“Quella dei siciliani non è ospitalità: è sequestro di persona”. “Tutta la provincia sa che arriva Stefano da Milano”. “Stefano dopo due fettine dice Grazie io sono a posto così”. “Mi è capitato una pausa pranzo milanese. Non sapevo a che cosa stavo andando incontro. Sembra un pit stop della Ferrari”. Il monologo comico di GiovanniCacioppo, una palermitana a Milano.
Spopola da anni tra gli sportivi. Ma si sta diffondendo anche tra le persone “normali”, anche grazie al passaparola sui social. È il metodo del ghiaccio, reso famoso da Wim Hof, soprannominato The Ice Man, l’uomo di ghiaccio che ha battuto ogni record sul tema, dalla resistenza nudo dentro blocchi di ghiaccio alla maratona in costume in Antartide o alla scalata dell’Everest in maglietta e piedi nudi. Ma in che cosa consiste questo metodo? E che effetti ha? Per capirlo ho studiato e l’ho provato. Ogni giorno negli ultimi due anni. Ecco come è andata.
Ho provato il METODO del GHIACCIO
# Wim Hof, la storia di Ice Man
Tra gli sportivi è una tecnica nota. Ormai tutti i professionisti usano immergersi in una vasca di acqua ghiacciata dopo la loro attività. Ma da qualche tempo il metodo del ghiaccio è diventato popolare anche tra le persone comuni. Questo lo si deve a Wim Hof, un 65enne olandese, che da vent’anni infrange primati collegati alla temperatura estrema sotto lo zero. Su Youtube si trovano i suoi record impressionanti. La sua storia nasce in un paesino olandese. Da ragazzino per guadagnarsi il pane girava in bicicletta a consegnare i giornali. Un’esperienza che lo ha segnato perché, racconta ancora oggi, il freddo che provava a pedalare inzuppato dalla pioggiaprima dell’alba ha forgiato il suo carattere per il futuro. E lo ha allenato alle successive prove. Ma non si tratta solo di qualità o esperienze personali, no: il metodo che trasmette vale per tutti. Non solo: per apprenderlo ha scritto un libro in cui spiega quali sono i principi scientifici e filosofici di quanto va in giro a promuovere per il mondo.
# Il metodo del ghiaccio in poche parole: respirazione più doccia ghiacciata
Il metodo del ghiaccio consiste nell’unione dei benefici legati alla crioterapia, ossia al contatto del corpo con temperature fredde, con quelli di una tecnica di respirazione yoga. Una sessione infatti comincia con dei cicli di respirazione in cui si procede a una iperventilazione alternata da periodi di apnea, di assenza di respiro a polmoni vuoti, se possibile per oltre due o tre minuti ogni volta. Effetto di questi cicli di respirazione è di arrivare a un livello di ossigenazione, o alcalinità, molto alto. Un alto livello di ossigenazione porta numerosi benefici all’organismo, in particolare contro le infiammazioni. Raggiunta un’alta ossigenazione il passo successivo è quello della doccia gelata o, in alternativa, di un bagno in una vasca di acqua ghiacciata. Inizialmente Hof suggerisce di alternare acqua calda a quella fredda per poi procedere solo nel freddo per un tempo crescente, fino ad arrivare a una durata di almeno 10 minuti.
# I benefici per fisico e mente: “vi dimenticherete di medico e psicologo”
Nel suo libro, Il Metodo del Ghiaccio, Wim Hof documenta i benefici ottenuti avvalendosi della letteratura scientifica oltre che dell’esperienza sua personale che è stata anche oggetto di misurazioni cliniche. Il ghiaccio produce vantaggi in primo luogo per la circolazione. Con l’età i capillari periferici tendono a impigrirsi. Questo porta il cuore a dover aumentare la pressione per bilanciare la minore attività dei capillari. Il freddo rappresenta invece come una palestra per i capillari, come dimostra il rossore con cui si ricopre la pelle dopo un contatto prolungato con la bassa temperatura. Se i capillari ricominciano ad azionarsi a pieno regime cala lo sforzo compensativo del cuore con benefici per la pressione. Ma non solo. Il freddo, unito alla respirazione, produce un potenziamento per le difese immunitarie, per la resistenza allo stress e per la cura contro ogni forma di infiammazione. Con il metodo del ghiaccio, assicura Wim Hof nei suoi video, vi dimenticherete di medico e psicologo.
# La mia esperienza diretta
Dopo aver letto il suo libro e aver visto la diffusione del metodo tra gli sportivi e tra molti personaggi più o meno noti, tra cui Vacchi, Volo o Montemagno, ho deciso di provare anch’io questa tecnica. Ogni mattina appena sveglio, ancora disteso a letto faccio dei suoi cicli di respirazione (qui la respirazione guidata), in cui devo stare in apnea tre volte per almeno due minuti, di cui almeno una sopra i due minuti e trenta. Subito dopo faccio una doccia ghiacciata. Procedendo con gradualità sono arrivato a 11 minuti di doccia gelata, preceduti da un paio di minuti di getto gelato su piedi e caviglie. Se mi capita di trovarmi in zone costiere, faccio anche bagni in mare durante i mesi invernali. Risultati? Per quanto riguarda il freddo, quello che all’inizio era uno sforzo titanico, ora è diventata un’abitudine quasi piacevole, almeno dopo il primo minuto di sofferenza sotto il getto della doccia. Ma la cosa più rilevante sono gli effetti a livello fisico e mentale.
Facendo questo tutti i giorni, non ne ho perso uno, in questi due anni non mi è capitato neppure un raffreddore. Non solo: i mal di testa che mi assillavano almeno una volta ogni due-tre mesi sono scomparsi. Un altro effetto che ho riscontrato è la durata del sonno che trovavo necessario per riposarmi. Rispetto a due anni fa dormo 2-3 ore di meno a notte, in modo più profondo e risvegliandomi con più energia. Proprio l’impatto energetico è quello che mi ha sorpreso di più: non mi capita più di assistere a cali nel pomeriggio con necessità di riposo post pranzo. Infine anche l’effetto sul carattere: affrontare una doccia gelata appena alzato è una scarica di adrenalina e una sfida quotidiana con se stessi. Tutto questo porta a un rinforzo del carattere. Almeno per quanto mi riguarda. Sono esperienze personali e per ora riguardanti un periodo di due anni. Però mi sentirei di suggerirlo a chi ama sperimentare tecniche che possano incrementare il benessere fisico ed energetico. Sul suo canale Wim Hoftrovate video utili per approfondire la cosa. Che, tra l’altro, ha anche un altro vantaggio. Non costa nulla.
Louis Vuitton, Prada, Hermès, Saint Laurent, Chanel, quali propongono le borse più costose? Scopriamo alcuni modelli.
Le BORSE più CARE del MONDO che si trovano ONLINE: il prezzo record è di 4 milioni di euro
# La classica Chanel 2.55, in versione grande, viene venduta a 10.500 euro
Chanel 2.55
La classica borsetta della casa della camelia, il modello 2.55. Nella versione grande, con dimensioni 19.5 × 28 × 7.5 cm, in pelle invecchiata e metallo effetto dorato viene venduta a 10.500 euro.
# Il modello Manhattan di Saint Laurent si può acquistare al prezzo di 40.000 euro
MANHATTAN IN PELLE Saint Laurent
Saint Laurent propone in vendita la borsa Manhattan in pelle di alligatore lucida. Si tratta di una borsa con una piccola patta sulla parte superiore, linguette di compressione sui lati e un manico superiore in pelle e catena. Il prezzo è di 40.00 euro.
# Birkin, la più celebre borsa Hermès può costare fino a 126.000 euro
Hermes Birkin
Senza dubbio la più celebre borsa di Hermès, la Birkin. Nata nel 1984, viene prodotta con le pelli esotiche più pregiate e proposta con un vasto assortimento di pelli, colori e dimensioni. La sua creazione richiede in media due giorni, è realizzata a mano, e la lista di attesa può arrivare a 6 anni. Rispetto agli altri modelli della maison non è possibile acquistarla direttamente online, i prezzi variano da 6.800 e 126.000 euro.
# La mitica speedy di Louis Vuitton in edizione limitata, riservata a pochi intimi, da 1 milione di dollari
vanityfair – Millionaire Speedy
La casa francese Louis Vuitton ha rivisitato l’iconico modello anni ’30, tra i più venduti ancora oggi, con una versione in pelle di coccodrillo decorato con il tipico monogramma bianco dipinto a mano con aggiunta di catene dorate e nuance del giallo: Millionaire Speedy Bag 40. Voluta dal neo direttore creativo della linea maschile, il cantante Pharrell Williams, è stata chiamata così in onore del Billionaire Boys Club, marchio fondato dall’attuale direttore creativo di Kenzo, soprannominato “La Millionaire” dai social. Il prezzo, come dice il nome, è di 1 milione di dollari. La formula di vendita è made-to-order, realizzata quindi solo su ordinativo, è disponibile e ben 5 varianti di colore (giallo, rosso, verde, blu e marrone) ma lo sarebbe sarebbe solo per uso interno e quindi riservata alla cerchia di amici del cantante-designer.
# La borsa più costosa del mondo ha un valore di 3,8 milioni di dollari
mouawad.com – Borsa gioiello
A detenere il record di borsa più costosa del mondo è la 1001 Nights Diamonds, realizzata da 10 artigiani della maison di Alta Gioielleria libanese Mouawad. Ricoperta da oltre 4mila diamanti bianchi, gialli e rosa, per un totale di 381,92 carati, il suo prezzo record è stato certificato dal Guinness World Record: ha un valore di 3,8 milioni di dollari.
Il museo più strano di Milano? Dove la forchetta viene declinata in oggetti di uso quotidiano e di arredo, c’è persino una linea di gioielli dedicata. Quando si può visitare e dove si trova.
Il museo più strano di Milano? Seguite le FORCHETTE
# Un “dimora bohemien” atelier e museo
museodellaforchetta IG – Museo della Forchetta
In zona Tortona c’è un museo nascosto e poco conosciuto ai milanesi: il Museo della Forchetta. Tutto parte da Napoli, dove Giovanni Scafuro si è formato nelle botteghe di ceramisti, falegnami e fabbri acquisendo l’arte del lavoro manuale che ha poi portato a Milano. Per trovare il suo atelier e le sue opere d’arte bisogna entrare da un portone e seguire le forchette disegnate sul pavimento nel cortile interno del palazzo che lo ospita. Una volta accolti dal proprietario si entra in una dimora dal sapore bohemien, “respirando” appieno l’arte intesa come creazioni di oggetti.
# I pezzi in mostra: dal “frutto proibito” a “mamma forchetta”
Museo della forchetta
1 of 5
museodellaforchetta IG - Forchetta di Nettuno
museodellaforchetta IG - Frutto proibito
museodellaforchetta IG - Quadro con coltelli pesce
museodellaforchetta IG - L'isola
museodellaforchetta IG - Mamma Forchetta
L’attività artigianale di Giovanni ruota tutta attorno al recupero e al riciclo sotto un’altra forma e significato degli oggetti che lavora. L’elemento centrale è la forchetta, modellata e trasformata in creazioni da indossare, di arredo per la casa e di utilizzo quotidiano. All’interno del museo si possono trovare quindi i gioielli della linea “Forkinprogress”, tra cui bracciali, anelli d’argento e collier, o forchette che si attorcigliano diventando edera o di ciondoli portafortuna. Per la casa ci sono lampade, complementi d’arredo, quadri, specchi. A questi si affiancano altri oggetti realizzati con materiale di riciclo.
“Come mi trovo a Milano?Ho passato il primo anno a piangere, poi ho fatto 7 anni di analisi. Adesso è da due o tre giorni che mi trovo bene. Mi sento accolta, abbracciata da questa città”. “Le differenze tra Nord e Sud non sono uno stereotipo“. “Le differenze sostanziali sono il rapporto col cibo e il rapporto col tempo“. Il monologo comico di Teresa Mannino, una palermitana a Milano.
La Torre Breda, chiamata in origine il “Grattacielo di Milano”, ospita a 110 metri di altezza al 29esimo piano l’Eden Skyhouse: l’appartamento panoramico, realizzato negli anni ’50, con una vista a 360 gradi su tutta Milano. Il nome scelto per l’attico è una sintesi di quello che rappresenta: sembra di essere davvero in paradiso, per l’altezza, la vista e la location. Ecco come è fatto e le nuove immagini più belle degli esterni e degli interni.
Il SUPER ATTICO su due livelli con FONTANA PANORAMICA su Milano (NUOVA FOTOGALLERY)
# Un terrazzo esterno di 412 mq con giardino, fontana con il marmo di Candoglia e vista mozzafiato a 360 gradi
Terrazzo Edenskyhouse
1 of 11
juliettelonguet IG - Fontana attico
juliettelonguet IG - Vista da edenskyhouse
ph. edenmilano.com
ph. edenmilano.com
Credits: edenmilano.com
Credits: edenmilano.com
juliettelonguet IG - Vista fontana dall'interno
elisabetta_c_82 IG - Fontana attico di sera
milanopersempre.it IG - Giardino edenskyhouse
milanopersempre.it IG - Altra vista giardino edenskyhouse
milanopersempre.it IG - Fontana edenskyhouse
ph. edenmilano.com
ph. edenmilano.com
Credits: edenmilano.com
Il più esclusivo e alto di tutti a 110 metri di altezza. L’attico che “chiude” la Torre Breda, simbolo di rinascita della città nel dopo guerra progettata dallo Studio Soncini e Mattioni e realizzata negli anni ’50, si caratterizza per uno scenografico terrazzo esterno di 412 mq. Il lato est è ricoperto da un giardino con annessa statua e una vista panoramica che va da Porta Nuova alla Stazione Centrale. Quello ovest ha un patio circolare vetrato, una fontana rinascimentale inmarmo di Candoglia, usato anche per costruire il Duomo, e un veduta altrettanto mozzafiato in direzione del Duomo e della Torre Velasca.
# L’attico su due livelli al 29esimo e 30esimo piano del primo grattacielo che ha superato la Madonnina
Interni Edenskyhouse
1 of 4
eden skyhouse- Interni
Credits: edenmilano.com
elisabetta_c_82 IG - Interni attico
edenskyhousemilano IG
L’appartamento prosegue al suo interno con sfoggiando altrettanto lusso e sfarzo, in un’atmosfera però ovattata. Siamo infatti agli ultimi piani del primo edificio che ha potuto superare i 108,5 metri della Madonnina, una precedente legge vietava di costruire un edificio più alto del simbolo della città, con i suoi 116,25 metri. A questa altezza regna la pace e il silenzio in contrasto con il caso metropolitano a piano strada.
Entrando si viene accolti dallo stupore grazie alla bellissima scala circolare, sovrastata da un lampadario sospeso, il patio panoramico e le grandi finestre che aprono verso una vista panoramica intervallata solo dai nuovi grattacieli. L’appartamento a forma ellittica è composto da 7 locali di varia metratura, una cucina professionale e un bagno al 29esimo piano, e altri 3 locali e altri 3 bagni al 30esimo piano.
# Da appartamento di lusso a location esclusiva per eventi: come visitarlo
Credits: fabledesign.it
A maggio 2017 è stato messo in vendita al prezzo di circa 5 milioni di euro per poi essere trasformato in una location esclusiva per eventi di lusso, per privati: Eden Skyhouse. Uno spazio a numero chiuso, con lista nomi dei partecipanti, con accesso consentito un massimo di 80 persone contemporaneamente per piano.
Il logo pensato per Eden Skyhouse è una fusione tra una foglia di fico e una torre. L’ispirazione è la corrente artistica futurista, disegnato infatti con linee semplici e dinamiche che danno l’idea di verticalità, velocità, movimento, a simboleggiare il sole che sorge. A rappresentare la vita, la forza, la luce e l’asse che collega la terra al cielo è la foglia di fico, con al centro la forma stilizzata del grattacielo, che con la sua apertura quasi palmata dà slancio e importanza al logo. Due piccole spine nell’estremità inferiore del gambo, come nella rosa quale fiore che vuole rievocare il paradiso per la sua bellezza e purezza, con un significato di protezione.
C’era un tempo in cui a Milano vigeva il limite delle risaie già alla fine del ‘500. A ricordarlo Roberto Bressani in un post sul gruppo Fb “Rifondazione Milano Policroma”. Osservando nel dettaglio la cartina dei sobborghi della città, parte della pianta cittadina del 1883 di Vallardi, si può notare un cerchio tratteggiato che ricade in parte nell’attuale periferia e in parte fuori dall’odierno territorio comunale milanese. Nella legenda è attribuito al “Perimetro di vietata coltivazione delle risaie”, posto ad una distanza di circa 4 miglia dalla città dell’epoca, entro il quale le autorità milanesi aveva imposto il divieto di coltivare riso.
Nel 1805 durante il dominio austro-ungarico, come riportato dalla pubblicazione “Indagine conoscitiva sui fontanili del Parco Agricolo Sud”, la necessità di tenere a debita distanza dalla città le coltivazioni di risaie, e anche delle marcite, fu confermata e anzi per determinare la misura esatta si prese in considerazione sia l’area occupata dalle abitazioni che il numero di residenti. Ma perché tenere il riso così lontano da Milano?
# I motivi erano di ordine sanitario e agricolo
Credits pieropiroddi IG – Chiesa San Marchetto con risaie
Il divieto, che è rimasto in vigore anche nei secoli a seguire, era dovuto a motivi di ordine sanitario ed economico. Il Comune di Milano voleva evitare infatti il diffondersi della malaria e che l’esagerata espansione di terreni coltivati a risaie potesse danneggiare le coltivazioni degli altri prodotti agricoli.
Di quel limite rimangono ancora oggi degli antichi cippi a testimonianza. Uno si trova sulla sinistra del fiume Lambro, all’interno dell’omonimo parco, lungo via Garcia Lorca. Un altro è presente a Niguarda via Adriatico angolo via Cherso, mentre un altro scomparso era presso la Cascina Cassinazza, ora demolita, tra Sellanuova e Garegnano Marzo nei pressi dell’attuale carcere minorile Beccaria.
“Ragazzi, siamo giunti alla fine di questo meraviglioso viaggio. Da domani, tutta la catena Panini Durini – Durini Milano, chiuderà le porte al pubblico. 12 anni di storia finiscono. Dal primo bar in via Durini, a Torino, a Genova. Fine”. Questo l’annuncio sui social della storica catena di bar. “Vogliamo rubarvi questi ultimi 5 minuti del vostro tempo senza foto, senza reels, senza panini invitanti, senza cappuccini con latte art bellissima per fare un’ultima cosa: ringraziare tutti voi”.
Addio PANINI DURINI: chiude a sorpresa la STORICA CATENA di BAR
Credits: peperompe via Pixabay
Un annuncio a sorpresa sui social. Chiude Panini Durini. Era stata la prima creatura imprenditoriale di Stefano Saturnino, che si era inventato un locale adatto alla pausa pranzo, tra il ristorante e il bar tabacchi. Il primo punto vendita è stato aperto nel 2011 in via Durini, che ha dato il nome all’impresa.
Nel corso degli anni i punti vendita sono arrivati a 14, con un’espansione fuori regione anche a Torino e Genova. Nel 2018 le quote della società del fondatore Saturnino – che nel frattempo ha investito anche nel mondo pizza dando il via anche a Pizzium, Marghe, e Crocca, Giolina – sono passate a una società veicolo promossa da Nino dell’Arte attraverso la sua Astraco (società di advisory indipendente). Nell’acquisizione ha co-investito il Fondo Impresa Italia gestito daRiello Investimenti Partners SGR. Con il riassetto societario il nuovo CEO Domenico Mazzeo ha preso il posto di Saturnino, rimasto socio di minoranza. Mazzeo è rimasto amministratore fino al giugno 2019. Ora l’annuncio a sorpresa, una doccia fredda che poteva avere un sentore dallo stallo nella posizione di CEO: l’ultimo amministratore “si è dimesso a novembre e nessuno l’ha sostituito…” come dichiarato dalla pagina social a Milano Today.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Numerose polemiche hanno preceduto l’avvio della costruzione del futuro Museo Nazionale della resistenza. Le motivazione dei favorevoli e dei contrari al progetto, cosa è previsto all’interno dell’edificio e quando dovrebbe inaugurare.
La NUOVA PIRAMIDE GEMELLA: ha senso per un MUSEO?
# Il museo della discordia
Museo della Resistenza lato piazzale
Il futuro Museo Nazionale della Resistenzanon nasce sotto una buona stella. Previsto a Milano, tra le città insignite con la Medaglia d’oro al valor militare per la guerra di liberazione, nasce dal Protocollo di Intesa tra Comune di Milano e Ministero della Cultura dentro un’area di proprietà comunale originariamente destinata a funzioni terziarie.
Proprio la destinazione originaria dell’edificio, una piramidina gemella progettata da Herzog & De Meuron sul lato opposto della strada che ospita l’edificio più grande occupato da Fondazione Feltrinelli e Microsoft, è tutt’ora motivo di discussione. Per molti sarebbe stato meglio un edificio pensato ad hoc o uno risalente agli ’20-’30 del ‘900, quando a Milano sorse il fascismo e allo stesso tempo l’antifascismo e la resistenza, più adatto alla tematica esplorata. Per altri invece tale polemiche sono infondate dato che molti musei non sono nati con tale scopo e che quello che conta è l’allestimento.
# Alcuni commenti di favorevoli e contrari al progetto
Questi alcuni dei numerosi commenti contrari al progetto nel gruppo facebook “Cantiere Urbanfile.”
“Una cosa è ristrutturare un edificio esistente per farne un museo (tanti musei sono fatti così) ma qui l’edificio è da costruire. Ed è vincolato ad una forma precisa, quella degli altri due edifici del masterplan, che sono architetture per il business. Se si deve costruire ex novo perchè non costruire direttamente un museo, che è una tipologia architettonica con funzioni ben diverse e deve essere progettato a partire dal contenuto e non viceversa?” – Margherita Del Piano
“Adattare l’esistente va benissimo. Il problema qui è che si costruisce per principio e poi si caccia dentro a forza il Museo. Alla modica cifra di oltre 20 milioni di euro! Oltre la distruzione ambientale e sociale” – Baiamonti Verde Comune
“Proprio per il significato che un Museo sulla Resistenza dovrebbe avere, molte persone suggeriscono palazzi esistenti costruiti durante il ventennio, dove a Milano ebbe inizio e prosperò sia il fascismo sia l’antifascismo e la resistenza.
Non è proprio un bel modo democratico, appropriarsi di spazi del Circolo Combattenti.
Molti sostengono, nel museo proprio per le dimensioni contenute, sarà prevalente la parte multimediale, e non adeguato a un flusso di visitatori numeroso, come possono essere le scolaresche. Lecito pensare un Museo della Resistenza in una struttura uguale a fianco di Feltrinelli Café e Microsoft, non genera la corretta riflessione e rispetto che dovrebbe indurre, verso le sofferenze patite, il sacrificio delle vite, piuttosto quella di un parco a tema.” – Andrea Lecchi
Questi alcuni dei commenti favorevoli:
“Vero che un palazzo concepito per altro scopo poco si adatta alla funzione museale (anche se in Italia e in Europa siamo pieni di musei, anche di grandissimo pregio, adattati in palazzi che avevano tutt’altra funzione; da Brera al Poldi Pezzoli, dagli Uffizi al Louvre). Bisogna però anche sottolineare che non parliamo di un museo, in questo caso, che esporrà opere d’arte, con il bisogno di spazi ampi e luce zenitale. Sarà un museo didattico sul periodo della Resistenza; un racconto che sarà per lo più per immagini e qualche reperto.” – Marco Montella
“Perché dove sta scritto, che i musei debbano avere costruzioni particolari…l’importante è il contenuto museale..il palazzo poi è bello e in piena armonia con la costruzione circostante già esistente…verranno realizzate nel sito delle ciclabili, più verde con nuove piantumazioni in sostituzione di un parchetto squallido…il tutto già finanziato dal Ministero e a costo zero per il Comune di Milano..ma che cosa è sta polemica inutile ..” – Antonello Consiglio
“Il museo più prestigioso d’Italia è in un palazzo progettato per ospitare uffici. Si chiama, guardacaso, Galleria degli Uffizi. Decade tutto il discorso.” – Carlo Bergomi
# Prima c’era un distributore
Cantiere Urbanfile – Margherita del Piano – Area ex distributore rinaturalizzata
Le polemiche non si limitano però a questo. Il progetto è stato bloccato e rallentato più volte, inoltre l’asta per l’acquisto dell’area dove costruire la piramide gemella è andata deserta tre volte, anche per i comitati del quartiere. Il motivo del contendere è il Giardino Comunitario “Lea Garofalo”, nato dalla volontà di un gruppo di cittadini/progettisti che nel 2010 decidono di riqualificare un’area comunale abbandonata, e in particolare la porzione sorta sui terreni del futuro museo, e il glicine nei pressi dell’ex casello daziario.
Cantiere Urbanfile – Area ex distributore-futuro Museo Resistenza
Una battaglia durata a lungo e che si è conclusa con la potatura del grande glicine, che per la sua natura di piante “infestante” dovrebbe tornare entro due anni allo stato precedente. La porzione di giardino che si è aggiunta negli anni era in realtà occupata da un distributore di benzina, abbattuto proprio per far posto al nuovo edificio, e che con il tempo si è rinaturalizzata. Il museo sorgerà comunque soprattutto sugli spazi dell’ex distributore e il giardino spontaneo verrà preservato in gran parte e gestito in modo sicuro e curato, si spera, dal Comune di Milano, ponendo fine alla situazione precaria di sicurezza dettata dalla “recinzione” composta da mura pericolanti.
# Il progetto del museo: 3.800 mq e 6 piani con collezioni permanenti e temporanee
Progetto edifici Museo della Resistenza Milano e Feltrinelli dall’alto
Il museo, in costruzione nell’area tra i viali Montello, Crispi, Bastioni di Porta Volta, piazza Baiamonti, è posto lungo il tracciato delle Mura Spagnole e assieme all’altra piramide lo ripercorre in modo ideale. I palazzi gemelli sono un omaggio alla tradizione milanese, da ricordare quelli realizzati in Piazza Duomo, Piazza Piemonte e Piazza Duca D’Aosta. L’edificio si distribuisce su 3.800 mq e 6 pianisuddivisi in questo modo:
piano terra dedicato a servizi quali biglietteria, bookshop e uno spazio multifunzionale;
dal primo al terzo le collezioni permanenti con al primo piano quella relativa al periodo “tra le due guerre mondiali 1914-1943”, al secondo la “Resistenza 1943-1945 e al terzo dedicato a “Repubblica e Costituzione 1945-oggi”;
il quarto per gli uffici della direzione del museo e il centro di documentazione;
il quinto esposizioni temporanee;
il sesto per gli impianti.
Rendering Museo della Resistenza
1 of 3
ilgiorno.it - Rendering Museo della Resistenza
appaltipnrr.it - Altra vista Museo della resistenza
Dettaglio Museo della Resistenza Milano
Al suo interno una collezione di fotografie e documenti storici per raccontare ai visitatori le vicende e i valori che hanno animato la Liberazione e la Resistenza, proponendone un’immagine aggiornata e complessa all’interno del contesto europeo e per far conoscere la storia dell’Italia in età contemporanea e stimolare un dibattito funzionale a costruire una cittadinanza consapevole. L’Istituto Nazionale Ferruccio Parri è incaricato dell’allestimento, attingendo da oltre 2.000 bacini documentari con particolare attenzione agli audiovisivi e alle testimonianze orali, che prevede la suddivisione in diverse aree tematiche.
# Preservate le mura spagnole, inaugurazione tra il 2025 e il 2026
Area mura spagnole recuperata
Il progetto prevede l’esposizione delle antiche mura ritrovate durante gli scavi, la realizzazione di un’ampia area verde pubblica, intesa come estensione e prolungamento dei viali esistenti, e la sistemazione del giardino Lea Garofalo.
Urbanfile- Museo della Resistenza
Dovrebbe pertanto essere eliminato il parcheggio di viale Bastioni di Porta Volta e messo in sicurezza il muro di Via Montello. L’investimento complessivo per il museo è di 24 milioni di euro e la conclusione dei lavori è prevista tra il 2025-2026 anche se la speranza, del Sindaco Sala e del Ministro della Cultura Sangiuliano, e di inaugurare nel 2025 quando ricorre l’’80° anniversario del 25 aprile.
Si può trovare davvero di tutto, vintage, antiquariato e modernariato. Ecco dove si svolge, in che giorno della settimana e cosa si può acquistare.
Il MERCATINO dell’ANTIQUARIATO più FAMOSO di Milano: quando è, dove e che cosa si trova
# Uno degli appuntamenti fissi per gli amanti del vintage e dell’antiquariato in città ogni ultima domenica del mese
paolavignelli IG – Mobili al Mercatone dell’Antiquariato
Uno dei più conosciuti e frequentati mercatini di Milano, sicuramente il più famoso dedicato all’antiquariato. Non si tratta solo di un mercatino delle pulci, ma è molto di più, tra le sue bancarelle si possono trovare oggetti di gran valore.
erresissi IG – Mercatone Antiquariato
Si tiene ogni ultima domenica del mese ed è uno degli appuntamenti fissi per gli amanti del vintage e dell’antico in città. Il suo nome, il Mercatone dell’antiquariato, rende l’idea della mole di prodotti che si possono trovare.
# 400 espositori lungo due chilometri sul Naviglio
paolavignelli IG – Mercatone dell’Antiquariato
Si sviluppa infatti lungo circa 2 km lungo le sponde del Naviglio Grande, da viale Gorizia al ponte di via Valenza, arricchendo di suggestività le passeggiate tra le sue circa 400 bancarelle. In prevalenza propongono oggetti di antiquariato, mentre le vie Corsico e Paoli sono dedicate al vintage. In gran parte pezzi di alta qualità che si sono portare senza svuotare il portafoglio.
Si trova davvero di tutto. Mobili di fine settecento o degli anni ’60, modernariato come i primi telefoni degli anni ’50 e ’60, argenti, orologi, lampadari, lampade Tiffany o art decò, porcellane, gioielli, bronzi.
paolavignelli IG – Mercatone dell’Antiquariato
Ancora collezionismo, bambole, giochi, libri, occhiali, radio, bastoni, vetri, fumetti, stampe e persino attrezzi antiche. Non mancano valigie, soprammobili di varia fattura, forma e dimensione, tappetti, ombrelli.
Gli italiani sono divisi in due. Quelli che dipendono dallo Stato e quelli che alimentano lo Stato. Purtroppo i padri fondatori non hanno dato retta al milanese Carlo Cattaneo che voleva uno Stato snello, fortemente decentrato, vicino ai cittadini, sul modello di quello svizzero.Si è fatto tutto il contrario: uno stato centralista, amministrato da una burocrazia fumosa, lontana dai cittadini, un calderone dentro cui entrano tutte le tasse dei cittadini e dove non si capisce che fine facciano. Descrive questo processo una delle superstar dei social, Frank Gramuglia da Garbagnate, celebre per le prese in giro contro i capi d’azienda. Ma questa volta cambia il tiro.
Una domanda: uno Stato che finanzia gli organi di informazione tradizionale, potrebbe diventare un bersaglio delle centinaia di influencer a partita d’Iva? Chissà che non sia la premessa di una nuova rivoluzione…
Ma chi è Frank Gramuglia? La scheda dopo il video.
# Frank Gramuglia: da Garbagnate l’erede dei grandi del Derby
Un tempo c’era il Derby. Oggi c’è Tik Tok. E’ cambiato il palcoscenico di lancio ma la comicità milanese fa sempre la sua bella figura. Uno degli assi è Frank Gramuglia, da Garbagnate. Nati nel 1987, dopo una laurea in Scienze Politiche, è arrivato a dirigere un hotel ma con la pandemia si è ingegnato dei video in cui assume la parte di un lavoratore scansafatiche, un po’ furbacchione, che ha come obiettivo nella vita di lavorare il meno possibile guadagnando il più possibile. Cosa che forse gli è riuscita mollando il lavoro in albergo e dedicandosi ai video comici sui social. Dopo il video contro lo Stato italiano molti nei commenti si chiedono: dopo Grillo avremo un altro comico protagonista della scena politica?
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il progetto di questo complesso di grattacieli prevede la realizzazione di una vera e propria foresta orizzontale sospesa. Ruberà la scena al Bosco Verticale?
Dopo il Bosco Verticale arriverà la FORESTA NEL CIELO?
# La Foresta Verticale sospesa nel cielo di Ho Chi Minh
credit: tophotel
Il pluripremiato Bosco Verticale di Milano avrà presto un rivale dall’altra parte del mondo? Un progetto previsto nella capitale vietnamita di Ho Chi Minh, dal nome di Empire City, si prepara a rubargli la scena. Sono tre i grattacieli che dovrebbero essere costruiti sopra un grande podio a forma di montagna, su una penisola-giardino al centro del fiume Saigon, uno di questi, l’Empire City Hotel, prevede una meravigliosa foresta orizzontale verso la sua sommità. Le terrazze sospese si muoveranno in molteplici direzioni attorno all’asse centrale della torre, protendendosi nel contesto urbano e nell’ambiente naturale come gesto di riconciliazione tra la città e la campagna.
# Un grattacielo di 333 metri e 88 piani
credit: tophotel
L’edificio si eleva per 333 metri e 88 piani è ospiterà una varietà di specie vegetali locali e giochi d’acqua poste ad un’altezza mozzafiato. Al suo interno l’hotel più ambito della metropoli, alcune residenze e un ponte di osservazione pubblico.
credit: tophotel
La vetta è destinata a diventare un “Cloud Space”, uno spazio tra le nuvole da cui osservare il panorama e godersi le attività ricreative e gli eventi proposti.
buro-os.com – Terrazza
Negli altri due grattacieli di 165, per 36 piani, e 124 metri, per 34 piani, previsti uffici e spazi residenziali.
# Una penisola ad uso misto per far incontrare natura e modernità, relax e affari
buro-os
Il podio sottostante, comune ai tre edifici, sarà allo stesso modo un tripudio della natura intervallato da numerosi terrazzamenti e camminamenti. Nei diversi piani degli edifici le aree di co-working si mescoleranno a quelle commerciali e ricreative con l’obiettivo di realizzare una penisola ad uso misto: relax e affari, pubblico e privato. Ancora sconosciuta la data di inaugurazione ma, viste le aspettative, il successo dell’iniziativa sembra assicurato.
Protagonista di innumerevoli film, è anche la funicolare con lo scambio più pericoloso del mondo. Dalle foto avete capito qual è?
La FUNICOLARE più CORTA del MONDO
# Un punto di riferimento dal 1901
Ph. @angelsflightrailway IG
Quelle carrozze arancioni e nere, dall’aspetto un po’ vintage, corrono su e giù per Bunker Hill, a Los Angeles. Il volo dell’angelo di L.A. è una teleferica da record planetario: la corsa di 90 metri conferisce il primato di funicolare più corta del mondo.
Angels Flight è inclusa nel trasporto pubblico locale di Los Angeles, nel senso che l’abbonamento alla Metro consente una riduzione del biglietto per la salita e discesa dalla collina di Downtown.
L’amministrazione di queste corse di autodefinisce “punto di riferimento” a Los Angeles, perché come tutti i mezzi di trasporto storici, ha contribuito a creare la magia della metropoli.
Per trovare questa caratteristica funicolare si devono cercare due location, quelle collegate da Angels Flight. L’entrata inferiore è situata al 351 di South Hill Street, all’incrocio con Oliver Street; la corsa arancione si ferma poi a California Plaza e spunta al 350 di South Grand Avenue.
Nell’anno della costruzione, resa possibile dal finanziamento del colonnello J. W. Eddy, la teleferica più corta del mondo serviva per collegare una delle zone residenziali più esclusive di L.A., in cima alla collina, con la zona commerciale sottostante.
Angels Flight è “aperta” dalle 6:45 del mattino fino alle 22:00, weekend compresi. Il biglietto costa 1 dollaro, scontato 50 centesimi se si è in possesso della tessera della Metro.
Trattandosi di un’istituzione di Los Angeles, è possibile anche acquistare biglietti commemorativi da 2 dollari, per conservare un ricordo esclusivo della visita alla città degli angeli.
Sono due le carrozze che si occupano di effettuare le corse, Sinai e Olivet. Partono contemporaneamente dalla cima e dai piedi di Bunker Hill, incrociandosi circa a metà percorso.
La struttura è però costituita da binari compenetrati, che si divaricano proprio a metà della collina, per permettere alle due vetture di incrociarsi e proseguire ognuna nella propria corsa. Una scelta che purtroppo non ha potuto impedire scontri tra le carrozze o deragliamenti, con incidenti risultati qualche volta addirittura mortali.
Nei pochi minuti del percorso su Angels Flight, è possibile posizionarsi frontalmente sulle carrozze e osservare l’avvicinamento dell’altra vettura, sperando che i sensori di sicurezza e gli scambi delle rotaie funzionino perfettamente, per evitare lo scontro frontale tra Sinai, Olivet e – soprattutto – i loro passeggeri.
Avete capito adesso dove l’avete già vista?
Angels Flight è dal 1928 protagonista di decine e decine di lungometraggi e serie TV.
Nel 2016, è accanto a Emma Stone e Ryan Gosling in una scena di La la land e, per ammissione di tutte le parti in causa, l’uso delle carrozze arancioni in questa produzione non è stata un’operazione del tutto legale. Angels Flight è infatti ferma dal 2013, con divieto di trasportare passeggeri che non siano i tecnici coinvolti nella messa in sicurezza degli impianti. Eppure Damien Chazelle quella scena l’ha girata e le autorità se ne sono accorte solo sulle poltrone dei cinema.
La funicolare arancione sembra fatta apposta per la grande industria cinematografica di Los Angeles. Sinai e Olivet sono posizionate ai nastri di partenza, in attesa che un film, un piano di manutenzione o una battaglia civile, le rimettano in moto, per andare su e già dalla collina di Downtown.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
“Il bello è che qualcuno lo ha progettato questo delirio”: è il commento del posto sul gruppo Facebook Milano Sempione Cenisio Mac Mahon. Leggiamo altri pareri di milanesi sulla “ciclabile dei binari”.
L’OSSESSIONE di Milano: la CICLABILE a tutti i costi. Anche sui BINARI
Anche sui binari. Non ci sono più limiti per le ciclabili di Milano. Questi i commenti più divertenti dei milanesi sulla nuova “creatura” di zona Mac Mahon.
“Quando vuoi la ciclabile a tutti i costi!!!! Anche dove oggettivamente non se può fa’!!!!” (Stefania V.)
“Ci sono fondi stanziati dai dementi dell’Unione europea per fare le ciclabili e sindaci come quello che purtroppo abbiamo noi ne approfittano” (Marcello T.)
“Vi faccio notare anche che le piste ciclabili sono all’ombra, le parti pedonali al sole. Ci vediamo a maggio” (Nathalie L.)
“E ci hanno speso pure un sacco di soldi!!!!!” (Francesca F.)
Via Dezza – Ph. giannicongiu_IG
“Ingegnere eccezionale come la giunta comunale” (Gaetano S.)
“Stupendo…, sarà un’opera per la Biennale di Venezia” (Flavio R.)
“Ma le panchine in discesa? E lo slalom nel controviale delle poste??? Pazzesco” (Maria Cristina O.)
“Senza contare che con le piogge di questi giorni ad ogni angolo di quell’ incrocio c’è un lago” (Andrea T.)
“La riduzione drastica delle carreggiate a favore di inutili marciapiedi oversize (vd incrocio Biondi Sempione) dove passano gli autobus è da premio all’intellighenzia” (Matteo F.)
“Io pensavo che l’allargamento del marciapiede dal lato della posta e del San Marco era x i pedoni (visto che era molto piccolo se dovevi sostare al semaforo e solo hai un passeggino ) e invece no anzi adesso devi anche stare attento alle bici!” (Roberta T.)
“I sentieri pedonali sono un delirio negli attraversamenti. Il verde è diminuito e i parcheggi pure. Ma chi progetta queste cose che sostanze assume?” (Emanuela M.)
“Ci aggiungiamo che la maggior parte delle bici evita queste gradevoli gimcane e continua ad andare in strada contribuendo alla riduzione della carreggiata?” (Elena C.)
Un’opera colossale. Previste anche opere stradali ferroviarie e accessorie per migliorare gli spostamenti nelle due regioni. Questi i numeri del progetto e in quanto tempo potrebbe essere costruito.
Il PONTE sullo STRETTO da RECORD: il progetto (RENDERING)
# Un investimento stimato in 13,5 miliardi di euro
strettodimessina.it – Progetto
Il Governo Meloni ha stimato un costo complessivo dell’opera di 13,5 miliardi di euro. Nell’importo è compresa:
l’effettiva costruzione del Ponte sullo Stretto, il suo peso è pari a circa il 40% sul totale;
le opere di collegamento tra cui 40 km di raccordi viari e ferroviari che collegheranno l’autostrada del Mediterraneo (A2) e la stazione Fs di Villa San Giovanni da lato Calabria e le autostrade Messina-Catania (A18) e Messina-Palermo (A20) oltre dalla nuova stazione Fs di Messina dal lato Sicilia;
il centro direzionale in Calabria;
le opere di mitigazione ambientale.
# Il ponte con la campata unica più lunga del mondo: con 3 corsie stradali per senso di marcia e doppio binario ferroviario
Webuild – Ponte Stretto da sotto
Il ponte avrà la campata unica più lunga del mondo, 3.330 metri, e una lunghezza totale pari a 3.660 metri. Per le torri l’altezza prevista è di 399 metri, la larghezza dell’impalcato di 61 metri e l’altezza libera per il transito delle navi di 65 metri, a 72 metri in assenza di traffico ferroviario.
A unire le torri le estremità 4 cavi del diametro di 1,26 metri per un’estensione di 5.230 metri con oltre 44.000 fili d’acciaio per ogni cavo. Sul Ponte sullo Stretto ci saranno due carreggiate stradali con 3 corsie per direzione, due di marcia e una di emergenza, e una sede ferroviaria a doppio binario. La vita utile dell’infrastruttura è stata calcolata i 200 anni.
# Tempi di percorrenza: ridotti da 120 a 15 minuti per i servizi ferroviari, a 10/13 per i trasporti su gomma
Webuild – Ponte sullo stretto di Messina
Sul ponte, aperto 24 ore al giorno/365 giorni all’anno, dovrebbero transitare annualmente a regime 60.000 treni e 6 milioni di veicoli ogni anno. I tempi medi di attraversamento dovrebbero ridursi a:
circa 15 minuti per i servizi ferroviari diretti tra Villa San Giovanni e Messina Centrale, rispetto agli attuali 120 minuti per i treni passeggeri ed ai 180 minuti minimi per i treni merci;
circa 10/13 minuti su gomma in confronto agli odierni 70 minuti per le auto e 100 minuti per i mezzi merci.
# La sicurezza contro terremoti e venti
Webuild - Ponte stretto
1 of 5
Webuild - Ponte stretto dal mare
Webuild - Ponte stretto da lontano
Webuild - Ponte stretto dall'alto
In base alle analisi effettuati il ponte, come tutti i ponti sospesi, è una struttura con una caratteristica insensibilità ai terremoti dovuta alla sostanziale estraneità alle frequenze delle azioni sismiche.
Le caratteristiche aerodinamiche del profilo alare garantiscono una resistenza a venti superiori a una velocità di 216 km/h e dai monitoraggi di un centro meteo locale non non ne sono mai stati registrati di superiori ai 150 km/h. Per quanto riguarda l’analisi statica il ponte sarebbe in grado di sostenere la presenza di quattro treni di 750 metri contemporaneamente.
# Ipotesi partenza dei cantieri entro la fine del 2024, la durata è stimata in 6 anni
Ponte Stretto di Messina
1 of 2
strettodimessina.it - Sponda Calabria
strettodimessina.it - Vista di sera
La Relazione di aggiornamento al progetto definitivo è stata approvata dal consiglio di amministrazione della società Stretto di Messina. L’obiettivo del governo è partire con i cantieri entro il 2024, che dovrebbero avere una durata di 6 anni, per inaugurarlo nel 2032.
Il più panoramico, il più alto del mondo e la spirale elicoidale. Ecco dove e quando verranno realizzati.
I 7 GRATTACIELI più IMPRESSIONANTI che stanno venendo costruiti nel MONDO
#1 Il grattacielo a forma elicoidale con colonne a spirale a San Pietroburgo
collateral.al – Lakta II
Lo studio di architettura scozzese Kettle Collective ha progettato un nuovo grattacielo a San Pietroburgo, il Lahkta Center II, che affiancherà il Lahkta Centre, il quartier generale di Gazprom. Diventerà il più alto della Russia con i suoi 703 metri di altezza e 150 piani. Il disegno vede una forma elicoidale in vetro, questa la descrizione precisa: “uno strato esterno creato da colonne a spirale che formano una diagria elicoidale organica aperta, mentre la struttura è scavata da una serie di atri a spirale condivisi con spazi pubblici verticali”. I lavori sono iniziati nel 2023 e dovrebbero concludersi nel 2030.
#2 One Tower a Mosca, un prisma smussato con facciate in vetro sfumato da oltre 100 piani
Credits: Sergey Skuratov Architects – One Tower Mosca
A Mosca lungo il MIBC nel quartiere Presnensky è in fase di realizzazione, i lavori sono partiti nel 2019, il grattacielo residenziale One Tower. Caratterizzato da una forma di prisma smussato con facciate in vetro sfumato, si prepara a battere diversi record con i suoi 442,8 metri con 109 piani:
sarà l’edificio più alto di Mosca e il secondo edificio più alto in Russia e in Europa;
il primo edificio in Europa con più di 100 piani fuori terra;
avrà il ponte di osservazione più alto d’Europa al 100° piano;
sarà inoltreil più alto edificio residenziale d’Europa e il secondo più alto del mondo dopo la Central Park Tower di New York City.
L’inaugurazione è prevista entro la fine del 2025.
#3 Torch Tower a Tokyo: il grattacielo che “illuminerà” il Giappone
dezeen – Torch Tower
Nella capitale del Giappone è in costruzione il grattacielo Torch Tower, punto focale di un quartiere in riqualificazione denominato Tokyo Torch. La sua forma si ispira a una torcia e la scelta del nome è stato fatta nella speranza che la torre “illumini” la Nazione. Tra gli ambienti più caratteristici del progetto il grande parco all’interno, con alberi e colline, da dove osservare la metropoli dall’alto. Il termine dei lavori è programmato per il 2027, anno in cui diventerà l’edificio più alto del Giappone, con i suoi 390 metri di altezza, superando i 300 metri dell’Abeno Harukas di Osaka.
#4 Rizhao Center, il nuovo grattacielo simbolo della città da 495 metri con terrazze verdi nell’est della Cina
Beijing Tsinghua Tongheng Urban Planning & Design Institute Co., Ltd – Rizhao Center
Nella città cinese di Rizhao, sulla costa del Mar Giallo, è in arrivo un grattacielo di 485 metri e 94 piani. Superficie in vetro e blocchi sfalsati in verticale, ognuno concluso da terrazze verdi, e una guglia con antenna in cima. La costruzione è partita ufficialmente nel 2023 e dovrebbe concludersi nel 2028.
#5 Rise Tower, punta a diventare uno dei più alti delle due Americhe
risetower.mx – Rise Tower
Spostiamoci in Messico. A Monterrey è in costruzione Rise Tower, punta a diventare uno dei grattacieli più alti delle due Americhe: 475 metri di altezza. Prevede 99 piani e 94 di questi dedicati a un uso un uso misto, con un hotel da 180 camere, uffici, appartamenti, spazi commerciali e una punto di osservazione panoramico. Il via ai cantieri è stato dato nel 2022, il termine dovrebbe arrivare nel 2026.
#6 “The Tower” il grattacielo di Dubai da 930 metri: in cima una “Pinnacle Room” a forma di bocciolo con terrazze panoramiche
Credits: archpostdecostruttivista.altervista.org – The Tower a Dubai
Progettata dall’architetto Calatrava, “The Tower” è pensata per essere la torre più alta di Dubai con circa 930 metri di altezza, battendo il record del Burj Khalifa di 100 metri. Sulla sommità verrà posto un faro e la “Pinnacle Room” con una vista a 360° sulla città. Il design è ispirato al fiore del giglio, sulla cui punta è previsto un bocciolo ovale che ospiterà alcune delle terrazze panoramiche. I lavori, sospesi nel 2018 per una presunta corruzione dei principali finanziatori e ripresi nel 2020, non sono più ripartiti dopo l’arrivo della pandemia nel 2020. Al momento non ci sono date né di riavvio del cantiere né di futura conclusione.
#7 Ripartiti i cantieri per la “Kingdom Tower” o “Mile Tower” in Arabia Saudita: sarà il più alto grattacielo al mondo con oltre 1 km di altezza e 200 piani
Credits: wisebizrealty – Jeddah Tower
La Kingdom Tower è in costruzione a Jeddah, un’importante città portuale sulla costa del Mar Rosso dell’Arabia Saudita. Dopo lo stop ai cantieri di 6 anni dovuti principalmente a problemi di corruzione delle aziende appaltanti con l’arresto del miliardario Al-Waleed bin Talal proprietario della Kingdom Holding, la sua conclusione non è comunque mai stata messa in dubbio, a fine 2023 si sono proposte 14 aziende sia locali che internazionali per terminarlo. La Kingdom Tower, una volta inaugurata, sarà l’edificio più alto del mondo e con il punto di osservazione più alto del mondo raggiungendo 1.008 metri d’altitudine e i 200 piani e superando di 180 metri il Burj Khalifa di Dubai, l’attuale detentore del record.
Credits gorgo_n_zola_shitposting IG - Salto del tornello
I primi interventi sono già stati messi in campo da parte di ATM. Questa la strategia pianificata dall’Azienda Trasporti Milanesi per ridurre l’evasione sui biglietti da parte degli utenti della metropolitana che entrano saltando il tornello. Ma cosa succede in altre città?
La DOPPIA STRATEGIA ATM per fermare il SALTO dei TORNELLI in metropolitana
# In tre anni l’evasione sui biglietti è salita dall’1 al 4%
gorgo_n_zola_shitposting IG – Salto del tornello
Quasi una “disciplina olimpica” il “salto del tornello”. Un fenomeno sempre più diffuso nella metropolitana di Milano e che in soli tre anni ha fatto salire l’evasione tariffaria dall’1 al 4%. C’è chi entra in stazione spingendo con le braccia per scavalcare la sbarra, chi passa sotto e chi si accoda negli ingressi dotati di barriera verticale. Il risultato finale è sempre lo stesso, nessun biglietto pagato e un ammanco di entrate nelle casse comunali, dato il costo del singolo titolo di viaggio ora di 2,2 euro. L’ATM ha quindi pianificato una doppia strategia per correre ai ripari, in parte già in corso.
#1 Incremento del numero di controllori
Credits: foto di redazione M5
La prima mossa decisa in via Foro Buonaparte 61, dove ha sede la municipalizzata, è stata quella di aumentare il numero dei controllori sia all’entrata che all’uscita dei tornelli. Sono passati da 130 a 150. In caso di controllo è prevista una multa di 39 euro se pagata subito, per chi viene trovato senza biglietto, che sale a 54 euro dopo 5 giorni e a 70 dopo 60 giorni. I primi risultati si stanno vedendo, dai picchi di evasione del 4% si è scesi al 2,6%.
#2 Partita l’installazione dei nuovi tornelli dotati di allarme sonoro alti 2,30 metri
Credits Fabio Marcomin – Tornelli San Donato
La seconda mossa prevede l’installazione di nuovi tornelli a barriera alti 180 centimetri, la struttura è di 230 centimetri, dotati di un sensore per rilevare il passaggio di una seconda persona facendo scattare una sirena. Simili a quelli della M5 e della M4, ma con l’aggiunta di barre verticali e un’altra orizzontale a chiudere in alto il tornello per evitare lo scavalco.
I primi 4 tornelli sono stati installati nella stazione di San Donato M3, inaugurati all’inizio del 2024, dove ne sono previsti 27. Contando anche quelli da posizionare nel resto del rete, al momento nelle stazioni di Duomo M1 e M3, Cadorna M1 e M2, Rogoredo M3, e Centrale M3, si arriva a 172. La conclusione dei lavori è programmata per la fine del 2024.
La prova sul campo ha confermato l’efficacia contro il salto del tornello, mentre per l’accodamento si dovrà attendere l’allestimento di un’intera stazione e l’entrata in funzione del sistema sonoro. Difficile comunque possa essere ugualmente efficace dato il necessario intervento tempestivo di un addetto Atm in caso di segnalazione. Ma cosa succede in altre città?
# A Berlino, Praga e Brescia non ci sono tornelli, a New York una parte delle stazioni ha le “gabbie” girevoli
Credits jakob5200-pixabay – Metro Berlino
Vediamo come funziona all’estero. Nelle stazioni della metropolitana di Berlino, così come in altre città tedesche, non ci sono tornelli anche per agevolare l’accesso con le biciclette. L’entrata è libera e a verificare il pagamento dei biglietti o il possesso di abbonamenti ci sono controllori in borghese. Anche nella metropolitana di Praga non sono presenti, in alcuni casi anche ad Amsterdam, e in Italia, in quella di Brescia.
A Londra come a Madrid sono presenti i tornelli classici, sulla falsariga di quelli della linea M3 di Milano. A Parigi alcuni hanno una struttura simile a quelli nuovi installati a San Donato, pur non avendo una porta verticale ma una paletta a mezza altezza.
A New York in alcuni casi al posto dei tornelli ci sono delle porte girevoli, tipo quelle all’uscita della stazione di San Siro M5 o degli accessi allo stadio. Per ridurre l’evasione tariffaria nella città della Grande Mela è stato inoltre introdotto un sistema di intelligenza artificiale chiamato “Detector”, in uso anche a Barcellona, per monitorare i tornelli ed identificare metodi e tempistiche dell’evasione del biglietto al fine di implementare nuove strategie in futuro.
Nelle più importanti e belle città del mondo si possono scorgere, oltre a certi edifici prettamente di uso pubblico e a certe infrastrutture, degli edifici spesso emozionanti alla vista pur non essendo sempre appariscenti, che rispecchiano per le loro caratteristiche e il loro simbolismo l’identità e lo stile del proprio territorio urbano. Ad esempio come nel caso del grattacielo, dall’aspetto originale e nello stesso tempo ben delineato, realizzato tra il 1979 e il 1985 a Hong Kong su progetto di sir Norman Foster.
I PALAZZI dove VIVERE la Milano dal MEDIOEVO fino alle soglie del ‘700
# Palazzo della Ragione, il luogo delle assemblee
Palazzo della Ragione
Facendo una selezione di questo tipo di palazzi esistenti attualmente a Milano – escludendo quindi il Castello Sforzesco, il Teatro alla Scala e la Galleria Vittorio Emanuele II – il primo è il Palazzo della Ragione, ubicato in piazza dei Mercanti 1 e detto anche Nuovo Broletto, sede municipale dal 1251 al 1756: all’inizio era solo un portico aperto per le assemblee e poi ha avuto due successivi sopralzi chiusi ai lati.
# Il gotico “fiorentino” di Palazzo Borromeo
Credits: @MarcoTrovò Flickr Palazzo Borromeo
Nel periodo visconteo è stato costruito uno degli esempi più significativi dell’architettura gotica Palazzo Borromeo, dal nome della famiglia fiorentina trasferitasi in città e diventata poi sempre più influente.
Credits nicola_gravante IG – Università Statale Milano
Con l’avvento della famiglia Sforza che succedette ai Visconti si ebbe la realizzazione della Ca’ Granda nel 1450, un importante e monumentale edificio ospedaliero progettato dal Filarete, che per lungo tempo fu considerato un modello nel mondo. Distrutto quasi completamente durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale venne ricostruito e dal 1958 è diventato la sede dell’Università Statale di Milano.
Casa Fontana Silvestri, sita in corso Venezia 10 e risalente al XII secolo, ha un aspetto attuale derivante dagli interventi fatti alla fine del XIV secolo ideati, secondo i più, da Donato Bramante che ha creato una facciata apprezzabile per la sua curiosa ed evidente sovrapposizione tra lo stile gotico e rinascimentale.
Palazzo Reale, realizzato tra il XIV e XV secolo in stile rinascimentale, si trova in piazza del Duomo 12, nell’area dove prima c’era il Broletto Vecchio, ed è stato a lungo sede del governo della città, del Regno del Lombardo-Veneto, in seguito residenza reale e nel 1919, viene acquisito dal demanio e diventa sede di importanti mostre ed esposizioni.
# Palazzo Marino: nobile, rinascimentale e neoclassico
Credits hoigole IG – Palazzo Marino
Palazzo Marino, progettato da Galeazzo Alessi nella metà secolo XVI, in origine era un palazzo nobiliare rinascimentale e dall’unità d’Italia è diventato la sede centrale dell’amministrazione comunale; l’edificio venne restaurato alla fine dell’Ottocento da Luca Beltrami e modificò, secondo lo stile neoclassico, la facciata sulla nuova piazza prospicente il Teatro alla Scala.
# La facciata barocca di Palazzo Litta
Palazzo Litta
Palazzo Litta (1642-48) opera di Franco Maria Richini, si trova in corso Magenta 24, è uno degli edifici milanesi più significativi dal punto di vista storico, artistico, e culturale, ed è caratterizzato dall’estrosa facciata barocca, come dai sontuosi interni e apparati decorativi oltre che dagli articolati cortili interni. Oggi è un polo museale, visitabile durante eventi pubblici, dove hanno luogo mostre e proiezioni, e al primo piano ha sede la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città di Milano.
# I cortili del Palazzo delle Stelline
barbara.troilo IG – Palazzo delle Stelline
Il Palazzo delle Stelline dell’inizio secolo XVII, autore Fabio Mangone e Jan Battiston del suo rifacimento, pure lui è situato in corso Magenta: è un rilevante complesso architettonico per dimensioni e storia che si sviluppa intorno a tre cortili, il maggiore, centrale ha ancora il porticato originale seicentesco, che è stato chiuso da vetrate. Si svolgono numerose attività culturali, ed è sede dell’omonima fondazione culturale, dell’Institut français e dell’Hotel Palazzo delle Stelline e è dotato di ristorante e bar aperti alla città.
# Lo stile barocco di Palazzo Annoni Cicogna-Mozzoni
adsilombardia IG – Palazzo Annoni
Palazzo Annoni Cicogna-Mozzoni ideato da Francesco Maria Richini, in corso di Porta Romana 6, è uno storico palazzo barocco costruito nella prima metà del Seicento per Paolo Annoni mercante di seta enel Settecento diventò un centro artistico con un’importante collezione di libri e quadri.
# La corte di Palazzo Durini
Guido Angelini – Palazzo Durini Santa Maria della Valle
Palazzo Durini in via Santa Maria Valle 2, costruito a metà secolo XVII pur di origini medioevali, è sempre opera di Francesco Maria Richini. È sede della Fondazione Alessandro Durini e tuttora la residenza dei Conti Durini di Monza, pur essendo a disposizione di artisti e appassionati d’arte. L’elegante facciata su strada, frutto di diversi stili architettonici, presenta un portone monumentale che si apre su un’ampia corte e su un giardino porticato, visitabili in occasione di eventi speciali.
# Gli sfarzi di Palazzo Visconti di Grazzano
bohemlastazione IG – Palazzo Visconti
Palazzo Visconti di Grazzano, denominato anche palazzo Visconti di Modrone o palazzo Bolagnos, e situato in via Cino del Duca n. 8, sorge a metà del XVII secolo da modifiche e ampliamenti di alcune costruzioni preesistenti. Sebbene non si conosca l’autore che lo progettò, nel ‘700 il palazzo diventò celebre nella città, per il suo stile sfarzoso in confronto alle abituali abitazioni milanesi di allora.
Credits Wolf visualizing architecture - Ex Palazzine Liberty
All’epoca della sua istituzione fu uno dei mercati del macello migliori d’Europa. Dopo il trasferimento nella zona est della città agli inizi del ‘900 e la dismissione nel 2005, è rimasto in abbandono per anni. Ora tutta l’area è pronta per essere rigenerata. Vediamo in che modo e quando è prevista la conclusione del progetto.
Aria nuova per l’ex macello: il quartiere “low cost” e il distretto museale scientifico
# La storia di uno dei mercati del macello migliori d’Europa
Credits: milanosparita.com – Mercato del Macello
Prima dell’istituzione del mercato del Macellonel 1863, in un’area di cinque cinque ettari tra le vie Calco e Olona, la carne veniva macellata nei molti macelli privati. Era tra i più all’avanguardia d’Europa. Alla fine degli anni ’20, nel 1929, il trasferimento in viale Molise 62. Da decenni tutta l’area è in disuso, eccetto il Mercato Avicunicolo, con il progressivo smantellamento iniziato progressivamente negli anni ’90 per concludersi nel 2005. Solo le palazzine in stile Liberty affacciate sulla strada sono state riadattate in parte a punti sanitari con servizi di ATS e a spazi di riuso collettivo.
Masterplan Aria
Nell’ambito del bando internazionale “C40 Reinventing Cities” 2021 la superficie di 150.000 mq dell’ex macello si prepara a rinascere grazie al progetto di riqualificazione“Aria”, proposto dall’operatore immobiliare Redo.
“Un quartiere “low cost” da 1.200 residenti con canoni a partire da 500 euro al mese
Masterplan rendering Aria
Al centro del progetto di rigenerazione la realizzazione di un quartiere “low cost” con 1.200 appartamenti di housing sociale, il 60% disponibile per l’affitto affittato e il 40% per la vendita, su un’area di 60.000 mq.
Credits Wolf visualizing architecture - Aria
1 of 3
Credits Wolf visualizing architecture - Aria ex-macello
Credits Wolf visualizing architecture - Aria ex-macello residenze
Credits Wolf visualizing architecture - Servizi di prossimità
I prezzi sono previsti più in linea con quelli dell’hinterland che con quelli di Milano. Per un appartamento di 50 mq il canone di affitto mensile è di circa 500 euro, per uno da 70 mqcirca 600, per l’acquisto si dovrebbe rimanere sotto i 3.000 euro/mq. Nell’area anche 7.000 abitazioni a mercato libero.
# Il nuovo campus IED di Cino Zucchi e i servizi per il quartiere
artribune – Aria Milano – Nuovo campus Ied
Non solo residenze. Nei terreni dell’ex macello trovano spazio anche 2.000 mq per i servizi di quartiere, 40.000 mq di spazi per il retail, gli uffici e le attività ricettive, una scuola elementare su un’area di 2.000 mq, altri 8.000 mq dedicati alla scienza e all’arte e infine il nuovo campus dell’Istituto Europeo di design per 4.500 studenti. Sviluppato su una superficie di 30.000 mq all’interno dei suggestivi padiglioni dell’area nord riqualificati, su progetto dell’architetto Cino Zucchi, prevede aule, laboratori, spazi dedicati, biblioteche e 600 posti letto nei 13.000 mq dedicati alle residenze studentesche.
# Il distretto museale scientifico
Wolf visualizing architecture – Ex Palazzine Liberty
Oltre a questo anche anche un distretto museale scientifico dedicato alla divulgazione delle tecnologie e un fab lab a servizio di cittadini e professionisti.
La prima parte di tutto il progetto dovrebbe inaugurare nel 2026, il resto non prima del 2030.
Non gli piaceva essere definito un “navigatore solitario”, chissà perché? Non lo ha mai spiegato chiaramente: “preferisco essere visto semplicemente come un uomo che cerca il proprio limite, navigatore solitario fa pensare a qualcosa di epico, che non mi appartiene”.
AMBROGIO FOGAR, l'”Ulisse” di Milano
# Le prime imprese: l’Atlantico del Nord in solitaria e il giro del mondo
wikipedia-org – Ambrogio Fogar 1975
Ambrogio Fogar nacque a Milano il 13 agosto 1941, il padre era un assicuratore, la madre insegnante. Giovanissimo attraversa le Alpi con gli sci e partecipa alla Marcialonga sulle Dolomiti, e alla Vasoloppet, nella Contea di Dalarna, in Svezia, due competizioni di fondo per veri esperti.
Pratica paracadutismo e, visto che il padre era originario di Trieste, grazie alla città giuliana scopre il fascino del mare. Prima di avventurarsi nei pericoli che nasconde Madre Natura in giro per il mondo, fece diversi lavori: assicuratore, comparsa alla Scala, venditore di auto e altre semplici attività. Nel frattempo si era iscritto a Scienze Politiche, ma l’amore per l’avventura fu troppo forte. Nel 1972 Ambrogio Fogar attraversa l’Atlantico del Nord in solitaria. Un anno dopo, con la propria barca chiamata Surprise, fa il giro del mondo, sempre da solo, partendo dal porticciolo di Castiglione della Pescaia il 3 novembre 1973 e tornando il 7 dicembre 1974.
# Un Ulisse moderno e meneghino
Possiamo dire che, grazie a Fogar, una buona parte dell’Italia si innamora della vela, lui diventa una sorta di Ulisse moderno e meneghino, con quel nuovo modo di fare avventura. La sponsorizzazione, l’impatto mediatico dei libri e della Tv e quelle sue sembianze da ragioniere che sfida i pericoli del mondo, fanno di Fogar una sorta di personaggio mitologico moderno, anche se lui di epico non voleva sentire parlare. Nel 1976 sfida la misteriosa leggenda del Triangolo delle Bermuda, per capire, umanamente e scientificamente, uno dei misteri più famosi della storia. Questa spedizione la fa con Uri Geller ed Enzo Majiorca.
# Il primo dramma della sua vita: la morte dell’amico giornalista e scrittore Mauro Mancini
Nel 1978 c’è il primo dramma della sua vita: il 14 gennaio Ambrogio e l’amico giornalista e scrittore Mauro Mancini, salpano dal porto di Mar del Plata per puntare a Sud, fino a Ushaia, capoluogo della Terra del Fuoco, dove Mancini avrebbe dovuto scendere e Fogar proseguire in solitaria nella circumnavigazione dell’Antartide. Ma nel tragitto, il 19 novembre, alle ore 10, un branco di Orche colpisce lo scafo e i due sono costretti a saltare sulla zattera gonfiabile di salvataggio, andando alla deriva per settantaquattro giorni. Perdono quaranta chili, sono in condizioni di salute precarie e, dopo circa due mesi e mezzo, sono recuperati da un mercantile greco: sembra che la salvezza sia arrivata, invece Mancini, dopo due giorni di navigazione sulla nave che li ha recuperati, vede peggiorare la polmonite che lo aveva colpito alcuni giorni prima e muore.
Per Fogar il ritorno in Italia è caratterizzato da critiche e polemiche, che lo stesso estremista dell’avventura cercherà di chiarire anche in qualità di ospite in trasmissioni Tv. Fogar, comunque, diventa una star. Marketing, pubblicità, libri e articoli, lo rendono una delle personalità più conosciute in Italia.
# Al Polo Nord con Armaduk prima dell’incidente in un rally
naturabenesserecultura.it – Ambrogio Fogar con il suo cane al Polo Nord
Nel 1983, con il cane Armaduk, arriva a piedi al Polo Nord, poi è la volta della conduzione di trasmissioni per il piccolo schermo. Nel 1984 inizia a presentare “Jonathan, dimensione avventura”, un magazine sugli sport estremi e avventurosi.
Nel 1992, durante la tappa del rally Pechino-Mosca-Parigi, Fogar è vittima di un gravissimo incidente: la sua jeep si ribalta e lui subisce la frattura della vertebra cervicale, che lo costringerà a diventare quasi completamente paralizzato: “nel primo periodo di inabilità ho rinnegato il mio amore per la vita, avrei voluto l’eutanasia -dichiarerà in un’intervista in Tv- dopo un po’ di tempo, una notte, ricordando una barzelletta, mi misi a ridere e mi accorsi, così banalmente, di avere ancora la forza per sorridere”.
# Il giro d’Italia in barca a vela
Fogar
Nel 1997, malgrado la grave disabilità, prende parte al giro d’Italia in barca a vela, intanto continua a scrivere libri e diventa testimonial di iniziative di solidarietà e di tutela ambientale, in particolare si batte contro la caccia alla balena.
Morirà il 24 agosto 2005, per una complicazione al cuore. Fogar, personaggio chiacchierato e amato, rispettato e controverso, antesignano moderno dell’uomo “no-limits”, proprio con la grave disabilità ha dimostrato di poter superare qualsiasi limite. Prima dell’incidente confidava: “ammetto di essere un narcisista, quando viaggio da solo non scappo dagli altri, ma scappo da me stesso”.