Con le ultime raccomandazioni sui viaggi verso i paesi Ue, il Consiglio Europeo ha esortato i Paesi membri a eliminare ogni tipo di restrizione per i cittadini che entrano nel territorio comunitario. Vediamo le nuove regole in vigore dal prossimo mese.
VIAGGI: che cosa cambia dal PRIMO MARZO
# Le nuove raccomandazioni del Consiglio Europeo sui viaggi verso i Paesi UE
Credits: era.ong – Parlamento Europeo
Il Consiglio Europeo ha inviato nuove raccomandazionisui viaggi verso i paesi Ue, a partire dal primo marzo, con il fine di eliminare ogni tipo di restrizione per incentivare anche la ripresa del turismo. In sostanza viene chiesto ai singoli Stati membri di revocare le restrizioni temporanee per i viaggi non essenziali per i vaccinati con un siero approvato dall’Ue o dall’Oms, per i guariti e per tutte le persone che, in generale, viaggiano da un Paese inserito nell’elenco dell’Unione Europea.
# Le nuove regole per viaggiare
Credits Andrea Cherchi – Linate
Cosa cambierà da marzo nel dettaglio. Un cittadino extra-UE che farà l’ingresso in uno degli stati del territorio comunitario non dovrà essere più sottoposto a quarantena se:
ha ricevuto l’ultima dose del primo ciclo vaccinale da almeno 14 giorni;
ha ricevuto la dose booster di richiamo prima dell’arrivo;
è guarito dal Covid-19 negli ultimi 180 giorni.
Il ministro della Salute Speranza ha già firmato un’ordinanza che consente ai cittadini extra-Ue di entrare sul territorio italiano senza obbligo di quarantena, a patto di esibire il green pass ottenibile in seguito a vaccinazione, guarigione o tampone negativo. In caso di assenza del certificato sarà necessario l’isolamento da rispettare presso l’indirizzo indicato nel digital Passenger Locator Form per 5 giorni, con l’obbligo di sottoporsi a un tampone molecolare o antigenico alla fine del questo periodo.
# Le indicazioni della “Società italiana d’Igiene, Medicina preventiva e sanità pubblica” sui tamponi
Credits: sanitainformazione.it
A queste nuove regole si affiancano le indicazioni della “Società italiana d’Igiene, Medicina preventiva e sanità pubblica” riguardo ai tamponi. Secondo l’ente sarebbe opportuno effettuarli solo in caso di sintomi conclamati da Covid-19 o a soggetti predisposti a forme gravi ed esposti al rischio infezione. Niente test invece per asintomatici guariti nei 120 giorni precedenti, con dose booster o seconda dose da meno di 120 giorni.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
La libreria luogo di incontro e riferimento storico soprattutto per i più giovani, si trasferisce, lasciando piazza Duomo. Ecco cosa si troverà al suo posto.
MONDADORI abbandona il Duomo: ecco cosa si troverà al suo posto
# La simbolica Mondadori
coda mondadori
Mondadori non si affaccerà più su piazza Duomo: la famosa libreria, luogo d’incontro, dove i milanesi possono trovare le ultime novità editoriali e discografiche, libri di tutti i tipi, da grandi successi a letture selezionate, in cui grandi e piccini trovano storie fantastiche e testimonianze suggestive, luogo di meet and greet degli scrittori più apprezzati e i cantanti più seguiti, lascia la piazza. La libreria ha firmato un accordo di 12 anni con il Comune per il trasferimento all’angolo via Dogana-via Mazzini, lasciando lo spazio sulla piazza a un nuovo progetto.
L’attuale sede verrà riqualificata grazie ad un progetto di restauro in attesa di approvazione da parte della Sovrintendenza. Il corpo centrale risistemato sarà destinato ad una struttura alberghiera con vista sul Duomo. Vedere la cattedrale dalla camera da letto ovviamente non verrà a costare poco, l’albergo infatti offrirà un servizio di extralusso. L’hotel sarà collegato a negozi di qualità e offrirà servizi degni della sua posizione e il progetto sarà svolto parallelamente ad un ampliamento del Museo del Novecento, di cui i dettagli sono ancora sconosciuti.
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Son riemerse anche diverse casse di birra. Il fenomeno reso possibile dal drastico abbassamento del livello di un bacino idrico, che ha riportato alla luce un villaggio fantasma.
Il VILLAGGIO FANTASMA riemerso dopo 30 anni sott’acqua: ecco cosa è riaffiorato
# Strade e case riemerse dalle acque
Credits: @martesytrece83 IG2
Una diga, fatta costruire per un accordo tra la Spagna di Francisco Franco e il Portogallo di Antonio Salazar alla fine degli anni ’60, aveva sommerso il villaggio di Aceredo, in Galizia.
La siccità di oggi ha fatto calare drasticamente il livello del bacino idrico, riportando “a galla” il villaggio, che offre uno scenario tanto desolante, quanto affascinante. Aceredo è così diventata una meta per turisti curiosi, nonché una star di Instagram. La grande attrazione è scoprire quali oggetti erano stati sepolti insieme a quel che resta delle case di allora. Ma vediamo come è iniziata la storia.
La vita ad Aceredo si ferma ufficialmente nel 1992, anno di inaugurazione della diga di Alto Lindoso, necessaria allo sfruttamento delle acque del fiume Lima, per la produzione di energia elettrica ed usi massivi in Portogallo. In realtà, la storia inizia a fermarsi ancora prima, nel 1968, quando Francisco Franco non lasciò via d’uscita ai suoi abitanti, decidendo di imperio di sacrificare Aceredo sull’altare del progresso, costringendo piano piano i nativi, a trovarsi casa da un’altra parte: alcuni galiziani sono stati alla fine spostati contro voglia, con la forza.
Gli indigeni di Aceredo hanno lasciato tutto così com’era, su di loro incombeva un inesorabile countdown: il momento in cui le acque dell’invaso avrebbero iniziato a sommergere tutto ciò che per loro erano case, strade e affetto.
30 anni dopo, la siccità, restituisce l’immagine di un villaggio abbandonato in tutta fretta.
Pensare che lì una volta c’era vita fiorente, l’idea che sia emerso dal nulla un intero villaggio, tutto ciò ha scatenato la fantasia e la curiosità dei turisti che oggi possono aggirarsi nel silenzio di Aceredo, immaginando corse e giochi di bambini, pranzi di famiglia e brulicare delle vie cittadine. Il villaggio riemerso è praticamente tutto accessibile oggi. C’è fango dappertutto, le case in pietra sono ancora in piedi, ma coi tetti crollati. Mattoni e coppi sono, insieme a molti altri detriti, accatastati un po’ ovunque. Alcune cataste riescono a testimoniare il momento dell’immersione, nel 1992, fanno capire da che parte è arrivata la spinta dell’acqua del fiume. Si capisce che invece altre sono state spostate adesso, forse per mettere in sicurezza il sito.
La visita ad Aceredo è sicuramente simile a quella di un qualsiasi sito archeologico, l’esperienza regala ritrovamenti significativi.
Aggirando le rovine e le case semidistrutte, è possibile imbattersi nella carcassa arrugginita di una vecchia auto.
Altrove è stato fotografato quello che sembra lo scheletro di uno stretto sgabuzzino, da cui pende una lampadina ancora attaccata al suo vecchio cavo, penzolante dalla struttura portante del soffitto ormai fantasma.
Uno dei ritrovamenti più curiosi è senza dubbio una fontana in pietra che, nonostante la prolungata immersione, funziona ancora. Quasi a sottolineare che l’acqua è protagonista assoluta qui, nel bene e nel male. Abbandonate in quello che una volta doveva essere un vicolo di Aceredo, ci sono alcune casse di birra, accatastate una accanto all’altra. Nella fretta di andar via, qualcuno le ha preparate, ma poi non è più tornato a riprenderle.
La piccola Atlantide spagnola è riemersa solo perché il livello della diga è appena al 15% delle sue capacità. Cosa succederà se e quando le acque torneranno ai livelli pre siccità?
È facile intuire che Aceredo verrà di nuovo inghiottita dalle acque.
L’acqua avanzerà inesorabilmente con la sua forza, adattandosi a qualunque ostacolo e, forse, finirà la sua opera di distruzione del villaggio galiziano. La vecchia auto tornerà ad arrugginirsi nell’invaso, le casse di birra dimenticate sono condannate a rimanere in eterno abbandonate nel vicolo del vilaggio. Ma la fontana, quella che ancora funziona, continuerà a zampillare là sotto?
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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Fabio Ranfi. Giornalista free rider, fondatore di Milano All News, la prima social webtv di informazione locale dedicata a Milano, e vulcanico ideatore di iniziative creative per Milano.
Fabio RANFI: “la mia Milano darà più potere ai MUNICIPI che sono delle città nella città”
Fabio Ranfi
La cosa che ami di più di Milano?
Sono troppe da elencare, ma sicuramente la sua vivacità. E poi le persone che sono l’opposto dell’immagine che esportiamo nel mondo del Milanese ingrigito e votato solo al fatturato. I Milanesi, che per me sono tutti coloro che mettono piede in questa città e che dal primo minuto decidono di diventare Milanesi (accettando i compromessi che questa città ti chiede), sono persone straordinarie che vedono il bello anche in un muro di nebbia o in un grande palazzo di periferia. Sono persone eterogenee che hanno trovato qui, in questa città, la risposta ai propri desiderata. Direi che sì, la cosa che amo di più di Milano sono i Milanesi stessi.
Credits: @Semplicemente Milano di Andrea Cherchi Milano
Quella che invece ti piace di meno?
Non mi piace l’idea che Milano sia una città frenetica, caotica e incasinata. Ma siete mai stati a Roma? Con tutti quei sanpietrini che producono un rumore assordante anche se ci passa sopra solo una Vespa. Milano non è frenetica, bisogna solo saper cavalcare l’onda. Infine non mi piace una tendenza che sta tornando, tipica degli anni 80/90 e che speravo fosse sparita per sempre, invece… è la Milano a due velocità, quella interna alla circonvallazione e quella esterna. Quella dei ricchi e dei poveri, parole che mi fanno tornare in mente stagioni nere di questa città, ma che ultimamente stanno tornando di attualità.
Non posso accettare che si faccia un Piano Quartieri, con milioni di euro in progetti per quartieri periferici come San Siro o Gratosoglio dopo tutti i miliardi di euro che tra i primi anni 2000 e oggi sono planati sulla nostra città. Piano casa, Piano periferie e ora piano quartieri, ma sta di fatto che lì dove la gente faceva fatica ora fa ancora più fatica.
Credits: @Semplicemente Milano di Andrea Cherchi Milano
Il tuo locale preferito?
Non sono uno da locali, di pancia risponderei quindi “il mio divano” (ho in realtà due poltrone usate portatemi da un mio amico artista e comprate anni fa da un prelato della provincia di Como). Inoltre mi chiedo se per un’intervista che parlasse di un’altra città mi verrebbe fatta la stessa domanda. Ma allora Milano è ancora quella roba lì? La Milano da Bere? No dai per carità.
Il tuo passatempo preferito a Milano?
Camminare. Ovunque vai a camminare c’è un mondo da vedere. Altro che Expo, a Milano è Expo, BIT, Discovery Channel e National Geographic, tutti i giorni in ogni momento. Milano è piccola inoltre, a piedi la attraversi andando piano in un paio di ore. Ciò significa che praticamente in mezz’ora a piedi sei ovunque o almeno incroci una metro che ti possa portare in ogni angolo della città. Girare a piedi Milano è anche facile e non si fa fatica, tutta piatta e comunque mal che vada c’è un punto ristoro praticamente ogni trenta passi.
La canzone su Milano a cui sei più legato?
Luci a San Siro mi emoziona sempre, abitando all’ombra dello stadio non potrebbe che essere così. Anche se voglio venga messo agli atti che io non amo il calcio, anzi lo odio proprio, e che lo incolpo della maggior parte dei problemi che ci sono sul tema Milano e Sport. Altra canzone che adoro è la Ballata del Cerutti di Gaber. Quell’essere così precisi su un bar in una via così importante per la periferia come il Giambellino non può che farmela amare alla follia.
Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?
Dipende per dintorni cosa intendiamo… Comunque direi tutto il naviglio Grande e il naviglio di Abbiategrasso, fino a Cassinetta di Lugagnano e Castelletto Ticino. Se posso invece spostarmi un po’ più in la, direi il Mottarone: la vista da lassù è qualcosa di stupendo.
Credits: @fabian.dubberke mottarone
La cosa più bella che ti è capitata a Milano?
Tutte le cose più belle della mia vita mi sono successe a Milano. La più bella? Ho incontrato Erika. Ma poi tantissime altre, ho fondato una delle prime Telestreet di Italia, abbiamo fatto delle dirette video prima che nascesse lo streaming utilizzando delle attrezzature praticamente da pirati. Ho potuto vincere il Panettone d’Oro per Milano AllNews. Sono davvero tantissime le cose belle che mi son capitate in questa città.
La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?
Non ci avevo mai pensato, ma credo sia Pagano. Era la fermata in cui da ragazzino mi incontravo con i miei amici, perché io e pochi altri viviamo sul ramo di Bisceglie (all’epoca Inganni) e gli altri invece arrivavano dal ramo di Molino Dorino, quindi abbiamo passato interi pomeriggi aspettandoci a vicenda nel mezzanino di Pagano, appollaiati sulle scale mobili. E quanta musica Rap ho consumato su quelle scale.
La cosa più curiosa che hai visto a Milano?
Quanti hanno risposto i fenicotteri a questa domanda? Bhe sfido chiunque a trovarne di simili in altre città come Milano. E poi una peculiarità del lessico milanese. Usare il femminile quando si parla degli autobus e il maschile quando si parla di Tram: la 54, la 60… il 15, il 24.
Fenicotteri a Villa Invernizzi – foto di andrea cherchi (c)
Il quartiere che ami di più?
Sicuramente per campanilismo ti risponderei San Siro, però ci sono anche altri quartieri a cui sono affezionato. Isola è dove ho sperimentato la prima social street all’interno dell’allora Stecca degli Artigiani e dove ho mosso i primi passi nel mondo dell’informazione locale, poi la Bovisa, dove per anni ho lavorato, ma sono affezionato anche a Quinto Romano dove all’oratorio giocavo a Basket a metà degli anni ’90.
Credits: conoscimilano.it
Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
La domanda ha un piccolo vizio di forma in sé, chiudete la domanda dicendo “rendere Milano ancora migliore”, il problema è che negli ultimi anni, non è più così “la migliore”, troppe diseguaglianze e troppe ingiustizie sociali vivono nella nostra città per essere definita “la migliore”.
Caro Sala, ricordati che Milanonon è di chi investe in città, ma di chi la vive tutti i giorni, di chi non può investire nemmeno 30 euro per un abbonamento mensile ad ATM, ma che tutti i santi giorni stringe i denti e vive le strade di questa “mini metropoli”. Caro Sindaco, vorrei che cominciasse a capire che esistono i Municipi, la città metropolitana, e che se da una parte bisogna dare poteri alla città metropolitana, dall’altra bisogna darne ancora di più ai Municipi, che sono i veri governanti della nostra città. Municipi che hanno 160, 180, 190 mila abitanti sono a tutti gli effetti delle città. Quindi cerchiamo di amministrare questa città non come una sola, ma come nove grandi città, che hanno le proprie peculiarità e differenze e che allo tesso tempo, insieme, devono costruire la grande Milano.
Fabio Ranfi
Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Al netto del capire come poter fare una cosa simile e senza mettere nei guai i territorio esterni a Milano, direi che sono favorevole. Una Milano che però deve essere almeno la Città Metropolitana di Milano, che dovrebbe prendere sempre più “potere” rispetto al Comune centrale. Credo che l’idea che Milano sia parte della stessa regione in cui si gestisce e amministra Sondrio o Mantova sia ormai impensabile. Bisogna superare questo modello.
Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?
Se non fosse che non amo molto la zona est della città ti direi Milano 2. Se proprio sono costretto ad andare in un’altra città forse mi trasferirei in una non città… datemi un paese dell’Abruzzo e mi fate contento. Se città deve essere, può essere solo Milano. (O forse Parigi).
Credits: @viaggiandoitaliainsta abruzzo
Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?
Prima devo imparare a scriverlo, poi diciamo che non sono mai stato molto bravo a spendere soldi e amministrare capitali (per fortuna ho una Presidente a Milano AllNews che è molto brava in questo). Comunque torniamo ai sogni e ai due miliardi:
Rimetterei mano allo Stadio di San Siro senza abbatterlo ma rendendolo utilizzabile anche ad altri sport e 7 giorni su 7.
Abolirei la COSAP per tutte le associazioni ed enti del terzo settore che facciano attività culturali o sociali di territorio.
Pagherei gli affitti alle tante piccole realtà che esistono a Milano e che fanno un lavoro sociale pazzesco di cui il Comune deve essere solamente grato.
Infine non farei progetti sociali mirati ad arginare emergenze che scoppiano ogni giorno, ma cercherei di programmare, di spendere soldi per programmare una città dove non siano più necessari interventi emergenziali, ma che la risposta ai bisogni sia strutturale e sistemica.
Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?
Una città in cui la parola periferia non sia più una parola che si dice sottovoce o di cui ci si vergogni. Milano già ora è soprattutto periferia, l’80% dei milanesi vive fuori dalla Circonvallazione, quindi cominciamo a cambiare la visuale e a capire che Milano la si deve costruire partendo dai punti più lontani dal Duomo. Questi luoghi nel mio sogno, sono visitati da turisti e studiati negli atenei (San Siro e il Cavallo di Leonardo, il complesso residenziale Monte Amiata al Gallaratese). Un sogno molto reale, in cui i politici di questa città non litigano sulla buca sotto casa o su quanti immigrati pasteggiano al ristoranteKebab del quartiere. I politici della mia Milano sognano insieme ai propri cittadini e cercano soluzioni per il futuro, per la mobilità reale, per l’ambiente e per l’aria sempre più inquinata dalle caldaie di questa città. Pensano a come sviluppare interi quartieri e non solo belli e lucenti palazzi. Pensano a dove mettere gli studenti che vengono a studiare a Milano e dove mettere gli operai che perdono il lavoro nelle fabbriche che sempre di più chiuderanno.
Il mio sogno per Milano è quello, dopo essere stati il motore economico, di diventare il cervello pensante del nostro paese. Sogno una stagione politica vera per Milano, in cui i Milanesi possano rivedersi, sperare, ispirarsi e fidarsi.
Ogni giorno Milano Mia su milanocittastato.it: l’intervista a personaggi innamorati di Milano
MILANO CITTÀ STATO
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Come un giocatore di scacchi deve prevedere le mosse del nemico così le persone più avvedute cercano di immaginare i pericoli all’orizzonte per procurarsi le risorse necessarie per affrontarli.
Il worst case scenario è un approccio normalmente utilizzato nelle aziende per evitare di farsi cogliere impreparati in una situazione di emergenza. Sostanzialmente si tratta di immaginare il peggio che potrebbe accadere e predisporre un piano per scongiurare le conseguenze peggiori.
Nel momento in cui la Russia sta invadendo l’Ucraina gettando nel panico l’intero pianeta qual è il worst case scenario che possiamo realisticamente immaginare? E a quel punto quali comportamenti potremmo mettere in atto?
Lo scenario più auspicabile tra quelli più verosimili è che Putin si limiti a prendere i territori di lingua e cultura russa dell’Ucraina mantenendo il resto del Paese come stato cuscinetto con l’Occidente. E a quel punto la diplomazia riesca a disinnescare l’escalation accettando una smilitarizzazione dei territori confinanti con la Russia e si torni così ad avere una situazione di equilibrio e una stabilità nelle relazioni internazionali.
Lo scenario peggiore sarebbe invece che Putin decidesse di annettere tutta l’Ucraina procedendo anche oltre, rivendicando altri territori dell’ex Unione Sovietica, come i Paesi Baltici o altre zone dell’Asia, innescando un comportamento simile anche della Cina nei confronti di Taiwan. E che l’Occidente di conseguenza intervenga militarmente facendo scoppiare un conflitto armato di proporzioni mondiali.
Questa escalation si accompagnerebbe a un’impennata dei prezzi delle materie prime difficilmente risolvibile nel breve periodo, insieme a un crollo sui mercati finanziari con la possibile esplosione di bolle inflattive come avvenuto in ogni conflitto del secolo scorso che potrebbe azzerare tutti i risparmi in valuta.
Considerando che rispetto al passato viviamo in un mondo molto più interconnesso e forse anche più fragile, perché non abituati a situazione di emergenza endemica come una guerra, una carestia o un grave choc economico, urge quella che i filosofi antichi chiamavano metànoia, un cambiamento di mentalità per passare da una situazione di pace a una di guerra.
Quali sono dei comportamenti sensati che potremmo mettere dunque in atto considerando questa possibilità di scenario peggiore?
Innanzitutto, cercare di trasformare ogni attività finanziaria in un’attività reale, acquisendo beni con un valore intrinseco, come oro, argento o le stesse materie prime.
Chi opera con determinati materiali dovrebbe cercare di acquisire in anticipo il massimo di approvvigionamento per garantirsi una produzione duratura.
L’orizzonte per le scorte deve estendersi il più a lungo possibile, in modo da potersi garantire il proprio sostentamento immaginando anche anni di ristrettezze.
Conviene trovare già dei luoghi dove trasferirsi nel caso che la situazione degeneri, meglio sicuramente stare in campagna o nei pressi di aree dove si producono beni di sussistenza.
Anche ipotizzare di trasferirsi in nazioni da sempre neutrali a forme belliche, come ad esempio la vicina Svizzera, non è da sottovalutare.
Infine, da non trascurare l’aspetto di comunità. Dopo un periodo in cui la diffidenza, e spesso l’ostilità, nei confronti dell’altro l’ha fatta da padrone occorre la capacità di riunirsi considerando il vicino come un proprio fratello a cui dare e ricevere un supporto che potrebbe rivelarsi decisivo anche per la propria sopravvivenza.
Mettere al sicuro i propri beni, cambiare approccio mentale e attivare iniziative di cooperazione con gli altri sono i tre obiettivi primari per affrontare più preparati tutti i possibili scenari.
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Viene definito il palazzo “più maledetto” di Milano. Il motivo? La sfortuna perseguita chiunque provi ad aprirvi un nuovo spazio commerciale. Ma c’è chi non molla e lancia una nuova sfida: si tratta di un colosso della moda a basso prezzo.
Il “PALAZZO MALEDETTO” di Milano: la sfida lanciata da un colosso della moda low cost
# Sfidare la sorte
Credits: bing.com
Numerosi punti vendita hanno cercato nel corso degli anni di vincere la sfida del palazzo di via Torino 45 ma uno dopo l’altro sono stati costretti alla chiusura, a volte anche poco dopo l’inaugurazione. Questa serie di sventure ha portato tra i milanesi a definirlo “il palazzo maledetto”. A cercare di spezzare la maledizione è Primark, il re dei vestiti a basso costo, che si estenderà su tutti i sette piani della costruzione, per una superficie di 10 mila metri quadri.
Il palazzo è rimasto inutilizzato per anni, ma proprio quest’anno la catena di abbigliamento e piccoli accessori ha deciso di inaugurare il suo primo store multipiano proprio nello sfortunato edificio. Così dopo aver conquistato le periferie di Arese e Rozzano Primark arriva in centro, ma prendendosi il rischio di affrontare la maledizione di via Torino 45. Ma quali sono i precedenti nefasti?
La maledizione del palazzo di via Torino 45 parte nel 1931, quando lo spazio viene acquistato da Standa, poi mutato in Billa: nessuno dei due ebbero fortuna nella sede. A durare 12 anni fu invece la libreria Fnac, mentre fino al 2018 ci ha provato Trony. Si tratta di tutte catene o negozi il cui destino è stato infausto. Proprio per la chiusura di queste catene l’edificio viene considerato maledetto dai proprietari di negozi e catene, che quindi lo hanno lasciato disabitato negli ultimi tre anni. A cambiare le cose ci proverà la catena irlandese Primark, che con quest’apertura tenta l’esordio nel centro di Milano. Si tratta di un atto di coraggio forse un po’ spavaldo o di ignoranza per questo fosco passato?
È tutto quasi pronto, l’ultima impalcatura riveste il piano inferiore del palazzo mentre la facciata è stata completamente restaurata. Sfidando la fortuna la catena ha firmato un contratto ventennale di circa due milioni e mezzo di euro. Primark ha affermato il suo dominio con l’insegna del nome su via Palla, una lettera per piano. L’apertura è supposta per marzo o aprile di quest’anno, nonostante il negozio non abbia annunciato una data, forse per sfuggire alla maledizione dell’inaugurazione su cui già infuriano i venti della guerra…
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I social network sono ormai la cartina tornasole per il successo di qualsiasi iniziativa. Ecco allora quali sono i locali milanesi letteralmente più “seguiti” al momento.
I 4 LOCALI più “SEGUITI” di Milano
#4 The Botanical Club, la prima “Micro Distillery di Gin” a Milano (14mila follower)
Credits thebotanicalclub IG – The botanical club
The Botanical Club si definisce la prima “Micro Distillery di Gin” a Milano, forse la distilleria & cocktail bar più famosa in città. Sono oggi tre le location, in Tortona, in Porta Venezia e all’Isola. L’account Instragram ha raggiunto i 14 mila follower grazie alle immagini con preparazioni dettagliate dei cocktail e fotografie di altissima qualità.
Indirizzi: via Melzo 16, via Tortona 33, via Pastrengo 11
#3 Hygge Milano, brunch e pranzi vegetariani (28mila follower)
Credits hygge_milano IG – Hygge Milano
Hygge, aperto da pochi anni a Milano, è il locale perfetto per chi cerca cibo di qualità in un’atmosfera tranquilla e rilassata. I piatti spaziano tra brunch e pranzi con gran risalto dato alle proposte vegetariane. Sono oltre 28 mila i follower della pagina Instagram, dove alle immagini del locale si alternano quelle di piatti coloratissimi e della loro preparazione.
Indirizzo: via Giuseppe Sapeto, 3
#2 Berberè Pizzeria, tra i brand più conosciuti a Milano (27mila follower)
Credits eliravasio IG – Berberè Milano
Berberè Pizzeria è tra i brand più conosciuti a Milano. Il merito è per le sue pizze di alta qualità stagionali e leggere e alla sua comunicazione moderna e non convenzionale. La pagina Instagram ha raggiunto i 27 mila follower e il numero dei locali continua a crescere, oggi sono 5 con l’ultima apertura in zona Porta Romana.
Indirizzi: via Vigevano 8, via Sebenico 21, via Alfredo Cappellini 18/A, corso di Porta Ticinese 1, Via Carlo Botta, 4
#1 Gelsomina Pasticceria, la colazione in un’atmosfera incantata (39mila follower)
Credits carlotta_sg_ IG – Gelsomina Pasticceria
Gelsomina è una pasticceria artigianale nel cuore di Milano, un posto unico dove fare colazione con brioche calde, dolci e paste preparate al momento, imperdibili i maritozzi, o gustare una pausa pranzo con menu a base di ricette del sud Italia e il pane del mitico Longoni. Sfiora i 39 mila follower su Instagram, grazie alla sua comunicazione pulita, che richiama un’atmosfera quasi incantata, dove i dolci pieni di colori sono fotografati su sfondi dalla tonalità delicate come il bianco e il marrone chiaro per esaltarli al massimo.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Giugno 2021. Il Presidente di El Salvador, Nayib Bukele, annuncia una proposta di legge shock: il Bitcoin diventerà moneta di corso legale nel paese. Cosa sta succedendo?
Il primo BITCOIN STATE del mondo
# La sfida è stata lanciata
Credits: CoinCentral
Il 9 giugno 2021 l’Assemblea Legislativa di El Salvador approva l’adozione della criptovaluta, affiancato al dollaro USA, con un voto di 86 favorevoli e 62 contrari.
Questa legge impone a cittadini e commercianti di accettare bitcoin come forma di pagamento, pur non escludendo l’uso del dollaro per tutti coloro che non hanno accesso alla tecnologia.
La direttiva prevede che i debiti pregressi possano essere saldati in bitcoin e contempla la possibilità di pagare le tasse in cripto.
I prezzi potranno essere espressi in BTC e il Governo si impegna a garantire, ai suoi residenti, la conversione istantanea da bitcoin a dollaro e viceversa.
Bitcoin diventa quindi valuta legale ed unità di conto ufficiale in El Salvador, lanciando ufficialmente la sfida alla finanza tradizionale.
# Perché questa legge? La scusa ufficiale
Credits: Lowtax News
Il 22% del PIL di El Salvador è costituito da soldi “stranieri”, quelli che gli emigranti mandano a casa per la famiglia. Si stima che circa un terzo delle famiglie salvadoregne sia sostenuto da questo tipo vitto.
Trasferire i soldi a livello internazionale è un’operazione molto costosa. I servizi di money transfer arrivano a chiedere fino al 20% di commissione sull’importo, sottraendo cioè ricchezza ai legittimi possessori del denaro.
«El Salvador ha la possibilità di creare un’economia che non contempli più le banche» (cit. da Riccardo Giorgio Frega in un articolo di Popeconomy.ty )
La legge ha ottenuto due effetti: il primo, di attirare investimenti dall’estero; la seconda, di dare un conto in banca aduna popolazione all’80% unbanked, non per volontà ma per scarse risorse economiche.
Dall’adozione di Bitcoin in El Salvador, si vocifera che il PIL sia cresciuto di 9 punti, in pochissimi mesi. Continuando su questa strada aggressiva, possiamo aspettarci da El Salvador una crescita economica con un tasso mai visto prima, che avrà delle ricadute su tutta l’area. L’America centrale potrebbe mettere la freccia e andare in corsia di sorpasso, sopravanzando le economie cosiddette evolute, ancora legate al vecchio sistema delle valute fiat di stato.
# Mining, energia pulita e Bitcoin-Capital
Credits: CoinQuora
Bukele ha anche annunciato che darà il via alla prima Bitcoin City del mondo, una piccola Singapore della valuta cripto, finanziando il processo con un bond da un miliardo di dollari.
La città nascerà nei pressi del Vulcano Tekapa, a meno di 100 km dalla capital San Salvador. L’energia originata dal vapore sotterraneo che la lava vulcanica produce, verrà sfruttata per alimentare una mining farm domestica. È il classico jolly che permetterebbe di prendere due piccioni con una fava: sfruttare una forma di energia fino ad ora inutilizzabile, gratuita e rinnovabile, per creare Bitcoin.
Si tratta davvero di un esperimento, o è l’inevitabile progresso che reclama il suo spazio? La comunità dei bitcoiner, è affacciata alla finestra nel tentativo di leggere in tempo reale tutte le reazioni, da quelle più prevedibili a quelle meno intellegibili. Da oltre un secolo, dalla fine del Gold Standard, l’umanità non prende la decisione di adottare un nuovo standard monetario. Tutti gli interventi di politica economica dal 1914 ad oggi, hanno prodotto solo inflazione (a volte super inflazione), spostamento di ricchezza e incertezza.
Il Fondo Monetario Internazionale ha, da pochi giorni sollecitato El Salvador a mettere fine a questa manovra. I rischi, secondo le previsioni del FMI, parlano di compromissione definitiva di stabilità, integrità finanziaria e poca protezione dei consumatori, oltre a problemi fiscali.
# Che cos’è esattamente Bitcoin?
Credits: Punto Informatico
Nell’immaginario collettivo, Bitcoin è una forma di speculazione, un oggetto di trading. Nella mente del creatore, Satoshi Nakamoto, così come nelle speranze delle comunità che lo hanno adottato, Bitcoin è una forma di denaro sana ed onesta.
Bitcoin potrebbe essere stato adottato, in El Salvador, per la sua natura molto particolare che lo distingue da tutte le altre cryptovalute. Bitcoin non appartiene a nessuna banca, non ha bisogno di un coordinatore, è totalmente incensurabile e non manipolabile. Non ha una rappresentazione fisica o digitale, il suo valore è implicito nella transazione e la sua gestione avviene attraverso una rete di full node interconnessi su internet che mantengono i consensi rete custodendo la stessa blockchain, prevenendo un possibile fallimento di una rete distribuita e decentralizzata.
La validazione delle transazioni viene garantita dai miners che, attraverso la prova di lavoro (Proof of Work, POW), garantiscono il corretto funzionamento del protocollo. Gli utilizzatori di bitcoin, quindi, con il semplice controllo delle proprie chiavi, controllano anche i propri bitcoin senza l’intervento del sistema bancario, prevenendo ogni possibile censura.
Per ottenere questo però lo strumento va utilizzato bene, evitando i fornitori di servizio con KYC e custodendo le proprie chiavi in modo corretto.
# Italia e soprattutto Milano
Credits: computermagazine.it
Non deve sorprendere il coraggioso tentativo lanciato in El Salvador, che proietta lo stato ad economia agricola all’avanguardia in questa tecnologia.
La politica italiana continua a guardare con sospetto i Bitcoin, anche se a livello privato la comunità dei bitcoiners italiani è tra le più attive d’Europa. Il suo centro? Milano.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il paradiso esiste anche in Terra. Ecco la classifica delle isole più belle del mondo secondo il il sito internazionale Touropia.com.
Le 10 ISOLE più BELLE del MONDO
#10 Maiorca, la più grande delle isole Baleari (Spagna)
Credits Pixel-Sepp-pixabay – Maiorca
Apre questa classifica la più grande delle isole Baleari, Maiorca. Questa celebre località balneare spagnola, con baie tranquille, montagne calcaree e agrumeti, è baciata dal sole 300 giorni all’anno. Oltre al relax in spiaggia si può godere della vita notturna nella capitale Palma di Maiorca, passeggiare tra i villaggi di pietra che si affacciano sul Mediterraneo, immergersi nella cultura grazie alle rovine romane e moresche presenti sull’isola. Da non perdere il Palazzo Reale con il suo glorioso design moresco e la Cattedrale di Palma con la sua incantevole facciata gotica e una delle vetrate colorate più grandi del mondo. Condivide la posizione con altre due perle dell’arcipelago: Ibiza e Formentera.
#9 Le Isole Galápagos, il più incredibile e variegato ecosistema sulla Terra (Ecuador)
Credits highflyer100-pixabay – Galapagos
Le Isole Galápagos, spesso denominate Isole Incantate, sono un insieme di isole vulcaniche e isolotti più piccoli nell’Oceano Pacifico al largo della costa dell’Ecuador. Il 97% dell’arcipelago è un parco nazionale e una riserva della biosfera che esiste da oltre 60 anni ed è infatti l’incredibile ecosistema presente a renderlo così speciale. Le isole sono la casa per numerose specie di animali, dai pesci agli uccelli, e piante come in nessun altro luogo sulla Terra. Hanno ispirato Darwin nella teoria dell’evoluzione.
#8 Phi Phi, tra gli arcipelaghi più famosi della Thailandia
Credits Juan_Luis-pixabay – Ko phi phi
Phi Phi, con le sue sei isole dalla bellezza incontaminata, è tra gli arcipelaghi più famosi della Thailandia. Le spiagge di sabbia bianco perlae l’acqua color smeraldo, ma soprattutto una splendida baia naturale sono state protagoniste del film The Beach, con Leonardo DiCaprio. Merita una visita Monkey Beach, una striscia di sabbia di Ko Phi Phi abitata da scimmie e praticare snorkeling tra la straordinaria vita marina.
#7 Isole Lofoten, tra i luoghi migliori al mondo per godersi l’Aurora Boreale (Norvegia)
Credits ELG21 -pixabay – Lofoten
In Norvegia, troviamo un arcipelago dalla bellezza unica delle Isole Lofoten. A nord del Circolo Polare Artico di circa 200 Km, queste isole offrono spettacolari attrazioni naturali, dalle imponenti montagne alle baie più profonde. In estate si può pescare, fare birdwatching, ciclismo e andare in kayak, mentre in inverno sono tra i luoghi migliori al mondo per godersi il meraviglioso gioco di luci dell’Aurora Boreale.
Palawan, provincia insulare nella parte più occidentale delle Filippine, si compone di una serie di isole mozzafiato: parchi nazionali, grotte e baie calcaree enigmatiche, laghi e lagune turchesi brillanti nell’entroterra. Imperdibile per gli amanti delle immersione i relitti di Coron Bay, trasformati nel corso degli anni in barriere coralline naturali. Tra le numerose attività che si possono fare in questo paradiso terrestre ci sono i tuffi dalle cascate, le escursioni in kayak nelle lagune e le gite in pedalò per vedere le lucciole al tramonto.
#5 Seychelles, una delle destinazioni più popolari per il turismo d’élite
Credits SCAPIN-pixabay – Seychelles
Tra le destinazioni più popolari per il turismo d’élite ci sono le 115 isole dell’arcipelago delle Seychelles nell’Oceano Indiano. Un trionfo di riserve naturali, spiagge dorate, foreste pluviali e straordinarie barriere coralline. Ogni isola ha qualcosa di speciale da offrire: la cultura a Mahe, la natura incontaminata a La Digue, le spiagge di Praslin e le immersioni sensazionali a Silhouette. Tra gli incredibili animali che si possono ammirare c’è la tartaruga gigante di Aldabra di 100 anni e specie di uccelli protette come il raro pappagallo nero delle Seychelles, che è anche l’uccello nazionale.
#4 Bali, un grande “parco giochi” per gli amanti dello yoga e del surf (Indonesia)
Credits mdarl670 -pixabay – Bali
Bali, forse l’isola indonesiana più conosciuta, è delimitata da vulcani ricoperti di foreste, spiagge incredibili e risaie ondulate ma anche caratterizzata da templi balinesi, villaggi autentici e città turistiche. A tutti gli effetti è un grande “parco giochi” per gli amanti dello yoga e del surf. L’attrazione principale è il tempio di Uluwatu, arroccato sul bordo di una scogliera, uno dei luoghi migliori dell’isola per ammirare il tramonto.
#3 Santorini, una delle isole più famose al mondo (Grecia)
Credits tghurd-pixabay – Santorini
L’isola vulcanica di Santorini, parte dell’arcipelago delle Cicladi nel mar Egeo, è probabilmente una delle isole più famose al mondo. I suoi panorami e il clima mediterraneo, le case bianche e le cupole blu che abbracciano le scogliere rendono questa isola davvero unica. Tra un bicchiere di vino e una cena nelle taverne gourmet tra i vicoli della città di Oia, una giornata in spiaggia o una crociera in catamarano non c’è modo di annoiarsi in questa oasi al largo della Grecia.
#2 Bora Bora, conosciuta per la sua spettacolare laguna turchese (Polinesia Francese)
Credits WikiImages-pixabay – Bora Bora
In seconda posizione troviamo l’isola vulcanica di Bora Bora, nella Polinesia Francese. Immersa in una spettacolare laguna turchese, ha spiagge bianchissime e resort ultra-lussuosi che includono romantici bungalow sull’acqua. Tra le escursioni da fare, oltre allo snorkeling nei giardini di corallo sulla punta settentrionale dell’isola e a nuotare con le tartarughe marine, si può salire sulle pendici del Monte Pahia per ammirare il paradisiaco paesaggio dall’alto.
#1 Maldive, dove la natura selvaggia incontra il relax e il lusso
Credits FonthipWard-Pixabay – Maldive
Per salire sul gradino più alto del podio ci spostiamo vicino all’equatore, nel mezzo dell’Oceano Indiano, dove si trova l’idilliaco arcipelago delle Maldive. In queste isole di rara bellezza, tra le preferite per i viaggi di nozze, la natura selvaggia incontra il relax e il lusso. Immersi nel clima tropicale e circondati da acque cristalline, si può scegliere se fare un’escursione di snorkeling, immersioni o surf, oppure trascorrere le giornate sorseggiando un cocktail e prendendo il sole.
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L’Interrail è una delle esperienze più avventurose che un giovane possa fare a bordo di un treno in Europa. Si possono vivere culture diverse, vedere luoghi affascinanti, ripercorrendo la storia e i cambiamenti artistici di ciascuno stato.
Torna l’INTERRAIL per viaggiare in Europa: per i giovani è GRATIS
# L’esperienza Interrail
Credits: pixabay.com
Grazie al programma Discover EU per i giovani avventurosi europei viaggiare sarà ancora più facile. Da aprile 2022 le regole cambiano. L’occasione di un viaggio in Interrail può stimolare nuove esperienze di apprendimento tramite la conoscenza di grandi e piccole città, dai luoghi più freddi della penisola scandinava alle spiagge più solari delle terre iberiche. Il biglietto cumulativo per i giovani è sempre stato accessibile per i giovani, che scegliendo la durata del viaggio possono utilizzare tutti i treni europei spendendo molto meno rispetto all’acquisto dei singoli biglietti in ogni stato. Da questa primavera però i diciottenni potranno chiedere un pass per viaggiare gratuitamente tra i confini europei.
La commissaria EU Mariya Gabriel ha annunciato la messa a disposizione di 70.000 biglietti gratuiti per il 2022, che permetteranno anche di espandere il numero di destinazioni che aderiscono all’iniziativa, includendo ai paesi dell’Unione Europea anche Norvegia, Liechtenstein, Serbia, Macedonia del Nord e Turchia. Per sfruttare l’occasione bisogna essere nati tra il 1° luglio 2001 e il 31 dicembre 2003, essere cittadini di uno dei 28 stati dell’Unione Europea e compilare una richiesta online in cui dichiarare numero di passaporto o di carta d’identità. Si potrà fare domanda di adesione all’iniziativa anche in gruppo, con un massimo quattro persone, che devono rientrare tutti nei requisiti necessari, utilizzando lo stesso codice domanda.
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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Alessio Ferrantino, Giada Lanzotti e Yunes Calore, tre ragazzi poco più che ventenni che sui loro canali social hanno ormai una community di più di 80mila persone. Sono i tre fondatori diMilanodaScrocco, un progetto editoriale che fa conoscere la Milano a portata di tutte le tasche. Attraverso segnalazioni di eventi, di gadget in omaggio e di locali milanesi dove chiunque può andare senza spendere l’intero stipendio, sono diventati punto di riferimento di molti ragazzi milanesi e non solo. Oggi ci raccontano la loro Milano.
Alessio FERRANTINO, Giada LANZOTTI e Yunes CALORE: “la nostra Milano avrà una NEXT GEN WEEK”
La cosa che amate di più di Milano?
C’è forse più di una cosa. È più un insieme di concetti complementari fra di loro: la vitalità, la varietà e la voglia di mettersi in gioco. E questi sono anche i fattori di cui, durante il primo lockdown e le varie chiusure, abbiamo sentito la mancanza.
Quella che invece vi piace di meno?
La cosa che ci piace di meno di Milano è il bisogno di prevalere ad ogni costo: molte volte sembra infatti che il bisogno principale di professionisti, aziende e, prima di tutto, persone, sia quello di prevalere sugli altri, senza pensare a sviluppare la propria individualità.
Il vostro locale preferito?
Difficile dirlo: proviamo ogni settimana, per non dire ogni giorno, i locali più disparati. Grazie al nostro progetto abbiamo ormai sperimentato un numero altissimo di cucine di qualsiasi tipologia a Milano e forse, alla fine, quello che possiamo dire in definitiva è che la cosa più bella di questa città è il fatto che ci sia: proprio tutto.
Abbiamo i nostri posti preferiti suddivisi in varie categorie, ma dirne solo uno sarebbe riduttivo: per questo, sul nostro blog, escono mensilmente degli articoli dove creiamo una nostra speciale selezione di consigliati con un occhio di riguardo, come sempre, al prezzo! Se dovessimo però dire un nome, diremmo Piccola Ischia in zona Porta Venezia.
Credits: @dioniso___ Piccola Ischia
Il vostro passatempo preferito a Milano?
Sicuramente esplorarla, ci siamo sempre stupiti di quanto ogni piccola via di Milano possa nascondere delle piccole chicche, che siano locali, monumenti, architetture: un esempio? Via Washington. In questa via è ancora possibile ammirare edifici con architetture che variano dall’Ottocento, fino agli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento.
grattacielipiazzapiemonte
La canzone su Milano a cui siete più legati?
Effettivamente canzoni a cui siamo più legati non lo sappiamo. Quando pensiamo a Milano “i teenager” che sono in noi direbbero “Vamonos” del Pagante, “i boomer” che sono in noi invece pensano alle canzoni di Van De Sfroos.
Il luogo dei dintorni di Milano che amate di più?
Alessio arriva dalla Brianza, quindi diremmo quella. Probabilmente Monza che è la più affine a tutti e tre.
Credits: parcodimonza IG
La cosa più bella che vi è capitata a Milano?
A noi? Sicuramente la nostra pagina. Qualche anno fa ci siamo conosciuti a Milano, all’Accademia di Belle Arti di Brera ed è nato tutto questo. Dobbiamo continuare?
Credits: @milanodascrocco
La fermata della metro a cui siete più affezionati (e perché)?
Forse la fermata di De Angeli per un ricordo particolare: la prima volta che il team di Milano da Scrocco, senza sapere ancora di esserlo, ha scroccato assieme è stato all’inaugurazione di una piadineria in quella zona.
La cosa più curiosa che avete visto a Milano?
Il Montestella, perché è l’unica montagnetta che c’è e dalla quale puoi vedere anche la madonnina. È un luogo suggestivo.
Instagram: parcomontestella
Il quartiere che amate di più?
Porta Venezia che è stato per tanto tempo il nostro punto di riferimento, post lockdown ma anche prima.
credits: urbanlife.it
Caro Sala ti scriviamo… (cosa chiedereste al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?
Caro Sala ti scriviamo per chiederti di approvare il nostro progetto Next Gen Week, una serie di eventi dedicata a tutti gli under 30.
Milano città stato: siete a favore oppure no che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?
Questa è una bella domanda, ci sono dei pro e dei contro in tutte e due le risposte. Da cittadini milanesi sì, da cittadini italiani diremmo di no. Stando dentro alla città si nota che Milano ha bisogno di essere ancora di più una forza attrattiva a 360 gradi. Ma quando diventi autonomo, diventi autonomo anche economicamente, e Milano è una citta che dà. Abbiamo un po’ paura che diventando troppo autonoma diventerebbe solo lei il centro di tutto, ma anche l’Italia dovrebbe partire. Milano dovrebbe essere un esempio un po’ per tutte le altre città italiane.
Se doveste lasciare Milano in quale città vi piacerebbe vivere?
Se parliamo di città sempre italiane Torino, perché ultimamente la vediamo sempre di più come una piccola Milano (non riusciamo proprio a staccarci da Milano, eh?). Fuori dall’Italia non sapremmo.
Credits: pixabay.com
Se aveste due miliardi di euro per Milano che cosa fareste?
Scapperemmo con i soldi.
Un sogno per Milano: qual è il vostro più grande auspicio per il futuro di Milano?
Il più grande auspicio è che Milano diventi sempre di più una città inclusiva verso i giovani e che li sappia valorizzare al meglio, siam tutti bravi a parole, ma ci vogliono i fatti.
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Nella storia degli stati si assiste normalmente a una continua dialettica tra governo e popolo che porta a un’evoluzione sociale attraverso una mediazione sui provvedimenti necessari alla nazione.
Il ruolo del popolo in una democrazia è proprio questo: arginare ogni abuso da parte del governante. Il popolo è sovrano e ha il compito di intervenire ogni volta che un governo eccede nelle sue funzioni, degenerando in forme di assolutismo dispotico.
Una famiglia che si mette in viaggio non delega a chi guida tutte le decisioni su dove andare, così come in una società per azioni l’amministratore delegato deve governare l’azienda rendendo conto delle decisioni prese agli azionisti e al consiglio di amministrazione.
Questa dialettica tra popolo e governo è evidente nei tempi odierni. Ad esempio, quello che sta accadendo in Canada con la protesta dei camionisti supportati dai cittadini, in Australia, nella stessa Francia mostrano l’evidenza di questo contrasto: da una parte un governo che cerca di imporre la sua volontà in modo fortemente autoritario e dall’altra i cittadini che cercano di opporsi e di rivendicare la loro sovranità tutelando i diritti individuali fondamentali.
Un popolo adulto è quello che si mette a difesa dei diritti del singolo contro i soprusi del potere.
Questa dialettica che è insita nel progresso delle democrazie liberali e che avviene da sempre nelle democrazie liberali, non sta succedendo per niente in Italia.
Assistiamo infatti a una contrapposizione tra cittadini buoni e cittadini cattivi. Dove la discriminante tra gli uni e gli altri è nell’abbracciare in modo acritico la linea del governo. E la tutela della libera scelta individuale, invece di essere considerata un valore fondamentale per tutti, viene giudicata come una visione distorta di pochi “nemici del popolo”.
Questa è forse la cosa che avvicina di più l’Italia di oggi a una dittatura totalitaria. Il fatto che non ci sia più una dialettica tra popolo e governante ma chi si oppone a chi governa, per difendere la libertà individuale, viene giudicato dagli stessi cittadini come il pericolo della società.
Una delle cause di questa spaccatura tra italiani contro italiani, oltre a una mentalità diffusa incline alla sudditanza nei confronti dell’autorità, può essere la dipendenza economica di gran parte della popolazione dagli apparati burocratici dello Stato. Considerare lo stato come una mamma che fa il bene dei suoi figlioli anche quando li schiaffeggia può condurre a una visione primitiva e infantile nei rapporti tra cittadino e potere politico.
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Palazzo Marino chiede 249 milioni del Pnrr per nuovi bus elettrici, alla capitale promessi più di 8 miliardi per nuovi bus, metrò, tranvie, case, giubileo e turismo.
249 milioni contro 8 miliardi: ROMA MAGNA, a MILANO restano le BRICIOLE
# Milano chiede solo 249 milioni dal PNRR, nonostante un Pil di quasi 400 miliardi
Credits alessiobazzani.eu IG – Beppe Sala
Una vecchia filastrocca milanese fa impersonare ad ogni dito della mano un personaggio. Il primo è il pollice che, sbadatamente, cade nel pozzo. L’indice quindi lo tira su; il medio poi lo asciuga; l’anulare gli prepara una minestra (el fa la süppa) e infine arriva il mignolo che… la mangia tütta.
Non solo le grandi fiabe, ma anche le storie popolari hanno una morale che il tempo non sbiadisce. Infatti anche oggi può accadere che chi raccoglie i frutti del lavoro è stato meno virtuoso e ha speso meno energie di chi ha seminato e lavorato duramente il terreno.
Credits lineadirettaAtm – Bus elettrico
E Milano è quella che lavora duramente: ha un Pil di quasi 400 miliardi di euro, prima area in Italia e undicesima al Mondo, ed è sesta in Europa per investimenti stranieri dopo Londra, Parigi, Dublino, Madrid e Monaco di Baviera. Eppure dell’enorme torta del Pnrr chiede solo 249 milioni.
È la Giunta di Palazzo Marino che ha approvato una delibera che autorizza la presentazione dell’istanza per l’accesso ai fondi del Piano nazionale da destinare successivamente ad Atm per il programma di rinnovo della flotta e delle relative infrastrutture di ricarica. Nello specifico i fondi serviranno per acquistare, entro giugno del 2026, 350 nuovi autobus ad emissioni zero, con alimentazione elettrica o a idrogeno, adibiti esclusivamente al trasporto pubblico locale e alle relative infrastrutture.
# Roma si prende oltre 8 miliardi di euro per bus, metro, ferrovie e Giubileo
Credits robertogualtieri IG – Roberto Gualtieri Sindaco di Roma
A Roma il pasto è decisamente più abbondante e variegato. E il conto finale assai più corposo: più di 8 miliardi di euro, paga Pantalone. Conto che, oltre all’antipasto (nuovi bus), comprende anche primo-secondo-contorno-dolce, ovvero nuove tranvie, metropolitane, edilizia residenziale e fondi per giubileo e turismo capitolino.
I danè che arriveranno sotto la madonnina permetteranno ad Atm di arrivare al 2026 con un totale di 510 bus elettrici (oggi sono 160 quelli in servizio su un totale di 1200 bus).
Credits Photo by Teming Kang on Unsplash – Roma Termini
Al contrario il dettaglio del bottino della città eterna è decisamente più articolato. Saranno 3.696 i milioni per il finanziamento dell’infrastruttura della rete metropolitana e il rinnovo parco autobus (1,6 miliardi in tutto) e gli investimenti ferroviari e alta velocità (che supereranno i 2 miliardi di euro).
354 milioni andranno all’edilizia residenziale pubblica, mentre 1,3 miliardi sono destinati alle opere funzionali al Giubileo della Chiesa Cattolica nel 2025. Infine, ciliegina sulla torta, il ministro Garavaglia (lumbard della prima ora, con feudo a Marcallo con Casone) ha stabilito che vadano a Roma per il progetto Caput Mundi per una più efficacie distribuzione dei flussi turistici durante tutto l’anno.
Milano si alza da tavola molto leggera, pronta per continuare a lavorare. Roma, appesantita, necessita solo di caffè, ammazzacaffè e un pisolino ristoratore.
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Ora che finalmente ripartirà il turismo, i milanesi potranno tornare a fare una delle loro attività preferite: esplorare il mondo. Vediamo quindi rapidamente quelle che si annunciano tra le mete più gettonate per la prossima stagione di viaggi. Per ogni destinazione segnaliamo tre esperienze imperdibili da fare in loco e una cosa da fare prima di partire (o durante il viaggio).
Le 7 METE più gettonate dai milanesi per fare i turisti
#1 New York
Credits: pixabay.com
La città delle mille luci è un evergreen da sempre. Approfittarne adesso, con i voli che ormai costano poco più di quelli per un weekend in Europa, è considerata dai milanesi cosa buona e giusta. Inevitabilmente, la visita in battello alla Statua della Libertà rimane un assoluto must. Non solo per il valore simbolico del monumento, quotidianamente messo alla prova, qui come altrove, ma anche e soprattutto per la vista incredibile che l’escursione sa regalare sulla selva di grattacieli di Manhattan, cuore pulsante della metropoli.
Un’altra esperienza da fare a tutti i costi è quella di sostare davanti a una tazza di caffè americano ai moli di Southport, quartiere preservato di architettura industriale riconvertito da tempo in museo all’aperto. Qui potrete perdervi più volte con lo sguardo a osservare il famosissimo Brooklyn Bridge, altra icona assoluta della Grande Mela.
Non dimentichiamoci però che NYC possiede capolavori in abbondanza. Vedere con calma le collezioni del Metropolitan Museum vi servirà come ripasso generale di storia dell’arte, dall’arte egizia alle tele di pittura impressionistica, senza dimenticare il maestro di casa Edward Hopper e i suoi quadri di vita quotidiana notturna nella grande città.
Prima di partire, o sull’aereo, se disponibile, guardatevi ‘Un giorno di pioggia a New York’, dell’impareggiabile Woody Allen, a sognare di percorrere Central Park in calesse.
Il fatto di poter andare al caldo quando a Milano fa freddo (non troppo, ultimamente, in realtà) ha sempre reso la città pulsante degli Emirati Arabi una destinazione da non mancare. Se poi partite a breve giro di posta, potrete approfittare di un’attrazione in più: l’EXPO, che ha lasciato ricordi indelebili nei milanesi, aperto sino a fine marzo 2022.
Come attrazione principale della città più grande del paese, non potete non considerare la salita al Bury Khalifa, il più alto grattacielo al mondo con i suoi impressionanti 828 metri di altezza. E se la vista a profusione sulle profondità del Golfo Persico vi sembrerà priva del suo elemento più iconico, potete sempre sostare prima di salire, facendovi venire il torcicollo per un buon motivo, sperando che le nuvole non vi nascondano la cima del palazzo.
Tuttora Dubai è circondata dal deserto, nel senso che appena finisce la città, ci si trova già immersi nel classico panorama di sabbie aride. Il safari in fuoristradanel deserto arabico resta quindi un’esperienza tra quelle più divertenti che potrete fare qui. Non mangiate troppo, prima, perché vi porteranno ripetutamente su e giù dalle dune, fino ad arrivare ad un accampamento popolato dai beduini, dove potrete trovare sul menù una cena sotto il cielo stellato, in compagnia di cammelli, falchi e danze locali.
Dubai ha anche una storia, per quanto recente, ed è sicuramente opportuno vidimare la visita con un’escursione su una delle tante imbarcazioni di legno utilizzate per attraversare il fiume (il Creek) che divide la città vecchia. Qui vedrete quella che nel gergo delle guide turistiche si chiama ‘la città vera’, mescolandosi tra la gente comune e visitando entrambe le sponde, sia il villaggio storico di Bastakiya che la città araba della seconda metà del secolo scorso, Deira, con il suo suk pittoresco.
Se andate per l’occasione mondana del momento, prima di partire cercate di procurarvi il libro ‘Expo. Il lungo viaggio del progresso da Londra 1851 a Milano 2015.
Una destinazione che nel terzo millennio ha guadagnato molto in fascino e popolarità è sicuramente la grande isola del Nord Europa. Ci vanno molti milanesi, essenzialmente d’estate, visto che d’inverno le temperature sono proibitive e non è possibile circolare in libertà attraverso questa porzione di suolo lunare caduta sulla Terra.
Prima di lanciarvi a esplorare tutto il paese, date una chance a Reykjavik. La capitale è una città in miniatura, in splendida posizione, dove potrete trovare una vita notturna molto vivace, case in legno colorate lungo le strade e una splendida chiesa a forma di organo sul punto più alto della collina, perfetta per osservare il sole di mezzanotte calare un paio d’ore all’orizzonte degli impianti portuali.
In uno scenario così dominato dalla forza della natura come quello dell’interno islandese, intraprendere un trekking nella valle di Þórsmörk è sicuramente un’occasione unica per portare a casa ricordi indelebili, attraverso canyon dalle meravigliose formazioni rocciose. Qui c’è anche il vulcano Eyjafjallajökull, di cui ricorderete l’eruzione che causò la cancellazione di tanti voli nel 2010.
Per fare qualcosa di veramente unico, la zona più remota di tutta l’Islanda è perfetta per una esplorazione con auto a noleggio dei fiordi occidentali. Qui troverete spiagge meravigliose, graziosi villaggi di pescatori e naturalmente diverse fonti termali, che non potrà dirsi un vero viaggio in Islanda se almeno una volta non vi immergerete nelle calde acque geotermiche.
Per capire come vive la gente del posto, vedete di recuperare il bel film locale Nói albínói (2003).
Una delle prime destinazioni a riaprire al turismo è stato proprio il paese ebraico, oggi raggiungibile facilmente da Milano tramite i voli delle compagnie low cost. Meta popolare anche perché ha tantissimo di visitabile in pochi giorni, date le ridotte dimensioni.
Nella città vecchia di Gerusalemme, patrimonio mondiale dell’UNESCO nonostante Israele non ne faccia più parte, oltre a ripercorrere le tappe della Via Crucis se siete religiosi, potrete lasciarvi abbagliare dalla meraviglia e dalla complessità della storia con una salita al Monte del tempio, chiamato anche spianata delle moschee. L’accesso è dal Muro del pianto, altro highlight di questa città incredibile.
Se volete rilassarvi con qualcosa di meno impegnativo dal punto di vista delle emozioni forti, prima di ripartire per la prossima, allora un consiglio utile potrebbe essere quello di passeggiare per le vie del quartiere di Neve Tzedek, a Tel Aviv. Lasciatevi incantare dall’atmosfera compassata, tra piccoli atelier di moda, palazzi a due piani dai balconi larghi, pasticcerie e ristoranti vegani.
Certo, il vostro viaggio dovrà tenere in giusta considerazione anche l’altra faccia della medaglia, quella con cui convivono quotidianamente (per lo più in pace, nonostante le esagerazioni dei media schierati da una parte e dall’altra) gli israeliani. Una visita in giornata ai Territori palestinesi sarà un’esperienza unica, a tentare di capire la realtà della situazione o più semplicemente a fare i turisti tra i check-point, visitando la Basilica della Natività di Betlemme e il museo di Bansky all’hotel piazzato davanti al muro che divide Israele dalla Palestina.
Un buon tomo per immergersi in anticipo nelle tradizioni del luogo potrebbe essere ‘Il sorriso dell’agnello’ di Grossmann.
Il fascino della località a metà tra due mondi, Europa e Asia, oltretutto con secoli di storia pregressa, ha sempre stregato i milanesi e non solo. Andarci ora, approfittando della situazione contingente di svalutazione della lira turca, potrebbe essere anche un affare dal punto di vista economico.
Appena arrivati, per lasciarsi compenetrare dalla quotidianità di una metropoli così peculiare, può essere appagante osservare i pescatori sul ponte del Corno d’Oro. Da qui potrete facilmente perdervi a inseguire i minareti delle moschee, i voli dei gabbiani e il profilo della Torre di Galata nel caos del passeggio incessante e del traffico dei taxi.
Tra i tanti monumenti di Istanbul quello che ci sentiamo di insistere perché non venga lasciato fuori dal vostro giro turistico, è la discesa nella Cisterna Basilica, un reperto che risale addirittura all’Impero romano d’Oriente. Nel silenzio della selva di colonne, dove alcune di teste di medusa sono state riutilizzate come basamento, potrete mettervi a sognare al suono della melodia classica usata come romantico sottofondo.
La cucina turca, si sa, è una delle più rinomate al mondo. Per cui, scontando in anticipo sulla vostra preparazione un po’ di atmosfera turistica rarefatta, sarà in ogni caso d’uopo che vi trasciniate a mangiare mezze nella via pedonale di Nevizade Sokak. In questo labirinto di strade strette troverete sicuramente piatti che vi faranno venire voglia di abitare qui per più di qualche giorno di soggiorno.
Con il film La sposa turca del 2003 vivrete l’esperienza ravvicinata del viaggio nella grande città a partire da una realtà più occidentale.
Spiegare perché il paese del Sol Levante sia un must see risulta alquanto ridondante. Il fascino di tutto il bagaglio culturale che arriva da quel paese, dai manga agli anime, dalle arti marziali al cinema fantastico, dai videogiochi al cosplay, è qualcosa che fa centro anche tra chi magari non è un appassionato di settore. Attenzione: la stagione dei ciliegi è sempre più anticipata di anno in anno, proprio come le primavere milanesi.
Dopo che vi sarete ambientati al turbinio di luci e di frenesia aggiunta di Tokyo, pianificate per tempo una visita al mercato del pesce di Tsukiji, per perdervi tra i bancali captando le diverse fasi dell’arrivo della merce e della sua repentina vendita in stock. Fare colazione con un sushi pregiato non sarà solo un’esperienza assolutamente TOP, ma anche un inizio di giornata perfetto.
Nell’immaginario che si ha del Giappone, viene sempre tenuto in dovuta considerazione il sistema di trasporti particolarmente efficace e dotato di infrastrutture molto recenti. Per questo, un viaggio in treno a bordo dello Shinkansen deve essere messo in conto, acquistando magari il fatidico J-pass che vi consenta di risparmiare sulle tariffe piuttosto elevate. Non appisolatevi, però, o perderete la vista sul famoso Monte Fuji.
Se nelle vostre tappe giapponesi, come è logico aspettarsi, avete incluso la città di Kyoto, cercate di darvi un obiettivo decisamente sfidante: fare il giro di tutti i templi. Magari non di tutti e 1000, ma inserendo almeno il padiglione d’oro, il padiglione d’argento, il Nanzen-ji, il Kiyomizudera e il Fushimi Inari appena fuori città.
Per prepararsi adeguatamente al Giappone servirebbero mesi. Ma se non riuscite a fare di più, cercate almeno di abbinare alla lettura del grande classico di Murakami ‘Norwegian Wood’ la proiezione di qualcuno dei capolavori di Akira Kurosawa.
La recente scoperta turistica della Montagna Arcobaleno ha portato il paese andino, che già poteva contare su attrazioni assolutamente cool come le linee di Nazca o le isole galleggianti del Lago Titicaca, in pole position tra le destinazioni del Sudamerica. Il milanese dovrà fare almeno uno scalo per arrivarci, ma questo lo sa già benissimo, purtroppo.
In generale il turista tende a scappare da Lima il prima possibile, visto che la capitale è soprannominata La Horrible, nonostante abbia un centro storico preservato, quartieri vivibili e varie attrazioni del periodo precolombiano. Ma visto che passate di qui, dovete calcolare almeno due giorni di tour gastronomico dei migliori ristoranti, a degustare a un prezzo tutto sommato ragionevole le migliori versioni di ceviche, tiradito e palta rellena.
Va bene, siamo un po’ scontati con questo suggerimento, ma fidatevi, l’emozione di visitare le rovine inca di Machu Picchu vale assolutamente tutto il contorno turistico di comitive urlanti e affollamento di bus e treni per arrivarci dalla splendida città di Cuzco. Ritagliatevi un pezzo di prato solo per voi e fermatevi a lungo a meditare, la vista vi si perderà sulle mura delle fortezza abbandonata e sullo sconvolgente scenario naturale circostante.
Il paese è grande da visitare e per non dover sempre far affidamento sui voli interni, che oltretutto non sono nemmeno troppo a buon mercato, un’avventura che renderà il vostro soggiorno qui un viaggio con tutti i crismi anche per i più invidiosi della vostra cerchia sarà sicuramente un tragitto in bus di notte da una città all’altra. I sedili sono comodi e spaziosi, il servizio è puntuale e gli schermi sui finestrini proietteranno le luci sfuggenti dei villaggi delle Ande.
Ah! Prima di cedere al sonno, leggete ancora qualche pagina avvincente de La città e i cani, libro d’esordio di Vargas Llosa.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Milano potrebbe assegnare, ogni anno, fino a duemila alloggi, ma questo avviene solo in parte. Mentre Comune e Regione si rimpallano le responsabilità, gli appartamenti restano sfitti.
Il SISTEMA di ASSEGNAZIONE delle CASE POPOLARI di Milano non funziona: 1 su 3 rimane SENZA INQUILINI
# Un patrimonio immenso
Credits: @webantv IG
Settantamila alloggi, cosiddetti popolari, sono l’ordine di grandezza del patrimonio immobiliare a disposizione per Milano. I proprietari sono essenzialmente due: il Comune, che li gestisce tramite MM, ne possiede 28 mila; Regione Lombardia gli altri 39 mila, gestiti tramite ALER.
I fattori che influenzano le assegnazioni possono variare tra la ristrutturazione degli alloggi, a carico dei rispettivi enti proprietari, trasferimento degli inquilini in un’altra città o il loro decesso. Tutte variabili che rendono disponibili circa 2.000 alloggi all’anno, che vengono assegnati da Palazzo Marino attraverso il “Piano annuale dell’offerta dei servizi abitativi pubblici e sociali”. Un piano che di roboante ha solo il nome.
Studiando il biennio 2020-2021, con tutte le attenuanti del caso, si può tranquillamente decretare che il sistema di assegnazione delle case popolari, nella Milano dell’efficienza, non funziona affatto.
Nel 2020 si dovevano assegnare 2.550 alloggi ma, alla fine dell’anno, solo 864 son stati consegnati. Se la gestione del 2020 piange, quella del 2021 non ride: della disponibilità di 2.014 case, solo il 63% è stata realmente sfruttata, consegnando le chiavi degli appartamenti a 1.270 famiglie.
La legislazione per i criteri di assegnazione è in capo a Regione Lombardia che, nei due anni in considerazione, ha sfruttato due leggi regionali diverse. Il 2022 parte con una terza legge, nata per assegnare 2.200 appartamenti, 950 del Comune e 1.260 di ALER.
Mentre i milanesi aspettano la pubblicazione delle graduatorie che assegneranno loro un tetto stabile, l’Assessore comunale alla casa Maran e il suo omologo regionale Mattinzoli, si sono rimpallati responsabilità e accuse di inefficienza a mezzo stampa.
Dalla pubblicazione della legge regionale, a metà gennaio 2022, fiumi di parole e di inchiostro, si sono rincorse sulle principali pagine milanesi.
Maran ha suggerito 3 modifiche alla legge, giudicandola farraginosa e che impedisce l’assegnazione di 1.000 alloggi, imputando l’ostacolo alla burocrazia; Mattinzoli risponde che l’inefficienza è solo a Palazzo Marino, che trascura elementi come la sicurezza degli utenti, cercando scappatoie per velocizzare le assegnazioni.
Mentre Comune e Regione riempiono le colonne dei quotidiani, cartacei e online, gli appartamenti restano vuoti.
# Dalle occupazioni, alla ristrutturazione e poi alle assegnazioni
Credits: @gabriella_anedi IG
Due alloggi su tre sono rimasti sfitti nel 2020, uno su tre nel 2021, sono sintomi importanti, di quelli che creano l’emergenza abitativa di cui soffre Milano da tempo.
Il fenomeno delle occupazioni abusive è calato drasticamente: nell’ultimo decennio le occupazioni consolidate sono diminuite del 65%. Il lavoro di recupero e ristrutturazione degli alloggi, però, rischia di essere vanificato dal sistema di assegnazione, che rende difficile la pratica da parte dei cittadini più fragili, col risultato che le case restano vuote e alla mercé di nuove occupazioni abusive.
Sembra il cane che si morde la coda, mentre rincorre una via più snella per consegnare le case popolari a chi non è in grado di pagare i costosi affitti imposti dal mercato a Milano.
# Snellire la burocrazia
Credits: linkiesta
L’annosa questione dei moderni stati nazionali è una domanda di quelle esistenziali: “Si può snellire la burocrazia”?
La risposta è sì, ma dobbiamo desiderarlo tutti ed iniziare a spingere dal basso. Le soluzioni bottom up sono proprio quelle che hanno spinto l’evoluzione delle comunità sociali.
Ogni milanese ha, attualmente, sette livelli di burocrazia che interferiscono con la propria vita. Dal più vicino al più lontano, sono Municipio, Comune, Provincia, Regione, Camera, Senato e Parlamento Europeo i quali, non di rado, si occupano delle stesse cose. Molto spesso chiedono al cittadino di ottemperare alla compilazione di un identico modulo in molteplici copie, per permettere ad ognuno di loro di apporre un timbro, quasi la vessazione degli individui conferisca loro autorità.
Si può e si deve snellire questa assurda catena burocratica, che non porta alcun progresso.
Basta attraversare le Alpi, per vedere come alcune città, che godono di maggiore attenzione, abbiano compiuto salti di qualità in avanti, con poteri territoriali straordinari.
Possiamo pensare tutti insieme di chiedere, per Milano, autonomia e poteri da regione, come quelli che hanno le maggiori città europee?
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Il piano di realizzazione del Nuovo Mercato Ortofrutticolo di Milano, come previsto dal progetto “Foody 2025”, procede senza intoppi. Ecco i lavori in corso e come verrà trasformato.
🔴 Foody 2025: Milano avrà il più IMPORTANTE CITY HUB AGROALIMENTARE ITALIANO
# Entro la metà del 2022 verrà terminato il nuovo padiglione dell’Ortomercato
Nuovo padiglione ortomercato
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Credits Urbanfile - Padiglione 1
Credits Urbanfile - Padiglione 1 dall'alto
Credits duepiedisbagliati - Costruzione padiglione
L’Ortomercato di Milano, ubicato nel quartiere di Calvairate e gestito da So.Ge.Mi, è in fase di rinnovo per aumentare la sua competitività. Al momento è in costruzione una nuova piattaforma logistica legata al settore agroalimentare finanziata con 28 milioni di euro, progettata con i più moderni standard logistici includendo anche la possibilità di soluzioni a temperatura controllata.
La pianta rettangolare misura 462 metri di lunghezza e 91 metri di larghezza e al suo interno ci saranno 102 punti vendita. I lavori, ad opera di R.T.I. ITINERA S.p.A. società del gruppo ASTM, si dovrebbero concludere entro la metà del 2022.
# Il piano “Foody 2025” per la creazione del più importante city hub agroalimentare italiano
Credits corriere ortofrutticolo – Rendeting ortomercato Milano 2025
Il nuovo padiglione si inserisce nel più ampio progetto “Foody 2025”, che si pone come obiettivo la creazione del più importante city hub agroalimentare italiano, approvato nel 2018 dal Consiglio Comunale di Milano. Il nuovo mercato ortofrutticolo prevede infatti un altro padiglione delle stesse dimensioni che, assieme a quello già in costruzione, aggiungerà 84.642 metri quadri di superficie coperta.
Secondo il cronoprogramma entro il 2023 dovrebbe essere portata a termine la realizzazione del Nuovo Mercato Ortofrutticolo, in sostituzione delle strutture ormai obsolete del 1965. Nel 2025il nome del polo logistico agroalimentare cambierà ufficialmente in Foody, la mascotte di Expo che So.Ge.Mi ha acquisito per 50.000 euro qualche anno fa e la cui immagine diventerà il logo distintivo di tutta la struttura.
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Galleria del Corso a Milano cambia volto. L’esterno della galleria è già stato ristrutturato da qualche anno, adesso è arrivato il momento di completarne il restyling, che avrà un risvolto green.
Il RESTYLING “GREEN” della GALLERIA del CORSO in centro a Milano
# Una costruzione lunga un secolo
Credits: Andrea Cherchi, FB
La galleria che collega Corso Vittorio Emanuele II e Piazza Beccaria fu pensata prima della Grande Guerra, tuttavia la costruzione attuale è il risultato di una serie di rimaneggiamenti dei disegni realizzati tra 1915 e 1918. La costruzione iniziò solamente nel 1923, e mentre veniva costruita cambiò ancora aspetto rispetto al progetto originale.
Conclusa negli anni ’30, è stata investita da un progetto di restauro partito nel 2011, che oggi vede un ulteriore intervento, caratterizzato dalla presenza del verde. L’idea che dovrebbe concludere la manutenzione della galleria e darle una forma definitiva dopo quasi un secolo comprende l’inserimento di piante.
La costruzione durante i decenni ha ricevuto diverse critiche, la maggior parte delle quali riguardavano le sue forme monumentali, trovate inadatte alle dimensioni della Piazza Beccaria, sulla quale si affaccia, che invece è piuttosto piccola. Bisogna considerare però che all’epoca della sua realizzazione la galleria si trovava al centro di una Milano in fase di trasformazione di cui non si potevano prevedere le dimensioni. Ad imperare sulla costruzione sono spesse pareti di marmo e l’unica forma di leggerezza si ritrova nel lucernario che la sovrasta. A cambiare l’aspetto monolitico di Galleria del Corso saranno vasi-panchina, fioriere e alberature, che la renderanno verde, naturalistica e luogo di sosta, aprendola all’esterno e trasformando il semplice ruolo di luogo di passaggio che ha adesso.
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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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