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La leggenda della CHIESA del DIAVOLO dove si sposò Teodolinda

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Credits alessiaylz IG - Basilica di Santa Maria Maggiore Lomello

Le motivazioni della composizione bizzarra della chiesa sembra siano da ricercare in un’antica leggenda tramandata nei secoli. Cosa narra e perché c’è di mezzo il demonio.

La leggenda della CHIESA del DIAVOLO dove si sposò Teodolinda

# La leggenda del matrimonio di Teodolinda “ostacolato” dal diavolo

Credits museoduomodimonza.it – Matrimonio Teodolinda e Agilulfo

Secondo un’antica leggenda il diavolo si mise di traverso contro la regina dei Longobardi Teodolinda pronta a sposarsi nel 590 d.c. in seconde nozze con il suo futuro marito Agilulfo, Duca di Torino, nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Lomello.

Si narra che il demonio, contrario a quel matrimonio per il fatto che i Longobardi erano ariani e Teodolinda cattolica, il giorno precedente alla celebrazioni nuziali fece scatenare un tremendo temporale che distrusse completamente l’edificio religioso. A quel punto Teodolinda, appena apprese della notizia, si raccolse in preghiera per supplicare Dio di aiutarla. In una sola notte il diavolo fu obbligato a costruire una nuova chiesa per consentire il corretto svolgimento delle nozze. 

# La Basilica di Santa Maria Maggiore dalla struttura strampalata, ricostruita da Belzebù

Il demonio, come richiesto, riuscì a costruire una seconda basilica in sole 24 ore ma il risultato non fu dei migliori dato il scarso tempo a disposizione e nonostante avesse chiamato all’opera le maestranze più brave. La Basilica di Santa Maria Maggiore, posizionata su una delle collinette più alte di Lomello, si mostra infatti come un edificio strano e raffazzonato.

Si compone di un battistero esterno a pianta ottagonale e di un campanile visibile da ogni punto del paese, ma la struttura della chiesa è alquanto strampalata: i mattoni che compongono la parte anteriore della chiesa sono disposti in parte normalmente, in parte a lisca di pesce, altri ancora sembrano messi per tappare i buchi strutturali, le navate sono asimmetriche, le arcate disuguali e i grandi archi trasversali non paralleli tra di loro. Insomma un vero disastro, che fa pensare proprio ci sia lo zampino del diavolo.

 

Continua la lettura con: Il DIAVOLO e la leggenda del PONTE COPERTO di PAVIA

FABIO MARCOMIN

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Lo straordinario MONTE fatto di COCCI

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credits: @jesuispoiccard su IG

Sono tanti i luoghi romani che incuriosiscono e il Monte Testaccio è proprio uno di questi. Scopriamo insieme le origini del suo nome

Lo straordinario MONTE fatto di COCCI

# Mons testaceus, il monte fatto di coccio

credits: in italia magazine

Con un perimetro di 700 metri, altezza di 45 metri per un totale di 22.000 metri quadrati, il Monte Testaccio è conosciuto per una sua caratteristica alquanto curiosa. Il Monte prende il nome da una parola latina, mons testaceus, dove testae fa riferimento a “tegole”, “anfore” o “cocci”. Quindi, letteralmente significa “monte fatto di cocci”. La domanda sorge spontanea: il monte è veramente fatto di cocci? La risposta è sì.

# Composto di cocci di antiche anfore

credits: @archediem su IG

Tutti questi cocci provengono dai numerosi frammenti d’anfore destinate al trasporto di olio che, una volta svuotate non potevano più essere utilizzate per altri generi alimentari perché non smaltate all’interno. Quindi, esse venivano scaricate e accumulate sulla riva del fiume Tevere. Questa pratica si svolse a partire dal periodo augusteo (dal 27 a.C al 14 d.C) fino alla metà del III secolo.

Oltre 25 milioni di cocci hanno dato forma a quella che oggi è la collina artificiale che prende il nome di Monte Testaccio.

# Dal Carnevale alla Via Crucis

credits: fondo ambiente italiano

Di questo Monte, oltre ad essere ricordato per essere la discarica di milioni frammenti di anfora, ricordiamo anche una pratica alquanto macabra che veniva svolta lungo i suoi versanti. Durante il carnevale, in epoca medievale i romani si divertivano nell’allestire giochi crudeli e cruenti come le tauromachie e la più popolare “ruzzica de li porci”, in cui venivano spinti degli animali giù dal monte, come maiali o tori, e infine trafitti. Dal XV secolo in poi, Papa Paolo II spostò la festa in via Lata e il Monte Testaccio divenne solamente il punto di arrivo per la Via Crucis del Venerdì Santo.

Fonte: In Italia Magazine

Continua a leggere con: L’ ETERNALE, il GRATTACIELO più ALTO del MONDO che si voleva costruire a ROMA

SELENE MANGIAROTTI

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Demolition Men

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Demolition Man (il film)

Molti notano delle somiglianze nell’epoca che stiamo vivendo con periodi di pre-crollo di grandi strutture della storia, ad esempio dell’Impero Romano o dell’Unione Sovietica.

Il momento del collasso in quei casi era stato preceduto da uno sforzo del sistema di garantire la sua continuità, con il tentativo di aumentare la forza dell’apparato repressivo nei confronti dei cittadini e militare nei confronti dell’esterno.

Nell’Impero Romano c’era stato il tentativo di drenare risorse dai commerci e dall’attività agricola attraverso un continuo aumento della pressione fiscale su risorse in costante diminuzione, in Unione Sovietica c’era stato l’obbligo di consegnare raccolti per ettaro completamente inverosimili, portando in entrambi i casi a un impoverimento di risorse a disposizione della società civile e a un aumento di costi del sistema repressivo teso a impedire che la società civile si rivoltasse.

In questo caso ci sembra che la dinamica sia diversa. Da una parte vediamo che surrettiziamente diminuiscono i finanziamenti nella struttura: in Italia, ad esempio, nel Pnrr le risorse per la sanità sono decrescenti, nonostante l’emergenza sanitaria. Si preferisce imporre i mandati vaccinali, in particolare ai dipendenti pubblici, sapendo che a ogni imposizione ulteriore si perdono quote progressive di forza lavoro alla quale viene imputata la riduzione dei servizi aperti al pubblico.

Sembra che ci sia la consapevolezza di trovare un pretesto che sia da una parte di ridurre i costi di struttura e dall’altra di coinvolgere la società civile nell’opera di repressione e di controllo, attraverso l’imposizione di una etica di salvaguardia della salute o di tutela dell’ambiente. Con l’utilizzo della tecnologia stanno diminuendo i costi dell’apparato e si stanno reclutando i cittadini nell’operazione di controllo attraverso strumentazioni digitali e una forma di manipolazione psicologica che tende a far credere al popolo che tutto questo viene fatto per il suo bene.

Questo processo di collasso pilotato sembra non avere precedenti nella storia conosciuta.
Probabilmente questa strategia non impedirà comunque l’esito del collasso ma forse consentirà a chi lo governa di trasformarlo in una fase di transizione in cui riusciranno a mantenere comunque il controllo.

Forse anche sacrificando le attuali classi dirigenti e proponendo poi una nuova soluzione che sarà parte dello stesso processo ma incarnata da nuovi protagonisti. Che probabilmente avranno la possibilità di criticare una parte anche importante delle politiche precedenti ma, dovendo prendere atto di una situazione irreversibile, ripartiranno da una nuova base creata all’interno di questo processo di demolizione controllata.

A quel punto, dalle macerie si potrà ricostruire un edificio che probabilmente ha già una dimensione e una sua progettualità nella mente di chi sta gestendo questo processo.

Continua la lettura con: Rischiamo di prenderlo nel cooling

LA FENICE

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L’assenza di denaro è il motore della storia

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bambini tedeschi giocano con mazzette di banconote ai tempi dell'iperinflazione nel 1923

Nel 476 d.C. l’Impero Romano cadde con Romolo Augustolo. L’impero crollò perché non c’era più nessuno in grado di raccogliere le tasse, quindi di pagare l’esercito e quindi di mantenere il territorio. Questi passaggi erano interconnessi, non a caso Giulio Cesare era l’uomo più ricco del suo tempo e disponeva di oltre una decina di legioni di sua proprietà.

Lo stesso accadde in altri momenti cruciali della storia. La Rivoluzione Francese si sviluppò su una crisi finanziaria in cui la Francia versava da quasi un secolo. Quando divenne insostenibile si scatenò la rivolta popolare senza più gli argini dell’autorità politica. Anche perché il denaro è da sempre la principale forma per acquistare il consenso popolare. Senza più denaro il potere è destinato prima o dopo a perdere ogni autorità.

Di solito, nei momenti in cui inizia a configurarsi una crisi finanziaria di sistema si cerca di concentrare il potere nelle mani di un’autorità, nella speranza che questa ponga le basi per una nuova crescita. Di solito, questa autorità cerca di trovare dei modi per alimentare il consenso attraverso una nuova ricchezza fittizia, incrementando il debito dello Stato o scatenando l’inflazione come, ad esempio, avvenuto nei regimi sudamericani o nei paesi africani dagli anni Settanta.

Di solito, affidarsi completamente a un’autorità onnipotente si rivela solo un fuoco di paglia che brucia con grande intensità ma solo per pochi anni, per poi degenerare inevitabilmente in un crollo di sistema che apre una nuova stagione, in una serie di cicli che si succedono nella storia.

Forse la via di uscita dall’epoca buia in cui il mondo sta precipitando non sarà un nuovo boom economico ma la mancanza di denaro.

Continua la lettura con: Stato di schiavitù

MILANO CITTÀ STATO

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Leggi anche: Di Maio e Azzolina, Casalino e Dibba: viaggio nell’editoria a Cinque Stelle che si è fatta “Casta”

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Cosa MI MANCA di MILANO studiando all’ESTERO

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Credits: @cross_eyed_mary Gae Aulenti

Mantenere la casa in ordine, preparare ogni pasto, dover risolvere ogni problema da soli in una lingua diversa. Queste sono solo alcune delle sfide che ogni studente all’estero affronta quotidianamente ed è inevitabile sentire la mancanza di casa, o meglio, della mamma. Ma se non fosse semplicemente nostalgia della comfort zone, se sentissi che è la tua città a mancarti, come reagiresti?

Cosa MI MANCA di MILANO studiando all’ESTERO

# Milano: la città che chiamo casa

Credits: @andreacherchi_foto
Milano

Chiamo casa la città che mi ha adottata, Milano, mentre ora vivo a Malaga dove sto svolgendo il mio Erasmus. Sono passata dalla metropoli della produttività sempre di corsa, ad una realtà opposta dove la siesta è d’obbligo e la vita viene presa in totale tranquillità. Ma cosa potrà mai mancarmi di Milano, in fondo c’è solo la nebbia, no?

Eppure, nonostante io stia vivendo in un centro storico pieno di vita con il mare a pochi minuti, potrei stare ore ad elencare tutto ciò di cui sento la mancanza.

# MI manca

Credits: @sardiniamood
Brera

Mi manca andare all’università in metro, sedermi in aule da centinaia di persone e non sentirmi nuovamente al liceo, come invece accade qui. Sento la mancanza dei picnic sotto le torri Garibaldi, di prendere uno spritz sui Navigli come una semplice turista. Mi manca passeggiare tra le luci soffuse di Brera e divincolarmi tra la folla in Corso Como il sabato sera. Mi manca anche solo la mia semplice routine: cornetto, zaino in spalla e il continuo brusio del traffico in sottofondo. Sono tante le piccole cose che mi fanno provare nostalgia di casa e non nego che, da italiana basic, mi manchi molto il buon cibo e il caffè, quello vero, non la brodaglia che si beve all’estero.

Ma è molto più di tutto questo, ciò che più mi manca di Milano è come mi fa sentire: me stessa.

# Mi manca come Milano mi fa sentire: indipendente, determinata, libera

Credits: @Semplicemente Milano di Andrea Cherchi
Milano

Sono svariate le sensazioni che provo anche solo passeggiando tra le sue vie. Mi sento indipendente, determinata, libera. Vedo in Milano una città che non è ancora atto, dove tutto è ancora potenzialmente possibile e mi fa sentire allo stesso modo. Mi sento libera di esprimere me stessa, di essere diversa e di essere accettata per questo. Sei un semplice individuo su milioni di abitanti, nessuno si accorge di te, ma allo stesso tempo senti di far parte di una realtà più grande.

Di Milano mi manca la frenesia. Penso a quando mi fermavo ad osservare la città dall’alto di una terrazza e ammiravo la folla in continuo movimento. Tutte le persone sembravano sapere esattamente dove andare, non verso un luogo fisico, ma come se inseguissero un preciso obiettivo. A Milano la vita scorre, sei in un flusso continuo, in un fiume in costante rivoluzione. Se per molti l’aria è solo inquinata io sento il profumo di progresso, innovazione e speranza per il futuro. È una città stimolante, che ti ispira e aperta a chiunque abbia voglia di mettersi in gioco.

# Mentre sono via, Milano la porto con me

Credits: @cross_eyed_mary
Gae Aulenti

Anche se spesso mi manca la città a cui ho scelto di appartenere, ritengo sia necessario viaggiare e concedersi l’opportunità di scoprire nuove realtà. Penso esistano due tipi di persone all’estero: chi è alla continua ricerca di qualcosa che gli ricordi casa e chi invece la porta con sé. Io Milano la porto con me. Mi ha insegnato a bastare a me stessa e ora la sua efficienza, la sua voglia di miglioramento, la sua energia e smania fanno parte di me e le sento in ogni luogo in cui mi trovo.

Milano non ti entra solo nel cuore, ma ti va alla testa e una volta che sali sulla giostra non puoi più scendere, puoi solo imparare a correre con lei.

Continua la lettura con: “Questa città mi è entrata nelle vene”: io PALERMITANA, milanese per scelta

SARA FERRI

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Il BORGO DIMENTICATO di Milano

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credits: @visit_milano IG

Un borgo storico così carino da farti dimenticare di essere a Milano, rischia di perdere la sua identità ed essere dimenticato completamente.

Tre architette si stanno mobilitando per far sì che ciò non accada e per preservarne la  memoria, cara ai cittadini, e sicuramente un pezzo di storia importante per la città di Milano.

Il BORGO DIMENTICATO di Milano

# Antico simbolo di MILANESITÀ

credits: @chiaravallemilanese IG

Chiaravalle è tra i più antichi e affascinanti borghi milanesi risalente al dodicesimo secolo. Una piccola oasi immersa nella natura del Parco Agricolo Sud, il borgo nasce attorno all’abbazia di Chiaravalle nel 1135 la quale divenne successivamente una cattedrale dell’agricoltura europea. Il campanile è considerato un’icona del luogo che i milanesi stessi chiamano “Ciribiciaccola“.

Il suo territorio era, ma lo è ancora, ricco di potenzialità che purtroppo non sono state sfruttate al meglio e stanno portando il borgo verso il suo triste declino.

# L’appello per il recupero del borgo

credits: @chiaravallemilanese
IG

Tre architette specializzande del Politecnico di Milano, Ileana Iacono, Idamaria Sorrentino e Antonella Bellinetti, si stanno adoperando per recuperare e valorizzare questo luogo definito “magico e decadente“, lanciando un appello ai cittadini e a Palazzo Marino.
Il borgo è stato annesso al Comune di Milano negli anni ’20 del Novecento e, secondo le tre donne, è stato proprio questo il momento in cui è iniziata la sua “progressiva perdita d’identità“.

# Tutto ciò che NON va

crediits: @chiaravallemilanese

Dai sondaggi e dal lavoro svolto per il loro progetto di tesi emerge che il borgo si sta trasformando sempre più in un quartiere “dormitorio”, un luogo dove ormai risulta una profonda carenza strutturale dei servizi: la scuola elementare “Sciesa” chiusa per mancanza d’iscritti, pochissimi autobus che collegano Chiaravalle con Rogoredo. Lamentele anche per la mancanza di fibra per i collegamenti internet che, soprattutto nel pieno della pandemia, ha causato non pochi disguidi. Ancora, la piazza si è trasformata in un parcheggio e il laghetto in una palude.

# Magica ma dimenticata

credits: @visit_milano IG

Questi sono solo alcune dei problemi riscontrati dalle indagini delle tre architette che hanno preso a cuore la sorte del borgo. “Sin dalla prima visita, siamo rimaste colpite da questo paesaggio con le marcite, le grange, le tecniche agricole dei monaci. Chiaravalle è romantica, promettente, magica” eppure “dimenticata, isolata, sottovalutata”, nonostante abbia “un enorme potenziale”.

Fonte: dire.it

Continua a leggere con: Il BORGO MEDIEVALE a un’ora da Milano perfetto per una GITA indietro nel TEMPO

SELENE MANGIAROTTI

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Leggi anche: Libro nazista sul sito Ibs e sotto il logo Feltrinelli. Il caso

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BANSKY: arriva la nuova mostra in stazione CENTRALE

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Credits: @theworldofbanksymilano mostra banksy

L’artista più ricercato al mondo arriva in Italia e ancora una volta sarà Milano ad ospitarlo. Il famoso street artist britannico dal nome sconosciuto e celebre per far comparire le sue opere dal nulla, spesso anche senza permesso (da qui l’artista più ricercato al mondo), lancia continuamente spunti si riflessione. Così, dopo la mostra che aveva fatto il giro di alcune città importanti, come Parigi, Barcellona, Praga, Bruxelles, Dubai ed era giunta anche al Teatro Nuovo di Milano, Banksy torna con “The World of Banksy – The Immersive Experience”, questa volta a Milano Centrale.

BANSKY: arriva la nuova mostra in stazione CENTRALE

# “The World of Banksy – The Immersive Experience” : dal 3 dicembre al 27 febbraio

Credits: @hangupgallery
Girl with Baloon

Sarà inaugurata il 3 dicembre 2021 e rimarrà aperta fino al 27 febbraio 2022. 30 nuove opere del celebre artista affiancheranno le più conosciute che lo hanno reso così famoso, un esempio? “Flower Thrower” e “Girl with Balloon” . “The World of Banksy – The Immersive Experience” sarà un percorso immersivo nella vita artistica di Banksy, ma troveranno spazio anche temi importanti come la storia e il messaggio sociale dei murales, nonché la denuncia che traspare sempre dietro l’ironia delle opere dell’artista. Nel complesso ci saranno 130 opere, tra cui le nuove come “Ozone Angel”, “Steve Jobs” “Napoleon” e “Waiting In Vain”, e saranno esposti anche alcuni lavori realizzati da giovani artisti anonimi di tutta Europa.

# Milano Centrale si conferma aperta alla cultura

Credits: @theworldofbanksymilano
mostra banksy

Milano Centrale è la location perfetta per una mostra di questo genere. La stazione è forse uno dei simboli più rappresentativi della street art e nello specifico la Centrale di Milano è uno dei punti di riferimento della città, nonché perfettamente accessibile. Milano Centrale si conferma innovativa, aperta alla cultura, al turismo e a nuove iniziative, non è certamente solo un punto di transito per poter viaggiare.

La mostra “The World of Banksy – The Immersive Experience” sarà alla Galleria dei Mosaici, lato IV Novembre, Stazione Centrale, e sarà aperta da martedì a venerdì dalle 11 alle 20 e il sabato e la domenica dalle 10 alle 20.

Continua la lettura con: Il nuovo spettacolare MURALE alla BAM

BEATRICE BARAZZETTI

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Questo è il LUOGO dove vedere il FOLIAGE più SPETTACOLARE in Italia

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Credits: @roo.ts Forca d'acero

Autunno, la stagione che preannuncia i mesi più freddi dell’anno, quella che si colora di rosso, arancione e giallo, la stagione malinconica. Un paesaggio che sembra uscire da un quadro, le foglie che pian piano cadono dagli alberi e quel fresco non ancora fastidioso che solo una stagione come l’autunno può regalarti.

Nel mese di novembre spesso si cercano posti dove poter ammirare il cosiddetto foliage, se ne trovano moltissimi ma ce ne è sempre uno più bello dell’altro. E se dicessimo di aver trovato, forse, il più bel posto in Italia dove ammirare la magnifica tavolozza autunnale? Ecco qual è.

Questo è il LUOGO dove vedere il FOLIAGE più SPETTACOLARE in Italia

# Forca d’Acero: il punto perfetto dove ammirare il foliage

Credits: @tib87
Forca d’Acero

Si tratta di Forca d’Acero, un valico a 1538 metri di altezza tra Lazio e Abruzzo, precisamente sui monti Marsicani fra la provincia de L’Aquila e quella di Frosinone. Qui è possibile ammirare il foliage più bello d’Italia. In realtà Forca d’Acero è una delle mete turistiche più apprezzate della zona e frequentate in tutte le stagioni: luogo perfetto per fare escursioni nei mesi estivi e primaverili e popolato dagli appassionati di sci di fondo in inverno. Quello che però è imbattibile, a livello di bellezza, è il punto strategico di osservazione che il valico di Forca d’Acero offre in autunno: la strada che risale le montagne, attraversa i boschi e una faggeta secolare.

# Come arrivarci

Arrivare a Forca d’Acero non è difficile, anzi l’area è anche perfettamente servita, tanto che c’è un rifugio che offre tutte le comodità. La zona è attrezzata sul pianoro di Campo Lungo ed offre una vista sul Monte Tranquillo a 1800 metri di altitudine. Se si vuole ammirare uno dei panorami più belli d’Italia si consiglia poi di prendere uno dei sentieri che si diramano, così da poter godere dei colori autunnali di Forca d’Acero.

Forca d’Acero collega i comuni di Opi e quello di San Donato Val di Comino, per arrivarci basta prendere la SR666 da Sora in direzione San Donato di Val Comino, per poi percorrere la SR509 fino al secondo tornante di quota 1412. Già mentre si è in auto e si sta raggiungendo il valico, probabilmente gli occhi di chiunque, a parte quelli del guidatore, staranno osservando il magnifico paesaggio che lì circonda. Ecco intanto alcune foto.

Credits: @notordinarywild
Forca d’Acero
Credits: @giandero
Forca d’Acero
Credits: @francesco_cappuccitti
Forca d’Acero

Fonti: viagginews.com

Continua la lettura con: I 10 POSTI più BELLI dove DORMIRE per ammirare il FOLIAGE

BEATRICE BARAZZETTI

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Nel 2024 in vendita la prima AUTO VOLANTE

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Credits: dezeen.com xpeng macchina volante

Marty e Doc del celebre film “Ritorno al futuro” diranno di essersi sbagliati solo di una decina di anni. Negli anni Ottanta si credeva, infatti, che già nel 2015 le nostre auto avrebbero volato e invece no, oltre al fatto che non è stato così, nessuno di quest’epoca credeva sarebbero arrivate così presto. L’azienda cinese produttrice di auto elettrice, Xpeng, ha deciso però di stupire tutti. Nel 2024 si potrebbe avere la prima macchina volante?

Nel 2024 in vendita la prima AUTO VOLANTE

# Una macchina volante: il sogno di tutti

Credits: @risateallitaliana
Ritorno al futuro

Non c’è regista, scrittore o semplicemente sognatore che non abbia mai pensato alle macchine volanti nel nostro futuro. J.K. Rowling, in Harry Potter, credeva che solo la magia potesse effettivamente far volare un’auto, ma lo stesso vale per tutti i film fantascientifici dove le macchine volanti sono all’ordine del giorno, ma appunto è tutta fantascienza. Eppure non sembra più così tanto un sogno, sì perché l’azienda Xpeng, in occasione dell’evento 1024 Tech Day, ha presentato il suo prossimo modello automobilistico: la flying car. Ecco il progetto.

# Sarà un’auto in grado sia di volare sia di viaggiare su strada

Credits: money.it
Macchina volante

La futura flying car di Xpeng sarà un’auto leggera, in grado di viaggiare sia in cielo che su strada. La macchina avrà un meccanismo a doppio rotore pieghevole che converte un’auto in una macchina volante, ai lati del corpo ci saranno due bracci pieghevoli sui quali saranno poste due eliche. L’intero telaio e tutte le componenti della flying car saranno perfettamente robusti e resistenti, ma soprattutto leggeri, così che l’auto possa volare tranquillamente. Il decollo e l’atterraggio della macchina avverranno verticalmente, proprio come quelli di un elicottero.

Per la società cinese l’importante è realizzare un’auto omologata anche per strada, per questo le due ali della flying car si ritireranno in un vano all’interno dell’auto.

# Arriverà nel 2024

Credits: dezeen.com
xpeng macchina volante

La flying car sarà un gioiello dal punto di vista estetico: un mix tra un design futuristico e lo stile aerodinamico. Inoltre, gli interni saranno tutti high-tech e ci sarà un nuovissimo sistema di assistenza alla guida, che dovrebbe essere super efficiente. Quello che sorprende è che Xpeng promette che la macchina sarà lanciata nel 2024 e prevede anche una commercializzazione di massa. Il prezzo al dettaglio sarà meno di un milione di yuan cinesi (£ 114.000) ovvero circa $ 157.000.

Continua la lettura con: Ma le auto non dovevano volare? Ho un SOGNO: Milano SENZA MACCHINE

BEATRICE BARAZZETTI

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Leggi anche: “Per una Milano migliore è necessario dialogare e progettare con i giovani”

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Stato di schiavitù

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Maria De' Medici sul trono di Francia

Nelle antiche civiltà esisteva il giubileo dei debiti. Ogni cinquant’anni tutti i debiti venivano cancellati. Questo rispondeva all’esigenza di evitare che il rapporto creditore-debitore degenerasse nella perdita della libertà.

Erano consapevoli del fatto che se non si poneva un limite all’accumulo di ricchezza questa procede in modo illimitato, dividendo la società in padroni e schiavi. Non solo, i padroni diventano sempre più potenti e in questo modo possono arrivare non solo a decidere della vita delle persone ma addirittura a imporre il loro volere su chi governa.

Il giubileo rispondeva a un principio etico che al tempo stesso era essenziale per l’evoluzione della civiltà. Perché una civiltà di schiavi non consente alcuno sviluppo.

Il giubileo è stato abbandonato dalle società moderne che si reggono sempre più sul debito e quindi sulla dipendenza dai creditori. Nella nostra civiltà i più grandi debitori sono gli stati nazionali e i creditori sono grandi fondi internazionali che muovono più ricchezza dei singoli stati.
In un sistema del genere gli stati, e di conseguenza i cittadini, sono i nuovi schiavi mentre i governanti dei paesi più indebitati sono inevitabilmente espressione della volontà dei creditori.

Se più debito significa automaticamente perdita della libertà, preoccupa la tendenza degli attuali governanti ad aumentare sempre più il debito.
E forse non è un caso che a questo stia corrispondendo una progressiva perdita di libertà.

Come uscirne allora?

Forse la via di uscita ce la fornisce la storia. Potrebbe essere di ripristinare il giubileo, anche se è difficile immaginarlo. Oppure fare come nel Medio Evo quando grandi banchieri prestavano soldi agli stati e quando questo rapporto diventava troppo sbilanciato si interrompeva con il rifiuto di pagare il debito, con la cessione di terre o con lo scoppio di conflitti che producevano di fatto il reset del debito degli stati.

Continua la lettura con: Il moto ondulatorio del pensiero ipnotico

MILANO CITTÀ STATO

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Leggi anche: I soldi ci sono, dice Draghi. Perché ci sono solo oggi?

 

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MILANO è la città più RUMOROSA d’Italia, la più SILENZIOSA è una sorpresa

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Credits: @isolpack_since1951 inquinamento acustico

Quando si parla di inquinamento, generalmente, si pensa solo ad una cosa: gas tossici e anidride carbonica che danneggiano l’aria che respiriamo e che vanno ad impattare su tutto l’ecosistema. In realtà l’inquinamento non si limita a questo, tra le sue tante forme c’è quello acustico e quello che è più preoccupante è che Milano, in questo caso, è in testa alla classifica Italiana.

MILANO è la città più RUMOROSA d’Italia, la più SILENZIOSA è una sorpresa

# La ricerca “Noise Escape Challenge”: Milano davanti a Lecce e Verona

Credits: @isolpack_since1951
inquinamento acustico

Amplifon ha svolto una ricerca nelle città italiane con l’obiettivo di scoprire quale fosse la più rumorosa e allo stesso tempo individuare le oasi acustiche nelle città. Attraverso la app “Listen Responsibly”, si sono individuate le città con il maggior inquinamento acustico. Il risultato non è di certo rassicurante per i milanesi, che già consapevoli che la loro città fosse rumorosa, si sono ritrovati a vedere il capoluogo lombardo al primo posto. E Milano poi è subito seguita da Lecce e Verona.

# L’inquinamento acustico rischia di danneggiare l’udito di molti giovani nel lungo periodo

Credits: @will_ita
Udito giovani

Quello che preoccupa dai dati emersi dalla ricerca di Amplifon, svolta in collaborazione con l’associazione giovanile internazionale Aiesec, è che l’inquinamento acustico rappresenta, ancora oggi, una tendenza diffusa soprattutto nelle grandi città, come riporta Amplifon. E le conseguenze di tutto ciò sono veramente allarmanti: come dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’udito di più di un miliardo di giovani fra i 12 e i 35 anni è a rischio a causa dell’esposizione incontrollata a fonti di rumore eccessivo.

# Milano: città più rumorosa d’Italia

Credits: @paskq IG

Parlando di Milano, qui sono state registrate, dagli utenti del noise tracker della App “Listen Responsibly”,  oltre 1100 rilevazioni. Quello che ne è risultato è che a Milano il livello medio dei decibel è pari a 65.31. La zona più rumorosa? Quella tra Via Tirano c/o Naviglio della Martesana angolo Via Gianfranco Zuretti, 63 con 75 decibel rilevati.

Ma Lecce e Verona non sono tanto più sotto. La città pugliese registra una media di 65.24 dB, mentre Verona è poco meno rumorosa con 61dB di media.

# Torino e Venezia le città più silenziose

Credits: @loves_madeinitaly
Parco del Valentino

E se Milano vince questa desolante classifica, quello che sorprende sono le città meno rumorose d’Italia. Tra queste c’è Venezia con una media di decibel registrati pari a 53,69. Bisogna considerare però che nella città sull’acqua non c’è traffico automobilistico, al contrario di Milano dove invece le strade sono continuamente intasate.

La città meno rumorosa in Italia per eccellenza invece è Torino, e questo si che sorprende molto. Nel capoluogo piemontese, infatti, la media dei decibel è di 48,92. Un dato del genere probabilmente si registra grazie alla presenza in città di una delle oasi acustiche italiane: il Parco del Valentino. Qui si rilevano 35dB di media che fanno del parco uno dei posti più silenziosi d’Italia.

Continua la lettura con: Inquinamento acustico: cosa fare contro i RUMORI molesti a Milano

BEATRICE BARAZZETTI

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Leggi anche: Milano, asfalto e ciliegi. Chi ha vinto la battaglia fra gli alberi e il cemento

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Anche l’isola di MALTA avrà la METRO? Allo studio una rete di 3 LINEE

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È stato un sabato sera un po’ diverso, per la piccola Malta, quello in cui in piena estate scorsa, il  governo locale ha presentato uno studio che prevede la realizzazione della metropolitana sull’isola.

Anche l’isola di MALTA avrà la METRO? Allo studio una rete di 3 LINEE

# L’isola che si fa bella

I numeri annunciati sono già incredibili sotto molti aspetti.
Innanzitutto il primo ministro, Robert Abelar, insieme al ministro per le infrastrutture, Ian Borg, stimano che per ogni Euro investito, l’infrastruttura restituirà circa 1,40 Euro, specie grazie alla riduzione dei tempi di percorrenza delle distanze.
Il progetto prevede un totale di 3 linee metropolitane, la Rossa, la Blu e la Verde, che si estenderanno per circa 35 Km, e 25 stazioni.

Il costo complessivo stimato è di 6,2 miliardi di Euro e le opere dovranno essere realizzate tra 15 e 20 anni, con una prima grossa tranche da 3,9 miliardi pronta in massimo 5-8 anni.

# Il percorso

Nelle intenzioni iniziali la metropolitana di Malta passerà quasi del tutto sotto la superficie urbana, tranne un piccolo tratto in superficie tra Naxxar e Bugibba.
La rete della linea 1 rossa si estenderà tra Naxxar, Mosta, Attard, Birkirkara, Sliema e St. Julian, con una fermata prevista all’Ospedale Mater Dei, per un totale di circa 16 km e 11 stazioni.

La linea blu conterà 12,5 km e 9 stazioni da Paola a Marsa, passando per Fgura e Hamrun, mentre il tragitto della linea verde coinvolgerà La Valletta, Floriana e Mriel, lunghezza 7 km e 6 stazioni. Le intersezioni tra le linee sono previste con intercambi per i passeggeri, in modo da agevolare il cambio da una linea all’altra.
Una fermata è prevista all’aeroporto internazionale di Malta, mentre per aree come San Gwann e Luqa, lo studio di fattibilità ha previsto dei servizi di bus navetta.
Resta fuori Gozo perché risulta poco conveniente investire in una linea metropolitana, finché la cittadina non raggiungerà dimensioni più grandi, almeno 50.000 abitanti.

# Pianificare per le generazioni future

Il Ministro per le infrastrutture Borg, ha annunciato lo studio che coinvolgerà più legislature, visto il tempo necessario alla realizzazione delle opere. Il progetto è quindi pensato per essere affidato anche alle future generazioni e, proprio per questo, l’attuale governo ha lanciato la discussione per avviare la realizzazione di una infrastruttura ormai necessaria, ma che coinvolgerà le vite di moltissime persone per i prossimi 15-20 anni.
Un vero e proprio esempio di buona pianificazione, che ha messo in tavola gli aspetti preliminari da non sottovalutare.
Il finanziamento, ad esempio, che potrebbe coinvolgere anche player privati, i quali verranno coinvolti con pubbliche manifestazioni di interesse e gare, per alleggerire le casse dello stato e dei contribuenti, secondo quanto presentato da Arup Group, società di ingegneria, design e pianificazione con sede a Londra, incaricata dal governo Abelar di presentare lo studio.

# L’abito su misura per Malta

Il brainstorming ha preso in considerazione molti fattori e le reali condizioni di Malta, studiando e adattando una rete metropolitana già esistente in territori simili, per l’estensione e il posizionamento delle stazioni.
La rete della metropolitana è diventata ormai indifferibile, in quanto il traffico nelle città dell’isola è congestionato e ha bisogno di essere sgravato.
La realizzazione della metropolitana prevede innanzitutto la definitiva sistemazione e miglioramento della rete stradale attuale, dopodiché si potrà intervenire con gli scavi, che avranno inevitabilmente un impatto sul traffico pubblico e privato.
Donald McDade di Arup stima che la riduzione del traffico privato che si otterrà con la rete sotterranea, permetterà anche di recuperare spazi in superficie (ora destinati alle auto e ai parcheggi), da adibire a verde pubblico e spazi condivisi per i cittadini.

I tunnel per la realizzazione della rete metropolitana di Malta, infine, sono previsti ad una quota compresa tra i 10 e i 12 metri di profondità. Il materiale di risulta dagli scavi verrà utilizzato per la definitiva bonifica dei terreni coinvolti proprio dagli sbancamenti.
Tutte le curiosità e gli approfondimenti sono già visibili sul sito che Malta ha messo a disposizione su www.metro.mt, dove al posto della futura rete, è ora visibile una timeline che descrive i passaggi decisionali e le proposte.

# “La tua opinione è importante”

Your opinion matters”, con questo claim è presente sul sito metro.mt una user interface con cui i cittadini di Malta possono esprimere le proprie opinioni e riserve sul progetto.
I primissimi commenti raccolti a caldo sono perfettamente in linea con le aspettative.
C’è chi si lamenta perché il progetto è troppo caro, o troppo lungo per la sua realizzazione, chi manifesta apertamente gioia ed entusiasmo è c’è chi, addirittura, prevede che Gozo arriverà presto a superare i 50.000 abitanti, pertanto è già il caso di pensare a portare la metropolitana fin lì.

Continua la lettura con: La metropolitana più lunga del mondo

LAURA LIONTI

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Il piccolo BOSCO VERTICALE in PERIFERIA

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credits: urbanifile

Milano aggiunge un nuovo edificio alla sua collezione proponendo un bellissimo landscape a 360° dall’altro dei suoi futuri 14 piani.

Vediamo di che si tratta con il blog Urbanfile.

Il piccolo BOSCO VERTICALE in PERIFERIA

# Il nuovo GIOIELLO di Milano

credits: urbanifile

Alla Barona, in via Ettore Ponti 8/10 oggi si trovano ancora vecchi edifici ex commerciali dismessi di rivenditori di automobili. Presto verranno demolitici e la zona ripulita per dare spazio al nuovissimo gioiello di Milano, la cui architettura e forma potrebbe rimandare a una versione ridotta dell’iconico bosco verticale.

# Milano dà una SECONDA VITA

credits: urbanfile

La volontà di recuperare due lotti dismessi situati tra la via Ettore Ponti e via Franco Tosi, di fronte al complesso e parco del Villaggio Barona e all’antica chiesa del borgo, è ciò che ha spinto alla realizzazione di questo progetto da parte di FCMA Real Estate Investment e Asti Architetti. Ancora una volta Milano dimostra di essere sempre pronta a migliorarsi e lo dimostra dando una seconda vita alle aree degradate e abbandonate della città, imparando a sfruttare al meglio il loro potenziale.

# Dovremo aspettare il 2023/2025

credits: urbanfile

I lavori per il nuovo progetto della Barona partiranno attorno al 2023/2025 e comprenderà la costruzione di due torri di differenti altezze e un edificio più basso e compatto in 13.000 metri quadrati con giardini e ampi terrazzi. L’intero complesso gravita attorno ad una piazza con numerosi servizi ed è circondato da un parco e giardini privati.

 

Fonte: Urbanfile

CONTINUA A LEGGERE CON: 🛑 Dopo il Bosco Verticale arriva BOSCONAVIGLI

SELENE MANGIAROTTI

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Le 7 STRADE più ADRENALINICHE del mondo

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Credit: @the_ladakhi_wanderer

La maggior parte delle strade mozzafiato per cuori impavidi si trova in Asia pertanto, purtroppo, per molti di noi rimarranno solo un sogno.

Ma sognare non costa nulla e porta comunque sempre molto lontano.

Le 7 STRADE più ADRENALINICHE del mondo

#1 99 Bending Road, 99 tornanti mozzafiato

Credit: @lost91rl1nmel

Ci troviamo nella regione cinese di Zhangjiajie dove esiste un percorso su gomma di 11 km con 99 tornanti che si affacciano su una scogliera incredibile.

Se per salire è anche possibile utilizzare la più alta funivia al mondo, lunga quasi 7500 metri, la 99 Bending Road è certamente il modo più adrenalinico per approcciarsi a questa parte nord occidentale della Cina.

Se la carica di adrenalina non è stata sufficiente c’è sempre una passerella sospesa nel vuoto con il pavimento in cristallo. Da brividi. Noi vi abbiamo avvisati.

#2 Karakoram Highway, la più alta del mondo

Credit: @karakoramhighways

Conosciuta anche con le semplici iniziali KKH, risulta essere la strada internazionale asfaltata posta alla maggior altitudine al mondo.

Collega il Pakistan con la Cina e si snoda per 1.300 km lambendo India, Afghanistan e Tagikistan. Data l’altitudine e la conseguente esposizione ad agenti atmosferici estremi, non è raro che sia interrotta per qualche evento naturale tra slavine, inondazioni e altro.

20 anni di lavoro e oltre mille vite perse durante la costruzione sono altri importanti numeri che accompagnano la storia di questa incredibile strada che ha iniziato ad essere percorribile in tutto il suo tratto nel 1978.

Lungo il percorso ci si trova ai piedi di alcune montagne da record tra cui il K2, alto più di 8.000 metri, e il tristemente noto Nanga Parbat.

#3 Zojila Pass, senza guardrail sugli strapiombi

Credit: @the_ladakhi_wanderer

Famosa per essere priva in quasi la sua interezza di guardrail e altri dispositivi che proteggano i veicoli da eventuali cadute questa strada, spesso scavata nella roccia a strapiombo, non consente errori di guida.

Arrivare lungo a una curva equivale a non avere una seconda chance oltre che volare nel vuoto per alcune centinaia di metri. Incrociare un altro mezzo può voler dire farsi qualche centinaio di metri in retro piuttosto che mettersi su un ciglio spesso sdrucciolevole. Sempre che non intervenga qualche slavina o altro…

#4 Sichuan-Tibet Highway, 10 giorni di tragitto da brividi

Credit: @earthobservatorysg

Servono almeno 10 giorni di buon andatura, coraggio e grande abilità al volante per percorre i 2.150 km del percorso, spesso in terra battuta, che collega 14 passi alle basi della catena dell’Himalaya con passaggi che superano i 5.0000 metri di altezza, con tutti i problemi connessi.

Unici compagni di viaggio assicurati oltre ai passeggeri dei mezzi saranno i moltissimi yak presenti nelle vallate. Essendo la strada poco battuta dalle forze dell’ordine non è raro essere molestati se non derubati.

Una vera perla rimane invece il passaggio nei pressi di Lhasa, vecchia capitale del Tibet e sede del monumentale palazzo del Potala, ex residenza del Dalai Lama ed oggi sede di un museo.

#5 Fairy Meadows Road, tornanti mozzafiato senza protezioni

Credit: @zueilaa

Come la Zojila Pass è quasi completamente priva di protezioni e si presenta come una delle strade più pericolose del mondo. Tornanti ciechi, passaggi scavati in rocce crepate, situazioni meteorologiche spesso proibitive e mancanza di asfalto per gran parte della sua lunghezza, sono solo alcune delle caratteristiche che scoraggiano quasi sempre i meno arditi.

Se si vuol vedere il Pakistan più estremo stando su un mezzo questa è la strada che fa per voi.

#6 Taroko Gorge Road, a forte rischio meteo

Credit: earthtrekkers.com

Bisogna andare sull’isola di Taiwan per percorrere un’altra delle strade più adrenaliniche del mondo ma vale certamente la pena per l’incredibile bellezza del suo paesaggio.

Foreste, cascate, orridi e altre ancora accompagnano il viaggiatore lungo tutto il tragitto. Purtroppo anche per questa strada vale il discorso delle condizioni meteorologiche che possono mettere a dura prova i guidatori, anche i più esperti.

#7 Skippers Canyon Road, per sfidare le vertigini

Credit: @global_travel_stories

Non sappiamo se sia per eccesso di zelo da parte delle autorità della Nuova Zelanda o se effettivamente sia una delle strade più pericolose al mondo, certo alcuni passaggi richiedono un grande estro alla guida.

E se è vero che questa strada permette di godere panorami incredibili è altrettanto vero che se si soffre di vertigini è meglio scegliere un’altra cosa da fare piuttosto che avventurarsi in auto lungo il suo percorso.

Continua la lettura con: L’uomo che vive in un AEREO ABBANDONATO

ROBERTO BINAGHI

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Questo non è un UFO

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Credits: @samfang88 IG

La struttura ricorda a tutti gli effetti un disco volante. Scopriamo insieme la sua storia.

Questo non è un UFO

Credits: @jonbonham IG

A nord di Bangkok, nel distretto di Khlong Luang, si può ammirare l’imponente Wat Phra Dhammakaya, un’opera molto suggestiva e unica nel suo genere che può “sembrare tutto tranne quello che davvero è”.

La sua struttura viene spesso paragonata ad un UFO che si è appoggiato sul suolo terrestre. Come non condividere la teoria su questa somiglianza?

Eppure, si tratta del più grande tempio buddhista del mondo, sviluppato su una superficie di 320 ettari e in grado di ospitare 100.000 persone nei suoi 150 edifici adornati da 700.000 statue d’oro di Buddha.

# Il più grande tempio buddhista del mondo 

Credits: @laku_travel IG

Costruito nel 1970, fu una monaca devota alla meditazione a fondare questo curioso tempio thailandese. Il suo obiettivo? Permettere l’ingresso alle migliaia di persone disposte a seguire i suoi insegnamenti.

I suoi due enormi dischi volanti sono separati da una grande sala per la meditazione, protetta da una cupola. Il tutto, ovviamente, in oro.

Per attraversare l’immensa sala centrale ci vogliono circa 10 minuti e, quotidianamente, centinaia di persone si recano in questa struttura per ascoltare e meditare.

# Le controversie del Wat Phra Dhammakaya non incidono sul suo fascino

Credits: coconuts.co

Grazie alle donazioni, il tempio è cresciuto così tanto da ricevere critiche sulla sua reale attività, facendo ipotizzare un sistema di riciclaggio di denaro e corruzione dietro alla sua magnificenza.

Non solo. Il Wat Phra Dhammakaya è anche al centro di un controverso movimento Dhammakaya, una setta buddista accusata di praticare insegnamenti religiosi non convenzionali e di commercializzare lo stesso buddhismo.

Che si tratti di una setta oppure no, è sicuramente impossibile non rimanere affascinati dall’immensità e dall’unicità di questo tempio.

 

Continua la lettura con: La VILLA ROTANTE: la prima al mondo che insegue il sole (immagini)

ALESSIA LONATI

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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Il MURALE MAGICO che fa rivivere il PASSATO (foto PRIMA e DOPO): da fare anche a Milano?

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credits SiViaggia

A Poznan, un murale magico che ha fatto risorgere le atmosfere del passato e che è un inno allo stato ottenuto dalla città, quando raggiunge l’autonomia dall’impero medievale.

Il MURALE MAGICO che fa rivivere il PASSATO (foto PRIMA e DOPO): da fare anche a Milano?

# Una facciata senza finestre (prima)

credits: Wikicommons

Quello in foto è un palazzo del quartiere di Poznan denominato Srodka, dal polacco Rodka che significa “mercoledì“. Questo nomignolo è in onore del giorno in cui nel quartiere si teneva il consueto mercato settimanale. Dopo la guerra sono cambiate tante abitudini, compreso il rituale del mercato; sono subentrate nuove esigenze urbane, che hanno trasformato la piazza antistante a questo palazzo, in un semplice parcheggio.

Sono arrivati anche abbandono e degrado davanti alla facciata del palazzo che – come possiamo vedere al naturale – presenta su questo lato tre sole finestre. Poi c’è solo cemento, intonaco e, al massimo, un paio di cartelloni pubblicitari arrugginiti. Sembra una storia tra le tante, condivisa con molte realtà urbane. Finché un giorno il Comune di Poznan decide che è arrivato il momento di sostituire l’abbandono con la creatività, per trasformare un’anonima facciata in un murale tridimensionale.

# Racconto di trombettista con gatto

credits: tulipanorosa.blogspot.com

Ci sono voluti tre anni per raccogliere i fondi necessari alla realizzazione dell’opera, voluta da Gerard Cofta, presidente dell’insediamento che si trova nei pressi della Cattedrale di Santa Margherita e che, di conseguenza, da una parte del nome all’intero quartiere noto come Isola della Cattedrale-Srodka-Zawada-Komandoria.

Il murale vuole rappresentare lo splendore di Isola, quando nel 1231 ha ottenuto i suoi diritti medievali di città autonoma, secondo la legge imperiale. Isola e Srodka sono state poi incorporate a Poznan nel 1800. L’opera è un maestoso trompe l’oeil di Radoslaw Barek, che ha per titolo “Un racconto con trombettista sul tetto e un gatto sullo sfondo”.

I cittadini di Poznan sono orgogliosi e affascinati da questo murale, che commentano esclusivamente con toni entusiasti. Per loro «è un nuovo luogo di pellegrinaggio in Polonia».

# Prospettiva entusiasmante

credits: Bore Panda

La prospettiva di questo murale è a dir poco entusiasmante. Oltre ai protagonisti del titolo, il trombettista, i tetti e il gatto, il murale riproduce un antico scorcio di Poznan e trovano posto anche alcuni personaggi locali, come un macellaio, un cagnolino che cerca di ottenere un pezzetto di carne da quest’ultimo, una giovane donna che spalanca le persiane (laddove non ci sono aperture o il Duca di tutta la Grande Polonia, Wladislaw Odonic.

Barek aggiunge anche la magia di finestre e aperture, laddove non ve ne sono, che con gli effetti 3D sembrano più reali delle tre finestre presenti sulla facciata. Soprattutto da lontano, il murale riesce ad essere accattivante, tale da essere uno dei soggetti più instagrammati della Polonia, proprio come auspicato dagli abitanti del quartiere di Poznan, che risulta di fatto una meta turistica, seppure non ha la fama di Danzica o Varsavia.

# La città del PASSATO

credits: @mirka Kwienciska FB

Il murale ripropone la città come era nel passato, prima dei cambiamenti imposti dalla modernità. Poznan ripropone anche altri effetti ottici di questo genere, questa volta dal vivo, come le case color pastello del centro, che sembrano lievitare da terra grazie alle volte dei portici, o piccoli agglomerati urbani che sembrano crescere uno sull’altro, in una prospettiva di colore e profondità davvero unici.

Poznan è una città universitaria, pertanto dall’ambiente giovanile. Vi si possono trovare anche molti locali e cucine differenti, per passare una serata dopo la visita al murale di Srodka.

Continua a leggere con: Il nuovo spettacolare MURALE alla BAM

LAURA LIONTI

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9 LUOGHI alla FINE del MONDO

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Credits gerard.conmochila IG - Ushuaia

Ci sono dei luoghi che sono il capolinea del mondo. Oltre, il nulla.

9 LUOGHI alla FINE del MONDO

#1 Capo Spear, il punto più orientale del Nord America (Canada)

Credits pete.lavigne IG – Cape Spear

Situato alla fine di Blackhead Road a St. John’s in Canada, Capo Spear è il punto più orientale del Paese e del Nord America. Inserito nel National Historic Site, racchiude tutto quello che rappresenta la cultura del Canada atlantico: i fari panoramici e le albe sul mare.

 

#2 Southernmost Point Buoy in Florida, punta più meridionale della zona continentale degli Stati Uniti

Credits a_figment_of_your_lmagination_ IG – Southernmost Point

Il Southernmost Point Buoy è la punta più meridionale della zona continentale degli Stati Uniti, in Florida. Come suggerisce il nome si trova per esattezza alla fine delle strade South e Whitehead di Key West.

 

#3 Ushuaia, il punto più meridionale del Sud America (Argentina)

Credits gerard.conmochila IG – Ushuaia

In Argentina sulla punta estrema della Patagonia, soprannominata “La fine del mondo”, c’è la città portuale di Ushuaia. Questa oasi glaciale è il punto più meridionale del Sud America e la città con più di 50.000 abitanti più australe del mondo, oltra a essere capolinea meridionale della Panamericana. Imperdibile la sua Laguna Esmeralda, una delle zone più selvagge e spettacolari della Terra.

 

#4 Ny-Ålesund nelle Isole Svalbard, una delle comunità più settentrionali del mondo (Svezia)

Credits herdisroe IG- Ny-Ålesund

Nelle Isole Svalbard in Norvegia c’è una delle comunità più settentrionali del mondo: Ny-Ålesund. In totale ci sono meno di 40 chilometri di strade e può essere considerata un vicolo cieco in cima al mondo. 

 

#5 Land’s End, il punto più occidentale in Cornovaglia (Regno Unito)

Credits zhangzhilin07 IG – Land’s end Cornovaglia

Land’s End è famoso per le scogliere panoramiche, il faro di Longships e l’occasionale tempesta costiera, ma soprattutto per essere il punto più occidentale della Cornovaglia, nel Regno Unito. Oltre a questo è anche un pittoresco punto di approdo grazie ai negozi e ristoranti caratteristici.

#6 Capo Agulhas, il punto più meridionale del continente africano (Sudafrica)

Credits milestonetour iG – Capo Agulhas

Capo Agulhas in Sudafrica è il punto più meridionale del continente africano, alla fine dell’autostrada N2 e del Sir Lowry’s Pass. Qui si assiste a uno spettacolo incredibile,  l’incontro delle acque dell’Oceano Atlantico e dell’Oceano Indiano

 

#7 Dhanushkodi, una città fantasma nel punto più estremo dell’India

Credits chani_raj IG – Dhanushkodi

Dhanushkodi è una città indiana fantasma occupata da poche famiglie di pescatori e alcuni resti, come una chiesa abbandonata, a causa di un ciclone che l’ha distrutta nel 1964. Nel 2016 è stata finalmente costruita una strada per collegare i turisti alla città.

 

#8 Cockle Creek in Tasmania, il luogo più a sud dove arrivare in Australia

Credits krillknight IG- Cockle Creek

Cockle Creek è una delle destinazione di campeggio più frequentate della Tanzania. Si trova a due ore di strada dalla capitale Hobart ed è il punto più a sud raggiungibile in auto o in moto in Australia.

#9 Milford Sound, un luogo magico ai confini del mondo (Nuova Zelanda)

Credits clairelambert63 IG – Milford Sound

In Nuova Zelanda lungo l’autostrada 94, meglio conosciuta come Milford Road, c’è Milford Sound: uno dei fiordi più famosi del mondo. Per correndo l’highway neozelandese si possono ammirare splendide cascate, cime montuose mozzafiato e persino illusioni ottiche strabilianti in questo luogo magico dell’emisfero australe.

Fonte: Siviaggia

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FABIO MARCOMIN

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Quella volta che hanno SPENTO LA MADONNINA per sbaglio

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Credits: avvenire.it Madonnina spenta

Nel febbraio del 2017 la guglia più alta del Duomo è rimasta al buio. Non è la solita impressione ottica, ma in esclusiva sappiamo perché.

Quella volta che hanno SPENTO LA MADONNINA per sbaglio

# La Madonnina smette di brilà de luntàn

Credits: avvenire.it
Madonnina spenta

La sera del 14 febbraio 2017 molti milanesi si sono accorti di qualcosa di strano. Nel cielo di Piazza Duomo, nel buio dell’inverno inoltrato, mancava la luce rassicurante sulla Madonnina. Senza illuminazione lo scenario visto dalla piazza si è manifestato inquietante e lugubre: le foto mostrano un panorama inedito della Milano by night. Tuta d’ora e piscinina… e al buio.

Nelle stesse ore si susseguono i lanci della stampa, i quali riportano la versione ufficiale: la Madonnina resterà al buio fino al 17 febbraio. La causa ufficiale? Lavori di manutenzione sull’impianto elettrico. Ma è andata proprio così?

# La prima volta dalla II guerra mondiale, sarà vero?

Credits: quotidiano.net
Madonnina Duomo

Forse non tutti sanno che, dopo i bombardamenti subiti da Milano durante la II guerra mondiale, che hanno fatto di Milano la città del Nord più bombardata in assoluto, nessuno aveva osato mai più spegnere le luci della Madonnina. Durante la guerra la cattedrale è stata lasciata al buio per evitare punti di riferimento ai bombardieri alleati, ma con la riconquista della pace, come segno di buon auspicio, la Madonnina ha sempre protetto Milano di giorno e di notte, anche grazie alle luci notturne che la rendono tutt’ora visibile da ogni parte della città.

# L’antefatto: un fastidioso riverbero di luce

Credits: geosnews.com
Madonnina spenta

Ciò che si ignorava fino a poche settimane fa, è che il 14 febbraio 2017 non è esattamente la prima volta in cui la Madonnina si è trovata al buio dal dopoguerra. L’incidente, seppure per pochi minuti, è capitato pochi giorni prima ed è quello di cui le maggiori testate cittadine non si sono accorte, è la stupefacente concomitanza che crea l’antefatto. Nello stesso periodo era infatti prevista l’anteprima del docu film “Vedete, sono uno di voi” che, per la regia di Ermanno Olmi, racconta la vita e le opere di un personaggio molto amato dai milanesi e da poco scomparso, il compianto Cardinale Carlo Maria Martini. L’anteprima è stata infatti programmata in Duomo, la Cattedrale trasformata in una enorme sala di proiezione con lo schermo posizionato davanti all’altare.

Senonché durante le prove generali tenutesi nei giorni precedenti, un piccolo fastidio tecnico doveva essere risolto: un riverbero di luce, proveniente dall’alto, proiettato su una parte dello schermo, avrebbe potuto causare un fastidio alla proiezione e pertanto si è cercato il modo di risolverlo.

# Prova a spegnere quell’interruttore…

Credits: @andreacherchi_foto
Madonnina

L’impianto elettrico del Duomo di Milano, ai tempi, era ben lontano dall’essere sistemato del tutto. Succede così che si individua la fonte di luce, la quale arriva da un’apertura del transetto e si decide di salire in cima al Duomo, per trovare l’ipotetico interruttore per spegnere questo riverbero di luce; l’interruttore, dopo alcuni tentativi, viene trovato e spegne la luce del camminamento esterno che entrando dalle navate, si riflette sullo schermo creando l’inconveniente. Risolto, fatto! Proiezione salvata.

È così? Assolutamente no! Quel che risulta dopo ha dell’incredibile. Succede infatti che, oltre a spegnere un camminamento e riportare gli equilibri sullo schermo di proiezione, si spegne anche tutta l’illuminazione sulla Madonnina. L’impianto elettrico del dopoguerra, realizzato sicuramente con amore ma poca maestria moderna, prevedeva un unico interruttore per le luci esterne superiori del Duomo: tirando giù un unico interruttore, tutta la parte superiore del Duomo rimaneva al buio.

# Il vero motivo dello spegnimento della Madonnina

Credits: blog.urbanfile.org
Madonnina spenta

Tra i presenti all’episodio abbiamo una fonte che desidera rimanere anonima e che ci ha raccontato il vero motivo per cui, alcuni giorni dopo, la Madonnina è stata spenta per alcuni giorni. Scoperto questo piccolo inconveniente tecnico, che nei giorni prima del buio ufficiale ha reso evidente un “difetto” nell’impianto elettrico, si è deciso di porre rimedio con una decisione tipicamente milanese: programmare un lavoro all’impianto, per differenziare gli interruttori e prevenire il più possibile altri inconvenienti di questo tipo. Da questa decisione, quindi, sono scaturiti i comunicati ufficiali che hanno avvisato in tempo i milanesi dello spegnimento della Madonnina la settimana successiva.

#  Il rimedio è solo lavoro e pianificazione

Credits: @andreacherchi_foto
Madonnina

Riflettendoci bene, che due impianti di illuminazione così simbolici come il camminamento superiore e la guglia più alta con la Madonnina, si trovassero su uno stesso interruttore, poteva rappresentare un problema ben più grande di un piccolo riverbero di luce nella zona dell’altare. Sarà stato un ultimo regalo di Carlo Maria Martini alla città e alla Cattedrale? Ci piace pensare di sì, anche se ha spostato momentaneamente un equilibrio cardine. A parte quella settimana e l’antefatto appena svelato, la Madonnina ha sempre mantenuto intatta la sua fama: che te brilet de luntàn.

Continua la lettura con: La storia curiosa delle 4 MADONNINE che vegliano sopra Milano

LAURA LIONTI

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Le 7 MERAVIGLIE del mondo che MAI VISITEREMO

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Credits luukmagazine.com - Sana'a

Ci sono luoghi inaccessibili, altri resi impraticabili per cause antropiche, come la guerra o le decisioni politiche, oppure semplicemente inospitali. Vediamo quali posti incredibili sono destinati a rimanere inaccessibili a lungo o addirittura per sempre.

Le 7 MERAVIGLIE del mondo che MAI VISITEREMO

#1 Leptis Magna, uno degli insediamenti antichi più belli al mondo (Libia)

Credits nomadic99 IG – Leptis Magna

In Libia, Leptis Magna è uno degli insediamenti antichi più belli al mondo. La città è di origine Fenicia ed è diventata una delle più importanti ed influenti di tutto il Mediterraneo sotto il dominio dei Cartaginesi. Leptis Magna è una delle 3 città che danno origine alla Tripolitania, diviene romana dalle guerre Puniche e diventa così un concentrato di storia, cultura e archeologia quasi senza paragone al mondo. Leptis Magna è anche la città natale di Settimio Severo, uno dei più illustri imperatori romani. A causa di una guerra moderna, quella civile in corso tutt’ora e che nulla ha in comune con quelle antiche, il sito storico è vietato alle visite.

 

#2 Kibyra, un imponente insediamento nella prima regione cristianizzata dai romani (Turchia)

Credits walkonturkey IG – Kibyra

Un insediamento imponente, letteralmente insabbiato dal tempo e che – piano piano – sta tornando alla luce. Kibyra si trova nella parte meridionale della Frigia, la prima regione cristianizzata dai romani, un altro punto di incontro tra religioni monoteiste dominanti. Sono stati trovati i resti di una grande ed antica città, con strutture imponenti. È stato altresì rinvenuto un incredibilmente meraviglioso mosaico di Medusa, stimato dell’epoca romana, che sfila sulla lista dei luoghi off limits, qualsiasi ne sia il motivo.

 

#3 Surtsey, ribattezzata “l’isola che non c’è” (Islanda)

Credits rapusia.searchengine IG – Surtsey

Seconda stella a destra e poi sempre dritto, per raggiungere questa incredibile isola al largo delle coste Sud dell’Islanda. Eh sì, perché questa è ribattezzata “l’isola che non c’è”. A causa di studi su flora e fauna autoctone dell’isola, Surtsey è inaccessibile e super controllata. Solo alcuni biologi possono metterci piede, ma soltanto dopo un’accurata decontaminazione che impedisca di contaminare l’ambiente con “impurità” provenienti dalla terra ferma. Le agenzie viaggi che volessero organizzare un tour qui, sono una costola di “Mission: Impossible”.

 

#4 Baalbek, meta archeologica ideale nella Valle della Beqâ (Libano)

Credits art.heology IG – Baalbek

In realtà patrimonio dell’UNESCO e una delle mete turistiche più gettonate del Libano, Baalbek offre visite ad una delle culle della civiltà antica, meta archeologica ideale nella Valle della Beqâ, compresi i resti dell’Impero Romano che conquistò la regione nel I secolo. Religioni e civiltà hanno costruito le fondamenta di 3 continenti a partire anche da Baalbek, ma per una visita il condizionale è d’obbligo.
La guerra in corso e i pericoli per i turisti, inducono il Ministero degli Esteri di ogni paese a mettere questa città tra le mete sconsigliate, per cui non basta una semplice assicurazione per raggiungerla.

 

#5 Severnaya Zemlya, un arcipelago ghiacciato dalle condizioni estreme (Russia)

Credits visit_yenisei IG – Severnaya Zemlya

“La terra di Nicola”, ovvero un arcipelago russo che si trova al largo della Siberia, nel Mar Nero. Nonostante la sua superficie complessiva di 13k km quadrati, grande all’incirca come la Sardegna e la Corsica messe insieme, l’arcipelago non è mai comparso sulle mappe prima del 1913, anno in cui fu scoperto da una spedizione oceanografica.
Le condizioni estreme di questa parte del Mar Artico, rendono impossibile la presenza umana: sommando gli abitanti che hanno vissuto in queste isole, nel corso dei tempi, il risultato è “zero”.

 

#6 Atollo Bikini è stato reso inaccessibile alle attività umane dallo Stato delle Isole Marshall

Credits structuresoftheworld IG – Atollo Bikini

Lo Stato delle Isole Marshall ha reso Bikini inaccessibile alle attività antropiche come il turismo di massa o la pesca intensiva. Lo straordinario risultato ottenuto è che, in un paradiso terrestre di fama mondiale, questo atollo diventa un paradiso nel paradiso, ma interdetto all’essere umano. L’isola è una continua esplosione di vita. I fondali marini brulicano di flora e fauna inalterate e la barriera corallina è intatta, come natura creò.

 

#7 Sana’a, una delle città più antiche della memoria moderna umana (Yemen)

Credits luukmagazine.com – Sana’a

Capitale dello Yemen, rappresenta un’altra culla della civiltà. Sana’a è infatti una delle città più antiche della memoria moderna umana. Caratterizzata dalle costruzioni in terra battuta a forma di torri, alcune davvero imponenti, tutte decorate con spettacolari motivi geometrici e di estrazione araba, la capitale è patrimonio dell’UNESCO. Contemporaneamente, purtroppo, risulta tra le prime 10 mete da evitare secondo i vari ministeri degli esteri mondiali. A causa di una guerra che sta devastando l’intero Yemen da anni, i governi consigliano, quasi impongono, ai cittadini di girare al largo da questa incredibile bellezza.

 

Fonte: siviaggia.it

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LAURA LIONTI

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I 10 edifici ART DÉCO più BELLI del mondo

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Credits matthuejosef IG - Eastern Columbian Building

Scopriamo gli edifici più belli realizzati in stile art déco.

I 10 edifici ART DÉCO più BELLI del mondo

#1 Il Chrysler Building a New York, con l’inconfondibile punta rivestita in acciaio

Credits alpnj IG – Chrysler Building

Il Chrysler Building è tra gli esempi più noti al mondo di architettura in stile Art Déco e prima che l’Empire State Building lo superasse nel 1931, era anche l’edificio più alto del mondo. L’elemento che lo rende unico e inconfondibile è la parte superiore dell’edificio realizzata con un rivestimento in acciaio inox.

 

#2 Empire State Building, il più iconico grattacielo della Grande Mela

Credits colourimago IG – Empire State Building

L’Empire State Building, costruito nel 1931, è forse il più iconico grattacielo della Grande Mela. Con i suoi 381 metri d’altezza e 103 piani è stato per anni il più alto della metropoli americana.

 

#3 Guardian Building, la “Cattedrale della finanza” di Detroit

Credits angel.qi924 IG – Guardian Building

Il grattacielo Art Déco di Detroit, progettato dall’architetto Wirt C. Rowland, è stato inaugurato nel 1929. Soprannominato la “Cattedrale della finanza”, gli interni e gli esterni sono abbelliti da numerosi elaborati dettagli d’epoca, come mosaici, murales e vetrate.

 

#4 Il Cavalier South Beach Hotel di Miami

Credits mattandjessicasailing IG – Cavalier South Beach

Il Cavalier South Beach Hotel è un vero proprio “monumento” di Miami. Realizzato proprio nel pieno del movimento Art Déco mondiale, nel 1936, è stato rinnovato nel 2015 ma mantiene ancora un fascino assoluto e uno stile riconoscibile come nessun altro palazzo della metropoli della Florida.

 

#5 Richard J. Riordan Central Library di Los Angeles, punto di riferimento architettonico per la città

Credits lapubliclibrary IG – Central Library Los Angeles

Progettata dall’architetto newyorkese Bertram Goodhue, la Richard J. Riordan Central Library nel centro di Los Angeles è un importante punto di riferimento architettonico per la città. L’originale Biblioteca Centrale, costruita a metà degli anni ’20, presenta una struttura monumentale e al contempo semplice che è funzionale all’ambizioso progetto di scultura decorativa nella torre e nelle facciate.

#6 Eastern Columbian Building, il grattacielo turchese di Los Angeles

Credits matthuejosef IG – Eastern Columbian Building

L’Eastern Columbian Building, realizzato esternamente in terracotta turchese nel 1930, si trova nel centro di Los Angeles. L’effetto generato dai materiali utilizzati è sorprendente, un capolavoro architettonico progetto dal famoso architetto di Los Angeles Claud Beelman, firma di molti edifici in città.

#7 Palacio de Bellas Artes a Città del Messico

Credits mr.alexshin IG – Palacio de Bellas Artes

Palacio de Bellas Artes di Città del Messico è uno stupendo edificio dagli esterni in stile neoclassico e Art Nouveau, mentre gli interni sono in Art Déco impreziositi dai bellissimi murales di Diego Rivera e David Alfaro Siqueiros.

#8 Bacardi Building a L’Avana, rielaborato in uno stravagante stile art déco 

Credits saravinall IG – Bacardi Building

Bacardi Building a L’Avana, Cuba, fu inizialmente costruito in stile neo-rinascimentale per poi essere rielaborato in uno stravagante stile art déco dopo la 1925 Paris Exhibition. Nel 1930 diventò l’edificio più grande della città e ancora oggi è un punto di riferimento principale nel centro storico de L’Avana. Dopo la partenza di Bacardi da Cuba, in seguito alla rivoluzione cubana, fu utilizzato come uffici.

 

#9 Palais de Chaillot a Parigi, realizzato per l’Esposizione Internazionale del 1937 

Credits mayk_alberto IG – Palais de Chaillot

Il Palais de Chaillot di Parigi, nella Piazza del Trocadéro, fu costruito per l’Esposizione Internazionale del 1937. Progettato dagli architetti Jacques Carlu, Louis-Hippolyte Boileau e Léon Azéma fu abbellito da decine di artisti dell’epoca.

 

#10 Il Teatro Eden, tra gli edifici teatrali più importanti di Lisbona

Credits magnifiqueirene IG – Teatro Eden

Il Teatro Eden, inaugurato nel 1931, ancora oggi è tra gli edifici teatrali/cinematografici più importanti della città di Lisbona. La sua facciata, caratterizzata nella parte superiore da un bassorilievo raffigurante attori stilizzati davanti a una troupe cinematografica, domina Praça dos Restauradores, la piazza principale della città.

 

Fonte: SiViaggia

Continua la lettura con: Archistar, ultima frontiera: il GRATTACIELO CAPOVOLTO

FABIO MARCOMIN

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