La madre (Maria Luigia Ferravilla) era una cantante portoghese e gli diede il cognome. Il padre (Filippo Villani) era uno dei maggiori esponenti della Scapigliatura milanese, quella nata da Carlo Righetti (detto Cletto Arrighi) l’intellettuale meneghino che attirerà a se gli altri tre lombardi Praga, Dossi e Conconi. Parliamo di Edoardo Ferravilla, figlio illegittimo di Maria Luigia e Filippo, diventato uno degli attori più importanti nell’ambito del teatro dialettale milanese, esponente principale della scena locale, tra l”800 e il ‘900.
EDOARDO FERRAVILLA: uno degli ATTORI del teatro DIALETTALE più importanti di sempre
# Scoperto da Cletto Arrighi
Credits: it.wikiquote.org Edoardo Ferravilla
Nacque a Milano, il 18 ottobre 1846, dalla relazione tra il Villani e la Ferravilla. A pochi mesi dalla nascita la madre muore, il padre nel frattempo si era sposato con una ballerina e non vi erano le condizioni per un avvicinamento col parente, così è affidato ad un tutore, Giacomo Viglezzi, che da figura “fredda” e “burocratica”, diventerà per il piccolo Ferravilla un riferimento prezioso, sotto il profilo assistenziale e affettivo. In casa Viglezzi, Edoardo impara la musica e la passione per il teatro, svago gradito dalla famiglia adottiva. Però gli studi sono quelli da ragioniere, come Giacomo, che sfoceranno solo per un breve periodo in un lavoro dietro la scrivania. Edoardo Ferravilla, ancora giovane, è “scoperto” proprio dal già citato Cletto Arrighi, che nel frattempo aveva scritto operette comiche teatrali in dialetto milanese. Arrighi lo instrada nel mondo della recitazione. In più Giacomo Viglezzi è amministratore del Teatro dell’Accademia dei Filodrammatici, nella Chiesa sconsacrata dei SS Cosma e Damiano. Quindi ecco che il cerchio dell’arte si chiude e ne esce un Ferravilla attore fatto e finito, anche grazie alla scuola di recitazione frequentata proprio nella nostra città.
# Il suo esordio al Teatro Milanese in Corso Vittorio Emanuele
Credits: ildogville.it personaggio Edoardo Ferravilla
Quando Giacomo Viglezzi muore, Edoardo Ferravilla lavora come ragioniere nell’ufficio del fratellastro Enrico (figlio di Giacomo). Come attore è scritturato da Cletto Arrighi, che gli offre un lavoro compatibile (come orario) con quello da ragioniere. A 24 anni recita per la Compagnia di Arrighi, al Teatro Milanese, situato nell’attuale Corso Vittorio Emanuele 15; il locale è dedicato alla commedia dialettale meneghina ed Edoardo Ferravilla non tarda a dimostrare le proprie attitudini sul palco: esordisce in “Barchett de Boffalora” (è il 1870), poi passa all’opera “Ona notizia falsa”, di Giovanni Duroni e in “Teresa”. Il lavoro teatrale aumenta e Ferravilla decide di lasciare l’attività di ragioniere per dedicarsi solo alla recitazione.
Nel 1872 lo troviamo nella commedia di Righetti “Nodar e perucchee”, dove deve interpretare un ruolo non di primo piano, ma grazie alla forte caratterizzazione che Ferravilla offre al proprio personaggio, riesce a mettersi in evidenza: così il nostro artista si scopre non solo attore capace, ma uomo di teatro abile a creare nuovi personaggi, preziosi per la recitazione dialettale milanese.
# Dal Tecoppa al Massinelli, i suoi personaggi più celebri
Credits: @chiediscena.pironti Edoardo Scarpette, Emilio Zago ed Edoardo Ferravilla
A causa di una crisi del Teatro Milanese, si crea una nuova società teatrale gestita dallo stesso Ferravilla insieme a Gaetano Sbodio ed Edoardo Giraud, dove il primo diventa direttore.
La compagnia ha successo non solo a Milano, è apprezzata anche a livello nazionale e “smussa” il dialetto milanese rendendolo più compressibile. Ferravilla si esibisce con personaggi che diventano simboli di una milanesità ormai dimenticata: come “el Tecoppa“, personaggio senza arte ne parte, dedito al consumo di alcol, che tende a fregare il prossimo in modo goffo e impacciato. Tecoppa nasce dalla rappresentazione che Ferravilla vide durante uno spettacolo amatoriale, dove un attore dilettante interpretava un signore che aveva come intercalare “Dio te coppa”, “Dio t’ammazzi”, esclamazione che viene sintetizata in “Tecoppa”. Tecoppa è un nullafacente, mantenuto dalla moglie, che si lamenta sempre addossando a colpe altrui le proprie sfortune.
Poi c’è un altro personaggio, Massinelli, studente pluriripetente, l’anziano “Barbogio” e “Maester pastizza”, cattivo musicista che si vanta di essere stato copiato da artisti famosi. E questi citati sono solo alcuni.
# L’addio alle scene
Credits: lombardiabeniculturali.it El Tecoppa
Nel 1905 Ferravilla da l’addio alle scene, morirà dieci anni dopo, nel 1915, a Milano. Piero Mazzarella, attore vercellese ma milanese d’adozione (mancato nel 2013 all’età di 85 anni), è considerato il successore naturale di Ferravilla, anche perché la madre di Piero, Sara Masera, fu un’attrice della compagnia di giro di Ferravilla.
Da luglio 2021 è partito il restyling di Piazza Castello e via Beltrami. Il progetto, frutto di un concorso indetto e vinto nel 2017, si sta avvicinando alla conclusione. Vediamo il progetto nel dettaglio e quando sarà pronta la nuova piazza.
La nuova PIAZZA CASTELLO in TOTAL WHITE: il restyling alle FASI FINALI
# Un progetto da 5,2 milioni di euro
Credits: Urbanfile – Progetto di restyling Cairoli/Piazza Castello
Per il progetto complessivo sono stati stanziati 9,9 milioni di euro. La metà pari a 5,2 milioni sono stati destinati al primo lotto di piazza Castello e via Beltrami, i restanti al secondo lotto relativo a largo Cairoli i cui lavori però non sono ancora stati programmati. Nel dettaglio per la parte di Piazza Castello sono stati previsti: 184 i nuovi alberi, di cui 167 aceri, che creano un triplice filare alberato e una sorte di cornice intorno agli attraversamenti, cordoli in marmo e nuove aiuole. A questo si aggiunge la riqualificazione dei viali che la collegano a Foro Bonaparte, con l’asfalto che lascia il posto al calcestre.
I lavori in via Beltrami, invece, hanno previsto il rifacimento della pavimentazione. Si è optato per il granito bianco di Montorfano con inserti di beola grigia. Oltre ad una valorizzazione degli attraversamenti pedonali e dell’aumento del verde intorno al Castello, il progetto prevede un miglioramento dell’illuminazione pubblica. L’area è diventata completamente pedonale.
I cantieri si sono aperti il 7 luglio2021. La durata complessiva dei lavori è stata fissata in 500 giorni, ma a causa di alcuni ritardi dovuti anche alla pandemia dovrebbero concludersi tra l’autunno e la fine del 2023.
L’intervento è stato realizzato in fasi diverse per limitare l’impatto sulla vivibilità dell’area. Prima è toccata all’area di via Lanza e l’area di via Beltrami, dove i lavori sono già stati completati. Sul lato di via Lanza e Quintino Sella è stato steso e pressato il calcestre e la sistemazione è di fatto conclusa con l’area aperta al pubblico passaggio.
Credits Urbanfile– Filari di alberi piazza Castello
Anche gli alberi sono già stati piantumati e inizia già a vedersi l’aspetto definitivo della nuova piazza.
Credits emanuele_genuizzi IG – Piazza Castello Milano
Ora sono in corso i lavori sul lato del Castello Sforzesco, dove si sta demolendo la zona attorno alla fontana e all’ingresso del Castello, e verso piazzale Cadorna. All’incrocio con via Ricasoli sono stati sistemati gli scivoli e i nuovi cordoli, con i piloni antisfondamento, i nuovi “milomat”.
# I resti dei bastioni ricoperti su decisione della Sovrintendenza
Credits Urbanfile - Resti bastioni
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Credits Urbanfile - Resti bastioni prima di essere ricoperti
Credits Urbanfile - Resti bastioni ricoperti
In via Quintino Sella verso Lanza erano stati rinvenuti i resti dei bastioni del Cinquecento e Seicento realizzati a scopo difensivo quando il castello divenne una caserma e fortezza durante le denominazioni spagnole. La decisione della Sovrintendenza alle Belle Arti è stata quella di non spostarli per esporli in qualche area museale ma di lasciarli e ricoprirli di terreno.
Per evitare che le radici scavassero fino a rovinare le antiche mura e al contempo mantenere il disegno del progetto, si è scelto di posizionare degli arbusti di dimensione più piccola ma nessuno potrà ammirare una testimonianza del passato della città.
L’installazione Short Cut, opera di Michael Elmgreen e Ingar Dragset. Sono i simboli, secondo i due artisti scandinavi, dell’evasione e della vacanza intesa soprattutto come crescita intellettuale e culturale
Diciamoci la verità. Sembra un miracolo. A inizio stagione nessuno ci avrebbe scommesso un ducato. Non solo: in campionato entrambe le squadre rischiano di non entrare neppure in zona Champions, surclassate perfino dalle due romane. E invece, come spesso accade, Milano può trovarsi in difficoltà nelle ragnatele italiche ma quando si parla di passare la frontiera è capace di dare il meglio di sè: Capitale mondiale nella lirica, con la Moda, il Design e il Fuorisalone, e non è da meno nel calcio. Anche perché Milano non è solo la città che ha ospitato più volte derby in Champions ma è anche l’unica città del mondo ad aver vinto la Champions (e l’Intercontinentale) con due squadre diverse. Grazie alle vittore su Napoli e Benfica le sue due squadre si ritrovano a giocarsi la finale di Champions a San Siro. A distanza di 20 anni esatti dall’ultima volta. Ma come andò a finire e, soprattutto, com’era la Milano di quei tempi?
MILANO, 2003: come eravamo ai tempi dell’ultimo euroderby di semifinale di CHAMPIONS
2003. Tutta un’altra storia. A Milano e nel calcio. Sembra una vita fa. Se torniamo a quei tempi, Milano è una città completamente diversa. Non solo: anche nel calcio. La semifinale di Champions tra le due milanesi sembra qualcosa di ineluttabile, perchè da vent’anni il calcio italiano domina, trainato in particolare dalle due milanesi. Sono anni che tendenzialmente il Milan spadroneggia in Europa mentre l’Inter ha la meglio in Italia soprattutto nella seconda metà del decennio.
Ma partiamo dal tema del giorno: cosa accadde nel derby di Champions?
# La semifinale del 2003: con le regole di oggi il finale non sarebbe lo stesso
Sono cambiate anche le regole. A quei tempi, a parità di gol tra andata e ritorno valeva la regola che pesassero di più i gol fatti fuori casa. E nel caso della semifinale di allora fu un paradosso: le due squadre si trovarono a giocare due volte nello stesso stadio e pareggiarono entrambe le partite. Ma a spuntarla fu il Milan. Proprio per quella regola ancora più strana per due concittadine. Erano nello stesso stadio ma ufficialmente si alternarono in casa. All’andata, in casa del Milan finì zero a zero. Al ritorno in “casa” dell’Inter terminò 1 a 1 con il gol dei milanisti che venne valutato doppio perché “fuori casa”. Un gol pesante e di buon auspicio. Sì, perché in finale il Milan si trovò la Juventus che venne sconfitta solo ai calci di rigori al termine di una delle finali più noiose degli ultimi trent’anni.
# Un orizzonte totalmente diverso
La prima grande differenza rispetto ad allora è proprio in quello che attende la vincitrice della super stracittadina. Invece della Juventus specialista in finali perdute ci sarà una squadra di ben altra caratura. Nell’altra semifinale infatti si scontrano i due colossi d’Europa, Real Madrid e Manchester City, con i loro budget miliardari, sideralmente superiori alle due milanesi. C’è chi dice che per la finale ci sarà bisogno del pallottoliere. Forse non sarà così ma è certo che la vincente del derby avrà il ruolo di Davide contro Golia.
# Il terrore dei tifosi
La grande somiglianza invece è nel terrore delle due tifoserie. La paura di perdere in semifinale, vedendo così sfumare il più grande sogno per un tifoso di club, ha in questa caso un’aggravante. Si tratterebbe non solo di perdere ma di veder vincere i cugini, ossia il collega, l’amico, il vicino di casa, il parente che festeggeranno proprio nel momento in cui lo sconfitto starà provando il più grande dolore. E non si tratta del solito derby che potrà essere rimpiazzato dal risultato del derby successivo, a distanza di pochi mesi. Qui rischia di pesare come un macigno in una memoria eterna. Anche perché rispetto a vent’anni fa ben pochi scommetterebbero su una nuova semifinale di Champions tra le due milanesi per gli anni prossimi a venire.
# Da campioni affermati a grandi promesse
Non solo i giocatori. Sulla panchina del Milan siede Carletto Ancelotti che oggi invece sta seduto molto più al caldo, sulla panchina del Real Madrid. Dall’altra c’è Hector Cuper ai tempi stella nascente del calcio internazionale che assisterà proprio al suo tramonto in casa nerazzurra. Ma torniamo ai giocatori: nel Milan ci sono i futuri campioni del mondo Nesta, Gattuso, Pirlo e Inzaghi, insieme al Pallone d’Oro Schevchenko e gli assi Seedorf e Rui Costa. Il meglio a livello mondiale. Forse in prospettiva solo Maignan e Rafael Leao potrebbero seguire le stesse orme di successo. Principale punto di contatto in questi vent’anni è Paolo Maldini: ai tempi in campo, con la fascia di capitano, adesso dirigente dei rossoneri. Dal lato Inter ci sono Zanetti, Materazzi, Hernan Crespo e Recoba. Forse sulla carta più deboli dei rivali anche perchè non siamo ancora agli anni del dominio in Italia che portarono al triplete di Mourinho. Zero somiglianze anche dal lato della proprietà. Nel 2003 Milan e Inter sono milanesi al 100% nelle mani di Berlusconi e di Moratti. Ora non sono più neppure europee.
Tornando alla partita, come anticipato, dopo lo 0-0 dell’andata, al Milan bastò un pareggio 1-1 (gol di Shevchenko e Martins) per andare in finale – poi vinta – contro la Juventus. Decisiva la parata all’ultimo respiro di Abbiati su Kallon, un ricordo indelebile per i tifosi di allora. Ma se ripensiamo al 2003, com’era la Milano di allora?
# Milano, anno 2003: niente Skyline
varesine e torre breda
I telefonini si usano ancora solo per chiacchierare o mandare sms. Non si sono i Social. I sogni di gloria di Internet sembrano raffreddati a causa dello scoppio della bolla in Borsa. Ma se si tornasse a quegli anni la cosa che salterebbe più all’occhio sarebbe un’altra: lo skyline.
Invece dei grattacieli e della city ci sono ancora i resti di un Luna Park in quella che è la parte più degradata tra le aree centrali di Milano. Dove oggi ci sono i grattacieli di City Life c’erano ancora gli edifici della ex Fiera che solo qualche anno dopo sarebbe stata trasferita a Rho. Nessun Bosco Verticale, nessun grattacielo, anche se qualcosa si muove. E non è poco.
# La città che sogna
Un quartiere industriale e periferico com’era il quartiere Pirelli-Bicocca aveva appena inaugurato la sua università, la Bicocca apre infatti solo due anni prima l’inizio del nuovo millennio, ma non si accontenta dell’università e inaugura altri due luoghi culturali. Il 19 gennaio 2002, infatti, dato che il teatro alla Scala era chiuso per ristrutturazione, apre in zona Bicocca il teatro Arcimboldi. E nel 2004 inizia a essere costruito anche l’Hangar, un nuovo spazio espositivo d’arte contemporanea.
Viene inaugurata anche la statua ago e filo in piazza Cadorna. Sono gli anni dove una nuova Milano sta nascendo. E anche se i grattacieli non si vedono guardando verso il cielo, le loro sagome sono state delineate già sui fogli di carta dei progetti.
Il 2003 è una Milano che sogna. Non solo la finale ma anche di affermarsi come nuova capitale d’Europa. C’è infatti chi inizia a pensare di candidare la città per la Grande Esposizione Universale. Una città che sente di essere grande, tra le più ricche e vitali d’Europa, e che è pronta a mettere in campo le sue due squadre confidando che la vincente sarà pronta a sedersi sul tetto d’Europa. Come la sua città.
La torre celebre anche se non molto amata nel cuore di Milano sta per rinascere sotto un’altra veste. Nel frattempo è la grande protagonista della design week.
Sempre più in ALTO: di quanti piani crescerà la TORRE di BRERA
# La torre di Brera costruita al posto della prima sede dell’Università Bocconi
Foto Andrea Zoppolato – Palazzina Largo Treves
Uno dei palazzi più vistosi e contraddittori del centro di Milano. La Torre al civico 1 di largo Treves 1, tra Corso Garibaldi e via San Marco. Alta 10 piani incluso quello rialzato, è stata costruita nel 1955 per ospitare gli uffici del Comune di Milano al posto della palazzina eclettica che costituiva la prima sede dell’Università Bocconi, edificata nel 1902. Disegnata dall’architetto Arrigo Arrighetti, che a Milano ha firmato il progetto di circa 150 edifici, non si distingue per originalità e bellezza con il suo colore marrone chiaro e la successione militare dal basso all’alto di finestre ministeriali senza serramenti. Nel 2021 è stata infatti ceduta al gruppo Stella Re per 52,75 milioni di euro che si occuperà dell’intervento di rigenerazione il cui impatto più evidente sarà che verrà alzata di alcuni piani
# L’installazione “Dry Days, Tropical Nights”: gli ultimi giorni per visitarlo prima della sua rigenerazione
Foto Andrea Zoppolato - Palazzina Largo Treves
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Foto Andrea Zoppolato - Palazzina Largo Treves
Foto Andrea Zoppolato - Palazzina in Largo Treves
Foto Andrea Zoppolato - Interno Palazzina largo Treves
Foto Andrea Zoppolato - Palazzina Largo Treves interno
Nel frattempo la torre è tra i grandi protagonisti del Fuori Salone con un’installazione artistica che ha riguardato sia la parte esterna che quella interna. Per la prima volta infatti durante l’edizione 2023 della Design Week il pubblico potrà visitarla, fino al 23 aprile, e partecipare a una serie di attività e incontri. L’installazione si chiama Dry Days, Tropical Nights ed è frutto della collaborazione tra glo™, marchio del fumo elettronico, e Agostino Iacurci, e invita lo spettatore a guardare come potrebbe diventare il nostro paesaggio e a costruire un domani migliore tutti insieme. Iacurci ha preso ispirazione da due climatologi che hanno immaginato il futuro della nostra penisola con l’attuale gestione del Pianeta, con paesaggi deserti e tropicali. Lo scenario è rappresentato da soli elune sulle pareti esterne e da colori accesi, silhouette di palme e luci,al suo grezzo interno, che ricordano i tramonti tropicali.
# Rispetto alle anticipazioni la struttura non sarà demolita, ma alzata di altri cinque piani
Credits gianmuga IG – Torre Largo Treves
Si parlava addirittura di demolizione per lasciare il posto a un nuovo palazzo. Invece, anche se il progetto è ancora top secret, l’attuale struttura verrà mantenuta anche se profondamente riqualificata. Non solo: in cima verranno aggiunti altri 5 piani facendola così svettare ancora di più sull’intero quartiere. Lo studio di architettura che lo realizzerà è M2P Architetti Associati.
# Non solo la torre: la riqualificazione di largo Treves
La torre non rappresenta l’unica novità in arrivo sulla celebre piazza. In largo Treves sono in corso i lavori, che dovrebbero concludersi entro l’estate 2023, per trasformarne una larga porzione in pedonale, con cubetti di pietra di Luserna e lastre di granito, marciapiedi più larghi, parigine, panchine e aiuole.
In alcuni tratti delle autostrade che gravitano attorno a Milano potrebbero essere innalzati i limiti di velocità. Ecco le ipotesi allo studio.
Nuovo limite a 150 KM/H? Le AUTOSTRADE MILANESI dove si potrebbe aumentare la VELOCITÀ
# La proposta di innalzare il limite in autostrada da 130 km/h a 150 km/h: “solo il 5% di incidenti avvengono in autostrada”
Credits maurizios87 IG – A8 Milano
Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini intervenuto nei giorni scorsi a Radio24, come riportato da Milano Today, ha spiegato come i tecnici siano al lavoro per avvicinare le autostrade italiane al “modello tedesco”, innalzando il limite di velocità attuale di 130 km/h a 150 km/h: “stiamo facendo tutte le valutazioni perché ci sono tratte autostradali ampie dove sul modello tedesco si potrebbe pensare anche di aumentare i limiti di velocità“. Alla base della proposta il fatto che come evidenziato dai dati Istat del 2021 solo una minima parte degli incidenti avviene in autostrada, appena il 5%, mentre il resto si registra su strade urbane o extraurbane.
Il riferimento principale in Europa sono le autostrade tedesche: senza limiti di velocità, ad eccezione dei tratti ritenuti più pericolosi, e tassi di incidenti e di mortalità agli ultimi posti in Europa, insieme alla Svezia.
# Le autostrade potenzialmente interessate e quelle ipotizzate nel piano
Autostrade Milano
Le caratteristichenecessarie perché un’autostrada possa vedere un’innalzamento dei limiti, come stabilito dall’articolo 142 del Codice della strada introdotto nel 2002 e riformato nel 2010, sono: la presenza di tre corsie oltre a quella d’emergenza, del “safety tutor” per il calcolo della velocità media e che lo permettano l’intensità del traffico, le condizioni atmosferiche prevalenti e i dati di incidentalità degli ultimi cinque anni.
Poste queste condizioni le autostrade milanesi potenzialmente interessate sarebbero l’Autostrada del Sole (A1), la Milano – Venezia (A4) e la Milano – Varese (A8). Il piano al momento coinvolge parti dell’A4 e dell’A8, mentre per l’A1 si ipotizza quello a 4 corsie tra Modena Nord e Modena Sud oltre ad altri tratti al centro sud come l’A1 come quello tra Colleferro e Anagni.
Weekend della Design Week, con l’apertura al pubblico del Salone del Mobile prima del congedo e di tutti i closing parties. Ma non solo questo a Milano.
NON SOLO DESIGN WEEKEND: gli appuntamenti da non mancare a Milano nel fine settimana #ToDoMilano
#Venerdì 21/4: serata jazz, insieme al sogno di Leonardo, poetry slam e Aldous Harding
Il Volo di Leonardo – Credits: ovettodicolombo.it
Guarda come si fa il mare: concerto marino, eseguito dal coro e l’orchestra del liceo Tenca. Dirige Marco Bossi, alle 18.15, al Teatro Bruno Munari.
Neuf Voix: il compositore porta sul palco un’opera d’arte e tutte le più complesse macchine d’avanguardia nel ‘900, tra cui un Acusmonium Sator. L’esperienza immersiva, dal titolo Secessioni, è all’Auditorium San Fedele alle 20.30.
Stefano Signoroni: il crooner raffinato e pianista, torna con la Mc Band per uno spettacolo “dal gusto vintage”. Ospite sul palco del Blue Note nel doppio spettacolo delle 20.30 e delle 23.00.
Il volo di Leonardo: spettacolo musicale che celebra il genio di Leonardo, con proiezioni e interazioni spettacolari. In scena alle 20.45 al Teatro Repower di Assago.
Alpha Wolfs: nu-metal e hardcore della band australiana, in programma al Legend Club alle 21.00. Lo show è preceduto dalle special guests King 810.
I Soliti Idioti – Il Ritorno: la popolare sit-com è in tour per i teatri italiani. A Milano approda al Teatro degli Arcimboldi, il sipario è alle 21.00.
Torneo di poetry slam: la poesia declamata da giovani artisti, in una gara condotta da Paolo Agrati, Davide Passoni e Ciccio Rigoli. Sipario alle 21.00 allo Zelig Cabaret.
Aldous Harding: le calde atmosfere della cantautrice neozelandese si possono godere alla Santeria Toscana. Lo show inizia alle ore 21.00.
Tracanna 4Tet: il quartetto guidato dal sax di Tino Tracanna, si esibisce al Garage Moulinski. Inizio spettacolo alle ore 22.00.
#Sabato 22/4: installazioni in mostra a Palazzo Reale, due Zelig al prezzo di uno, musica con Peter Bence e i milanesi Lazza e Sugar Daddy & The Cereal Killers
Lazza – Credits: contra-ataque.it
Leandro Erlich: apre alle 10.00 la personale dedicata all’artista argentino, che raccoglie per la prima volta assoluta in Europa, tutte le sue installazioni. In mostra fino al 4 di agosto a Palazzo Reale.
The Greenlight Blues Band: la band porta in scena un racconto lungo 100 anni, dedicato alla musica blues. Dagli albori dei tempi della schiavitù, alle struggenti ballate da club, il viaggio inizia alle 20.30 al Teatro Pime.
Sugar Daddy & The Cereal Killers: settetto milanese doc, che manca dai club di casa da tanti anni. Tornano con jive e rithm n’ blues sul palco del Blue Note, in doppio spettacolo alle 20.30 e 23.00.
Doppio Zelig: due spettacoli al prezzo di uno allo Zelig di viale Monza. In scena dalle 21.00 Nikolas Albanese in Fantasmagorie, a seguire Giancarlo De Biasi con Alla canna del gas.
Cupabia Combo: cover di grandi classici e pezzi pop, riarrangiati da Daniele Seghizzi, che introduce ogni nuovo brano con un racconto. In scena al Teatro Guanella alle ore 21.00.
Peter Bence: il compositore e pianista ungherese è in tour in Europa e sceglie Milano come unica data italiana. Suonerà al Teatro degli Arcimboldi alle 21.00.
Lazza: primo weekend in compagnia del rapper e produttore milanese, che tornerà anche a fine aprile. L’appuntamento con i fans è fissato alle 21.00 al Forum di Assago.
Davide Speranza Trio e The Good Time Makers: serata dedicata ai virtuosi dell’armonica a bocca, preludio al prossimo Milano Harmonica Rumble. Dalle 21.30 le due band si alternano sul palco de La Scighera.
#Domenica 23/4: spettacoli musicali per bambini aprono la domenica, chiusa dalla comicità madre lingua russa e dal rock
Big Thief – Credits: thefather.com
La Bella e la Bestia: matinée al Teatro Dal Verme, con I Piccoli Pomeriggi Musicali diretti da Daniele Parziani su musiche di Menken. Inizio alle ore 11.00.
Fluxus: concerto che spazia tra tutti i generi musicali, interpretata da 4 musicisti e adatta alle famiglie con bambini (anche piccoli). Si svolge alla Cascina Torrette del Mare Culturale Urbano alle 15.30 e alle 16.15 (4-8 anni) e alle 17.00 (0-4 anni).
Improvvisazioni itineranti in Parco Sempione: il corpo umano che con la danza esplora il tessuto urbano e il rapporto con la natura. È la proposta della rassegna FOG, site-specific al Parco Sempione alle 16.00 con le coreografie di Ariella Vidach.
Claudia Cantisani: vocalist ed autrice che si avvale di importanti collaborazioni, arriva sul palco del Blue Note per proporre il suo nuovo album. Si presenta con un ensamble inedito, come alcuni dei brani in scaletta, in unico spettacolo alle 20.30.
Maxim Galkin: il popolare comico ed intrattenitore russo, si presenta in lingua originale senza sovra titoli al Teatro degli Arcimboldi. Inizio spettacolo alle 21.00.
Max Angioni: il popolare comico passa dalla TV alle tavole del palcoscenico, portando in tour i suoi pezzi più famosi, tra inediti ed improvvisazione. È possibile trovarlo allo Zelig alle 21.00.
Big Thief: unica tappa italiana per la band americana indie rock, reduce da un viaggio on the road in USA, tramutato in un nuovo album. Sono attesi all’Alcatraz alle ore 21.00.
Rhapsody of Fire: power metal sinfonico made in Trieste, presentato dalla band sul palco del Legend Club. Lo show si divide in due parti: dalle 21.10 i guest star Symphonity, a seguire il main event alle 22.30.
#Tutto il w.e.: apre al pubblico il Salone del Mobile, la doppia natura di Milano e i milanesi celebrati a teatro, arte a cielo aperto in città e a Lodi. La settimana di passione si chiude con il tango argentino
Salone Milano – Credits: abrigatelapelicula.com
Apertura a studenti e pubblico del Salone del Mobile: l’evento clou della Design Week, finora riservato solo agli operatori, apre le sue porte anche al pubblico. Gli studenti possono entrare 21, 22 e 23; il pubblico sabato e domenica.
A.u.f. Costruire Cattedrali: la vera storia delle generosità dei milanesi, che contribuiscono alla costruzione (e al mantenimento) della Cattedrale di Santa Maria Nascente. Racconta Carlo Pastori, per la regia di Marta Martinelli al Teatro Oscar, 21 e 22 aprile alle 20.30.
Sono incazzato bianco: spettacolo scritto e interpretato da Mohamed Ba, che alterna la comicità al dramma di chi è considerato italiano solo a metà. In scena 21 e 22 aprile, al Teatro del Borgo alle 20.45.
Arte a cielo aperto: la mostra di pittura più antica di Milano, organizzata in via Bagutta dall’associazione dei Pittori della via. Arte e colori si possono ammirare sabato 22 e domenica 23 dalle 9.00 alle 19.00.
Visita gratuita al Prologis Park Lodi: altra arte a cielo aperto, le opere di street art in mostra a Somaglia (LO), lungo la Strada Provinciale 234. Dalle 10.00 alle 11.30 al via alle visite guidate e gratuite, con prenotazione obbligatoria.
Meglio Stasera… quasi: one man show scritto e interpretato da Stefano De Martino. Lo spettacolo propone monologhi e improvvisazione di scherzi col pubblico. In scena 21 e 22 aprile al Teatro Lirico – Giorgio Gaber (ore 20.45).
La ragazza Carla: spettacolo di movimento, musica, immagini e la poesia di Elio Pagliarini, ambientato a Milano degli anni ‘60, Interpreta Federica Bastoni al Teatro della Contraddizione da venerdi a domenica alle 20.45.
Entangled – Ogni cosa è collegata: i dialoghi immaginati degli incontri reali tra Pauli e Jung. Nello spettacolo scritto e interpretato da Gabriella Greison, i protagonisti sono la fisica quantistica e l’amore. In scena al Teatro Menotti da venerdì 21 a domenica 23.
Noches de Buenos Aires: notti di tango argentino a Milano, grazie alla compagnia Tango Rouge e l’Orchestra Tango Spleen. Da venerdì a domenica al Teatro Repower alle 21.00.
#Gli eventi della MDW
Il grattacielo “in demolizione” in largo Treves – Simbolo della continua trasformazione di Milano – ph. Giacomo Biraghi
Procede la realizzazione del progetto finanziato per 9 mila miliardi di yen, circa 65,7 miliardi di euro. I primi convogli sono in costruzione e entreranno in funzione nel 2027, impiegando 40 minuti per percorrere circa 300 km. Con questo treno si arriverebbe a Roma in un’ora, da Milano si raggiungerebbe il mare in un quarto d’ora.
Avanza il progetto per il TRENO più VELOCE del MONDO: farebbe Milano-Roma in 1 ora
# Viaggia in “sospensione” sopra i binari
Un prodigio dell’ingegneria. Il Maglev (Magnetic Levitation) si basa sulla tecnologia contactless che permette al treno di levitare per circa 10 centimetri sopra ai binari, generando un campo magnetico tra i magneti superconduttori a bordo e le spirali a terra. Siccome il sistema non causa attrito tra ruote e binari, la velocità del treno può raggiungere e facilmente superare i 500 chilometri orari. La differenza di polarità nel campo magnetico genera una forza che allo stesso tempo spinge e tira il treno.
# Il treno è utilizzato oggi solo in una tratta urbana di 9 Km
Maglev
Il sistema al momento è in uso in Giappone solo in una tratta urbana circoscritta nella regione di Aichi, a livello metropolitano, costruita in occasione dell’Expo 2005, su una lunghezza di soli 9 km.
# La linea dell’alta velocità giapponese tra Tokyo e Nagoya sarà percorsa in 40 minuti con punte di 505 km/h
Credits: ohayo.it
La Chūō Shinkansen, questo il nome definitivo della ferrovia a conclusione dei lavori, verrà costruita per permettere al treno di raggiungere queste incredibili velocità tra Tokyo e Nagoya attraversando le prefetture di Kanagawa, Yamanashi, Nagano e Gifu e sarà lunga 286 chilometri. Per la prima volta un’intera linea ferroviaria utilizzerà il treno veloce Magle. Attualmente è operativo solo un tracciato di prova di 42,8 km, più altri 18,4 km in realizzazione, denominato Yamanashi Maglev Line e che diventerà parte della linea alla sua apertura. I lavori sono in corso d’opera e dovrebbero rispettare i tempi di consegna.
# Con questo treno si arriverebbe a Roma in meno di un’ora, in un quarto d’ora da Milano si raggiungerebbe il mare
La velocità media prevista sarà di circa 430 km/h, con punte di 505 km/h. In questo modo basteranno appena 40 minuti per percorrere la tratta. Se fosse esercitato sulla tratta Milano-Roma, lunga 477 km, il viaggio durerebbe poco più di un’ora. Mentre se fosse utilizzata per collegare Milano a Genova potremmo arrivare al mare in circa un quarto d’ora.
# La linea sarà attiva nel 2027, avrà 4 fermate e un tunnel di 246 chilometri tra le montagne. Nel 2037 si estenderà fino a Osaka
Credits Satoshi Hirayama from Pexels – Osaka
Sono quattro le fermate previste lungo il tracciato: Samigahara, Kofu, Iida e Nakatsugawa, situate nelle rispettive prefetture citate. La maggior parte del percorso attraversa un terreno montagnoso, circa l’86%, ovvero 246 chilometri, pertanto sarà realizzato in tunnel con alcune sezioni 40 metri di profondità. Lo scopo di questo percorso oltre a tagliare attraverso le montagne, consiste nell’ottenere una linea ferroviaria alternativa da poter utilizzare in caso di terremoti o tsunami. La linea sarà inaugurata nel 2027, mentre è previsto l’approdo a Osaka nel 2037 invece che nel 2045, come inizialmente previsto, grazie ad un prestito del governo giapponese.
# A bordo del treno più veloce del mondo
Ma qual è l’attuale primato di velocità per un treno? Il record è stato registrato martedì 21 aprile 2016 durante una corsa test condotta sulla linea sperimentale che si trova vicino al monte Fuji, nella prefettura di Yamanashi. Il Maglev L0 Series, composto da sette vagoni, ha superato la soglia dei 600 km/h per 11 secondi, spingendosi fino all’incredibile velocità di 603 km/h. Attualmente ne stanno costruendo 14 esemplari che viaggeranno sulla nuova linea Tokyo-Osaka.
In questo video il viaggio sul treno più veloce del mondo.
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Partire è un po’ morire. Figurati chiudere, tirare giù la cler, cume se dis a Milan, dopo quasi tre secoli di onorato servizio.
Addio TRATTORIA MADONNINA: i ricordi della PRIMA VOLTA
Credits: @comidamaya La Madonnina
Se ne va così in punta di piedi la Trattoria Madonnina, ma non mi pare vero. Sento ancora il bocca e nel cuore il sapore e lo spirito delle sue tovaglie a quadri, del glicine e del cortile esterno che è (che era) una meraviglia. Ricordo poco tempo fa l’ultimo pranzo, su quei tavoloni, il diffuso chiacchiericcio in sala e la magnifica assenza in menu di piatti moderni, reinventati, fusion.
Risotti e cotolette a farla da padrone, si mangiava e si godeva di quello che si mangiava. Si stava e si godeva del tempo che si passava in quei locali che trasudavano storia e verace umanità. Si usciva poi sazi e col sorriso sulle labbra. E con la voglia di tornare al più presto. Di buoni ristoranti è pieno il mondo. Ma di trattorie come la Madonnina ne esistono ben poche.
E come in tutti gli addii che si rispettino arriva il momento delle foto o dei filmati che hanno immortalato chi non c’è più. In questo caso c’è una recensione, uno scritto, un appunto di cronaca gastronomica che risale ai primi anni del secondo millennio. E’ il racconto della nostra prima volta.
Trattoria Madonnina addio, ci piace ricordarti così…
# La prima volta, 20 anni fa
Credits: @comidamaya La Madonnina
“Il glicine, il risotto, la foto in bianco e nero. La vecchia Milano non c’è più, appartiene al passato. I tentativi di farla rivivere molto spesso suscitano il medesimo effetto che si prova guardando una fotografia sbiadita: rammarico, tristezza e delusione.
Esistono tuttavia, e per fortuna, una manciata di realtà che hanno ancora una dimensione umana, vecchia si direbbe. Ma incredibilmente affascinante. Caratteristiche comuni? Ritmi un po’ più lenti, dimensione limitata, gestione pseudofamiliare, aria popolare e una cucina che distilla sapori milanesi-lombardi, sempre in bilico tra il rilancio e l’estinzione.
Un esempio, la Trattoria Madonnina. Tovaglie a quadrettoni bianchi e rossi, arredi appena accennati, che richiamano quelli della taverna di un tempo trapassato. Il locale ha infatti oltre duecento anni di storia. Era noto come l’osteria de la Madunina, vicino al fupun del Gentilin, ovvero il camposanto per gli appestati senza identità. A far da guardia e a ricordare la presenza divina agli avventori – tutt’altro che religiosi – è sopravvissuto un dipinto, autore ignoto, raffigurante appunto una Madonna. Da qui il nome.
La cucina di oggi ripropone i piatti della tradizione, ad un livello nettamente superiore ad una sopravvivenda bettola, ma forse al di sotto quello di un ristorante chic. Questa scelta di status intermedio è rischiosa, significa andare controcorrente. Soprattutto in un’epoca dove è diventato fondamentale il calcolo delle calorie, la ricerca spasmodica di piatti ad effetto e altisonanti, che gratificano il palato senza aumentare il girovita. Evidentemente la scommessa è stata vinta, in quanto alla Madonnina troviamo ancora tutti i classici meneghini. In ordine sparso all’appello rispondono i ossbüs, el risott giald, la cassoeula, la cotoletta, la büsecca, il lesso con la salsa verde, il merluzzo con polenta, il cotechino e lenticchie, il brasato, il vitello tonnato, gli asparagi cunt i öv in cereghin. Altro? Un cortile di ringhiera, uno splendido glicine a far da contorno, un campo di bocce che non c’è più, ogni tanto una fisarmonica che suona e un’atmosfera romanticamente evanescente, simpaticamente vera, intimamente in bianco e nero.
Milano aprile 2004”
Il grattacielo "in demolizione" in largo Treves - Simbolo della continua trasformazione di Milano - ph. Giacomo Biraghi
Giacomo Biraghi. Uno dei più influenti esperti di Milano. L’Expottimista, l’ideatore del Parco Orbitale, il City Quitter più celebre di Milano ci riserva per noi questa lista di luoghi da non perdere nella nuova edizione del Fuorisalone. Perchè a Milano il tempo non si spreca neppure nella sua settimana di festa.
Cosa vedere al FUORISALONE 23: i CONSIGLI ESCLUSIVI di GIACOMO BIRAGHI
Installazioni
# Il grattacielo di largo treves
Il grattacielo “in demolizione” in largo Treves – Simbolo della continua trasformazione di Milano – ph. Giacomo Biraghi
# Caselli di porta nuova
# Ristorante di cracco in galleria
# Orto botanico
# Darsena
Ph. antonellalamonica76 IG
# Pinacoteca di Brera
# Arco della pace
# Altalene alla Statale
Location
# Alcova. Ex-Macello di Porta Vittoria, Viale Molise, 62
Ph. fla_lourencao IG
# Dropcity Tunnel 38-60 Magazzini Raccordati, Via Sammartini
# Kohler Via Senato, 10
# Morel Via Privata Gradisca, 18
# Maarten Baas Chiesa di San Paolo Converso
# Designtech, La Cattedrale Via Barnaba Oriani 27
# Convey, via dell’Aprica 12
# Campo Base, via Orobia 11
# Dimoregallery, via solferino 11
# Casa Mutina e spazio Cernaia, Via Cernaia 1
# Gallery Assab One, via Privata Assab 1
# Reforming studio, Istituto Marchiondi Spagliardi, Via Noale 1
# Urban Up | Unipol, De Castillia 23, via De Castillia 23
# Villa Mirabello — Via Villa Mirabello
# Teatro Albers, istituto Marcelline Piazza Tommaseo
# Nendo, via pinamonte da Vimercate
# Echoes, palazzo Broggi, via Tommaso Grossi 10
# De sacralized, Chiesa di San Vittore e Quaranta Martiri, viale Lucania 18
# Clay court, Tennis Club Milano Circolo Bonacossa, Via Giuseppe Arimondi 15
# Design Variations, Palazzo Visconti, Via Cino Del Duca 8
# Elle decor, palazzo bovara, corso venezia 51
# Illuminata, Chiesa Cristiana Protestante, via Montebello, 30
Un altro pezzo di storia milanese se ne va. Martedì 18 aprile 2023 è l’ultimo giorno di servizio offerto dalla Trattoria Madonnina, il ristorante storico in via Gentilino 6, che incrocia corso San Gottardo, non lontano dalla Darsena. Arriva la parola fine su una storia che ha avuto inizio a fine Settecento.
CHIUDE la TRATTORIA MADONNINA, la più ANTICA di Milano: vengono spazzati via TRE SECOLI di storia della città
# Chiude il locale che ha contribuito a scrivere la tradizione milanese
Credits: @comidamaya La Madonnina
La Trattoria Madonnina ha aperto nel 1780: deve il suo nome ad uno storico dipinto della Madonnina con bambino che si trova sulla facciata dell’edificio, incorniciato da un’edicola. Riconoscibilissima dall’esterno, con occhiali da sole vintage esposti, vecchie radio e foto della Milano che non c’è più, la Trattoria Madonnina ha infinite storie da raccontare. Sono innumerevoli i personaggi che sono passati di qui e altrettanti gli eventi che si sono susseguiti in città in quasi tre secoli di storia.
Un locale storico, che però in qualche modo è sempre stato al passo con i tempi, rispettando la tradizione milanese. La trattoria ha quel fascino dell’antico, un classico ristorante che ricorda il suo passato con orgoglio: foto tipiche dei locali milanesi di inizio novecento appese alle pareti e arredamento un po’ spartano sono infatti il suo tocco distintivo.
Credits: @La Madonnina – trattoria (FB) Il saluto dei proprietari sui social
Nonostante sia molto cara alla maggior parte dei milanesi, la Trattoria Madonnina chiude i battenti. Fabio e Paolo, gli attuali proprietari, che avevano preso in gestione l’attività negli anni ’90, ora andranno in pensione. Salutano così, con un post Facebook, la loro amata Madonnina e i suoi clienti…”da 30 insieme”, ma commentano anche che per loro è l’ora di riposarsi un po’.
# Cucina popolare e tanti episodi da raccontare
Credits: @comidamaya La Madonnina
La Madonnina è stata protagonista di tanti episodi, uno di questi ha come co-star Maria Callas. Vicino alla trattoria abitava infatti Giuseppe Di Stefano, un ragazzino che divenne famoso tenore. Si racconta che, un giorno, Di Stefano arrivò a bordo di una Rolls Royce in visita alla Madonnina, proprio con Maria Callas.
Altro tratto distintivo della celebre trattoria, allestita con poster, credenze colme di suppellettili, centrini all’uncinetto un po’ a caso, vecchie riviste e insegne di latta, era la Bocciofila Madonnina, che si trovava nel cortile del ristorante fino al 1990. Fu uno degli ultimi giochi di bocce alla milanese, tradizione che pian piano è andata persa. E per quanto riguarda la cucina? La Madonnina non si è mai distaccata dalla tipica cucina milanese, storici erano infatti il suo risotto giallo, la pasta fatta in casa, mondeghili e rustin negàa, nonché cassoeula, la cotoletta, l’ossobuco o lo spezzatino, le quaglie.
I cugini parigini dedicano un occhio di riguardo a locali e botteghe storiche con agevolazioni varie per evitare non solo la chiusura ma anche per favorire la loro valorizzazione nelle zone chiave della città. Perchè non prendere esempio anche in questo?
Una ricerca diwikicasa delinea le tendenze del futuro per una Milano a misura di giovani. Dove andranno a vivere e le iniziative pubbliche che si possono immaginare per il prossimo futuro.
MILANO, la CITTÀ dei GIOVANI? Le CASE del FUTURO saranno queste
# L’ultimo rialzo dei prezzi: giovani messi in fuorigioco da Milano?
Credits rentingmilan IG – Casa a ringhiera sui Navigli
Milano continua ad essere una città attrattiva per i giovani, cresce il numero di studenti universitari, e in generale per chi è in cerca di opportunità. Non è un caso che dopo il calo nel periodo pandemico la popolazione ha di nuovo superato la soglia di 1,4 milioni. Il problema casa però continua ad essere presente ed è sempre più preoccupante.
Il prezzo medio di vendita degli immobili sta continuando a registrare una crescita costante, gli ultimi dati raccolti su Wikicasa nel mese di aprile 2023 mostrano un rialzo dei prezzi di +4% rispetto al 2022, arrivando a toccare i 5.306 euro al mq. Una situazione che, complice anche l’incremento dei tassi dei mutui ritornati ai livelli del 2012, fa crescere la domanda di affitto e di conseguenza i canoni di locazione ormai diventati insostenibili proprio per le fasce più giovani.
# La strada percorsa dal settore immobiliare: i nuovi concept ad hoc per i più giovani
Credits: it.arteliagroup.com Cascina Merlata
Non potendo comprimere i prezzi degli affitti, l’offerta immobiliare sta quindi cercando di percorrere altre strade optando ad esempio per complessi abitativi moderni e funzionali che possano offrire comfort utili a ridurre le spese necessarie a vivere in città: spazi di co-working, palestre, sistemi di domotica, e in futuro servizi in comune per rendere meno necessaria la domanda di abitazioni più grandi.
# Da cosa saranno guidati i giovani nella scelta di una casa? I fattori chiave
@Atm
Secondo gli esperti del settore, nel caso di soluzioni abitative tradizionali i giovani saranno guidati nella loro scelta soprattutto dal prezzo al mq e, oltre alle zone periferiche della città, guarderanno ai comuni dell’hinterland meglio serviti dai trasporti pubblici, in particolare dalle fermate extraurbane della metropolitane, come nel caso della linea M2, e da stazioni dei treni con linee dirette al passante.
Ci sarà spazio poi per altre forme di condivisione, con appartamenti con più camere e aree comuni più grandi per consentire una riduzione delle spese per ogni inquilino e favorire affitti temporanei di stanze per studenti e giovani lavoratori che hanno bisogno di un alloggio per un breve periodo di tempo.
# Le iniziative pubbliche: studentati e quartieri low cost
Credits: Mind Milano – 5- Campus Scientifico Statale
Per quanto riguarda le iniziative pubbliche, a Milano negli ultimi anni si sta investendo molto per la costruzione di studentati. L’Università Bocconi ha inaugurato quello all’interno del nuovo campus e un altro poco distante, in costruzione c’è quello vicino allo Scalo Romana, oltre a quelli del Politecnico e della Cattolica, a cui si aggiunge il futuro Villaggio Olimpico che sarà riconvertito in studentato a conclusione dell’evento.
A questo si affiancano la costruzioni di quartieri low cost, uno di questi sarà sempre allo Scalo Romana e un altro all’ex Macello dove sorgerà anche il campus dello IED, e altri aiuti economici per consentire di prendere casa con affitti agevolati.
# La prossima frontiera: Campus e cittadelle satellite
Un’altra possibilità saranno i campus satelliti fuori dai confini comunali di Milano dove la vita è meno cara. All’estero sono diverse le esperienze, in Francia l’Università di Nantes ne ha due rispettivamente a Saint-Nazaire e La Roche-sur-Yon. Analoghe iniziative anche a Parigi (con la cité universitaire) e Antibes con il centro di Sophia Antipolis. Cosa potrebbe procedere verso quella direzione è MIND, l’area tra Rho e Milano nel 2015 occupata dai padiglioni di Expo, che ospiterà dal 2026 il campus scientifico dell’Università Statale collegato dalla futura stazione a servizio della Circle line e dei treni suburbani. In questo modo gli studenti potranno vivere fuori città ma essere vicini ai servizi e impiegare poco tempo per andare a sedersi ai banchi per seguire le lezioni.
“Ho sempre lavorato di sottrazione, alla ricerca dell’essenziale, perché ritengo che lanciare chiari messaggi visivi sia una cosa molto potente”, ci racconta il giovane designer Leonardo Talarico (Milano, classe 1988). Siamo negli spazi del Superstudio Più di via Tortona, il grande hub da vent’anni portavoce di innovazione e creatività (con la direzione creativa di Gisella Borioli e l’art direction di Giulio Cappellin), una delle tappe obbligate del Fuorisalone 2023. Talarico è una delle Stars of day, la mostra collettiva a cura di Giulio Cappellini che presenta dieci nuovi protagonisti contemporanei del progetto, non emergenti ma già affermati.
MILANO e il FUORISALONE presentati da LEONARDO TALARICO, nuova stella del DESIGN MILANESE
Mdf Italia, Tod’s, Mercedes Benz, Alcantara, Cappellini, Ceramica Flaminia, HenryTimi, Living divani, Trussardi casa sono alcune delle aziende con cui il designer milanese collabora, accanto al recentissimo progetto del brand che porta il suo nome, in un’esperienza fra design e arte. Talarico ha spaziato anche nel fashion realizzando una limited edition di mocassini uomo per Tod’s ed una collezione di borse limited edition per l’azienda Up to You Anthology. Il suo tratto distintivo? Un design dalle linee nette e rigorose, sorprendenti nella loro (apparente) semplicità. Un minimalismo colto e denso di significato. Immediatamente riconoscibile. Due esempi? La lampada Lama disegnata per la nuova prima collezione Icone insieme a Giulio Cappellini (con cui ha già firmato numerose installazioni in giro per il mondo): una scultura luminosa, realizzata con una sottilissima lamiera di metallo, ottenuta dall’intersezione di due coni. La dormeuse Halfmoon disegnata per Trussardi con un segno netto e che richiama, nell’intersezione dei due elementi che lo compongono (struttura in legno e acciaio, rivestimento in tessuto o pelle), il tangram, l’antico rompicapo cinese.
# Il Fuori Salone 2023 vede un calendario di eventi da far girare la testa. Cosa rappresenta per te questo evento?
Credits: @leonardo.talarico Opera di Leonardo Talarico
Una festa di energia e socialità. Strumento fondamentale per creare relazioni e interazioni inedite. È il mio capodanno, il momento in cui si concretizzano tutti gli sforzi fatti durante un intenso anno di lavoro, un palcoscenico per rendere visibile il proprio racconto. Ci si riposa un giorno e poi si pensa al Salone del prossima anno. Per la città di Milano è sicuramente l’evento più atteso e seguito che ha profondamente inciso sulla morfologia urbana e sulla straordinaria evoluzione che, negli anni, ha proiettato la città in una dimensione internazionale, diventando una grande festa urbana. Il design era ancora una cosa da soli addetti ai lavori: ormai invece è un fatto sociale, di partecipazione collettiva. Il pubblico è curioso, ha scoperto che l’ arte può essere parte della vita quotidiana.
# Il tuo nome girava fra le giovani promesse più interessanti nel Fuori Salone edizione 2009, al Temporary Museum for New Design di Superstudio. Ti abbiamo visto crescere. Il file rouge del tuo lavoro in queste anni?
La coerenza, nel senso che io seguo la mia strada e se piaccio bene, se non piaccio Amen. Per me è fondamentale mantenere il mio tratto distintivo, adattandolo allo spirito dell’azienda con la quale mi interfaccio.
# La prima cosa che salta all’occhio, nei tuoi oggetti di arredo, è la pulizia nei tratti, nulla di superfluo e al contempo molto elegante, in controtendenza al design eccessivo e spettacolare di questi anni.
Credits: @leonardo.talarico Opera di Leonardo Talarico
È importantissimo guardare e conoscere tutto ciò che accade e ci circonda, ma mi piace ancor di più lavorare su strade ancora inesplorate. E poi, la parola tendenza è lontana dal mio modo di intendere il design. Penso a oggetti estremi, per andare contro il tempo e rimanere nel tempo. Che siano contemporanei oggi così come tra 20 anni.
# In un mondo sempre più rumoroso e complesso il compito del design e quello di semplificare le cose?
Lo spirito del nostro tempo porta spesso a semplificare, confondendo la semplificazione con l’essenzialità. Chi parla di “semplificazione” il più delle volte si riferisce alla banalizzazione di una realtà complessa, all’appiattimento di differenze e sottigliezze, alla promozione di una soluzione immediatamente pronta. Al contrario, l’essenzialità è andare al cuore delle cose, nel profondo di ogni realtà. Significa fare delle scelte. Stabilire priorità. Credo che la vita sia soprattutto un problema di allineamento delle priorità, e forse fare design è proprio questo: stabilire le proprie.
# Prova a definirti in poche parole…
Molto ambizioso, molto curioso, attento al dettaglio. A volte azzecco tutto, a volte sbaglio tutto. A volte simpatico, a volte antipatico. A volte diretto, a volte incomprensibile, anche per me. Un sognatore ma anche molto concreto.
# Come nasce la tua passione per il design?
Vedendo la passione di mio padre, aveva una carpenteria meccanica, un lavoro di altissima precisione. Mi ha lasciato l’idea che uno dei mestieri più belli che si possa fare è un mestiere che ti appassiona ma per non farlo cadere occorre essere rigorosi.
# Studi?
Credits: fashionabc.org Central St. Martins
Ho il diploma di perito industriale, e poi ho perfezionato il mio stile alla Central Saint Martins di Londra, un importante istituto di formazione artistica e di design situato a Southampton, frequentato da persone provenienti da tutto il mondo.
# Cosa c’è dietro la tua scelta di diventare designer?
La volontà di raccontarmi senza usare parole. “Parlare senza parlare” è un concetto astratto che mi piace molto. I miei progetti raccontano la mia storia, il mio modo di guardare il mondo. Attraverso un linguaggio svestito dal disordine, dal superfluo e dall’eccesso.
# Se dovessi spiegare a un bambino l’essenza e la funzione del design, cosa gli diresti?
Il design è il punto di incontro tra estetica e funzionalità. Essenza e funzione che non sempre trovano espressione nel design odierno, dove la pura estetica dimentica talvolta la funzionalità. Il vero obiettivo è entrare nelle case della gente e sono convinto che il design, purché onesto, possa rappresentare qualcosa di utile per la società, creando delle cose che permettano loro di avere una vita migliore e quindi un miglior modo di pensare. Abbiamo visto durante la pandemia quanto “la casa” sia un luogo importante e quanto sia necessario trascorrere il tempo in un ambiente confortevole, bello e flessibile.
# Flessibile, in che senso?
Le case a livello strutturale rimarranno sempre queste, ma poiché passeremo più tempo in casa e comunque lavorando da casa la vivremo in maniera più intensa, dovrà essere più flessibile ma senza rinunciare alla bellezza. Nel senso che non faremo un ufficio in casa, ma magari useremo il tavolo da pranzo anche per lavorare. E allora avremo bisogno di una sedia più confortevole su cui non solo mangiare ma anche passare più ore lavorando.
# Puoi citare un artista, un’opera che ti hanno particolarmente influenzato/ispirato nel tuo lavoro?
Personalmente amo i tagli di Lucio Fontana. La sua sicurezza nell’incidere la tela era imparagonabile. È la volontà di andare oltre, oltre ai limiti imposti dalla superficie pittorica stessa. Fino al suo definitivo superamento. Aprendo una breccia verso un universo parallelo, uno spazio mentale alternativo. Noi spettatori rimaniamo sospesi lì davanti a uno squarcio su un’altra dimensione, ci aspettiamo qualcosa che ancora non sappiamo immaginare.
# Sei solito definire Giulio Cappellini architetto, designer e imprenditore pluripremiato, come il tuo mentore. Lui ha trovato te o tu hai cercato lui?
Credits: @leonardo.talarico Leonardo Talarico
È stato lui a scoprirmi, è il mio maestro. L’ho conosciuto una dozzina di anni fa durante una fiera, mi chiese di provare a dare un’interpretazione di una bambola in plexiglass, un progetto dell’Unicef per la Galleria Vittorio Emanuele II di Milano. Il mio intervento fu semplicemente una linea, però ben fatta, un semplice tratto che lo sorprese. Ci siamo incontrati e lui ha creduto in me, penso colpito per la passione con la quale descrivevo il mio lavoro. Nel settore del design non basta essere bravi. Oggi è sicuramente più difficile per un giovane emergere, l’asticella si è alzata molto. Oltre al talento ed allo studio, è anche necessario incontrare dei visionari che puntano sui giovani, dei buoni maestri che diventino punti di riferimento senza però lasciarsi influenzare troppo, per poter così trovare un proprio stile che fa la differenza.
# Oltre alle collaborazioni con altre aziende, hai creato il tuo proprio brand.
Volevo potermi esprimere senza compromessi stilistici. È una collezione di complementi per la tavola, realizzata da artigiani italiani, dove ogni tipologia di prodotto è connotata da un materiale: per esempio il metallo per i vasi, il legno per i centritavola, il marmo per i piatti, il vetro per le brocche. Un nuovo concetto di lusso, non più sinonimo di sfarzo e opulenza, ma sintesi di semplicità e rigore delle forme.
# Oggetti scultorei ai confini con l’opera d’arte
Mi piace l’idea che i clienti possano acquistare “un Leonardo Talarico”, come fosse un’opera d’arte, un quadro!
# Dove trai ispirazione per i tuoi elementi di arredo?
Dalla musica, dall’arte, dalla natura. A volte sento una frase, vedo un dettaglio e può scattare qualcosa. Mi appunto ogni stimolo che incontro durante le mie giornate.
# Come ti approcci a un nuovo progetto?
Il punto di partenza per me è sempre il rigore, la pulizia delle linee e allo stesso tempo l’originalità dei dettagli. La purezza per migliorare, il rigore per dare valore agli oggetti. Posso disegnare una borsa, una sedia, uno sgabello, per me la bellezza nel design è la capacità di raggiungere l’essenziale, arrivando a mostrare l’anima di un oggetto. Elimino tutto ciò che non serve, cercando di enfatizzare piccoli dettagli con un tratto molto personale. E non esistono progetti che non si fondino sull’amore. La linea è la traccia dalla quale inizio a concepire un prodotto, su un foglio di carta.
# L’aspetto emozionale?
L’emozione è quella che crea l’oggetto quando viene inserito nello spazio. Il vaso Stems per Cappellini, ad esempio, è formato dall’incrocio di due linee, ma queste non sono casuali: hanno proporzioni ben precise e sono pensate per fondersi con il fiore che verrà inserito. Cerco di disegnare oggetti che siano in grado di cambiare immagine a seconda della prospettiva in cui si trova l’osservatore, così da poter essere percepiti ogni volta in modo diverso. Nella relazione con lo spazio emerge l’emozione.
# Paliamo di materiali. Il tuo preferito?
Amo il metallo per le sue caratteristiche di flessibilità, longevità e affidabilità. Ci immaginiamo il metallo freddo, inerte e pesante. E invece è tra i più trasformisti tra i materiali.
# Quanto conta la sostenibilità?
È un tema fondamentale. Nei miei oggetti non è una componente evidente, ma intrinseca al progetto: lavoro per riduzioni, e questo è già un approccio ecosostenibile.
# Come rappresenteresti con un oggetto la contemporaneità di oggi?
Forse l’oggetto che meglio rappresenta la contemporaneità è l’immaterialità dei social. Anche questo è design. Ridisegnano le nostre relazioni sociali.
# Come immagini il futuro?
Credits: @leonardo.talarico Opera di Leonardo Talarico
Oggi tanti, troppi oggetti creati per servircene si servono di noi, ne siamo diventati schiavi. Mi piacerebbe che tutti facessimo meno, ma facendolo meglio. Perché il mondo ha bisogno di poche cose ma belle piuttosto che tante ma mediocri e banali. Insomma, è doveroso stare attenti alla sostenibilità ma è ora di incominciare a produrre meno cose. Oggetti che nella maggior parte dei casi ne potremmo fare perfettamente a meno.
# Qualcuno paventa che l’intelligenza artificiale prima o poi soppianterà molto lavori fra cui anche quello del designer. Cosa ne pensi?
Io non vedo l’evoluzione tecnologica come uno scenario distopico. Negli ultimi vent’anni mi sembra che molte delle attività degli umani siano state facilitate dalla tecnologia e dagli algoritmi, e che la qualità delle nostre vite sia ampiamente migliorata. La fantasia umana continua a restare un mistero, una magia. Come approccio alla vita, l’unica cosa che mi spaventa è la stupidità. L’intelligenza, naturale o artificiale, non potrà mai mettermi paura anzi nel caso potrà essere da stimolo a un costante miglioramento.
# Qual è il tuo essenziale esistenziale?
Viaggiare, osservare, ascoltare, scoprire, sperimentare. L’attività che preferisco e che mi fa stare bene è passeggiare, mi rilasso. Camminare senza fretta di arrivare è anche esperienza di sorpresa quotidiana: la mente ha bisogno, camminando, di sostare su ciò che vede, rimanendone stupita. I piedi ci possono condurre ovunque. La loro intelligenza primordiale sa trasformare gli impulsi del corpo in immagini della mente, mappe, memoria, conoscenza, attivando i nostri sensi, raffinando la nostra percezione. Più tutto questo è vivo, più siamo liberi. La specie umana non può sostituire l’adesione alla Terra: è un dato biologico, occorre dare spazio al proprio respiro per calibrarsi con ciò che ci circonda, per arrivare a quella formidabile sensazione di comprendere la vastità del mondo e del nostro posto nella sua immensità.
# L’oggetto da cui non riesci a separarti
Una penna Bic nera e un taccuino Muji.
# Qualcosa che hai a casa e che hai disegnato
La libreria Atiha in plexiglass trasparente blu. Il vaso monopianta Stems per Cappellini. Lappendiabito Ombre per Mdf.
# Quante ore dormi
Troppo poco. Da una decina di anni punto la sveglia alle 4:30 di mattina. La cosa che più mi piace di svegliarmi presto è il silenzio, un vuoto pieno di possibilità ancora. Un nuovo giorno, inedito. Ciò che decidiamo di fare oggi è ciò che conta davvero. Sul mio taccuino creo una lista delle cose da fare. E poi faccio il segno della spunta. Quando hai cento cose da fare è un esercizio che ti aiuta a ricordare cosa è importante e cosa è meglio rimandare o addirittura lasciar andare.
Credits: villagiardini.it Vaso Stems di Cappellini
Leonardo si assenta un momento per una telefonata. Ne approfitto per fare due chiacchiere con la sua fidanzata Julia Scribani Rossi, giovane fotografa italo tedesca, autrice, in esclusiva, dei suggestivi scatti di scena (rigorosamente in bianco e nero) del nuovo fantasmagorico film La Divina Cometa di Mimmo Paladino (tra i grandi artisti contemporanei, fotografo e scenografo, oltre che grande pittore e scultore). Julia mi racconta che ne sta organizzando una mostra-evento il 3 maggio nel chiostro della chiesa di Santa Maria del Carmine. Dieci ritratti di scena di Ettore Ianniello, che interpreta il pianista Glenn Gould. ” Ho avuto l’occasione di conoscere Mimmo Paladino e di poter stare sul set libera di fotografare ciò che volevo. Ho una formazione nell’architettura d’interni e quindi ho voluto legare la parte architettonica dei set nel loro rapporto con i corpi degli attori (un cast eterogeneo Toni e Peppe Servillo, Giovanni Veronesi, Sergio Rubini, Elio De Capitani, Alessandro Haber, Francesco De Gregori e Nino D’Angelo, ndr). Anche gli spazi rivestono un ruolo importante: ambienti concettuali senza tempo si alternano a campi sportivi, cave, fonderie, grotte, acquedotti. Leonardo torna a sedersi, scusandosi.
# Parliamo di Milano. Ami viaggiare e sei spesso a Londra e New York. Com’è cambiata secondo te Milano?
Si è sprovincializzata ma adesso pecca di autocelebrazione, pensa di essere al centro del mondo.
# L’angolo preferito?
La zona di Brera, con le sue diverse anime: l’anima più antica e bohémien con le viette ciottolate, botteghe storiche che ancora resistono alla ristorazione “acchiappa turisti” che della vecchia Milano hanno conservato ben poco e il lato più innovativo del quartiere, ateliers, showroom di design e raffinate gallerie d’arte. In via Goito recentemente ho progettato il concept estetico per il nuovo showroom di sanitari Insula delle Rose che verrà inaugurato proprio in occasione del Fuori salone: Argento, una scatola interamente argentata e luminosa, con colonne in ghisa verniciate d’ argento in modo da enfatizzare le linee dei sanitari rigorosamente neri.
# Brera District è un altro polo pulsante del Fuori salone. Una grande installazione coloratissima dell’artista Agostino Iacurci avvolgerà la torre in largo Treves, progettata da Arrigo Arrighetti, prossima alla demolizione per dar vita a un nuovo progetto. Largo Treves sta cominciando a cambiare volto?
Stando al progetto di Palazzo Marino, con un piccolo ritocco alla viabilità assumerà l’aspetto di una piazza pedonale con una nuova pavimentazione in cubetti di pietra di Luserna e lastre di granito. Nell’area centrale sarà pianto un platano ad affiancare l’imponente bagolaro simbolo di largo Treves. Sono davvero curioso di vedere il risultato finale.
# Un indirizzo da non perdere per l’arte contemporanea a Milano?
La Galleria Lia Rumma, in via Stilicone, nel 2011 quando l’ha creato la celebre gallerista napoletana Lia Rumma, sembrava fuori zona. È uno spazio entusiasmante, merita una visita anche solo per l’edificio che la ospita, una versione in piccolo del New Museum di New York, Un edificio compatto, monolitico alto come una cattedrale, con un imponente pergolato in ferro che porta alle quattro aree espositive. Un brillante fulcro di idee e di innovazione.
# Il posto migliore dove andare la sera?
Mi piace andare a bere una birra artigianale da Shallo in via Montebello, un piacere che ho scoperto a Londra, frequentando la Cock Tavern, un pub molto carino situato vicino Oxford Street.
L’hinterland di Milano sembra crescere di più della metropoli. Richiama più gente da fuori e dalla stessa Milano, attirati da prezzi delle case più alla portata. Una tendenza accentuata negli ultimi tempi. Ma se si prende un intervallo di dieci anni, qual è il paese dei dintorni che sta aumentando di più la sua popolazione? La risposta per alcuni è una sorpresa.
All’assalto di Milano: il PAESE dell’hinterland dove stanno AUMENTANDO di più gli ABITANTI
# Il boom di Cinisello: +10%
Secondo i dati Istat, considerando solo quelli di maggiori dimensioni, il comune dell’hinterland milanese che ha registrato la maggiore crescita demografica nell’ultimo decennio è Cinisello Balsamo.
Situato nella zona nord-orientale dell’hinterland, a circa 8 chilometri dal centro di Milano, Cinisello Balsamo negli ultimi dieci anni ha visto crescere la sua popolazione del 9,8%: è passata da poco più di 72.000 abitanti a quasi 80.000.
# I segreti del successo
Credits: wikipedia.org – Cinisello Balsamo
Ma quali sono i motivi principali del successo di Cinisello?
La prossimità a Milano: solo 8 chilometri dal centro di Milano.
Buona qualità della vita: vasta gamma di servizi, parchi pubblici, attività culturali e sportive, negozi e ristoranti.
Buone infrastrutture: Cinisello Balsamo è ben collegato con Milano tramite metropolitana (Linea M5), autobus e ferrovia. Insieme a Sesto San Giovanni è il comune dell’hinterland meglio servito dai mezzi pubblici. Non solo, Cinisello Balsamo è situato in una posizione strategica, vicino all’autostrada A4 e all’aeroporto di Milano-Linate.
Prezzi più accessibili: rispetto a Milano, gli immobili a Cinisello Balsamo sono generalmente più accessibili: il valore medio di una casa a marzo 2023 risulta pari a 2080 euro al metro quadrato, oltre la metà in meno rispetto a Milano (4.400 euro al metro quadrato). Cinisello risulta vantaggioso anche rispetto alla media della provincia di Milano che risulta pari a 2.800 euro al mq.
Ambiente giovane e multiculturale: Cinisello Balsamo risulta una città relativamente giovane L’età media dei suoi abitanti è di tre anni inferiore alla media nazionale (43 anni vs 46 anni) e di un anno e mezzo in meno rispetto a Milano. E’ inoltre una città multiculturale, dove convivono persone di diverse nazionalità e culture, creando un’atmosfera cosmopolita.
# Che cosa c’è di bello a Cinisello?
Credits ciniselloonline IG – Villa Ghirlanda Silva
Tra le principali attrazioni offerte ci sono:
La Città giardino
Cinisello si affaccia sul parco più grande di Milano. Anzi, per vicinanza si può dire che il Parco Nord appartenga più a Cinisello che a Milano. Anche se ha l’allure di paesotto industriale, in realtà Cinisello è una città incredibilmente verde. A sud il Parco Nord, a nord il magnifico Grugnotorto Villoresi, 1900 ettari di parco e di boschi. 25 kmq di verde per una città di 12 non è niente male. Un verde che sta venendo curato e valorizzato ed è percorso da splendide ciclabili.
Le ciclabili
La ciclabile del grugnotorto, la ciclopedonale per Monza che si spinge in Brianza per circa 75 chilometri ininterrotti. Tra l’altro in via Garibaldi c’è Enzo, forse “il miglior riparatore di bici del nord Milano”. In totale a Cinisello ci sono 21 ciclabili o ciclopedonali differenti. Altro esempio della cultura verde e di collegamento della città.
Il Pertini
Dal 2012 ha aperto nell’ex scuola Cadorna di piazza Confalonieri, il Centro Culturale il Pertini. Oltre alla splendida biblioteca cittadina, ospita mostre, laboratori e incontri, oltre a un caffé letterario.
Villa Ghirlanda Silva
Dopo una lunga contrattazione con la famiglia Cippelletti, proprietaria dell’immobile dal 1926, nel 1974 il Comune potè mettere le mani sulla storica Villa Ghirlanda Silva che è stata trasformata in centro culturale civico, acquisita insieme al suo parco che venne reso pubblico. D’estate diventa un punto di riferimento in città con il suo cinema all’aperto. A Cinisello ci sono diverse ville storiche: degna di nota ad esempio è la Villa Di Breme Gualdoni Forno.
Il PAX
Il Cinema Teatro PAX, facente capo alla parrocchia di Sant’Ambrogio, offre una buona programmazione cinematografica e delle interessanti rassegne teatrali.
Il Mufoco, Museo di Fotografia Contemporanea, nell’ala sud di Villa Ghirlanda, conta quasi 2.000.000 di immagini, divise in 28 fondi fotografici.
La città dello sport
Cinisello dispone di impianti sportivi di primo livello.
Un palazzetto dello sport, il Salvador Allende, tre campi sportivi, tra cui lo stadio Gaetano Scirea che qui iniziò la sua carriera. tre piscine e diverse altre strutture sportive minori.
Piazza Gramsci
La piazza principale di Cinisello, sulla quale s’affaccia la Chiesa di Sant’Ambrogio. Caratterizzata originariamente da un elegante ovale centrale contornato da alberi, era conosciuta come la Perla, definizione datale dagli aviatori, per la quale era di riferimento per gli atterraggi all’aeroporto di Bresso. Aveva una conformazione molto particolare, unica nel milanese finché nel 1971 venne stravolta con un radicale rifacimento: all’ovale si sostituì un anfiteatro in cemento circondato da giardini. Nel 1999 il Comune decise di rifare un’altra volta la piazza che fu così interessata da nuovi lavori di rifacimento che la portarono ad acquisire l’aspetto odierno.
Ps. Come si chiamano gli abitanti di Cinisello?
Gli abitanti di Cinisello Balsamo si chiamanocinisellesi o balsamesi
Secondo i dati dell’ultimo censimento, un milanese su cinque (il 19,3%) è nato all’estero. Mentre un altro 13,4% ha almeno un genitore nato all’estero. Ma di dove sono originari i milanesi provenienti da fuori Italia?
MILANO INTERNAZIONALE: le CITTÀ STRANIERE di origine degli ABITANTI di Milano
In base ai dati dell’ultimo censimento, le città straniere da cui provengono più abitanti a Milano sono le seguenti:
#10 Delhi (India)
Delhi – ph. eddypellegrino
#9 Manila (Filippine)
Baia di Manila – Ph. TheDigitalWay
#8 Casablanca (Marocco)
Casablanca – Ph. hamidtounfite
#7 San Paolo (Brasile)
Paulista Avenue – Ph. alexramos10
#6 Chisinau (Moldavia)
Ph. seb1645
#5 Pechino (Cina)
Pechino – Ph. Goodfreephotos_com
#4 Città del Messico (Messico)
città del Messico – Ph. darkside-550
#3 Tirana (Albania)
Tirana – Ph. bluaz58
#2 Bucarest (Romania)
Bucarest – Ph. MauraLBU
#1 Lima (Perù)
Lima – Ph. Alex_Phillc
# Stranieri di Milano: le curiosità
Se si guarda il genere, tra i maschi aumenta la quota di Città del Messico, Pechino e Casablanca. Se si considerano solo le donne, entrano in classifica nella top 10 Kiev (Ucraina) e Sarajevo (Bosnia-Erzegovina).
Sempre secondo i dati dell’ultimo censimento ISTAT le nazionalità straniere più rappresentate a Milano sono quella rumena (7,8%), albanese (7,6%), marocchina (7,1%), cinese (6,2%) e filippina (4,8%).
Secondo dati dell’Unione Europea, Milano è la città italiana con il maggior numero di cittadini europei residenti (oltre 79.000): le nazionalità europee più rappresentate a Milano sono quelle spagnola (13,4%), tedesca (12,9%), francese (10,7%), britannica (8,8%) e portoghese (7,5%).
11 miliardi. Sarebbero le risorse a disposizione di Milano se fosse una città-stato (città-regione). Avverrebbe in questo modo: separandola dalla Lombardia Milano riceverebbe così una quota di budget ora gestito della Regione (23 miliardi) in rapporto al PIL prodotto. Nell’attesa che arrivi quel giorno cerchiamo di farci trovare pronti su come impiegare questi 11 miliardi all’anno.
PROGETTI AVVENIRISTICI a Milano se fosse una città-stato
# 12 nuove linee della metro e la circle line
12 nuove linee metropolitane e la Circe line così che non esisterebbe una sola zona del territorio non raggiungibile in modo rapido, eliminerei inoltre tutti i veicoli a motore compreso gli ibridi tranne quelli elettrici puri… (Luigi Sozio)
# Hyperloop Malpensa-Linate-Orio
Hyperloop Malpensa-Linate-Orio al Serio, creando il più forte hub aeroportuale d’Europa e rafforzando Malpensa sulle rotte intercontinentali (Hari De Miranda)
# Trasporto con droni
Si potrebbe creare un sistema di trasporti di droni automatizzati, uno per ogni cittadino. Si potrebbero usare anche i droni per aumentare la sicurezza della città e per tenere i parchi aperti 24 ore su 24 (Andrea Urbano)
# Smog azzerato
Renderei Milano la prima città fotocatalizzata al mondo e torri che depurano l’aria, per azzerare lo smog
# Riscaldamento sotterraneo
Si potrebbe servire tutta la città con un riscaldamento sotterraneo come a New York che infatti ha livelli di inquinamento minimi (Massimo Ambrogio)
# Abitazioni e ricoveri
Creerei un mega ricovero super funzionale per senza tetto, con poli ambulatori e centro di ri-avvio al mondo del lavoro (Maddalena Molteni)
# Stazione con binari a croce per evitare il groviglio di binari
Stazione Centrale a forma di croce come la Hauptbhanhof di Berlino, su un piano treni da nord a sud, su un altro piano sotterraneo treni da ovest a est, evitando così il raccordo di binari che sventra la città.
# Auto sottoterra
Il Sound Tube di Melbourne è un esempio di road tunnel che coniuga efficienza e meraviglia
Totale internamento della circonvallazione esterna e in generale portare la circolazione delle auto sottoterra (Luca Bensaia)
# Navigli riaperti
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Riapertura totale dei navigli e trasformazione scalo farini nella spiaggia di Milano (Fabio Marcomin)
# ALTRE IDEE:
Mezzi pubblici elettrici e a impatto zero
Mezzi pubblici in funzione 24 ore
Mega parcheggi gratuiti al capolinea delle metropolitane
Velostazioni sotterranee: parcheggi di bici sottoterra
Parcheggi a scomparsa per le auto sui marciapiedi
Realizzazione attorno a Milano del Parco Orbitale, il più grande parco urbano d’Europa
Ricostruire parti della vecchia Milano
Cartelli distintivi per i quartieri (così si capisce quando si entra o si esce da un quartiere)
Distruzione delle case popolari orrende e ricostruzione di palazzi molto più belli ed edificanti da assegnare a famiglie nel bisogno.
Mare, montagna, lago? Abbiamo chiesto ai milanesi le mete preferite per la prossima estate. Scopriamo quali sono.
PREVISIONI ESTATE 2023: dove andranno i MILANESI in VACANZA?
# Trentino Alto Adige
Credits: @woodland.cathedral IG
In cima alle preferenze per montagna e lago troviamo il Trentino Alto Adige. Tra le attrazioni naturalistiche principali ci sono le Dolomiti, Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, caratterizzate da pareti rocciose verticali, cime imponenti e valli profondi come la Val Gardena. Queste montagne sono famose in tutto il mondo per la loro unicità geologica, le rocce calcaree che le compongono si colorano di oro e di rosa all’ora del tramonto. Nella regione si trova anche il lago alpino più bello del mondo, il Lago di Braies, circondato dalle stesse Dolomiti che si riflettono nelle sue acque cristalline dalle sfumature verdi e azzurre.
Per il mare, tra le regioni del nord, la meta preferita per l’estate 2023 dai milanesi è la Liguria. Nella Riviera di Ponente troviamo Alassio, Bergeggi o Varazze, in quella di Levante le Cinque Terre e il Golfo dei Poeti con Lerici, Tellaro e Porto Venere. Per un weekend o vacanze spot ci sono poi gli ex borghi marinari di Genova come Nervi e Boccadasse a un’ora e mezza da Milano.
# Sardegna
credits: IG @_libanes_
Tra le isole la Sardegna è da sempre una delle mete più amate dai milanesi per le vacanze estive. Dalla più esclusiva Costa Smeralda alle spiagge di Olbia a nord est dell’isola conosciute anche per la vita notturna, a quelle di Alghero a nord ovest con il mare caraibico di Stintino o ancora a sud con Villasimius. Tra le mete gettonate troviamo poi l’Arcipelago della Maddalena, di Tavolara e del Sulcis.
# Calabria
Credits s_antruska IG – Calabria
In testa alle preferenze troviamo la Calabria. I punti di forza anche in questo caso, come per la Sardegna, sono il mare cristallino e il clima caldo e asciutto. Tra le spiagge più suggestive troviamo quella di Arco Magno a San Nicola Arcella, le baie di Grotticelle che culminano con il promontorio di Capo Vaticano, Scilla o ancora quella Tropea con il suo storico borgo premiato come il più bello d’Italia nel 2022 o quella di Diamante dominata dall’omonimo borgo famoso anche per essere la “città dei murales”.
L’aperitivo, inteso come una bevanda alcolica consumata insieme a stuzzichini e spuntini, ha origini antiche, ma la versione moderna dell’aperitivo milanese è nata verso la fine del XIX secolo. Chi è stato ad avere questa storica intuizione?
L’INVENTORE dell’APERITIVO
Gaspare Campari
L’aperitivo milanese è stato inventato dal proprietario del bar “Camparino”: Gaspare Campari. Siamo nella Milano degli anni ’60 dell’Ottocento, ai tempi dell’unificazione d’Italia. Aveva da poco brevettato la sua famosa bevanda alcolica a base di erbe amare, il Campari. Un giorno decise di servire la sua bevanda insieme a degli stuzzichini, come olive, patatine e salumi, per accompagnare il sapore amaro del Campari e stimolare la sete dei clienti.
Camparino in Galleria
L’idea di Campari fu subito un successo e presto molti altri bar di Milano iniziarono a servire l’aperitivo con stuzzichini, creando una vera e propria tradizione culinaria e sociale che è ancora oggi molto diffusa a Milano e in altre città italiane. Contribuendo a rendere celebre Milano nel mondo.
Oggi a Milano praticamente non esiste locale che non offra aperitivi a buffet o serviti al tavolo.
Prima c’era la Madonnina. Poi in pochi anni è iniziata la gara a chi arriva più in alto. La domanda che molti si fanno è qual è il grattacielo che svetta più in alto di tutti? La sfida è tra due.
Chi è più ALTO: l’Unicredit o la torre Allianz? Svelato l’arcano
# Chi vince la sfida? Dipende
In Italia il grattacielo più elevato in base all’altezza strutturale è la Torre Unicredit a Milano (231 m). La Torre Allianz di Citylife, con i suoi 209 metri e 50 piani è invece il grattacielo più alto per numero di piani e detiene il titolo di grattacielo più alto secondo i criteri “highest occupied floor e height to tip”, con 249 metri d’altezza, compresi i 40 metri di antenna Rai.
Quindi vince l’Unicredit. Anche se non per tutti. Ma quali sono gli altri grattacieli più alti d’Italia?
# I più alti d’Italia
Il primo edificio a superare i 100 metri d’altezza è stata la Torre Piacentini, terminata nel 1940 a Genova, che all’epoca era anche il più alto d’Europa.
Nel 1954 fu superato dalla Torre Breda di Milano e dall’Ambassador’s Palace Hotel a Napoli.
Al momento dunque Milano vanta i due più alti grattacieli d’Italia con Unicredit e Allianz.
Sul terzo gradino del podio c’è Torino con il grattacielo della Regione Piemonte.
Milano continua a farla da padrona nelle posizioni successive: al quarto (Torre Hadid), al sesto (Palazzo Lombardia), al settimo (Torre Solaria), all’ottavo (Torre Diamante) e all’undicesimo posto con il Pirellone.
In Europa l’Unicredit è al ventesimo posto, in una classifica dove Mosca appare con 6 dei primi sette grattacieli più alti, il primo alto 374 metri.
Come un ubriaco che si ritrova in un letto che non conosce. Da sabato un treno della linea viola è apparso su un binario della linea verde alla stazione Garibaldi. Molte ipotesi su che cosa ci facesse. Forse abbiamo risolto l’arcano. La fotogallery dal profilo social di Riccardo Mastrapasqua
Il MISTERO della METRO VIOLA sulla LINEA VERDE (FOTOGALLERY)
Sabato 15 aprile. Alla fermata di Garibaldi della linea verde sul binario tre spuntano i vagoni della metro. Fin qui sembra normale. Metro nella stazione metro. Ma c’è qualcosa di strano. La stazione è quella della linea verde ma la metro ha l’inconfondibile livrea della linea 5. Che ci fa nella stazione sbagliata dell’interscambio di Garibaldi? Molte le ipotesi, alimentate anche dal fatto che la metro è ammaccata sul frontale. C’è chi immagina un errore nell’entrata dell’interscambio. Qualche ricerca e l’arcano sembra svelato.
Pare che si tratti di una vettura incidentata a causa di un’errata manovra. Per ripararla il deposito M5 di Bignami non risulterebbe attrezzato, quindi si è deciso di trasferirla per la manutenzione in uno dei depositi della linea verde: Gorgonzola o Famagosta. Comunque sia ci godiamo la mini gallery tratta dal profilo Facebook di Riccardo Mastrapasqua.