I PIATTI della cucina italiana DISGUSTOSI all’estero

La cucina italiana è tanto amata e rinomata quanto copiata e imitata, a volte con risultati disastrosi. Vediamoli insieme

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Credit: riservadipedro.wordpress.com

Non è passato tanto tempo da quando mi trovavo per le vacanze estive in Corsica. Una terra incantevole, un po’ italiana, un po’ francese, ma molto corsa, molto orgogliosa della sua storia e del suo nazionalismo. Ci trovavamo, io e mia moglie, a dover scegliere ogni giorno dove pranzare e dove cenare e una sera decidiamo di cedere alla nostra italianità e concederci una pizza e con enorme stupore scopriamo che al posto della classica mozzarella è stato preferito un altro tipo di formaggio, forse Galbanino.

Può essere un caso, ma vi assicuro che è capitato anche in altre pizzerie. Per non parlare del pesto, praticamente basilico tritato.

Insomma per farla breve, la cucina italiana è tanto amata e rinomata quanto copiata e imitata, a volte con risultati disastrosi.

I PIATTI della cucina italiana DISGUSTOSI all’estero

# Pizza all’ananas

Credit: @sacroeprofanotrevi

Conosciuta anche come pizza hawaiana, ma che a dispetto di quanto potrebbe far supporre il nome, in realtà le sue origini sono canadesi.

Il suo inventore Sam Panopoulos rivendica dal 2010 di esserne l’inventore raccontando che nei primi anni sessanta la pizza era un alimento poco conosciuto in Canada.

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Dopo aver assaggiato la pizza americana decise di proporla anche nel suo ristorante aggiungendo dell’ananas sciroppato dando un aspetto esotico e da qui il nome.
Ovviamente da italiani, solo al pensiero di una pizza del genere, proviamo del ribrezzo e pensiamo che il suo successo e la sua diffusione sia un insulto alla tradizione partenopea (dove la pizza è un culto).

Da recenti indagini scopriamo che questo tipo di pizza è popolarissimo in Australia, dove la catena Just Eat ha dichiarato recentemente che le ordinazioni delle pizze all’ananas hanno superato in maniera considerevole quelle delle tradizionali ma non solo.

Negli Stati Uniti la piazza hawaiana è all’ottavo posto per indice di gradimento da parte di clienti.

Aveva ragione il personaggio Rabbia nel film d’animazione Inside Out che alla vista di una pizza ai broccoli e formaggio pronuncia la battuta: “Congratulazioni, San Francisco, avete rovinato la pizza! Prima gli Hawaiani e adesso voi!”.

# Spaghetti nelle lattine

Credit: vanillamagazine.it

Oltre alla pizza, un altro nostro must alimentare è la pasta. Siamo i più grandi importatori di pasta nel mondo e ancora oggi, in diversi paesi, si fa fatica a capire come si può cucinare un ottimo primo senza farlo diventare una colla o peggio ancora completamente scotto. Gran Bretagna, Stati Uniti e Australia si contendono il primato per aver inventato e diffuso la lattina contenente una porzione di spaghetti alla bolognaise.

Sì avete letto bene non è un refuso editoriale, ma non è così raro entrare in un supermercato in queste nazioni e trovare in bella vista un’altra violenza nei confronti della cucina italiana.

Aprendo la lattina ci s’imbatte in una delle peggiori imitazioni dei nostri spaghetti che in questo caso sono una sorta di poltiglia molliccia e dove il bolognaise sarebbe una salsa marroncina che è ben lontana da sembrare un vero ragù fatto a dovere.

Queste lattine conosciute anche con il nome di spag bol potrebbero essere delle ottime alternative rivolte a chi non piace cucinare, peccato che aprendole non si trova altro che cibo scadente per cani venduto per consumo umano.

# Vino fatto con le bustine

Credit: ilfattoalimentare.it

Da anni la guerra vinicola tra Italia e Francia è ancora sotto i riflettori del mondo dell’enologia ed è ancora lontano il giorno in cui si deciderà per sempre se il vino migliore sia quello italiano o quello francese.

Personalmente è una guerra che avrà mai vincitori avendo sia da una parte sia dall’altra
degli ottimi prodotti. Eppure nonostante questo, in giro per il mondo ci sono paesi (specialmente anglosassoni) che vendono bustine (wine kit) che disciolte trasformano l’acqua in vino e credetemi non c’entra nulla col celebre miracolo.
Insomma un vero e proprio attacco alle eccellenze enogastronomiche ai danni soprattutto del Made in Italy.

Migliaia di bottiglie sequestrate perché vendute come Chianti o Barolo, ma che in realtà avevano ben poco se proprio niente con l’originale. Un danno che, secondo i dati della Coldiretti, ha generato un fatturato di 41,8 miliardi, facendone perdere oltre cento a diverse case vinicole.

# Pasta con il ketchup

Credit: riservadipedro.wordpress.com

Il pomodoro è una pianta le cui bacche rosse sono largamente usate nel campo alimentare sotto diversi aspetti. La sua scoperta e il suo utilizzo è antichissimo, da fonti storiche pare che la sua origine è da ricercare nell’America centro meridionale dove già gli Aztechi ne facevano uso nella loro cucina.

Da allora di strada ne ha fatta, nel 1540 arriva in Europa e si diffonde rapidamente sulle tavole di ogni nazione e infine anno dopo anno il suo utilizzo diventa sempre più vario facendo nascere diversi derivati tra cui quello più famoso è il ketchup.

La celebre salsa agrodolce ha origine asiatica ed è diventata celebre per il suo utilizzo in cucina soprattutto su patatine, sul fritto in generale e da tempo è sinonimo di fast food. Pochi sanno che la sua storia s’incrocia con quella del Ventennio, durante quel periodo fu indetto un concorso per ribattezzarla salsa rubra, evitando in questo modo di usare parole che non fossero d’italiana memoria.

Purtroppo in alcuni paesi il suo utilizzo è stato “confuso” con il pomodoro classico ed è per questo motivo che spesso se ci si trova in giro non è difficile imbattersi principalmente in tedeschi  americani intenti a condirsi il proprio piato di pasta con il tanto adorato ketchup.

# I casi meno celebri

Credit: cookidoo.international

I quattro casi sopra elencati sono quelli più famosi e più facile da vedere in giro (inorridendo).

Non sono da meno la pasta cucinata in Francia che è considerata come un piatto di serie B e utilizzata solo da studenti squattrinati e per questa ragione cucinata male o alla meno peggio, comunque niente a che vedere con quella mangiata nel Belpaese.
Per tornare al discorso delle pizze, vale la pena citare la pizza Napoli con la guarnizione di polpette, una cosa che ha fatto inorridire i pizzaioli partenopei che dopo diversi anni hanno chiesto e ottenuto dall’UNESCO la certificazione come patrimonio dell’umanità.

Infine pensavate che la pizza hawaiana fosse quella peggiore? In giro per il mondo troviamo pizze alla banana, al curry e la celebre pizza scozzese, dove al posto della classica mozzarella troviamo l’Haggis che non è altro che un insaccato realizzato con le interiora di pecora.

Insomma il discorso potrebbe essere molto lungo e finiremo per trovare decine di migliaia di nostri prodotti tipici modificare, reinterpretati e addirittura “violentati”.

Vale la pena citare una battuta di Checco Zalone nel film Quo Vado, dove il protagonista, dopo aver mangiato un piatto di spaghetti cucinati in maniera assurda, pronuncia la frase: “Non si scrive italiano invano!”.

Continua la lettura con: Come i suoi PIATTI TIPICI rispecchiano L’ANIMA di MILANO

MICHELE LAROTONDA

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Michele Larotonda
Direttore de Il BARNABÓ, un blog d’informazione di attualità e cultura pop. Ha scritto e diretto cortometraggi che hanno avuto visibilità in manifestazioni specializzate a Milano,Roma e Varese. Autore del format I DUE DELLA STANGATA andato in onda su Radio 2.0. Ha scritto tre romanzi, Il Sognoscuro (Link Edizioni, 2018), Da un’altra parte (Pav Edizioni, 2020) e Tutto quello che non ti ho detto (Pav Edizioni. 2023). Sito web: www.ilbarnabo.it