Dopo averne dato comunicazione a inizio estate Ryanair ha confermato che nessuno dei dipendenti della compagnia aree chiederà l’esibizione del Green Pass ai propri passeggeri. Con l’entrata in vigore del Green Pass sembra l’unica compagnia ad aver scelto questa linea.
Ryanair dice NO ai passaporti vaccinali
# Dal primo luglio è in vigore il green pass europeo
credits: open.online
Il primo luglio è entrato in vigore il “passaporto vaccinale”, “Green Pass” o “Certificato verde digitale”. Si tratta di un documento sanitario, cartaceo o digitale, comune a tutti gli Stati Membri che servirà ad attestare tre diverse “certificazioni”: il certificato di avvenuta vaccinazione, il certificato di tampone effettuato e con esito negativo oppure un certificato medico di attestata guarigione da Covid-19 negli ultimi 180 giorni.
Il Green Pass europeo nasce su proposta della Commissione europea con l’obiettivo di uniformare le norme e facilitare così la libera circolazione tra i membri della Ue e dell’area Schengen, senza discriminare chi non può vaccinarsi o sceglie di non farlo. In questo modo non saranno necessarie quarantene da “scontare” nel Paese di arrivo.
Il compito dei controlli del green pass è demandato, ma non in via obbligatoria, anche ai dipendenti delle compagnie aree in fase di check-in. L’unica che sin da subito si era schierata senza mezzi termini contro il passaporto sanitario, che l’Unione europea sta varando già nei primi mesi dell’anno, era stata la compagnia aerea irlandese Ryanair.
Il Ceo Michael O’Leary ha dichiarato che non verrà chiesto ai passeggeri il passaporto vaccinale perché ciò lederebbe il principio del libero mercato.
Sui voli a corto raggio in Europa della compagnia blu e gialla non verrà quindi richiesta
nessuna certificazione di vaccinazione. Un scelta confermata anche dopo l’effettiva entrata in vigore del green pass europeo.
# Pronti a viaggiare
In attesa di vedere come la decisione di Ryanair andrà a influire sulle scelte dei viaggiatori,
la compagnia ha dato il via a moltissimi nuovi voli per il 2021.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Immaginatevi un paese dalle case tutte molto simili, colori neutri e tetti talmente uguali che è impossibile distinguere i vari edifici. Un posto che si spera non esista. Ora immaginatevi un borgo di tante case tutte colorate o dall’origine antica. Molto meglio.
Fontanellato: il BORGO a COLORI
No, in Italia non è solo Burano il paese colorato. Certamente il più bello, ma non l’unico. Anche l’Emilia Romagna ha il suo borgo a colori, con una piazza che, oltre ad una fortezza medievale, ospita mille tonalità differenti.
# Il borgo a colori
Credits: artemilia.it Fontanellato
Fontanellato è un borgo in provincia di Parma di circa 7mila abitanti, conosciuto soprattutto perché ha la fortuna di ospitare il labirinto più grande del mondo. Labirinto della Masone a parte, il borgo in realtà è particolarmente ricco di storia e, al suo centro, c’è l’immensa Rocca Sanvitale di Fontanellato. Una fortezza medievale famosa per gli affreschi del Parmigianino e circondata, per di più, ancora da un fossato colmo d’acqua. Ed è proprio intorno alla Rocca che ci sono tanti edifici, alcuni dai colori accessi altri dalla tonalità pastello, che rendono magica l’atmosfera del paese. Sarebbe un po’ esagerato definirlo la “Burano dell’Emilia Romagna”, ma certamente rimane un borgo a colori.
# La storia e le bellezze di un posto unico
Credits: fontanellato.org Fontanellato
Fontanellato è il classico paese della bassa padana, con le vaste coltivazioni estensive e i fontanili o risorgive. È forse anche uno dei paesi più famosi della zona, principalmente reso noto grazie alla famiglia Sanvitale che vi si insediò a partire dalla fine del 1300 e lasciò la traccia più maestosa del paese, la Rocca. E sono proprio l’importanza e la bellezza di Fontanellato ad essere state riconosciute anche da alcuni enti particolari, che hanno conferito al paese sia il riconoscimento di cittàslow, grazie alla sua qualità urbana, le infrastrutture, l’ospitalità, la valorizzazione delle produzioni tipiche e dell’enogastronomia, sia quello di Bandiera Arancione del Touring Club.
A Fontanellato poi c’è molto altro: dal Santuario della Beata Vergine del Rosario, alle sue stradine da percorrere in bicicletta o a piedi, fino al buon cibo con i suoi prodotti tipici.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
I padri costituenti uscendo da una dittatura durata più di venti anni si posero come prerogativa fondamentale l’impossibilità di tornare a uno stato di controllo assoluto sulla vita dei cittadini, in particolare tutelando la libertà di espressione, il dissenso e i diritti delle minoranze.
Il principio fondante di tutto l’apparato normativo italiano è di impedire la ricaduta in un regime dittatoriale. A partire dalla doppia carica di Presidente della Repubblica e di primo ministro che si dividono la gestione del potere nel parlamento. Così come la netta di divisione di poteri, disattesa per lo più per potere legislativo ed esecutivo, e tutto l’impianto a tutela della libertà dei cittadini e della necessità di evitare qualunque forma di discriminazione contro le minoranze, memori dell’orrore delle leggi razziali.
Ci sono infiniti esempi di questo nelle norme che discendono a cascata dalla Costituzione, come quella che stabilisce che non si può fare la selezione della clientela: ad esempio, nessun esercizio privato aperto al pubblico può rifiutarsi di servire un cliente (art. 187 TULPS)
Paradossalmente tutta la normativa legata all’emergenza sembra costruita per disattendere proprio i principi fondanti della Costituzione, attraverso l’uso demagogico di cavilli alle norme nel nome di una generica idea di sicurezza dei cittadini. Norme relative alla salute che esistono ma che sono nella Costituzione subalterne rispetto a quelle principali che sono evocate nei primi e più importanti punti del trattato.
È vero che i costituzionalisti possono motivare qualsiasi cosa con una retorica strumentale, ma esistono dei principi fondamentali che trasudano dalla Carta e a cui ci si dovrebbe attenere indipendentemente dai singoli cavilli.
Disattendere questi principi è analogo all’elusione fiscale che rispettando le normative esistenti consente di non pagare le tasse. E per questo viene perseguita come l’evasione.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Una caffetteria in cui poter consumare una bevanda calda in compagnia dei suoi particolari padroni? Questa è l’offerta del Crazy Cat Cafè, un posto unico a Milano in cui i “gattari” possono realizzare il loro sogno: stare in compagnia di tantissimi mici, magari rilassandosi con i propri amici.
La CAFFETTERIA dei GATTI vicina alla CENTRALE
# Il Crazy Cat Cafè, ambiente unico nel panorama milanese, si ispira ai neko cafè giapponesi
Credits: @crazycatcafe IG
Un grande amore per i gatti e la strabiliante scoperta del Neko Cafè ad Osaka, in Giappone. Ecco quali sono stati gli ingredienti grazie ai quali, nel 2015, nacque il primo ed unico Cat Cafè della Lombardia.
Stiamo parlando del Crazy Cat Cafè, un ambiente unico a Milano. I suoi proprietari hanno voluto ricreare l’atmosfera intima e amichevole dei neko cafè giapponesi. Ovviamente, adattandola a quelli che sono i ritmi e lo stile di vita italiani.
Ma anche coniugandola con quelli che sono i veri padroni di casa: l’interno del locale è abitato da 9 gatti, tutti trovatelli e bisognosi di una casa, di una famiglia.
# Una nobile missione: sensibilizzare gli ospiti sull’adozione dei gatti randagi
Credits: @crazycatcafe IG
Sicuramente, il Crazy Cat Cafè è l’ambiente ideale in cui potersi rilassare con i gatti del locale e gustare i diversi prodotti offerti dalla cucina. Ma, la missione è anche un’altra: sensibilizzare sull’adozione dei gatti randagi e sul corretto comportamento che bisogna avere nei confronti dei nostri a-mici.
Ed è per questo che, solitamente, vengono organizzati eventi di beneficienza in collaborazione con le associazioni del territorio lombardo e con professionisti.
# I veri padroni di casa sono i gatti: ecco alcune regole da rispettare per non disturbare il loro benessere psico-fisico
Credits: @crazycatcafe IG
Al Crazy Cat Cafè il benessere psico-fisico dei gatti è al primo posto: questa è la loro casa e tutto il locale è stato arredato rispettando le loro esigenze comportamentali. Infatti, ci sono tiragraffi, tronchi, giochi e un’area lontana da tutti dove possono riposare.
E, ovviamente, ci sono anche delle regole da rispettare per tutelare i mici. Innanzitutto, l’ambiente non deve essere rumoroso: le grida possono spaventare i padroni di casa. Poi, bisogna sempre tenere a mente che i gatti non sono dei peluches, ma, anzi, degli animali molto indipendenti. E, ovviamente, è vietato portare altri animali all’interno del locale: lo sappiamo, i gatti sono molto territoriali e non prenderebbero di certo bene questa invasione.
Insomma, sono tutte misure che permettono a noi di vivere un’avventura unica a contatto con tanti gatti e a loro di continuare a essere rispettati dai loro ospiti.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Nella città di Wuppertal, nel Nord della Germania, si trova la Schwebebahn, una metropolitana molto diversa da quella che siamo abituati ad usare tutti i giorni. Questa linea ferroviaria è infatti sospesa, come suggerisce il suo nome che letteralmente significa proprio ferrovia sospesa. Qual è la storia di questo stravagante mezzo di trasporto?
La METROPOLITANA in ARIA: la “ferrovia sospesa”
# La costruzione della monorotaia sospesa: un’idea futuristica realizzata nel 1901
credits: rarehistoricalphotos.com
Sebbene l’idea di una linea metropolitana sospesa da terra possa sembrare futuristica e visionaria, la prima proposta di costruzione arrivò nel 1824. Il progetto venne poi messo da parte, forse perché sembrava un azzardo troppo rischioso, ma alla fine del XIX secolo l’idea venne ripresa e così iniziò la costruzione di una monorotaia sospesa alimentata ad elettricità.
Con un costo di 16 milioni di Goldmark, la valuta dell’impero tedesco dell’epoca, la linea ferroviaria venne inaugurata nel 1901 alla presenza dell’Imperatore Guglielmo II. Oggi la linea è ancora in funzione, conta 23 fermate ed è il più importante mezzo di trasporto della città.
# 23 fermate sospese: la linea è il più importante mezzo di trasporto di Wuppertal
credits: h53.5_photographie IG
La Wuppertaler Schwebebahn è sicuramente una delle prime linee ferroviarie sospese della storia. I convogli sono appesi ad una rotaia posta su una struttura portante, elevata rispetto alla superficie stradale. I veicoli, al contrario delle linee ordinarie, viaggiano quindi al di sotto della via di corsa anziché sopra di essa.
La monorotaia Schwebebahn è montata su un ponte di ferro lungo 13,3 km e alto tra i 7 e i 13 metri. Ancora oggi è il più importante mezzo di trasporto pubblico cittadino, in quanto offre sia spostamenti rapidi che una vista davvero unica e spettacolare.
# L’incidente mortale e la strana storia di Tuffi, l’elefante precipitato
credits: daniele0410 IG
La linea è considerata uno dei mezzi più sicuri al mondo, la probabilità di cadere fuori pista è infatti quasi nulla. Nelle curve, i vagoni si inclinano gentilmente per evitare di sottoporre i passeggeri a strattoni ed eventuali cadute, anche per questo il numero di incidenti è molto ridotto. Ce ne sono stati però un paio che è proprio il caso di menzionare.
Il primo, sicuramente il più tragico, è avvenuto nel 1988, quando un oggetto metallico incastrato sui binari ha provocato il deragliamento di una carrozza nel fiume sottostante. Il bilancio fu di cinque vittime e 49 feriti.
Il secondo incidente invece è decisamente bizzarro, tanto da essere entrato nella storia popolare di Wuppertal. Nel luglio del 1950, il Circo Althoff, al fine di promuovere uno spettacolo, decise di caricare una giovane elefantina di nome Tuffi sulla monorotaia. Il povero animale però, spaventato, uscì dalla fiancata del treno precipitando per circa 9 metri. Per fortuna la carrozza si trovava in quel momento sopra il fiume che permise all’elefantina un atterraggio fortunato, salvandole la vita. Questa storia inconsueta e curiosa viene oggi ricordata sia da un murales, posto su un edificio vicino a dove Tuffi è caduta, che in un libro per bambini, intitolato proprio “Tuffi e la ferrovia sospesa”.
Insomma, la linea ferroviaria sospesa è davvero un mezzo di trasporto curioso ed interessante. Che possa essere una nuova idea per la M6?
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il nostro paese nasconde dei luoghi che hanno un’anima e sono magici nella loro unicità, ma poco conosciuti. Ci incantiamo andando all’estero ed ammirando magnifici paesaggi, ma spesso la nostra erba è più verde di quella del vicino. Uno di questi luoghi si trova nella provincia di Macerata, nel comune di Fiastra, sopra il lago omonimo. Un paradiso immerso in una flora e una fauna molto ricche che ci accompagnano fino ad un paesaggio quasi marziano. Infatti è colorato dal rosso delle Lame, molto simile al Bryce Canyon negli USA ed ai camini delle Fate in Cappadocia.
Lame rosse: il CANYON delle Marche
# Introduzione alle Lame
Credits: zanconatoviaggi.it
Ma cosa sono queste Lame? Fanno parte dei monti Sibillini e si tratta di un complesso roccioso che ha perso la parte calcarea superficiale a causa dell`erosione degli anni. Essa ha fatto magicamente apparire il sub-strato, ovvero uno spettacolo di striature rossastre, composto per lo più da ferro, che conferisce questo colore alla montagna. Il nome “lame” invece arriva dal dialetto locale, deriva da “lamare” che significa “franare”. Descrive appunto questa roccia che, scivolando su se stessa, si auto-leviga.
# Come raggiungere le Lame
Credits: passamontagna.org
Il sentiero più facile per raggiungere questo canyon parte dalla diga del lago Fiastra ed è una passeggiata di un’ora circa, che non richiede particolare preparazione. Si attraversa un sentiero per lo più composto da roveri, lecci, carpini, rose canine e ovviamente da numerosi fiori e funghi.
La fauna invece è quella tipica degli Appennini: cinghiali, istrici, scoiattoli, ma anche gufi reali, civette, falchi Pellegrini.
Per i più esperti, ci sono vie più difficili, ma che nascondono ulteriori meraviglie come la grotta dei frati e le gole del Fiastrone.
Ma la vera domanda è… chissà se si possono trovare i nani delle montagne ferrose in questo luogo così fantastico?
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
L’Italia vanta di spiagge bellissime classificate tra le più belle del mondo, ne sono un esempio la Baia del Silenzio in Liguria, o la spiaggia Ficogrande di Stromboli. Tra le regioni italiane con il maggior numero di spiagge più belle e forse quella con quelle più colorate troviamo però la Sardegna. La spiaggia di Su Sirboni con le sue rocce rossastre o quella di Cala Tinnari, dove l’acqua si scaglia verso una spiaggia verdissima ricca di vegetazione, sono tra le spiagge più conosciute dell’isola. Non bisogna dimenticarsi però della Spiaggia Rosa di Budelli, una delle più belle non solo della Sardegna ma del mondo.
Tra le SPIAGGE più COLORATE al mondo c’è la SPIAGGIA ROSA italiana
# L’isola di Budelli nell’arcipelago della Maddalena
Credits: @ig_italia Budelli
L’isola di Budelli si trova a nord della Sardegna nell’arcipelago della Maddalena ed è tra le isole più belle della regione per le sue acque turchesi e la spiaggia di colore rosa. Fino al 2016 era di proprietà privata e oggi fa parte del Parco Nazionale dell’arcipelago. Neanche l’annessione al parco ha permesso però di poter visitare la spiaggia, prendervi un po’ di sole tra i suoi granuli rosa o nuotare nell’acqua cristallina. Comesempre, infatti, l’uomo ha rovinato le bellezze del nostro Paese: ancoraggi e agitazioni irregolari hanno rischiato di modificare la composizione sabbiosa e quindi la spiaggia è stata chiusa e sottoposta a vincoli di protezione ambientale. È possibile però vederla da lontano insieme ad una guida del Parco Nazionale oppure in una gita in barca (se si ha il permesso).
# Acque cristalline che si infrangono su una spiaggia rosa
Credits: @earthpix.world isola di Budelli
Nonostante sia possibile ammirare l’isola solo da lontano, le sue acque cristalline e la sua spiaggia sono molto apprezzate. La Sardegna in generale è conosciuta per la bellezza del suo mare e l’isola di Budelli non è da meno. Un’acqua limpidissima che termina verso una spiaggia rosacea, al di là della quale vi è una ricca vegetazione, in poche parole un paradiso terrestre. La bellezza dell’isola è stata esaltata anche nel celebre film di Michelangelo Antonini del 1964 “Deserto Rosso”.
# Ma perché è rosa?
Una volta ammirata la sua bellezza, probabilmente tutti si chiedono perché la spiaggia sia di questo colore. La spiaggia rosa di Budelli è ricca di piccoli frammenti di corallo, granito, conchiglie e gusci di molluschi. Il suo colore è dovuto però principalmente ad un microrganismo di colore rosa, la miniacinia miniacea, che vive nella posidonia, una pianta acquatica, all’interno di gusci di conchiglie. Una volta morte, i gusci vengono portati a riva e sbriciolati a causa di acqua e vento.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Una volta entrati si parla con il responsabile attraverso delle grandi sbarre di ferro, le stanze sono molto piccole e hanno le inferriate, la colazione passa attraverso una piccola fessura e nei corridoi echeggiano le voci degli altri ospiti.
Questa non è la descrizione di un carcere ma dell’Hotel Alcatraz: la prigione trasformata in un hotel dove passare una notte dietro le sbarre.
Vediamo insieme le caratteristiche di quest’esperienza da brivido che sembra essere diventata una moda nel mondo.
L’HOTEL-PRIGIONE: la nuova moda di passare una notte in cella
#Hotel Alcatraz
Credit: alcatraz-hotel.com
Costruito nel 1867 e funzionante come luogo di pena fino al 2002, l’antico carcere di Kaiserslautern, nel sud-ovest della Germania, oggi ha le sembianze di un hotel di design dal nome a dir poco evocativo: Alcatraz, il nome del famoso carcere di massima sicurezza creato per i detenuti reputati problematici per altre prigioni.
La struttura, nonostante la ristrutturazione, mantiene ancora le sembianze dell’originale carcere.
Tutto l’hotel è circondato da un muro di mattoni rossi e parcheggiato sul retro c’è un bus con la scritta “Alcatraz” che ricorda il trasporto dei carcerati.
Ma l’esterno non è l’unica cosa che rimanda alla vecchia casa di detenzione.
#La reception dietro le sbarre
Credit: alcatraz-hotel.com
Una volta entrati nell’hotel il contrasto è evidente: l’arredo spesso moderno e curato nei dettagli è mischiato a degli elementi appartenenti all’originale carcere.
Il check-in, per esempio, viene fatto alla reception nella hall come in tutti gli hotel ma con una differenza: la reception è dietro le sbarre.
Lo stesso vale per il bar e il ristorante, ugualmente segnalati da sbarre e con elementi della vecchia prigione.
#Le camere-cella
Credit: alcatraz-hotel.com
L’hotel Alcatraz contiene 56 camere e qui arriva l’importante scelta da fare quando si prenota in questo hotel: scegliere una camera moderna o una camera cella?
Alcune delle stanze sono infatti state create all’interno delle vecchie celle: sono dotate di porte di ferro, letti di metallo originali e inferriate alle finestre.
Attrezzate in modo essenziale, dispongono dei servizi in camera, ma lungo i corridoi di comunicazione gruppi di docce collettive si aprono ad ogni piano.
Su richiesta i clienti possono noleggiare un pigiama a righe per dormire o farsi servire la colazione in camera attraverso lo sportello passavivande del carcere, come dei veri e propri detenuti.
Questa potrebbe sembrare una scelta estrema eppure quella degli hotel-prigione sta ormai diventando una moda nel mondo.
#La moda degli hotel-prigione
Credit: ilgiornaledellarchitettura.com – Het Arresthuis, Roermond (Olanda)
Si rinnovano castelli, vecchi borghi e antiche chiese, perchè non rinnovare anche le carceri?
Nel mondo sono diverse le case di detenzione trasformate in alberghi, a partire dagli Stati Uniti, dove da anni si discute sull’opportunità di far diventare un hotel il vecchio penitenziario di Alcatraz.
La moda di passare una notte o due dietro le sbarre appare particolarmente diffusa in Germania, Olanda, Svizzera o Svezia.
Perfettamente restaurati e dotati di ogni comodità contemporanea, questi insoliti hotel vantano un pubblico di ogni fascia di età e rappresentano una vera e propria meta turistica nella città in cui si trovano.
Molto spesso sono hotel di lusso che del carcere originale mantengono solo qualche elemento di decorazione eppure ce ne sono altri dove prevale la voglia di offrire l’esperienza da brivido di passare una notte dietro le sbarre.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Non sono solo i buchi della colonna a nascondere una leggenda. Ne esiste un’altra che racconta di uno speciale potere “amato” dagli imperatori. Ecco quale era.
Sant’Ambrogio: La COLONNA del DIAVOLO che veniva abbracciata dagli IMPERATORI
# Le corna del diavolo hanno lasciato il loro segno a Milano
Credits historybyandy IG – Buchi colonna del diavolo
In Piazza Sant’Ambrogio, al lato della celebre basilica ambrosiana, si trova una colonna in marmo sulla cui sommità si può ammirare un capitello in stile corinzio, ma sono i due buchi visibili nella parte inferiore la vera attrazione. Secondo la leggenda, infatti, questi due fori sarebbero stati provocati dallo sbattere delle corna del Diavolo, preso a calci da Sant’Ambrogio in persona. Durante la colluttazione le corna del demonio si sarebbero incastrate e il diavolo si liberò dalla colonna svanendo attraverso i due fori all’interno della colonna stessa. Da questo episodio deriva l’appellativo di “Colonna del Diavolo”.
# Il rito dell’abbraccio alla colonna degli imperatori romani
Credits milanoperme IG – Colonna del diavolo
Esiste però un’altra leggenda che ruota attorno alla “Colonna del Diavolo”. Durante il Sacro Romano Impero le veniva attribuito un potere speciale. Si racconta che gli imperatori incoronati dovessero abbracciarla nel mezzo di un rituale di buono auspicio per la sorte della loro guida a capo dell’Impero. Tra i motivi che alimentano queste leggende può esserci la sua peculiare posizione, unico retaggio di un passato molto antico che sbuca in un contesto inatteso, a pochi passi da una delle più importanti basiliche italiane, nonché basilica del Santo Patrono di Milano.
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Il progetto di riqualificazione era stato lanciato lo scorso anno e comprendeva non solo la sistemazione di Piazza dei Cinquecento, ma anche la zona della stazione.
La rivista ArtTribune propone un’interessante intervista fatta agli architetti che hanno realizzato il progetto vincitore.
Il NUOVO VOLTO di Piazza dei Cinquecento: parte la riqualificazione
# Il bando lanciato dalle FS Italiane
Credits: cose_da_ferrovia IG – Roma Termini
Lo scorso dicembre il gruppo delle FS italiane ha lanciato un bando, in collaborazione insieme a Roma Capitale e con il supporto tecnico dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia, per realizzare un nuovissimo progetto che mira a riqualificare l’intera area della stazione Roma Termini e Piazza dei Cinquecento. Dei 49 progetti presentati, ne sono stati selezionati 5.
# Gli obiettivi del progetto
credits: @crisromanguide su IG
In testa alla classifica troviamo il progetto del team TVK SARL, IT’S srl, ARTELIA Italia spa, NET Engineering spa, Michela Rustici e Latitude Platform for Urban Research and Design. Per la sua realizzazione, si è posto come obiettivo “il trasformare l’area di Roma Termini in spazio di relazione, socialità, votata al green e alla valorizzazione del territorio, partendo dalle peculiarità storiche e geologiche del sito”. Si è cercato di pensare la piazza non solo come “La Piazza della stazione”, ma re-interpretarla nella “Piazza della città”
# La sfida di Piazza dei Cinquecento
credits: @merymouse76 su IG
Gli stessi finalisti sono consapevoli di quanto sia faticoso re-immaginare un’area così vasta come quella della piazza. I suoi 4 ettari di superficie potrebbero farla rientrare nella categoria dei luoghi pubblici più grandi tra le capitali europee. Tutto il progetto gira attorno a una visione della città “progressivamente senza auto private, in cui muoversi in modo leggero, dinamico e condiviso. La piazza e i bordi della stazione, in particolare via Giolitti e via Marsala, saranno liberati progressivamente dai flussi di auto accogliendo un nuovo suolo a prevalenza pedonale e ciclabile.”
# La piazza come VUOTO LIBERO
credits: @letizia_san_ su IG
La struttura della nuova piazza sarà divisa in due parti, le quali andranno a rispondere a due esigenze ben precise: apertura di attività civiche e culturali e, allo stesso tempo, ritrovare il contatto con la natura attraverso un grazioso giardino alberato.
“La piazza è pensata per essere un vuoto disponibile ad essere usato e vissuto in modo libero. Per accogliere grandi eventi, manifestazioni, il vissuto quotidiano e tutte quelle che sono le espressioni della vita civica.”
Gli architetti hanno inserito nel loro progetto anche modi innovativi per generare energia pulita utilizzando il movimento delle persone come fonte principale.
SELENE MANGIAROTTI
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Oggi vi parlo di Rovigo, deliziosa città veneta che sviluppa il proprio territorio di competenza amministrativa lungo le rive venete del Po, al confine con l’Emilia-Romagna.
La città di Rovigo ha deciso nelle scorse settimane di istituire il “Bosco dei nuovi nati”.
Il “BOSCO dei nuovi NATI”
L’iniziativa, approvata dalla Giunta comunale nelle scorse settimane, fa riferimento alla legge 10/2013. L’obbligo che scaturisce dal suo testo prevede, per i comuni con più di 15000 abitanti, la messa a dimora di un albero per ogni nuovo nato e l’individuazione di un’area nel territorio comunale da destinare a forestazione urbana, con posa di piante autoctone.
Credits: @Rovigoinfocittà(IG)
La nuova legge 10/2013, rispetto alla precedente versione risalente al 1992, estende l’obbligo anche ai bambini adottati.
# La scelta di Rovigo
Credits: @rovigo.italiani.it
Per il Comune di Rovigo è la prima presenza in questo progetto, il quale vuole promuovere il patrimonio arboreo nazionale e lo sviluppo del verde urbano. L’intento è quello di trasformare un obbligo in una opportunità.
L’amministrazione, già impegnata nella programmazione di iniziative di sostenibilità ambientale, aggiunge ai propri progetti anche questo, che risulta essere esattamente in linea con le sue volontà.
Queste, in particolare, si riassumono in:
aumento e riqualificazione delle aree verdi pubbliche comunali, finalizzati alla lotta ai cambiamenti climatici
incremento dell’assorbimento di CO2
miglioramento della qualità dell’aria e del microclima urbano,
aumento delle aree verdi per una maggiore fruibilità da parte dei cittadini.
# I primi passi del Bosco dei nuovi nati
L’assessore allo Sviluppo sostenibile Dina Merlo, spiega che l’amministrazione comunale ha già messo in piedi diverse forme di collaborazione tra settore pubblico e privato. Tra queste, una donazione di 380 piante da parte dell’azienda IRSAP e la stipulazione di un Protocollo di Intesa con la società ARBOLIA Spa, società benefit nata da una collaborazione tra Snam e CDP (Cassa Depositi e Prestiti).
Credits: @rovigo.italiani.it
Partendo da questo Protocollo si è gà giunti alla realizzazione di un bosco urbano di oltre un ettaro, sponsorizzato da quattro aziende operanti ne territorio: IQT Consulting Spa, NEP Srl, Polimero Srl e Global Power Plus Srl.
# L’interporto come idea di bosco “diffuso”
La Giunta sta seguendo una ricognizione del patrimonio del verde pubblico e delle aree disponibili al fine di creare un bosco “diffuso” sul territorio e non localizzato in un solo luogo.
La prima zona di intervento è stata individuata nell’area verde di proprietà comunale in zona Interporto, dove è già stata realizzata la messa a dimora delle ultime 150 piante, parte della precedente donazione di IRSAP.
Gli stessi interventi di imboschimento urbano attuati come conseguenza al Protocollo di Intesa con ARBOLIA Spa, possono essere considerati come parte integrante del bosco “diffuso” dei nuovi nati.
Credits: @rovigooggi.it – Rovigo vista dall’alto
Queste piante rispondono alle caratteristiche previste dal Regolamento del verde comunale. Costituiscono un nucleo di partenza iniziale nell’ambito della realizzazione del Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile ed il Clima (PAESC).
# Agenda 2030
Il ricco Programma dell’Amministrazione comunale, dal punto di vista ambientale, in un’ottica di Piano di azioni a favore della sostenibilità, è volutamente indirizzato a restituire alle generazioni successive un ambiente tutelato e ben conservato nelle sue componenti vegetali e forestali, in riferimento alla realizzazione degli obiettivi principali (Sustainable Development Goals SDGs) di Agenda 2030.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Un soggiorno lowcost senza uscire dai confini cittadini è possibile. Dove si trova l’Hotel più economico di Milano?
L’HOTEL più ECONOMICO di MILANO: 26 euro per una camera
Soggiornare a Milano può sembrare tutto fuorché economico, eppure oltre alla vastissima gamma di ostelli che offrono soggiorni in centro città a partire da 14€ a notte, ci sono anche veri e propri hotel in cui soggiornare senza spendere un capitale. Dove si può soggiornare in Hotel a Milano con soli 26€ a notte?
# Hotel Brivio: un soggiorno milanese a soli 26€ a notte
credit: booking.com
A pochi passi dalla stazione di Dergano si trova l’Hotel Brivio, la miglior soluzione se si vuole prenotare una camera senza uscire dai confini cittadini e senza spendere troppo. Infatti è possibile dormire in questo semplice hotel con soli 26€ a notte.
# Una struttura piacevole. Unica Pecca? Il bagno condiviso
credit: booking.com
La struttura possiede un piccolo giardino interno in cui vi sono tavolini e sedie, e ogni camera è dotata di TV a schermo piatto, per accontentare ogni esigenza degli ospiti. L’unica pecca? Dal pacchetto lowcost è escluso il bagno privato, che dovrà essere condiviso con altri ospiti, anche se gli articoli da toeletta sono comunque messi a disposizione dall’Hotel. In ogni caso, se proprio non si vuole condividere il bagno, la struttura è dotata anche di camere con bagno privato, chiaramente ad un prezzo maggiore.
# Oltre al prezzo e all’ottima posizione, offre tanti servizi aggiuntivi
I punti di forza dell’Hotel, oltre al prezzo, sono indubbiamente la sua posizione strategica se si intende spostarsi rapidamente per la città e i servizi aggiuntivi che la struttura garantisce: reception 24 ore su 24, deposito bagagli e la pulizia delle camere giornaliera.
Se desiderate visitare Milano e siete spaventati dai prezzi ma non volete dormire in ostello, questa struttura vi dà il benvenuto nella nostra città con un soggiorno tranquillo ed economico.
#UPGRADE DEL 31 LUGLIO
L’Hotel Brivio continua a essere il più economico della città, tralasciando le “super offerte” in alcuni specifici periodi, riuscendo a garantire una quotazione stabile durante tutto l’anno. Il prezzo ha solo subito un leggero rincaro da 26 a 35 euro notte nelle ultime rilevazioni, non sufficiente a scalfire il suo primato.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Un progetto ancora in stato embrionale che punta a mettere in comunicazione l’isola Tiberina con la zona del ponte Milvio, tuttavia deve essere ancora vagliata la sua praticabilità.
Progettata la linea di trasporto FLUVIALE per andare dall’isola Tiberina a Ponte Milvio
# Il catamarano GREEN
credits: Roma Today
Gli architetti Paolo Carlodalatri e Fabrizio Venditti hanno sottoposto alla commissione Mobilità di Roma Capitale il progetto “Tiber Metro”, il quale ambisce a collegare Tiberina con il Ponte Milvio in una tratta di 7 chilometri. Il mezzo utilizzato è il catamarano, che grazie alla sua struttura capiente potrà ospitare numerosi passeggieri. Inoltre, saranno completamente elettrici per poter ridurre l’impatto ambientale.
# I PUNTI DI FORZA di questo mezzo
credits: IMAGINELAB EDITING&EDITING youtube
Ricorrendo all’energia elettrica ed a pannelli fotovoltaici, i catamarani si dimostrerebbero mezzi a impatto zero. In più, non ci sarebbe il pericolo di rimanere imbottigliati nel traffico e questo garantirebbe la sua regolarità di passaggio, rendendoli estremamente competitivi. Un altro punto a loro favore va alla loro possibilità di diventare punto di scambio con i mezzi terrestri.
# Ridurre i TEMPI
credits: IMAGINELAB EDITING&EDITING youtube
L’obiettivo sarebbe quello di ridurre il tempo di percorrenza della tratta che, generalmente, dagli automobilisti è percorsa in 20 minuti circa. Durante la commissione è stato affermato che “da ponte Garibaldi a ponte Milvio, si finirebbe per risparmiare molti minuti di tragitto rispetto al trasporto su gomma”.
# C’è un “MA”
credits: IMAGINELAB EDITING&EDITING youtube
Ora l’unico problema da risolvere è capire la fattibilità del progetto. Ad oggi ancora non si conosce la velocità effettiva del catamarano elettrico, né la capienza disponibile. Ciò rende difficile fare calcoli e previsioni. Inoltre, deve essere studiato anche sul piano tecnico per quanto riguarda l’accessibilità delle banchine dei Muraglioni sul Tevere.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Dopo mesi della pandemia ci stiamo pian piano arrendendo all’idea che la vita non sarà la stessa a breve, a partire da come affrontare le vacanze. Un turismo diverso, più consapevole, più responsabile, dove è sempre più problematico varcare confini, prendere aerei, allontanarsi di casa.
Detta così, sembra limitante e, invece, siamo fortunati: la Lombardia è una regione ricca di meraviglie. Eccone 10, che si aggiungono a queste 10 incredibili metegià selezionate per voi:10 POSTI dove FUGGIRE dal mondo restando in LOMBARDIA
Vacanze in LOMBARDIA: 10 MERAVIGLIE da scoprire questa estate
#1 ABBADIA CERRETO: natura e affreschi rinascimentali
A poca distanza da Lodi, nelle campagne del Parco Regionale dell’Adda Sud, sorge questo pittoresco borgo rurale costruito intorno a quella che era l’antica abbazia di San Pietro, meta ideale per una gita fuoriporta tra arte e natura.
Furono i monaci cistercensi, attorno al XII sec, a bonificare le zone acquitrinose attorno all’abbazia, dando inizio alla coltivazione e l’irrigazione grazie all’utilizzo dei numerosi canali e fontanili presenti. Anche se oggi i monaci non abitano più quest’edificio, l’abbazia resta un piccolo gioiello dell’arte romanico-gotica con al suo interno affreschi tardo-rinascimentali.
#2 TRE CORNI: lo sfondo della Vergine delle Rocce
Credits InLombardia
Lungo il percorso ciclopedonale che costeggia l’Adda, tra i comuni di Paderno e Trezzo, è possibile osservare il luogo che ispirò il genio diLeonardo da Vinci per lo sfondo della “Vergine delle rocce”. Terra amata e ben conosciuta dall’artista toscano, dove l’Adda scorre più impetuoso del solito, modellando nei secoli con le sua acque quelle rocce che hanno così formato questi caratteristici canyon brianzoli.
#3 DIGA DEL GLENO: il Vajont lombardo
Credits: valseriananews.it
Per gli amanti del trekking e delle viste mozzafiato non si può non avventurarsi verso la monumentale diga del Gleno, in Val di Scalveche d’inverno può regalare un panorama diverso.
Per i meno allenati, basta lasciare l’auto nella piccola Pianezza, frazione di Vilminore di Scalve, per incamminarsi tra i sentieri immersi nei boschi innevati e su fino all’antica strada scavata nella roccia tra le viuzze strette del piccolo borgo seguendo il segnavia Cai 411 ed utilizzata dai costruttori di quel mastodontico muro di cemento che fu la diga del Gleno.
Una storia triste, quella di questa diga, che anticipa di ben quarant’anni il tragico e ben più noto disastro del Vajont. Il 1 dicembre del 1923 la diga si squarciò in due provocando la devastante fuoriuscita di ben sei milioni di metri cubi d’acqua verso valle, inghiottendo e devastando molto dei paesi sottostanti, causando 356 morti.
Oggi lo scheletro silenzioso di questa diga è la prima immagine che accoglie chiunque arrivi, un panorama che toglie il fiato per la bellezza naturalistica che la circonda, certamente, ma anche per l’impatto che ebbe sulla storia di questa valle.
#4 SANTA MARIA DELLA NEVE: La “Cappella sistina dei poveri”
Lo scrittore Giovanni Testori la definì :”la cappella sistina dei poveri”, ed è, a mio parere, il capolavoro assoluto di Girolamo Romanino, quel pittore, che assieme a Savoldo e Moretto, ha reso noto in tutto il mondo il Rinascimento Bresciano.
Vista da fuori, la chiesa di Santa Maria della Neve di Pisogne, sul lago d’Iseo, appare agli occhi quasi anonima, un semplice edificio religioso come tanti in questo lembo di terra tra lago e montagna. È varcando il suo portale che ci si rende davvero conto del tesoro che si trova al suo interno, un intero ciclo pittorico realizzato dall’artista bresciano nel 1534 in cui sono raffigurate le scene della passione, morte e risurrezione di Cristo.
Ciò che più colpisce è senza dubbio la grande crocifissione affrescata sulla controfacciata, in cui i personaggi raffigurati sotto la croce non sono abitanti della Gerusalemme romana, ma cavalieri, soldati e contadini rinascimentali, rendendo ancor più terrena e tangibile questa scena evangelica. La fantasia artistica di Romanino, che scelse di lavorare in queste valli per un periodo della sua vita, dà il meglio di sé in ogni scena, lasciando uscire il visitatore stupito e appagato.
#5 MONTE ISOLA: L’isola lacustre più grande d’Europa
Restando lungo le acque del lago d’Iseo, non possiamo non visitare Monte Isola, l’isola lacustre più grande d’Europa. Anche in inverno Monte Isola mantiene il suo fascino. La sua mole boschiva emerge dalle acque come il guscio di una tartaruga, e per raggiungerla basta prendere un traghetto dai porti di Sulzano o Sale Marasino. Caratteristico è il borgo dei pescatori di Carzano, l’isola è famosa per la sua lunga tradizione nella fabbricazione delle reti da pesca. Da notare sono i naèt, le tipiche barche dei pescatori ormeggiati nel porticciolo.
In inverno è consigliabile visitare l’isola a piedi, percorrendone il perimetro sulla litoranea. Se avete buone gambe salite comunque sulla sommità del monte fino al Santuario della Madonna della Ceriola, il punto più alto dell’isola, per godere del grandioso panorama del paesaggio alpino circostante.
#6 VALLE DI GAINA: Il Sentiero delle Cascate
Credits Bresciatoday
Sempre in territorio sebino, per gli amanti della natura e dell’avventura, nella Valle di Gaina a Monticelli Brusati si trova il “sentiero delle cascate”, percorribile in tutti i periodi dell’anno. Un itinerario che si snoda su due livelli di percorsi tra cascate, torrenti e scale metalliche.
Se l’avventura vi ha messo sete, ricordatevi che siete nel bel mezzo della Franciacorta. Un ottima idea anche per fare un po’ di shopping natalizio e prendere qualche bottiglia per i numerosi pranzi e cenoni festivi che ci aspettano.
#7 ABBAZIA DI PIONA: la chiesa dei tesori
Situato nella penisola dell’Olgiasca, sulle sponde del lago di Como, il complesso abbaziale di Piona risale addirittura al VI sec, anche se l’aspetto attuale lo si deve ad opera dell’ordine benedettino nel XII sec.
Magnifico esempio d’arte romanica, l’abbazia è un vero scrigno di tesori e un toccasana per lo spirito. All’interno della chiesa di Santa Maria si trovano due leoni in pietra oggi adibiti ad acquasantiere, inizialmente posti all’esterno per sorreggerne il portale, mentre lungo l’abside affreschi colorati di epoca ottoniana raffiguranti Cristo, gli evangelisti e gli apostoli si alternano allo scuro delle pietre.
Attiguo alla chiesa è il chiostro, anch’esso romanico, risalente al XIII secolo, con capitelli decorati ed affreschi raffiguranti i mesi dell’anno e i loro cicli.
L’abbazia è inoltre nota per la produzione delle famose “gocce imperiali”, un liquore al sapore d’anice con gradazione alcolica al 90% ottimo come digestivo diluito con acqua. Un idea regalo di Natale!
#8 OLTREPO’ PAVESE: castelli, eremi e cantine
Basta scendere a sud di Pavia ed oltrepassare il grande fiume per entrare in questa terra di borghi e castelli medioevali, natura e buon vino. Tra i numerosi borghi meritano di essere menzionati Zavattarello, celebre per il suo castello “infestato”, Varzi, celebre per il suo salame, e Fortunago.
Per gli amanti della natura è possibile fare una passeggiata alle Grotte di San Ponzo, rifugio medioevale dell’omonimo santo, oppure all’eremo di Sant’Alberto di Budrio, un luogo senza tempo circondato da una pace quasi irreale.
Un consiglio, non lasciate queste terre senza prima aver assaggiato almeno un bicchiere dell’ottimo vino prodotto in queste zone.
#9 SABBIONETA: la città ideale
Credits Baroque
Sabbioneta sorge come un oasi di arte e cultura nel bel mezzo della campagna mantovana. Venne fondata dal duca Vespasiano Gonzaga-Colonna nel 1554 come capitale del suo piccolo dominio, una città ideale secondo i canoni architettonici rinascimentali. Già varcando la bianca porta imperiale ci si rende conto di essere entrati in una sorta di città in miniatura dove il tempo sembra essersi fermato ai fasti dell’epoca gonzaghesca.
Centro del potere politico era Palazzo Ducale, nell’omonima piazza, le cui sale interne sono un omaggio alla casata gonzaghesca e ai suoi illustri membri. Degni di nota anche il Palazzo del Giardino, residenza ad uso privato del duca, le cui sale sono state affrescate da Bernardino Campi, la chiesa dell’Incoronata, mausoleo ducale, e il piccolo Teatro olimpico realizzato da Vincenzo Scamozzi, tra i primi esempi di teatro moderno al mondo.
#10 VALLE DI FRAELE: la via dei laghi
Dighe di Cancano. Credits: @simjur88 IG
Una meta ideale per gli amanti della montagna, incastonata sopra l’abitato di Isolaccia, tra Bormio e Livigno, la Valle di Fraele, coi suoi laghi e corsi d’acqua, vi farà dimenticare i mesi di lockdown.
Porta d’ingresso alla valle sono le due torri medioevali a difesa dell’antica strada alpina che collegava la Valtellina all’Engadina, tanto che per attraversarle bisognava pagare un dazio di dodici denari per ogni carico trasportato.
All’interno della valle l’occhio può perdersi ad ammirare le sue bellezze naturalistiche, tra il lago naturale Scale, alimentato da sorgenti sotterranee, e i due laghi artificiali di Cancano. Numerosi sono i percorsi che qui si possono prendere e che conducono anche alla bellissima Val Müstair, nei Grigioni.
Resisterete alla tentazione di non uscire dal confine?
Esercito di terracotta, Reggia di Caserta (credits: https://casertaweb.com/)
I fatti di attualità ci portano a ripensare a varie forme di pensiero dell’uomo tra cui quello che potremmo definire pensiero militare.
La nostra società occidentale è abituata a considerare il pensiero militare solo in momenti particolari della vita sociale.
Nella Repubblica romana il dittatore veniva instaurato per un tempo limitato e si adottava la tecnica del pensiero militare per far fronte a situazioni gravi che potevano mettere a rischio l’esistenza stessa della Repubblica.
La situazione di emergenza che si è venuta a instaurare ha riportato in auge il tema del pensiero militare.
Non a caso si è scelto un generale per gestire la campagna vaccinale e sta emergendo anche sui media l’ipotesi di un governo presieduto da militari nel caso in cui dovesse cadere Draghi.
Quali sono le caratteristiche del pensiero militare?
Il punto centrale è l’obbedienza senza pensiero critico. All’interno di un sistema militare compito di ogni persona è di eseguire gli ordini che provengono dai livelli più elevati della gerarchia.
Le modalità con cui si eseguono gli ordini sono codificate e avvengono tutte in modo uniforme. La persona perde le sue caratteristiche identitarie e più umane e viene considerata come un ingranaggio uguale agli altri all’interno di uno stesso meccanismo.
La logica è quella meccanica, dato l’input dell’ordine deve essere eseguito un output uguale per tutti e prevedibile, come avviene nella programmazione di un computer.
Lo stesso per esempio avviene per i protocolli sanitari, in cui date certe premesse vengono attivate modalità di esecuzione identiche per tutti e dove la responsabilità del singolo viene annullata attraverso l’adozione di un comportamento standard, senza alcuna possibilità di scelta.
Forse in questo modo ci avviciniamo ancora di più ai meccanismi delle macchine e ci stiamo preparando a essere governati dall’intelligenza artificiale.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Non c’è niente di meglio che rilassarsi con una camminata tra le montagne per raggiungere uno dei laghi più belli e suggestivi d’Italia. Ancora meglio se il lago è legato ad una romantica ma struggente leggenda.
Andiamo alla scoperta del Lago di Carezza, nome adattato dal tedesco Karersee, per via della presenza di una famiglia di piante con ampie foglie lobate.
Il lago ARCOBALENO a tre ore e mezza da MILANO
# Il lago che si tinge di ARCOBALENO
credits: @federicomascagna
Con poche ore di viaggio, si può raggiungere un luogo magico e leggendario per combattere il terribile caldo milanese e rilassarsi in riva al Lago di Carezza, in provincia di Bolzano. Conosciuto anche come “Lago Arcobaleno”, il lago è circondato da fitti abeti e dalle cime del Catinaccio e del Latemar. In ladino viene chiamato anche lec de ergobando e vi è legata una curiosa leggenda che svelerebbe la vera causa dei suoi colori.
# La leggenda del mago e della sua amata ninfa
credits: lartedeipazzi.org
La leggenda narra della bellissima ninfa Ondina che viveva nel lago, tantissimi anni fa. Il suo canto allietava i viandanti e li accompagnava nel loro cammino per le montagne. Un mago, chiamato Masaré, s’innamorò della giovane ninfa e chiese aiuto alla strega Lanwerda per poter conquistare il cuore della donna. Gli venne consigliato di travestirsi da venditore di gioielli e creare un arcobaleno che unisse i due monti, il Catinaccio con il Latemar.
Il mago fu entusiasta di quest’idea e si mise subito all’opera, andando al lago e creando il più bell’arcobaleno mai visto. Dimenticò un piccolo dettaglio, quello di travestirsi. Ondina rimase incantata dallo spettacolo da lui creato, ma appena si accorse della presenza del mago, s’immerse nelle profonde acque del lago e scomparve per sempre. Il cuore del mago andò in mille pezzi e così anche l’arcobaleno che lui aveva creato, tutti i suoi frammenti gettati nel lago.
# Come si COLORANO le sue acque
credits: greenme
La rabbia, la disperazione e la tristezza di Masarè lo portano a distruggere i suoi gioielli e buttarli nel lago e così, la leggenda ci racconta, i pezzi sono ancora lì, sul fondo del lago. Quando la luce del sole filtra tra gli abeti, si riflette sui cocci colorati e tinge le acque alpine di tanti bellissimi colori.
In realtà, non c’è nessun coccio in fondo al lago ma è solo grazie alla luce del sole che si riflette sulla superficie dell’acqua che si vengono a creare tanti giochi di luce e di colore tingendo il lago di arcobaleno.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Non riesci a fare a meno della neve nemmeno d’estate? Puoi soddisfare la tua voglia anche in Italia. Vediamo dove si può sciare nelle stagione più calda dell’anno.
SCIARE d’ESTATE in Italia: ecco dove
# Anche in Italia si può sciare tra giugno e settembre
Credits marijoseoa IG – Cervinia, Plateau Rosà
C’è chi proprio non riesce a fare a meno della neve nemmeno d’estate o che d’inverno non ha potuto approfittarne. Nessun problema. Da giugno a settembre alcuni territori italiani si trasformano in località destinate allo scii estivo. Il merito è dato dalla posizione geografica e della presenza dei ghiacciai che consentano di lasciare attive le piste. Lo scenario è quello sulle suggestive e meravigliose vette delle Alpi. Vediamo dove si può sciare nelle stagione più calda dell’anno.
# Nel Parco Nazionale dello Stelvio c’è la più vasta area sciabile estiva italiana
Credits bormio_tourism IG – Stelvio
La meta principe si trova nel Parco Nazionale dello Stelvio, dal Trentino Alto Adige alla Lombardia, dove troviamo la più vasta area sciabile estiva. Oltre 20 km di tracciati si estendono tra il Passo dello Stelvio e il Monte Cristallo, circondati dalle imponenti e suggestive vette del gruppo Ortles-Cevedale. Le piste sono adatte ad ogni livello di preparazione, professionisti, appassionati, avventurosi e famiglie.
# Il Paradiso dello sci a Cervinia: sul Plateau Rosà a 3840 metri d’altezza
Credits the_whiterent_cervinia IG – Plateau Rosà
In Valle d’Aosta troviamo l’altra destinazione in Italia dove è possibile sciare anche in estate: aCervinia, sul Plateau Rosà, a 3.840 metri d’altezza. Qui per gli appassionati c’è la possibilità di poter sciare da giugno a settembre in quello che viene chiamato il “paradiso dello scii”. Sono ben 26 i chilometri di piste praticabili tra giugno e settembre per godere di un’esperienza unica e autentica a contatto con la natura.
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Se il 2021 vuole significare un anno di Rinascita per il Bel Paese, le premesse non sono di certo malvagie. Negli ultimi mesi l’Italia sta inviando al mondo intero dei segnali che non danno adito a false interpretazioni.
Nello sport, la soddisfazione che ci ha dato la nostra Nazionale di calcio agli ultimi europei, è un motivo di orgoglio non indifferente.
In campo musicale, il successo incalzante dei Måneskin prima a Sanremo e poi all’Eurovision 2021, è riuscito ad unire tutti gli Italiani come non succedeva da parecchio tempo. Esattamente da 31 anni.
Credits: visitjesolo.it – I Måneskin vittoriosi all’Eurovision 2021
JESOLO candidata per Eurovision 2022: questa sarebbe la LOCATION per il grande evento
# Jesolo per Eurovision 2022
Data la vittoria del gruppo rock romano all’ultima edizione di Eurovision 2021, all’Italia spetta l’onore di organizzare la prossima edizione del contest. 17 sono le candidature presentate da altrettante città italiane per ospitare l’Eurovision 2022.
Tra queste c’è, a sorpresa, Jesolo: una tra le località balneari più quotate d’Italia, facente parte, con i suoi 26.000 abitanti circa, della città metropolitana di Venezia.
L’avvenuta candidatura è stata ufficializzata pochi giorni fa da Luigi Pasqualinotto, presidente del Consorzio JesoloVenice. Queste le sue parole:
“La nostra è una città per vocazione internazionale, abituata ad ospitare ed organizzare grandi eventi. Ricordo che, se guardiamo agli ultimi anni, a Jesolo abbiamo avuto eventi come il Beach Bum Rock Festival, Miss Italia, il Full Moon Dj Superstar, l’Air Show (il più grande e importante spettacolo aereo civile), l’evento Coca Cola Live Mtv… fino all’Ironman che avremo a settembre, in una regione spesso patria di eventi di caratura mondiale, come le Olimpiadi di Cortina.
Quindi, oltre ad avere strutture e ricettività, abbiamo sempre dimostrato di avere una grande macchina organizzativa, in un ottimo connubio tra pubblico e privato. Crediamo, che la città tutta, per la sua vocazione internazionale e per le sue capacità organizzative, possa e debba puntare a questo tipo di manifestazioni in grado di avere un respiro che va ben oltre i confini nazionali.
In merito ai requisiti richiesti, siamo consapevoli della difficoltà di competere con altre realtà, ma siamo anche consci di potere contare pienamente su una importante ricettività alberghiera (forte di 370 hotel) e sulla vicinanza a due hub aeroportuali, il Marco Polo di Venezia e il Canova di Treviso, che si trovano rispettivamente a 30 e 45 minuti dalla nostra città.”
# La sede: il PalaInvent
Credits: visitjesolo.it – Il PalaInvent di Jesolo
Principale location del contest dovrebbe essere il PalaInvent, noto anche come Palazzo del Turismo o ancor prima come PalaArrex. La struttura ha ospitato diverse edizioni di Miss Italia nel Mondo, oltre che due di Miss Italia in senso stretto nel 2013 e 2019. Ha inoltre ospitato diversi artisti di primo piano sul suolo nazionale, tra cui Emma Marrone, Laura Pausini e Giorgia.
Il problema del palasport è la sua capienza odierna: troppo pochi 4.000 posti per poter andare incontro ai parametri richiesti dal bando Rai.
Resta da capire quali possano essere le intenzioni relative all’area del faro di Jesolo, che dovrebbe essere coperta e non mantenuta all’aperto, come è attualmente.
# Måneskin in concerto
Uno degli obiettivi fondamentali è , tuttavia, quello di riuscire a coinvolgere i Måneskin, per un concerto al PalaInvent.
Luigi Pasqualinotto commenta così la cosa: “Jesolo è anche la città dei grandi eventi e non deve temere questo tipo di sfide internazionali”
Il sindaco di Jesolo, Valerio Zoggia, ha subito colto con entusiasmo questa opportunità per la città, dando tutto l’appoggio suo e dell’intera amministrazione comunale.
La Rai sceglierà la città ospitante entro fine agosto in accordo con l’European Broadcasting Union.
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Credits worldometers.info - Curva mobile 7 giorni decessi Svezia
Dopo essere stata duramente attaccata nel 2020 per la gestione della pandemia, la Svezia vede premiato il suo modello. Ecco i dati aggiornati sulla pandemia.
La VIA SVEDESE: zero restrizioni, zero decessi quotidiani
# La Svezia non fa più notizia
Credits: ig zahoorsyed- Stoccolma
Dopo essere stata duramente attaccata nel 2020per aver adottato la strategia di lasciare ai cittadini la libertà di scegliere i migliori comportamenti da tenere per far fronte all’epidemia da Covid-19, ora che è tutto sotto controllo la Svezia è sparita dai riflettori e non fa più notizia. Il Guardian aveva definito l’approccio svedese “una catastrofe in divenire”, il Corriere della Sera parlava di ecatombe, mentre CBS News aveva affermato come la Svezia fosse diventata “un esempio di come non gestire il Covid-19“.
# Il modello svedese: niente lockdown e mascherina, solo raccomandazioni
Credits hansgrimsell IG – Stoccolma
Il governo svedese è stato uno dei pochi paesi al mondo a non imporre duri lockdown, le mascherine all’aperto e al chiuso, sia nei locali che nei mezzi pubblici. Sono state stabilite solo delle limitazioni al numero di partecipanti ad eventi e delle raccomandazioni riguardo l’utilizzo dello smart working quando possibile, sul distanziamento socialee sulle regole di igiene personale utili a limitare il rischio di contagiarsi con il virus Sars-Cov-2.
# La situazione dopo 18 mesi dall’inizio della pandemia: la media mobile a 7 giorni segna zero decessi per Covid-19
La Svezia ora accoglie i turisti, le imprese e le scuole hanno continuato a rimanere aperte senza limitazioni, l’economia ha già recuperato quanto perso lo scorso anno e i funzionari sanitari non raccomandano nemmeno l’uso delle mascherine. Come sottolinea il sito Miglioverde i risultati stanno premiando il modello svedese anche sul fronte della pandemia.
Per prima cosa nel 2020 ha registrato un tasso di eccesso di mortalità inferiore rispetto a gran parte dei Paesi europei, nonostante gli errori commessi all’inizio nelle Rsa quando come in gran parte d’Europa non stati messi in sicurezza gli anziani.
Credits worldometers.info – Curva mobile 7 giorni decessi Svezia
Il dato forse più eclatante arriva però dall’osservazione della media mobile a 7 giorni, di mercoledì 28 luglio, relativa ai decessi per Covid-19: il numero è fermo a zero e da ormai un mese oscilla tra zero e uno. In 15 dei 28 giorni di luglionon si sono registrati decessi e il picco più alto è stato il 7 luglio con sei.
# Vaccinazione inferiore alla media europea
Tutto questo nonostante anche un tasso di vaccinazione inferiore alla media dell’Unione Europea: ad oggi hanno completato il ciclo di vaccinazione il 39% degli svedesi, a fronte di oltre il 50% degli italiani (dati OMS).
La Svezia, oggi la Nazione più libera e sana di qualsiasi in Europa, mostra che esiste un’altra via, opposta a quella fondata su restrizioni e vaccinazione a tutti i costi: la via di lasciare i cittadini liberi di scegliere.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Credits worldometers.info - Curva mobile 7 giorni decessi Svezia
Dopo essere stata duramente attaccata nel 2020 per la gestione della pandemia, la Svezia vede premiato il suo modello. Ecco i dati aggiornati sulla pandemia.
La VIA SVEDESE: zero restrizioni, zero decessi quotidiani
# La Svezia non fa più notizia
Credits: ig zahoorsyed- Stoccolma
Dopo essere stata duramente attaccata nel 2020per aver adottato la strategia di lasciare ai cittadini la libertà di scegliere i migliori comportamenti da tenere per far fronte all’epidemia da Covid-19, ora che è tutto sotto controllo la Svezia è sparita dai riflettori e non fa più notizia. Il Guardian aveva definito l’approccio svedese “una catastrofe in divenire”, il Corriere della Sera parlava di ecatombe, mentre CBS News aveva affermato come la Svezia fosse diventata “un esempio di come non gestire il Covid-19“.
# Il modello svedese: niente lockdown e mascherina, solo raccomandazioni
Credits hansgrimsell IG – Stoccolma
Il governo svedese è stato uno dei pochi paesi al mondo a non imporre duri lockdown, le mascherine all’aperto e al chiuso, sia nei locali che nei mezzi pubblici. Sono state stabilite solo delle limitazioni al numero di partecipanti ad eventi e delle raccomandazioni riguardo l’utilizzo dello smart working quando possibile, sul distanziamento socialee sulle regole di igiene personale utili a limitare il rischio di contagiarsi con il virus Sars-Cov-2.
# La situazione dopo 18 mesi dall’inizio della pandemia: la media mobile a 7 giorni segna zero decessi per Covid-19
La Svezia ora accoglie i turisti, le imprese e le scuole hanno continuato a rimanere aperte senza limitazioni, l’economia ha già recuperato quanto perso lo scorso anno e i funzionari sanitari non raccomandano nemmeno l’uso delle mascherine. Come sottolinea il sito Miglioverde i risultati stanno premiando il modello svedese anche sul fronte della pandemia.
Per prima cosa nel 2020 ha registrato un tasso di eccesso di mortalità inferiore rispetto a gran parte dei Paesi europei, nonostante gli errori commessi all’inizio nelle Rsa quando come in gran parte d’Europa non stati messi in sicurezza gli anziani.
Credits worldometers.info – Curva mobile 7 giorni decessi Svezia
Il dato forse più eclatante arriva però dall’osservazione della media mobile a 7 giorni, di mercoledì 28 luglio, relativa ai decessi per Covid-19: il numero è fermo a zero e da ormai un mese oscilla tra zero e uno. In 15 dei 28 giorni di luglionon si sono registrati decessi e il picco più alto è stato il 7 luglio con sei.
# Vaccinazione inferiore alla media europea
Tutto questo nonostante anche un tasso di vaccinazione inferiore alla media dell’Unione Europea: ad oggi hanno completato il ciclo di vaccinazione il 39% degli svedesi, a fronte di oltre il 50% degli italiani (dati OMS).
La Svezia, oggi la Nazione più libera e sana di qualsiasi in Europa, mostra che esiste un’altra via, opposta a quella fondata su restrizioni e vaccinazione a tutti i costi: la via di lasciare i cittadini liberi di scegliere.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.