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La METROPOLITANA in ARIA: la “ferrovia sospesa”

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credits: wuppertal_und_ich IG

Nella città di Wuppertal, nel Nord della Germania, si trova la Schwebebahn, una metropolitana molto diversa da quella che siamo abituati ad usare tutti i giorni. Questa linea ferroviaria è infatti sospesa, come suggerisce il suo nome che letteralmente significa proprio ferrovia sospesa. Qual è la storia di questo stravagante mezzo di trasporto?

La METROPOLITANA in ARIA: la “ferrovia sospesa”

# La costruzione della monorotaia sospesa: un’idea futuristica realizzata nel 1901

credits: rarehistoricalphotos.com

Sebbene l’idea di una linea metropolitana sospesa da terra possa sembrare futuristica e visionaria, la prima proposta di costruzione arrivò nel 1824. Il progetto venne poi messo da parte, forse perché sembrava un azzardo troppo rischioso, ma alla fine del XIX secolo l’idea venne ripresa e così iniziò la costruzione di una monorotaia sospesa alimentata ad elettricità.

Con un costo di 16 milioni di Goldmark, la valuta dell’impero tedesco dell’epoca, la linea ferroviaria venne inaugurata nel 1901 alla presenza dell’Imperatore Guglielmo II. Oggi la linea è ancora in funzione, conta 23 fermate ed è il più importante mezzo di trasporto della città.

# 23 fermate sospese: la linea è il più importante mezzo di trasporto di Wuppertal

credits: h53.5_photographie IG

La Wuppertaler Schwebebahn è sicuramente una delle prime linee ferroviarie sospese della storia. I convogli sono appesi ad una rotaia posta su una struttura portante, elevata rispetto alla superficie stradale. I veicoli, al contrario delle linee ordinarie, viaggiano quindi al di sotto della via di corsa anziché sopra di essa.

La monorotaia Schwebebahn è montata su un ponte di ferro lungo 13,3 km e alto tra i 7 e i 13 metri. Ancora oggi è il più importante mezzo di trasporto pubblico cittadino, in quanto offre sia spostamenti rapidi che una vista davvero unica e spettacolare.

# L’incidente mortale e la strana storia di Tuffi, l’elefante precipitato

credits: daniele0410 IG

La linea è considerata uno dei mezzi più sicuri al mondo, la probabilità di cadere fuori pista è infatti quasi nulla. Nelle curve, i vagoni si inclinano gentilmente per evitare di sottoporre i passeggeri a strattoni ed eventuali cadute, anche per questo il numero di incidenti è molto ridotto. Ce ne sono stati però un paio che è proprio il caso di menzionare.

Il primo, sicuramente il più tragico, è avvenuto nel 1988, quando un oggetto metallico incastrato sui binari ha provocato il deragliamento di una carrozza nel fiume sottostante. Il bilancio fu di cinque vittime e 49 feriti.

Il secondo incidente invece è decisamente bizzarro, tanto da essere entrato nella storia popolare di Wuppertal. Nel luglio del 1950, il Circo Althoff, al fine di promuovere uno spettacolo, decise di caricare una giovane elefantina di nome Tuffi sulla monorotaia. Il povero animale però, spaventato, uscì dalla fiancata del treno precipitando per circa 9 metri. Per fortuna la carrozza si trovava in quel momento sopra il fiume che permise all’elefantina un atterraggio fortunato, salvandole la vita. Questa storia inconsueta e curiosa viene oggi ricordata sia da un murales, posto su un edificio vicino a dove Tuffi è caduta, che in un libro per bambini, intitolato proprio “Tuffi e la ferrovia sospesa”.

Insomma, la linea ferroviaria sospesa è davvero un mezzo di trasporto curioso ed interessante. Che possa essere una nuova idea per la M6?

Fonte: Berlino Magazine

Continua la lettura con: La METROPOLITANA più PROFONDA del MONDO: l’unica che non ha nomi di luoghi alle stazioni 

CHIARA BARONE

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Lame rosse: il CANYON delle Marche

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Lame rosse. Credits: @vita.di_pi IG

Il nostro paese nasconde dei luoghi che hanno un’anima e sono magici nella loro unicità, ma poco conosciuti. Ci incantiamo andando all’estero ed ammirando magnifici paesaggi, ma spesso la nostra erba è più verde di quella del vicino. Uno di questi luoghi si trova nella provincia di Macerata, nel comune di Fiastra, sopra il lago omonimo. Un paradiso immerso in una flora e una fauna molto ricche che ci accompagnano fino ad un paesaggio quasi marziano. Infatti è colorato dal rosso delle Lame, molto simile al Bryce Canyon negli USA ed ai camini delle Fate in Cappadocia.

Lame rosse: il CANYON delle Marche

# Introduzione alle Lame

Credits: zanconatoviaggi.it

Ma cosa sono queste Lame? Fanno parte dei monti Sibillini e si tratta di un complesso roccioso che ha perso la parte calcarea superficiale a causa dell`erosione degli anni. Essa ha fatto magicamente apparire il sub-strato, ovvero uno spettacolo di striature rossastre, composto per lo più da ferro, che conferisce questo colore alla montagna. Il nome “lame” invece arriva dal dialetto locale, deriva da “lamare” che significa “franare”. Descrive appunto questa roccia che, scivolando su se stessa, si auto-leviga.

# Come raggiungere le Lame

Credits: passamontagna.org

Il sentiero più facile per raggiungere questo canyon parte dalla diga del lago Fiastra ed è una passeggiata di un’ora circa, che non richiede particolare preparazione. Si attraversa un sentiero per lo più composto da roveri, lecci, carpini, rose canine e ovviamente da numerosi fiori e funghi.

La fauna invece è quella tipica degli Appennini: cinghiali, istrici, scoiattoli, ma anche gufi reali, civette, falchi Pellegrini.

Per i più esperti, ci sono vie più difficili, ma che nascondono ulteriori meraviglie come la grotta dei frati e le gole del Fiastrone.

Ma la vera domanda è… chissà se si possono trovare i nani delle montagne ferrose in questo luogo così fantastico?

Continua a leggere con: MONTAGNATERAPIA: la medicina naturale per il corpo e per la mente

MARTINA PICCIONI

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Tra le SPIAGGE più COLORATE al mondo c’è la SPIAGGIA ROSA italiana

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Credits: @italiano.br spiaggia rosa

L’Italia vanta di spiagge bellissime classificate tra le più belle del mondo, ne sono un esempio la Baia del Silenzio in Liguria, o la spiaggia Ficogrande di Stromboli. Tra le regioni italiane con il maggior numero di spiagge più belle e forse quella con quelle più colorate troviamo però la Sardegna. La spiaggia di Su Sirboni con le sue rocce rossastre o quella di Cala Tinnari, dove l’acqua si scaglia verso una spiaggia verdissima ricca di vegetazione, sono tra le spiagge più conosciute dell’isola. Non bisogna dimenticarsi però della Spiaggia Rosa di Budelli, una delle più belle non solo della Sardegna ma del mondo.

Tra le SPIAGGE più COLORATE al mondo c’è la SPIAGGIA ROSA italiana

# L’isola di Budelli nell’arcipelago della Maddalena

Credits: @ig_italia
Budelli

L’isola di Budelli si trova a nord della Sardegna nell’arcipelago della Maddalena ed è tra le isole più belle della regione per le sue acque turchesi e la spiaggia di colore rosa. Fino al 2016 era di proprietà privata e oggi fa parte del Parco Nazionale dell’arcipelago. Neanche l’annessione al parco ha permesso però di poter visitare la spiaggia, prendervi un po’ di sole tra i suoi granuli rosa o nuotare nell’acqua cristallina. Come sempre, infatti, l’uomo ha rovinato le bellezze del nostro Paese: ancoraggi e agitazioni irregolari hanno rischiato di modificare la composizione sabbiosa e quindi la spiaggia è stata chiusa e sottoposta a vincoli di protezione ambientale. È possibile però vederla da lontano insieme ad una guida del Parco Nazionale oppure in una gita in barca (se si ha il permesso).

# Acque cristalline che si infrangono su una spiaggia rosa

Credits: @earthpix.world
isola di Budelli

Nonostante sia possibile ammirare l’isola solo da lontano, le sue acque cristalline e la sua spiaggia sono molto apprezzate. La Sardegna in generale è conosciuta per la bellezza del suo mare e l’isola di Budelli non è da meno. Un’acqua limpidissima che termina verso una spiaggia rosacea, al di là della quale vi è una ricca vegetazione, in poche parole un paradiso terrestre. La bellezza dell’isola è stata esaltata anche nel celebre film di Michelangelo Antonini del 1964 “Deserto Rosso”.

# Ma perché è rosa?

Una volta ammirata la sua bellezza, probabilmente tutti si chiedono perché la spiaggia sia di questo colore. La spiaggia rosa di Budelli è ricca di piccoli frammenti di corallo, granito, conchiglie e gusci di molluschi. Il suo colore è dovuto però principalmente ad un microrganismo di colore rosa, la miniacinia miniacea, che vive nella posidonia, una pianta acquatica, all’interno di gusci di conchiglie. Una volta morte, i gusci vengono portati a riva e sbriciolati a causa di acqua e vento.

Continua la lettura con: La SPIAGGIA dei DIAMANTI

BEATRICE BARAZZETTI

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L’HOTEL-PRIGIONE: la nuova moda di passare una notte in cella

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Credit: ilgiornaledellarchitettura.com

Una volta entrati si parla con il responsabile attraverso delle grandi sbarre di ferro, le stanze sono molto piccole e hanno le inferriate, la colazione passa attraverso una piccola fessura e nei corridoi echeggiano le voci degli altri ospiti.

Questa non è la descrizione di un carcere ma dell’Hotel Alcatraz: la prigione trasformata in un hotel dove passare una notte dietro le sbarre.

Vediamo insieme le caratteristiche di quest’esperienza da brivido che sembra essere diventata una moda nel mondo.

L’HOTEL-PRIGIONE: la nuova moda di passare una notte in cella

#Hotel Alcatraz

Credit: alcatraz-hotel.com

Costruito nel 1867 e funzionante come luogo di pena fino al 2002, l’antico carcere di Kaiserslautern, nel sud-ovest della Germania, oggi ha le sembianze di un hotel di design dal nome a dir poco evocativo: Alcatraz, il nome del famoso carcere di massima sicurezza creato per i detenuti reputati problematici per altre prigioni.

La struttura, nonostante la ristrutturazione, mantiene ancora le sembianze dell’originale carcere.

Tutto l’hotel è circondato da un muro di mattoni rossi e parcheggiato sul retro c’è un bus con la scritta “Alcatraz” che ricorda il trasporto dei carcerati.

Ma l’esterno non è l’unica cosa che rimanda alla vecchia casa di detenzione.

#La reception dietro le sbarre

Credit: alcatraz-hotel.com

Una volta entrati nell’hotel il contrasto è evidente: l’arredo spesso moderno e curato nei dettagli è mischiato a degli elementi appartenenti all’originale carcere.

Il check-in, per esempio, viene fatto alla reception nella hall come in tutti gli hotel ma con una differenza: la reception è dietro le sbarre. 

Lo stesso vale per il bar e il ristorante, ugualmente segnalati da sbarre e con elementi della vecchia prigione.

#Le camere-cella

Credit: alcatraz-hotel.com

L’hotel Alcatraz contiene 56 camere e qui arriva l’importante scelta da fare quando si prenota in questo hotel: scegliere una camera moderna o una camera cella?

Alcune delle stanze sono infatti state create all’interno delle vecchie celle: sono dotate di porte di ferro, letti di metallo originali e inferriate alle finestre.

Attrezzate in modo essenziale, dispongono dei servizi in camera, ma lungo i corridoi di comunicazione gruppi di docce collettive si aprono ad ogni piano.

Su richiesta i clienti possono noleggiare un pigiama a righe per dormire o farsi servire la colazione in camera attraverso lo sportello passavivande del carcere, come dei veri e propri detenuti.

Questa potrebbe sembrare una scelta estrema eppure quella degli hotel-prigione sta ormai diventando una moda nel mondo.

#La moda degli hotel-prigione

Credit: ilgiornaledellarchitettura.com – Het Arresthuis, Roermond (Olanda)

Si rinnovano castelli, vecchi borghi e antiche chiese, perchè non rinnovare anche le carceri?

Nel mondo sono diverse le case di detenzione trasformate in alberghi, a partire dagli Stati Uniti, dove da anni si discute sull’opportunità di far diventare un hotel il vecchio penitenziario di Alcatraz.

La moda di passare una notte o due dietro le sbarre appare particolarmente diffusa in Germania, Olanda, Svizzera o Svezia.

Perfettamente restaurati e dotati di ogni comodità contemporanea, questi insoliti hotel vantano un pubblico di ogni fascia di età e rappresentano una vera e propria meta turistica nella città in cui si trovano.

Molto spesso sono hotel di lusso che del carcere originale mantengono solo qualche elemento di decorazione eppure ce ne sono altri dove prevale la voglia di offrire l’esperienza da brivido di passare una notte dietro le sbarre.

Voi lo fareste?

Continua la lettura con: L’HOTEL che si SCIOGLIE ogni anno

ARIANNA BOTTINI 

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Sant’Ambrogio: La COLONNA del DIAVOLO che veniva abbracciata dagli IMPERATORI

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Credits milanoperme IG - Colonna del diavolo

Non sono solo i buchi della colonna a nascondere una leggenda. Ne esiste un’altra che racconta di uno speciale potere “amato” dagli imperatori. Ecco quale era.

Sant’Ambrogio: La COLONNA del DIAVOLO che veniva abbracciata dagli IMPERATORI

# Le corna del diavolo hanno lasciato il loro segno a Milano

Credits historybyandy IG – Buchi colonna del diavolo

In Piazza Sant’Ambrogio, al lato della celebre basilica ambrosiana, si trova una colonna in marmo sulla cui sommità si può ammirare un capitello in stile corinzio, ma sono i due buchi visibili nella parte inferiore la vera attrazione. Secondo la leggenda, infatti, questi due fori sarebbero stati provocati dallo sbattere delle corna del Diavolo, preso a calci da Sant’Ambrogio in persona. Durante la colluttazione le corna del demonio si sarebbero incastrate e il diavolo si liberò dalla colonna svanendo attraverso i due fori all’interno della colonna stessa. Da questo episodio deriva l’appellativo di “Colonna del Diavolo”.

Leggi anche: La CLASSIFICA dei 7 LUOGHI più STREGATI di Milano

# Il rito dell’abbraccio alla colonna degli imperatori romani

Credits milanoperme IG – Colonna del diavolo

Esiste però un’altra leggenda che ruota attorno alla “Colonna del Diavolo”. Durante il Sacro Romano Impero le veniva attribuito un potere speciale. Si racconta che gli imperatori incoronati dovessero abbracciarla nel mezzo di un rituale di buono auspicio per la sorte della loro guida a capo dell’Impero. Tra i motivi che alimentano queste leggende può esserci la sua peculiare posizione, unico retaggio di un passato molto antico che sbuca in un contesto inatteso, a pochi passi da una delle più importanti basiliche italiane, nonché basilica del Santo Patrono di Milano.

Continua a leggere con: Il DIAVOLO è a Milano: i luoghi dove si può trovarlo

FABIO MARCOMIN

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Il NUOVO VOLTO di Piazza dei Cinquecento: parte la riqualificazione

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credits: @tvk_fr su IG

Il progetto di riqualificazione era stato lanciato lo scorso anno e comprendeva non solo la sistemazione di Piazza dei Cinquecento, ma anche la zona della stazione.

La rivista ArtTribune propone un’interessante intervista fatta agli architetti che hanno realizzato il progetto vincitore.

Il NUOVO VOLTO di Piazza dei Cinquecento: parte la riqualificazione

# Il bando lanciato dalle FS Italiane

Credits: cose_da_ferrovia IG – Roma Termini

Lo scorso dicembre il gruppo delle FS italiane ha lanciato un bando, in collaborazione insieme a Roma Capitale e con il supporto tecnico dell’Ordine degli Architetti di Roma e Provincia, per realizzare un nuovissimo progetto che mira a riqualificare l’intera area della stazione Roma Termini e Piazza dei Cinquecento. Dei 49 progetti presentati, ne sono stati selezionati 5.

# Gli obiettivi del progetto

credits: @crisromanguide su IG

In testa alla classifica troviamo il progetto del team TVK SARL, IT’S srl, ARTELIA Italia spa, NET Engineering spa, Michela Rustici e Latitude Platform for Urban Research and Design. Per la sua realizzazione, si è posto come obiettivo “il trasformare l’area di Roma Termini in spazio di relazione, socialità, votata al green e alla valorizzazione del territorio, partendo dalle peculiarità storiche e geologiche del sito”. Si è cercato di pensare la piazza non solo come “La Piazza della stazione”, ma re-interpretarla nella “Piazza della città”

# La sfida di Piazza dei Cinquecento

credits: @merymouse76 su IG

Gli stessi finalisti sono consapevoli di quanto sia faticoso re-immaginare un’area così vasta come quella della piazza. I suoi 4 ettari di superficie potrebbero farla rientrare nella categoria dei luoghi pubblici più grandi tra le capitali europee. Tutto il progetto gira attorno a una visione della città “progressivamente senza auto private, in cui muoversi in modo leggero, dinamico e condiviso. La piazza e i bordi della stazione, in particolare via Giolitti e via Marsala, saranno liberati progressivamente dai flussi di auto accogliendo un nuovo suolo a prevalenza pedonale e ciclabile.”

# La piazza come VUOTO LIBERO

credits: @letizia_san_ su IG

La struttura della nuova piazza sarà divisa in due parti, le quali andranno a rispondere a due esigenze ben precise: apertura di attività civiche e culturali e, allo stesso tempo, ritrovare il contatto con la natura attraverso un grazioso giardino alberato.
“La piazza è pensata per essere un vuoto disponibile ad essere usato e vissuto in modo libero. Per accogliere grandi eventi, manifestazioni, il vissuto quotidiano e tutte quelle che sono le espressioni della vita civica.”

Gli architetti hanno inserito nel loro progetto anche modi innovativi per generare energia pulita utilizzando il movimento delle persone come fonte principale.

SELENE MANGIAROTTI

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Il “BOSCO dei nuovi NATI”

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Credits: @davideco73 IG

Oggi vi parlo di Rovigo, deliziosa città veneta che sviluppa il proprio territorio di competenza amministrativa lungo le rive venete del Po, al confine con l’Emilia-Romagna.

La città di Rovigo ha deciso nelle scorse settimane di istituire il “Bosco dei nuovi nati”.

Il “BOSCO dei nuovi NATI”

L’iniziativa, approvata dalla Giunta comunale nelle scorse settimane, fa riferimento alla legge 10/2013. L’obbligo che scaturisce dal suo testo prevede, per i comuni con più di 15000 abitanti, la messa a dimora di un albero per ogni nuovo nato e l’individuazione di un’area nel territorio comunale da destinare a forestazione urbana, con posa di piante autoctone.

Credits: @Rovigoinfocittà(IG)

La nuova legge 10/2013, rispetto alla precedente versione risalente al 1992, estende l’obbligo anche ai bambini adottati.

# La scelta di Rovigo

Credits: @rovigo.italiani.it

Per il Comune di Rovigo è la prima presenza in questo progetto, il quale vuole promuovere il patrimonio arboreo nazionale e lo sviluppo del verde urbano. L’intento è quello di trasformare un obbligo in una opportunità.

L’amministrazione, già impegnata nella programmazione di iniziative di sostenibilità ambientale, aggiunge ai propri progetti anche questo, che risulta essere esattamente in linea con le sue volontà.

Queste, in particolare, si riassumono in:

  • aumento e riqualificazione delle aree verdi pubbliche comunali, finalizzati alla lotta ai cambiamenti climatici
  • incremento dell’assorbimento di CO2
  • miglioramento della qualità dell’aria e del microclima urbano,
  • aumento delle aree verdi per una maggiore fruibilità da parte dei cittadini.

# I primi passi del Bosco dei nuovi nati

L’assessore allo Sviluppo sostenibile Dina Merlo, spiega che l’amministrazione comunale ha già messo in piedi diverse forme di collaborazione tra settore pubblico e privato. Tra queste,  una donazione di 380 piante da parte dell’azienda IRSAP e la stipulazione di un Protocollo di Intesa con la società ARBOLIA Spa, società benefit nata da una collaborazione tra Snam e CDP (Cassa Depositi e Prestiti).

Credits: @rovigo.italiani.it

Partendo da questo Protocollo si è gà giunti alla realizzazione di un bosco urbano di oltre un ettaro, sponsorizzato da quattro aziende operanti ne territorio: IQT Consulting Spa, NEP Srl, Polimero Srl e Global Power Plus Srl.

# L’interporto come idea di bosco “diffuso”

La Giunta sta seguendo una ricognizione del patrimonio del verde pubblico e delle aree disponibili al fine di creare un bosco “diffuso” sul territorio e non localizzato in un solo luogo.

La prima zona di intervento è stata individuata nell’area verde di proprietà comunale in zona Interporto, dove è già stata realizzata la messa a dimora delle ultime 150 piante, parte della precedente donazione di IRSAP.

Gli stessi interventi di imboschimento urbano attuati come conseguenza al Protocollo di Intesa con ARBOLIA Spa, possono essere considerati come parte integrante del bosco “diffuso” dei nuovi nati.

Credits: @rovigooggi.it – Rovigo vista dall’alto

Queste piante rispondono alle caratteristiche previste dal Regolamento del verde comunale. Costituiscono un nucleo di partenza iniziale nell’ambito della realizzazione del Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile ed il Clima (PAESC).

# Agenda 2030

Il ricco Programma dell’Amministrazione comunale, dal punto di vista ambientale, in un’ottica di Piano di azioni a favore della sostenibilità, è volutamente indirizzato a restituire alle generazioni successive un ambiente tutelato e ben conservato nelle sue componenti vegetali e forestali, in riferimento alla realizzazione degli obiettivi principali (Sustainable Development Goals SDGs) di Agenda 2030.

Continua la lettura con: Anche l’HINTERLAND di Milano avrà il suo BOSCO VERTICALE

LUCIO BARDELLE

copyright milanocittastato.it

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L’HOTEL più ECONOMICO di MILANO: 26 euro per una camera

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credit: booking.com

Un soggiorno lowcost senza uscire dai confini cittadini è possibile. Dove si trova l’Hotel più economico di Milano?

L’HOTEL più ECONOMICO di MILANO: 26 euro per una camera

Soggiornare a Milano può sembrare tutto fuorché economico, eppure oltre alla vastissima gamma di ostelli che offrono soggiorni in centro città a partire da 14€ a notte, ci sono anche veri e propri hotel in cui soggiornare senza spendere un capitale. Dove si può soggiornare in Hotel a Milano con soli 26€ a notte?

# Hotel Brivio: un soggiorno milanese a soli 26€ a notte

credit: booking.com

A pochi passi dalla stazione di Dergano si trova l’Hotel Brivio, la miglior soluzione se si vuole prenotare una camera senza uscire dai confini cittadini e senza spendere troppo. Infatti è possibile dormire in questo semplice hotel con soli 26€ a notte.

# Una struttura piacevole. Unica Pecca? Il bagno condiviso

credit: booking.com

La struttura possiede un piccolo giardino interno in cui vi sono tavolini e sedie, e ogni camera è dotata di TV a schermo piatto, per accontentare ogni esigenza degli ospiti. L’unica pecca? Dal pacchetto lowcost è escluso il bagno privato, che dovrà essere condiviso con altri ospiti, anche se gli articoli da toeletta sono comunque messi a disposizione dall’Hotel. In ogni caso, se proprio non si vuole condividere il bagno, la struttura è dotata anche di camere con bagno privato, chiaramente ad un prezzo maggiore.

# Oltre al prezzo e all’ottima posizione, offre tanti servizi aggiuntivi

I punti di forza dell’Hotel, oltre al prezzo, sono indubbiamente la sua posizione strategica se si intende spostarsi rapidamente per la città e i servizi aggiuntivi che la struttura garantisce: reception 24 ore su 24, deposito bagagli e la pulizia delle camere giornaliera.

Se desiderate visitare Milano e siete spaventati dai prezzi ma non volete dormire in ostello, questa struttura vi dà il benvenuto nella nostra città con un soggiorno tranquillo ed economico.

#UPGRADE DEL 31 LUGLIO

L’Hotel Brivio continua a essere il più economico della città, tralasciando le “super offerte” in alcuni specifici periodi, riuscendo a garantire una quotazione stabile durante tutto l’anno. Il prezzo ha solo subito un leggero rincaro da 26 a 35 euro notte nelle ultime rilevazioni, non sufficiente a scalfire il suo primato.

Leggi anche: L’Hotel più ECONOMICO d’Italia: 6 Euro a NOTTE (colazione inclusa)

ROSITA GIULIANO

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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Progettata la linea di trasporto FLUVIALE per andare dall’isola Tiberina a Ponte Milvio

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credits: IMAGINELAB EDITING&EDITING youtube

Un progetto ancora in stato embrionale che punta a mettere in comunicazione l’isola Tiberina con la zona del ponte Milvio, tuttavia deve essere ancora vagliata la sua praticabilità.

Progettata la linea di trasporto FLUVIALE per andare dall’isola Tiberina a Ponte Milvio

# Il catamarano GREEN

credits: Roma Today

Gli architetti Paolo Carlodalatri e Fabrizio Venditti hanno sottoposto alla commissione Mobilità di Roma Capitale il progetto “Tiber Metro”, il quale ambisce a collegare Tiberina con il Ponte Milvio in una tratta di 7 chilometri. Il mezzo utilizzato è il catamarano, che grazie alla sua struttura capiente potrà ospitare numerosi passeggieri. Inoltre, saranno completamente elettrici per poter ridurre l’impatto ambientale.

# I PUNTI DI FORZA di questo mezzo

credits: IMAGINELAB EDITING&EDITING youtube

Ricorrendo all’energia elettrica ed a pannelli fotovoltaici, i catamarani si dimostrerebbero mezzi a impatto zero. In più, non ci sarebbe il pericolo di rimanere imbottigliati nel traffico e questo garantirebbe la sua regolarità di passaggio, rendendoli estremamente competitivi. Un altro punto a loro favore va alla loro possibilità di diventare punto di scambio con i mezzi terrestri.

# Ridurre i TEMPI

credits: IMAGINELAB EDITING&EDITING youtube

L’obiettivo sarebbe quello di ridurre il tempo di percorrenza della tratta che, generalmente, dagli automobilisti è percorsa in 20 minuti circa. Durante la commissione è stato affermato che “da ponte Garibaldi a ponte Milvio, si finirebbe per risparmiare molti minuti di tragitto rispetto al trasporto su gomma”.

# C’è un “MA”

credits: IMAGINELAB EDITING&EDITING youtube

Ora l’unico problema da risolvere è capire la fattibilità del progetto. Ad oggi ancora non si conosce la velocità effettiva del catamarano elettrico, né la capienza disponibile. Ciò rende difficile fare calcoli e previsioni. Inoltre, deve essere studiato anche sul piano tecnico per quanto riguarda l’accessibilità delle banchine dei Muraglioni sul Tevere.

Fonte: RomaToday

Continua a leggere con: A ROMA c’è l’ISOLA abitata più PICCOLA e ANTICA al mondo

SELENE MANGIAROTTI

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Vacanze in LOMBARDIA: 10 MERAVIGLIE da scoprire questa estate

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Dighe di Cancano. Credits: @simjur88 IG

Dopo mesi della pandemia ci stiamo pian piano arrendendo all’idea che la vita non sarà la stessa a breve, a partire da come affrontare le vacanze. Un turismo diverso, più consapevole, più responsabile, dove è sempre più problematico varcare confini, prendere aerei, allontanarsi di casa.

Detta così, sembra limitante e, invece, siamo fortunati: la Lombardia è una regione ricca di meraviglie. Eccone 10, che si aggiungono a queste 10 incredibili mete già selezionate per voi: 10 POSTI dove FUGGIRE dal mondo restando in LOMBARDIA

Vacanze in LOMBARDIA: 10 MERAVIGLIE da scoprire questa estate

#1 ABBADIA CERRETO: natura e affreschi rinascimentali

A poca distanza da Lodi, nelle campagne del Parco Regionale dellAdda Sud, sorge questo pittoresco borgo rurale costruito intorno a quella che era l’antica abbazia di San Pietro, meta ideale per una gita fuoriporta tra arte e natura.
Furono i monaci cistercensi, attorno al XII sec, a bonificare le zone acquitrinose attorno all’abbazia, dando inizio alla coltivazione e l’irrigazione grazie all’utilizzo dei numerosi canali e fontanili presenti. Anche se oggi i monaci non abitano più quest’edificio, l’abbazia resta un piccolo gioiello dell’arte romanico-gotica con al suo interno affreschi tardo-rinascimentali.


#2 TRE CORNI: lo sfondo della Vergine delle Rocce

Credits InLombardia

Lungo il percorso ciclopedonale che costeggia l’Adda, tra i comuni di Paderno e Trezzo, è possibile osservare il luogo che ispirò il genio di  Leonardo da Vinci per lo sfondo dellaVergine delle rocce”.
Terra amata e ben conosciuta dall’artista toscano, dove l’Adda scorre più impetuoso del solito, modellando nei secoli con le sua acque quelle rocce che hanno così formato questi caratteristici canyon brianzoli.


#3 DIGA DEL GLENO: il Vajont lombardo

Credits: valseriananews.it

Per gli amanti del trekking e delle viste mozzafiato non si può non avventurarsi verso la monumentale diga del Gleno, in Val di Scalve che d’inverno può regalare un panorama diverso.
Per i meno allenati, basta lasciare l’auto nella piccola Pianezza, frazione di Vilminore di Scalve, per incamminarsi tra i sentieri immersi nei boschi innevati e su fino all’antica strada scavata nella roccia tra le viuzze strette del piccolo borgo seguendo il segnavia Cai 411 ed utilizzata dai costruttori di quel mastodontico muro di cemento che fu la diga del Gleno.

Una storia triste, quella di questa diga, che anticipa di ben quarant’anni il tragico e ben più noto disastro del Vajont. Il 1 dicembre del 1923 la diga si squarciò in due provocando la devastante fuoriuscita di ben sei milioni di metri cubi dacqua verso valle, inghiottendo e devastando molto dei paesi sottostanti, causando 356 morti.
Oggi lo scheletro silenzioso di questa diga è la prima immagine che accoglie chiunque arrivi, un panorama che toglie il fiato per la bellezza naturalistica che la circonda, certamente, ma anche per l’impatto che ebbe sulla storia di questa valle.


#4 SANTA MARIA DELLA NEVE: La “Cappella sistina dei poveri”

chiesa di Santa Maria della Neve di Pisogne

Lo scrittore Giovanni Testori la definì :”la cappella sistina dei poveri”, ed è, a mio parere, il capolavoro assoluto di Girolamo Romanino, quel pittore, che assieme a Savoldo e Moretto, ha reso noto in tutto il mondo il Rinascimento Bresciano.
Vista da fuori, la chiesa di Santa Maria della Neve di Pisogne, sul lago d’Iseo, appare agli occhi quasi anonima, un semplice edificio religioso come tanti in questo lembo di terra tra lago e montagna. È varcando il suo portale che ci si rende davvero conto del tesoro che si trova al suo interno, un intero ciclo pittorico realizzato dall’artista bresciano nel 1534 in cui sono raffigurate le scene della passione, morte e risurrezione di Cristo.

Ciò che più colpisce è senza dubbio la grande crocifissione affrescata sulla controfacciata, in cui i personaggi raffigurati sotto la croce non sono abitanti della Gerusalemme romana, ma cavalieri, soldati e contadini rinascimentali, rendendo ancor più terrena e tangibile questa scena evangelica. La fantasia artistica di Romanino, che scelse di lavorare in queste valli per un periodo della sua vita, dà il meglio di sé in ogni scena, lasciando uscire il visitatore stupito e appagato.


#5 MONTE ISOLA: L’isola lacustre più grande d’Europa

Monte Isola

Restando lungo le acque del lago dIseo, non possiamo non visitare Monte Isola, l’isola lacustre più grande d’Europa. Anche in inverno Monte Isola mantiene il suo fascino. La sua mole boschiva emerge dalle acque come il guscio di una tartaruga, e per raggiungerla basta prendere un traghetto dai porti di Sulzano o Sale Marasino. Caratteristico è il borgo dei pescatori di Carzano, l’isola è famosa per la sua lunga tradizione nella fabbricazione delle reti da pesca. Da notare sono i naèt, le tipiche barche dei pescatori ormeggiati nel porticciolo.

In inverno è consigliabile visitare l’isola a piedi, percorrendone il perimetro sulla litoranea. Se avete buone gambe salite comunque sulla sommità del monte fino al Santuario della Madonna della Ceriola, il punto più alto dell’isola, per godere del grandioso panorama del paesaggio alpino circostante.


#6 VALLE DI GAINA: Il Sentiero delle Cascate

Sentiero delle cascate valle di gaina Monticelli Brusati
Credits Bresciatoday

Sempre in territorio sebino, per gli amanti della natura e dell’avventura, nella Valle di Gaina a Monticelli Brusati si trova il “sentiero delle cascate”, percorribile in tutti i periodi dell’anno. Un itinerario che si snoda su due livelli di percorsi tra cascate, torrenti e scale metalliche.
Se l’avventura vi ha messo sete, ricordatevi che siete nel bel mezzo della Franciacorta. Un ottima idea anche per fare un po’ di shopping natalizio e prendere qualche bottiglia per i numerosi pranzi e cenoni festivi che ci aspettano.


#7 ABBAZIA DI PIONA: la chiesa dei tesori

Abbazia di Piona

Situato nella penisola dellOlgiasca, sulle sponde del lago di Como, il complesso abbaziale di Piona risale addirittura al VI sec, anche se l’aspetto attuale lo si deve ad opera dell’ordine benedettino nel XII sec.
Magnifico esempio d’arte romanica, l’abbazia è un vero scrigno di tesori e un toccasana per lo spirito. All’interno della chiesa di Santa Maria si trovano due leoni in pietra oggi adibiti ad acquasantiere, inizialmente posti all’esterno per sorreggerne il portale, mentre lungo l’abside affreschi colorati di epoca ottoniana raffiguranti Cristo, gli evangelisti e gli apostoli si alternano allo scuro delle pietre.
Attiguo alla chiesa è il chiostro, anch’esso romanico, risalente al XIII secolo, con capitelli decorati ed affreschi raffiguranti i mesi dell’anno e i loro cicli.
L’abbazia è inoltre nota per la produzione delle famose “gocce imperiali”, un liquore al sapore d’anice con gradazione alcolica al 90% ottimo come digestivo diluito con acqua. Un idea regalo di Natale!


#8 OLTREPO’ PAVESE: castelli, eremi e cantine

Oltrepò Pavese

Basta scendere a sud di Pavia ed oltrepassare il grande fiume per entrare in questa terra di borghi e castelli medioevali, natura e buon vino. Tra i numerosi borghi meritano di essere menzionati Zavattarello, celebre per il suo castello “infestato”,  Varzi, celebre per il suo salame, e Fortunago.
Per gli amanti della natura è possibile fare una passeggiata alle Grotte di San Ponzo, rifugio medioevale dell’omonimo santo, oppure all’eremo di SantAlberto di Budrio, un luogo senza tempo circondato da una pace quasi irreale.
Un consiglio, non lasciate queste terre senza prima aver assaggiato almeno un bicchiere dell’ottimo vino prodotto in queste zone.


#9 SABBIONETA: la città ideale

sabbioneta teatro
Credits Baroque

Sabbioneta sorge come un oasi di arte e cultura nel bel mezzo della campagna mantovana. Venne fondata  dal duca Vespasiano Gonzaga-Colonna nel 1554 come capitale del suo piccolo dominio, una città ideale secondo i canoni architettonici rinascimentali. Già varcando la bianca porta imperiale ci si rende conto di essere entrati in una sorta di città in miniatura dove il tempo sembra essersi fermato ai fasti dell’epoca gonzaghesca.

Centro del potere politico era Palazzo Ducale, nell’omonima piazza, le cui sale interne sono un omaggio alla casata gonzaghesca e ai suoi illustri membri. Degni di nota anche il Palazzo del Giardino, residenza ad uso privato del duca, le cui sale sono state affrescate da Bernardino Campi, la chiesa dellIncoronata, mausoleo ducale, e il piccolo Teatro olimpico realizzato da Vincenzo Scamozzi, tra i primi esempi di teatro moderno al mondo.


#10 VALLE DI FRAELE: la via dei laghi

Dighe di Cancano. Credits: @simjur88 IG

Una meta ideale per gli amanti della montagna, incastonata sopra l’abitato di Isolaccia, tra Bormio e Livigno, la Valle di Fraele, coi suoi laghi e corsi d’acqua, vi farà dimenticare i mesi di lockdown.
Porta d’ingresso alla valle sono le due torri medioevali a difesa dell’antica strada alpina che collegava la Valtellina all’Engadina, tanto che per attraversarle bisognava pagare un dazio di dodici denari per ogni carico trasportato.
All’interno della valle l’occhio può perdersi ad ammirare le sue bellezze naturalistiche, tra il lago naturale Scale, alimentato da sorgenti sotterranee, e i due laghi artificiali di Cancano. Numerosi sono i percorsi che qui si possono prendere e che conducono anche alla bellissima Val Müstair, nei Grigioni.

Resisterete alla tentazione di non uscire dal confine?

Continua la lettura con: 10 POSTI dove FUGGIRE dal mondo restando in LOMBARDIA

MATTIA GALBIATI

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Il pensiero militare e l’intelligenza artificiale

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Esercito di terracotta, Reggia di Caserta (credits: https://casertaweb.com/)

I fatti di attualità ci portano a ripensare a varie forme di pensiero dell’uomo tra cui quello che potremmo definire pensiero militare.

La nostra società occidentale è abituata a considerare il pensiero militare solo in momenti particolari della vita sociale.
Nella Repubblica romana il dittatore veniva instaurato per un tempo limitato e si adottava la tecnica del pensiero militare per far fronte a situazioni gravi che potevano mettere a rischio l’esistenza stessa della Repubblica.

La situazione di emergenza che si è venuta a instaurare ha riportato in auge il tema del pensiero militare.
Non a caso si è scelto un generale per gestire la campagna vaccinale e sta emergendo anche sui media l’ipotesi di un governo presieduto da militari nel caso in cui dovesse cadere Draghi.

Quali sono le caratteristiche del pensiero militare?

Il punto centrale è l’obbedienza senza pensiero critico. All’interno di un sistema militare compito di ogni persona è di eseguire gli ordini che provengono dai livelli più elevati della gerarchia.
Le modalità con cui si eseguono gli ordini sono codificate e avvengono tutte in modo uniforme. La persona perde le sue caratteristiche identitarie e più umane e viene considerata come un ingranaggio uguale agli altri all’interno di uno stesso meccanismo.

La logica è quella meccanica, dato l’input dell’ordine deve essere eseguito un output uguale per tutti e prevedibile, come avviene nella programmazione di un computer.
Lo stesso per esempio avviene per i protocolli sanitari, in cui date certe premesse vengono attivate modalità di esecuzione identiche per tutti e dove la responsabilità del singolo viene annullata attraverso l’adozione di un comportamento standard, senza alcuna possibilità di scelta.

Forse in questo modo ci avviciniamo ancora di più ai meccanismi delle macchine e ci stiamo preparando a essere governati dall’intelligenza artificiale.

Continua la lettura con: L’anarchia è un principio naturale

MILANO CITTA’ STATO

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Il lago ARCOBALENO a tre ore e mezza da MILANO

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Credits: @ nascetuttodalsass IG

Non c’è niente di meglio che rilassarsi con una camminata tra le montagne per raggiungere uno dei laghi più belli e suggestivi d’Italia. Ancora meglio se il lago è legato ad una romantica ma struggente leggenda.

Andiamo alla scoperta del Lago di Carezza, nome adattato dal tedesco Karersee, per via della presenza di una famiglia di piante con ampie foglie lobate.

Il lago ARCOBALENO a tre ore e mezza da MILANO

# Il lago che si tinge di ARCOBALENO

credits: @federicomascagna

Con poche ore di viaggio, si può raggiungere un luogo magico e leggendario per combattere il terribile caldo milanese e rilassarsi in riva al Lago di Carezza, in provincia di Bolzano. Conosciuto anche come “Lago Arcobaleno”, il lago è circondato da fitti abeti e dalle cime del Catinaccio e del Latemar. In ladino viene chiamato anche lec de ergobando e vi è legata una curiosa leggenda che svelerebbe la vera causa dei suoi colori.

# La leggenda del mago e della sua amata ninfa

credits: lartedeipazzi.org

La leggenda narra della bellissima ninfa Ondina che viveva nel lago, tantissimi anni fa. Il suo canto allietava i viandanti e li accompagnava nel loro cammino per le montagne. Un mago, chiamato Masaré, s’innamorò della giovane ninfa e chiese aiuto alla strega Lanwerda per poter conquistare il cuore della donna. Gli venne consigliato di travestirsi da venditore di gioielli e creare un arcobaleno che unisse i due monti, il Catinaccio con il Latemar.

Il mago fu entusiasta di quest’idea e si mise subito all’opera, andando al lago e creando il più bell’arcobaleno mai visto. Dimenticò un piccolo dettaglio, quello di travestirsi. Ondina rimase incantata dallo spettacolo da lui creato, ma appena si accorse della presenza del mago, s’immerse nelle profonde acque del lago e scomparve per sempre. Il cuore del mago andò in mille pezzi e così anche l’arcobaleno che lui aveva creato, tutti i suoi frammenti gettati nel lago.

# Come si COLORANO le sue acque

credits: greenme

La rabbia, la disperazione e la tristezza di Masarè lo portano a distruggere i suoi gioielli e buttarli nel lago e così, la leggenda ci racconta, i pezzi sono ancora lì, sul fondo del lago. Quando la luce del sole filtra tra gli abeti, si riflette sui cocci colorati e tinge le acque alpine di tanti bellissimi colori.

In realtà, non c’è nessun coccio in fondo al lago ma è solo grazie alla luce del sole che si riflette sulla superficie dell’acqua che si vengono a creare tanti giochi di luce e di colore tingendo il lago di arcobaleno.

Continua a leggere con: Il LAGO “più bello d’Italia” che APPARE e SCOMPARE

SELENE MANGIAROTTI

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SCIARE d’ESTATE in Italia: ecco dove

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Credits bormio_tourism IG - Stelvio

Non riesci a fare a meno della neve nemmeno d’estate? Puoi soddisfare la tua voglia anche in Italia. Vediamo dove si può sciare nelle stagione più calda dell’anno.

SCIARE d’ESTATE in Italia: ecco dove

# Anche in Italia si può sciare tra giugno e settembre

Credits marijoseoa IG – Cervinia, Plateau Rosà

C’è chi proprio non riesce a fare a meno della neve nemmeno d’estate o che d’inverno non ha potuto approfittarne. Nessun problema. Da giugno a settembre alcuni territori italiani si trasformano in località destinate allo scii estivo. Il merito è dato dalla posizione geografica e della presenza dei ghiacciai che consentano di lasciare attive le piste. Lo scenario è quello sulle suggestive e meravigliose vette delle Alpi. Vediamo dove si può sciare nelle stagione più calda dell’anno.

# Nel Parco Nazionale dello Stelvio c’è la più vasta area sciabile estiva italiana

Credits bormio_tourism IG – Stelvio

La meta principe si trova nel Parco Nazionale dello Stelvio, dal Trentino Alto Adige alla Lombardia, dove troviamo la più vasta area sciabile estiva. Oltre 20 km di tracciati si estendono tra il Passo dello Stelvio e il Monte Cristallo, circondati dalle imponenti e suggestive vette del gruppo Ortles-Cevedale. Le piste sono adatte ad ogni livello di preparazione, professionisti, appassionati, avventurosi e famiglie.

 

# Il Paradiso dello sci a Cervinia: sul Plateau Rosà a 3840 metri d’altezza

Credits the_whiterent_cervinia IG – Plateau Rosà

In Valle d’Aosta troviamo l’altra destinazione in Italia dove è possibile sciare anche in estate: a Cervinia, sul Plateau Rosà, a 3.840 metri d’altezza. Qui per gli appassionati c’è la possibilità di poter sciare da giugno a settembre in quello che viene chiamato il “paradiso dello scii”. Sono ben 26 i chilometri di piste praticabili tra giugno e settembre per godere di un’esperienza unica e autentica a contatto con la natura.

 

Fonte: Si Viaggia

Continua a leggere con: I LUOGHI in Lombardia dove fare il VOLO dell’ANGELO

FABIO MARCOMIN

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JESOLO candidata per Eurovision 2022: questa sarebbe la LOCATION per il grande evento

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Se il 2021 vuole significare un anno di Rinascita per il Bel Paese, le premesse non sono di certo malvagie. Negli ultimi mesi l’Italia sta inviando al mondo intero dei segnali che non danno adito a false interpretazioni.

Nello sport, la soddisfazione che ci ha dato la nostra Nazionale di calcio agli ultimi europei, è un motivo di orgoglio non indifferente.

In campo musicale, il successo incalzante dei Måneskin prima a Sanremo e poi all’Eurovision 2021, è riuscito ad unire tutti gli Italiani come non succedeva da parecchio tempo. Esattamente da 31 anni.

Credits: visitjesolo.it – I Måneskin vittoriosi all’Eurovision 2021

JESOLO candidata per Eurovision 2022: questa sarebbe la LOCATION per il grande evento

# Jesolo per Eurovision 2022

Data la vittoria del gruppo rock romano all’ultima edizione di Eurovision 2021, all’Italia spetta l’onore di organizzare la prossima edizione del contest. 17 sono le candidature presentate da altrettante città italiane per ospitare l’Eurovision 2022.

Tra queste c’è, a sorpresa, Jesolo: una tra le località balneari più quotate d’Italia, facente parte, con i suoi 26.000 abitanti circa, della città metropolitana di Venezia.

L’avvenuta candidatura è stata ufficializzata pochi giorni fa da Luigi Pasqualinotto, presidente del Consorzio JesoloVenice. Queste le sue parole:

“La nostra è una città per vocazione internazionale, abituata ad ospitare ed organizzare grandi eventi. Ricordo che, se guardiamo agli ultimi anni, a Jesolo abbiamo avuto eventi come il Beach Bum Rock Festival, Miss Italia, il Full Moon Dj Superstar, l’Air Show (il più grande e importante spettacolo aereo civile), l’evento Coca Cola Live Mtv… fino all’Ironman che avremo a settembre, in una regione spesso patria di eventi di caratura mondiale, come le Olimpiadi di Cortina.

Quindi, oltre ad avere strutture e ricettività, abbiamo sempre dimostrato di avere una grande macchina organizzativa, in un ottimo connubio tra pubblico e privato. Crediamo, che la città tutta, per la sua vocazione internazionale e per le sue capacità organizzative, possa e debba puntare a questo tipo di manifestazioni in grado di avere un respiro che va ben oltre i confini nazionali.

In merito ai requisiti richiesti, siamo consapevoli della difficoltà di competere con altre realtà, ma siamo anche consci di potere contare pienamente su una importante ricettività alberghiera (forte di 370 hotel) e sulla vicinanza a due hub aeroportuali, il Marco Polo di Venezia e il Canova di Treviso, che si trovano rispettivamente a 30 e 45 minuti dalla nostra città.”

# La sede: il PalaInvent

Eurovision 2022: la candidatura a sorpresa di Jesolo
Credits: visitjesolo.it – Il PalaInvent di Jesolo

Principale location del contest dovrebbe essere il PalaInvent, noto anche come Palazzo del Turismo o ancor prima come PalaArrex. La struttura ha ospitato diverse edizioni di Miss Italia nel Mondo, oltre che due di Miss Italia in senso stretto nel 2013 e 2019. Ha inoltre ospitato diversi artisti di primo piano sul suolo nazionale, tra cui Emma Marrone, Laura Pausini e Giorgia.

Il problema del palasport è la sua capienza odierna: troppo pochi 4.000 posti per poter andare incontro ai parametri richiesti dal bando Rai.

Resta da capire quali possano essere le intenzioni relative all’area del faro di Jesolo, che dovrebbe essere coperta e non mantenuta all’aperto, come è attualmente.

# Måneskin in concerto

Uno degli obiettivi fondamentali è , tuttavia, quello di riuscire a coinvolgere i Måneskin, per un concerto al PalaInvent.

Luigi Pasqualinotto commenta così la cosa: “Jesolo è anche la città dei grandi eventi e non deve temere questo tipo di sfide internazionali”

Il sindaco di Jesolo,  Valerio Zoggia, ha subito colto con entusiasmo questa opportunità per la città, dando tutto l’appoggio suo e dell’intera amministrazione comunale.

La Rai sceglierà la città ospitante entro fine agosto in accordo con l’European Broadcasting Union.

Credits: eurofestivalitalia.net, visitjesolo.it

Continua a leggere con: 17 CITTÀ CANDIDATE ad ospitare l’EUROVISION in Italia: le concorrenti di Milano

LUCIO BARDELLE

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🛑 La VIA SVEDESE: zero restrizioni, zero decessi quotidiani

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Credits worldometers.info - Curva mobile 7 giorni decessi Svezia

Dopo essere stata duramente attaccata nel 2020 per la gestione della pandemia, la Svezia vede premiato il suo modello. Ecco i dati aggiornati sulla pandemia.

La VIA SVEDESE: zero restrizioni, zero decessi quotidiani

# La Svezia non fa più notizia 

Credits: ig zahoorsyed- Stoccolma

Dopo essere stata duramente attaccata nel 2020 per aver adottato la strategia di lasciare ai cittadini la libertà di scegliere i migliori comportamenti da tenere per far fronte all’epidemia da Covid-19, ora che è tutto sotto controllo la Svezia è sparita dai riflettori e non fa più notizia. Il Guardian aveva definito l’approccio svedese “una catastrofe in divenire”, il Corriere della Sera parlava di ecatombe, mentre CBS News aveva affermato come la Svezia fosse diventata “un esempio di come non gestire il Covid-19“. 

# Il modello svedese: niente lockdown e mascherina, solo raccomandazioni

Credits hansgrimsell IG – Stoccolma

Il governo svedese è stato uno dei pochi paesi al mondo a non imporre duri lockdown, le mascherine all’aperto e al chiuso, sia nei locali che nei mezzi pubblici. Sono state stabilite solo delle limitazioni al numero di partecipanti ad eventi e delle raccomandazioni riguardo l’utilizzo dello smart working quando possibile, sul distanziamento sociale e sulle regole di igiene personale utili a limitare il rischio di contagiarsi con il virus Sars-Cov-2.

Leggi anche: New York Times: “con il Covid-19 il miglior modello è quello SVEDESE”. I 5 punti di una strategia unica al mondo

# La situazione dopo 18 mesi dall’inizio della pandemia: la media mobile a 7 giorni segna zero decessi per Covid-19

La Svezia ora accoglie i turisti, le imprese e le scuole hanno continuato a rimanere aperte senza limitazioni, l’economia ha già recuperato quanto perso lo scorso anno e i funzionari sanitari non raccomandano nemmeno l’uso delle mascherine. Come sottolinea il sito Miglioverde i risultati stanno premiando il modello svedese anche sul fronte della pandemia.

Credits: eticaeconomia.it Fonte: Eurostat – Eccesso di mortalità complessivo 2020, settimane 10-48

Per prima cosa nel 2020 ha registrato un tasso di eccesso di mortalità inferiore rispetto a gran parte dei Paesi europei, nonostante gli errori commessi all’inizio nelle Rsa quando come in gran parte d’Europa non stati messi in sicurezza gli anziani.

Credits worldometers.info – Curva mobile 7 giorni decessi Svezia

Il dato forse più eclatante arriva però dall’osservazione della media mobile a 7 giorni, di mercoledì 28 luglio, relativa ai decessi per Covid-19: il numero è fermo a zero e da ormai un mese oscilla tra zero e uno. In 15 dei 28 giorni di luglio non si sono registrati decessi e il picco più alto è stato il 7 luglio con sei.

# Vaccinazione inferiore alla media europea

Tutto questo nonostante anche un tasso di vaccinazione inferiore alla media dell’Unione Europea: ad oggi hanno completato il ciclo di vaccinazione il 39% degli svedesi, a fronte di oltre il 50% degli italiani (dati OMS). 

La Svezia, oggi la Nazione più libera e sana di qualsiasi in Europa, mostra che esiste un’altra via, opposta a quella fondata su restrizioni e vaccinazione a tutti i costi: la via di lasciare i cittadini liberi di scegliere. 

Leggi anche: La SVEZIA ha VINTO: MORTALITÀ 2020 tra le più BASSE in Europa (senza chiusure e mascherine)

Continua a leggere con: Ultimi dati ISRAELE: DUE TERZI dei CASI GRAVI sono vaccinati, rivela il Ministro della Salute. In arrivo la TERZA DOSE

FABIO MARCOMIN

copyright milanocittastato.it

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La VIA SVEDESE: zero restrizioni, zero decessi quotidiani

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Credits worldometers.info - Curva mobile 7 giorni decessi Svezia

Dopo essere stata duramente attaccata nel 2020 per la gestione della pandemia, la Svezia vede premiato il suo modello. Ecco i dati aggiornati sulla pandemia.

La VIA SVEDESE: zero restrizioni, zero decessi quotidiani

# La Svezia non fa più notizia 

Credits: ig zahoorsyed- Stoccolma

Dopo essere stata duramente attaccata nel 2020 per aver adottato la strategia di lasciare ai cittadini la libertà di scegliere i migliori comportamenti da tenere per far fronte all’epidemia da Covid-19, ora che è tutto sotto controllo la Svezia è sparita dai riflettori e non fa più notizia. Il Guardian aveva definito l’approccio svedese “una catastrofe in divenire”, il Corriere della Sera parlava di ecatombe, mentre CBS News aveva affermato come la Svezia fosse diventata “un esempio di come non gestire il Covid-19“. 

# Il modello svedese: niente lockdown e mascherina, solo raccomandazioni

Credits hansgrimsell IG – Stoccolma

Il governo svedese è stato uno dei pochi paesi al mondo a non imporre duri lockdown, le mascherine all’aperto e al chiuso, sia nei locali che nei mezzi pubblici. Sono state stabilite solo delle limitazioni al numero di partecipanti ad eventi e delle raccomandazioni riguardo l’utilizzo dello smart working quando possibile, sul distanziamento sociale e sulle regole di igiene personale utili a limitare il rischio di contagiarsi con il virus Sars-Cov-2.

Leggi anche: New York Times: “con il Covid-19 il miglior modello è quello SVEDESE”. I 5 punti di una strategia unica al mondo

# La situazione dopo 18 mesi dall’inizio della pandemia: la media mobile a 7 giorni segna zero decessi per Covid-19

La Svezia ora accoglie i turisti, le imprese e le scuole hanno continuato a rimanere aperte senza limitazioni, l’economia ha già recuperato quanto perso lo scorso anno e i funzionari sanitari non raccomandano nemmeno l’uso delle mascherine. Come sottolinea il sito Miglioverde i risultati stanno premiando il modello svedese anche sul fronte della pandemia.

Credits: eticaeconomia.it Fonte: Eurostat – Eccesso di mortalità complessivo 2020, settimane 10-48

Per prima cosa nel 2020 ha registrato un tasso di eccesso di mortalità inferiore rispetto a gran parte dei Paesi europei, nonostante gli errori commessi all’inizio nelle Rsa quando come in gran parte d’Europa non stati messi in sicurezza gli anziani.

Credits worldometers.info – Curva mobile 7 giorni decessi Svezia

Il dato forse più eclatante arriva però dall’osservazione della media mobile a 7 giorni, di mercoledì 28 luglio, relativa ai decessi per Covid-19: il numero è fermo a zero e da ormai un mese oscilla tra zero e uno. In 15 dei 28 giorni di luglio non si sono registrati decessi e il picco più alto è stato il 7 luglio con sei.

# Vaccinazione inferiore alla media europea

Tutto questo nonostante anche un tasso di vaccinazione inferiore alla media dell’Unione Europea: ad oggi hanno completato il ciclo di vaccinazione il 39% degli svedesi, a fronte di oltre il 50% degli italiani (dati OMS). 

La Svezia, oggi la Nazione più libera e sana di qualsiasi in Europa, mostra che esiste un’altra via, opposta a quella fondata su restrizioni e vaccinazione a tutti i costi: la via di lasciare i cittadini liberi di scegliere. 

Leggi anche: La SVEZIA ha VINTO: MORTALITÀ 2020 tra le più BASSE in Europa (senza chiusure e mascherine)

Continua a leggere con: Ultimi dati ISRAELE: DUE TERZI dei CASI GRAVI sono vaccinati, rivela il Ministro della Salute. In arrivo la TERZA DOSE

FABIO MARCOMIN

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Al POLI presentati i 3 nuovi VEICOLI del FUTURO

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Credits motorionline - Airciel dettaglio

In occasione della Master TAD Showcase 2021, la mostra relativa ai progetti dei corsisti al Master in Transportation & Automobile Design del Politecnico, sono stati presentati tre nuovi veicoli pensati per il 2050. Scopriamoli nel dettaglio.

Al POLI presentati i 3 nuovi VEICOLI del FUTURO

# Al Politecnico si progettano i veicoli del futuro

In occasione della Master TAD Showcase 2021, mostra che rimarrà allestita fino al 30 luglio, sono stati presentati tre progetti sviluppati dai corsisti della XII Edizione del Master in Transportation & Automobile Design del Politecnico che ha celebrato il suo primo decennale nel 2019. Il tema di questa edizione era “Vehicles for Hybrid Environments, dove il gioco di parole è dato dall’aggettivo hybrid associato agli ambienti percorsi dai veicoli e non all’alimentazione dei veicoli.” In questo caso l’ibridazione viene declinata in vari modi da un progetto all’altro, fra terra, aria e acqua. I mezzi di trasporto sono stati pensati guardando al mondo nei prossimi 30 anni in cui a causa dei profondi cambiamenti di tipo socio-culturale innescati dai cambiamenti climatici, “gli attuali veicoli standard potrebbero risultare inadeguati per affrontare il traffico congestionato delle grandi megalopoli e la mutevolezza degli ambienti.”

Ognuno dei tre veicoli è stato sviluppato ipotizzando un collegamento ad un brand senza coinvolgimenti diretti delle stesse aziende stesse, e la scelta è caduta su marchi del mondo consumer e della moda, non solo del settore automobilistico. Scopriamoli nel dettaglio.

#1 AIR-Ciel: il veicolo ispirato al mondo dei droni in grado di cambiare modalità di viaggio

Credits motorionline – Airciel

Il concept AIR-Ciel, affiancato al brand Bugatti, è un veicolo ibrido per il 2050 ispirato al mondo dei droni, capace di viaggiare su strada e di volare a bassa quota per superare sia gli ostacoli naturali che gli ingorghi stradali. Prende spunto dalla Type 35 di Bugatti, richiamando il lusso e il prestigio del marchio Bugatti anche nella configurazione degli interni.

#2 ON WATER K-Wave: il veicolo anfibio con gli interni “mobili”

Credits motorionline – Kwave

Il secondo prototipo, ON WATER K-Wave, è invece un veicolo anfibio che si lega al marchio K-Way, progettato sull’esempio dell’unica auto anfibia prodotta in serie nel corso degli anni ’60 del secolo scorso. È un mezzo compatto che può agevolmente viaggiare per le strade delle future città costiere, dotato di ampio spazio interno che combina le caratteristiche della barca con quelle della vettura, e può ospitare una famiglia. Offre un elevato livello di comfort sia sulla terra ferma che sull’acqua e dispone della doppia modalità di guida, autonoma e manuale. Gli interni sono “mobili” per rimodellare gli spazi: un esempio è il volante che in modalità autonoma diventa una maniglia dove aggrapparsi negli spostamenti dentro il veicolo. 

#3 SUB-Chios: il veicolo subacqueo che può viaggiare fino a 25 metri di profondità

Credits motorionline – Subkios

Il terzo e ultimo modello è il SUB-Chios, studiato per una situazione estrema e di muoversi sott’acqua fino ad una profondità di 25 metri. Un veicolo compatto e avventuroso per il turismo 2050, con l’obiettivo di intrattenere la coppia di passeggeri. Questo concept, il cui design è derivato dalla manipolazione di una sfera, è affiancato al marchio GoPro. Dispone di un’ampia vetratura, di infotainment e telecamere integrate in un ambiente di evidente ispirazione nautica, a cui si aggiunge la guida autonoma per permettere di spostarsi anche in modalità di crociera grazie ai quattro motori a bordo, due dei quali direzionali, e da un’alta stabilizzante. 

Continua a leggere con: Le AUTO DA FAVOLA che potremmo vedere nel FUTURO

FABIO MARCOMIN

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L’anarchia è un principio naturale

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I giardini di Babilonia

L’anarchia ha un’accezione negativa. In particolare rappresenta il terrore dei governanti e di chi detiene il potere.
E questo è logicamente comprensibile, in quanto l’anarchia per definizione significa “senza governo”, mira a togliere il potere al potere.

Si tende a rappresentare l’anarchia come una situazione fuori controllo, caotica, e di delinquenza diffusa. Dove il più forte sottomette il più debole. Anarchia = Violenza, questo il luogo comune. 

Ma l’anarchia è davvero un mostro sociale se si prende il punto di vista dei cittadini?

In realtà ha un suo fondamento filosofico.
Il principio fondante del pensiero anarchico è che la singola parte si autoregola. E perseguendo un suo fine contribuisce automaticamente alla crescita dell’insieme della comunità. Questo perché se una parte nella sua autoregolamentazione fosse in contrasto con le altre, verrebbe limitata se non eliminata.

La natura è un regime anarchico. Se prendiamo ad esempio un bosco non esiste un’autorità, il “grande albero”, che governa e dirige le singole piante. Ognuna mira al suo benessere e tanto più le piante crescono rigogliose tanto più vitale e armonico si sviluppa l’intero bosco.

Anche se il suo regime è l’anarchia tutti riconoscono alla natura come caratteristica fondante l’armonia.
E questo accade anche nel nostro organismo. Ogni singola cellula o organo si autoregola, non dipende dalla razionalità, eppure perseguendo il suo interesse naturale alimenta il benessere dell’organismo. Più forza ha ogni singola parte meglio sta l’intero organismo.

Questo vale in natura, ma può valere anche per la politica?
Potrebbe esistere un sistema politico senza governanti?

Ci sono casi di paesi che si sono trovati senza un governo per molto tempo e senza che questo pregiudicasse la crescita del paese, anzi. Celebre il caso del Belgio che a lungo senza governo non ha sentito per niente la mancanza.

In passato nella società il governo era presente molto meno di oggi. Sia per impossibilità tecnica di gestione, non essendoci i mezzi tecnologici di controllo di oggi, che per capacità organizzativa. Il Sacro Romano Impero era un esempio di piccoli territori, spesso coincidenti con singoli comuni, che si autoregolavano e quasi non avvertivano nessuna autorità sopra di loro. Eredi del Sacro Romano Impero sono rimasti il Liechtenstein dove ogni singolo municipio è per Costituzione libero di secedere dal principato o la stessa Svizzera che è stata fondata su un libero patto di collaborazione tra cantoni che ancora oggi mantengono la gran parte dell’autonomia dagli organi confederali.

Il principio dell’anarchia in politica è che tanto più è piccolo e limitato il centro del potere tanto meno è corruttibile e può eccedere in un abuso di potere sugli altri. Anche perché tanto più l’unità di potere è piccola tanto più è connessa con le altre per poter sopravvivere e quindi necessariamente deve porsi in armonia con le altre.

Una evoluzione responsabile e umanista del pensiero anarchico potrebbe essere la soluzione per uscire dallo stallo politico e istituzionale dell’attuale occidente cosmopolita.

Continua la lettura con: Il prezzo della libertà

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La TERRAZZA dei BACI, dove un bacio è D’OBBLIGO

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credits: Comune di Mattinata pagina facebook

L’atto d’amore per eccellenza, un segno di affetto e di voglia di tornare a viversi che sfida le vecchie regole del distanziamento sociale, dove era stato perfino imposto il divieto di baciarsi.

La TERRAZZA dei BACI, dove un bacio è D’OBBLIGO

# Una terrazza panoramica molto particolare

Credit: TvBoy

Nel Gargano, in Puglia, è stata realizzata una terrazza panoramica con un obbligo un po’ particolare ma sicuramente dolcissimo: scambiarsi un bacio (e magari anche fotografarlo). Più che un obbligo, in realtà si tratta di un invito a scambiarsi questo gesto d’amore davanti al panorama mozzafiato che offre la terrazza. L’iniziativa nasce come simbolo dell’amore e per celebrare il ritorno alla normalità, dopo quasi due anni di pandemia.

# Tutti in fila per un BACIO

credits: Comune di Mattinata pagina facebook

Come descritto sulla sua pagina Facebook l’idea è partita dal comune di Mattinata, in Puglia. Ha fatto installare un simpatico cartello delimitato da segnaletica orizzontale che recita la frase “Kiss me here”, ovvero “Baciami qui”. Ci si mette in fila e si aspetta il proprio turno per essere immortalati in un tenero bacio su questa terrazza panoramica che si affaccia sulla costa.

Il sito del comune di Mattinata parla dell’iniziativa e ci ricorda che “il bacio è un atto d’amore universale, si dice che può coinvolgere circa 35 muscoli facciali e provocare fino a 120 battiti cardiaci al minuto, perché un bacio è emozione, è affetto, è unione”.

# Un omaggio all’AMORE

L’iniziativa non è solo scenografica, ma è legata ad un importante messaggio: “nel nostro piccolo vuole essere un manifesto di civiltà, di libertà, di inclusione, dove un gesto così semplice, così bello, spontaneo, naturale non conosce pregiudizio o discriminazione, perché in fondo baciarsi è solo un atto d’amore!”. Non è soltanto un gesto romantico, ma è anche un modo per dire no ad ogni tipo di discriminazione.

Fonti: Comune di Mattinata (Pagina Facebook), La Stampa

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SELENE MANGIAROTTI

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Moderno, ambizioso ed efficiente: l’EUR il quartiere più MILANESE di Roma

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credits: wikipedia

L’EUR di Roma è un quartiere monumentale, ma non come si potrebbe intendere alla maniera turistica della Roma antica. È una storia curiosa, che nasce quasi un secolo fa e che, tra cantieri infiniti e gru sempre più alte, sembra strizzare l’occhio a Milano.

Moderno, ambizioso ed efficiente: l’EUR il quartiere più MILANESE di Roma

# Roma candidata per l’esposizione universale

Il progetto EUR nasce negli anni ’30 del secolo scorso, quando il Governatore di Roma Bottai, convinse Mussolini a candidare Roma per l’esposizione universale del 1942, per mostrare al mondo i successi del regime in occasione del ventesimo anniversario della marcia su Roma. L’Italia si aggiudica l’Expo e la location scelta è la zona delle Tre Fontane, che deve collegare la nuova Roma imperiale al mare.

A niente è servita l’istituzione di un’autorità come l’Ente Autonomo Esposizione Universale di Roma, il fiume di denaro confluito, o il cambio delle regole che valgono dappertutto tranne che nella capitale. l’Expo del 1942 non ha mai avuto luogo a causa del secondo conflitto mondiale e il fascismo non ha mai potuto pavoneggiarsi.

# L’ennesimo acronimo, l’ennesimo progetto incompiuto

credits: hisour.com

EUR è quindi l’acronimo di Esposizione Universale Roma, un quartiere che rimane incompiuto nonostante tutti gli sforzi profusi per un progetto grandioso. Sotto il coordinamento di Marcello Piacentini, archistar di riferimento del regime, i progetti vengono affidati ad architetti della corrente preferita, come Giuseppe Pagano, Luigi Piccinato, Adalberto Libera e Luigi Moretti.

Per gli appassionati di architettura razionalista, l’EUR è una tappa da sogno e, il progetto in sé, è sicuramente spettacolare sotto ogni punto di vista. Il quartiere è ispirato all’urbanistica classica romana, seppure distorta dalle manie del fascismo e prevede una pianta a pentagono, con edifici mastodontici in marmo bianco e travertino. Coi lavori sospesi durante il conflitto, l’EUR diventa il quartier generale delle truppe straniere, prima i tedeschi e poi gli americani.

# Peculiarità iconiche dell’EUR

credits: juzaphoto.com

Non mancano di certo le peculiarità architettoniche, diventate icone del quartiere. Il palazzo più famoso, forse anche il più instagrammato dell’EUR, è certamente il Colosseo Quadrato, soprannome che i romani hanno dato al Palazzo della Civiltà Italiana, che avrebbe dovuto essere il cuore dell’Esposizione Universale del 1942, un edificio a pianta quadrata con le facciate scandite da archi incolonnati.

Adesso è nella disponibilità della Maison Fendi, che la rende fruibile per eventi ed installazioni dedicate alla creatività italiana, pagando al Comune di Roma un affitto di diverse centinaia di migliaia di Euro al mese. Il Colosseo Quadrato si trova ad una delle estremità del Viale della Civiltà del Lavoro. Dall’altro lato si trova il Palazzo dei Congressi progettato da Adalberto Libera.

Il Palazzo dei Congressi è una vittima celebre del conflitto mondiale: mai terminato per mancanza di fondi, il progetto è stato completato solo a metà degli anni ’50 e, in occasione delle Olimpiadi del 1960, ha ospitato le gare di scherma. Il progetto rimane ancora oggi incompiuto: sulla facciata principale è presente una curiosa mensola sporgente, vuota. Pare che nell’idea originaria dovesse ospitare una scultura, probabilmente una quadriga.

Uno degli elementi più scenografici è di sicuro il colonnato del Museo della Civiltà Romana. Il museo è chiuso dal 2014 ma il lungo colonnato che lo attraversa è accessibile al pubblico. In alcune ore della giornata, il sole attraversa il colonnato e crea giochi di luce mozzafiato. La location è stata immortalata recentemente nell’episodio Spectre di 007.

Un elemento da invidiare all’EUR, è certamente il suo laghetto, che suggella il rapporto di Roma con l’acqua. Il laghetto è artificiale, distante dalla zona dei musei ed è circondato da un bellissimo parco ben curato, meta di passeggiate e picnic.

# Le due anime dell’EUR: business di giorno, eventi e night life dopo il tramonto

credits: idealista.it

L’EUR è propriamente una città nella città. Per le caratteristiche che il distretto ha assunto dopo il completamento dei progetti, si può azzardare che è come una piccola Milano all’interno dei confini di Roma. All’EUR, infatti, niente è come sembra.

Basta grattare la patina di normalità e ne viene fuori una piccola città molto efficiente, un turbo quartiere si può dire, che ospita diverse sedi di uffici che le aziende hanno voluto installare da queste parti. L’EUR avrebbe dovuto essere il distretto finanziario, grazie alla realizzazione delle torri previste per ospitare il Ministero delle Finanze. Sono purtroppo incompiute dagli inizi degli anni ’60, ma hanno attirato il business che è venuto dopo.

Da poco terminati i lavori di esecuzione, ha finalmente aperto La Nuvola di Fuksas, uno spettacolare centro congressi in grado di ospitare convegni, esposizioni, mostre e installazioni o spettacoli. L’edificio ha una parte interrata che ospita sale e auditorium ma il vero capolavoro è la parte “emersa”: uno stupefacente foyer che dall’esterno appare come una teca che contiene la nuvola, l’installazione permanente voluta dal Fuksas. La nuvola è un palazzo moderno, è atterrata all’EUR ma potrebbe essere a giusto titolo una delle attrazioni di Porta Nuova o City Life, per design e concezione.

Improvvisamente poi, la sera, l’EUR indossa un’anima diversa. Se di giorno è popolata da gente d’affari, la sera una florida industria dell’intrattenimento e ristorazione fa affollare le strade di cittadini in cerca di relax e svago. Le attività sono molto fiorenti. Il divertimento è un po’ ricercato, sicuramente non adatto a tutte le tasche, cosa che rende l’EUR un luogo esclusivo, ma non privo di contraddizioni. Perché se è vero che il Colosseo Quadrato vale un affitto da un quarto di milione al mese, le luci gettano inevitabilmente ombre.

# Il degrado dove meno te lo aspetti

credits: RomaToday

Se pensiamo una delle caratteristiche più divertenti dei cittadini romani, la prima che viene in mente è l’abitudine di cambiare nome alle cose e alle persone, dare soprannomi, prerogativa fondamentale per vivere col sorriso in una città così complessa.

Ecco che il soprannome delle 4 torri della finanza è Piccola Beirut, facile intuire il motivo. Le torri sono, in altezza, tra le prime 15 costruzioni di Roma, ma di loro esiste solo lo scheletro. Si trovano nel bel mezzo della zona residenziale, una delle migliori di Roma, ma rendono effimero lo skyline e non solo. Anche dal lato della sicurezza degli abitanti, sono minacciose come appaiono.

Gli eterni cantieri che interessano ogni singolo edificio dell’EUR, rendono l’idea di un quartiere in perenne trasformazione, ma che in realtà non è mai stato finito. Il complesso intreccio tra la nascita durante un conflitto, la grandiosità delle opere concentrate nel quartiere e i lavori di ammodernamento, fanno di questo distretto un piccolo angolo vivo, ma precario.

Per i romani che vivono nel quartiere, questo fa emergere l’incertezza che regna nella zona e, per quanto amino l’EUR e il dualismo delle sue anime, alla prima occasione potrebbero prendere la via che scelgono anche i turisti quando si trovano all’EUR: un’occhiata veloce al Colosseo Quadrato e poi di corsa alla ricerca una scorciatoia verso il mare.

Continua a leggere con: MAPPA della MILANO ROMANA: come si chiamavano le VIE DI OGGI ai tempi dell’antica Roma?

LAURA LIONTI

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