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Dove si va a Ferragosto? Le tre prime scelte degli italiani

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Progetto senza titolo - 1

Siano entrati nella settimana più calda dell’anno. Almeno per le vacanze, quella in cui ogni località di mare deve registrare il tutto esaurito altrimenti meglio che se ne vada in montagna. Ma quali sono i luoghi caldissimi, quelli dove non ci sarà spazio neppure per uno spillo? Secondo il portale tedesco holidu sono tre le località ai primi posti nelle prenotazioni degli italiani per il Ferragosto 2024. 

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Dove si va a Ferragosto? Le tre prime scelte degli italiani

Pubblicata la classifica delle 50 località preferite dagli italiani per Ferragosto 2024. 44 sono in Italia, appena sei sono all’estero. Ai primi tre posti ci sono delle superstar.

# Da 41 a 50: Valencia e Nizza per l’estero, già svetta la Sardegna

La classifica si apre con Valencia, una delle sei località straniere prescelte dagli italiani. Come prezzi medi è una tra le più care: 181 euro al giorno di prezzo medio. 

# Da 31 a 40: Benidorm 40, Jesolo 38, Riccione 31

Appaiono le prime regine storiche dell’estate. Al 40esima la “Rimini” di Spagna: Benidorm. In queste posizioni compaiono anche alcune celebrità italiane: Palinuro (la più cara tra queste con 245 euro di prezzo medio giorno), Jesolo, Viareggio e Riccione. Forse speravano qualche posto in più… La più economica tra le 10 è Marina di Camerota: 116 euro, meno della metà della vicina Palinuro. 

# Da 21 a 30: Livigno nella top 30

Ci avviciniamo alle zone più calde. E tra le super spiagge di Otranto e Bibione svetta la prima località lombarda in classifica: Livigno, che è anche la più cara tra queste posizioni. Solo Italia in queste 10 posizioni. E ora arriviamo alle “località calde”: dall’11 alla 20. 

# Da 11 a 20: Lloret de Mar e Lignano in mezzo a Sicilia, Calabria e Sardegna

Stessimo parlando di musica saremmo ai “dischi caldi”, come venivano definite le posizioni dalla 11 alla 20 nella hit parade di un tempo. Tra le località a ridosso della top 10 spopolano Sicilia, Sardegna e Calabria. Tre le eccezioni: una località straniera (l’inossidabile Lloret de Mar sulla Costa Brava) e Lignano Sabbiadoro, tra le spiagge più a Nord d’Italia. Tra queste la più cara è Sperlonga, la più a buon prezzo Siracusa. E ora entriamo nella top 10. 

# Da 4 a 10: Livigno nella top 30

Eccoci nella top 10 dove chi cerca la solitudine deve tenersi alla larga. Prosegue il dominio della Sardegna, con Alghero, Budoni e la località con l’accento più dibattuto: Villasimìus o Villasìmius? Prima tra le straniere c’è anche Palma di Maiorca che sta superando le due regine un po’ logorate delle Baleari: Ibiza e Formentera. Palma e Barcellona sono anche le più care a dimostrazione che l’Italia sta diventando sempre più conveniente. Anche grazie ai prezzi più abbordabili, risalgono Rimini (quinta posizione) e Porto Cesareo (sesta). Ma quali sono le top 3?

# Le tre regine di Ferragosto

Ecco le tre regine di Ferragosto. Località supercelebri delle tre regioni più amate d’estate. Terza è San Vito Lo Capo in Sicilia, al secondo Gallipoli in Puglia. Prima la località sarda con il più grande numero di spiagge nel suo territorio, tra cui svetta la mitica Cinta: San Teodoro. 

Continua la lettura con: Le 5 spiagge di Milano

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La pizza più buona d’Italia? Si mangia a Milano!

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drymilano IG - Margherita con Provola affumicata e Pepe nero di Sarawak

La classifica 50 Top Pizza premia ogni anno le pizzerie migliori e le pizze più buone in Italia. Milano non sfigura affatto. Anzi. 

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La pizza più buona d’Italia? Si mangia a Milano!

# La classifica che premia le migliori pizzerie italiane

50 Top Pizza Italia

Come ogni anno 50 Top Pizza premia le migliori pizzerie italiane: dal 2023 sono in realtà 100 i locali in graduatoria. Si tratta di un network che promuove la pizza di qualità, oltre che di una guida consultabile gratuitamente on line risultato del lavoro di migliaia di ispettori. Dopo aver visitato in anonimato le pizzerie gli ispettori esprimono un giudizio valutando i seguenti elementi: impasto, i topping, la carta di vini e birre in abbinamento e, non da ultimo, il servizio.

# Milano sul podio con la pizzeria “Confine”, premiata anche per il “Pizzaiolo dell’anno”

louisvernhes IG – Pizzeria Confine

Tutti i giudizi messi assieme formano la classifica che nel 2024 vede ancora in testa la coppia di pizzerie campane Masanielli di Caserta di Francesco Martucci e 10 Diego Vitagliano Pizzeria di Napoli. La sorpresa arriva dal secondo posto del locale milanese Confine, con 3 spicchi del Gambero Rosso e gestito da Francesco Capece e Mario Ventura, che nel 2023 era fuori dalla top ten, all’undicesima posizione. 

confinemilano IG – Francesco Capece

Alla medaglia d’argento si aggiunge anche il riconoscimento del premio speciale più ambito, Francesco Capece ha vinto infatti quello del “Pizzaiolo dell’anno”. Il podio delle pizzerie migliori d’Italia è chiuso da I Tigli di San Bonifacio di Simone Padoan, in provincia di Verona, che è scesa di un gradino scalzata proprio dalla pizzeria milanese.

# Roma batte Napoli e Milano per numero di locali premiati

Mike_68-pixabay – Roma

Scorrendo la classifica troviamo nelle prime dieci posizioni la pizzeria 50 Kalò di Napoli, 
Seu Pizza Illuminati di Roma, I Masanielli di Sasà Martucci di Caserta, un altra milanese Dry Milano, La Notizia e Salvo di Napoli e infine Pizzeria Da Lioniello di Succivo in provincia di Caserta. A livello numerico Roma vince con 12 locali premiati, a seguire Napoli con 8 e Milano con 5: alle due già citate troviamo la pizzeria Denis in 23esima posizione, Modus alla 29esima e Capuano’s all’80esima.

# La pizza più buona si mangia a Milano

drymilano IG – Margherita con Provola affumicata e Pepe nero di Sarawak

A Milano arriva però un altro premio, quello di “Pizza dell’anno”. A vincerlo è l’altra pizzeria milanese in top ten: Dry Milano di Lorenzo Sirabella, locale moderno e raffinato, noto per la sua combinazione unica di pizze gourmet e cocktail d’autore. Dal menu, che include una selezione di pizze classiche e creative, è uscita la pizza più buona d’Italia: Margherita Provola Affumicata & Pepe Nero di Sarawak. Tutte le premiazioni sono avvenute in occasione della Pizza Week, che si è tenuta proprio a Milano nel mese di luglio.

Leggi anche: 3 motivi che fanno di Milano la capitale della pizza del nuovo millennio

Fonte: cucinaitaliana.it

FABIO MARCOMIN

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I «Caraibi italiani» a tre ore da Milano

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Credits:@mihaelakiva Pozze di Arsiero

Altro angolo nascosto, altra meraviglia italiana. Il BelPaese stupisce sempre e, questa volta, a poche ore da Milano c’è un posto che è tanto bello che ricorda tanto i Caraibi.

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I «Caraibi italiani» a tre ore da Milano

# Le Pozze di Arsiero

Credits:@mihaelakiva
Pozze di Arsiero

Si sta parlando delle Pozze di Arsiero, in località Contrà Pria, borghetto del paese di Arsiero in provincia di Vicenza. Conosciuti da molti semplicemente come Pria, pietra, i bacini d’acqua veneti sono tanto particolari e belli da essere chiamati “I Caraibi del Veneto”. Per creare quest’oasi naturale dall’acqua color smeraldo, il torrente Astico ci ha impiegato millenni: ha scavando continuamente nella roccia e creato bacini d’acqua cristallina nonché una serie di canyon.

# Come raggiungere le pozze

Credits: @momobea
Pozze di Arsiero

Raggiungere le pozze di Arsiero è abbastanza facile. Una volta imboccata la strada provinciale 350, si incontrerà il cartello che indica la direzione da prendere: Contrà Pria. Raggiunta la località e parcheggiata la macchina, si potrà scegliere se direzionarsi direttamente verso una pozza, come ad esempio la più frequentata sotto il Ponte della Pria, oppure percorrere il sentiero panoramico che permette di ammirare dall’alto tutte le pozze del posto.

Il luogo è molto poco frequentato in inverno, mentre in estate si popola di persone che vogliono godersi un attimo di relax. Inoltre, se si vuole stare lì tutto il giorno ma si preferisce non fare il picnic, immediatamente vicino c’è il Pria Park che offre la possibilità di mangiare o bere qualcosa.

# L’oasi naturale degna dei Caraibi

Credits: @architetto_view
Pozze di Arsiero

Nella Val d’Astico, che separa l’Altopiano dei Sette Comuni da Folgaria e Tonezza del Cimone, c’è quindi un piccolo angolo di paradiso, naturale e selvaggio. Un torrente dove l’acqua ha formato tanti piccoli laghetti, le pozze. Acqua cristallina dove potersi rinfrescare, ma per i più temerari o i più appassionati di immersioni, le pozze di Arsiero offrono molto altro. Canyon da cui potersi tuffare, o la possibilità di fare immersioni nei tre punti dove l’acqua raggiunge dai 7 ai 9 metri di profondità. Si può anche nuotare vicino a pesci di acqua dolce, come temoli o trote, e proseguire il torrente fino a raggiungere la cascata ghiacciata di circa 3 metri.

Un’oasi naturale, quindi, dove salvietta e ombrellone per un po’ di relax hanno sempre la meglio, ma dove allo stesso tempo ci si può addentrare alla scoperta della natura incontaminata del luogo, dentro e fuori dall’acqua.

# Gli altri Caraibi del Veneto: il lago di Camazzole

Credits: @kachuppa
Lago di Camazzole

E se il Veneto non avesse solo un angolo di Caraibi?  Sì perché in realtà un altro posto, questa volta in provincia di Padova, è conosciuto come l’angolo caraibico della regione. Si chiama Lago di Camazzole, un laghetto artificiale ai tempi cava del fiume Brenta ora riempita di acqua gelida. Spiagge dai sassi bianchi, ghiaietta, prati e acqua di un azzurro intenso, di quel colore tipico dei laghi alpini. Si trova tra i comuni di Carmignano di Brenta e Fontaniva e in realtà a non più di una ventina di chilometri da Vicenza.

Continua la lettura con: L’INVASIONE delle MALDIVE DI MILANO: perchè si chiamano così? La strada per arrivarci

BEATRICE BARAZZETTI

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La hybris di Milano e la grande nevicata del 1985

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Caput vitiorum. Il capo di tutti i vizi. Per Sant’Agostino e i padri della Chiesa il peggiore dei vizi è la superbia. Non era un’idea nuova: anche Platone considerava la hybris, la sua versione greca, il peggiore tra i peccati. Hybris è quella sensazione di sentirsi al di sopra di tutto, di librarsi in volo come Icaro, di guardare tutti dall’alto in basso, dimenticando il limite del cielo.
Il prezzo della hybris Milano l’ha pagato un inverno. Era il 1985. Un inverno destinato a passare alla storia. 

Era iniziato da poco gennaio e il climate change di allora era l’opposto di oggi: lo spettro era il freddo. Si parlava perfino di nuova era glaciale, soprattutto quando Roma vede piovere fiocchi di neve grandi come palle che in breve paralizzano una città che non ha l’agilità come suo punto di forza. Risultato? Scuole chiuse, traffico impazzito, panico. Pochi fiocchi e la capitale si blocca, si ride di questo nei bar, negli uffici e nelle scuole di Milano che sotto un cielo sereno si gode lo spettacolo di una Roma che chiede aiuto per quella che pare una cosa da niente. 

La hybris porta Milano non solo a ridere di Roma ma a sottovalutare il pericolo. Contro la neve al milanese basta un impermeabile, così la città fa la bauscia e spedisce a Roma tutti i suoi mezzi antineve per liberare le strade della capitale. Pochi giorni e la nevicata di Roma sfuma e di lei restano solo versi di canzoni nostalgiche di qualche decennio dopo. 

Ma la storia non è ancora finita. Anzi. Perché l’ondata di gelo artico che aveva intirizzito il centro Italia era solo la punta di un iceberg di aria fredda che centrato sulla Corsica si stava riavvolgendo per sferrare il vero attacco polare. Proprio contro Milano. 

Dal 13 gennaio 1985 Milano smise piano piano di ridere di Roma e passò a guardare il cielo dall’iniziale simpatia a una crescente preoccupazione. Sì, perché la neve non smetteva mai di cadere. Non solo il 13, anche il 14, il 15, andò avanti senza sosta anche il 16 e il 17, diventando la “nevicata del secolo”, la nevicata più forte registrata a Milano dal Novecento in poi. 

Una delle caratteristiche della hybris è che il superbo non molla facilmente. Va avanti, persevera con il petto tronfio, finge di non aver bisogno anche se è in ginocchio. Così fa Milano. Senza mezzi antineve inviati a Roma le sue strade si ricoprono di neve come fuoripista dolomitici, ma i milanesi cercano di far vedere ai romani di che pasta sono fatti.
Le scuole rimangono aperte, salvo quando la situazione si fa disperata, e si affrontano i viaggi in auto o in bus come se si andasse alla conquista dell’Antartide, quelle storie in cui gli esploratori scomparivano nel nulla. 

Per noi ragazzini la hybris era una festa. Strade senza spazzaneve significava l’avventura di autobus che a ogni fermata si sentivano le ruote slittare, cercando di ripartire. Spesso l’autista chiedeva ad alcuni di scendere per spingere il mezzo, scene comiche tranne che per quelli che avevano spinto che vedevano allontanarsi il bus che a quel punto non si poteva più rifermarsi. 

La hybris erano mezzi bloccati nella neve, auto che scivolavano sul ghiaccio, avventurosi che andavano al lavoro sugli sci. Per un bambino è gioia pura, ma per gli dei del cielo la hybris è qualcosa di diverso. E’ uno schiaffo che strozza una risata in gola. 

Il Palasport di via Tesio nei pressi dello stadio era considerato un piccolo capolavoro e rendeva orgogliosa tutta la città. Aveva la forma a onda: atipica, insolita, qualcosa che nessuno aveva mai provato a fare, sollevava interrogativi per quella sua sfrontatezza, ma Milano è così, superba, ha come unico limite il cielo.

Il Palasport ospitava incontri sportivi, dal basket alla Sei giornate dei ciclismo, ed era diventata l’arena dei concerti. Nel Palasport vidi il mio primo concerto, di Franco Battiato. La meraviglia estetica, quella sua forma a onda fu la sua condanna: tutta la neve caduta in quei cinque giorni invece di distribuirsi su tutta la superficie del tetto si era accumulata sul suo centro di gravità permanente. Abitavo a pochi metri. Il silenzio ovattato della nevicata viene squarciato da un boato. Il tetto del Palasport aveva ceduto.
Era la notte del 17 gennaio. L’ultimo giorno della grande nevicata. 

Non erano in programma eventi, non ci furono vittime, a parte il Palasport che dopo diversi tentativi di ricostruzione venne definitivamente abbattuto. 
Cosa resterà della grande nevicata? Il ricordo di una Milano mai più così bella, vestita in abito da sposa, ma anche l’insegnamento che Roma può subire i colpi del presente ma resta l’immortale, la più amata dagli dei del cielo.

#milanograffiti

Palasport di San Siro

Continua la lettura con: Il sabato del villaggio diventa domenica pomeriggio nella Milano degli anni ’70

ANDREA ZOPPOLATO

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Le 7 zone di Milano più redditizie dove comprare casa

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Ph. @milanographies IG

Tecnocasa conferma un trend in atto già diverso tempo: i rendimenti più elevati, calcolati come rapporto tra i canoni di locazione percepiti nell’anno e il valore stesso dell’immobile, vengono registrati soprattutto nelle zone periferiche dove i prezzi per l’acquisto sono minori. Scopriamo i quartieri più redditizi. Foto cover: @milanographies IG

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Le 7 zone di Milano più redditizie dove comprare casa

Credits Andrea Cherchi – Skyline di Milano

Gli investitori immobiliari a Milano, come confermato dallo studio di Tecnocasa, prediligono acquistare in zone con presenza di poli universitari, uffici, servizi, quelle sottoposte a interventi di riqualificazione e in generale più periferiche. Il rendimento annuo lordo delle case a Milano varia infatti dal 4,1% delle zone centrali fino al al 7,3% di quelle più esterne, con preferenza degli investitori per il bilocale al 39,9% e del trilocale al 31%.

Andando ad analizzare nel dettaglio i dati emergono i quartieri che registrano i rendimenti più elevati in città e dove si focalizza la maggiore ricerca di immobili:

#1 Vialba e via Amoretti (Quarto Oggiaro): rendimento annuo lordo del 7,3%

Credits: clubmilano.net – Quarto Oggiaro

Al primo posto c’è il Nord Ovest. Più precisamente due aree di Quarto Oggiaro.  La zona di Vialba, che prende il nome dall’antico nucleo rurale di Vialba, storicamente posto intorno alla villa Scheibler e oggi interamente scomparso, segna un rendimento annuo lordo del 7,3%, il più alto in città.

 

A questa si aggiunge la zona attorno a via Amoretti, sempre nello stesso quartiere di Quarto Oggiaro, anch’essa con un 7,3% di rendimento annuo.

 

#2 Via Forze Armate (Sella Nuova): rendimento lordo del 6,4%

credits: @intothetown
IG

L’area di via Forze Armate, dove nei prossimi anni dovrebbe partire un ampio progetto di riqualificazione, registra un 6,4% di rendimento annuo lordo. Un’area molto sottovalutata in passato ma favorita dalla vicinanza della metro (1 e 5) e dove ancora è possibile acquistare case a prezzi abbordabili. 

 

#3 Corso Sempione – piazza Firenze: rendimento annuo lordo del 6%

Credits dcene IG – Piazza Firenze

Si rimane all’Ovest della città ma ci si sposta più verso il centro. Lungo tutto l’asse di Corso Sempione un immobile messo a reddito registra in media un rendimento del 6% lordo, in particolare nella parte nei pressi di Piazza Firenze che unisce corso Sempione con viale Certosa. 

Sotto il podio si posizionano queste aree, anch’esse in posizione defilata anche se ben fornite dalla linea metropolitana.

#4 San Siro 

 

Per molti operatori del settore sarà la zona dei desideri per i prossimi anni. La grande scommessa sono il nuovo Stadio e le Nuove Terme che potrebbero rilanciare l’area più verde della città che, da quando ospita il capolinea della M5, risulta anche ottimamente servita dai mezzi. I prezzi delle case ancora contenuti e il rialzo degli affitti consentono già dei rendimenti prossimi al 6%. 

#5 Bocconi

Credits: eventimilano.it
nuovo campus bocconi

L’altra grande area su cui si scommette è la zona Sud/Sud-Est, quella che sarà più investita dalle opere per le Olimpiadi. Si tratta di una zona evergreen, da sempre caratterizzata da un mercato vivace per la vicinanza della Bocconi. Anche questa zona presenta rendimenti prossimi al 6%. 

#6 Via Padova 

Ci si sposta a Nord/Nord Est per trovare un’altra zona che offre alti rendimenti. E’ la bistrattata via Padova avvantaggiata negli ultimi anni dalle opere di riqualificazione e dall’effervescenza di start up e di laboratori creativi. A questo si aggiunge la vicinanza alla metro che consente a molti giovani di trovare affitti a prezzi ancora convenienti e a padroni di casa di ottenere rendimenti superiori al 5,5%.

Leggi anche: Via Padova, il nuovo boulevard

#7 Maciachini 

Completa la lista delle zone a maggiore rendimento l’area di Machiachini. Piazza che si pone sulla circonvallazione al confine tra Dergano e Isola. Ottimamente servita dai mezzi (M3 e 90/91), ha una posizione di snodo strategico e le recenti riqualificazioni hanno migliorato anche la sua vivibilità. Apprezzata molto da studenti. 

# Milano al top in Italia per rivalutazione degli immobili

L’investimento da locazione non l’unico motivo per l’acquisto di un immobile da parte di un compratore ma anche per la rivalutazione da una futura rivendita. Negli ultimi 14 anni Milano risulta essere la piazza migliore per questo genere di operazione. Dal 1998 al primo semestre 2021 mentre la rivalutazione media degli immobili su scala nazionale è stata del 38,2%, nel capoluogo lombardo è arrivata al 107,7%, staccando di molto Firenze e Napoli rispettivamente con il 66,0% e il 64,3%.

Continua la lettura con: La “Casa-Bara”: l’appartamento in affitto più piccolo del mondo

FABIO MARCOMIN

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La Spezia, il porto di Milano?

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Cosa manca per fare diventare Milano la vera capitale del Sud Europa e ampliare gli orizzonti fino alla Cina? Lo sbocco sul mare. Con uno sgarbo ai genovesi e nel rispetto dell’art.132 della Costituzione, si potrebbe dare vita all’asse lombardia-liguria per la conquista dei mari. E non solo.

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La Spezia, il porto di Milano?

Si può, con l’approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Provincie e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione ed aggregati ad un’altra.” (Art. 132 Costituzione Italiana). Ecco perchè La Spezia farebbe più che bene a staccarsi dalla Liguria per unirsi alla città metropolitana di Milano. 

#1 La meno scontata tra le città che dovrebbero far parte dell’area metropolitana milanese

Riomaggiore (SP) Credits: @_arzukurttt
IG

Sono tante le province, i paesi e le città, che per ragioni storico-culturali dovrebbero entrare a far parte dell’area metropolitana milanese o quanto meno di quella lombarda. Tra le città candidate abbiamo Piacenza e Tortona, ma anche Domodossola e Novara. Sicuramente la bellissima provincia di La Spezia di oggi, non rientra tra queste.

#2 Milano diventerebbe capitale del sud Europa con uno sguardo a Oriente

Milano ambisce a diventare la capitale del Sud Europa e una delle principali realtà metropolitane del mondo. Indubbiamente per concretizzare questa ambizione necessita uno sbocco diretto al mare ed un porto per collegare la Darsena non più solo al mar Adriatico ma anche al Tirreno, diventando il fulcro della direttrice Milano- Rotterdam e soprattutto della Milano–Shangai una volta realizzato l’ambizioso progetto della nuova via della Seta.

#3 Tra moglie (Genova) e marito (Firenze), mettiamoci Milano

Credits: @
maramilan_
IG

Se facciamo riferimenti alla storia, La Spezia ha stuzzicato le mire espansionistiche di Milano già dal ‘400 considerandola la più ovvia delle terre da conquistare, terra di confine tra la rivale Genova e l’ambiziosa Firenze

#4 Uno smacco ai genovesi

credits: travel.fanpage.it

I liguri, in particolare i genovesi, non amano particolarmente i milanesi e senza tanti giri di parole non si fanno neanche tanti scrupoli a dimostrarlo. Allo stesso tempo però, le ingenti entrate che i turisti milanesi garantiscono loro a livello turistico, li recludono nella sopportazione. Gli spezzini anche se non si sbracciano per la simpatia sono sicuramente più ospitali verso gli invasori mangianebbia. 

Leggi anche: MILANESI in LIGURIA:”Usciamo in silenzio, se riconoscono l’ACCENTO sono guai

#5 La Spezia un’exclave come San Colombano: così Milano saprebbe valorizzarla al meglio rendendola un’attrazione mondiale

Credits: @marcocee221
IG

Certo, non faremmo come al tempo degli Sforza mandando cavalieri e catapulte a rivendicare il possesso di un territorio. Considerando che La Spezia è terra di confine, con una particolare propensione al distaccamento dall’ingombrante città della lanterna che da sempre le impedisce il suo enorme potenziale sviluppo, perché non pensare ad un’alleanza con una realtà molto avviata e con mille ambizioni come Milano? Sicuramente farebbe il possibile per valorizzarla con buona pace degli altri liguri che vedrebbero così calare la nostra fastidiosa e ammorbante presenza. E per realizzare questa unione strategica serve solo un tratto di penna: come dice l’articolo 132 della Costituzione qualunque territorio può entrare a fare parte di un altro. Un po’ come San Colombano che pur se all’esterno dei confini di Milano ha deciso di farne parte. 

Continua la lettura con: PIACENZA, l’eterna sposa mancata di Milano: 5 motivi per farla diventare LOMBARDA

ANDREA URBANO

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La rinascita del Grand Hotel fantasma a un’ora da Milano

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fabio56lab IG - Grand Hotel San Pellegrino

Aggiudicato il bando di gara per completare il suo recupero e per la sua gestione: l’obiettivo è di farlo ritornare ai fasti di un tempo. Cosa prevede il progetto nel dettaglio e quando tornerà a funzionare l’hotel di super lusso.

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La rinascita del Grand Hotel fantasma a un’ora da Milano

# Aggiudicato il bando per il recupero completo dell’hotel di super lusso

Credits lavocedellevalli.it – Giardini Grand Hotel

Realizzato agli inizi del ‘900, il Grand Hotel di San Pellegrino aveva chiuso nel 1979 dopo un lungo periodo di agonia e diversi cambi di gestione. Agli inizi degli anni ’90 i proprietari furono costretti a vendere tutti i mobili originali per pagare il restauro, a cui seguì nel 2008 il rifacimento della facciata principale e nel 2016 un secondo stralcio di lavori per l’adeguamento funzionale ad uso alberghiero del piano terra e del piano rialzato. A gennaio 2023 si sono conclusi i lavori di sistemazione dell’area esterna della Terrazza Brembo, affaccia sul fiume con funzione di rappresentanza e ingresso principale all’albergo affiancata da un sentiero pavimentato e aiuole fiorite. 

La notizia, riportata da lavocedellavalli.it, è invece l’aggiudicazione del bando di gara per il completamento del recupero e la gestione al Gruppo americano “EKN Development” di Newport Beach, California, per 99 anni. Un investimento di 64.226.427,00 con una compartecipazione pubblica di 5 milioni di euro, 3 da Regione Lombardia e 2 dal Comune di San Pellegrino Terme, e un canone d’affitto annuo di 10 milioni di euro.

# Fu costruito su volere di un avvocato milanese: 7 piani di sfarzo e la prima linea telefonica Milano-Bergamo

Credits comunedisanpellegrinoterme – Grand Hotel nel 1904

Il Grand Hotel di San Pellegrino fu fatto costruire dall’avvocato milanese Cesare Mazzoni per tramite della sua azienda, la Società Anonima delle Terme di San Pellegrino. Realizzato in soli 22 mesi di lavori e inaugurato del 1904, insieme al Casinò Municipale, al quale è collegato da un ponte un tempo fatto di legno, il nuovo impianto termale avrebbe dovuto sostenere l’immagine dell’acqua.

Credits claired.swan IG – Soffitti e colonne Grand Hotel

Un edificio imponente in stile Liberty di 7 piani, che richiama i più grandi alberghi europei dell’Ottocento e che cita, nei blocchi laterali sporgenti, “gli schemi degli antichi castelli francesi“, firmato dall’ingegnere Luigi Mazzocchi e dall’architetto Romolo Squadrelli. Una facciata 128 metri con statue, cariatidi, elementi zoomorfi, putti, festoni. All’interno dei luoghi comuni e di tutte le 250 stanze c’erano arredi sfarzosi, in queste ultime luce elettrica, acqua potabile e telefono: pare sia partita qui prima linea telefonica che collegava Bergamo e Milano

# Tra gli ospiti illustri regine e premi nobel

Credits claired.swan IG – Scalone Grand Hotel

Numerosi ospiti illustri hanno soggiornato qui nel corso degli anni. Tra questi, la Regina Margherita di Savoia e la Regina Elena, accompagnate dai figli, il Principe Umberto e la principessa Maria. Successivamente, vi furono il compositore Pietro Mascagni, il generale Luigi Cadorna, e i Premi Nobel Eugenio Montale e Salvatore Quasimodo. Inoltre, vi soggiornarono alcuni membri della famiglia imperiale russa, diplomatici di rilievo, familiari di Re Faruk d’Egitto, e personaggi del calibro di Federico Fellini e Giulietta Masina, Mario del Monaco, Ugo Tognazzi, e Ornella Muti. Infine, negli anni Sessanta, l’hotel ospitò le famiglie dei calciatori della leggendaria Grande Inter di Herrera.

# Il progetto di recupero: 118 camere, una Spa con “speakeasy lounge”, ristoranti e negozi di lusso

Credits claired.swan IG – Grand Hotel

Il progetto di recupero del Grand Hotel e del parco annesso prevede una vera rinascita, per restituire la gloria passata alla struttura e contribuire allo sviluppo turistico della zona, e nel dettaglio: 

  • il rifacimento dei piani superiori;
  • 118 camere che evocano la raffinatezza delle ville italiane del periodo della “Belle Epoque” nei quattro piani posti sopra il piano terra, come in origine;
  • al piano sottotetto sotto la cupola uno spazio che si apre su una biblioteca-bar e una terrazza all’aperto per riunioni, conferenze ed eventi di gruppo;
  • al piano terra un ristorante raffinato e negozi di lusso;
  • al piano seminterrato una SPA rivoluzionaria e all’avanguardia, con annessa “speakeasy lounge”, che sfrutti le sorgenti comunali.

# All’esterno un’oasi con bar affaccia su una piscina a sfioro

La riqualificazione coinvolgerà anche l’area esterna. Nel progetto è stata pensata come come un’oasi all’aperto con un bar affacciato su una piscina a sfioro e una vasca idromassaggio. Sul retro spazio invece per campi da bocce, posti a sedere attorno ad un fuoco all’aperto e giardini lussureggianti. 

Continua la lettura con: #88 – Il GRAND HOTEL FANTASMA è a un’ora da Milano

FABIO MARCOMIN

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I Ticinesi: dopo il confine le strade diventano così (Video)

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Se si seguono i profili Instagram dei Ticinesi, spesso si trovano video che prendono in giro i lombardi. Soprattutto per la qualità dell’asfalto delle strade della nostra regione. Questo l’ultimo video postato sul profilo instagram di ticinesemedio

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La nascita di Milano

Il TUNNEL STRADALE che doveva passare sotto MILANO

Il fascino della Milano deserta: il fotoreportage di un week end di agosto

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Corso Como - Milano 11 agosto 2024

Quei giorni in cui Milano è solo di chi c’è. Il fotoreportage delle strade di Milano domenica 11 agosto 2024. 

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Il fascino della Milano deserta: il fotoreportage del week end di agosto

Continua la lettura con: Agosto a Milano: le opportunità per i disperati che restano nel week end

ANDREA ZOPPOLATO

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Le opportunità per i disperati che restano a Milano in un week end d’agosto

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Ph. @andreacherchi_foto IG

Un’occasione troppo ghiotta per godersi una Milano deserta lasciando ad altri code sulle strade e ressa sulle spiagge. Ecco allora 10 cose che si possono fare a Milano quando capita la fortuna di restare da soli per non rischiare di cedere alla disperazione. Foto cover: @andreacherchi_foto IG

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Le opportunità per i disperati che restano a Milano in un week end d’agosto

#1 Scoprire le (poche) piscine all’aperto rimaste aperte a Milano

https://natipervivereamilano.com/2020/07/17/i-bagni-misteriosi-una-delle-piu-belle-piscine-di-milano/

Per chi non pensa che la gente faccia la pipì in acqua.

#2 Fare il turista

fritsje-pixabay – Ragazza su tetto del Duomo

Molti milanesi non sono mai andati a vedere l’Ultima Cena o la Pietà Rondanini o sul tetto del Duomo. In poche parole evitano di fare le stesse cose dei turisti e finiscono per avere visto di Milano meno di un giapponese che trascorre qui un fine settimana. Questi giorni può essere l’occasione giusta per rimediare, sentendosi in mezzo ai turisti anche meno soli.

#3 Camminare a velocità ridotta

Credits: milanonordwalk.it
camminare

Basta camminare per Milano senza meta e senza la consueta velocità sprint per sentirsi in vacanza più che su una spiaggia della Liguria.

#4 Il tour dei parchi

kanaka98 IG – Tramonto Parco Sempione

Nei giorni d’estate diventano il principale fattore di aggregazione della città. E ad agosto si rivelano più belli che mai. L’aristocratico Parco Sempione, i borghesi Giardini di Porta Venezia, il Parco Nord più spontaneo, il selvaggio Parco Sud o le ultime frontiere del Lambro, del Parco delle Cave o del Parco Forlanini: sono luoghi fantastici dove trascorrere queste giornate.

#5 In bicicletta senza rischiare la vita

Milano che si svuota diventa il paradiso dei ciclisti che finalmente possono rasserenarsi dalle continue litigate con gli automobilisti. E’ stupendo girare per il centro oppure farsi una biciclettata sui navigli, a nord sulla Martesana o a sud lungo il Naviglio Grande o quello pavese.

#6 Fare sport

montestella

Mentre chi è fuggito trascorre il tempo tra code e magnate in stile borgataro romano, ecco l’occasione per sorprenderli al loro rientro. Milano è a completa disposizione di chi vuole fare sport. La via più facile è la corsa, consigliamo sulla Montagnetta, alternata ai percorsi della salute.

#7 Farsi nuovi amici

Cena tra amici (Film)

Milano si basa sulle abitudini. Lavoro, amici, amici, lavoro. Dove lavoro e amici spesso coincidono. Se non esistesse Facebook uno parlerebbe con le stesse persone per tutta la vita, specie una volta superati i 30 anni. Ma ora c’è l’occasione da prendere al balzo: unendo l’agosto in città con le tecnologie ecco che si può scoprire che esistono persone simpatiche anche fuori dalla cerchia dei propri amici e/o colleghi di lavoro.
Anzi, può bastare un messaggio di finto aiuto su Facebook da parte di chi rimane in città per attirare immediatamente nuovi amici con cui trascorrere momenti insoliti in città.

#8 Eventi

Milano fa di tutto per fare finta di essere una grande metropoli internazionale. Quindi anche se la stagione degli eventi sonnecchia durante i weekend di agosto, quei pochi che vengono organizzati hanno un sapore tutto speciale. 

#9 Recuperare terreno

Credits: dagospia.com

Durante un week end di agosto si può provare quel tipo di ebbrezza che si prova quando in auto si avanza spediti a fianco di una colonna di auto in coda. Può essere una magnifica occasione per recuperare terreno o per superare altri: sul lavoro o nello studio, qualunque cosa si faccia significa fare molto di più di tutti gli altri. E’ una cosa che gratifica e consente anche di vivere il lavoro con molta più serenità, senza l’assillo di scadenze o della competizione con i colleghi.
Lo stesso vale per chi ha lacune culturali o ha lasciato qualcosa di arretrato, come un libro, un film o altro. Ecco l’occasione per completare l’opera. 

#10 Iniziare qualcosa di nuovo

Credits gravitt.co – Esperienza di volo

La vacanza piace perché rappresenta un momento in cui si stacca, finalmente si esce dalla routine anche se spesso lo si fa per entrare in una nuova routine. Da criceto a criceto, insomma. Ma chi resta nei week end di agosto a Milano può fare qualcosa di più: ne può approfittare per uscire dalla routine iniziando qualcosa di nuovo. Può azzardare un nuovo hobby, iniziare a scrivere un libro, scegliere un corso a cui iscriversi, sperimentare qualcosa che non si è mai fatto. Trasformando così un momento di disperazione nel punto di inizio di una nuova vita.

Continua la lettura con: La gelateria più buona di Milano

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I locali di Milano aperti nel mese di agosto

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acquachetamilano IG

Nel mese di agosto molti ristoranti, bar e locali a Milano abbassano le saracinesche, anche se non più come una volta, e quindi è difficile capire per chi rimane in città dove fermarsi per una colazione, un aperitivo o una cena. Scopriamo questa selezione suggerita da daysofmilan con i nuovi orari per l’estate 2024.

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I locali di Milano aperti nel mese di agosto

# Aperti tutto il mese

#1 Il Mannarino

Credits bandanahbk IG – Il Mannarino

Per gli amanti della carne c’è Mannarino, la macelleria di quartiere. Un punto di riferimento per chi ama acquistare carne di prima qualità direttamente al banco per portarsela a casa oppure farsela servire al tavolo con la cottura desiderata. Sono quatto i locali presenti in città: in Via Fiamma 4/6, Piazza de Angeli 1, Via Tenca 12, Alzaia Naviglio Grande 2.

#2 Tunas Milano

Credits tunas.milano IG

Tunas, situata in Via Fiamma 6, è una pescheria, bistrot e gastronomia di mare che nasce con l’obiettivo di portare un assaggio di mare a Milano. Il menù include una varietà di piatti tra cui crudi, pescato del giorno, zuppa di pesce e primi raffinati come i cavatelli baresi con triglie di scoglio e un delicato aroma di basilico fresco, senza dimenticare i deliziosi fritti.

#3 Cascina Cuccagna

Un Posto a Milano

Nel cuore della città, all’interno dell’unica cascina ancora operativa, Cascina Cuccagna, si trova il ristorante “Un posto a Milano”. Qui è possibile gustare piatti dalla colazione alla cena, scegliendo di mangiare all’interno o all’aperto, immersi in un giardino con orti, seduti ai tavolini sotto gli ombrelloni. L’indirizzo è Via Cuccagna 2.

Leggi anche: 5 COLAZIONI all’APERTO da provare a Milano

#4 Mi Scusi

Credits lacasadellecosebuone IG – Mi Scusi

Aperto tutto agosto anche Mi Scusi, che offre una cucina focalizzata su pasta fresca e sughi tradizionali rivisitati in chiave moderna. Con due sedi, una in Via Leopardi 13 e l’altra in Viale Bligny 7, è anche il luogo ideale per chi ama le cene cantate.

Leggi anche: L’ultima moda a Milano: I RISTORANTI dove si fa FESTA, cantando e ballando. Quali sono

#5 Il Mercato Centrale 

Credits Andrea Cherchi – Interno Mercato Centrale

Oltre 4.500 mq distribuiti su due piani. Il Mercato Centrale di Milano, sul lato ovest della Stazione Centrale con accesso da Piazza IV Novembre e via Sammartini, in poco tempo è diventato uno dei place to be della ristorazione milanese. Inaugurato nel 2021 Al suo interno si trovano 29 tra ristoranti, bar e locali, rendendolo il più grande del suo genere in Italia. Il mercato include una vasta area di 1.000 mq dedicata al pesce, sezioni specializzate in carne, panificati, dolci e una varietà di cucine internazionali.

Leggi anche: Il NUOVO MERCATO CENTRALE di Milano

#6 Lubar

Credits matteopenzo IG – LùBar

Lu Bar si trova all’interno di Villa Reale, conosciuta per le collezioni ottocentesche della Galleria d’Arte Moderna, in Via Palestro 16. Questo ristorante siciliano, dall’atmosfera retrò, è arricchito da piante e statue. Gli ospiti possono gustare la colazione o il pranzo in una serra del Settecento, nel cortile o nel giardino. Dal 9 al 25 agosto gli orari sono 9:00 – 23:00.

Leggi anche: I BAR più INTRIGANTI di Milano per una pausa caffè

#7 Pescaria

Credits thepresidentreal IG – Pescaria Milano

Pescaria, noto per il suo hamburger pugliese, ha due locali a Milano: uno in Via Bonnet 5 e un altro in Via Solari 12. Qui è possibile gustare il classico panino di mare con abbinamenti deliziosi a prezzi accessibili. Tra le proposte più apprezzate, spicca il panino con polpo alla griglia.

Leggi anche: 25 RISTORANTI di Milano dove MANGIARE con MENO di 25 euro

#8 Cascina nascosta

Cascina Nascosta

Cascina Nascosta è diventata un punto di riferimento per i milanesi in cerca di un aperitivo immerso nel verde, nel cuore del Parco Sempione. Qui, è possibile pranzare e cenare nel centro della città, ma lontani dal trambusto urbano. Inoltre, ospita “La Latteria”, un’area dedicata alla riscoperta delle tradizioni agricole e culinarie della Lombardia. Questi gli orari di agosto: fino a domenica 25/08 dalle 17:00 alle 23:30
con servizio aperitivo e cena, giovedì 15/08 dalle 12:00 alle 16:00.

Leggi anche: La CASCINA NASCOSTA nel parco SEMPIONE

#9 Bomaki Uramakeria

Credits theannarella IG – Bomaki

Bomaki Uramakeria è il marchio di ristoranti nippo-brasiliani più trendy e rinomato di Milano. Il nome combina “bom,” che significa buono in portoghese, con “maki,” il celebre roll giapponese. Il menù offre una varietà di piatti unici, tra cui burritos in stile giapponese, Tataki di salmone e Sashimi exotic. Tra gli otto locali in città, rimangono sempre aperti quelli di Citylife, Corso Garibaldi, Navigli, Porta Venezia e quello storico in Corso Sempione, quelli Foppa e Sanzio chiudono dall’11 al 18 agosto.

# Il ristorante Braceria Acquacheta

acquachetamilano IG

Rispetto all’estate 2023 il ristorante Braceria Acquacheta, locale dallo stile rustico noto per le sue eccellenti carni alla griglia e piatti toscani tradizionali, rimane aperto tutto il mese di agosto anche se solo per cena. In via eccezionale solamente a pranzo il giorno di Ferragosto. Si trova in Via Erodoto 2.

# Drinc Different, il cocktail bar con una nuova idea di speakeasy

milanocibo IG – Drinc different

Anche Drinc Different, il cocktail bar con una nuova idea di speakeasy, rimane sempre aperto rispetto all’estate 2023. Due i locali a Milano: quello Via Plinio 32 e Via Francesco Hayez 13.

# Chiusi solo nei giorni attorno a Ferragosto

Credits giolina_milano – Giolina

Tra i locali che chiudono solo nei giorni attorno a Ferragosto ci sono:

  • la caffetteria con micro torrefazione di Nowhercafe, chiusi solo il 14 e il 15 di Agosto;
  • Giolina, con la sua pizza con il cornicione a canotto, chiuso il 14 e il 15;
  • Fred Records, locale in stile vintage con vendita di vinili, oltre a colazione, hamburger, snack e cocktail, chiuso dal 14 al 18.

Fonte: daysofmilan IG

Continua la lettura con: Ristoranti aperti ad agosto a Milano

FABIO MARCOMIN

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Le meraviglie della Provenza: il maxi Canyon, le Calanche, il mare viola e la cascata nel borgo

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Moustiers

Una leggenda locale dice che Eva dopo essere stata cacciata dall’Eden si sia rifugiata in Provenza per ritrovare il paradiso terrestre. Una delle regione più belle del mondo, tra laghi, montagne, canyon e una delle coste più rinomate del pianeta. Proviamo a scoprirla in una vacanza di pochi giorni.

Le meraviglie della Provenza: il maxi Canyon, le Calanche, il mare viola e la cascata nel borgo

Consigli per una vacanza indimenticabile in Provenza.

#1 Costa Azzurra

Mentone – Sentiero litorale

Tappa obbligata la costa che ha inizio al confine con l’Italia. Molte le località degne di nota. Mentone, la città dei limoni. Splendido il sentiero del litorale che la collega con Montecarlo. Per chi ama camminare sulla costa da provare anche il sentiero lungo la penisola di Saint-Jean-Cap-Ferrat, partendo da Villefranche, il paese in Francia che vanta il prezzo medio più alto per le case. Spettacolari poi i borghi caratteristici, come Eze, il “nido d’aquila” affacciato sul Mediterraneo, Saint Paul de Vence e Mougins, il borgo degli artisti.

Proseguendo invece sulla costa, Antibes è forse la città che si è più rilanciata negli ultimi anni. Con il piccolo promontorio di Cap d’Antibes reso celebre dai racconti di Scott Fitgerald per i tuffi dalle rocce e le ville da mille e una notte. Più a portata di portafoglio la spiaggia di Juan Les Pins, proprio accanto al Cap e sempre parte di Antibes.

Credits: @Mélissa Agosti

Si tiene alto il livello del glamour con Cannes, in particolare quando ci sono i suoi eventi internazionali, e con St. Tropez, rinomata per le spiagge selvagge e i domaines di vin rosé. Tra Cannes e St. Tropez ci sono le magnifiche rocce rosse dell’Esterel che vengono incendiate dal sole all’alba e al tramonto. 

Proseguendo sulla costa dopo St. Tropez si arriva in quella che è considerata la regina delle spiagge: Lavandou con le sue 12 spiagge, tra le più belle di Francia. A questo punto è il momento di virare verso l’entroterra. 

#2 Le Gole del Verdon

Se si proviene dall’Italia, si esce dall’autostrada all’uscita di St.Tropez/Draguignan, si procede in direzione Draguignan e poi per il lago de la Croix che si raggiunge dopo un’oretta. Il lago è posto proprio alla fine delle Gorge du Verdon, il canyon più esteso (175 km) e profondo d’Europa. Sul lago si può prendere in affitto una delle tante imbarcazioni (canoa, kayak, pedalò etc) e risalire il Verdon dalle acque color smeraldo che striscia tra montagne alte e ripide, che raggiungono i 2.000 metri. Uno spettacolo impagabile.

A dieci chilometri dal lago de la Croix si trova Moustiers-Sainte-Marie, considerato uno dei “borghi più belli di Francia”. Arroccato tra le rocce del Verdon, dominato da un santuario a cui suggerisco di accedere per godersi il panorama, presenta pittoreschi vicoli in perfetto stile provenzale, con negozietti di prodotti del territorio, tra cui spadroneggiano i derivati della lavanda. Il paese è attraversato proprio nel mezzo da un torrente che forma anche una cascata, anticamente fonte di energia idraulica.

Moustiers

#3 Il mare viola sull’altopiano

A una quarantina di chilometri da Moustiers si trova l’altopiano di Valensole, il “regno della lavanda”. Se si prende la strada che va da Valensole verso Aix en Provence per alcuni chilometri sembra di percorrere un mare viola, soprattutto nel mese di luglio, con distese di lavanda che si perdono all’orizzonte. Molti produttori hanno aperto delle boutique in cui si trova qualunque derivato dalla lavanda, dal miele ai portachiavi.
Nota: il 16 luglio a Valensole c’è la festa della lavanda. Puro delirio.
 

#4 Le Calanche di Cassis

Ma torniamo verso il mare. Proseguendo da Valensole, attraversando l’altopiano di lavanda, in direzione Aix en Provence, si superano le Bocche del Reno e si arriva giusto giusto all’altezza di Cassis, borgo caratteristico incastonato tra i celebri calanchi, scogliere a strapiombo sul mare, le più alte del Mediterraneo. 

Calanches a Cassis

Da Cassis proseguendo verso Ovest dopo una ventina di chilometri, che i più appassionati percorrono a piedi sulle calanches, si arriva a Marsiglia, città radicalmente trasformata negli ultimi due decenni. Passata da luogo noto per il passato malavitoso e una difficile integrazione con gli immigrati alla città “più creativa” dell’intera Francia. 

Da Marsiglia ci si può imbarcare per l’isola di Porqueroles, raggiungibile ancora più agilmente da Hyeres. E’ la seconda isola mediterranea della Francia dopo la Corsica ed è celebre per le sue atmosfere che ricordano più i Caraibi del Mediterraneo. 

L’isola a forma di mezzaluna può costituire l’ultima tappa del viaggio. Per chi vuole proseguire sulla costa dopo Marsiglia si passa alla Camargue, con la sua natura selvaggia, gli stagni d’acqua salata e i fenicotteri rosa. Ma questa è tutta un’altra storia. 

 

Continua la lettura con: Un week end in Provenza tra borghi e colori

ANDREA ZOPPOLATO

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Meno 6 punti sulla patente: i nuovi semafori a Milano con le telecamere contro chi passa col rosso

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Credits bircide_il_paninaro IG - Scuola guida anni '80

Vita sempre più dura per chi si muove in auto, o in moto, a Milano. Non bastano area B, area C, ZTL e parcheggi inesistenti. L’ultimo spettro sono i famigerati T-Red, i semafori con telecamera per dispensare punizioni nordcoreane chi dovesse passare con il rosso. Anche perché a Milano, il giallo spesso dura come il battito di un colibrì. Ma vediamo dove sono installate le nuove telecamere e  quali sono le pene per chi incappa nel rosso. 

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Meno 6 punti sulla patente: i nuovi semafori a Milano con le telecamere contro chi passa col rosso

# L’ultimo spettro degli automobilisti: il T-Red

Credits. MilanoToday Fonte: Albo pretorio Creato con Datawrapper

Non bastano le ZTL. Arrivano a Milano sei nuovi apparecchi T-Red in grado di rilevare le infrazioni al codice della strada. I lavori di installazione sono partiti l’8 agosto 2024. L’attivazione dovrebbe avvenire entro la fine del 2024. Ma dove saranno posti gli apparecchi? Saranno qui:

  • viale Scarampo all’incrocio con viale Paolo Onorato Vigilani: servirà a controllare tutti i mezzi che entrano in città e che procedono verso il centro. Sull’altro lato invece controllerà i mezzi in direzione dell’hinterland
  • all’incrocio tra viale Renato Serra, viale Alcide De Gasperi e viale Lodovico Scarampo, sia su chi procede in direzione del centro cittadino sia su chi procede verso l’hinterland
  • altri due T-Red saranno installati su viale Certosa all’intersezione con piazzale ai Laghi e viale del Ghisallo: controlleranno entrambi i sensi di marcia.

Gli altri T-Red già in funzione a Milano si trovano su questi incroci: in viale Certosa-viale Monte Ceneri, via Mac Mahon-viale Monte Ceneri, viale Serra-viale Scarampo, viale Marche-via Taramelli, viale Zara-viale Marche, viale Fulvio Testi-viale Ca’ Granda, corso Indipendenza-via Bronzetti e via Francesco Sforza-corso di Porta Vittoria.

# Le punizioni per chi sgarra: due volte con il rosso e la patente si sospende

Credits bircide_il_paninaro IG – Scuola guida anni ’80

Ma quali sono le punizioni per chi sgarra? Gli automobilisti e i motociclisti che verranno colti ad attraversare con il rosso saranno automaticamente multati con una sanzione da 167 euro, che diventano 222 se l’infrazione viene commessa tra le 22 e le 7 del mattino. Non solo: verranno tolti anche sei punti sulla patente. La ciliegina della torta: chi commetterà la stessa infrazione nei successivi due anni dovrà fare i conti con la sospensione della patente da uno a tre mesi.

Fonte: Milano Today

Continua la lettura con: Area B: ma le auto a Milano sono in calo o no?

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I grattacieli di Milano: storia, curiosità e record poco noti delle torri dello skyline

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Negli ultimi anni lo skyline di Milano si è profondamente trasformato proiettandosi verso l’alto. Nuovi grattacieli sono sorti, nuovi stanno sorgendo e ancora altri ne sorgeranno in un futuro molto prossimo. Quando la città ha deciso di spingersi verso il cielo seguendo l’esempio di metropoli come Londra o New York o Singapore?

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I grattacieli di Milano: storia, curiosità e record poco noti delle torri dello skyline

# La Torre San Babila: il primo grattacielo della città

Torre San Babila

Dobbiamo tornare indietro di un centinaio di anni, nel fermento razionale degli anni ’30 quando nel pieno centro della città, accanto alla chiesetta di San Babila fu inaugurato il primo grattacielo cittadino, la Torre Snia Viscosa, meglio conosciuta come Torre San Babila, che con i suoi (appena) 59 metri mantenne il primato di edificio più alto della città per parecchi anni.

# Il “grattacielo più alto d’Europa”: il Pirellone

Grattacielo Pirelli

Ci fu poi il periodo nel dopoguerra, con il boom economico degli anni ’50. Una dopo l’altra si susseguirono le costruzioni, sempre più alte! Nuove forme e nuovi materiali. Dal brutalismo della Torre Velasca del gruppo BBPR, che contava spazi ad uso commerciale e spazi per uso abitativo, alla Torre Galfa, fino alle torri “di famiglia” come la piccola Torre Martini di piazza Diaz. Con le Torri Breda e Pirelli a cavallo tra gli anni ’50 e gli anni ’60, si superò poi il veto, di derivazione ancora mussoliniana, di non poter andar oltre l’altezza della Madonnina del Duomo (108,50 metri): la Breda, di Luigi Mattioni (stesso architetto del centro Diaz e della già citata Torre e Terrazza Martini) in Piazza della Repubblica arrivò a 116,25 metri e il Pirellone, accanto alla Stazione Centrale a 127,00. Il Grattacielo Pirelli fu l’edificio più alto dell’Unione Europea fino al 1966.

# I grattacieli di Porta Nuova

otto stelleSarà poi il XXI secolo a dare un nuovo impulso propulsivo alle costruzioni: con il Palazzo Lombardia si superarono i 160 metri e si diede il via ad una lunga serie di progetti e costruzioni di edifici pubblici e residenze private, dal complesso delle ex Varesine, con la Torre Unicredit e il suo puntale che ricorda nelle forme il Burj Khalifa di Dubai, alla Diamond Tower della BNP Paribas fino agli eleganti edifici della Solaria e del Bosco Verticale di Boeri con i loro appartamenti super esclusivi da mille e una notte.

# CityLife: gli ultimi arrivati

Credits: Andrea Cherchi – Grattacieli a Porta Nuova e Citylife

L’Expo del 2015 mise il carico da novanta. Ed ecco sbocciare, come fiori in primavera, le torri di City Life, bellissime costruzioni di vetro e di luce: il “Lungo” di Isozaki, lo “Storto” della compianta architetto Hadid e il “Curvo” di Libeskind. Torri che svettano verso il cielo per decine e decine di metri in attesa che nuovi progetti le facciano passare da tre a quattro fino a cinque! Perché Milano non si ferma, e continua la sua corsa per andare oltre le nuvole.

# Qual è il grattacielo più alto?

Ma in tutto ciò, qual è la torre più alta? Strutturalmente è la Torre Unicredit che con la guglia di 231 metri è la torre più alta di Milano e d’Italia, ma il piano lavorativo più alto lo detiene la Isozaki che ha l’ulteriore primato di essere l’edificio più elevato (sempre in Italia) per numero di piani (50), seguita dalla Hadid (44) e il Palazzo Lombardia (43).

Continua la lettura con: Milano è piatta?

ROBERTO BRACCO

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L’area con la più alta concentrazione di cascate: è a un’ora da Milano

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Credits: ticino.ch

Una cascata solitamente scorre in un ambiente incontaminato, naturale, tra aria pura e acque limpide e pulite. Offrono tante occasioni per salutari e stimolanti passeggiate. Qui di seguito alcune opportunità delle escursioni offerte dalla Città Ticino.

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L’area con la più alta concentrazione di cascate: è a un’ora da Milano

# Cascata di Santa Petronilla

Credits: ticino.ch

Siamo a Biasca, dove scende un riale dalle cime circostanti che si è scavato un percorso nelle rocce, creando le più diverse forme. Il luogo è incantevole. Vi si arriva con una passeggiata a piedi di circa 30 minuti dalla piazza, facendo anche sosta alla chiesa di San Carlo Borromeo. In questa chiesa, un affresco ricorda la visita che San Carlo Borromeo fece a Biasca durante la pestilenza del 1576. Si prosegue poi lungo il sentiero della Via Crucis con le sue 14 soste, da dove si gode il panorama sulla valle, fino a raggiungere la cascata in un punto dove l’acqua si allarga tra le rocce. Attraversando il ponte si raggiunge l’Oratorio di Santa Petronilla.

# Cascata Foroglio

Credits: ticino.ch

La cascata di Foroglio si trova in Val Bavona, in cima alla Vallemaggia. Una caduta di acqua fragorosa di 110 metri. Vicino alla cascata sorge il nucleo di Foroglio, con le sue tipiche costruzioni in pietra. Da visitare la chiesa con i suoi quadri e le struttura tipiche delle case con le balconate a ballatoio, destinati alla essicazione della segale.

Da non perdere una sosta all’Osteria Froda per gustare trote, minestrone, polenta e formaggi della regione proprio di fronte la cascata.

# Cascata Piumogna

Credits: ticino.ch

Siamo nella valle Leventina e più precisamente sopra Faido. Nel corso dell’Ottocento, Faido divenne luogo privilegiato per la villeggiatura dei nobili e borghesi milanesi.

L’inizio del Novecento è stato il periodo di massimo splendore per questa località, quando soggiornare nei grandi alberghi di Faido costava di più che a San Moritz.

Le cascate della Piumogna sono facilmente raggiungibili sia a piedi che in auto.

# Cascata della Froda

Credits: ticino.ch

La cascata della Froda si raggiunge dopo avere percorso tutta la valle Verzasca, fino a Sonogno. Lasciata l’auto nel parcheggio all’ingresso del paese, si va a piedi in direzione dei suoi caratteristici rustici. Si arriva al nucleo da un’ampia piazzetta, dove si può visitare il Museo della lana. Poi si procede ammirando, uno dopo l’altro, tutti i rustici abitati e ben curati.

Attraversato il nucleo, si incontra il Grotto Efra con la sua bella terrazza esterna, che ci annuncia che siamo sulla strada giusta per la cascata. Ancora un centinaio di metri, addentrandoci nella valle, dove traversando un ponte ci troviamo sotto la cascata.

Un momento di relax a godere dell’energia che ne scaturisce.

Continua a leggere con: Il CASTELLO sul LAGO a forma di CUORE a due ore da Milano

GIUSEPPE MARZAGALLI

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Breve storia della Rinascente: Bocconi, D’Annunzio e i thailandesi

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Credits Andrea Cherchi . Rinascente illuminata

1865. I fratelli Bocconi inaugurano i magazzini Bocconi in via Santa Radegonda il primo negozio italiano di abiti pre-confezionati.

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Breve storia della Rinascente: Bocconi, D’Annunzio e i thailandesi

Credits erminia_cjaocosky IG – Il Bar Rinascente

# Il nome nato da D’Annunzio

Nel 1917 Borletti rilevò l’attività che fu ribattezzata da Gabriele D’Annunzio “La Rinascente”, dopo dopo la ricostruzione seguita all’incendio che l’aveva completamente distrutta e l’azienda divenne un luogo di ritrovo di molti artisti.

# Il passaggio ai thailandesi

Nel 1954 la Rinascente fondò il premio Compasso d’Oro per premiare gli oggetti con il migliore disegno industriale e nel 1969 la proprietà passò al gruppo FIAT.
Nel 2005 La Rinascente viene rilevata per 888 milioni di euro da una cordata di aziende dando origine a La Rinascente S.p.A.

Nel maggio del 2011 la Central Retail Corporation, della società thailandese Central Group of Companies, ha rilevato il 100% della Rinascente che quindi cessa di essere italiana.

Continua la lettura con: I negozi che hanno fatto la storia di Milano

MILANO CITTA’ STATO

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Da Milano parte il treno regionale con il percorso più lungo d’Italia

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Milano-Pescara in treno

Quanto dura il viaggio e le fermate lungo il percorso.

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Da Milano parte il treno regionale con il percorso più lungo d’Italia

# Oltre 500 km e quasi 8 ore di viaggio

Milano-Pescara in treno

Una di quelle esperienze da provare almeno una volta nella vita…stare 8 ore seduti su un treno regionale. È quello che si può fare salendo sulla tratta ferroviaria più lunga in Italia a bordo di un treno regionale lungo un percorso di 522 km. La partenza è il sabato mattina dalla Stazione Centrale di Milano alle ore 6:30 con il convoglio numero 2493 e l’arrivo a Pescara Centrale, in Abruzzo, dopo 7 ore e 35 minuti. Il ritorno è la domenica con il convoglio numero 2494 alle ore 15:57 da Pescara e arrivo a Milano dopo 7 ore e 33 minuti alle 23.30.

# 30 fermate compresi i due capolinea e 4 regioni attraversate

Le fermate sono 30 in totale, comprese le due stazione capolinea, e 4 regioni attraversate:

  • Lodi e Codogno in Lombardia;
  • Piacenza, Fiorenzuola, Fidenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna Centrale, Imola, Faenza, Forlì, Cesena, Rimini, Rimini-Mirimare, Riccione e Cattolica-S-Giovanni-Gabicce in Emilia Romagna;
  • Pesaro, Senigalli, Ancona, Camerano Aspio, Loreto, Porto Recanati, Civitanova Marche-Montegranaro, Porto S. Giorgio-Fermo, S. Benedetto Del Tronto nelle Marche;
  • Alba Adriatica-Nereto-Controguerra e Giulianova in Abruzzo.

Ma quali sono le altre tratte più lunghe in Italia?

# La Torino-Ancona si ferma a 491 km e 6 ore 26 minuti di viaggio

Credits: enrica IG – Stazione di Torino Porta Nuova

Dietro alla Milano-Pescara c’è il Torino-Ancona, sempre a bordo di un treno regionale veloce, tratta lunga circa 491 km. La durata del viaggio in questo caso è di 6 ore e 26 minuti, con un totale di 29 fermate compresa la Stazione di Torino Porta Nuova e il capolinea nelle Marche.  

Continua la lettura con: Il primo TRENO ad ALTA VELOCITÀ tra TIRRENO e ADRIATICO è in partenza

FABIO MARCOMIN

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Area B: ma le auto a Milano sono in calo o no? La sfida dei dati

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Traffico fantasy

A Milano ormai non si è più d’accordo su nulla. Nemmeno sui dati. Tipo quelli degli accessi delle auto a Milano. Palazzo Marino dichiara che sono in calo, quindi evviva! evviva! le politiche anti auto hanno funzionato! Tutto vero? Macché. Arriva subito una nuova interpretazione dei dati che dice esattamente il contrario. Allora, chi ha ragione?

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Area B: ma le auto a Milano sono in calo o no? La sfida dei dati

# La nota del Comune: le auto sono in calo!

Credits: sicurauto.it
Strada Milano

Giovedì 8 agosto. Esce una nota del Comune: «A Milano ci sono sempre meno auto e scooter». Nel report vengono citate le cifre elaborate da Amat per cui nel mese di giugno, gli ingressi in Area B e in Area C sarebbero diminuite rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. Per Area B il calo è pari a -0,3%, mentre per Area C la diminuzione degli ingressi si attesta al -3,4%. In aumento, invece, l’accesso al trasporto pubblico (+2,8%) e ai parcheggi di interscambio (+6,6%). Questi i dati del Comune. Ma arrivano subito le voci contrarie. 

# Monguzzi: «Bugiardi! Le auto sono aumentate»

A rompere le uova nel paniere è, come spesso accade, il consigliere Monguzzi che fa le pulci sui dati diffusi, sottolineando invece che altro che calo!, le auto sono in crescita! Tutto nasce dalla «differente distribuzione dei weekend»: a giugno 2023 c’erano stati 4 weekend pieni, a giugno 2024 sono stati 5. Significa che quest’anno, a giugno, ci sono state 10 giornate con ingressi ridotti, mentre l’anno scorso erano state 8. Motivo per cui la media mensile non è un dato affidabile. Anzi, calcolando le giornate in modo coerente, il segno è il più, non il meno, per gli accessi di auto in città: la crescita è di +0,56% ingressi in Area B nei giorni feriali e di oltre il +4% nei week end. «Come consigliere mi vergogno che la giunta continui a nascondere la realtà, peggio che se fossimo in Corea del Nord. Imbrogliare i cittadini è orribile e sciocco, perché poi i cittadini escono di casa e la realtà la vedono», commenta Monguzzi dopo l’analisi del rapporto. 

Fonte: Milano Today

Continua la lettura con: Milano: metro e bus a rischio

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Rosetta, la prostituta della Ligera uccisa in circostanze misteriose

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Rosetta

Diventata una canzone popolare, cantata dalla divina Milly e dei Gufi, Rosetta proveniva da una famiglia di umili origini e aveva il sogno di fare la cantante. Purtroppo la sua vita finì in tragiche e misteriose circostanze.

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Rosetta, la prostituta della Ligera uccisa in circostanze misteriose

# Le canzoni a lei dedicate da Milly e dai Gufi

Credits: @milano_scomparsa_o_quasi
Piazza Vetra

“La povera Rosetta” è un’antica canzone milanese, di quelle popolari che, partendo dalla fantasia di uno sconosciuto chissachì, si tramanda da oltre un secolo. Le due versioni più popolari sono quelle della divina Milly e dei Gufi. Milly la cantava così: “il 26 d’agosto in una notte scura hanno trovato un corpo la squadra di questura, hanno trovato un morto con tre pugnal nel petto e quel corpo l’era quello dalla Rosetta. Hanno ucciso un angelo, di nome la Rosetta era di Piazza Vetra batteva alla colonnetta (…) chi ha ucciso la Rosetta non è della Ligera, forse viene da Napoli, è della mano nera (…)”.

La versione dei Gufi è quasi uguale a quella precedente. Quasi, perchè iniziava con una data diversa e con un’accusa chiara e diretta: “il 13 di agosto in una notte scura, commisero un delitto gli agenti di questura, hanno ammazzato un angelo, di nome la Rosetta, era di piazza Vetra, batteva alla colonnetta (…)”.

# Chi era Rosetta

Ma chi era la Rosetta? Era una ragazza, non ancora diciottenne, che morì in circostanze misteriose nell’Ospedale Maggiore, il 27 agosto del 1913. Si chiamava Elvira Rosa Ottorina Andrezzi, era nata il 1 settembre 1895: la sua era una famiglia di umili origini, il padre si chiamava Eugenio e faceva il facchino, mentre la madre, Genueffa Rainoldi, era casalinga. Elvira, l’ultima di nove fratelli, in origine abitava in via Arena. Da qui, in pochi anni, con la famiglia si spostò in corso Ticinese, Piazza Macello (ora Piazza Sant’Agostino) e in via Vetraschi.

# Entra in brutti giri legati alla Ligera e inizia a prostituirsi

Ligera Amarcord
Ligera

Nell’adolescenza entra a far parte di brutti giri, legati alla Ligera milanese, e inizia a prostituirsi. Uno della Ligera era un certo Attilio Orlandi, dello Buterin, che accolse Rosetta a casa propria, in viale Espinasse; Olrlandi era un ladro e, secondo alcune testimonianze, gestiva l’attività di prostituzione della fidanzata. Rosetta poi decide di andare a vivere per conto proprio in un alloggio di via Ferrari.

# Il sogno di diventare una cantante: il nome d’arte era Rosetta di Woltery

Non aveva ancora diciotto anni e si rendeva conto dello squallore nel concedersi per denaro: il suo sogno era quello di diventare una cantante affermata. Lo scrittore e giornalista novarese Marco Ramperti le compose il testo della canzone “Scarliga”, pezzo  forte delle interpretazioni che Rosetta teneva come canzonettista al Teatro San Martino di Milano, primo in Italia a proporre il cabaret. Non solo: Rosetta era un’artista ancora acerba, ma apprezzata, le sue performances canore furono proposte anche in altre città, tra cui Roma. Come cantante si era data il nome d’arte di Rosetta di Woltery.

Però non era riuscita a separarsi in modo netto dagli ambienti della prostituzione e della Ligera: lo stesso Ramperti scriveva che la ragazza, “veniva corteggiata da milionari ed era l’amante di teppisti”. La notte tra il 26 e 27 agosto del 1913 lei e un’amica si intrattengono in compagnia di quattro uomini: il gruppetto si trova all’altezza di largo Carrobbio, a duecento metri da Piazza Vetra, dove solitamente Rosetta si prostituiva, all’altezza della Colonnetta di San Lazzaro.

Arrivano alcune guardie che accusano il gruppetto di fare troppo baccano, mettendo a repentaglio, con il vociare e gli schiamazzi, la quiete pubblica notturna. In realtà una versione dei fatti ci dice che Rosetta, in quanto prostituta, era mal vista dalla Polizia. Secondo un’altra versione c’era un poliziotto proveniente dal Sud d’Italia, che si era innamorato della ragazza ma, sentendosi non corrisposto, le aveva giurato vendetta.

# La morte per suicidio da avvelenamento secondo la polizia

Corriere Milanese – Rosetta

La canzone dedicata alla Rosetta infatti cita, “chi ha ucciso la Rosetta non è della Ligera, forse viene da Napoli, è della Mano Nera”. C’è da chiedersi se con “Mano Nera” l’autore della canzone  volesse intendere la Polizia, oppure fare riferimento a quegli italiani emigrati in America che avevano intrapreso una strada delinquenziale, con crimini efferati, che si facevano chiamare, appunto, “Mano Nera”.

Dicevamo della Polizia che interviene a calmare il baccano del gruppetto di cui fa parte la nostra Rosetta: questi ultimi si ribellano, dicono che non stanno facendo nulla di male e che non stanno disturbando nessuno. La ragazza è determinata a farsi le proprie ragioni e riceve un primo colpo di manganello e viene arrestata. Secondo la versione ufficiale dei fatti, fatta dalle forze dell’ordine, Rosetta, per evitare la prigione e farsi ricoverare in Ospedale, tira fuori da una tasca delle pastiglie di veleno, ovvero il sublimato corrosivo, e le ingerisce. Verrà portata al Maggiore dove morirà alcune ore dopo, per suicidio attraverso avvelenamento.

# Le altre versioni dei fatti sulla sua morte

Rosetta

Però furono diversi i testimoni a dare un’altra versione dei fatti: testimonianze raccolte dal giornale socialista “Avanti!”, allora diretto da Benito Mussolini, dicevano che Rosetta sarebbe stata percossa più volte con i manganelli, anche quando era evidente che le botte subite l’avevano resa inerme.

Sempre secondo la versione raccolta dall’Avanti, la lavanda gastrica a cui venne sottoposta Rosetta in Ospedale, non evidenziò tracce di veleno. Piuttosto sono diversi coloro che affermano di averla vista tumefatta.

Rosetta morì alcune ore dopo il ricovero, la notizia fece il giro degli ambienti della Ligera, che pensarono subito alla vendetta. Al funerale parteciparono tantissime persone: quelli della Ligera milanese tutti vestiti di nero e le prostitute di bianco.

FABIO BUFFA 

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Le 7 spiagge più surreali del mondo (immagini)

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daniele.biciuse IG - Strada per Atlantide

Come un quadro di Dalì. Una selezione di alcune tra le spiagge più incredibili del mondo, diverse sono italiane. Scopriamo insieme quali sono.

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Le 7 spiagge più surreali del mondo (immagini)

#1 Cala Luna in Sardegna, una gemma nascosta tra le scogliere con acque cristalline 

Credits garinodaniela IG – Cala Luna

Accessibile via mare o attraverso un trekking impegnativo ma gratificante, Cala Luna è una delle calette più affascinanti d’Italia, situata lungo le coste frastagliate della Sardegna. Questa spiaggia, tra Baunei e Dorgali nel golfo di Orosei, è rinomata per il suo mare limpido e la sabbia bianca. Le grotte offrono uno degli scorci più suggestivi, dove il contrasto tra l’azzurro del cielo, il blu del mare e l’oro delle rocce e della spiaggia crea una vista mozzafiato.

Leggi anche: La spiaggia più bella di ogni regione d’Italia

#2 Spiaggia dell’Arcomagno in Calabria, uno spettacolare grotta marina con acque turchesi e un panorama mozzafiato

_natalissimo_ IG – Spiaggia dell’Arcomagno

La Spiaggia dell’Arcomagno, situata a San Nicola Arcella in Calabria, è un gioiello nascosto tra imponenti scogliere. Si caratterizza per un arco naturale di roccia che incornicia un mare cristallino, con un sentiero panoramico sopra di esso che consente di raggiungere questa piccola cala di sabbia fine, l’alternativa di accesso è via mare. La sua bellezza selvaggia e incontaminata la rende una delle mete più suggestive della costa tirrenica calabrese.

#3 Castro Marina in Puglia, con le barche che sembrano fluttuare nell’aria 

masseria_lamacchiola IG – Castro Marina

Lungo la costa adriatica del Salento troviamo la spiaggia di Castro Marina, incastonata in un piccolo borgo marinaro e immersa in una natura incontaminata e ricca di storia. Presenta grotte marine, scogliere calcaree e acque talmente cristalline che le barche sembrano fluttuare nell’aria. Si tratta di un’illusione ottica ma l’effetto è assolutamente sorprendente.

#4 Spiaggia del Corno d’Oro in Croazia, un incantevole lembo di sabbia che muta la sua forma con le maree 

summerbooking IG – Corno d’oro

La Spiaggia del Corno d’Oro, o Zlatni Rat, è una delle più iconiche della Croazia, situata sull’isola di Brač. Questa lingua di sabbia bianca si estende nel mare Adriatico e cambia forma a seconda delle correnti e del vento. Circondata da acque cristalline e pini profumati, è una destinazione ideale per gli amanti del sole, del windsurf e delle immersioni.

#5 Skeleton Coast in Namibia, dove enormi dune incontrano le onde dell’oceano

davidtazbin IG – Skeleton Coast

Andiamo in Africa, nel nord-ovest della Namibia. Qui troviamo la Skeleton Coast, tra le regioni più remote e inospitali del mondo e famosa per il suo paesaggio desolato e surreale. In questo luogo le dune del deserto si incontrano con l’Oceano Atlantico, creando uno scenario unico di sabbia, nebbia e onde impetuose. Il nome “Costa degli Scheletri” fa invece riferimento dai numerosi relitti di navi e ossa di balene che punteggiano la costa, testimonianza delle insidie di questo tratto di mare. 

#6 Vaadhoo alle Maldive, la spiaggia che di notte brilla come un cielo stellato

azovseagram IG – Vaadhoo

Alle Maldive c’è una spiaggia dove il mare si illumina di un colore fluorescente, quella di Vaadhoo. Il bagliore è spiegato dalla bioluminescenza del plancton, il Lingulodinium polyedrum, che produce luce usando una sostanza chimica chiamata luciferina, creata autonomamente. Il miglior periodo per assistere a questo fenomeno è da metà estate fino all’inverno, anche se si può verificare durante tutto l’anno.

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#7 “Strada per Atlantide” in Thailandia, una striscia di sabbia che emerge dal mare creando l’illusione di un percorso verso un “luogo misterioso”

daniele.biciuse IG – Strada per Atlantide

La “Strada per Atlantide” è una lingua di sabbia bianchissima che emerge durante la bassa marea a Koh Pha Ngan nella zona di Haad Rin in Thailandia. Si tratta di un fenomeno naturale denominato “Sandbar to Atlantis,” o “Lingua di Sabbia verso Atlantide,”. Questa striscia mette in collegamento la spiaggia alla vicina isoletta o ad altri punti della costa dando l’illusione di percorso diretto a un luogo misterioso come quello che potrebbe essere il regno perduto di Atlantide. 

Spunto: imprenditore.it

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FABIO MARCOMIN

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