Scopriamo quali sono e cosa li rende così particolari. Selezione di Chiara Metafora.
Gli APERITIVI più STRANI che si possono prendere a MILANO
#1 Cortile Flora: l’aperitivo dentro una giungla urbana
Credits cortileflora IG – Cortile Flora
In questo locale si prende l’aperitivo in una giungla urbana. Elegante e raffinato, Cortile Flora è stato inaugurato nel 2021 e si trova all’interno del Moscova District Market. Mescola con gusto contemporaneo e cosmopolita tutte le tendenze del momento, dal decò al bohémien, per un aperitivo di classe.
Indirizzo: Via Alessandro Volta 7A
#2 Al Cappellaio Matto si può bere il fumo del Brucaliffo
Credits cappellaiomatto IG – Cappellaio Matto
Il Cappellaio Matto ci trasporta nel magico mondo di Alice nel paese delle Meraviglie. Ci sono tutti i personaggi della favola, oltre alla protagonista si trova lo Stregatto, la Regina di Cuori e il Bianconiglio. Non manca il tavolo del the e si può bere il fumo del Brucaliffo. L’aperitivo, abbondante, costa 12 euro.
#3 Steam Factory Pub, l’aperitivo più punk di Milano tra meduse e mostri
Credits steam_factory_pub IG – Steam Factory
Steam Factory Pub è il primo locale a tema steampunk di Milano, lungo il Naviglio Grande sempre al civico 51 di Ripa di Porta Ticinese. Ci sono fulmini, meduse appese sul soffitto, una carrozza, mostri, personaggi dei fumetti e dei film di fantascienza. Con 12 euro si può scegliere tra un bubble cocktail o uno smocking cocktail e servirsi da un buffet illimitato.
Indirizzo: via Ripa di Porta Ticinese, 51
#4 Zizania, il “pop-porno” cocktail bar con sushi di cibo italiano
Credits zizania.milano IG – Zizania
A due passi dalle Colonne di San Lorenzo c’è uno deli locali più pop, colorati e irriverenti di Milano: Zizania. Aperto da marzo 2022, questo piccolo cocktail bar si caratterizza per divertenti neon con parole “vietate ai minori”, e pareti decorate con il tipico stile Seletti. La proposta si aperitivo è basata su ingredienti italiani, drink a basso contenuto alcoolico e i Rizi, palline di riso con sopra specialità italiane che vengono servite come sushi.
Vorfreude. E’ una parola in tedesco che significa: “la gioia nell’attesa”. Si tratta di quella sensazione di felicità che nasce quando ci prepariamo per qualcosa di bello. In attesa di viaggiare per davvero, accontentiamoci della vorfreude: queste le sette proposte per provarla nei prossimi mesi.
7 VIAGGI IMPERDIBILI da fare NEL MONDO almeno una volta nella vita
#1 Israele, universi diversi concentrati in un territorio più piccolo della Lombardia
Credits: igrandiviaggi.it
Pochi paesi presentano scenari tanto variegati all’interno di confini così ridotti come Israele. In uno territorio più ridotto della Lombardia si trovano luoghi straordinariamente diversi. Le spiagge infinite di Tel Aviv dove ci si sente in una metropoli europea ma con sapori antichi come nella città vecchia di Giaffa. A poca distanza si viene proiettati in una dimensione mistica conGerusalemme, che nella parte antica in un chilometro quadrato contiene i luoghi sacri delle tre grandi religioni monoteistiche. E a seconda di dove si esce ci si ritrova in Europa o in Medio Oriente. Senza contare lo spazio desertico in cui si sprofonda per 400 metri sotto il livello del mare nella feritoia del Mar Mortodove si galleggia su un’acqua densa di sale. Se questo non bastasse ci sono da ammirare i Giardini Baha’i a Haifa, le rovine di Gerico o trascorrere una notte in mezzo al deserto del sud del Paese fino ad arrivare a bagnarsi nel Mar Rosso sulle spiagge di Eilat.
#2 Petra in Giordania, una delle nuove 7 meraviglie del mondo
Credits: viaggiogiovani.it
Petra è uno dei tesori nazionali della Giordania e di gran lunga la sua attrazione turistica più conosciuta del Paese. Con 800 monumenti classificati di cui 500 tombe, è patrimonio dell’umanità dell’UNESCO e una delle nuove Sette Meraviglie del Mondo. Steven Spielberg in questa location ha girato alcune delle scene più suggestive del film “Indiana Jones e l’ultima Crociata”.
#3 La Traversata Atlantica dall’Europa all’America
Credits: giornaledellavela.com
Un’altra esperienza da provare almeno una volta nella vita è la traversata atlantica. Era la grande sfida che ha attratto per secoli i grandi viaggiatori europei. Dopo la diffusione dei voli aerei è tornata a essere un’attrazione, specie se affrontata su una barca a vela. Un’esperienza di contemplazione ma anche di costante attenzione letteralmente immersi nella natura. Ci vorranno circa 20 giorni per arrivare dalla sponda europea a quella americana, con la possibilità di scegliere soste tattiche sulle isole dislocate lungo il tragitto che si dovesse scegliere.
#4 La Transiberiana, il più lungo viaggio in treno del mondo
Inizio della Transiberiana a Mosca
Quasi 10mila chilometri da Mosca all’estremo oriente di Vladivostok passando attraverso i territori sconfinati della Siberia. Presentata per la prima volta all’Esposizione Universale di Parigi del 1900 è ancora oggi la ferrovia più lunga del mondo. Avviata soprattutto per esigenze di trasporto merci negli ultimi anni si è trasformata in un vero e proprio punto di attrazione per turisti di tutto il mondo. Il tempo medio di viaggio è di una settimana, che può essere esteso fermandosi a visitare i luoghi più iconici, come Niznij Novgorod, Perm, Ekaterinburgo, Novosibirsk, Irkutsk, il lago Bajkal e Vladivostok, capolinea della corsa.
Il treno ha una cadenza giornaliera ed effettua 157 fermate e attraversa ben 7 fusi orari. In questo caso, complice guerra e sanzioni, la vorfreude potrebbe essere un po’ più lunga. Speriamo non troppo.
#5 A Capo Nord in Norvegia per vedere l’aurora boreale
Credits: geoblog.altervista.com
Natura incontaminata, condizioni estreme e le luci dell’artico e dell’aurora boreale che danzano nel cielo. Capo Nord, il vasto altopiano che termina con una scogliera di 307 metri che si tuffa nel mare, è un’esperienza mozzafiato da fare almeno una volta nella vita. Situato sull’isola di Magerøya, per i meni temerari è facile da raggiungere grazie ad un tunnel sottomarino che collega l’isola di Magerøya alla terraferma.
#6 Route 66, il mito del coast to coast americano. Il più classico dei viaggi in macchina da Chicago a Venice Beach
Credits: vivitravels.com
Il classico più classico dei viaggi in macchina negli Stati Uniti, da una costa all’altra del Paese, attraversando alcune città iconiche come St Louis famosa per il Gateway Arch, Santa Fe, Las Vegas e Los Angeles oltre a immense praterie e paesaggi mozzafiato. Da compiere rigorosamente con il gomito fuori dal finestrino e la giusta colonna sonora.
Credits: eaglerider.com
#7 In Sud Africa da Johannesburg a Cape Town: 2.500 km on the road dall’Oceano Indiano all’Oceano Atlantico
Credits: turkishairlines.com
Tra i sette viaggi da fare almeno una volta nella vita non può mancare l’Africa. La scelta ottimale non può che essere il Sud Africa da affrontare in una traversata che consente di spaziare dall’Oceano Atlantico a quello Indiano, scoprendo paesaggi pazzeschi e città straordinariamente ricche di storia e di cultura. Uno dei tragitti classici prevede la partenza dalla capitale economica del Paese Johannesburg verso la costa fino a Durban con la famosa spiaggia ideale per il surf Golden Mile o il Giardino Botanico con piante risalenti alla preistoria. Si prosegue poi verso la Riserva Naturale di Robberg, sito tutelato dall’Unesco con le sue spiagge e le grotte abitate già all’età della pietra.
Dopo la Laguna di Knysna si avanza sempre sulla Garden Route, così chiamata per le sue valli lussureggianti e per le sue foreste e ci si può fermare ad ammirare il panorama di Capo di Buona Speranza, prima del traguardo nella capitale legislativa Cape Town. In tutto sono circa 2.500 km in auto, che con tutte le soste vanno percorsi in un paio di settimane.
Una delle fortune di essere italiani – per nascita o adozione – è quella di vivere in un paese ricchissimo dal punto di vista paesaggistico. Nel giro di appena 1200 km, l’Italia offre al mondo dal mare cristallino alla pianura, dalle colline alle vette innevate più alte d’Europa.
Non molto lontano da queste vette, nella provincia di Sondrio in Lombardia, esiste una Riserva Naturale che addirittura ti fa venire il dubbio di essere ancora in territorio italiano, perché risulta surreale realizzare che a distanza di soli circa 140 km ci sono i milanesi che corrono dietro agli appuntamenti e ai tram.
Il PICCOLO CANADA a due passi da Milano
# La Valle di Predarossa, il “piccolo Canada” della Lombardia
https://www.valmasino.info/schede/predarossa/
L’incontro del granito del Plutone del Masino con le serpentiniti della Valmalenco tinge di un colore rossastro le pareti rocciose della valle: da qui il nome Predarossa. Il fiume Duino si snoda tra le piane e alla base delle vette.
Il tutto ha come sfondo il ghiacciaio perenne di Predarossa, la vetta del Monte Disgrazia. Decisamente si tratta di un paesaggio mozzafiato che sembra uscito da Narnia o, appunto, da una cartolina raffigurante il selvaggio Canada.
# Un’avventura adatta a tutti
https://www.valmasino.info/schede/predarossa/
Per gli amanti del trekking e dell’avventura, sono disponibili più percorsi e sentieri da affrontare, da diversi livelli di difficoltà. Il primo percorso disponibile è quello meno impegnativo e adatto anche ai più piccoli (dopo aver preso le precauzioni fondamentali necessarie per qualsiasi tipo di viaggio in montagna). Si tratta infatti di una breve camminata per un sentiero pianeggiante, che sfocia nella prima piana, luogo perfetto per un pic-nic, godersi l’aria pulita e il paesaggio.
# Il Monte Disgrazia: ma il nome non è come sembra
IG @insta.valmalenco
Le cose iniziano a complicarsi se si vuole affrontare un itinerario in salita per raggiungere la Piana Superiore, affiancando il torrente e attraversando i boschi di larici. Solo per i più esperti e temerari è destinato il percorso aperto solo nelle stagioni più calde per raggiungere il Rifugio Ponti, a quota 2559 metri, sul Monte Disgrazia.
Importante è non lasciarsi scoraggiare dal nome del monte, che al contrario di come si crede deriva dal dialetto “desgiascià” e significa “sghiacciare” e quindi nulla ha a che fare con le disgrazie.
# Into the Wild
IG @1_2_trek
L’accesso consentito previa prenotazione e a circa sole 50 macchine al giorno assicura un’esperienza unica in un luogo non affollato. La riconnessione con la Natura nel suo stato genuino (ma sicuro) è automatica anche per la persona più cittadina e meno avventurosa.
La cartolina di questo Canada in miniatura nel territorio lombardo si chiude in bellezza con le mandrie di cavalli selvaggi che si aggirano per la valle, in tutto il loro splendore di creature libere.
3,5 milioni di cittadini parlano una lingua lombarda. Pochi sanno che ce ne sono tantissime. L’origine delle varianti principali, dei dialetti secondari e la loro classificazione.
La classificazione del sistema di varietà di lingue lombarde, parlate romanze di tipo gallo-italico, è stata definita per la prima volta nel 1853 nel “Saggio sui dialetti gallo-italici” da Bernardino Biondelli con l’indicazione dei vari livelli partendo da quelli principali fino alle singole parlate locali. Da allora non è stata più abbandonata ma solo perfezionata negli anni più recenti.
Le due macro categorie di varietà linguistiche, che presentano differenze principalmente fonologiche, sono quella orientale denominata anche transabduano o orobico e quella occidentale conosciuta anche come cisabduano o insubre.
# Ci sono sei sezioni principali, dalla macro milanese a quella alpina occidentale
Credits milanoeprovincia IG – Frase in dialetto Trattoria d tomaso
Queste due macro categorie vengono suddivise in ulteriori 6 sezioni, ognuna delle quali comprende diversi dialetti parlati anche fuori regione e fuori Italia:
sezione macro milanese dove si trova il milanese, il bustocco, il brianzolo e il novarese in Piemonte;
sezione basso-occidentale con il pavese, lomellino, lodigiano e oltrepadano;
sezione basso orientale con cremasco, cremonese e mantovano;
sezione prealpina-orientale con bergamasco, bresciano, alto mantovano e gardesano;
sezione prealpina occidentale con varesotto, comasco e lecchese;
sezione alpina occidentale con il valtellinese e verbanese, entrambi a cavallo di quella prealpina, ossolano sempre in Piemonte, chiavennasco, grosino, bormino, livignasco in Lombardia, ticinese, calanchino mesolcinese, brega-gliotto e poschiavano nel Canton Ticino.
# I diletti gergali lombardi
Esistono poi una serie di dialetti gergali, molto locali, presenti soprattutto in alta Lombardia e Svizzera:
il gaì è rintracciabili in Val Camonica e di alcune valli bergamasche e anche se quasi estinto viene usato dai pastori di quelle zone;
lo spasell è invece il gergo commerciale utilizzato in passato dei valsassinesi;
il rungin è riconducibile alla Val Cavargna;
il rügin in Val Colla;
il larpa iudre, viene utilizzato con lo stesso scopo dello spasell, ossia per non farsi capire da chi non è originario dei luoghi, e viene parlato nel Mendrisiotto in Svizzera.
Potrebbe nascere in Italia uno Ski Dome da record. Lo studio di fattibilità del progetto.
Lo SKI DOME sulle Alpi per SCIARE anche d’ESTATE: sarà una delle PISTE INDOOR più LUNGHE del MONDO
# Uno Ski Dome lungo 870 metri al posto della pista di bob delle Olimpiadi di Torino 2006
Credits fernfahren IG – Pista Bob Torino 2006
C”era una volta una pista di bob: realizzata a Cesana Torinese per le Olimpiadi Invernali di Torino 2006, ha visto trionfare l’italiano Armin Zoeggeler. Ora potrebbe rinascere trasformandosi in una delle piste indoor più lunghe del mondo.
L’amministrazione comunale ha infatti commissionato una prima bozza di fattibilità del progetto che prevede lo smantellamento del serpentone, il suo interramento e la realizzazione di uno Ski Dome lungo 870 metri e largo 60 con due piste per la discesa. Rimarrebbero il pistino di spinta in alto e le strutture di servizio in basso con il rilancio degli spazi per la ristorazione.
L’investimento stimato è di circa 50 milioni di euro e sarebbe a carico di privati che contano di recuperare l’investimento grazie alle squadre agonistiche e delle nazionali che si serviranno dell’impianto, visto che ad oggi in Italia non ne è esiste uno simile, e dal flusso di appassionati che lo utilizzerebbe tutti i giorni dell’anno.
Per lo smantellamento e interramento andrebbero aggiunte altre risorse che potrebbero arrivare dal tesoretto olimpico.
# Un impianto autosufficiente
Credits credits: 4actionsport.it – Rendering progetto bocciato dello Skidome Arese
La copertura verrebbe rivestita con pannelli fotovoltaici in silicio amorfo, non riflettente, consentendo la produzione di energia necessaria per garantire il condizionamento della struttura, la messa in servizio di un impianto di risalita e di un tapis roulant e la produzione della neve artificiale.
# SCIARE a Milano? Tramontato il progetto della prima PISTA INDOOR d’Italia
E dire che per molto tempo era Milano a essere in pole position per un impianto per lo sci indoor. Un amore per lo sci che da sempre caratterizza la nostra città. Per alcune settimane, prima di Natale, si è sciato nel cuore di Milano, in Gae Aulenti grazie alla piccola pista artificiale realizzata dalla Svizzera. La stessa montagnetta ha ospitato nel lontano Natale del 1984 delle gare di sci, mentre al parco Sempione è stata organizzata una decina di anni fa una prova del campionato del mondo di sci di fondo. A questo punto mancava solo osare dove volano le aquile: costruire una pista da sci indoor per sciare tutto l’anno. In realtà esiste un progetto e anche il luogo dove si potrebbe realizzare.
Il progetto è quello di un impianto da sci coperto, con tre piste da sci, insieme a un ristorante con vetrate con affaccio sulla zona dell’arrivo, un’area commerciale con negozi legati agli sport invernali e un albergo a quattro stelle. La pista principale lunga 350 metri, larga 60 metri e con un dislivello di 65 metri. Ai suoi lati le altre due piste, entrambe lunghe 100 metri. Un impianto simile a quello esistente a Dubai che consentirebbe di sciare tutto l’anno. La pista da sci indoor doveva essere costruita di fianco al centro commerciale Il Centro di Arese.
È il 2016 quando nella provincia milanese si parla per la prima volta di sci indoor, ma dopo tre anni, nel 2019, l’idea viene accantonata con un annuncio del sindaco di Arese.
Il problema? Il progetto dello SkiDome ad Arese non ha trovato un investitore, così è stato tolto dall’ordine del giorno per ciò che concerne la riqualificazione della zona. Quindi tra le righe non si è chiusa ogni possibilità: basterebbe trovare un investitore. E pensare che di vantaggi per l’opera ce ne sarebbero parecchi. Vedremo se sulla scia di Cesana, Milano risponderà mettendo la freccia di sorpasso.
Il più famoso fantasma della città? La dama nera. Bellissima, sensuale. Ma attenzione perché se si cede al suo fascino e la si segue al termine si scopre l’orrida verità. La dama nera era così famosa che alla fine dell’Ottocento si organizzò una vera e propria ricerca del fantasma. Anche in Corso Monforte si può vedere un corteo di spiriti. Dalla storia raccapricciante. Queste e altre storie di fantasmi nel video di Milano Misteriosa realizzato da Gianluca Joni Preti
Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)
Un report pubblicato da Holidu, e basato sui dati di World Weather Online, mostra quali sono le città dove il sole splende di più durante l’anno. Quali sono le città in Europa e in Italia a prova di tintarella?
La CITTÀ dove ci si ABBRONZA di più
# Alicante la città con più ore di sole in Europa, Catania la prima in Italia
Credits LunarSeaArt-pixabay – Alicante
In base al report pubblicato da Holidu, che elabora i dati estrapolati dal World Weather Online, nella top ten delle città europee con più più ore di sole durante l’anno oltre la metà sono spagnole, a seguire quelle della nostra penisola. Al primo posto c’è Alicante con una media di 349 ore di sole al mese, poco più di 11 ore al giorno, praticamente sempre, e dove viene registrata in media una temperatura di 19 gradi. Sul secondo gradino del podio troviamo la prima d’Italia: Catania, con 347 ore e un’identica temperatura media. Sul terzo Murcia con 346 ore.
# Le altre città in classifica: Andalusia e Sicilia per chi ama la tintarella
Statista – European most sunnies cities
Scorrendo la classifica al quarto posto troviamo un’altra città andalusa, Malaga, e la seconda città italiana, Messina, entrambe con 345 ore di sole in media al mese. Segue Valencia con 343 e quindi la prima francese, Nizza e la Costa Azzurra con 342 ore. A chiudere la top ten ci sono Las Palmas e Granada con 341 e infine Palermo con 340.
Ha inaugurato in città un locale originale che vuole fare vivere un’esperienza goliardica ai suoi commensali e dove si può persino mangiare gratis. Incrociando le dita. Ecco come è possibile.
Il RISTORANTE più PAZZO di Milano (dove si può MANGIARE GRATIS)
# Un’esperienza goliardica in un contesto urban chic
Credits pazzorestaurant IG – Ristorante Il Pazzo
Il ristorante “Il Pazzo”, aperto a metà dicembre 2022 a pochi passi della movida milanese di via Moscova, nasce dall’idea di far vivere un’esperienza goliardica a tutti i commensali in un ambiente urban chic. Il nome del locale prende ispirazione del numero 22 della smorfia, la tombola napoletana, e punta a bissare il successo di quello aperto da qualche anno nel capoluogo campano proponendo una serata originale e divertente.
Si presenta come una sorta di wunderkammer che spazia tra vintage e contemporaneità, in un connubio tra eccentricità ed estro creativo e dove anche il servizio e l’impiattamento, che avviene direttamente al tavolo, fa parte dello spettacolo.
# La Maxi ruota della fortuna
Credits pazzorestaurant IG – Ruota della fortuna
L’elemento centrale di questo locale, con 150 coperti e una superficie di 400 mq, è una maxi-ruota della fortuna in bella mostra nella sala principale che chiama i clienti a mettersi alla prova per sfidare la sorta e persino riuscire a mangiare gratis. Girando la ruota infatti, si può ricevere uno buono di 10 euro da spendere nella successiva cena baciando un cameriere, liquori omaggio con il 25% di sconto mangiando un buondì in 30 secondi, fino a vincere la cena per tutto il tavolo.
Credits pazzorestaurant IG – Il Pazzo
C’è però il rovescio della medaglia. Nel ruota della fortuna ci sono anche i pegni da pagare, come 20 euro di mancia da lasciare ai camerieri o un donazione da fare all’ospedale dei bambini.
La Stazione Centrale è la principale porta d’ingresso in città. Nonostante il rilancio degli ultimi anni, però, i muri di questo edificio di rilevanza storica e architettonica vengono usati non sempre con rispetto. Tutt’altro.
Quell’ANGOLO della STAZIONE CENTRALE trasformato in un ORINATOIO
# La rinascita della Stazione Centrale
Credits Damiano Baschiera-unsplash – Stazione Centrale
La Stazione Centrale di Milano è una costruzione monumentale che oltre ad essere un importantissimo scalo ferroviario è anche un edificio di rilevanza storica e architettonica. Negli ultimi anni sono stati tanti gli interventi per ripulirla e rinnovarla. Tanti spazi sono finalmente stati recuperati e utilizzati per diverse attività rendendola sempre più un luogo accogliente e vivibile.
Credits Andrea Cherchi – Mercato Centrale di Milano
Tra gli spazi meglio recuperati c’è sicuramente il nuovo Mercato Centrale coperto da poco inaugurato. Offre una amplissima varietà di proposte gastronomiche in un ambiente accogliente e futuristico, a parte l’orario di chiusura decisamente troppo anticipato rispetto alle esigenze di una vera metropoli, rimane un luogo davvero piacevole da frequentare ed un bel biglietto da visita per chi arriva a Milano.
Foto redazione – Muri Stazione Centrale usati come oriniaotio
In questo bel contesto tuttavia non si riesce a ripulirequell’angolo ridotto a orinatoioda tempo immemore proprio vicino ad uno degli ingressi esterni del “food district”. Latrina di senzatetto e sbandati che lasciano una lurida traccia sul marciapiede oltre al problema igienico e olfattivo. La vista di tale rigagnolo è una cosa deprimente. È davvero impossibile impedire una volta per tutte che il muro venga utilizzato come bagno pubblico a cielo aperto?
Hai cose da segnalare che a Milano non vanno o che potrebbero andare meglio? Scrivici su info@milanocittastato.it
#Lunedì 16/01: il giovane talento svedese alla Scala, a Varese di può godere dell’ultimo evento di lightning natalizio
Milano Cortina 2026 – Credits: Morabito Immobiliare
Verso Milano – Cortina 2026: convegno organizzato da Assimpredil Ance, nella sede di via San Maurilio 21. Dalle 10.00 alle 12.00 si incontrano governo e imprese associate, per la roadmap di realizzazione verso l’evento atteso nel 2026.
Daniel Lozakovich: il giovane violinista svedese debutta alla Scala, accompagnato dalla Sinfonica e con la direzione di Riccardo Chailly. In replica per tre serate fino al 18/01 alle 20.00.
Andrea Bacchetti & Quintetto d’archi dei Virtuosi Italiani: la Sala Verdi del Conservatorio milanese ospita il grande pianista, accompagnato dal quintetto d’archi dei Virtuosi Italiani. In programma Mozart, Lachner e Haydn, per lo spettacolo che inizia alle 20.45.
Spank Up Comedy: serata di stand up comedy con due protagonisti e la presentazione di Luca Anselmi, presso Spank Milano in viale Luigi Bodio 25. Inizio alle 21.15.
Luce su Varese: ultimo appuntamento con l’apertura straordinaria di Palazzo Estense, illuminato dalle luci di Natale. Appuntamenti alle 18.30, 19.30 e 20.30 in via Luigi Sacco 5 a Varese.
#Martedì 17/01: Fico solo
Max Cavallari – Credits: Contrataque
Viaggio nel Legno: workshop gratuito a cura della scuola di Architettura per bambini. Due i gruppi previsti, alle 16.45 e alle 18.00 presso Rilegno, in via Pompeo Litta 5.
Il seme della violenza: quando l’omofobia si tramuta in omicidio. Ferdinando Bruni, insieme a Francesco Frongia, porta in scena il testo di Moisés Kaufman, all’Elfo Puccini di corso Buens Aires 33. Debutto alle 20.30, in replica fino al 5 febbraio.
Ferito a morte: un classico della drammaturgia italiana, in scena al Piccolo Teatro – Strehler di largo Greppi, fino a domenica 22. 11 anni raccontati nell’arco di una mattinata, per la regia di Roberto Andò. Spettacoli alle 19.30 (poi 20.30 e domenica 16.00).
Falcone, Borsellino e le teste di minchia: nessuno parla più di mafia in Italia e allora Giulio Cavalli, con Federico Rama alla chitarra, ha deciso di deridere cosa nostra in una prosa teatrale. In scena al Teatro della Cooperativa di Via Hermada 8, fino a domenica 22/01.
Incognito: la band acid jazz “monopolizza” l’intera settimana del Blue Note di via Borsieri, proponendo 5 doppi spettacoli alle 20.30 e alle 23.00 fino a sabato 21 gennaio compreso.
Theø, Fiks e Plant: la settimana dei Magazzini Generali inizia punk, con il collettivo La Sad composto da 3 giovanissime realtà del panorama italiano. Appuntamento alle ore 21.00 in via Pietrasanta 16.
C’è sempre qualcosa che non va: due nuove date al mese per il connubio Andrea Pucci e Teatro Nazionale. A gennaio il Pucci è di scena il 17 e 18, con sipario alle ore 21.00.
Fico per sempre: Max Cavallari si cimenta da solo in un nuovo spettacolo, che debutta allo Zelig Cabaret di viale Monza. Sipario alle ore 21.00.
Poretcast: va in onda dal Teatro Oscar di via Lattanzio, il secondo episodio del podcast di Giacomo Poretti. Inizio alle ore 21.00, ospite della puntata sarà Mara Maionchi.
Tamashi Pigiama: jazz contaminato da Hip-Hop e Soul in scena al Mare Culturale Urbano (Cascina Torrette) di via Gabetti 15. Spettacolo alle ore 21.30.
#Mercoledì 18/01: Canova in danza, le colonne sonore della Disney con la Hollywood Simphony Orchestra nel giorno del derby di Supercoppa
Disney in concert – Credits: Disney Tickets
Andrea Gozzi: presentazione ufficiale della app del Maggio Fiorentino, per l’ascolto in realtà aumentata del concerto di Andrea Gozzi. L’occasione è del MEET Digital Culture Center di viale Vittorio Veneto 2, alle 18.30.
The Andes Trail: presentazione dell’imminente progetto di Soulbike, che parte il 20/01 per percorrere le Ande in bicicletta. Introduzione alle 18.30, con aperitivi e prodotti gastronomici a km 0, presso Cascina Cotica di via Natta 19.
Quasinota: il trio soul-jazz-funky è protagonista del Ramada Winter Fest, presso il Ramada Hotel di via Stamira d’Ancona. Ingresso alle 19.00, buffet e aperitivo e la live che parte alle 19.30.
Il Cacciatore di Nazisti: la storia di Simon Wiesenthal, interpretata da Remo Girone sotto la regia di Giorgio Gallione, è in scena nella Sala Grande del Franco Parentiin via Pierlombardo 14 fino a domenica 22. Debutto alle ore 19.45.
il Derby di Supercoppa: Milan e Inter scendono in campo per giocarsi la Supercoppa Italiana in qualità di Campione d’Italia e Campione della Coppa Italia. E’ da sette anni che una milanese non si aggiudica il trofeo. L’incontro sarà alle 20 a Ryad, in Arabia Saudita. Ma tutta Milano sarà davanti allo schermo in casa o nei locali che lo trasmettono.
Canova svelato: nel bicentenario della scomparsa di Antonio Canova, gli Illusionisti della danza, guidati da Cristiano Fagioli e Cristina Ledri, interpretano in danza e scultorea e physical theatre le opere del grande pittore e scultore del ‘700. Al Teatro Carcano fino a domenica 22, spettacoli serali (domenica pomeridiano).
The strange case of Mr. Stevenson: spettacolo in lingua inglese, scritto e diretto da Laura Pasetti, in scena al Teatro Bruno Munari di via Bovio 5. La vera storia del grande romanziere, che ha inventato il sacco a pelo, con sipario alle ore 20.30.
Disney in Concert: al Teatro degli Arcimboldi arriva la Hollywood Simphony Orchestra, per eseguire le sinfonie delle colonne sonore Disney. Sipario alle ore 21.00.
Naska: Rebel Unplugged in scena per tre giorni al BASE di via Bergognone 34. Il cantante marchigiano si presenta al pubblico alle ore 21.30.
#Giovedì 19/01: musica sinfonica con i Pomeriggi Musicali
Gioele Dix – Credits: Teatro Franco Parenti
Ayn Rand: presentazione del libro di Stefano Magni, presso l’Istituto Bruno Leoni. Piazza Castello 23 alle ore 18.00.
Choro Da Madunina: atmosfere Brazilian al Dasein di via Settala, che dalle 20.00 ospita il trio composto da Oliviero Cerrini, chitarra, Kal dos Santos, voce / percussioni e Martino Pellegrini, violino e mandolino.
La settimana della Memoria: primo appuntamento della settimana della memoria, con la presentazione del libro sulla Shoah di Giorgio Cosmacini, intervistato da Armando Torno. Presso la Sagrestia del Bramante in via Caradosso 1, alle ore 21.00.
Vittorio Cosma in Open Machine: torna il tastierista della PFM con le sue improvvisazioni in Open Machine. Per la prima volta nella prestigiosa Sala Manzoni delle Gallerie d’Italia, con ingresso da piazza Scala 6. Lo spettacolo inizia alle ore 21.00.
I Pomeriggi Musicali: grande ritorno della stagione sinfonica al Dal Verme di via S. Giovanni sul Muro. L’Orchestra, diretta da James Feddeck, propone il 19 alle ore 20.00, in replica sabato 21 alle ore 17.00, le Danze ungheresi e le Variazioni sul tema di Haydn. L’evento gode di una piacevole anteprima aperta al pubblico: la generale nella mattinata, alle ore 10.00.
La corsa dietro il vento: arriva al Teatro Cristallo di via Mons. Pogliani a Cesano Boscone, il progetto drammaturgico scritto, diretto e interpretato da Gioele Dix. La narrativa intreccia diverse opere o spunti di Dino Buzzati, nel 50mo anniversario della sua scomparsa. Sipario alle ore 21.00.
#Venerdì 20/01 (orario diurno): Digital Marketing e favole ai bambini
Favole – Credits: Darkmoon_Art, Pixabay
Money Talk Europa: entra nel vivo InvestEU, un fondo da 370 miliardi di euro per le PMI, di Cassa Depositi e Prestiti e Commissione Europea. Se ne parla alle 14.00 a Palazzo Castiglioni, in corso Venezia 47.
Favole a Bareggio: lettura di favole, non solo per la buona notte, a cura di Il Viaggio di Metis. Aperto ai bambini a 0 a 7 anni, in via Crispi 404 a Bareggio, dalle ore 17.15.
Lavorare nel Digital Marketing: come iniziare? Alle 18.30, al Talent Garden Calabiana, si cerca di rispondere a questa domanda, che porta con se decine di migliaia di posizioni lavorative ancora aperte. Inizio alle 18.30, presso la sede di via Calabiana 6.
Arrivederci a giovedì 19 per gli appuntamenti del weekend milanese
L’ambiente terrestre sta cambiando e coltivare senza danneggiarlo spesso non è semplice, per questo c’è un luogo dove hanno pensato di staccarsi dal terreno e ancorarsi sotto il mare, con un orto subacqueo.
L’ORTO SOTTOMARINO a due ore da Milano
# Basilico sottomarino
A Noli, in Liguria, l’Ocean Reef Group ha brevettato un orto che consente di coltivare lattuga e basilico tra i sei e gli otto metri di profondità, sotto la superficie del mare. L’esperimento è tutto italiano: nasce dell’idea di Sergio Gamberini, il quale, grazie alla sua esperienza come presidente dell’Ocean Reef Group, che si occupa di attrezzature e servizi per le attività subacquee, si è reso conto che il microclima a queste profondità è ideale per l’agricoltura. Sott’acqua, infatti, la temperatura rimane costante, l’umidità è indubbiamente alta ed insetti e parassiti raggiungono facilmente le piante, il che consente di evitare l’utilizzo di pesticidi. Dopo un paio di anni di sperimentazione, l’Orto di Nemo ha cominciato a dare ottimi risultati.
Dopo due anni di esperimenti, l’orto è stato in grado di ospitare ben 5 biosfere, contenitori di plastica che conservano al loro interno le condizioni ideali per la crescita delle piante: una temperatura costate di 26 gradi, una percentuale di umidità dell’83% e un’alta concentrazione di anidride carbonica. L’Orto di Nemo, il cui nome ricorda il capitano Ventimila Leghe sotto il Mare, opera di Jules Verne, che appunto abitava un sottomarino, dimostra che l’agricoltura alternativa funziona e non è dannosa per l’ambiente. Gli abitanti del mare, nei quattro anni della sua esistenza, si sono adeguati alla presenza dell’orto: granchi e polpi passano senza disturbare la crescita delle piante, mentre i cavallucci marini vi hanno trovato il luogo ideale per la riproduzione e l’allevamento dei propri piccoli. Nel rispetto dell’ambiente si ottengono risultati dal punto di vista produttivo.
Ad oggi la produzione dell’Orto di Nemo non ha ancora raggiunto la commercializzazione, nonostante chi ne abbia mangiato i prodotti ne faccia un’ottima pubblicità. Le piante coltivate sono la lattuga e il basilico, ingrediente essenziale per il pesto ligure, ma i proprietari dell’orto vedono nel proprio futuro anche la possibilità di far crescere fragole e piselli, nonché funghi. Gli esperimenti per la coltivazione di questi e altri nuovi prodotti sono già partiti e le speranze sulla loro sopravvivenza sottomarina sono alte. Il tipo di produzione brevettata dall’Ocean Reef Group è un’ottima alternativa al cattivo sfruttamento della superficie terre e gli esperimenti continuano a dare risultati positivi, chissà che questo non sia il futuro dell’agricoltura italiana.
# Noli, da antica repubblica marinara a uno dei borghi più belli d’Italia
Panorama di Noli
Posizionata sulla Riviera di Ponente, in provincia di Savona, dal 1192 al 1797 Noli è stata il capoluogo dell’omonima repubblica marinara. Nel centro storico si respirano ancora atmosfere medievali di antico splendore. Con un percorso di circa 3 chilometri si può prendere un sentiero, citato da Dante nella Divina Commedia, che porta a Capo Noli vetta, il punto più alto del promontorio (276 m). Il comune è stato recensito come uno dei borghi più belli d’Italia. Si può raggiungere in treno scendendo alla stazione di Spotorno-Noli.
Prosa, lirica o poesia, poco importa: la lunga tradizione del teatro italiano porta con sé anche la storia dell’architettura teatrale, regalandoci in dote alcuni dei teatri più belli del mondo. Ecco quali sono stati inseriti nella selezione di StarsInsider.
I 7 TEATRI ITALIANI considerati tra i “più BELLI del MONDO”
# Teatro Scientifico, Mantova: inaugurato da Mozart
Credits: @kings_luxury IG
Fastoso teatro progettato tra il 1767 e il 1769 dall’architetto Antonio Galli Bibiena, che ha anche affrescato personalmente alcuni degli ordini di palchetti in sala.
È considerato uno tra i più belli del suo genere, il teatro all’italiana, ed è stato inaugurato il 3 dicembre del 1769 da un promettente quattordicenne: Wolfgang Amadeus Mozart. Il ragazzo prodigio incanta il pubblico con uno strepitoso successo, il Teatro di Mantova rapisce il padre di Mozart, che scriverà: «nella mia vita non ho mai visto nulla, nel suo genere di più bello».
# Teatro Verdi, Busseto (PR): intitolato al maestro quando era ancora in vita
Verdi – Credits: @loves_united_parma IG
Essendo il paese che ha dato i natali a Giuseppe Verdi e, per questo, molto fiero, Busseto e i bussetani si sono sentiti in diritto/dovere di dedicare un teatro al Maestro Verdi, mentre lui è ancora in vita.
Non si sa per scaramanzia o vere ragioni estetiche, fatto sta che Verdi ne resterà il più lontano possibile, pur avendo contribuito in maniera generosa donando 10.000 lire. Uccel di bosco all’inaugurazione del 15 agosto 1868, con due opere verdiane, possessore di un palco nel quale non metterà praticamente mai piede, Giuseppe Verdi contesta soprattutto l’invadenza dei bussetani nella sfera privata della propria vita.
Il teatro resta comunque uno dei più belli al mondo, sotto alcuni rigidi criteri oggettivi, come l’acustica di questo “scrigno sonoro”, l’architettura della sala e del palcoscenico e le decorazioni pittoriche.
# San Carlo, Napoli: il più antico lirico del mondo
San Carlo – Credits: @selim_tales IG
Oggi affettuosamente abbreviato in San Carlo, si tratta in realtà del Real Teatro di San Carlo, simbolo di una Napoli che ambisce, nel 1737, a brillare come capitale europea.
Per la gioia del popolo napoletano il San Carlo è, tra i teatri in attività, il più antico lirico del mondo.
L’architettura è quella tipica del teatro all’italiana, ma molto più in grande. Il San Carlo è infatti il teatro più grande che è stato realizzato ai tempi, usato poi come guida per essere imitato nella maggior parte dei teatri lirici e d’opera in Europa. Inaugurato il 4 novembre del 1737 con l’Achille di Sciro, il San Carlo ospitava nel ‘700 circa 3285 spettatori, ridotti poi a 1386 per motivi di sicurezza.
# Teatro Farnese, Parma: costruito in abete rosso del Friuli
Farnese – Credits: @labavoni IG
La storia di Parma ci regala un’altra perla, il Teatro Farnese, interamente costruito in abete rosso del Friuli, dedicato alla dea della guerra Bellona ed inaugurato il 21 dicembre del 1628 con la rappresentazione di Mercurio e Marte su musiche di Monteverdi.
Alcuni studi di architettura ritengono il Farnese di Parma, uno dei primi teatri teatri ad essere dotato di un arco di proscenio permanente, sebbene per molto tempo non fosse quello utilizzato per la messa in scena delle rappresentazioni.
Quasi del tutto distrutto dai bombardamenti della II Guerra Mondiale, questo capolavoro è stato ricostruito alla fine degli anni ’50, con l’impiego di tutto il materiale di recupero disponibile, ed è tornato in attività soltanto nel 2011, grazie al Maestro Abbado e l’Orchestra Mozart.
# La Fenice, Venezia: per due volte rinato dalle sue ceneri
La Fenice – Credits: @teatrolafenice IG
Il destino nel nome di questo meraviglioso teatro, due volte distrutto ed una volta di più ricostruito. È il principale teatro dell’opera di Venezia, uno dei più prestigiosi del pianeta ad ospitare un Concerto di Capodanno, La Fenice di Venezia rincorre i suoi stessi record cercando di migliorarli. Inaugurato per la Festa della Sensa, il 16 maggio 1792 con la rappresentazione de I giuochi d’Agrigento di Paisiello, si presenta subito come un gioiello dell’acustica. Per questo motivo si inserisce da subito nel circuito d’Europa, preferito da molti autori e direttori d’orchestra.
Due incendi, il primo il 13 dicembre del 1836 e il secondo, 29 gennaio 1996, avrebbero messo la parola “fine” su qualunque velleità artistica veneziana. Non a La Fenice, che risorge letteralmente dalle sue ceneri.
# La Scala, Milano: il tempio della lirica mondiale
La Scala – Credits: @teatroallascala IG
Progettato da Giuseppe Piermarini e sorto dalle ceneri che hanno distrutto il Regio Ducale, il Teatro alla Scala viene edificato con decreto dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria. Inaugurato nel 1778 con il nome di Nuovo Regio Ducal Teatro, La Scala è considerata tra i più prestigiosi teatri al mondo.
È uno dei gioielli di Milano, coccolato dalla popolazione, in quanto sono stati proprio i milanesi a chiedere a gran voce quel decreto all’Imperatrice, certi che il ritorno di una stagione musicale a Milano avrebbe contribuito al prestigio della città.
Così è da quasi 250 anni.
# Olimpico, Vicenza: l’ultimo capolavoro del Palladio
Credits: @teatrolimpicovicenza IG
Ultimo capolavoro del Palladio, commissionato dall’Accademia Olimpica, il Teatro è – a parere di chi scrive – il più bello tra queste meraviglie. Inaugurato il 3 marzo 1585 con l’Edipo Tiranno di Sofocle, l’Olimpico di Vicenza si ispira ai teatri ed anfiteatri antichi.
L’architettura è infatti molto particolare: la platea è disposta su 13 ordini di gradoni, fiancheggiata da due ali e rifinite in cima da un’esedra a colonne.
Il percorso per giungere in platea passa dalle suggestive sale affrescate, denominate Odeo e antiodeo.
Palladio non vedrà mai la fine di questo capolavoro, a causa della morti improvvisa, ma noi saremo sempre grati a lui e a tutti gli architetti e decoratori, soci dell’Accademia Olimpica, che lo hanno voluto e realizzato.
Uno degli effetti più tangibili della globalizzazione è l’intreccio che si viene a creare tra città appartenenti a mondi profondamente diversi: Asmara, capitale dell’Eritrea, colonia italiana fino al 1947 e indipendente dal 1993, viene soprannominata la piccola Roma, per le sue somiglianze intrinseche con le atmosfere italiane. A Milano, c’è un quartiere situato a due passi dalla via dello shopping per eccellenza, corso Buenos Aires, che è arrivato a meritarsi il nomignolo di Asmarina.
L’Asmarina di BUENOS AIRES: il quartiere più esotico di Milano
Una veduta di via Lecco
Un quartiere unico
Gli eritrei registrati a Milano sono 1.558, ai quali si aggiungono 571 etiopi e 293 somali, persone riunite dal comune passato coloniale italiano dei loro Paesi d’origine.
Numeri che non hanno nulla a che vedere con gli oltre 27.000 cinesi presenti in città, eppure la zona compresa tra viale Tunisia, piazza della Repubblica, viale Vittorio Veneto e corso Buenos Aires è un caso unico in Italia di quartiere abitato in modo stabile da una popolazione straniera che non sia quella del Celeste Impero, per di più con tutte le diversificazioni e le contaminazioni derivanti da tre generazioni di insediamento: la prima arrivò nel 1974.
Oggi, non solo è fluida l’identità dei figli dei pionieri dal Corno d’Africa, immersi nella continua tensione e dicotomia tra la cultura italiana e quella dei propri padri, ma così è anche quella del quartiere, capace di essere la Goutte d’Or meneghina così come un fulcro LGBTQ della città: piazza Oberdan è il punto d’arrivo del Gay Pride e via Felice Casati è un importante punto di ritrovo per la comunità.
West Aires, o Asmarina, a sinistra di Porta Venezia nella foto
Musica, maestro
Purtroppo a Milano, al di là di qualchesporadico evento, non esiste ancora un centro dove andare ad ascoltare l’etno-jazz dall’Etiopia, paese che coi suoi spiritual e Minstrel shows ha dato il là a quel processo che ci ha portato il blues, il cui arricchimento e fusione con altri ritmi ha generato il jazz.
Sicuramente, girovagando per le vie di Asmarina si potranno talvolta apprezzare le melodie di questi suoni lontani, facendosi inebriare mentre si è di passaggio da un locale all’altro.
Hailu Mergia: il jazz etiope vi sorprenderà
Pasti esperienziali
Per chi vuole apprezzare la cucina del Corno d’Africa, c’è l’imbarazzo della scelta: i piatti forti sono il wat, uno stufato con pollo, manzo o agnello, varietà di vegetali e una miscela di spezie, con influenze dall’India e dal Sahara, e le crêpes enjera, la base dello zighinì, piatto unico dove, disteso sopra le enjera appunto, troviamo dello spezzatino piccante di pollo o di manzo, con verdura cotta, legumi vari ed insalata fresca, pomodoro, cipolle e spezie.
I migliori ristoranti affascinano a partire dal nome: non poteva ovviamente mancare l’Adulis (dal nome di un sito archeologico situato nella regione del Mar Rosso Settentrionale dell’Eritrea, porto antichissimo), e il Warsà (parola urdu che sta per “eredi”: buona parte dell’Africa Orientale è culturalmente e socialmente molto vicina all’India) in via Melzo. Restano invece solo nel ricordo l’Asmara e il Massawa (città portuale con influenze portoghesi e ottomane, oltre che ovviamente italiane), ormai chiusi.
Gli interni del Warsà
Un patrimonio difforme
Il miglior esempio di ciò che è oggi la comunità habesha (parola che è all’origine del termine “Abissinia”, e che comprende eritrei ed etiopi) a Milano è il Love, piccolo club gestito da una famiglia etiope di sole donne: una madre e le sue tre figlie. Il cocktail bar è gettonatissimo tra i giovani e mette insieme la musica hip hop più contemporanea alle serate con DJ emergenti e underground in un ambiente spartano, senza pretese, lontano dagli attuali canoni europei.
Per gli altri, c’è Asmarina, il documentario di Medhin Paolos e Alan Maglio, dedicato tutto al quartiere e alla comunità habesha di Milano, la cui seconda generazione è stata poi sviscerata in Appuntamento ai Marinai, spin-off del primo lavoro.
Gli hotspots di Asmarina evidenziati nell’articolo
Tra le tante zone di Milano che negli ultimi anni hanno subito un processo di trasformazione tale da renderle irriconoscibili rispetto a com’erano anche solo a inizio millennio, quella del Portello è una delle più notevoli.
Dalla Fiera a CITYLIFE: le mille facce del PORTELLO, il quartiere del cambiamento
Il quartiere, nato Portell in dialetto milanese (“sportello”, “porticciuola”), prende il nome dall’omonima strada che portava da piazza Sempione a Rho.
Qui sorgevano gli storici stabilimenti dell’Alfa Romeo, sviluppati su di una vastissima area che aveva ospitato l’EXPO 1906.
La sortie des usines
Immagine di repertorio degli stabilimenti Alfa Romeo del Portello
Al loro interno, si svolse una parte importante della vita del quartiere e della città, raggiungendo un culmine il 23 giugno 1959 con la visita del presidente francese Charles de Gaulle in occasione dell’inaugurazione dell’impianto dedicato alla produzione della Dauphine, in collaborazione con Renault.
Negli anni successivi, però, Milano si espanse molto: motore della ricostruzione industriale e culturale dell’Italia postbellica, finì per inglobare in pieno il Portello che passò dall’essere una zona periferica al diventare parte integrante del tessuto cittadino.
Nel 1986, l’ultimo dipendente dello stabilimento venne trasferito al più recente sito produttivo di Arese e venne così lasciato campo libero all’estensione della Fiera, lì presente dal 1906 ma ora fiorente con nuovi padiglioni, inaugurati nel 1997 (arrivarono ad essere 26 nel periodo dal ‘97 al 2006 – oggi, dopo il dislocamento a Rho, ne rimangono solo quattro) sui vecchi spazi dell’Alfa Romeo, la cui demolizione è terminata nel 2004.
L’High Line mesopotamica: preistoria, presente e futuro di Milano
Una vista suggestiva del Parco del Portello
Il nuovo look del quartiere passa però soprattutto da “Progetto Portello”, uno dei tanti piani di riqualificazione urbana che stanno interessando Milano. Tra i suoi obiettivi principali, oltre al recupero delle aree dismesse dell’Alfa Romeo attraverso la creazione di un nuovo grande parco, vi è lo sviluppo di aree e piazze attrezzate, servizi e nuovi insediamenti residenziali, commerciali e terziari, al fine anche di ricostruire e riallacciare il contesto di origine ottocentesca della città interna alla circonvallazione alla città più recente della zona periferica del nord-ovest. Parliamo di un’area di 385.000 m2.
Una delle novità più visibili è il Parco del Portello, progettato dall’americano Charles Jencks e dal tedesco Andreas Kipar, considerato l’iniziatore dell’architettura di paesaggio in Italia, sviluppato attorno a tre collinette pensate in continuità col Monte Stella a San Siro e giudicato da alcuni come la High Line milanese.
Non solo, perché Jencks ha spiegato come i tre rilievi (di cui uno, Helix, ispirato alle ziqqurat mesopotamiche) rappresentino preistoria, storia e futuro di Milano, in una sorta di spirale del tempo, mentre il giardino vuole allegorizzare quelli che sono i ritmi armoniosi dell’Universo, dal battito del cuore all’alternarsi delle stagioni.
Plagi d’autore
Veduta aerea della nuova piazza del Portello, intitolata a Gino Valle
Alla voce “piazze” troviamo certamente quella intitolata al suo architetto curatore, il friulano Gino Valle: al momento la più grande della città, con i suoi 20.000 m2.
La piazza ospita dal 2014 la nuova Casa Milan, trasferitasi lì dalla sede storica di via Turati (e per adesso non ha portato bene), oltre che un bassorilievo denominato Grande Cancellatura per Giovanni Testori, su 23,4×2,47 metri realizzato dall’artista siciliano Emilio Isgrò, quello dell’accusa di plagio a Roger Waters.
La copertina dell’ultimo album di Roger Waters vs la cancellatura “Quel che resta della parola” di Isgrò
Da piazza Gino Valle parte il ponte ciclopedonale della società inglese Arup, già incaricata della costruzione delle ruote panoramiche di Londra e di Singapore, decorato in policromia dall’artista austriaco Jorrit Tornquist per la gioia degli occhi di chi attraversa il sottostante viale Renato Serra.
CityLife: la città dei grattacieli
L’elefante nella stanza del Portello è però lui, CityLife.
Il nome viene dal consorzio formato ad hoc da Generali Properties S.p.A, Grupo Lar, Gruppo Ras, Lamaro Appalti S.p.A. e Progestim S.p.A. per portare avanti un progetto da 520 milioni di euro (iniziali), comprendente la realizzazione, tra gli altri, di tre grattacieli, un museo d’arte contemporanea e un’area residenziale.
Le due torri di CityLife a luglio 2018
I primi due grattacieli costruito sono stati: la Torre Hadid e la Torre Isozaki.
La Torre Hadid, progettata da Zaha Hadid, o Torre Generali, di cui è sede, soprannominata Lo Storto per via della sua forma affusolata, è alta 192 metri ed è stata inaugurata a ottobre 2017.
Già due anni prima era stata aperta la Torre Isozaki, detta anche Torre Allianz, di cui è sede. Progettata da Arata Isozaki e Andrea Maffei, soprannominata Il Dritto in contrapposizione allo Storto, arriva a 249 metri, con la guglia: 18 metri in più della Torre Unicredit di Porta Nuova, che però è considerato l’edificio più alto d’Italia per altezza strutturale (la guglia ufficialmente non vale), e così allora Il Dritto si ferma a 209 metri.
La terza arrivata è la Torre Libeskind, progettata da Daniel Libeskind, soprannominata Il Curvo. Inaugurata nel 2020, è alta 175 metri.
Nulla esiste finché non ha un nome
Rendering di CityLife nel 2020: da sinistra a destra, lo Storto, il Curvo e il Dritto
La città si è già portata avanti e infatti la piazza soggiacente i grattacieli si chiama Tre Torri, così come la fermata della M5, che serve il quartiere insieme a quella del Portello.
Milano resta la città italiana col più alto numero di grattacieli propriamente detti: ospitiamo infatti 16 dei 37 edifici sopra i 100 metri d’altezza nel nostro paese.
Al di sotto delle torri, sorge quello che pretende di essere il più grande shopping district urbano d’Italia, con 80 negozi, 1 supermercato, 20 tra ristoranti e bar e 7 sale cinema per un totale 1.200 posti.
Paesaggi gentrificati
Le residenze Hadid e Libeskind
Per quanto riguarda la zona residenziale, vi sono i complessi realizzati da Hadid, affacciati sul nuovo parco pubblico di CityLife e su piazzale Giulio Cesare, in un sito storicamente di prestigio, e quelli progettati da Libeskind, tra piazzale Giulio Cesare e piazza Amendola, con vista sulle Alpi da una parte e sulla città dall’altra.
Il progetto del museo d’arte contemporanea è stato invece abbandonato e i soldi ad esso destinati, circa 43 milioni di euro, sono in larga parte finiti per essere investiti nel rifacimento del Palazzo delle Scintille, l’ex padiglione 3 della Fiera, ellittico e polifunzionale, costruito in stile liberty (salvaguardato) dall’architetto Paolo Vietti Violi. Riaperto il 21 novembre 2017, ha già ospitato un importante convegno sul verde pubblico milanese ed oggi è una delle punte di diamante delle mire cosmopolite della città.
Il Palazzo delle Scintille
Passando alle cose serie, tra i migliori luoghi dove mangiare nel quartiere c’è Il Lusso della Semplicità, il primo ristorante dello chef e personaggio televisivo Alessandro Borghese. In viale Belisario 3, all’interno di un palazzo firmato Gio Ponti ma al 1° piano, per sottolineare la connessione sentimentale con l’uomo della strada in contrapposizione alla dilagante moda dei rooftop, ha una cucina che lui stesso definisce “eclettica e contemporanea, con un forte richiamo alla tradizione”.
Il locale è situato in un ideale punto punto mediano nella geografia di Milano, tra i capisaldi come la Madonnina o la Torre Velasca e i nuovi giganti firmati da alcune delle più grandi archistar internazionali.
Gli hotspots del Portello evidenziati nell’articolo
Dalla ricerca effettuata da Scenari Immobiliari e presentata al Forum di Santa Margherita Ligure è emerso un trend in salita sia per il numero di compravendite sia per il valore degli immobili. Tra i quartieri con la più marcata crescita dei prezzi al primo posto in Italia c’è un quartiere di Milano che piazza anche altri nella top 10.
A Milano il QUARTIERE in Italia dove i PREZZI delle case sono saliti di più
# Nel biennio 2021-2022 ripresa delle compravendite a Milano
Credit: monitorimmobiliare.it
A salire sono però anche i prezzi e nella classifica dei quartieri con gli aumenti maggiori Milano si prende tre delle prime cinque posizioni a livello italiano. Vediamo la graduatoria completa.
# Ticinese batte piazza Navona a Roma e Crocetta a Torino
credits: @moni.bigh (INSTG)
Quali sono i quartieri in Italia in cui i prezzi delle case sono saliti di più?
#1 Il quartiere in Italia che ha visto la crescita maggiore dei prezzi degli immobili è quello di Porta Ticinese con un aumento del 6%.
#2 Al secondo posto troviamo il quartiere romano di piazza Navona, con una crescita del 5,3%
#3 Al terzo il quartiere Crocetta a Torino
#4 Si torna a Milano con Porta Romana su del 4,9%
#5 Ancora Milano con la zona attorno a piazza Firenze su del 4,8%.
Dal sesto posto in giù troviamo piazza Amadeo a Napoli, piazza Carlo Felice a Torino, Santo Stefano a Bologna, di nuovo Milano con via Settembrini e la zona tra corso Buenos Aires e la Stazione Centrale con un rialzo del 4,3%, pari a quello registrato per gli immobili sul lungomare Nazario Sauro a Bari.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Milano ha un problema di spazi. Si prevede che con questa amministrazione si completeranno tutte le grandi opere di riqualificazione della città. Serve fissare un nuovo orizzonte per Milano: un orizzonte che non può essere limitato all’interno dei confini attuali. Ma che dovrebbe coincidere almeno con l’area metropolitana definita dall’OCSE che è molto più ampia di quella amministrativa.
La GRANDE MILANO: il NUOVO ORIZZONTE per migliorarci la VITA
# Il “fortino di Milano”
Area Metropolitana di Milano (OCSE)
La grande opportunità di Milano è la Grande Milano. Non solo rendere più grande Milano dal punto di vista amministrativo, dotandola di poteri e risorse simili a quelli di una Regione o di una Provincia autonoma, come accade per le più rilevanti città d’Europa. Ma significa osare a livello strategico, considerando Milano come centro nevralgico e di regia di un territorio più vasto.
Il paradosso di Milano è che chiunque abbia un’esperienza internazionale riconosce come valore principale di Milano il suo territorio: se prendiamo un’area entro il paio d’ore di viaggio, Milano ha nei dintorni un territorio unico al mondo, con mare, laghi, monti e città d’arte, un territorio a cui non è paragonabile neppure lontanamente quello di Parigi, Londra o Berlino. Eppure i milanesi storicamente misurano come valore la distanza dal centro. Vale di più quanto più si è vicino al centro e si prova un sentimento quasi di ostilità per chi ogni giorno arriva da fuori, quasi che Milano fosse per molti vista come un fortino.
Ma cosa significa mettere Milano al centro di una Milano più grande? Significa soprattutto aumentare le connessioni e soprattutto la loro velocità. Non solo: ci vuole una presa di coscienza per cui Milano dovrebbe supportare e alimentare i progetti più rilevanti del suo territorio, fornendo una regia di insieme come avviene per le grandi metropoli d’Europa con il loro territorio circostante. Vediamo un esempio di quattro linee di azione che, secondo quest’ottica, dovrebbero essere considerate prioritare per Milano.
#1 Milano e la montagne
Credits lastampa – Progetto funivia Alagna-Zermatt
Innanzitutto le montagne. Milano è una città che ha una posizione ottima per accedere alle Alpi, non è un caso che ospiterà le Olimpiadi invernali. Eppure è fortemente slegata dalle “sue” montagne, in particolare proprio dalle destinazioni più vicine. A circa due ore di auto si arriva da Milano sul comprensorio del Monte Rosa, attraverso la Valsesia o a Champoluc, oppure sul versante del Cervino. Gli appassionati di sci stanno seguendo con grande interesse il nuovo progetto per collegare Cervino e Monte Rosa creando così un comprensorio immenso e a un’altezza unica, capace di consentire lo sci alpino per 12 mesi l’anno. Tutto questo a poca distanza da Milano. Perché dunque Milano non è tra i protagonisti di questo progetto? E perché Milano non spinge perchè ci siano connessioni dirette o ancora più veloci con treno o corriere presso queste e altre destinazioni di montagna? Altre città d’Europa, ad esempio, Nizza o Antibes, nel Sud della Francia, inseriscono nei loro pacchetti i collegamenti giornalieri con le località sciistiche del territorio che vengono promosse anche nelle città della costa. O come Monaco di Baviera, Lione o perfino Vienna che promuovono le località montane a loro più vicine come fossero un’emanazione del territorio cittadino. Integrare e connettere Milano con le montagne più vicine significa migliorare la qualità della vita per chi vive a Milano, anche se riguarda zone al di fuori del comune cittadino.
Credits: geographicus.com – Antica cartina Lago Maggiore, Lago di Como e Lago di Garda
Milano dovrebbe prendere più consapevolezza su un territorio unico al mondo. Che oltre alle montagne ha a breve distanza anche dei laghi tra i più belli al mondo. Altra notizia di queste ore è il progetto per creare una metropolitana leggera che colleghi Trento con il Lago di Garda. Un progetto strategico perché potrebbe collegare Monaco con il Lago di Garda via treno, portando così il Lago di Garda ancora di più nell’orbita di Monaco. Questo dovrebbe spronare Milano a fare lo stesso con i laghi più vicini, come quello di Como o il Maggiore, che sono ancora al Novecento come connessioni. Immaginiamo se ci fosse una metropolitana leggera che colleghi Milano con il lago di Como o il lago Maggiore. Non solo: se ci fossero più collegamenti anche con il resto delle località dei due laghi. Oggi in treno si arriva a Como e si può poi proseguire sul lago solo in auto o in battello. Se Milano considerasse il lago di Como come qualcosa che consente di migliorare la vita dei suoi cittadini e la sua capacità di attrarre turismo, dovrebbe studiare il modo di incrementare trasporti e connessioni con tutto questo territorio. Spingendosi anche a un altro grande lago a poca distanza di Milano, rinomato dal turismo internazionale, ma sottovalutato dai milanesi: il lago di Lugano.
#3 Milano e il Canton Ticino
Milano e l’Italia vivono da almeno vent’anni un periodo complicato dal punto di vista economico e finanziario. Non passa anno che l’Italia non perda terreno nei confronti dei competitor. Alle richieste di infrastrutture o di nuovi ambiziosi progetti si risponde in modo automatico che non ci sono le risorse. Anche per la zavorra di un debito colossale. E pensare che la soluzione ce l’abbiamo davanti agli occhi. A una cinquantina di chilometri da Milano si trova uno dei paesi più ricchi al mondo. Non solo: nell’area di confine si parla la nostra stessa lingua e storicamente si era parte del Ducato di Milano. Un territorio da sempre connesso a Milano, che utilizza Malpensa come aeroporto internazionale e che ha ottimi collegamenti con Milano, sia come treni che come autostrade. Eppure, come ha dichiarato in una recete intervista al nostro sito il sindaco di Lugano, c’è poca comunicazione e collaborazione con l’amministrazione milanese. Immaginiamo se per i più importanti progetti che riguardino l’area di Milano e il Canton Ticino allo stesso tavolo si sedessero sempre i rappresentanti delle due città. Si potrebbe cooperare, accedere a maggiori finanziamenti, estendere la partecipazione a più finanziatori, creare occasioni di integrazioni e di condivisione in una linea d’azione comune. Perché invece di continuare a presentarsi a Roma con il cappello in mano per ottenere più fondi, l’amministrazione di Milano non iniziasse a cooperare guardando gli occhi verso i nostri vicini a Nord?
#4 Il treno più veloce del mondo: a Venezia in 15 minuti
In altre zone del mondo la sfida è quella della velocità delle connessioni. In particolare Cina e Giappone si stanno superando nella realizzazione di linee superveloci. Il Giappone sta costruendo una linea ferroviaria con il treno più veloce del mondo, capace di raggiungere una velocità di 800 chilometri all’ora. Immaginiamo l’impatto che potrebbe avere per Milano poter raggiungere in treno Roma in 45 minuti o Venezia in 15 minuti. Significherebbe estendere ulteriormente i propri orizzonti e poter considerare un unico territorio quello che va dal Mar Adriatico al Mar Ligure, consentendo ai cittadini di Milano di poter muoversi in giornata su tutto il territorio, alle imprese di potersi decentrare e disporre di un mercato più ampio e più connesso, al commercio di prendere il volo, ai turisti di godere da Milano di luoghi straordinari. Certo può sembrare difficile modificare l’orizzonte di una città che al momento mira a migliorare la qualità dei cittadini lottando per i pochi spazi verdi disponibili, ma basterebbe poco, come capire che la soluzione al problema di mancanza di aria e di spazi in città ce l’abbiamo attorno a noi. Tutto quello che serve è capire che per i milanesi la vita si migliora estendendo gli orizzonti di Milano. A quel punto, tutto ciò che ci manca sotto casa lo possiamo trovare a poca distanza. Come montagne, laghi, mare e città tra le più belle del mondo. Che in qualche modo sono esse stesse parte di Milano. La Grande Milano.
Milano è una delle poche grandi città di spessore internazionale a non avere un Museo d’Arte Contemporanea. Ecco come potrebbe essere e dove si potrebbe costruire: le suggestioni del sito di innovazione urbanistica Urbanfile.
Un MUSEO d’ARTE CONTEMPORANEA a Milano. Queste le PROPOSTE di UrbanFile
# Il progetto di Libeskind che doveva sorgere a Citylife
Nei giorni scorsi il sottosegretario alla Cultura del Governo Vittorio Sgarbi ha evidenziato come sia inconcepibile come Milano non abbia “un museo d’arte contemporanea come si deve“, soprattutto se, come ricorda Urbanfile, un progetto per costruirne uno era stato realizzato da Daniel Libeskind per CityLife nel lontano 2008. Una sorta di arena in torsione con terrazze verdi e un rooftop ricoperto da alberi e dal quale avere un’inedita vista sulla città. Purtroppo per l’eccessivo budget richiesto per mantenerlo da parte del Comune di Milano l’idea è stata stralciata.
L’idea del sottosegretario alla cultura è quella di localizzarlo nell’area di MIND, che un tempo ospitava Expo2015. Se arrivassero fondi dal governo per la gestione di un futuro Museo d’Arte Contemporanea si potrebbe riprendere in mano il progetto di Libeskind e aggiornarlo. In alternativa, propone Urbanfile, si potrebbe rielaborare in una versione più grande il padiglione Vanke un tempo presente sul sito espositivo e sempre progettato dall’architetto polacco.
# Nello Scalo Farini insieme al campus dell’Accademia di Brera
Un’altra possibilità potrebbe essere quella di far nascere il Museo d’Arte Contemporanea di Milano in uno dei 7 scali ferroviari che verranno rigenerati. il più adatto per via dei maggiori spazi potrebbe essere quello di Farini e in questo modo potrebbe dialogare con il vicino campus dell’Accademia di Brera.
“Una nuova porta d’ingresso per l’Europa”. Nel 2029 si potrà passare dalla costa nord della Germania all’isola di Copenaghen in 7 minuti di treno o in 10 minuti di auto grazie a un tunnel lungo 18 km e profondo 40 metri sul fondale del mar Baltico. In futuro da Milano, grazie ai corridoi ferroviari europei, si potrà arrivare in treno o in auto fino a Copenaghen in modo ancora più rapido da Amburgo, senza prendere un traghetto o senza allungare passando per la Danimarca continentale. E a quel punto proseguire fino in Svezia fino a capo Nord, senza soluzioni di continuità. Vediamo gli ultimi aggiornamenti sui cantieri.
Il TUNNEL SOTTOMARINO più LUNGO del MONDO avanza: la SCANDINAVIA sarà più vicina a Milano
# Costruito il porto operativo: nel 2023 verranno realizzati i primi settori del tunnel
Credits FemernAS YT – Vista aerea porto Rødbyhavn
Il cantiere per il tunnel Fehmarnbelt è attivo dall’inizio del 2021 a Rødbyhavn, dove è stato costruito il porto operativo, il più grande tra i due che saranno realizzati e che sarà utilizzato per la spedizione delle grandi quantità di materiali da costruzione. A Puttgarden, in Germania, i lavori per la costruzione sono cominciati alla fine dello stesso anno con la realizzazione dell’area di cantiere e delle strade di accesso.
Credits FemernAS YT – Entrata tunnel da Danimarca
All’inizio del 2022 è iniziata la realizzazione dell’entrata del tunnel sia sul lato danese che quello tedesco, entrambe le strutture avranno una griglia luminosa sul tetto per garantire una transizione graduale tra la luce naturale e quella nel tunnel.
Credits FemernAS YT – Tunnel Fehmarn Belt
Nel 2023 partirà la costruzione dei primi settori del tunnel e nell’anno successivo inizierà la posa degli stessi sul fondo del mare. Tra il 2025 e il 2028 all’interno delle gallerie verranno asfaltate le strade per i veicoli, posati i binariferroviari e tutta l’infrastruttura tecnologica necessaria al funzionamento del tunnel. Nel 2029 è prevista l’inaugurazione.
# Il “Fehmarn Belt Tunnel” sarà lungo 18 Km unendo Danimarca e Germania in soli 7 minuti
Definito dal Ministero dei Trasporti danese come “una nuova porta d’ingresso per l’Europa” il “Fehmarn Belt Tunnel” sarà lungo 18 km e si troverà a 40 metri sotto il Mar Baltico. A differenza del tunnel della Manica o della galleria Seikan in Giappone, questo tunnel non sarà costruito sotto il fondale marino, ma poggerà su di esso.
Credits FemernAS YT – Tunnel Fehmarn Belt connessione con rete ferroviaria Europea
Grazie a quest’opera ci vorranno soli 7 minuti in treno, che potranno correre fino ai 200 km/h, e 10 minuti di auto dalla costa nord della Germania all’isola di Lolland, da cui si raggiunge Copenaghen, la distanza da Amburgo a Copenaghen si ridurrà da 450 km a 320 km e verrà facilitata la comunicazione fra la Scandinavia, la Germania e tutta l’Europa.
# Tutti i numeri di questa incredibile infrastruttura da 7 miliardi di euro
Credits femern.com – Sezione Tunnel
Il tunnel Fehmarnbelt comprenderà un’autostrada a quattro corsie e due binari elettrificati. L’infrastruttura sarà composta da 79 blocchi di cemento, ciascuno lungo 217 metri, e 10 elementi speciali con un piano inferiore per l’utilizzo delle attrezzature di esercizio e manutenzione del tunnel. Ogni elemento del tunnel pesa 73.000 tonnellate, pari a 14.000 elefanti. La quantità di acciaio utilizzata nel tunnel è equivalente a circa 50 Torri Eiffel e saranno impiegate direttamente fino a 3.000 persone per la sua costruzione.
Credits FemernAS YT - Tunnel Fehmarn Belt
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Credits FemernAS YT - Tunnel Fehmarn Belt dall'alto
Credits FemernAS YT - Tunnel Fehmarn Belt
Il costo dell’opera è di circa 7 miliardi di euro, uno di questi proveniente dall’Unione Europea, e secondo le stime dovrebbe essere ripagato in 40 anni dal pedaggio stradale dei veicoli che vi transiteranno. La parte ferroviaria del tunnel sarà inserita nella rete TENS, la rete di treni diurni e notturni europea.
# Il tunnel prende il nome dall’isola tedesca di Fehmarn e consentirà la nascita del nuovo progetto turistico “Destination Fehmarnbelt”
Il tunnel si collegherà all’attuale Fehmarn Belt, un ponte che connette l’isola tedesca di Fehmarn alla terraferma. Toccherà poi l’isola danese di Lolland, a sud di Copenhagen. Il nome è preso appunto dalla famosa isola tedesca attraversata, Fehmarn, nello Schleswig-Holstein a Nord della Germania. Questa zona del Mar Baltico è molto turistica ed offre sia tantissime attività all’aria aperta legate alla natura e al mare sia molte visite a siti culturali. Con il nuovo ponte nascerà anche il nuovo progetto turistico “Destination Fehmarnbelt” con itinerari in comune tra i due Paesi e tra le città di Copenhagen, Malmö e Amburgo.
Nota finale: 18 chilometri di ponte. Una distanza sei volte maggiore a quella che divide la Calabria dalla Sicilia.
Lungo l’Alzaia Naviglio Pavese, dalla circonvallazione esterna (incrocio viale Liguria–viale Tibaldi), passando sotto il cavalcavia Schiavoni, accanto al ristorante Erba Brusca, per arrivare al confine con Assago e tornare infine indietro alla Conca Fallata: in tutto abbiamo contato 104 cartelli di divieto di sosta in 4,2 chilometri.
Un record da guinness dei primati? Andiamo a scoprirlo in questo video con slalom tra sponde pericolanti, auto in sosta, una speciale hit-parade per il Festival di Sanremo e tanti, tantissimi cartelli spuntati da quasi un anno lungo gli argini. Argini che nel giro di qualche tempo – una volta rafforzati – entreranno a far parte della VEnTO, la grande ciclabile che da Venezia porterà a Torino.