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Le 7 IDEE GENIALI che rendono NOLO il quartiere più CREATIVO di Milano

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Credits: jeocomm.it - Nolo

Nolo, a “Nord di Loreto”, tra via Padova e Viale Monza, il quartiere più multinetnico di Milano, si è colorato di creatività e innovazione negli ultimi anni con appuntamenti imperdibili per chi ama divertirsi con intelligenza e originalità. Scopriamo 7 motivi per cui Nolo è diventato il quartiere più creativo di Milano.

Le 7 IDEE GENIALI che rendono NOLO il quartiere più CREATIVO di Milano

#1 Il rebrand: con il nuovo nome ispirato alla celebre SoHo di New York

Sono più di dieci anni che nel quartiere a nord di Loreto, tra viale Monza, via Padova e le mille piccole traverse che si intrecciano tra i ponti della ferrovia e le fermate della metro rossa, si sente un particolare fermento e una voglia di riscossa sociale e culturale, ispirata alla celebre SoHo di New York.

Un quartiere composto da tante anime che lo rendono speciale: la comunità virtuale molto coesa e affiatata del gruppo Nolo Social District, l’entusiasmo propositivo dei genitori del Parco Trotter, la varietà multietnica e colorata delle tante attività commerciali di Via Padova, fino a chi nel quartiere non ci abita, ma trova nei locali della zona un’atmosfera unica in città.

#2 Il NoLo Fringe Festival, la rassegna di arti performative in luoghi inaspettati

Dall’8 al 13 settembre il quartiere è animato dalla seconda edizione del NoLo Fringe Festival, la rassegna di arti performative che porta il teatro nei luoghi dove non lo si aspetta: bar, locali, parchi e perfino una palestra! Prosa, stand up comedy, teatro-canzone, teatro di narrazione, ma anche musica, spettacoli per bambini e una caccia al tesoro. Un palinsesto di oltre 40 appuntamenti, per la maggior parte gratuiti, per soddisfare tutti i gusti, con un’attenzione particolare agli spettacoli all’aria aperta, itineranti e interattivi.

Fiore all’occhiello della manifestazione, che punta a far rinascere lo spettacolo dal vivo in un anno difficile ma in cui è importante non arrendersi, sarà la performance itinerante “Shakespeare di quartiere”. Romeo e Giulietta animano i cortili e i balconi delle case di ringhiera di NoLo sabato 12 settembre a partire dalle 19.00.

#3 Il Festival di San Nolo, la competizione canora semiseria da far invidia a San Remo

Credits: milano.corriere.it – Festival di San Nolo

Il Festival di SanNoLo è la competizione canora semiseria più attesa e amata del quartiere di NoLo. Dopo due edizioni al Cinema Beltrade, che ha visto partecipare non solo i cantanti in gara ma anche numerosi personaggi dello spettacolo, nomi del calibro di Arisa, Malika Ayane, Levante, Victoria Cabello, Francesco Mandelli e Federico Russo e della politica milanese tra i quali il sindaco Beppe Sala, SanNolo si è spostato prima allo Zelig, il tempio della comicità meneghina di viale Monza 140 poi sul web causa covid.

La formula è vincente: 16 artisti si esibiscono nelle serate di giovedì e venerdì; solo 10 arrivano alla finale di sabato e affrontano tre giurie: quella popolare, la “lobby gay” e la giuria resto del mondo, con personalità dello showbiz e della cultura milanese. La partecipazione del pubblico nelle prime edizioni è stata così impressionante da fare invidia a San Remo!

#4 Il Ghe Pensi M.I., dove è nato il fermento che ha fatto nascere la fama di Nolo

Il locale da cui è nato tutto il fermento che ha creato la fama di NoLo e ne anima la movida. Il nome cita le iniziali del movimento cult del Milanese Imbruttito, una sigla che è diventata ormai proverbiale. “Siamo quasi tutti del Sud e giochiamo molto sui modi di dire e sulle abitudini del Nord, che d’altra parte abbiamo preso anche noi”- scherza Matteo, nato a Taranto e naturalizzato sotto la Madonnina già da parecchi anni. Lunga è la sua gavetta, finché, con i soldi messi da parte negli anni, decide di aprire un piccolo locale in via Venini, a due passi da Piazza Morbegno. Lo chiama con affetto “Ghe pensi piccolo”, oggi che ha aperto un posto più ampio che sta andando alla grande e il locale degli inizi si chiama Caffineria ed è gestito da tre socie e amiche.

Dietro la vetrina c’è una sala con tavolini e bancone, ma il meglio è nascosto agli occhi di chi sbircia dalla strada, perché in fondo a un breve corridoio si apre una saletta davvero accogliente, piena di quadri, disegni, oggetti di design e un piccolo palcoscenico su cui si esibiscono tantissimi artisti. Gli eventi prima del covid erano affollati da un pubblico di affezionati, al punto che conveniva sempre prenotare. I più gettonati sono gli appuntamenti musicali, ma anche la Stand Up comedy. Per quanto riguarda il servizio bar, ci sono una decina di birre artigianali tedesche di qualità, da mangiare taglieri, panini, piadine e presto verrà lanciato anche un menu completo.

 

#5 Radio NoLo, che coinvolge i cittadini per la creazione del programma da mandare “on air”

Radio Nolo

Non poteva mancare uno degli esempi vincenti di volontariato cittadino attivo a Milano, capace di creare un esperimento di comunicazione e promozione del territorio davvero unico. Radio NoLo è una radio comunitaria no profit nata all’interno del quartiere da un gruppo di vicini di casa che si sono conosciuti grazie alla social street, è una radio di quartiere che coinvolge attivamente nella creazione dei programmi i cittadini che vogliono raccontare quanto accade tra le strade di NoLo e le storie di chi lo abita.

Ma è anche un esperimento di media education che va al di là delle barriere linguistiche, di età e di estrazione sociale per dare voce agli abitanti del quartiere. Ci ha messo gli occhi perfino il Politecnico che, nell’ambito di un progetto di riqualificazione del Mercato Coperto di viale Monza, ha vinto un bando del Comune di Milano con cui ha creato la nuovissima sede di Radio NoLo proprio dentro al mercato, grazie all’intraprendenza di Davide Fassi, professore di design e spirito visionario.

#6 NoLo 43, il caffè negozio dalla vocazione eclettica

Credits: foodyas.com – Spazio Nolo 43

Spazio polifunzionale proprio nel cuore di viale Monza, voluto fortemente da due donne, l’italocinese Jessica Zhu e la giornalista e scrittrice Francesca del Rosso, purtroppo prematuramente scomparsa dopo una lunga malattia subito dopo avere visto il suo sogno realizzato. A lei è dedicato tutto l’angolo letterario di questo caffè – negozio dalla vocazione eclettica. Francesca amava i libri e voleva curare lo scaffale ad essi dedicati con scelte che spaziassero dalla narrativa contemporanea all’arte, con una particolare attenzione – che si mantiene – per i titoli degli scrittori residenti in zona.

Jessica è molto felice dei primi anni di gestione di Nolo 43, inaugurato a marzo 2017 e già molto frequentato soprattutto da una clientela femminile che ama venire qui a bere il primo caffè della giornata, facendo un giro fra le proposte di design del negozio e chiacchierando con le amiche. Tutto lo spazio si destreggia tra libreria, bar e negozio con complementi d’arredo, lampade di design, borse, bigiotteria e quadri per una clientela di livello medio – alto attenta a valorizzare l’artigianalità dei prodotti.

 

#7 La Salumeria del Design, il design funziona come il maiale: “non si butta via niente”

Credits: lestrade.com – La salumeria del design

Il design funziona come il maiale: “non si butta via niente”. Da questa perla di icastica saggezza nasce l’ambizioso progetto di Giulia e Nicola, che si sono conosciuti all’università e hanno mosso insieme i primi passi nella professione, finché – organizzando l’ormai celebre Mercatino vintage delle Pulci pettinate in via Padova – hanno incontrato Giovanna e Domenico, altri due amici che condividono la stessa passione e vedono il design nello stesso modo, con attenzione al sociale e vocazione al cinema.

Alle pareti del locale sono appesi diversi salami fatti di magliette “insaccate” nelle reti proprio come si fa con il maiale. Le t-shirt sono in vendita e sono un oggetto veramente curioso, ideale per un regalo simpatico. Il locale è diviso in due zone, una definita “Salotteria” con divani, tavoli e poltrone, deputata agli eventi, agli incontri e ai momenti di condivisione, l’altra definita “Progetteria”, dove si accendono le scintille di creatività e si immaginano idee, progetti e novità. Un’altra particolarità, nata da una collaborazione virtuosa stretta con l’associazione culturale Magazzino 76, è l’arredamento vintage che colora e rende originale il locale: tutti i mobili, restaurati in zona, sono in vendita e i quattro soci puntano a cambiarli tutti ogni due o tre mesi, in modo che tutto sia sempre in movimento, all’insegna della creazione più libera e sfrenata.

 

ALBERTO OLIVA

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Le 10 cose più INCREDIBILI da raccontare d’aver VISTO a Milano

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Credit: Andrea Cherchi (c)

Volete meravigliare i non milanesi con storie strabilianti? Queste sono le 10 proposte di Andrea Bullo che dopo i racconti di quarantena è tornato a raccontare una Milano al di fuori della realtà. Qui per chi vuole rileggerli

Le 10 cose più INCREDIBILI da raccontare d’aver VISTO a Milano

#1 – Il Civico Museo della peste nera

Istituito nel 1667 nella sede in via Guglielmo Piazza 7, in cui si trova tuttora, il Museo contiene una serie di documenti e attrezzi originali dell’epidemia di peste nera che sconvolse Milano nel 1630, cantata dal Manzoni e, di questi tempi, sovente evocata. Vi si trovano tanto i verbali originali del processo dell’Inquisizione spagnola contro la Gilda dei barbieri di Milano, quanto gli attrezzi usati per torturare gli untori e le pezze originali che i barbieri stendevano fuori dai negozi ad asciugare, allora ritenuti i principali veicoli del contagio. Un’atmosfera cupa, evocativa, resa ancora più suggestiva dall’impiego esclusivo di candele di sego per l’illuminazione. Sconsigliato l’abbigliamento in fibra sintetica.

#2 – La parete del Cervino di via Torino

In via Torino 75, nel cortile interno del magnifico palazzo settecentesco dei marchesi Gominelli di San Falgario (tuttora proprietari esclusivi dell’edificio), la cui facciata illumina quel tratto di via, c’è la riproduzione di una parete del Cervino, che il secondo marchese Gominelli (1741-1799) fece realizzare per appagare la propria smodata passione per l’ascensione alpinistica.

Dopo la chiusura imposta dal lockdown, finalmente la parete è aperta al pubblico, su prenotazione, il secondo mercoledì pari di ogni mese dispari, escluse le festività comandate. Con un modesto supplemento è possibile ottenere una patente di nobiltà gradevolmente stampata su pergamena. Nella centottantaquattresima riedizione rivista e aggiornata della Divina Commedia, il secondo marchese – all’epoca ancora in vita – fu inserito all’inferno, nel girone dei superbi.

#3 – Il tramonto al molo Salini

Pochi sanno dell’esistenza del cosiddetto “molo Salini”. Una pregevole realizzazione in moftì intagliato secondo l’allora imperante moda tibetana, che s’affaccia su un braccio secondario del Naviglio pavese, appena dopo la seconda chiusa in direzione Pavia. La derivazione fu voluta dal principe Edmondo Trismegisto Salini di Bellarosa sul finire del XVIII secolo per compiacere la sua bella baronessina Estelle Rauvissant de Ligerac, miracolosamente scampata alla furia della Rivoluzione Francese che sterminò la sua famiglia. I due solevano intrattenersi spesso, al tramonto, sul molo, una cui propaggine cedette sotto il peso della baronessina, appesantita dall’entusiasmo per la sostanziosa cucina lombarda. La leggenda vuole che ella si sia inabissata nel bacino e che da lì una mano riemerga ogni sera, all’ora esatta del tramonto, anche d’estate, offrendo agli astanti un boccone di casseula e polenta.

#4 – L’occhio della madre

Non è quello, celeberrimo, colto dai colleghi di Fantozzi durante la proiezione della Corazzata Potemkin ma quello, ingiustamente trascurato, dell’affresco di Marinello Trombadori nella seconda cappelletta a destra del piccolo, incantevole santuario di Santa Romualda en gramailles, seminascosto tra gli opulenti palazzi di via Roma, sulla strada per Affori. La leggenda vuole che il Trombadori, prematuramente abbandonato dalla madre che preferì tornare al suo mestiere abituale [omissis] e non avendo mai conosciuto il padre, ne soffrisse tanto la mancanza da dipingerne le fattezze con uno sguardo che avrebbe la proprietà di seguirti ovunque.

Si suicidò pochi anni dopo, sopraffatto da una grave mania di persecuzione.

#5 – Il canto delle sirene

All’incrocio delle “Cinque vie” di Milano c’è un cippo, poco visibile e spesso nascosto dalle auto in sosta, molto gradito dai cani del quartiere. Al centro del cippo v’è una cavità che, secondo la leggenda, sarebbe l’unico contatto ormai esistente con il lago sotterraneo di Milano, che i monaci Cistercensi coprirono all’epoca delle bonifiche della pianura Padana, ritenendolo infestato da presenze maligne. Accostando l’orecchio è possibile avvertire, oltre ad un penetrante odore di orina di cane, un canto soave, che s’attribuisce per consuetudine all’ultima sirena ancora in vita. La “esse” sibilante è verosimilmente dovuta alla completa perdita dei denti della mitologica creatura, che conserva intatto il suo splendore. Il lezzo di piscio di cane ha anche il discutibile pregio di coprire l’odore di pesce marcio che esala dalla coda della megera, prossima alla decomposizione.

#6 – L’UFO del Museo della Scienza e della Tecnica “Leonardo da Vinci”

Per intuibili ragioni non è accessibile al pubblico, ma nei sotterranei del Museo della Scienza è custodito dal 1958 un vettore aerospaziale di provenienza ignota. I Servizi segreti (SISDE prima ed ora l’AISE), pur classificandolo formalmente come mezzo di ricognizione sovietico accidentalmente caduto nei pressi di Pizzighettone (località, all’epoca della guerra fredda, strategicamente rilevantissima per una serie di ragioni) hanno tuttavia persistito nell’impedire la visita allo strano strumento di volo. Corre voce che esso consti di un ettagono irregolare, realizzato in un materiale tuttora sconosciuto. Soltanto il compianto Presidente della Repubblica cav. Ettore Gardella, dopo notevoli insistenze, fu ammesso a visitarlo brevemente nel 1962: tanto intensa fu l’emozione, che egli si dimise repentinamente dall’alto suo incarico, chiedendo ed ottenendo che il suo nome venisse rimosso da tutti i libri di storia.

#7 – Il Teatrino delle scimmie

In via Carmagnate, appena dopo l’incrocio con via Sottopasqua, è ancora attivo il Teatrino delle scimmie, dove alcune simpatiche scimmiette, addobbate di costumi d’epoca, recitano (ovviamente doppiate) pezzi del repertorio teatrale milanese. Carlo Porta, soprattutto. Per questioni di budget le rappresentazioni si sono ridotte al solo l’ultimo sabato di ogni mese e le scimmie, va ammesso, sono un po’ invecchiate. Raccomando, nel caso, di non occupare le prime file: ancorché indubbiamente prestigiose, sono esposte agli attacchi di meteorismo incendiario delle simpatiche bestiole, ormai incontenibili in ragione dell’età. Segnalo inoltre che il simpatico scimpanzé Ugo non disdegna i palpeggiamenti.

#8 – Il Ristorante Antiquo di via Saussent

Il ristorante -vero e proprio fiore all’occhiello della gastronomia cittadina- propone menù variabili della tradizione eurasiatica del X secolo, con una ricerca attentissima e pluridecennale delle immense ed inaspettate ricchezze della via della Seta. Dalla vulva di scrofa in umido agli sfilacci di carne di yak marinati nel sudore, fino allo stracotto di cervo muschiato, qualunque portata evocherà la grandiosità ed i pericoli dell’antica arteria, lungo la quale cinquanta secoli di civiltà si guardano tuttora in cagnesco. Parcheggio in convenzione per landò, lettighe e tiri a quattro.

#9 – La HMS Windsor

L’incrociatore da battaglia con cui la Regina Elisabetta II del Regno Unito, risalendo il Po ed il Lambro (allora navigabili) giunse a Milano per la sua prima visita nel 1961. La monarca, sfiancata dal viaggio fluviale e molto colpita dalla calda accoglienza meneghina, donò il natante alla città preferendo rientrare a Londra in autostop. L’imbarcazione rimase ormeggiata nel tratto di Naviglio, ora scomparso, lungo il quale corre la via Melchiorre Gioia. Dopo quasi sessant’anni di accurati restauri, custodita al di sotto del manto stradale, la nave è pronta per accogliere i Milanesi. Sconti per anziani regnanti sopra i 90 anni.

#10 – Lo studio/abitazione di Bofonchio Mantelli detto “Bisunto”

Un loto di rara eleganza galleggia al sesto piano, interno 64, di una casa popolare fatiscente in fondo a viale Domiziano: lo studio, abitazione, centro di macellazione abusivo e centrale di spaccio nel quale Bofonchio Martelli detto “Bisunto”, giunto a Milano dall’oscurità delle foreste umbre, componeva le sue indimenticate sculture in peni di suino essiccati al sole sul suo balcone. Indifferente alle esalazioni, l’artista visionario lottò per anni con la Commissione d’igiene, l’ALER, gli occupanti abusivi e una ‘ndrina d’importazione. Solo il Covid riuscì a privare Milano quest’artista di rara visione. Il cordoglio dei condomini prosegue tuttora, esprimendosi ogni sera con fuochi d’artificio ed un rinfresco permanente. La parola d’ordine per accedere alla straordinaria casa museo è “mi deve dei soldi”.

Continua la lettura con: Il porconauta

ANDREA BULLO

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità. 

 

🔴 La FIERA prova a RIPARTIRE: ma per ora è un FLOP (VIDEO)

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Rho Fiera deserta per Milano Unica

“Milano Unica”: la fiera del lusso è l’evento inaugurale della nuova stagione fieristica dopo il blocco per Covid. Un test per capire la reale ripresa economica della città. Purtroppo il risultato è sconfortante, anche se era prevedibile. 

🔴 La FIERA prova a RIPARTIRE: ma per ora è un FLOP (VIDEO)

# La presentazione a luglio: “Milano Unica farà da apripista come protagonista del primo evento a porte aperte del nostro settore”

Milano Unica, arrivata alla sua 31esima edizione, è una fiera ad accesso riservato, a cui partecipano professionisti della moda. E’ il primo salone a riaprire le porte di Fiera Milano Rho dopo lo stop obbligatorio di inizio marzo.

Una delle fiere che da sempre mostra l’eccellenza italiana con più di duecento aziende espositrici italiane e straniere. Così a luglio il presidente Alessandro Barberis Canonico l’aveva annunciata: “Un segnale importante per ritrovarsi non virtualmente e per sancire, anche con questo gesto, il valore di essere uniti per essere unici. Grazie alla fiducia e al coraggio degli imprenditori, Milano Unica farà da apripista come protagonista del primo evento a porte aperte del nostro settore. Un investimento che annuncia un segnale di positività, ottimismo e vitalità del Made in Italy e di tutto il sistema.”

# Ma arriva il flop (annunciato): i padiglioni deserti

Purtroppo l’entusiasmo che l’ha preceduta non ha sortito gli effetti sperati: i padiglioni della Fiera di Rho sono deserti.

Come si vede nei video girati da un professionista del settore, che si è recato nella giornata del 9 settembre a Milano Unica, lo scenario è di desolazione. Per rispettare la volontà di chi lo ha girato abbiamo tolto l’audio che descriveva la situazione di deserto.

Appena un anno fa si faticava a camminare per l’enorme flusso di persone e gli appuntamenti con le aziende erano “in un numero dieci volte superiore“, racconta il nostro contatto.

La sensazione tra gli addetti ai lavori è che tra paura del Covid e incertezza sulle restrizioni che potrebbe prendere il governo, il futuro degli eventi fieristici è a tinte fosche. E c’è chi mormora a bassa voce: pure Salone e Fuorisalone del Mobile 2021 potrebbero essere a rischio. 

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CONTAGI record in CAMPANIA: De Luca, e ora come la mettiamo?

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credit: repubblica.it

Da qualche giorno la Campania risulta la regione con la più alta crescita dei contagi. Gli ultimi dati (bollettino 9 settembre) sono: Campania +203 nuovi contagi con un tasso di crescita del 2,4%, il più alto delle regioni italiane. Insieme alla Basilicata è l’unico tasso di crescita superiore al 2%. E la Lombardia? Ha insieme all’Abruzzo il tasso di crescita più basso: lo 0,2%

La Campania rappresenta oggi una regione focolaio, la più preoccupante per la diffusione del Covid, mentre la Lombardia finalmente sembra essere diventata uno dei luoghi più sicuri, forse non solo in Italia. A questo punto come si deve comportare per cautelare i suoi cittadini? Potrebbe prendere esperienza da quello che ha fatto o che minacciava di fare il governatore della Campania. Ad esempio applicando per settimane la quarantena obbligatoria o bloccando i treni che arrivano dalla Campania.

Ricordiamo quale era la sua posizione nei confronti di Milano quando la nostra città era l’epicentro della pandemia in Italia. 

Contagi record in CAMPANIA: De Luca, e ora come la mettiamo?

De Luca chiama Conte: “Il governo blocchi i rientri dei lavoratori dal Nord”

22 marzo. Il presidente della Regione Vincenzo De Luca, informa una nota ufficiale, “ha avuto questa mattina un colloquio con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al quale è stata sollecitata l’adozione di misure drastiche per bloccare il prevedibile flusso di cittadini di ritorno al Sud e in Campania per la chiusura di attività produttive. Il premier Conte ha rassicurato De Luca: il governo sta affrontando questa problematica per le decisioni di merito”.

Coronavirus, De Luca avverte il Nord: «No al rompete le righe o bloccheremo i treni dal Nord»

19 aprile. iI presidente della Campania Vincenzo De Luca al Corriere della sera torna ad avvertire governatori delle regioni del Nord che sperano di allentare il lockdown per l’emergenza Coronavirus. Aprire ora per poi provare a rimediare sarebbe impossibile, dice De Luca, e soprattutto rischioso: «Dovremmo chiudere tutto di nuovo. Ma dopo un mese e mezzo di quarantena, un’altra stagione come questa il Paese non la reggerebbe». 

Coronavirus, De Luca “blinda” la Campania dal 4 maggio per chi torna dal Nord. Schedati tutti quelli che arrivano in Regione

4 maggio. Ordinanza del presidente della Regione. Comunicazione dell’arrivo all’Asl competente e al Comune, isolamento domiciliare per 14 giorni, divieto di spostamenti o viaggi, tamponi nelle stazioni e misurazione della temperatura. Queste le misure che dovrà osservare chi, dal 4 maggio, farà ingresso in Campania salvo spostamenti da e per il luogo di lavoro. I concessionari di Ferrovie, aerei, autostrade dovranno segnalare i nomi di chi viaggia e consegnarli alle forze dell’ordine e all’Unità di crisi della Campania. Lo prevede un’ordinanza del presidente della Regione Vincenzo De Luca, con validità fino al 10 maggio, che verrà poi prolungata per altre settimane. 

Leggi anche: 🔴 Al Sud che vieta l’ingresso ai lombardi risponde la ROMAGNA: “Noi non chiuderemo mai a chi ha reso grande il nostro turismo”

De Luca denigra Milano: “Zingaretti è andato a Milano e, siccome Dio c’è, si è preso il Covid”

16 luglio. In un’intervista rilasciata a Bruno Vespa alla due giorni di Alis a Sorrento, tra il serio e il faceto aveva preso di mira il segretario del PD: “Zingaretti è andato a Milano a fare i brindisi e, siccome Dio c’è, si è preso il Covid“. E poi aveva ironizzato: “In Italia la riapertura dei manicomi è la riforma più urgente”.

Altro attacco di De Luca: “Milano non si ferma… Poi si sono fermati a contare i morti”

22 luglio. Durante una visita all’ospedale di Sapri il governatore della Campania è tornato sulla pandemia da Coronavirus e ha elogiato la strategia della sua regione contrapposta a quella di altri territori:”Quando noi chiudevamo altrove si facevano iniziative pubbliche: Milano non si ferma, Bergamo non si ferma, Brescia non si ferma. Poi si sono fermati a contare migliaia di morti. Migliaia non centinaia”.

Il governatore non si è fermato qui e ha continuato senza freni: “Solo nella provincia di Bergamo hanno avuto 2.000 morti nelle residenze per anziani, in tutta la Campania 14. Se Codogno fosse stata in Campania non avremmo potuto aprire la bocca per altri 200 anni. A Milano discutono ancora se la zona rossa doveva farla il Governo o la Regione, noi intanto abbiamo chiuso e abbiamo salvato la vita di centinaia di persone. Qui in Campania abbiamo ospedali di assoluta eccellenza. Non c’e’ bisogno di andare a Milano, Bologna, Verona o Pavia“.

E pensare che il governatore della Campania, aveva azzardato una strategia per contenere i contagi in Regione: quella di non fare i tamponi. 

La lotta al Covid alla DE LUCA, il “giustiziere” di Milano: basta non fare TAMPONI e il VIRUS non c’è più

24 luglio. Il Corriere della Sera scopre il “segreto” dell’eccellenza campana: è la Regione che fa meno tamponi di tutti: la regione Campania si assesta in ultima posizione per numero di tamponi diagnostici ogni 100.000 abitanti“. La media nazionale è infatti di 570 tamponi effettuati per ogni 100.000 abitanti mentre nella terra amministrata da De Luca ne sono stati prelevati e comunicati soltanto 217.

E, ora come la mettiamo? Ma Milano è diversa: tenderemo sempre la mano a chi è in difficoltà

Blocco dei treni, quarantena obbligatoria per chi arriva dalla Campania o richiesta al Governo perchè imponga il lockdown alla regione di De Luca? Se dovessimo applicare lo stesso metro del governatore della Campania queste dovrebbero essere le iniziative da adottare in Lombardia e nelle altre regioni del Nord. 

Ma questo modo di agire con chi è nel momento del bisogno non è nella nostra mentalità. Anzi. Milano e la Lombardia saranno sempre pronte ad accogliere a braccia aperte chi arriva dalla Campania o da altre regioni in difficoltà e a tendere la mano con generosità per dare loro tutto ciò che occorre per uscire dalla crisi. Questa è la nostra natura anche se Milano e la Lombardia perdonano, ma non dimenticano. 

MILANO CITTA’ STATO 

 

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Le 7 meraviglie del LAGO di COMO (mappa)

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Credits: eccolecco.it - Villa Melzi

“Quel ramo del lago di Como” è la frase che tutti abbiamo sentito almeno una volta nella vita parlando dei Promessi Sposi del Manzoni, ma, oltre ad aver fatto da sfondo al celebre romanzo, quali altre bellezze nasconde il Lario? Vista la sua vicinanza a Milano, le sponde di questo lago sono state scelte dalla nobiltà milanese come meta di villeggiatura e come palcoscenico su cui sfoggiare la propria ricchezza e potere, su queste sponde sono nati i celebri magistri comacini che hanno portato in Europa il romanico lariano e, sempre in queste terre è nato il padre della pila, Alessandro Volta.

Ecco quindi alcune delle meraviglie che offre questo splendido lago.

Le 7 MERAVIGLIE del lago di Como (mappa)

 

#1 Abbazia di Piona, magnifico esempio di arte romanica

Abbazia di PionaSituato nella penisola dell’Olgiasca, sulle sponde del lago di Como, il complesso abbaziale di Piona risale addirittura al VI secolo, anche se l’aspetto attuale lo si deve ad opera dell’ordine benedettino nel XII sec. Magnifico esempio d’arte romanica, l’abbazia è un vero scrigno di tesori e un toccasana per lo spirito. All’interno della chiesa di Santa Maria si trovano due leoni in pietra oggi adibiti ad acquasantiere, inizialmente posti all’esterno per sorreggerne il portale, mentre lungo l’abside colorati affreschi di epoca ottoniana raffiguranti Cristo, gli evangelisti e gli apostoli si alternano allo scuro delle pietre.

Attiguo alla chiesa è il chiostro, anch’esso romanico, risalente al XIII secolo, con capitelli decorati ed affreschi raffiguranti i mesi dell’anno e i loro cicli. L’abbazia è inoltre nota per la produzione delle famose “gocce imperiali”, un liquore al sapore d’anice con gradazione alcolica al 90% ottimo come digestivo diluito con acqua.

#2 Nesso, scelto da Hitchcock per “Il Labirinto della Passione”

orrido di nesso
Foto Credit: David Nicholls

Con il suo borgo di pescatori dalle case aggrappate alla roccia, il romanico ponte della Civera che scavalca le acque dell’orrido in cui il torrente Nosee si getta nelle acque del lago, non sorprende per nulla che questa fiabesca località sia stata scelta da Alfred Hitchcock nel 1925 per girarvi alcune scene del film “Il labirinto della passione”.

Leggi anche: L’orrido di Nesso: il CANYON e le CASCATE a un’ora da Milano

#3 Villa Monastero, con i suo 2 km di specie botaniche e statue neoclassiche lungo le sponde del lago

Credits: lombardiabeniculturali.it – Villa Monastero

Posta sulla sponda lecchese del lago, nel comune di Varenna, Villa Monastero sorge su un preesistente convento femminile trasformato nel XVII secolo in residenza estiva. Il fiore all’occhiello di questo complesso sono i suoi lussureggianti giardini, ricchi di numerose specie botaniche e statue neoclassiciche, che si estendono lungo le acque del lago per circa 2 km.

#4 Villa Carlotta, voluta dalla famiglia milanese Clerici, è una delle più affascinanti del lago

Credits: unviaggioinfinitemozioni.it – Villa Carlotta

Costruita verso la fine del XVII secolo dalla nobile famiglia milanese dei Clerici, la villa venne acquistata nei primi anni dell’800 da Gian Battista Sommariva, amico di Napoleone e deciso ad ottenere da questi la nomina a vicepresidente della Repubblica Italiana. Sommariva si vide sottrarsi il tanto agognato titolo dal rivale Francesco Melzi d’Eril, che possedeva la villa sulla sponda opposta alla sua, dando inizio ad una “guerra” di bellezza a colpi di opere d’arte e specie botaniche.

Nel 1840 la dimora venne venduta al Principe Alberto di Prussia, che la donó alla figlia Carlotta in occasione del suo matrimonio con il futuro duca di Sassonia Georg II, dando alla villa l’attuale nome e facendone la residenza dei duchi di Sassonia fino alla fine della Prima Guerra Mondiale. Oggi, circondata da lussureggianti viali di specie botaniche provenienti da tutto il mondo, Villa Carlotta può vantare un’importante collezione artistica con capolavori di Canova e Hayez, tra cui il romantico “ultimo bacio di Romeo e Giulietta”.

#5 Villa Melzi e il pittoresco borgo di Bellagio

Credits: eccolecco.it – Villa Melzi

Proprio di fronte a Villa Carlotta sorge la neoclassica dimora del duca Francesco Melzi d’Eril, circondata da un verde parco nel quale si intrecciano viali alberati, laghetti e le calme acque del lago stesso.

Credits: eccolecco.it – Bellagio

Fuori dall’ingresso principale della villa, un viale alberato conduce al pittoresco borgo di Bellagio, che si sviluppa su questo promontorio come una lingua di terra posta tra i due rami del Lario.

#6 Pietra Pendula, dall’alone magico e misterioso

Credits: m24o.it – Pietra Pendula

Nascosta tra i boschi sopra il borgo di pescatori di Torno, questa pietra dall’alone magico e misterioso è facilmente raggiungibile tramite una mulattiera che sale fino alla località di Montepiatto. Misteri a parte, si tratta di uno dei tanti massi erratici presenti in queste zone con la particolarità di essere in bilico sopra una roccia di dimensioni più piccole.

#7 Basilica di Sant’Abbondio, la cappella sistina lariana

Basilica di Sant’Abbondio

Con le sue inconfondibili “torri gemelle”, questo piccolo gioiello romanico nascosto è uno dei più belli della città. Sorta fuori dalle mura, la chiesa è stata cattedrale fino al 1013 e successivamente affidata all’ordine benedettino che le diede l ’aspetto attuale.

Credits: universicomo.i – Interno Abbazia di Sant’Abbondio

Al suo interno si resta stupefatti nell’ammirare il bellissimo ciclo di affreschi dell ’abside realizzati nel trecento ad opera del Maestro di Sant’Abbondio e denominata la “cappella sistina” lariana.

Leggi anche: 7 MERAVIGLIE NATURALI poco conosciute nel NORD Italia (MAPPA)

MATTIA GALBIATI

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LONDRA SVUOTATA come le vecchie miniere. MILANO RISCHIA lo stesso?

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Londra è in piena crisi. Solo il 20% dei lavoratori sono rientrati in ufficio: il suo modello di concentrare milioni di persone in città sembra perdere le sue fondamenta, rischiando di perdere centinaia di migliaia di residenti. Milano sembra reggere anche se da Febbraio 12.000 persone hanno cambiato residenza. Cosa può succedere adesso?

LONDRA SVUOTATA come le vecchie miniere. MILANO RISCHIA lo stesso?

Pubblichiamo estratti articolo di Luigi Ippolito per “Il Corriere” – La crisi di Londra: City svuotata come le miniere?

# Nella capitale solo il 20% dei cittadini è tornato al lavoro

Londra si è spenta per sempre? Il timore è fondato: la City resta una città fantasma, gli uffici deserti, i caffè chiusi, poca gente in giro. Perché è successo qualcosa che nessuno aveva previsto: gli inglesi si sono rintanati in casa e non hanno nessuna voglia di venirne fuori. Le cifre parlano da sole: nel resto d’Europa fra il 70 e l’80% dei lavoratori è tornato in ufficio, mentre in Gran Bretagna siamo sotto il 40% e a Londra non si arriva al 20%. Il governo aveva programmato per questa settimana una campagna per incoraggiare la gente a tornare alla scrivania, ma ha desistito: di qualche giorno fa una vignetta sul Telegraph  che ritrae Boris Johnson impegnato a trascinare inutilmente un riottoso bulldog fuori dalla sua cuccia sormontata dalla bandiera britannica. Un recente sondaggio della Bbc, ha infatti scoperto che nessuna delle maggiori 50 aziende britanniche ha predisposto alcun piano per riportare i dipendenti in ufficio. A dare l’esempio, in teoria, dovrebbero essere gli statali, ma i ministeri hanno cominciato a pubblicare offerte di lavoro in cui si precisa che si tratta di starsene a casa davanti a un computer.

# Il traffico sui mezzi pubblici ridotto del 70%, pochi clienti e il modello “Londra” è andato in crisi

Non è in gioco solo la paura del Covid: soprattutto i londinesi, sono stati ben contenti di rinunciare a giornate che comportavano ore di viaggio schiacciati in metropolitana, pasti precari e costosi e stressanti interazioni con capi e colleghi. E infatti il traffico sui mezzi pubblici si è ridotto del 70 per cento. Il risultato, però, è catastrofico: l’intero sistema economico su cui si reggeva la capitale britannica è entrato in crisi. Il caso emblematico è quello di Pret à Manger, la catena di sandwich, presente ovunque a Londra: costretti a licenziare un terzo dei dipendenti perché la massa di clienti è sparita. Come è stato fatto notare, per ogni lavoratore che resta a casa ce n’è uno che perde il posto. È il modello di business della capitale che è andato in crisi: finora si basava sull’idea di concentrare milioni di persone nel centro della città, alimentando l’indotto più svariato. Ma adesso la pandemia ha fatto scoprire che la tecnologia attuale rende superfluo tutto ciò, perché si può fare tutto da casa. Qualcuno ha paragonato il destino di Londra a quello delle miniere del Nord dell’Inghilterra negli anni Ottanta: quando il loro modello diventò obsoleto, furono costrette a chiudere. Succederà lo stesso a quella che era la metropoli più elettrizzante del mondo?

Estratti articolo di Luigi Ippolito per“Il Corriere” – La crisi di Londra: City svuotata come le miniere?

# Milano ad oggi ha perso 12.000 abitanti dopo il record raggiunto a inizio anno di 1.406.057

Ma qual è la situazione di Milano? Sta rischiando lo stesso pericolo di Londra?

A febbraio aveva raggiunto l’ultimo picco di 1.406.057 residenti ufficiali. Da quel momento in poi ha perso 12.000 residenti, compresi i 2.200 deceduti causa Covid. Il ritmo con cui si svuota la città è in media di duemila abitanti al mese.  L’ultimissima rilevazione anagrafica dice che i residenti sono ora 1.394.194. Dopo la lunga decrescita post-industriale che aveva portato la capitale del Nord a perdere quasi mezzo milione di abitanti in un ventennio, da 1,7 a 1,2 milioni, era iniziata negli anni Dieci la lenta risalita, diventata boom negli anni di gloria del dopo Expo, quelli di Milano “place to be”. Una città che cresceva, si arricchiva, cambiava volto, attraeva energie e quindi nuovi abitanti. Esattamente un anno fa il sindaco Sala era a celebrare l’abitante numero 1.400.000: un giovane avvocato arrivato da Catania.

Fonte: Il Corriere

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🔴 Oltre i 100 CASI a Milano il SISTEMA va IN TILT

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Credits: giornaledeinavilgi.it

Il direttore dell’Ats di Milano Demicheli lancia l’allarme sulla capacità del sistema sanitario di gestire i tamponi da effettuare ai cittadini e il coinvolgimento dei contatti delle persone positive per circoscrivere i focolai. Già con 100 casi al giorno significa coinvolgere un migliaio di persone per il tracciamento e con la riapertura delle scuole questa soglia potrebbe essere superata, mettendo tutto il sistema di controllo in grave difficoltà.

🔴 Oltre i 100 CASI a Milano il SISTEMA va IN TILT

# Il sistema sanitario a rischio tenuta nella gestione di tamponi e tracciamento

Il sistema sanitario milanese rischia di venir messo a dura prova dalla gestione di tamponi e tracciamento. È quanto afferma Vittorio Demicheli, direttore sanitario dell’Ats di Milano, intervenuto a un confronto online promosso dai sindacati Cgil, Cisl e Uil di Milano sul tema «Quale sanità a Milano dopo Covid-19?». Secondo il medico se i casi di Covid a Milano rimangono sotto i cento, non sussistono problemi, ma in caso di superamento della soglia sarebbero guai seri e diventerebbe quasi impossibile circoscrivere i focolai. 

A sentire le sue parole preoccupano ancora di più i dati dei giorni scorsi, soprattutto quando si sono contati 112 casi. A ricalibrare la situazione i dati di domenica 6 settembre con 51 e di lunedì 7 settembre con 27 casi a Milano città e una ventina nell’hinterland. La preoccupazione arriva ora con l’apertura delle scuole.” (…)

# Con 100 casi al giorno, un migliaio di persone da coinvolgere per il tracciamento. Oltre questa soglia la situazione sarebbe ingestibile 

La soglia dei casi da gestire con i tamponi è limitata perché legata alla capacità di circoscrivere rapidamente i focolai. Secondo Demicheli: “Finché stiamo sotto 100 casi al giorno – il che vuol dire circa un migliaio di persone da coinvolgere, tra interviste, contatti personali e di lavoro, e così via – il sistema non accumula ritardi. Se si va oltre questo, la nostra capacità di reazione si indebolisce. Seppur molto aumentata rispetto al passato, questa capacità andrà in crisi se i casi aumenteranno molto».  (…)

Come aggiunge il direttore dell’Ats Milanese, la capacità diagnostica è migliorata, rimane però il problema della rapidità di comunicare al cittadino l’esito del tampone. “Siamo migliorati. Riusciamo a fare i tamponi in poche ore. Però non riusciamo ancora a comunicare l’esito altrettanto velocemente. Mi auguro comunque che la capacità di fare test aumenti sempre di più“. Il rientro dalle vacanze è stato emblematico: “Solo per la zona di Milano ha coinvolto più di 40.000 persone che in teoria avrebbero dovuto avere risposte nel giro di 48 ore. Ma anche in questo caso non era mai stato fatto di sottoporre a tampone entro 48 ore tutti i viaggiatori che provenivano da particolari mete. Si è dunque cercato di porre rimedio“.

Estratti articolo di Maria Sorbi per “Il Giornale” – Milano a rischio: con più di cento casi collasserà il sistema anti focolai

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Il limite invalicabile

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Pensiero del giorno

Fin dove accetteremmo che in nome di una presunta sicurezza lo Stato ci dica quello che possiamo o non possiamo fare?

Può vietarti di lavorare da casa mentre sei asintomatico o in attesa di un tampone? Potrebbe proibire i rapporti intimi perché potenziale pericolo di diffusione del virus? Potrebbe vietare di fumare perché fumando si diffonde nell’aria il proprio respiro con rischio di propagare l’infezione?

Potrebbe vietarti di usare i tuoi soldi perché potenziale veicolo di contagio? Potrebbe impedire la diffusione pubblica di ogni tipo di informazione che possa allentare le forme di cautela per evitare il contagio? Lo Stato ti potrebbe impedire di fare qualunque cosa per evitare il rischio che tu possa fare del male a te o ad altri? 

Qual è il limite che consideriamo invalicabile?

E queste restrizioni servono a renderci la vita migliore o a togliere responsabilità ai nostri amministratori?

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I 7+1 LOCALI più ALTI di Milano (mappa)

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Radio Rooftop Bar

Milano non potrà di certo competere con le altezze delle metropoli americane e asiatiche, ma di certo negli ultimi anni sta scoprendo sempre più nuovi locali e ristoranti in grado di offrire splendidi panorami. Ecco la nostra lista con i 7+1 locali con il panorama da urlo di Milano. 

I 7+1 LOCALI più ALTI di Milano (mappa)

 

#1 Miview, il ristorante più alto di Milano

Credits: Andrea Cherchi - Vista da Miview Restaurant
Credits: Andrea Cherchi – Vista da Miview Restaurant

ll MiView Restaurant, posto al ventesimo piano del World Join Center al numero 30 di Viale Achille Papa a Milano, zona Portello, offre una vista spaziale verso CityLife, Porta Nuova e San Siro. Ad oggi è il ristorante più alto della città, in attesa dell’apertura di quello all’ultimo piano della Torre Galfa.

#2 LaGare Roof Terrace al 13° piano

Al tredicesimo piano dell’Hyatt Centric Milan Centrale un rooftop con vista a 360° su Milano, con comodi divanetti e alcune zone coperte. La terrazza è aperta tutte le sere dalle 19 a mezzanotte.

#3 Skyline Restaurant, il più glamour

Skyline Resaturant

Il Ristorante Skyline, che si erge all’undicesimo piano dell’Atahotel The Big, è uno dei ristoranti più glamour di Milano. Si trova al centro della movida di Corso Como e con il suo ambiente “caldo” è adatto a cene romantiche.

#4 Radio Rooftop Bar, dove degustare tapas internazionali 

Radio Rooftop Bar

Al decimo piano del prestigioso Hotel 5 stelle Me Milàn Il Duca, il Radio Rooftop richiama i locali della Grande Mela, di tendenza e adatto a chi a gusti cosmpoliti. Si potranno infatti degustare delle ottime tapas internazionali, oltre alla sua posizione strategica che regala una vista su Piazza Della Repubblica e su Porta Nuova.

#5 Terrazza 12, Brian & Barry, a un passo dal Quadrilatero della Moda

Credits: dinkey.net – Terrazza 12

Terrazza 12 è il cocktail bar del Brian & Barry Building di Piazza San Babila. Situato al decimo piano del fashion store, sarete catapultati in un’atmosfera anni ’50 grazie all’arredamento appositamente studiato, circondato da una terrazza con posti in prima fila per una vista spettacolare sulla Madonnina e sul nuovo skyline di Milano.

#6 Terrazza Gallia, con vista Stazione Centrale

Credits: hotelmypassion.com – Terrazza Gallia

Situato al settimo e ultimo piano dell’hotel Excelsior Gallia, tra i più lussuosi e probabilmente il più scenografico di Milano, il roof-top bar Terrazza Gallia dà il meglio di sè la sera quando la Stazione Centrale della città risplende in tutto il suo fascino.

#7 Ristorante Torre Prada, tra opere d’arte e alta cucina

Ristorante Torre Prada

Al sesto piano della torre progettata da Rem Koolhaas si scopre il ristorante Torre della Fondazione Prada. A circa 40 metri d’altezza, sui complessi 60 di tutta la torre, il ristorante occupa il sesto e il settimo piano e si apre sulla vista dello Scalo di Porta Romana con una terrazza panoramica di 160 mq.

#7+1 Ceresio 7 Pool & Restaurant, il più scenografico

migliori rooftop
Credits: ceresio7.com

Sul rooftop di un ex edificio industriale, precisamente al quarto piano di un palazzo un tempo proprietà dell’Enel, oggi sede del brand Dsquared2 troviamo Ceresio 7 Pool & Restaurant. Sicuramente uno dei più modaioli e trendy, con piscina a sfioro e una vista impagabile sullo skyline cittadino di Porta Nuova.

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Le SCRITTE più PROVOCATORIE sui muri di Milano

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Credits: pinterest

Volenti o nolenti i muri della nostra città sono pieni di scritte, il più delle volte si tratta di semplice imbrattamento fine a se stesso, a volte mandano messaggi espliciti nei confronti della società. Ecco la nostra raccolta con le scritte più provocatorie che abbiamo scovato.

Le SCRITTE più PROVOCATORIE sui muri di Milano

# I nostri diritti più in alto dei vostri profitti – San Siro

# L’arte è una puttana, costa!

# L’individualismo è il primo passo per l’infelicità collettiva  – San Siro

# Chi devasta e saccheggia è il capitale – Navigli

# La periferia vi guarda con odio – Missori

Credits: starwalls.it – La periferia vi guarda con odio

# Meno Eroismo Più Erotismo – Crocetta

# La cultura è femmina. Ecco perché cercano tutti di fotterla – Ticinese

Credits: emergenzeweb.it

# La catastrofe è ogni giorno in cui non accade nulla

Credits: pinterest

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🔴 Covid: tasso di mortalità crollato quando i medici non hanno usato i VENTILATORI meccanici (Studio ICNARC Londra)

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Credits: telegraph.co.uk - Spedizione ventilatori al servizio sanitario nazionale inglese

Già ad Aprile, nel pieno della pandemia, veniva sostenuto da numerosi medici e ospedali di tutto il mondo che l’utilizzo dei ventilatori meccanici nella terapia per curare i pazienti positivi, ricoverati terapia intensiva, fosse pericoloso e addirittura accelerare il processo degenerativo della malattia. Ora lo studio dell’Icnarc di Londra certifica come l’utilizzo di questi dispositivi abbia provocato più danni che benefici. I risultati sono stati comunicati dal governo inglese e riportati dai giornali britannici. Pubblichiamo la traduzione dell’articolo uscito su The Telegraph. 

🔴 Covid: tasso di mortalità crollato quando i medici non hanno usato i VENTILATORI meccanici (Studio ICNARC Londra)

Pubblichiamo traduzione articolo di Henry Bodkin per “The Telegraph” – Covid death rates dropped as doctors rejected ventilators

# Il calo nell’utilizzo di ventilatori ha ridotto di un terzo la probabilità di decesso nelle terapie intensive

I tassi di mortalità tra i pazienti affetti da Covid-19 gravemente malati sono diminuiti drasticamente poiché i medici hanno rifiutato l’uso di ventilatori meccanici, secondo l’analisi. Le probabilità di morire in un’unità di terapia intensiva sono passate dal 43% prima che la pandemia raggiungesse il picco al 34% nel periodo successivo.

Un rapporto del 3 settembre 2020 dell’ “Intensive Care National Audit & Research Centre” ha affermato che in quel periodo non sono stati introdotti nuovi farmaci né modifiche alle linee guida cliniche che potrebbero giustificare il miglioramento. Tuttavia, l’uso di ventilatori meccanici è diminuito drasticamente. Prima del picco dei ricoveri il 1 aprile, il 75,9% dei pazienti con Covid-19 è stato intubato entro 24 ore dal raggiungimento di una terapia intensiva, una percentuale che è scesa al 44,1% dopo il picco.

Nel frattempo, la percentuale di pazienti in terapia intensiva che hanno indossato un ventilatore è scesa di 22 punti percentuali al 61% su entrambi i lati curva epidemica. I ricercatori hanno suggerito che questo potrebbe essere stato il risultato di un “apprendimento informale” tra le reti di medici secondo cui i pazienti con ventilatori stavano andando peggio del previsto.

# Charlotte Summers, docente di medicina di terapia intensiva presso l’Università di Cambridge: “Gli esseri umani sono progettati per far entrare l’ossigeno nei polmoni aspirandolo, mentre il ventilatore lo soffia dentro” 

La dottoressa Charlotte Summers, docente di medicina di terapia intensiva presso l’Università di Cambridge, ha dichiarato: “Gli esseri umani sono progettati per far entrare l’ossigeno nei polmoni aspirandolo, con una pressione negativa, mentre il ventilatore soffia l’ossigeno nei polmoni mediante pressione positiva.” “Quindi ogni persona che utilizza un ventilatore, è sottoposta a un modo di respirare non ottimale rispetto a ciò per cui è stata “progettata” e, come ogni terapia che viene data a chiunque per qualsiasi malattia, ci sono indubbiamente degli svantaggi.

Ha aggiunto: “Tuttavia, è importante ricordare che non tutte le terapie sono adatte a tutti i pazienti, e per alcuni pazienti un ventilatore meccanico è l’unico mezzo per salvargli la vita“.

Fonte articolo: The Telegraph

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Conversazioni da Covid (storia vera)

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Conversazione da Covid (storia vera)

“Ciao X, quando ci vediamo?

“Non lo so perché da un paio di giorni ho un po’ di mal di gola. Ho chiamato il medico e gli ho chiesto di fare il tampone. Quindi ora sono in quarantena in attesa del tampone”

“Meno male che non ci siamo incontrati. Buona fortuna”

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3×3=9. Un INCONTRO D’AMORE ai tempi del Covid

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Credit: TvBoy

Ai tempi del Covid un incontro galante può avere conseguenze inaspettate. Ne abbiamo individuate almeno nove.  

3×3=9. Un INCONTRO D’AMORE ai tempi del Covid

Legenda:
Pandemista: “in nome della sicurezza si può derogare a qualunque libertà.” 
Negazionista: “il virus non esiste”
Realista: “in una nazione civile la libertà delle persone vale più della sicurezza”
Se non sai chi sei, qui il test sicuro per scoprirlo: Sei Pandemista, Negazionista o Realista? Il TEST per scoprire il tuo livello di COVID MENTALE

#1 Pandemista con pandemista

In caso di positività di uno dei due, succede il disastro. A tappeto vengono monitorati tutti i contatti con una lista potenzialmente infinita, come in una catena di Sant’Antonio.

#2 Pandemista con realista

In caso di positività del pandemista, il realista esaurisce il suo piano telefonico per cercare di convincere il pandemista ad avere un approccio razionale al problema.

#3 Pandemista con negazionista

In caso di positività del pandemista, riceve minacce di morte dal negazionista nel caso in cui faccia il suo nome.

#4 Realista con pandemista

In caso di positività del realista, il pandemista viene avvertito in modo ambiguo per evitare l’esplosione di denunce e di tamponi.

#5 Realista con realista

In caso di positività di uno dei due, si sentono per telefono e valutano insieme il da farsi.

#6 Realista con negazionista

In caso di positività del realista si sentono per telefono e il negazionista mette alla prova il suo senso di realtà..

#7 Negazionista con pandemista

In caso di positività del negazionista nessuno viene a sapere nulla.

#8 Negazionista con realista

In caso di positività del negazionista, questo telefona al realista dicendo: “mi è successa la cosa più incredibile del mondo”.

#9 Negazionista e negazionista

In caso di positività di uno dei due si fanno un mare di risate.

Leggi anche: Sei Pandemista, Negazionista o Realista? Il TEST per scoprire il tuo livello di COVID MENTALE

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La regressione postale

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Pensiero del giorno

C’erano voluti decenni perchè alle Poste si arrivasse a un protocollo perfetto a prova di qualsiasi contagio, con i distributori di numerini e di turni distanziati, evitando code e assembramenti. 

Per una volta sembrava che si fosse mosso in anticipo ed eravamo pronti all’emergenza. Invece no: ora alle Poste devi stare in coda finchè nell’ufficio ci sono solo quattro persone. A quel punto puoi entrare i prendere il numerino che essendo l’ufficio vuoto, ormai è superfluo. 

Invece di prendere il numerino e startene a distanza in attesa del tuo turno, sei costretto a stare in coda fuori, favorendo l’assembramento.  

Una vera dimostrazione per i negazionisti che il Covid esiste e ha preso anche le menti.

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🔴 La FRANCIA riduce la QUARANTENA a 7 GIORNI

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Dopo la Svizzera e altri Paesi anche la Francia accorcia i tempi di quarantena.

La motivazione? Per il Consiglio scientifico del Governo francese: «si è più contagiosi nei primi cinque giorni dall’apparizione dei sintomi o dalla positività del tampone».

Il consiglio scientifico della Francia ha dato pertanto il proprio via libera alla riduzione da quattordici a sette giorni della durata dell’isolamento per le persone risultate positive al Coronavirus.

Lo ha annunciato il ministro della Salute, Olivier Véran. La decisione verrà adottata in modo formale a partire da venerdì.

Nei loro più recenti interventi, il Presidente Macron e il primo ministro Castex hanno entrambi dichiarato che la priorità per la Francia ora è di tornare alla serenità e di rilanciare l’economia. 

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A Milano 11 ANNI di STIPENDIO per comprare CASA. Il doppio della media nazionale

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Ieri abbiamo pubblicato l’appello di una giovane lavoratrice di Milano: “Metà stipendio in affitto: pensate anche a noi giovani lavoratori di Milano?“. “Prendere un monolocale a Milano”, aveva scritto al sindaco, “significa devolvere il 50% del proprio stipendio” e ancora “Vivo a Milano ormai da sei anni. Anche se avessi avuto già sei anni fa la possibilità di sottoscrivere un mutuo, a quest’ora avrei pagato solo un buon 15% del costo medio di un appartamento milanese.

Oggi Tecnocasa conferma la nostra città in testa alla classifica delle città in cui servono più anni di lavoro per l’acquisto di un’abitazione. Vediamo i risultati della ricerca e verifichiamo se la situazione di Milano è così insolita a livello internazionale. 

Leggi anche: una casa per tutti: il piano per Milano da inserire nel Recovery Fund

A Milano 11 ANNI di STIPENDIO per comprare CASA. Il doppio della media nazionale

# In Italia prezzi immobili in calo del 2,6%, a Milano rimangono stabili

Come riporta il Corriere della Sera, l’analisi condotta dall’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa sui dati del 2019 certificano che per acquistare un’abitazione, a livello nazionale, sono necessarie 6,6 annualità di stipendio.

Le cifre però variano molto a seconda della città in questione e la cifra indicata è soltanto una media. Nel 2020 si è registrato un generale calo dei prezzi, anche se minimo, delle case a causa dell’emergenza oltre al contestuale calo dei redditi percepiti dagli italiani, dovuto proprio al lockdown. L’anno dovrebbe chiudersi con un abbassamento dei prezzi del 2,6% in media nelle grandi città, salvo alcune tra cui Milano dove dovrebbero rimanere sostanzialmente invariati.

# A Milano 11,1 anni di stipendio per comprare casa, media europea a 15 anni, a New York solo 4

Indagine Tecnocasa

Milano è in testa nella classifica delle città in cui comprare casa è più difficile, scambiandosi negli ultimi dieci anni la posizione con Roma che nel 2009 era al primo posto. Oggi ai lavoratori milanesi servono 11,1 anni di stipendio contro la media nazionale di 6,6 in calo dai 9 di una decade fa, davanti a quelli romani con 9,3 annualità, poi Firenze con 9. Staccata Torino con 4,8 annualità e all’ultimo posto Palermo, in cui ne sono necessarie solo 3,6. 

All’estero si registrano situazioni contrastanti. Milano si pone al di sotto della media europea che è attorno ai 15 anni, con Parigi, Amsterdam e Londra che richiedono rispettivamente circa 22, 19 e 18 anni di stipendio per l’acquisto di un’abitazione. Nel mondo i casi eccezionali sono New York dove in media servono solo 4 anni di lavoro per un appartamento da 100 mq, mentre a Hong Kong si può arrivare a 125 anni.

Fonti: Mutuionline  Il Corriere e Il Sole24ore

Leggi anche: 🔴 A Milano metà dello STIPENDIO nell’AFFITTO. L’appello: “Pensate anche a noi GIOVANI LAVORATORI?

Una casa per tutti: il piano per Milano da inserire nel Recovery Fund

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🔴 A Milano metà dello STIPENDIO nell’AFFITTO. L’appello: “Pensate anche a noi GIOVANI LAVORATORI?

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Molti lavoratori fuori sede sono stati costretti a lasciare la città, per via della riduzione dello stipendio o della scadenza dei contratti di lavoro causa Covid. Molti altri però sono rimasti e continuano a contribuire al benessere economico di Milano. Rimane però il problema del caro-affitti, insostenibile con il livello retributivo della metropoli, troppo basso rispetto alla media europea e al costo della vita. L’appello di una lavoratrice a Beppe Sala e la risposta indiretta del Sindaco.

A Milano metà dello STIPENDIO nell’AFFITTO. L’appello: “Pensate anche a noi GIOVANI LAVORATORI?

# L’appello di una giovane lavoratrice 

Vivo a Milano ormai da sei anni. Anche se avessi avuto già sei anni fa la possibilità di sottoscrivere un mutuo, a quest’ora avrei pagato solo un buon 15% del costo medio di un appartamento milanese.

Prendere un monolocale a Milano significa devolvere il 50% del proprio stipendio (medio di circa 1300 euro) in affitto di e spese condominiali. Un monolocale di circa 20mq. Un letto, un mezzo frigo e forse una lavatrice, se ti va bene lo paghi 600 euro. Condominio, luce, gas, tari, internet a parte chiaramente. Magari ti tolgono qualcosina dall’affitto se non registri il contratto. Magari. Chi lo sa.

Caro Sindaco, caro Governatore, pensate anche a noi giovani lavoratori fuori sede i quali contribuiscono a far crescere continuamente l’economia milanese, non pensate sia arrivato il momento di aiutarci e sostenerci? Come possiamo vedere un futuro roseo se non riusciamo neanche a metterci da parte un euro a garanzia di un qualcosa?

# Il Sindaco dice che non ha nessun potere

Beppe Sala in un post del 4 settembre sulla sua pagina Facebook, tra i vari temi esplorati, affronta anche quello del caro-affitti: “Gli affitti a Milano sono troppo alti e rischiano di portare parte della popolazione più giovane a dover lasciare la città. Una soluzione non è facile da individuare, essendo tecnicamente non semplice inserirsi in accordi tra privati. Ma ci lavoreremo, su questo e su altro.”

# La proposta di Milano città stato: usare il Recovery oppure rendere Milano una città regione

Spiace che un Sindaco che ha ben chiara la situazione, conosciuta da anni non da mesi, non sia in grado di accennare nemmeno un paio di proposte da sviluppare, chiudendo il discorso con “ci lavoreremo”.

Questo problema insieme ad altri storici di Milano, come l’inquinamento atmosferico, necessitano di creatività e di uscire fuori dagli schemi, partendo magari dal richiedere di avere più poteri per la città come Milano Città Stato invoca da tempo. In questo modo si potrebbe fare sperimentazioni in tempi rapidi o magari prendere spunto dalle esperienze estere come Vienna, Berlino o la Francia.

Un’altra strada è quella di provare a inserir nelle richieste per il recovery Fund un progetto per rendere più sostenibile Milano sul tema della casa, come nella proposta di Milano Città Stato: una Casa per Tutti

Leggi anche: #7 Recovery per Milano: una casa per tutti

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Il lato oscuro del Comune

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Il pensiero del giorno

La notizia del giorno è l’istituzione degli autovelox anche in città. Sarà un deterrente ad eccessi di velocità e una fonte di ricavi supplementari del Comune.

In effetti il bilancio del Comune di Milano è in crisi. Perché è in crisi?

Paradossalmente è in crisi proprio per un uso più positivo e pulito della loro città da parte dei cittadini. È in crisi perché negli aeroporti, di cui il Comune è azionista, si vola di meno e quindi ci sono meno inquinamento e rumore. È in crisi perché la gente usa meno l’auto e quindi paga meno multe, meno parcheggi e meno ingressi nell’Area C.

I comportamenti virtuosi dei cittadini distruggono l’economia del Comune: finchè non avrà una vera autonomia di bilancio, il Comune ha bisogno di gente che sporchi, indisciplinata e che infranga le regole. Altrimenti finisce in bancarotta.

Leggi anche: Milano, autovelox in strade urbane e Zone 30

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🔴 ROMA vuole 25 MILIARDI del Recovery Fund: tra le priorità la FUNIVIA

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Credits: radiocolonna.it - Rendering funivia di Roma

Il Messaggero “scova in rete” il piano presentato dal Campidoglio al Governo, per cui ricevere le risorse dall’Europa. Un piano confuso e fumoso, senza una visione, con una richiesta di 25 miliardi di fondi europei per 159 progetti, tra cui la creazione di un rating per le piccole e medie imprese, “la formazione innovativa in nuove professioni, oltre alla funivia Clodio-Monte Mario-Ponte della Musica. Rispetto ai 159 progetti, Milano città stato ne ha individuati questi sette per la nostra città: verranno inseriti nel piano del governo?

Leggi anche: Recovery Fund: i sette progetti da finanziare per rilanciare Milano, scelti da Milano Città Stato 

🔴ROMA vuole 25 MILIARDI del Recovery Fund: tra le priorità la FUNIVIA

Pubblichiamo estratti articolo de “Il Messaggero” – “I soldi del Recovery Fund per la funivia” Il Piano del Campidoglio al governo 

# La richiesta di Roma: 25 miliardi per 159 progetti, tra cui la funivia Clodio-Ponte della Musica

Il quotidiano “Il Messaggero” racconta il declino di una città senza un orizzonte: “Il Recovery Fund potrebbe essere oggi per Roma quello che fu per la preparazione del Giubileo del 2000 negli anni 90. Ma quale è oggi l’idea, il progetto e la visione per la città? In vista del Giubileo la città degli anni ’90 fu spinta a rialzarsi da un decennio opaco per mettersi all’altezza del suo ruolo in mondo allora pieno di speranza. Oggi il contesto è profondamente diverso, dobbiamo tutti rialzarci da una crisi mai immaginata. Dall’Europa una risposta robusta e coraggiosa. Ma la città continua ad essere senza bussola, e se continua così, è destinata a mancare completamente l’appuntamento.”

Come riporta il quotidiano romano esiste “un documento online presentato dalla giunta capitolina al Governo per accedere ai fondi europei. Non è un piano, non è una visione, è una lunga lista di desideri. Si chiedono 25 miliardi per 159 progetti che spaziano dalla creazione di un rating per le piccole e medie imprese, alla formazione innovative per le nuove professioni, alla funivia Clodio-Monte Mario-Ponte della Musica. Non è purtroppo uno scherzo, il Comune di Roma chiede all’Europa i soldi, tra le altre cose, per la famosa funivia. Ma il Recovery Fund o meglio il Next Generation EU non può essere ridotto a una burla su Internet, ma un fondamentale snodo della storia Europea, in cui lo sforzo finanziario collettivo deve corrispondere a una presa di responsabilità piena dei territori e delle città.

# Non serve uno stato dirigista o comune spendaccione, ma una regia e una definizione delle priorità. A Milano hanno Mind dopo Expo, a Napoli il centro tecnologico con Apple

Prosegue il Messaggero: “A Roma hanno sede università di qualità globale, imprese infrastrutturali che lavorano in tutto il mondo, le principali aziende energetiche d’Italia” (…) “settori avanzatissimi come areo-spazio e farmaceutica” (…)”È tempo che le politiche urbanistiche, i piani di trasporto e viabilità, le politiche regolatorie e di incentivi, operino in maniera coordinata per favorire e coordinare queste vocazioni esistenti. Non serve uno stato dirigista o comune spendaccione, ma una regia e una vera definizione delle priorità costruita partire dalle competenze presenti in città. A Milano nasce il tecnopolo nell’Area Expo; a Napoli il moderno centro tecnologico di San Giovanni Teduccio con imprese del calibro di Apple, Cisco e Ferrovie dello Stato.”

“A Roma potrebbe nascere il principale parco sui temi della sostenibilità climatica e ambientale facendo diventare la città un laboratorio della trasformazione green, dal ciclo dei rifiuti alla decarbonizzazione.” (…) “Il punto è non pensare più a cosa succede tra sei mesi, ma concentrare gli sforzi (e le risorse del Recovery Fund)  per la Roma che sarà tra dieci anni.

Fonte articolo: Il Messaggero

# Roma ha presentato un piano confuso, Milano resta in silenzio. Questi i sette progetti prioritari da presentare

Roma ha presentato un piano confuso. Al momento Milano invece resta in silenzio. Rinnoviamo l’invito al sindaco e al governatore di inserire questi sette progetti nel piano del governo per il Recovery Fund: Recovery Fund: i sette progetti da finanziare per rilanciare Milano, scelti da Milano Città Stato 

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7 CURIOSITÀ che nessuno conosce delle SCUOLE di Milano

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casa del sole

Dalle primarie ai Licei, Milano è sempre stata all’avanguardia nelle attività per studenti, ma in molti ignorano che alcune scuole racchiudano dentro le proprie mura curiosità e aneddoti inimmaginabili. Che si tratti di curiosità storiche, peculiarità o solo originali iniziative, val la pena di conoscerle. Ne abbiamo selezionate alcune per voi.

7 CURIOSITÀ che nessuno conosce delle SCUOLE di Milano

#1 Lasciate ogni speranza voi ch’entrate: il record di bocciati del Giorgi

Benvenuti all’Istituto Giorgi di viale Liguria. Alias, la scuola col più alto tasso di bocciatura di tutta Milano. Non sappiamo se sia per una presenza di professori più severi della media o per esigenze della direzione, fatto sta che, a quanto pare, il Giorgi è una vera e propria ecatombe per i non secchioni.

Nel 2011 suscitò scalpore il caso di Valerio: unico promosso presso la classe IV metalmeccanici.  Una sezione di 24 arditi studenti, di cui 14 furono fermati per giudizio sospeso ( i vecchi “rimandati”) e ben 9 furono bocciati. Non un caso isolato. Secondo le statistiche, infatti, nel 2014 dovette ripetere l’anno il 37,9% dell’intero istituto.

#2 La rivolta dei prof al Donatelli-Pascal

Se per buona parte degli ITIS o dei Licei l’autogestione è la naturale anticamera dell’occupazione, è pur vero che raramente, al giorno d’oggi, si sono visti professori incrociare le braccia al posto degli studenti.

A meno di non aver frequentato le aule del Liceo Scientifico Donatelli-Pascal di Viale Campania a maggio 2018, quando a seguito di questioni irrisolte e presunte irregolarità nella gestione dell’istituto sono scoppiati dei diverbi che hanno portato anche all’intervento della polizia.

A fine anno, a far le valigie chiedendo il trasferimento in altre scuole saranno 14 docenti su 75, oltre ai segretari d’istituto.

#3 Non aprite quella finestra: antipasto di lockdown al Pertini

Sempre l’anno scolastico 2017-2018  ha visto un’altra vicenda catturare l’attenzione del Municipio 5 di Milano, periferia centro meridionale della città. Per l’esattezza a Gratosoglio. Dove la Scuola Secondaria di primo grado Sandro Pertini di via Boifava ha vissuto un’esperienza alquanto antipatica. A causa (pare) di uno scadente intervento di ristrutturazione risalente al 2010, 450 adolescenti dell’istituto sono stati costretti a restare chiusi e sigillati in classe per alcuni mesi, da novembre sino a primavera inoltrata, impossibilitati ad aprire le finestre per “motivi di sicurezza” decretati dalla ditta responsabile dei lavori, nell’imbarazzo generale della direzione scolastica. Un vero e proprio lockdown prima del lockdown.

#4 Lezioni di Ebraismo al Parini

Ci sono Licei che hanno scritto la storia di Milano. Ad esempio il Beccaria, il Manzoni e il Parini, quest’ultimo famoso anche e soprattutto per le lotte studentesche degli anni ’60.

Il Liceo classico intitolato al poeta illuminista italiano vanta però un’ulteriore distinzione: è stato infatti fra i primi collegi in Italia a inserire nell’offerta didattica corsi di religione ebraica, anche se nel 1938-39, con l’espulsione forzata di una sessantina di studenti e di tre docenti ebrei dalla scuola, la tolleranza e l’intelletto di stampo risorgimentale che avevano contraddistinto l’istituto dall’Unità d’Italia in avanti subirono una brusca battuta d’arresto.

#5 La scuola all’aperto alla Casa del Sole

Fra le curiosità sugli istituti milanesi non possiamo non parlare di un’altra scuola media, la Casa del Sole di Via Giacosa. Fondata negli anni’20 come istituto pedagogico all’interno del Parco Trotter, si contraddistinse sin dagli inizi come modello di scuola all’aperto, grazie a classi di studio e attività svolte sui prati, in una struttura nata e concepita come un fiore nel cemento e sviluppatasi su un fazzoletto d’erba verde stritolato fra case popolari. Pochi sanno che durante il secondo conflitto mondiale l’istituto svolgesse funzione di Sanatorio, rappresentando un’ancora di salvataggio da tisi e poliomelite per i figli di operai che vivevano in case senza finestre e circolazione d’aria.

Prima ancora del Sanatorio, la zona ospitò dal 1906 il primo Ippodromo di Milano, di proprietà della Società Trotter. Da cui il nome del parco, che seppur si trovi in una zona molto difficile della città, riesce a conservare al suo interno, come un gioiello in un prezioso scrigno, il vanto della Casa del Sole.

Leggi anche: Parco Trotter e i progetti di riqualificazione della Casa del Sole

#6 Orti nelle scuole

Restando sul green, presso svariate scuole a Milano sono attualmente da segnalare interessanti attività promosse da vari enti per un avvicinamento degli studenti all’ambiente.

Ad esempio il percorso didattico Orti nelle scuole, progettato da agronomi ed educatori e ideato da Milanoperibambini.it, così come l’iniziativa Frutta a metà mattina, sponsorizzata dal Comune di Milano per alunni di scuola dell’infanzia, primaria e secondaria.

Veri e proprio percorsi scolastico-educativi concordati con i docenti, per avvicinare gli studenti più piccoli alla realtà agricola, alle sane abitudine nutrizionali, alla riduzione dello spreco alimentare e al riciclo e riutilizzo responsabile dei materiali. Alla scoperta del ciclo ecologico della natura. 

#7 Se il compagno di banco è… un pulcino

Oltre al Trotter, anche presso la Rinnovata Pizzigoni in zona Ghisolfa sono attivi dei progetti di Fattoria Didattica, un metodo pedagogico moderno e originalissimo in cui gli alunni possono passare parte della loro giornata fra galli, pulcini e galline. Alla Pizzigoni (un istituto corposo, con 612 alunni distribuiti in 25 classi) sono presenti circa una trentina di animali.

Prevalentemente oche, pavoni, fagiani e qualche asinello. Simpatici ospiti a due o quattro zampe di un’istituzione scolastica che, da sempre, cerca di far concentrare gli studenti non sull’accumulo di nozioni ma sullo sviluppo di competenze. A stretto contatto con la natura. 

Leggi anche: 5 Fattorie top a due passi da Milano

CARLO CHIODO

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