7 POSTI a MILANO per dirsi ADDIO

Milano è una città ricca di sorprese e può fornire l'ambientazione ideale per il gran finale di un amore piccolo o grande.

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Dal film Casablanca

Per chi vuol emulare Humphrey Bogart che saluta per sempre Ingrid Bergman si può restare a Milano senza dover per forza andare a Casablanca. Milano è infatti una città ricca di sorprese e può fornire l’ambientazione ideale per il gran finale di un amore piccolo o grande.

7 POSTI a MILANO per dirsi ADDIO

#1 A un binario della Centrale

Credits: milanopost.info

Architettonicamente interessante è stata ultimata durante il Ventennio e conserva in sé molte caratteristiche di quel periodo dove marmi e statue venivano utilizzati come non ci fosse un domani. Ma il piatto forte rimangono i binari: davanti a loro si è certi che un treno, prima o poi, porterà via chi non dovrà far più parte della nostra vita. Un addio da nouvelle vague, per veri professionisti.

#2 A San Babila 

Credits: mapio.net

Per chi sceglie San Babila, dopo una breve passeggiata in Corso Vittorio Emanuele, si hanno diverse opzioni per lasciar andare il perduto amore. Tra metropolitana, mezzi di superficie, compreso il Linate express, non si ha che l’imbarazzo della scelta e si è certi che ovunque debba andare colui o colei che si vuol lasciare, qualche mezzo sarà quello giusto. Per addii organizzati

#3 Al Cimitero Monumentale

Credits: italiaatavola.net

Suggerito per chi vuole sottolineare l’aspetto definitivo e un pizzico apocalittico dell’addio. Sebbene sia un luogo frequentato anche dagli estimatori dell’arte, rimane sempre un cimitero, per di più in piena città. Un giro turistico che, casualmente, porta davanti all’ingresso del Monumentale, può essere perfetto per sancire una separazione irrevocabile. Se si vuole esagerare l’ultimo saluto lo si può dare all’interno del camposanto. Per chi è senza cuore 

#4 A San Vittore

Credits: radiolombardia.it

Una soluzione per chi voglia sottolineare la libertà che segue all’addio. Gli alti muri grigi sorvegliati dalla polizia e la totale mancanza di calore umano giocano un ruolo determinante per avvalorare la tesi che porterà, inesorabilmente, alla separazione delle strade. Per evasori dell’amore

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 #5 Alla Barriera di Melegnano (o alla rotonda di San Giuliano)

Credits: 7giorni.info

Indispensabile che i due futuri ex abbiano un proprio mezzo di locomozione. Risolto questo problema crediamo esistano pochi luoghi più brutti e sfigati di una barriera autostradale. Tra tutte, quella di Melegnano è veramente algida, non fosse che apre le porte per andare in splendide località.

Se si vuol evitare di dover percorrere il primo tratto autostradale con i due mezzi prima dell’uscita di Lodi ci si può fermare a San Giuliano, che con la sua rotonda non è da meno alla Barriera. Nemmeno il tempo di un saluto che si viene trascinati via dal traffico senza alcuna possibilità. Un ultimo cenno di addio prima di tornare verso la città dove non è complicato risollevarsi il morale. Per chi non vuole sorprese

#6 Al parcheggio di Linate

Credits: parkos.it

Fintanto che non verrà completata la metropolitana che collega l’aeroporto alla città, rimanere a piedi e senza punti di riferimento ha un’unica soluzione, quella di prendere l’aereo e andare. Confidando in questa scelta che sicuramente è la più plausibile, chiunque venga lasciato sul piazzale se ne tornerà mestamente da dove è arrivato. Oppure, dopo aver pianificato che non si ha più nulla da dire, portare l’altra ex metà a Linate, dà comunque un senso di leggerezza e di epica all’abbandono. In fondo Bogart l’addio alla Bergman lo dava sulla pista di un aeroporto.

#7 All’Ortomercato

Credits: milano.corriere.it

Percorribile solo per 2 lati del suo perimetro, fintanto che la zona non verrà riqualificata è uno dei luoghi che, di notte, mettono depressione anche se visti in foto. Inferriate, luci spente, qualche accampamento e la linea ferroviaria certamente non aiutano a trovare qualcosa di positivo e condurre verso la rottura un rapporto ormai incrinato è l’ultimo stadio prima della canna del gas.

Fra l’altro non è molto sicuro stazionare in zona, né a piedi né in macchina. Va da sé che la rottura già presente nell’aria si materializza con massima certezza. Per dare il colpo finale.

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ROBERTO BINAGHI

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Roberto Binaghi
Nato a Milano il 25 agosto 1965. Sin da bambino frequento l’azienda di famiglia (allora una tipografia, ora azienda di comunicazione e stampa) dove entrerò ufficialmente a 17 anni. Diplomato Geometra all’Istituto Cattaneo a 27 anni e dopo aver abbandonato gli studi grafici a 17, mi iscrivo a Scienze Politiche ma lascio definitivamente 2 anni dopo per dedicare il mio tempo libero alla famiglia e allo sport. Sono padre di Matteo, 21 anni, e Luca, 19 anni. Sono stato accanito lettore di quotidiani e libri storico-politici, ho frequentato gruppi politici e di imprenditori senza mai tesserarmi, per anni ho seguito la situazione politica italiana collaborando anche con L’Indipendente allora diretto da Vittorio Feltri e Pialuisa Bianco (1992-1994). Per questioni di cuore ho iniziato a seguire il mondo del basket dilettantistico ricoprendo il ruolo di dirigente della società Ebro per oltre 10 anni e della Bocconi Basket FIP dal settembre 2019 (ruolo che ricoprirò anche per la prossima stagione). Nel corso degli anni ho contribuito allo sviluppo di alcune start-up e seguito alcuni progetti di mia ideazione che hanno come obiettivo la rivalutazione del patrimonio meneghino oltre che un chiaro interesse sociale.