’epoca poco più di 34 soldi, un barile di vino poco più di 62.

Per la scorsa generazione lo Scudo era il soprannome della banconota da 5000 lire.

#5 DUCATONE: la grande moneta fatta con l’argento americano (1550 circa)

Così come in tardo medioevo c’era l’abitudine di coniare il Soldo ed anche il Grosso (soldo più grande e pesante), anche il Ducato ebbe il suo accrescitivo, nativo proprio di Milano.

Il Ducatone è una grossa moneta forgiata dal 1551 con il primo argento proveniente dalle Americhe. La moneta riporta su un lato lo stemma del Ducato di Milano e dall’altro il busto del Duca (da Carlo V a Filippo IV). Valeva uno Scudo cioè tantissimo grano e altrettanto vino.

#6 LIRA MILANESE: la moneta di Maria Teresa D’Austria (1762)

credits: wikipedia

Arrivarono gli Asburgo, che con rigore e precisione austriaca tentarono di rimettere in sesto le economie devastate da secoli di peste, caotica dominazione spagnola ed emissione incontrollata di moneta di bassa lega.

In una grida del 1762 si dichiara espressamente che «abbiamo pensato di riaprire questa Regia Zecca e si stanno esaminando i Progetti già avanzatici sovra questo punto» ed in un editto (forse 1778) si vieta la circolazione di moneta erosa (mix di metallo pregiato e non) ed estera.

La lira milanese verrà tenuta come moneta di corso praticamente fino all’unità d’Italia. Mezza lira milanese equivaleva a 10 soldi, vitto e spesa quotidiani dell’epoca.

#7 MARENGO: la moneta napoleonica che dà il suo nome alle 20 lire (1800)

credits: wikipedia

Il marengo, o napoleone, è una moneta d’oro del valore di 20 franchi coniata inizialmente nel 1801 per celebrare la vittoria di Napoleone Bonaparte contro gli austriaci, avvenuta il 14 giugno 1800 proprio a Marengo (oggi Spinetta Marengo in provincia di Alessandria). La vittoria permise a Napoleone di riprendere il controllo di gran parte del Nord Italia.

Il Marengo era diventato di uso comune, tanto che rimase utilizzato anche dopo l’esilio di Napoleone e a seguito dell’istituzione dell’Unione Monetaria Latina, verrà chiamata marengo anche la moneta da 20 Lire italiane.

Continua la lettura con: E-CORONA: la cripto valuta svedese. E se Milano avesse una MONETA virtuale?

LAURA LIONTI

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MILANO-GENOVA in 50 MINUTI: da sogno a realtà nel 2023

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Credits: genova24.it - Terzo Valico

Sono ripartiti a luglio 2020 i cantieri al Terzo Valico di Giovi per garantire un collegamento rapido tra Milano e Genova, necessario al miglioramento infrastrutturale di tutto il nord e a garantire una maggior velocità di connessione con l’Europa. A che punto siamo?

MILANO-GENOVA in 50 MINUTI: da sogno a realtà nel 2023

# A fine settembre abbattuti gli ultimi diaframmi della linea AV/AC. Ora tutti i cantieri operativi, per una tratta di circa 17 km, sono in collegamento diretto

A inizio settembre scorso è stato completato il cantiere principale. Sono terminati anche gli interventi del terzo Valico sulla linea ferroviaria Succursale di Giovi, nella tratta Arquata Scrivia-Genova. Un importante tassello all’interno del Terzo Valico dei Giovi, il progetto più rilevante all’interno dell’asse ferroviario Genova-Rotterdam: un corridoio fondamentale per il trasporto di passeggeri.

Complessivamente sono stati installati, collegati oltre 170 dispositivi ferroviari, oltre 610 chilometri di cavi, 37 chilometri di conduttori in rame e 250 tonnellate di carpenteria pesante.

A fine settembre nel comune di Serravalle Scrivia (AL), sono stati abbattuti gli ultimi diaframmi della linea AV/AC Terzo Valico dei Giovi, che collega Genova a Milano. I lavori riguardano gli scavi delle due opere in sotterraneo più importanti della nuova linea: la Galleria di Valico, che sarà la galleria ferroviaria più lunga in Italia, e la Galleria di Serravalle.

Questo doppio abbattimento permette il collegamento diretto di tutti i cantieri operativi per una tratta di circa 17 km. Il primo con metodo di scavo tradizionale, riguarda la Galleria di Valico ed è anche il primo di altri che coinvolgeranno questo tunnel lungo 27 km. Il secondo riguarda invece il binario pari della Galleria di Serravalle, lunga in totale quasi 7 km.

# La scorsa estate, dopo due anni di stallo, sono ripartiti i lavori con orizzonte 2023

La scorsa estate grazie alla firma del contratto tra RFI ed il Consorzio Cociv, General Contractor per la progettazione e la realizzazione dei lavori del Terzo valico dei Giovi, è stata messa la parola fine a uno stallo durato circa due anni per quest’opera strategica accessoria al Terzo Valico dei Giovi.

Il potenziamento infrastrutturale del Nodo di Genova assicura il collegamento diretto con il Terzo Valico per i treni merci in partenza e in arrivo dal porto di Genova, e permette di separare i flussi di traffico tra treni regionali e treni a lunga percorrenza, con una conseguente potenzialità di incremento dell’offerta dei treni regionali e metropolitani.

# Il progetto garantirà una velocità dei treni di 250km/h con netto miglioramento tra Nord Italia e Europa

Terzo valico

Il progetto del Nodo Ferroviario di Genova prevede il completamento delle opere civili delle Gallerie Colombo, San Tomaso e Polcevera, per un importo dei lavori pari a 120 milioni di euro, con una durata di 30 mesi. Terzo Valico, Nodo ferroviario e scalo merci Campasso rientrano in un progetto unificato nel 2019 e del valore di quasi 6,9 miliardi di euro, con cui si intende dare un colpo di acceleratore alla nuova ferrovia tra Genova e la valle del Po, attualmente completata al 40%. Lungo la rete ferroviaria del Terzo Valico dei Giovi transiteranno merci e persone a 250 chilometri orari, favorendo i collegamenti tra le regioni del Nord Italia e dell’Europa.

# Da Milano a Genova in treno in 50 minuti, invece di 1 ora 39 minuti di oggi

La ferrovia del Terzo Valico, lunga 53 km, una volta a regime, assicurerà il collegamento tra Genova e Milano in 50 minuti rispetto a 1h e 39 minuti attuali e, oltre alla costruzione del tracciato principale ad alta velocità, prevede la costruzione di 4 interconnessioni tra Voltri, Genova Parco Campasso, Novi Ligure e Tortona, che permetteranno di collegare la nuova linea con quelle già esistenti. La tratta si inserisce nel corridoio Reno-Alpi, uno degli assi della rete strategica transeuropea di trasporto (TEN-T core network).

(Articolo originario dell’estate 2020, ripubblicato a dicembre con alcuni aggiornamenti)

Continua la lettura con: in arrivo il treno più veloce del mondo

MILANO CITTA’ STATO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

10 PREGIUDIZI sui MILANESI degli studenti Erasmus

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credit: @lepiuaffascinantidimilano (INSTG)

Milano è una città che possiede un’infinità di stereotipi e pregiudizi. Ma cosa pensano gli studenti Erasmus dei milanesi? Questi sono i risultati pubblicati sul blog degli Erasmus a Milano. 

10 PREGIUDIZI sui MILANESI degli studenti Erasmus

La studentessa portoghese Ana Carolina Helena in un articolo sul blog Erasmusu.com  ha raccolto i dieci principali pregiudizi che hanno gli studenti Erasmus che arrivano a Milano. 

#1 “Tutti i milanesi si vestono bene”

credits: elle.com

Secondo l’autrice del blog, questo stereotipo nasce probabilmente dal fatto che Milano è una “delle quattro grandi capitali della moda” e che qui ci sono i brand di moda e alcuni dei negozi fashion più prestigiosi al mondo. La verità però è che ” non tutti hanno buon gusto come potrebbe sembrare dall’esterno”. Aggiunge che “gli italiani curano molto il loro aspetto, questo è sicuro, ma non vuol dire che abbiano buon gusto. Qua di solito si divide il paese in due parti quando si parla di questo argomento: a Nord dicono di aver più gusto nel vestirsi, di avere uno stile più classico e di essere molto più attenti ai dettagli. Scelgono vestiti più semplici e che stanno bene insieme. A Sud, invece, si tendono ad usare colori più sgargianti, più eccentrici.”

Secondo la ragazza cambia molto tra le persone e tra le generazioni. Non solo, anche tra le diverse università: “Qui c’è un’enorme differenza tra gli adolescenti del liceo e, ad esempio, gli studenti universitari che frequentano il Politecnico. Gli studenti del liceo sembrano usciti da un video di Rihanna degli anni 2000. Si vestono tutti allo stesso modo, di solito con colori scuri e vestiti larghi, il che non è molto lusingante e non rispetta l’idea che si ha dello stile italiano.”

#2 “A Milano piove sempre”

Credits: Alberto Papagni per Milano Panoramica - Nebbia su Milano
Credits: Alberto Papagni per Milano Panoramica – Nebbia su Milano

“Questa è un’altra grande bugia”, scrive la ragazza portoghese. “Solo perché il cielo è spesso grigio, non vuol dire che piova sempre.”. Il vero problema atmosferico di Milano è un altro, come sappiamo bene: “Lo smog, invece, è difficile da affrontare. Per chi è abituato a vedere il sole tutti i giorni, non vederlo per un lungo periodo di tempo è una grande seccatura. La città è molto inquinata”

#3 “L’aperitivo è sempre fantastico”

“L’aperitivo è un’usanza molto italiana e associata a Milano! È un bel momento di pausa, che è utile in un luogo conosciuto come la “città del lavoro”. Ci sono molti locali per tutti i gusti e per tutti i budget. Io l’ho già fatto migliaia di volte ed è una cosa che importerei in Portogallo senza alcun dubbio!”

“Ad ogni modo, la qualità dei prodotti e del cibo non è sempre delle migliori. C’è chi offre opzioni molto economiche, ma bisogna parlare con la gente del luogo per sapere dove andare. In caso contrario, una piacevole serata può trasformarsi in una brutta esperienza.”

#4 “Non ci sono spazi verdi in città”

“Sì, ci sono molte costruzioni, molto cemento, molto inquinamento e molte persone. Tuttavia, si vede che sono stati fatti degli sforzi per portare un po’ di verde nella città. Ci sono dei parchi (anche se non grandi quanto quelli di altre città italiane) in cui è possibile passeggiare, correre o riposare un po’ all’ombra degli alberi.”

Tra i parchi citati: Parco Sempione, l’Idroscalo, i giardini di Porta Venezia e il parco Sud. 

#5 “Ci sono solo negozi di alta moda nelle vie della città”

“Altra grande bugia! A Milano si compra molto, ma è un consumo di vari i tipi. La città ha tre grandi aree commerciali e solo una di queste è dedicata al mercato di lusso.”

#6 “I mezzi pubblici sono efficienti come nel Nord Europa”

Ph: Andrea Cherchi (c)

“Va bene, i mezzi di trasporto sono più efficienti rispetto a quelli di Lisbona. Di mattina, dover aspettare solo due minuti per la metro è una vera benedizione. Tuttavia, se confrontiamo questi mezzi con la puntualità di altri sistemi che sono ancora più organizzati (quelli dell’Europa settentrionale), non sono sempre buoni.

#7 A Milano, come in Italia, si mangia solo pasta e pizza

credits: divinamilano.it

“Sbagliato! Questo è uno dei preconcetti sugli italiani che mi dà più fastidio. Sì, è vero che hanno molti piatti di pasta e che c’è la pizza un po’ dappertutto, ma la cucina italiana è molto più di questo.”

“A Milano bisogna lasciare stare la pizza (che è del Sud) e provare invece altri piatti, come la cotoletta alla milanese, l’ossobuco, il risotto allo zafferano e, come dolce, una fetta del delizioso panettone.”

#8 “Oltre al Duomo non ci sono monumenti da visitare”

Credits: inexhibit – Pinacoteca di Brera, Tour Virtuale

“Altra cosa che mi dà molto fastidio!”, scrive dicendo che anche se è vero che si tratta di una città industriale e del business, in realtà è ricca di monumenti e opere d’arte. Oltre a motivi di attrazione come il Castello Sforzesco, l’Arco della Pace o i Navigli. 

#9 “A Milano ci sono solo grattacieli ed edifici nuovi”

Vicolo Lavandai – Alzaia Naviglio Grande 14

“Altro grande malinteso! Milano è cambiata molto negli ultimi anni. È vero che nell’ultimo periodo, soprattutto dopo l’Expo 2015, sembra che la città stia puntando molto sui progetti di architetti famosi in tutti il mondo così da creare nuovi centri all’interno della città.

Nonostante questo, ci sono comunque molti monumenti nascosti. Se fate una passeggiata a Brera, ci sono una serie di chiese in mattone risalenti all’epoca di Sant’Ambrogio. Sono molto belle e concentrate nel quartiere antico.”

#10 “In questa città, vanno tutti di fretta”

credit: ilfoglio.it

“Sì, è ovvio che ci sia un ritmo diverso rispetto a quello di altre città, ma in realtà da quando sono qui mi sono dovuta adeguare un po’. I miei sforzi per arrivare puntuale si trasformavano sempre in lunghe attese!”

“È comunque vero che ai milanesi piace recitare la parte degli uomini d’affari e che a volte la città sembra una piccola New York europea. In questi casi, non c’è niente di meglio di una pausa o di un fine settimana fuori.”

Fonte: erasmusu.com 

Leggi anche: Le 5 CURIOSITÀ più incredibili sulle UNIVERSITÀ milanesi

ROSITA GIULIANO

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La classifica delle 10 APP più USATE in Italia quest’anno

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Credits: mnfst.medium.com

La pandemia e il distanziamento sociale ha accelerato la necessità di connettersi con altre persone online e di usufruire di servizi sempre più rapidamente. Ecco quelle hanno riscosso più successo…in una di queste c’è anche una piacevole sorpresa: ci siamo anche noi!

La CLASSIFICA delle 10 APP più USATE in Italia quest’anno

#10 Venmo, per i pagamenti digitali istantanei a amici e negozianti

Credits: digitalclic.it

Negli Usa, dove i contanti sono usati meno rispetto all’Italia, è ormai diventato di moda dire: “ti faccio un venmo” quando si vuole inviare un pagamento online a un amico o a un esercente. Anche nel nostro Paese però, questa app realizzata da Paypal, sta prendendo piede e con l’arrivo del cashback è probabile che applicazioni di fintech come questa diventino si diffondano sempre di più.

#9 A-Live, per assistere a eventi e concerti live in attesa della riapertura di palazzetti e stadi

Credits: digitalclic.it

I concerti dal vivo sono off-limits durante la pandemia, ma gli artisti italiani si sono fatti trovare pronti con la piattaforma A-Live. Sul sito e nell’app è possibile assistere a eventi live, concerti ed esibizioni che promettono di intrattenere chi non sa stare senza musica.

#8 Netflix, per vedere i migliori film in streaming

Credits: geekechic.com

Rimanere a casa, per via delle restrizioni imposte dal governo per la gestione dell’emergenza Covid, ci ha consentito di avere molto più tempo per guardare la televisione. Netflix è la piattaforma che più di tutte ci ha offerto la possibilità di scegliere tra un ampio catalogo di film in prima visione, serie tv e pellicole di successo del passato.

#7 Zoom: per didattica a distanza e riunioni di lavoro o famiglia

Credits: zoom.us

Gli incontri con più partecipanti ora possono essere fatti solo online: didattica a distanza, riunioni di lavoro e anche ritrovi in famiglia. Per questo app come Zoom sono diventate indispensabili. Il programma pioniere in questo campo fu Skype, ma ora fra Zoom, Google Meets e Microsoft Teams si ha solo l’imbarazzo della scelta.

#6 TikTok: la prima scelta tra gli adolescenti

Credits: mnfst.medium.com

Gli adolescenti pare non abbiano dubbi: l’app dell’anno è TikTok e il numero di download in costante aumento, anche in Italia, non può che confermare il successo dell’applicazione di ByteDance. E il legame con i balletti sembra destinato a diminuire: ora su TikTok ci sono anche lezioni e tutorial.

#5 Waze, segnala i percorsi senza traffico in base agli utenti in strada

Credits: googleplay.it

Il navigatore una volta non esisteva, eppure oggi saremmo persi senza averlo in tasca. Ora la tecnologia si è voluta e basta un’app di mappe sul telefono: meglio che sia come Waze, disponibile anche per le strade italiane, che segnala percorsi alternativi senza traffico grazie a un algoritmo basato sul numero di auto presenti in strada.

#4 Vsco, per chi ama la fotografia ma preferisce stare lontano da Instagram

Credits: tapsmart.com

Instagram è passato da essere un’app per gli amanti della fotografia a territorio di influencer dalle dubbie qualità. Allora chi ama le macchine fotografiche, anche quelle degli smartphone, può divertirsi con Vsco che unisce filtri professionali a un’interfaccia pulita e semplice.

#3 Duolingo, l’app per imparare velocemente le lingue straniere

Credits: moneyinc.com

Avete bisogno di imparare le lingue velocemente e divertendovi? Allora non c’è niente meglio di Duolingo: l’app del gufetto verde è un must per chi vuole studiare una lingua straniera e cimentarsi con culture diverse. Un metodo di insegnamento veloce e un’interfaccia colorata aiutano nello studio.

#2 Twitch, la tv online per fare streaming in diretta e chattare con gli spettatori. 

Credits: hdblog.it

Videogiochi, ma non solo: Twitch, il portale di Amazon che permette di fare streaming in diretta e chattare con gli spettatori, si è dotato di un’app funzionale che promette di diventare un altro social network amato dai teenager. Vedremo se riuscirà ad allargare ancora il suo bacino d’utenza.

#1 Flipboard, un aggregatore di notizie di qualità. Tra i magazine c’è anche Milano Città Stato 

Flipboard Milano Città Stato

I siti di informazione aumentano e non è facile districarsi fra articoli scritti male, fake news e contenuti pericolosi. Flipboard permette di leggere solo quotidiani e magazine di qualità e di sfogliare articoli dalle proprie fonti preferite: un aggregatore necessario di questi tempi. Anche “Milano Città Stato” è presente con il suo magazine,  il link per seguirci.

Fonte articolo: Digitalclic

Continua la lettura con: Scappare dall’Italia? Le motivazioni dei nuovi emigranti

MILANO CITTA’ STATO

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ITALIANI BLOCCATI nel Regno Unito: azione collettiva per tornare a casa

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@cecile_london

Nei momenti di paura ci si aspettano diverse reazioni, ma pochi si aspettavano che alla notizia della variante del covid-19 i provvedimenti di molti Paesi europei sarebbero stati così duri per la Gran Bretagna, soprattutto il decreto italiano. Anche perchè riguarda persone che già avevano adottato le misure precauzionali disposte dal governo: tampone negativo o quarantena obbligatoria. Che fine faranno i nostri connazionali che sono bloccati nel Regno Unito?

ITALIANI BLOCCATI nel Regno Unito: azione collettiva per tornare a casa

# Il provvedimento firmato da Di Maio: il primo caos sull’ora in cui sarebbe diventato attivo

@luigi.di.maio

Che cos’è successo effettivamente? Questa è la domanda che ancora molti connazionali si stanno ponendo dopo che il ministro Di Maio ha firmato un provvedimento, nel pomeriggio del 20 dicembre, in cui si annunciava la sospensione immediata dei voli tra Italia e Gran Bretagna. Molti italiani erano all’imbarco quando diverse compagnie aeree hanno improvvisamente cancellato il volo senza dare una spiegazione. Inizialmente si pensava che il blocco sarebbe partito dopo mezzanotte e quindi dal 21 dicembre, successivamente invece è arrivata la comunicazione dalla ministra dei Trasporti Paola De Micheli ed è scattato lo stop dalle 16.54 (ora italiana) per tutti i voli provenienti dalla Gran Bretagna.

Brutto scherzo per i passeggeri, ignari di queste informazioni, che in alcuni casi hanno visto svanire la loro possibilità di partire proprio sulla pista davanti all’aereo che li avrebbe dovuti riportare a casa. Casa, che fino a data ancora da decidere, non vedranno.

# Il blocco per evitare la nuova variante del virus: veramente utile per i passeggeri in partenza oppure no?

Perché non hanno fatto partire le persone che erano già in aeroporto da ore? Le informazioni che si hanno sono veramente poche e confuse, al punto da rendere ancora più snervante una situazione già molto complicata.

Anche perchè le regole per il rimpatrio dalla Gran Bretagna erano precise e già cautelavano contro il Covid: i passeggeri dovevano fare un tampone nelle 24 ore prima della partenza (e avere esito negativo) o mettersi in quarantena appena rientrati in Italia. Di questo, però, non si è tenuto conto al momento del blocco degli aerei e i passeggeri, anche se negativi, sono rimasti a terra nonostante la prevenzione e il rispetto delle regole sanitarie imposte dal governo.

# Non solo vacanzieri: un gruppo facebook raccoglie le testimonianze di coloro che sono rimasti bloccati senza sapere cosa fare

@azionecollettivaitalianibloccatiingranbretagna

Su facebook è stato creato un gruppo chiamato “Azione collettiva italiani bloccati in Gran Bretagna” dove le persone stanno raccontando la propria esperienza in seguito al provvedimento e cercano, in alcuni casi, di sapere come possono fare per rientrare a casa.

Nel Regno Unito ci sono nostri connazionali che tornano a casa per le feste, c’è chi ha lasciato il lavoro per tornare nel proprio Paese, c’è chi ha terminato il proprio impiego o è stato licenziato e ha disdetto l’affitto, c’è chi ha fatto scalo provenendo da un altro Paese, c’è chi vuole tornare dal proprio amore. E ora? Ora ci sono centinaia di persone che dormono in aeroporto nell’incertezza totale. 

Uno stress che si estende anche a chi è nel nostro paese. Ci sono molti genitori in Italia, ad esempio, che aspettavano l’arrivo dei figli e che invece cercano informazioni per capire cosa succederà nei prossimi giorni.

# Il blocco dovrebbe durare fino al 6 gennaio ma non è escluso che venga prolungato

Secondo il provvedimento il blocco aereo dovrebbe durare addirittura fino alle 23.59 del 6 gennaio. Molti sono gli italiani bloccati in Gran Bretagna che hanno già acquistato biglietti per il 7 gennaio nella speranza di tornare il prima possibile a casa. Non è da escludere però che il blocco possa essere prolungato. Così come non si sa cosa faranno tutti quelli che devono lasciare la Gran Bretagna a tutti i costi. 

Continua la lettura con: 7+1 COSE che devi sapere sui TEST per il CORONAVIRUS

ANDRA STEFANIA GATU

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Il CEMENTO GREEN che si ILLUMINA di notte e PULISCE l’aria

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Credits: stradeeautostrade.it

I nuovi tipi di calcestruzzo, ognuno con le proprie caratteristiche, puntano a salvaguardare l’ambiente e i lavoratori. Dall’illuminazione allo smaltimento dell’inquinamento. Ma quali sono i nuovi tipi di cemento? E che vantaggi possono portare soprattutto a una città come Milano?

Il CEMENTO GREEN che si ILLUMINA di notte e PULISCE l’aria

# I ruoli fondamentali del calcestruzzo. Dalla salvaguardia dell’ambiente al risparmio economico

Creditis: infoacciaio.com

Il calcestruzzo, oltre a essere elemento che compatta gli elementi, svolge un ruolo importante legato al consumo di energia termica ed elettrica per il riscaldamento, raffrescamento e illuminazione. Inoltre può essere progettato per ridurre i consumi di CO2 degli edifici a 50 kWh/m2/anno o meno, quando il consumo medio è stimato in 150-200 kWh/m2/anno di energia ma anche il vantaggio di ridurre l’oscillazione della temperatura interna all’edificio.

# Meno emissioni di CO2 risparmiando

Credits: greenme.it

Secondo uno studio della Concrete Initiative si possono ottenere significativi risparmi sia a livello della rete elettrica che a livello di singoli edifici con una maggiore penetrazione di fonti energetiche rinnovabili e riduzione delle emissioni CO2 . Il calcestruzzo è fortemente impegnato nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni sempre più performanti dal punto di vista ambientale, basta vedere le normative nazionali sugli acquisti verdi (CAM Edilizia).

# Il filtro dell’acqua del calcestruzzo drenante impedisce il fenomeno di acqua planning

Credits: sicurauto.it

In questi ambiti ci sono state evoluzioni e innovazioni molto importanti e rivoluzionarie. Un esempio è il calcestruzzo drenante che filtra l’acqua, riduce l’effetto della risalita radici delle piante, il rispetto dell’ecosistema nei substrati sottostanti il suolo e la possibilità di riciclare in maniera più incisiva i materiali a fine vita.

Nel caso delle precipitazioni estreme le nuove pavimentazioni impediscono i fenomeni di acqua planning, tanto pericolosi per automobilisti e conducenti delle due ruote in genere. I calcestruzzi drenanti hanno funzione anche di mantenere la permeabilità del suolo e a ridurre l’effetto “isola di calore” dove la temperatura del suolo passa dai 60° ai 30-35° con l’utilizzo del calcestruzzo drenante.

# Il calcestruzzo fotoluminescente: nuova fonte di luce

Credits: stradeeautostrade.it

Altro esempio è il calcestruzzo fotoluminescente che è capace di assorbire energia solare e riemetterla come fonte luminosa di notte. La fotoluminescenza è una fonte di energia rinnovabile, sicura sia per gli esseri umani che per l’ambiente circostante. Questi calcestruzzi sono ideali per la mobilità lenta come la realizzazione di marciapiedi, ciclabili, piazze e parcheggi con scarsa illuminazione.

# Il calcestruzzo fotocatalitico smaltisce l’inquinamento

Credits: gruppobasso.it

Il calcestruzzo fotocatalitico grazie alla fotocatalisi, un processo naturale, accelera la decomposizione degli inquinanti proteggendo l’ambiente. Viene utilizzato prevalentemente in ambiente urbano e contribuire al miglioramento della qualità dell’aria, mantenendo però sempre pulite le superfici degli edifici.

# Calcestruzzo a basso calore di idratazione o quello ultra-performante? Più sicurezza e meno inquinamento

Credits: rifaidate.it

L’aspetto ambientale è sempre più importante ai giorni d’oggi. Con il calcestruzzo a basso calore di idratazione si può contrastare il rischio di fessurazioni e aumentare la durabilità della struttura e con un minore impatto ambientale nella sua costruzione. Anche il calcestruzzo ultra-performante, scelto per eccezionali prestazioni meccaniche, riduce le quantità di materia prima impiegata grazie alla riduzione del volume di calcestruzzo necessario a sostenere un carico.

# La possibile rivoluzione delle gallerie

Credits: lautomobile.aci.it

Se si utilizzasse il calcestruzzo per realizzare la pavimentazione di 2.000 gallerie italiane si eviterebbe l’emissione in atmosfera di 3,5 milioni di tonnellate di CO2, nel corso della vita utile dell’infrastruttura (20 anni). Questo significa togliere dalla circolazione 140.000 automobili ogni anno o annullare le emissioni generate in 20 anni da città delle dimensioni di Aosta o Vibo Valentia o ancora a quelle che in 20 anni potrebbe assorbire un’area verde estesa come 6 volte Parco Sempione a Milano o 3 volte Villa Borghese a Roma.  L’Italia è, infatti, tra le nazioni che ospitano il maggior numero di gallerie: è il primo Paese europeo per chilometri e il secondo al mondo per numero di tunnel.

# L’innovazione porta benefici a tutti gli attori in gioco

Credits: icsal.it

Questa nuova innovazione di processo porta benefici a tutti gli attori in gioco. L’impresa ridurrà i costi, i lavoratori limiteranno i rischi sulla sicurezza ma soprattutto il cantiere sprigionerà un impatto ambientale minore al momento della sua costruzione e durante il suo processo di vita.

Fonte: laprovinciapavese

Continua la lettura con Il nuovo piano di GOVERNO DEL TERRITORIO: più verde o più cemento nel futuro di Milano?

MARCO ABATE

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La nuova METROTRANVIA OLIMPICA: si chiamerà “26”?

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Credits: https://blog.urbanfile.org/

La nuova metrotranvia farà da raccordo tra la linea M4 alla fermata del quartiere Forlanini e la linea M3 alla fermata di Rogoredo, attraverso il nuovo quartiere di Santa Giulia. Entrerà in funzione entro il 2026, in tempo per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina.

Credits cover e fonte: Urbanfile

La nuova METROTRANVIA OLIMPICA: si chiamerà “26”?

# La metrotranvia olimpica avrà un tracciato di 4,5 km per 17 fermate

Credits: artecna.it – Tracciato e fermate

Il percorso della nuova metrotranvia partirà dalla stazione M4 Repetti, nuovo nome della stazione che avrebbe dovuto chiamarsi “Quartiere Forlanini” e terminerà a M3/FS Rogoredo. I tram partendo da viale Forlanini proseguiranno sullo stesso percorso dell’attuale tram 27, poi verso le vie Monlué e Bonfaldini, attraverseranno il quartiere nuovo di Santa Giulia terminando nel piazzale dell’entrata delle Stazioni FS e Metropolitana linea 3 di Rogoredo. In totale saranno 4,5 km per 17 fermate, 9 già presenti e in condivisione appunto con la linea 27 e 8 da realizzare ex-novo.

Palaitalia. Fonte: corriere Milano

La nuova linea servirà a portare anche gli spettatori del nuovo palazzetto che ospiterà parte delle competizioni durante le Olimpiadi Invernali del 2026 a Santa Giulia. Sarà uno stadio del ghiaccio per le partite di hockey e dovrebbe ospitare circa 16.000 persone. Per questo la nuova linea viene soprannominata la “metrotranvia olimpica”. 

Leggi anche: 2,5 MILIARDI sul progetto di SANTA GIULIA, una rivoluzione nel sud-est di Milano

# Saranno usati i nuovi tram bidirezionali Alstom. Perché non assegnare alla nuova linea il numero “26” come simbolo per le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026?

Credits: Urbanfile - Capolinea Rogoredo FS-M3 con nuovi tram bidirezionali
Credits: Urbanfile – Capolinea Rogoredo FS-M3 con nuovi tram bidirezionali

La metrotranvia sarà esercitata con le nuove vetture bidirezionali che Atm sta acquistando dall’azienda svizzera Alstom, dato che i due capolinea non avranno il tradizionale anello o cappio di ritorno che serve ai tram per imboccare la direzione opposta, ma binari in linea con scambi di manovra.

Credit: Urbanfile – Dettaglio percorso delle linea

La scelta della numerazione della linea ricadrà tra il numero “13” e il numero “32”, per rispettare le regole che dettano i numeri della nuove linee. Il blog Urbanfile però propone un’idea alternativa, e a suo modo suggestiva, ovvero che alla metrotranvia sia assegnato il numero “26” in memoria futura del più importante evento sportivo invernale al mondo, ovvero le Olimpiadi Invernali che Milano e Cortina ospiteranno nel 2026. Per l’occasione il Comune di Milano potrebbe fare uno strappo alla regola.

Leggi anche: Per le OLIMPIADI Milano diventa più SVIZZERA

Fonte articolo: Urbanfile

Continua la lettura con: Entro il 2030 la METRO CRESCERÀ del 34%: le 38 NUOVE FERMATE in arrivo

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Coronavirus a MILANO? Già nel 2019. I tre indizi che lo rendono una EVIDENZA SCIENTIFICA

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Ph. Andrea Cherchi (c)

È iniziata con una febbre poco sopra il 37. Era il 22 dicembre. Poi la febbre è salita. La sera del 26 ha sballato i 39. Ho chiamato la guardia medica“.

Esattamente un anno fa la prima testimonianza che in seguito ha aperto la strada a una scoperta avvalorata da tre studi differenti: il Coronavirus era già presente a Milano nel 2019. Rivediamo questi tre indizi che riportano indietro la lancetta della diffusione del virus. 

Coronavirus a MILANO? Già nel 2019. I tre indizi che lo rendono una EVIDENZA SCIENTIFICA

#1 “È iniziata con una febbre poco sopra il 37. Era il 22 dicembre”: il test d’immunità ha certificato il contagio 

29 aprile 2020. Il Corriere della Sera pubblica quanto accaduto a una professionista milanese di 41 anni.

È iniziata con una febbre poco sopra il 37. Era il 22 dicembre. Poi la febbre è salita. La sera del 26 ha sballato i 39. Ho chiamato la guardia medica. Il giorno dopo, prescritto dal sostituto del medico di base, ho iniziato il primo antibiotico”. Dopo tre cure di antibiotici e successive “fitte violentissime tra le costole e alla schiena” il “primo sospetto di polmonite” il 6 gennaio.

Con la terza lastra del 5 febbraio viene certificata la guarigione, senza sospetti sull’infezione da Coronavirus, e la ripresa del lavoro durante la fase l’epidemia di Covid-19, col paziente ricoverato a Codogno in data 21 febbraio. Il tutto sarebbe potuto ricadere nel novero delle polmonite anomale se non fosse che il test sierologico ha certificato la presenza di anticorpi da Coronavirus. Si potrebbe trattare quindi di uno dei tanti casi sconosciuti di persone contagiate che hanno continuato a lavorare a Milano, in Lombardia e non solo: “Sono guarita e ho ripreso la mia vita di sempre. Ma credo che sia importante raccontare quel che mi è accaduto anche per dare un contributo alla conoscenza del virus“.

Fonte: milano.corriere.it

Al post collegato all’articolo, IL MESE 0 di MILANO: il virus circolava in città già il 26 gennaio, molti lettori hanno testimoniato come, con alta probabilità, il virus avesse contagiato molte persone già alla fine del 2019 o a gennaio:

  • Mariarosa T.
    Con tre gemelli da curare, già dopo L’Epifania gli asili erano decimati, con 3/4 dei bambini a casa per più di due settimane con 39/40 di febbre che non passava con nulla
    Io stessa ho avuto abbassamento pesante di voce con gola arrossata, affanno e tosse più pesante del solito, sicuramente l’ho avuto lì, anche perché ero in continuo contatto con loro
  • Barby L.
    I miei figli hanno fatto questa “brutta” influenza che è durata una settimana alla mia bimba di 6 anni con picchi a 40 di febbre e poi bronchite, dopo due giorni è toccato al piccolo di 3 anni, 10 giorni di febbre anche lui arrivata a 40. Asilo decimato e elementari pure. Marito ha fatto febbre normale a 37,5 con debolezza (ma si sa gli uomini no?) io ho avuto una tosse bruttissima bruciava a respirare ma poi è andata via da sola ora che ci penso a gennaio. Senza febbre
  • Sonia O.
    Mio figlio di 16 anni a fine gennaio 5 giorni con oltre 39 di febbre e tosse…in classe assenti 23 su 29….poi ci siamo ammalati io e l’altro figlio con febbre più bassa
  • Lara K.
    Una mia cara amica ha avuto tutti i sintomi del Covid, e ne è uscita da sola, dopo che il medico le aveva detto che era ‘una brutta influenza‘, in quanto non si conosceva ancora la presenza di questo Coronavirus. Mi ha detto che non si è mai sentita così debole e senza un minimo di forze. Avremmo dovuto vederci per Capodanno. Il 31 Dicembre. Ha continuato ad avere i sintomi sino a fine Gennaio.
  • Yuki P.
    Mio figlio che prendeva la metro ha avuto 37,5 ed era debole con mal di gola ma senza placche nulla di più. I suoi compagni di rugby a turno sono stati male tanto da non avere i numeri per fare la squadra a gennaio!!! Mai successo in tanti anni e alcuni sono rimasti a casa con 40 di febbre tosse. Uno di loro ha anche pensato a metà febbraio ma se fosse covid ??? Ma in Italia dicevano che non c’era….
  • Daniela M.
    mi spiace no, non era la solita influenza perché avevano febbre che non passava con niente, ogni sera erano picchi altissimi e durante il giorno scendeva di poco pur con Tachipirina, nurofen o altro che fosse e soprattutto durava quasi due settimane. Un’influenza non dura due settimane, non sicuramente nei bambini.
  • Maria Emanuela U.
    “Anche io sono convinta di averlo avuto a fine gennaio perché era troppo pesante febbre che non avevo da anni debolezza e tosse da mancare l’aria rumore nei bronchi tipo come avessi dei vetrini nei polmoni catarro giallo verde, mentre respiravo a fatica. Il mio medico non ha fatto mai un tampone ma sono convinta di averlo preso cura con Tachipirina e aerosol al cortisone e antibiotico”
  • Saverio S.
    A Lodi è arrivata ancora prima. Mio figlio 19 anni ha fatto 3 giorni di febbre a 40 con tosse e problemi di respirazione, praticamente era uno straccio. Guarito dopo 10 giorni mai stato così in vita sua ritornato a scuola dopo quasi due settimane erano meno della metà in classe tutti a casa con stessi sintomi, professori compresi.”
  • Luca V.
    Conosco due persone di 45 anni circa che entrambe hanno fatto una pesantissima polmonite a metà/fine dicembre, ed entrambi mi han detto che non avevano mai fatto una polmonite del genere.”
  • Lorenzo Z.
    Secondo me da prima ancora. Io ho avuto la peggior influenza della mia vita a Natale, trascinata fino a metà gennaio, la tosse non passava con gli antibiotici (quando di solito passa in 3 giorni), e avevo perso il gusto in maniera netta.”

Nei mesi successivi a queste testimonianze si sono aggiunti due altri studi che hanno portato ancora più indietro la lancetta dell’inizio della diffusione. 

#2 Uno studio dell’Istituto dei Tumori di Milano retrodata la presenza del virus alla fine dell’estate 2019

15 novembre 2020. Escono i risultati di una ricerca dell’Istituto dei Tumori che proverebbero la presenza del Covid a Milano almeno dall’estate del 2019. Dall’analisi dei campioni di sangue di pazienti residenti in 5 regioni, prelevati durante uno screening per il tumore al polmone tra settembre 2019 e marzo 2020, è emersa nel 14% dei casi la presenza degli anticorpi del coronavirus già a settembre 2019. Siccome è necessario un certo periodo di tempo affinché si sviluppino, è probabile che il virus circolasse almeno alla fine dell’estate. I risultati di questo studio creano molto scalpore in tutto il mondo. 

Per approfondire lo studio, continua a leggere qui: Il Covid già a Milano nell’estate 2019

#3 Scoperto un bambino positivo a Milano il 21 novembre 2019

10 Dicembre 2020. Un’indagine sulla rivista Emerging Infectious Diseasese rivela la certezza di un bambino milanese affetto da Covid il 21 novembre 2019. Il bambino, che all’epoca aveva 4 anni, era stato ricoverato al pronto soccorso con sintomi respiratori e vomito il 30 novembre 2019. Un tampone orofaringeo che gli era stato fatto a quel tempo, analizzato nella seconda metà del 2020, è risultato positivo al Coronavirus.

La dottoressa Silvia Bianchi, una delle ricercatrici rivela che: L’idea è stata di indagare retrospettivamente tutti i casi di malattia esantematica identificati a Milano come morbillo e rosolia tra settembre 2019 e febbraio 2020, risultati negativi alle indagini di laboratorio“. 

Il presidente della facoltà di Medicina dell’università Statale di Milano Gianvincenzo Zuccotti, tra gli autori dello studio, ha specificato che il virus era autoctono: “Abbiamo fatto un’indagine epidemiologica per capire se il bambino e i suoi genitori avessero viaggiato, ma non si sono mai mossi dalla propria area a nord di Milano. È un’infezione presa a livello locale

Per approfondire questa notizia continua a leggere: 🛑 Altra evidenza scientifica: COVID a MILANO già nel NOVEMBRE 2019

Una certezza: il virus circolava da molti mesi prima dell’esplosione dell’emergenza

A questi studi si aggiungono inoltre le indagini fatte a fine aprile in Francia con il possibile paziente zero risalente al 27 dicembre, e in Spagna dove un equipe di virologi ha rinvenuto RNA di SARS-CoV-nelle acque reflue raccolte a Barcellona addirittura nel marzo 2019.

A questo punto è fuori di dubbio che il Covid circolasse già da parecchi mesi prima del focolaio di Codogno che ha dato il via all’emergenza Covid in Europa. La domanda che molti si fanno è: se il virus circolava già da mesi, come mai finchè è restato ignoto lo si è riuscito a gestire senza impatto sulle strutture sanitarie, malgrado l’assenza di qualunque tipo di restrizione? 

Leggi anche: 🔴 Dalle acque di scarico la prova definitiva: il VIRUS a Milano già a DICEMBRE

 

FABIO MARCOMIN

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Lockdown duro in Germania e Re di Svezia: le BUFALE dei politici e della STAMPA “UFFICIALE”

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Decessi in Svezia negli ultimi 10 anni

La lotta alle bufale si è infiammata durante l’emergenza Covid. Contro la diffusione di bufale e fake news si è spesso scagliata la cosiddetta stampa” ufficiale”. Però chi di bufale ferisce, di bufale perisce. Questa l’accusa di alcuni siti che hanno svelato la falsità di alcune notizie date dai principali organi di informazione oltre che dai più alti organi istituzionali italiani. Vediamo gli ultimi episodi smascherati tra gli altri proprio da un sito specializzato nello smascherare le bufale nell’informazione. 

Lockdown duro in Germania e Re di Svezia: le BUFALE dei politici e della STAMPA “UFFICIALE”

# “Facciamo come ha fatto la Merkel in Germania“, il mantra del nostro governo

Credits: ilmessaggero.it – Merkel e Conte

Da giorni ormai, da quando al governo è salita la febbre da lockdown per blindare Natale e Capodanno, media e politici italiani ripetono la narrazione del “facciamo come ha fatto la Merkel in Germania”.

Ma quali sono queste regole adottate dallo Stato tedesco che avrebbero ispirato le decisioni del nostro governo? Come ricorda  Il Sussidiario, bisogna ricordare che la Germania è uno stato federale dove “il governo centrale fissa la cornice entro cui i vari Stati possono muoversi e decidere in autonomia”. Sul tema lockdown “il parlamento tedesco ha fissato alcuni parametri base per regolare a) commercio e gastronomia, b) scuole e lavoro e c) mobilità a Natale e durante le festività.”

# Esclusa la Baviera, nessun divieto di spostamento il 24, 25, 26 o il 31 dicembre. Ammessi fino 5 ospiti esterni il nucleo familiare. Negozi e ristoranti chiusi, ma il fatturato perduto viene risarcito

A riguardo, le nuove disposizioni tedesche introdotte il 13 dicembre, sono molto chiare, come si può vedere anche sui siti istituzionali tedeschi:

  • gli assembramenti in casa sono consentiti fino a un massimo di cinque persone appartenenti a non più di due nuclei famigliari. I ragazzi sotto i 14 anni sono esclusi dal conteggio
  • dal 24 al 26 dicembre il numero viene allargato, consentendo l’incontro fino a un massimo di cinque persone esterne al proprio nucleo famigliare
  • nessun divieto di movimento o di visita a parenti e amici, così come per le funzioni religiose, compresa la messa di Natale a mezzanotte, sono garantite nel rispetto delle prescrizioni sanitarie del distanziamento sociale e l’obbligo di mascherina
  • per Capodanno esiste solo un divieto generale di assembramento
  • per il periodo critico tra il 24 dicembre e il 6 gennaio gli stati federali hanno scelto linee diverse a seconda dello sviluppo dell’infezione. Il Baden-Württemberg ad esempio ha scelto il coprifuoco dalle 22:00, mentre a Thüringen in Sassonia lo hanno eliminato nei giorni più importanti delle feste, ma nessuno, a parte la Baviera, ha proclamato il divieto di movimento neppure per il 24, 25, 26 o il 31.

Parallelamente al lockdown il governo tedesco ha esteso a tutto il periodo le misure di supporto alle imprese che risarcisce il fatturato perduto a causa del blocco, alzando l’ammontare massimo per ogni impresa dai precedenti 250mila euro a 500mila euro. 

Dire che si sta facendo come la Germania alla luce dei fatti è una grande bufala. O se preferite, una grande balla. Ma non è l’unica quando si parla di estero 

# Il sito NoBufale: il Re di Svezia si è riferito ai decessi nelle Rsa in primavera, non ha mai fatto nessun riferimento al “metodo svesede” o politiche attuali del governo contro il covid

Credits: royalworldthailand
IG

Ancora più palese la fake news secondo cui il re di Svezia nel discorso di fine anno abbia detto che il governo ha fallito nelle sue politiche anti Covid. Ha smascherato tutti i principali organi di informazione italiani il sito specializzato NoBufale, che così scrive in questo articolo intitolato: “Svezia: le parole del re e il terrorismo dei media per il mancato lockdown”:

“Negli ultimi mesi assistiamo alla denigrazione capillare e costante dell’unico Paese che non ha adottato il lockdown, con la conseguente e capillare limitazione dei diritti civili e la distruzione delle economie: la Svezia. Ne è scaturito un atteggiamento di diffidenza mediatico nei confronti del modello svedese con una conseguente descrizione di un Paese che, pentito, avrebbe ripensato il suo modello, alla luce di dati che darebbero torto alla strategia adottata.

Seguendo questa direzione, i media hanno dato notevole risalto alle parole del re di Svezia, Carl XVI Gustaf, in merito alla strategia del governo di contrasto al Covid. Nel tradizionale discorso di fine anno, infatti, il re ha ammesso: «Il 2020 anno terribile. Abbiamo avuto molti morti, a cui è stato difficile dire addio».

I media hanno però estrapolato le dichiarazioni del sovrano e le hanno legate alla mancata decisione di adottare il lockdown come negli altri Paesi, in quanto da mesi si cerca di additare la Svezia scandivano come un pessimo esempio da non seguire.

Il re, invece, ha biasimato la strategia riguardante le case di cure, soffermandosi sull’abbandono degli anziani a cui non si è nemmeno riuscito a riuscire «a dare un addio caloroso» e all’alto numero di morti tra questi.

Altra bufala ha riguardato anche il collasso delle terapie intensive svedesi, secondo i media nostrani come “Il Corriere” piene al 99%. In realtà è una notizia falsa in quanto il 9 dicembre scorso nella regione di Stoccolma c’erano 83 pazienti con Covid-19 nei reparti di terapia intensiva della regione, su un totale di 160 posti come riportato da The Local Sweden a Svenska Dagbladet.

Estratto articolo: NoBufale

# Questi invece i numeri ufficiali che mostrano che il modello svedese di gestione del Covid è tutt’altro che fallimentare

 

#1 Numero di decessi in Svezia in linea con la media degli ultimi dieci anni

Decessi in Svezia negli ultimi 10 anni

Il primo dato riguarda i decessi totali nella Nazione: alla data dell’11 dicembre il numero di 89.491 morti è nella media degli ultimi dieci anni, considerando che è calcolato su 345 su 365 giorni. 

#2 Nella seconda ondata è tra le Nazioni con il minor numero di morti settimanali per centomila abitanti in Europa

Numero di morti per centomila abitanti per settimana (calcolata sulle ultime due settimane):
Austria: 8,45
Italia: 8,02
Polonia: 7,7
Rep. Ceca: 6,9
Belgio: 5,7
Romania: 5,65
Portogallo: 5,5
Regno Unito: 4,45
Francia: 4,15
Germania: 3,45
Spagna: 3,15
Svezia: 2,5
Paesi Bassi: 2

(fonte ECDC, media delle ultime due settimane, ultimo aggiornamento 16/12/2020)

#3 Fuori dalla classifica dei primi 10 Paesi europei per morti su milione di abitanti in Europa, fuori dai 20 paesi più colpiti al mondo

Decessi per milione di abitanti

In Europa la Svezia si posiziona al 16esimo posto nella classifica della nazioni con più decessi ogni milioni di abitanti, davanti a Belgio, Italia e Spagna e Uk che hanno adottato lockdown totali e addirittura 25esima nel mondo.

In aggiunta a questo l’economia svedese ha già quasi assorbito i pochi contraccolpi dovuti alla pandemia: la Commissione Europea ha stimato che il prossimo anno la Svezia sarà uno dei tre paesi europei che avrà avuto la minore perdita di ricchezza in Europa a causa del Covid. 

Continua la lettura con: 🛑 Dati e previsioni UE: chi ha sacrificato l’ECONOMIA ha sacrificato anche la SALUTE

MILANO CITTA’ STATO

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La verità di TRUE: ForestaMI è un GRANDE BLUFF!

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forestami

Il progetto “ForestaMI” ha subito varie modifiche dalla sua presentazione iniziale. Il sito True lo definisce un grande bluff. Ecco la sua denuncia. 

La verità di TRUE: ForestaMI è un GRANDE BLUFF!

# “ForestaMI”: verso un parco metropolitano?

riforestazione
Credits: reteclima.it

Nel 2018 il sindaco di Milano Beppe Sala aveva presentato l’ambizioso progetto “ForestaMI” che aveva riacceso la speranza nel cuore dei milanesi, soprattutto in quelli dei più attenti all’inquinamento. Secondo il progetto entro il 2030 la città dovrebbe diventare un vero e proprio parco metropolitano: ben tre milioni di alberi piantati in tutto il Comune per aumentare la qualità della vita milanese, fortemente pregiudicata dall’inquinamento. I dati riportati davano speranza anche ai cittadini più scoraggiati: un albero adulto in un solo anno assorbe fino a 0,4 tonnellate di CO2. Sogno o realtà? Secondo True il progetto sarebbe stato modificato talmente tanto dalla sua iniziale presentazione da risultare ora un grande bluff.

# Un progetto che si sgretola col passare del tempo

credit: impact.startupitalia.eu

Il responsabile scientifico di “ForestaMI” è l’archistar Stefano Boeri, il cui studio ha progettato il famosissimo Bosco Verticale. Però il parco metropolitano sembra non aver ottenuto gli stessi risultati del grattacielo: gli alberi che dovevano essere impiantati, sono divenuti con il tempo “generiche piante” che includono anche arbusti e cespugli. Questo piccolo aggiustamento, che se ci si pensa non è poi così piccolo, è stato solo l’inizio di una radicale trasformazione progettuale. Se infatti l’obiettivo iniziale era “riforestare” la città per ottenere un effetto concreto sull’inquinamento urbano, successivamente l’area di interesse ha iniziato ad allargarsi, includendo anche la città metropolitana di Milano che però è dieci volte più grande.

Basteranno milioni di piante, di cui solo centomila alberi, per “riforestare” un’area così estesa? Sicuramente no. Questo il giudizio di True. 

# Da milioni di alberi alle “piante equivalenti”

credit: ilfloricultore.it

Il Chief Resilience Officer comunale, un ruolo che peraltro esiste in circa cento città al mondo, in un’intervista rilasciata alla rivista Valori ha introdotto il concetto di “piante equivalenti” affermando: ci interessa di più come e dove piantumiamo queste piante, che il loro numero. Perché a noi interessa piantumare lungo le strade, nelle aiuole, laddove cioè si formano le isole di calore”. E’ innegabile che per abbassare la temperatura bisogna creare aree verdi in zone urbane piuttosto che laddove il verde è già presente, però True sottolinea una furbizia che sembra soggiacere dietro a queste idee.

Se la logica su cui si basa il concetto di “piante equivalenti” può considerarsi sensata, ciò che lascia perplessi è la torbidità con cui il progetto viene presentato: i giornali continuano a parlare di milioni di alberi mentre i documenti scrivono semplicemente di “piante”.

Dovevano essere alberi e alla fine rischiamo di ottenere solo un miglioramento delle aiuole e per giunta al di fuori dell’area comunale, dove il verde certo non manca. Il progetto “ForestaMI” sembrava già una realtà per Milano ma rischia di trasformarsi in un’illusione ottica.

Continua la lettura con: Il BOSCO ORIZZONTALE in via MELZO: “TERRAZZE VERDI” su strada con pedane MANGIASMOG

Fonte: True

ROSITA GIULIANO

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I lavori più STRANI meglio PAGATI al Mondo

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Credits: pinterest.it

Vi è mai capitato di vedere persone prese in un lavoro alquanto particolare e mai visto prima? Alcuni di questi lavori garantiscono uno stipendio molto sostanzioso. Ma quali sono i lavori più strani meglio retribuiti al mondo?

I lavori più STRANI meglio PAGATI al Mondo

#1 Shot girl

Credits: vice.com

La Shot girl è una ragazza che prepara gli shot di tequilla e di Jell-O. Questo lavoro, molto diffuso tra i bar e i locali delle città americane, può essere paragonato al lavoro della barista ma la differenza è che la sua mansione è limitata alla preparazione degli shottini. Retribuita con 25 centesimi per shot preparato, più le mance, riesce a guadagnare dai $300 e il $600 a notte.

#2 Cuoco nei sommergibili

Credits: seairlandshots.com

Il cuoco nei sommergibili è uno dei lavori più particolari offerto soprattutto in Australia. Annualmente si possono raggiungere i 200 mila dollari anche se per aggiudicarsi il ruolo bisogna avere un’esperienza di almeno 6 anni come cuoco marinaio.

#3 Palombaro di perle

Credits: tuttoin1.it

Il palombaro di perle assicura ottimi guadagni giornalieri anche se non è un lavoro del tutto semplice e privo di rischi. Questo lavoro è praticato specialmente in America, con una retribuzione di circa $500 al giorno, ma soprattutto in Australia dove il compenso raggiunge i $1300 al giorno.

#4 Palombaro di petrolio

Credits: vipnotizie.it/

Il palombaro di petrolio è colui che controlla le piattaforme petrolifere ma soprattutto ha il compito di saldare eventuali perdite dai tubi sott’acqua. Essendo un lavoro molto importante sia dal punto di vista economico ma anche per quanto riguarda la salvaguardia dell’ambiente si può arrivare a guadagnare fino a $80,000 all’anno.

#5 Venditore di aeroplani

Credits: pikist.com

Il venditore di aeroplani è senza alcun dubbio un lavoro che può mettere alla prova le capacità di vendita di un vero venditore. Sui costi milionari degli aerei spetta il 10% delle provvigioni al venditore, pertanto i guadagni si aggirano tra i $10 mila e i $900 mila per aereo.

#6 Cacciatore di taglie

Credits: ilpost.it

Il cacciatore di taglie, classico lavoro citato spesso nei film americani, ha il compito di catturare i criminali evasi e in fuga dai carceri. Il suo guadagno si aggira tra il 10% e il 45% della cauzione. Regolamentata dalla sentenza del 1873, il cacciatore di taglie è un lavoro legalizzato negli Stati Uniti.

#7 Lettrice del rossetto

Credits: soluzione.online

Un passo evolutivo in più rispetto alla cartomante, la lettrice di rossetto è colei che durante le festa decifra la personalità e il futuro di una donna dall’impronta delle labbra. Il suo compenso si aggira tra i $25 e il $50 all’ora.

#8 Statua umana

Credits: pinterest.it

E’ un lavoro abbastanza vecchio e consiste nel travestirsi come un personaggio dei cartoni animati o come un idolo e apparire ad un evento promozionale o in un luna park. Una statua umana può guadagnare da $25 fino al $200 all’ora.

#9 Spaventapasseri umano

Credits: pinterest.it

Uno spaventapasseri è un dispositivo messo nei campi o nei giardini per spaventare gli uccelli come ad esempio corvi e passeri. Lo spaventapasseri umano è senza alcun dubbio più efficace perchè grazie alle proprie urla e ai movimenti bruschi riesce a proteggere terreni più ampi. Il suo compenso? Dai $10-$15 all’ora.

Articolo tratto da: Italianiemigrati

Continua la lettura con I 10 LAVORI più RICERCATI nonostante la pandemia

MARCO ABATE

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LE ISOLE SHETLAND vogliono L’INDIPENDENZA dalla SCOZIA

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Isole Shetland

Un piccolo arcipelago chiede l’indipendenza da uno Stato che a sua volta vuole l’indipendenza. Ecco come le Isole Shetland potrebbero fare la differenza nella storia dei ministati.

LE ISOLE SHETLAND vogliono L’INDIPENDENZA dalla SCOZIA

# Le Shetland sono un piccolo arcipelago più norvegese che inglese

Celebrazioni tipiche delle Shetland
Celebrazioni tipiche delle Shetland

Le Isole Shetland sono un arcipelago formato da 100 isole di cui solo 16 sono popolate, per un totale di 24.000 abitanti. Queste isole sono geograficamente più vicine a Bergen in Norvegia che ad Edimburgo in Scozia, ma sono riconosciute come una delle 32 regioni unitarie scozzesi e, di conseguenza, parte del Regno Unito.

Infatti, fino al 1472 questo territorio era di dominio norvegese ma fu ceduto alla Scozia per la dote del matrimonio tra Margherita di Danimarca e Giacomo III Stuart: un’azione che gli abitanti delle Shetland hanno sempre trovato ingiusta.

# Il problema attuale: la vita nelle Shetland costa troppo rispetto al resto della Scozia

Le Isole Shetland chiedono l’autonomia dalla Scozia sia per motivi di identità ma soprattutto per motivi economici. La vita su queste fredde isole costa il 60% in più rispetto al resto dello Stato. Gli abitanti accusano il governo dell’arretratezza e della povertà di questo territorio, e vogliono prendere in mano la situazione per cambiare le cose. Ma le Shetland potrebbero davvero essere indipendenti?

# Le Shetland avrebbero le risorse necessarie per essere indipendenti

L’economia dell’arcipelago potrebbe effettivamente giovare di questa indipendenza. Le isole non sono solo famose per essere le terre dei pony, dei cani pastore e delle pecore da lana soffice, ma sono anche importanti per quanto riguarda la pesca e possiedono grandi giacimenti di petrolio e gas. Abbassare i costi di vita e rafforzare l’economia sui propri punti forti porterebbe le Shetland a staccarsi effettivamente dalla Scozia.

# Le Shetland non vorrebbero un vero e proprio “Stato Sovrano”

Gli abitanti delle Shetland vorrebbero sì l’indipendenza dalla Scozia, ma per arrivare ad uno status di “dipendenza della Corona” come il Baliato di Jersey.

# Il governo scozzese potrebbe seguire la linea dell’indipendenza sia per le Shetland che per dividersi dal Regno Unito

La Scozia da sempre lotta per avere la sua indipendenza da Regno Unito e dopo il fallimento del referendum non esclude di riproporne un altro. Nell’ottica della giusta democrazia dovrebbero lasciare alle Shetland la stessa possibilità di decisione attraverso il voto.

Questa richiesta d’esercitare il diritto all’autodeterminazione, tramite referendum popolare, è stata regolarmente votata con 18 voti favorevoli contro 2 contrari dal Consiglio Comunale di Lerwick, capoluogo delle Shetland, e presentata formalmente al Parlamento scozzese. Si attende quindi una risposta ufficiale da parte della premier del Governo autonomo scozzese Nicola Sturgeon.

Il governo dovrebbe rispettare la consultazione delle isole, in alternativa potrebbe suggerire un modello simile alle Isole Faroe, che sono formalmente legate alla Danimarca ma sono libere di amministrare il loro territorio con un governo autonomo.

# L’insegnamento delle Shetland: chiedi altrimenti non avrai mai

Cosa insegna tutto questo alla Lombardia e a Milano?
Che se non chiediamo mai nulla nessuno penserà mai di darci qualcosa.

Fonte: Express

Continua la lettura con: L’ISOLA delle ROSE: la favola della libertà che incantò l’ITALIA

ANDRA STEFANIA GATU

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Da oggi a MILANO il primo DELIVERY di QUARTIERE

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credit: milano.corriere.it

Da oggi i negozi e le botteghe di quartiere arrivano direttamente a casa tua con il progetto Measy Marketplace, per una “Città in 15 minuti”.

Da oggi a MILANO il primo DELIVERY di QUARTIERE

# Measy Marketplace: il primo delivery di quartiere

Oggi parte il progetto “Measy Marketplace”, il primo servizio di consegna a domicilio di quartiere che non si contrappone ma, anzi, intende affiancare i colossi del delivery. Infatti il servizio si baserà su una piattaforma che mette insieme i piccoli commercianti di zona con la qualità offerta dalle app leader del settore che forniscono i rider professionisti e le tecnologie adatte al trasporto di cibi e bevande. L’idea è perfettamente in linea con l’aspirazione di Sala: la “Città in 15 minuti”, in cui tutto si trova a non più di 15 minuti da casa.

# Un progetto ambizioso per dare al commercio di prossimità una nuova chance

credit: Facebook @ConsorzioMorsenchioMcc

Si tratta di un progetto sperimentale, solo il primo passo verso una vera e propria valorizzazione del commercio di prossimità per non lasciare soli i commercianti che hanno bisogno di una nuova chance. Non a caso il progetto, che fa parte del Gruppo e-Novia, è stato il progetto vincitore del bando Innovazioni per l’economia di prossimità promosso dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Nonostante la sperimentazione inizi oggi in un solo quartiere, nel Mercato Morsenchio di viale Ungheria, è molto ambizioso e a febbraio partirà anche in un altro mercato rionale e al quartiere di Porta Venezia.

# Un servizio in cui la tecnologia supporta le piccole attività

credit: business.techprincess.it

L’obiettivo è quello di creare un grande marketplace con tutti i punti vendita del quartiere, per far sì che gli utenti si sentano al mercato ma da casa propria. La verità è che siamo circondati da piccoli negozi che vengono spesso dimenticati, sostituiti dai grandi punti vendita, e quest’iniziativa tenta di rivalorizzare queste attività dando loro una maggior visibilità. Come usufruire del servizio? E’ semplice: effettua la tua prenotazione entro le 11 e riceverai i prodotti nella fascia 17-19 (da febbraio anche in quella 11-14). Arriveranno a casa tua rider professionisti dotati delle migliori tecnologie per monitorare le oscillazioni del carico e stabilità e per garantire la conservazione del prodotto e la sicurezza del rider.

# Una svolta radicale nel mondo del delivery?

credit: milano.corriere.it

Il gruppo e-Novia ha formato la società Measy Marketplace proprio perché crede fermamente in questo progetto e ha individuato un’esigenza del commercio locale che, se soddisfatta adeguatamente, può portare ad una svolta nelle modalità di consegna di cibo a domicilio. I piccoli commercianti difficilmente si lanciano nel mondo dell’e-commerce ed è innegabile che il mondo del delivery sia dominato dai fast food, mentre quest’idea permetterebbe ad esempio al fruttivendolo, al panettiere o al macellaio di entrare in competizione con i grandi punti vendita. Il co-founder e Chief Operating Officer Ivo Boniolo fa un quadro preciso della situazione attuale affermando “Oggi il singolo panettiere non può fare la consegna a domicilio se non si aggrega agli altri, perché l’impatto del costo di consegna su uno scontrino di pochi euro non è sostenibile”. Il sistema utilizzato dà la possibilità a tutti i negozianti di effettuare consegne a domicilio, il costo della consegna infatti sarà proporzionale allo scontrino.

Se il progetto dovesse funzionare e si creasse una rete di negozi di quartiere davvero funzionante, Milano diventerebbe davvero una “Città in 15 minuti” spostando su una piattaforma digitale il rapporto commerciante-cliente che caratterizza gli acquisti di prossimità e che rischia altrimenti di perdersi tra i centri commerciali e i punti vendita immensi.

Fonte: Il Corriere della sera

Leggi anche: 10 IDEE di RINASCITA per commercianti e imprenditori (chi lo è e chi lo vuole diventare)

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🛑 La LOMBARDIA sta GUARENDO: ora è la MIGLIORE in ITALIA, i numeri si stanno RIBALTANDO

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Rapporto percentuale tra decessi e ricoverati in terapia intensiva

Era la prima malata. Ora sembra quella più vicina a una guarigione, prossime ondate permettendo. La situazione in Lombardia appare capovolta rispetto alla primavera: 9 pazienti gravi su 10 guariscono. Anche il dato sul numero di decessi complessivo è in miglioramento, più che dimezzato in Regione, mentre è quasi raddoppiato nel resto del Paese. Lo stesso per il tasso di positività ormai in Lombardia stabilmente sotto la media nazionale e sotto la soglia critica del 10%. Ecco i dati nel dettaglio.

La LOMBARDIA sta GUARENDO: ora è la MIGLIORE in ITALIA, i numeri si stanno RIBALTANDO

# MORTI COVID: in Lombardia sono scesi del 54%, nel resto del Paese sono cresciuti del 40%

C’è una sostanziale “parità” fra prima e seconda ondata se si guardano i decessi nel complesso. Ma in Lombardia sono scesi del 54%. Questo significa che nel resto del Paese, ovvero Italia senza Lombardia, sono aumentati del 40%. La Lombardia negli ultimi 14 giorni, in base ai dati ministeriali elaborati dall’Osservatorio metropolitano di Milano, ha avuto il 16% dei decessi totali nazionali, e negli ultimi sette il 14,3%, scendendo al di sotto della media nazionale, quando in passato era sempre stata, a volte anche di molto, al di sopra. 

# Morti su ricoverati in TI: Lombardia la migliore con il 13%, quasi tutte le altre regioni oltre il 20%. Campania e Emilia Romagna sfiorano il 35%, il Friuli Venezia Giulia supera il 50%

Rapporto percentuale tra decessi e ricoverati in terapia intensiva

Tornando ai dati, e al trend dei contagi e dei ricoveri, le note positive riguardano innanzitutto l’esito dei ricoveri in terapia intensiva: la Lombardia prima in Italia per rapporto fra ricoveri in terapia intensiva e decessi, con un dato che si aggira sul 13%: questo significa che quasi 9 pazienti gravi su 10 guariscono. Moltissime regioni invece sono sopra il 20%, Campania e Emilia Romagna sfiorano il 35% e il Friuli Venezia Giulia addirittura supera il 50%, con un ricoverato su due che perde la vita, lo stesso livello della Lombardia a marzo.

È questo il quadro fornito dell’istituto «Polis Lombardia» sulla base dei dati ministeriali: la Lombardia nella settimana 12-18 dicembre risulta la migliore regione in assoluto nel rapporto fra ricoveri in terapia intensiva e decessi. Inoltre, ospedalizzati e ricoverati in terapia intensiva sono ancora in calo nelle ultime tre settimane, alla data di ieri 20 dicembre erano rispettivamente 4.341 e 583, quasi la metà rispetto all’ultima settimana di novembre quando erano quasi 8.000 i posti occupati in ospedale, 934 posti quelli in terapia intensiva. Questo è accaduto perchè negli ultimi 25 giorni per ventritrevolte si è registrato uno svuotamento negli ospedali lombardi. 

# L’immunità diffusa sempre più probabile nella nostra regione: prima a est ora a ovest

Credit: oliverbeige Twitter

La circolazione del virus in Lombardia sembra sia sempre più frenata, complice probabilmente un alto livello di sieroprevalenza legato al precedente dilagare dei contagi, per cui si ipotizza di una probabile immunità ormai prossima. Nel grafico in alto si nota come la parte est più colpita nella prima ondata sia stata risparmiata nella seconda, uno scenario che replicarsi nelle ultime settimane anche per la parte ovest della Regione Lombardia.

Il 20 dicembre il tasso di tamponi positivi, sul totale di quelli eseguiti, è risultato del 8%, e nelle ultime settimane in questa classifica la Lombarda è rimasta al di sotto della media nazionale, oscillando tra il 7% e il 9%. In Italia il tasso di positività è risalito all’11%. L’andamento lombardo è confortante anche per quanto attiene ai positivi negli ultimi 60 giorni, o ai nuovi positivi negli ultimi 45.

Continua la lettura con:🛑 La SECONDA ONDATA in Lombardia è un segno di IMMUNITÀ DI GREGGE?

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Qual è IL PROGETTO più VISIONARIO per il futuro di Milano? Le 10 nominations 2020 (VOTA)

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Credits: wsimag.com

Per i Milano Città Stato Awards vota tra le 10 nominations che sono state segnalate sulla fan page di Milano Città Stato e che sono state più apprezzate (per numero di like) dai fans della pagina. Puoi votare la tua preferita. La più votata sarà regina di Milano Città Stato e riceverà il Milano Città Stato Award 2020. In collaborazione con Vivaio.

Qual è IL PROGETTO più VISIONARIO per il futuro di Milano? Clicca sul titolo per la descrizione e in fondo per votare

#1 ALBERI DA FRUTTO PER LE STRADE DI MILANO
ALBERI da FRUTTO in città per dare gratis ai cittadini mele, more e mirtilli

#2 BOSCO ORIZZONTALE
“TERRAZZE VERDI” su strada con pedana MANGIASMOG

Credits: milano.repubblica.it – Via Melzo, il Bosco orizzontale

#3 CANNONI D’ACQUA CONTRO LO SMOG
I “fog cannon” per ridurre i PM10 vicino a scuole o ospedali, in attesa delle piogge

#4 FESTIVAL DELLE LUCI
Un palcoscenico di luci con spettacolari sculture fatte a Led realizzate sui palazzi e monumenti di Milano dai più grandi light designer della scena mondiale

Credits: berlinomagazine.com – Duomo di Berlino

#5 GRATTACIELI VISIONARI
Cinque progetti ultra-avveniristici per il futuro di Milano ordinati per altezza: si arriva fino a 3.000 metri

#6 METROPOLITANA PER GENOVA
La direttissima per il mare. Il prolungamento della linea verde da Porta Genova M2 fino a Genova Porto come ultima fermata fuori città

cose brutte

#7 PISTA CICLABILE CHE SI ILLUMINA CON IL BUIO
Un’innovazione che consente di ottenere un duplice vantaggio: far viaggiare in sicurezza gli utenti in bicicletta e con il monopattino, producendo un risparmio energetico per l’amministrazione

Credits: veronanews.it

#8 QUADILATERO ILLEGALITA’: Trasformarlo in un’attrazione etnica tipo Paolo Sarpi

Credit Repubblica.it

#9 STRADE SOLARI
Potrebbe Milano adottare questo sistema per migliorare l’impatto ambientale?

Costruzione Solaroad Amsterdam

#10 TORRI ANTISMOG
TORRE ANTISMOG da 100 METRI in Cina: 10 così per la città e avremmo aria pulita a Milano

Credits: South China Morning Post

 

Qual è IL PROGETTO più VISIONARIO per il futuro di Milano?

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MILANO CITTA’ STATO

 

 

7 JOLLY per la RICONFERMA ELETTORALE di Sala

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Credits: Shealah Craighead - Olimpiade 2006

Per ora è l’unico candidato. Il giorno di Sant’Ambrogio il sindaco ha dichiarato la sua ricandidatura per altri cinque anni. Nell’attesa di vedere chi sarà o saranno gli sfidanti, questi sono i jolly che potrebbe giocarsi per convincere i milanesi. 

7 JOLLY per la RICONFERMA ELETTORALE di Sala

#1 Inaugurare qualche fermata della M4

Credits: metroricerche.com – Stazione tipo M4

L’apertura del primo tratto della nuova linea blu, prevista nel 2021 con il tratto Linate-Forlanini FS, è ancora incerta nella data, anche per lo scarso utilizzo del city airport causa Covid. Per far capire che qualcosa di buono è stato fatto durante la sua amministrazione, potrebbe aprire a sorpresa qualche fermata, anche se non dovesse passare nessun vagone della metropolitana.

Ad esempio potrebbe inaugurare una fermata nella periferia ovest del Lorenteggio, o quella al Parco delle Basiliche e San Babila in centro storico. Se proprio gli avanza del tempo potrebbe inaugurare la fermata più profonda di Milano, quella di Dateo, a 32 metri sotto la superficie. Sarebbe di grande impatto. 

Leggi anche: Le fermate della METRO più PROFONDE a Milano e nel mondo

#2 Riapertura di un breve tratto di Naviglio a colpi di piccone

Aveva previsto la riapertura integrale dei Navigli durante il suo attuale mandato, o almeno una piccola parte, ma per vari motivi non ha onorato la promessa fatta ai milanesi, senza neppure portare avanti in fase progettuale nei primi anni. Per rifarsi potrebbe fare un colpo di teatro: armarsi di elmetto e piccone per scoperchiare almeno 10 metri di Navigli. Per facilitarsi il compito potrebbe partire da Melchiorre Gioia dove il Naviglio scorre ancora libero sotto l’asfalto e l’iniziativa potrebbe rivelarsi più semplice.

#3 Performance celebrativa delle olimpiadi 2026

Credits: Shealah Craighead – Olimpiade 2006

Le olimpiadi invernali sono state aggiudica, ma si terranno solo nel 2026. Se Sala perdesse le elezioni non potrebbe aprire la cerimonia d’inaugurazione. Per evitare questo smacco potrebbe organizzare una performance celebrativa della manifestazione fin dalla prossima primavera, con atleti olimpici in giro per la città che danno appuntamento ai cittadini per il 2026. La manifestazione verrebbe messa in atto da Mario Balich, il re delle grandi inaugurazioni e degli effetti Wow!

#4 Una pista ciclabile 

Non è un mistero che sia il suo principale cavallo di battaglia. Anche se sono numerosi i tratti di pista ciclabile realizzati, in sede protetta o solo tracciate con la vernice, manca ancora una pista unitaria che attraversi tutta la città o che la colleghi con i comuni di prima fascia senza interruzioni. L’occasione potrebbe essere ghiotta per una pista ciclabile tutta nuova, magari che si illumini di notte, da presentare prima delle elezioni.

Leggi anche: A Verona la PRIMA PISTA CICLABILE che si ILLUMINA con il buio. Un’idea da portare a Milano?

#5 Una mega manifestazione per il clima 

Potrebbe fare da promotore, magari invitando nuovamente Greta Thunberg, a una grande manifestazione per la lotta al cambiamento climatico e portare a sé un po’ di voti di veri e finti ecologisti. 

#6 Inaugurare una sede per una futura authority europea

Per Ema è andata male, ce la siamo fatta soffiare dall’Olanda. La possibilità di ospitare la sede europea del tribunale dei brevetti è in salita. Per ovviare a queste difficoltà potrebbe istituire la “Sede Europea degli Eventi fieristici” inaugurando un nuovo padiglione a Rho Fiera. O comunque predisporre una sede per una futura authority internazionale. 

#7 Rinnovare la dichiarazione a favore di Milano città stato a pochi giorni dal ballottaggio

L’aveva promesso durante la campagna elettorale nelle precedenti elezioni del 2016 sottoscrivendo una “lettera d’impegno”. Purtroppo rimasto poi solo sulla carta. Potrebbe ripetersi anche nell’ottica di una rielezione, con la speranza che dopo questa tornata elettorale tenga fede alla parola data.

Continua la lettura con: Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”: Beppe Sala a Milano Città Stato

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Una MILANESE a PARIGI

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credit: pungolorosso.wordpress.com

Milano è all’altezza delle altre metropoli europee? Ecco le riflessioni e i consigli che una milanese in Erasmus a Parigi sente di dare alla sua città.

Una MILANESE a PARIGI

La globalizzazione è anche questo: oggi sei a Milano, domani chi lo sa. Il tutto con estrema semplicità. Giulia, studentessa dell’Università degli Studi di Milano, ha deciso di piegare i suoi sogni in una valigia e di andare alla ricerca di una città all’altezza delle sue aspirazioni. Per l’esattezza scegliendo di fare l’Erasmus a Parigi.

# Alla ricerca di una Milano all’ennesima potenza

credit: thevintagenews.com

Alla mia domanda “Perché hai deciso di andare a Parigi?” Giulia ha risposto senza alcuna esitazione Cercavo una Milano all’ennesima potenza: crescendo ho capito che Milano richiede tanto ma restituisce altrettanto e che in Italia non c’è un’altra città con così tanti stimoli. Però ho pensato che Parigi potesse essere una città con caratteristiche simili ma ancora più evoluta“. Dal suo racconto emerge chiaramente la voglia di internazionalità, di vivere in una città che permetta ai suoi abitanti di venire quotidianamente a contatto con realtà differenti. Questo dovrebbe far riflettere: perché una grande città come Milano non ha saputo rispondere a pieno alla sua domanda?

# Dove l’internazionalità è la normalità

credit: vivaparigi.com

Giulia sta studiando alla Sorbona e afferma “Alla Sorbona, che è la nostra Statale, gli studenti internazionali sono la normalità e sono perfettamente integrati. Non solo la città, anche l’università stessa è di un livello superiore. Mi racconta della sua esperienza in residenza universitaria, in cui si aspettava di trovare principalmente parigini e invece è rimasta sorpresa dal clima internazionale che si respira. “Ho trovato soprattutto persone proveniente da altre nazioni o città, cosa che a Milano non ho mai visto. Grazie a loro sono uscita dalla mia comfort zone e ho trovato un contesto che mi ha permesso di aprire la mia mente”. 

# Il virus non ha fermato Parigi che continua ad accogliere i suoi abitanti

credit: luoghidiinteresse.it

Nonostante stia cercando di vivere al massimo la sua esperienza parigina il Covid le ha messo i bastoni tra le ruote e non le sta permettendo di conoscere a fondo Parigi. Confessa che la situazione è piuttosto diversa da quello che si aspettava prima di partire: “non ho la libertà di conoscere a fondo la città e le altre persone”. Anche se la sua libertà è limitata così come la sua rete di conoscenze, Giulia ha avuto modo di respirare l’atmosfera multietnica della città e di conoscere persone che l’hanno stimolata. E’ come se la capacità della città di inglobare in sé stessa gli abitanti non si fosse fatta fermare dal virus.

# C’è un po’ di Giulia in ognuno di noi

 
credit: pungolorosso.wordpress.com

Io e Giulia ci siamo lasciate parlando di obiettivi, che riflettono le aspettative di tanti milanesi: il suo modo di vedere il mondo ha già iniziato a cambiare e quello che vorrebbe apprendere ancor di più dai parigini è lo sguardo critico, l’impegno politico e quello civile. Secondo la sua esperienza infatti queste qualità sono molto presenti a Parigi ma non a Milano.

La nostra città è sicuramente sulla strada giusta per raggiungere il livello delle altre metropoli europee ma il lavoro da fare è ancora molto, soprattutto per poter realizzare i sogni dei suoi cittadini, in primis quelli più giovani, che sono sempre più esigenti e ne rappresentano il futuro.

Continua la lettura con: Io, TORINESE innamorato di MILANO, vi spiego perché questa CITTÀ è MAGICA

ROSITA GIULIANO

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