Rendering dr. Pignataro deposito giambellino parete verde
I due progetti green si inseriscono nel più ampio piano di sostenibilità e rinnovo della flotta.
GREEN WALL e BOSCO URBANO: le novità di ATM per il futuro di Milano
# Il “design urbano” verde di ATM
Credits mobilita.org – Charger bus atm
Un design urbano sempre più verde è la proposta green di Atm rivolta a Milano. Sono due i nuovi progetti di sostenibilità ambientale che l’azienda sta portando avanti, oltre al più ampio piano di sostituzione di tutti i suoi bus a gasolio con mezzi elettrici entro il 2030. Il primo riguarda una parete verde di 350 metri quadrati che coprirà l’intera facciata dello storico deposito di autobus in via Giambellino. Il secondo è un bosco di 330 alberi appena piantato all’interno della rimessa della M3 di San Donato.
Entrambe le iniziative si inseriscono nel più ampio progetto “Full Electric” per il quale già oggi sono in servizio 170 e-bus su 10 linee e altri 75 sono in arrivo nel 2022. L’obiettivo è rinnovare completamente l‘intero parco dei 1.200 mezzi in dotazione dell’azienda di Foro Bonaparte.
# “Green wall” in via Giambellino
Rendering dr. Pignataro deposito giambellino parete verde
In queste settimane è stata definita la realizzazione della parete verde, la cui progettazione ad opera dello studio Pignataro, ha visto il coinvolgimento della comunità e delle associazioni del quartiere. I lavori, co-finanziati dal Comune di Milano, inizieranno la prossima primavera.
Il risultato, oltre a riqualificare sotto il profilo estetico lo stabile e in parte anche il quartiere, sarà misurato con una diminuzione della temperatura dell’aria dell’edificio di alcuni gradi e un risparmio energetico fino al 40% per il raffrescamento estivo.
# Bosco urbano a San Donato
Dipendenti Atm piantano alberi dep San Donato
Sul fronte meridionale, nel deposito di via Marignano, più noto col nome di san Donato, una squadra di dipendenti Atm ha piantumato 330 alberi su un’area di circa 1.700 metri quadrati: 30 ad alto fusto sono stati posizionati all’ingresso della struttura aziendale, gli altri 300 di tipo forestale sono stati piantumati in un’area adiacente al deposito dei treni della linea Gialla.
La quantificazione dei benefici locali e globali della forestazione, effettuata da Rete Clima, stima che a ciclo completo, le piante nel deposito di San Donato avranno assorbito circa 38 mila kg di CO2.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Per alcune generazioni di milanesi, Hard Rock Cafè rappresenta una leggenda. Ci sono alcuni che programmano le proprie vacanze per visitare i ristoranti della catena, comprarne la maglietta e poi esibirla con gli amici. Ammettiamolo: ci è mancato, ma l’attesa sta per finire.
Coming soon: sta arrivando un HARD ROCK CAFÈ a MILANO
# Via Dante numero 5
HRC Milano Credits @rees1974 IG
È apparso in questi giorni a Milano, sulla porta di un locale di Via Dante 5, un separé bianco che chiude la vista all’interno. Nessun annuncio particolare, ma la promessa che dietro quella parete si sta allestendo uno dei mitici Hard Rock Cafè, il quale trova finalmente posto sotto la Madonnina. Coming soon, Hard Rock Cafè Milan, il logo ufficiale della catena e tanta suspense.
La storia d’amore tra l’Italia e Hard Rock Cafè inizia a Roma nel 1998, cui fanno seguito le aperture del cafè e shop di Venezia nel 2009, a Firenze nel 2011 e l’ultimo a Verona arrivato fresco fresco la vigilia di Natale 2021.
Musica dal vivo, cene informali, memorabilia dei migliori artisti che si sono esibiti in città, sono gli ingredienti che hanno trasformato una pausa rifocillante in un’esperienza unica per gli amanti della musica.
Cosa si celerà dietro quei pannelli bianchi in piena zona pedonale di Milano?
Il sogno nasce a Londra nel 1971, quando due americani trasferitesi nella capitale inglese, Peter Morton e Isaac Tigrett, uniscono le forze e anche a furia di litigate circa il design interno, danno vita ad un ristorante per circa 99 posti, arredato e illuminato in maniera dirompente e che diventa subito la meta delle star londinesi. Paul McCartney ha addirittura debuttato lì con i suoi Wings, dopo aver frequentato l’Hard Rock Cafè per il suo menu vegetariano.
Il segreto dell’esperienza è legato anche al merchandise, su cui i due proprietari hanno creato un alone di esclusività: le mitiche magliette, oggi oggetto di shopping e di culto, inizialmente si potevano avere solo se Morton o Tigrett ne facevano omaggio ai clienti, rendendole di fatto l’oggetto più desiderato di Londra per anni.
La stagione della memorabilia, è invece inaugurata da Eric Clapton, che regala la sua mitica chitarra nel 1979, con tanto di permesso di appenderla nel locale con targa e autenticazione.
Da allora Hard Rock Cafè ha aperto in 59 paesi diversi, mettendo la propria bandierina su quasi 170 città.
La suspense è destinata a continuare, perché nessuno sa quando aprirà l’Hard Rock Cafè di Via Dante. Quel che si sa è che nel 2012 circa, c’è stato un primo tentativo di portare a Milano il concept dell’Hard Rock Cafè, purtroppo sfumato.
Alcuni milanesi ci hanno sempre sperato e ora sembra arrivare il momento per avere l’agognata maglietta con quel mitico logo accostato al nome di Milano.
L’idea di convertire ogni singolo Cafè in un museo a cielo aperto, ha trasformato gli appassionati di musica in una sorta di pellegrini. Sono molti, infatti, coloro i quali sono stati sorpresi a programmare una vacanza scegliendo come meta le città con un Hard Rock Cafè, per poi acquistare sul posto spille, gadget e magliette, un po’ per omaggiarne gli amici al rientro ma, principalmente, per suscitare invidia indossando le T-shirt.
# “Love all, Serve all” lo slogan perfetto per Milano
Credits: @hardrockcafe IG
Possiamo intanto giocare immaginando che tipo di servizio ci riserverà l’Hard Rock Cafè meneghino (confesso: fa una certa impressione poterlo scrivere N.d.A.).
La catena inizia infatti nei ribelli anni ’70, con un motto che suonava tipo “ci riserviamo il diritto di non servire proprio tutti quanti”. Una bella sfida: prendere la mission di sfamare le persone e ribaltare il paradigma del cliente che ha sempre ragione.
In realtà questo concetto è stato alla base di molte liti tra i primi due proprietari, con idee molto diverse anche, o soprattutto, intorno a questa filosofia.
I due primi proprietari si sono poi divisi. Peter Morton torna negli Stati Uniti ed apre un Hard Rock Cafè a Los Angeles, quello con la famosa Cadillac verde che spunta dal tetto, facendo diventare il locale un’icona di intere generazioni.
Tigrett dal canto suo, cambia di nuovo paradigma ribaltando il claim della catena, trasformandolo in quel Love all, Serve all che a Milano è parte del filamento del DNA cittadino.
Adesso si aprono le scommesse: Hard Rock Cafè avrà il benvenuto? Lo scopriremo se sarà necessario mettersi in fila per entrare: la fila a Milano è sinonimo di successo assicurato.
Di sicuro c’è tra noi chi non vede l’ora di aggiungere la spilla a forma di chitarra alla sua collezione. Let’s rock, Milano. Let’s Hard Rock Cafè
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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L’espressione canto del cigno nasce nella notte dei tempi e si riferisce all’abitudine dei cigni che prima di morire esprimono il loro canto più bello e articolato. Nell’uso comune si utilizza questa espressione per identificare l’ultimo exploit di una situazione che sta per terminare.
In questo senso, la recente esplosione di norme, decreti, obblighi e imposizioni, spesso contraddittorie tra loro e di difficile interpretazione, sembrano rappresentare il culmine massimo di due anni di deliri normativi in cui gli uomini nudi davanti alla Natura hanno tentato con rituali burocratici di esorcizzare la paura della morte.
Nei prossimi mesi vedremo se il canto del cigno bianco inaugurerà la stagione del cigno nero dell’economia.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Diventare adulti è complicato, da quando sono piccola sento dire che “bisogna raggiungere una stabilità” per poter andare a vivere da soli.
Si sa come funziona: le bollette, la macchina, per non parlare delle case. Gli affitti sono esorbitanti e di comprare non se ne parla.
Che soddisfazione sarebbe entrare in salotto e dire “Mamma, papà, mi trasferisco in un borgo, ho già comprato casa e parto domani. Quanto l’ho pagata? Un euro”.
Impossibile? Non del tutto.
Il BORGO italiano dove comprare CASA costa come una CARAMELLA
# Il borgo senza abitanti
Credit: @occhionotizie.it
Pietramelara, definito anche il “borgo senza abitanti“, è un borgo medievale in provincia di Caserta che ha deciso di lanciare l’iniziativa delle “case a 1 euro“.
Questo paesino sorge su un’altura, è circondato dalla natura incontaminata e al momento è abitato da meno di 5000 persone.
L’obiettivo di questa iniziativa è proprio quello di ripopolare la parte antica del paese, costruendo case e attività che diano una nuova vita a Pietramelara.
# Acquistare casa a 1 euro
Credit: @giauro71
Come si legge anche sul sito del comune, l’obiettivo è quello di attirare persone che diano una nuova vita a tutti gli immobili abbandonati.
Quale miglior incentivo che mettere tali immobili in vendita ad 1 euro?
Aderendo all’iniziativa del comune, i proprietari delle case situate nel centro del paese possono cedere i loro immobili indipendentemente dalle loro condizioni, vendono queste proprietà a un prezzo simbolico di 1 euro.
Allo stesso tempo, gli acquirenti possono manifestare il loro interesse acquistando queste case al prezzo di una caramella, impegnandosi però a ristrutturarle dandogli una nuova vita.
# Come funziona
Chi desidera acquistare una casa a questo prezzo, siano essi ditte o cittadini privati, deve impegnarsi a sostenere tutte le spese per la redazione dell’atto di cessione, predisporre un progetto di ristrutturazione e recupero e iniziare i lavori entro due anni dall’acquisto.
Viene anche previsto la stipula di una polizza fideiussoria di 5 mila euro, a garanzia della serietà e del concreto impegno della realizzazione dei lavori in favore del Comune.
Il Comune, invece, si impegna a svolgere il ruolo di portatore principale degli interessi pubblici, deve essere garante della legittimità dell’investimento immobiliare e velocizzare le pratiche burocratiche.
# Dare una nuova vita a Pietramelara
Credit: initalia.virgilio.it
Il borgo di Pietramelara è in condizione di abbandono da ormai decenni ed è arrivato il momento di dargli una nuova vita, per evitare che il paesino campano cada del tutto.
Comprare una casa al prezzo di 1 euro è un gesto simbolico, il sigillo di un patto tra il comune di questo borgo e l’acquirente. Un patto che sancisce l’interesse di entrambe le parti a ristrutturare il paesino ormai in declino.
Quindi rifacciamo: “Mamma, papà, vado a vivere a Pietramelara, ho comprato un immobile a 1 euro e dovrò ristrutturarlo per dare una nuova vita alla città”.
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Ci sono cinque piccoli paesi sotto i 15.000 abitanti serviti dal tram. Scopriamoli.
Le località più PICCOLE in Europa con il TRAM
#5 A Sóller c’è uno storico tram che porta direttamente al mare (Spagna)
Credits z_miloszewska IG – Soller
Nella località di Sóller, in Spagna, c’è una linea di tram in funzione dal 1913 che viene utilizzata soprattutto dai turisti e in parte anche dai 14.000 residenti. Il servizio è operativo tutti i giorni dalle 08:00 alle 20:30 e lungo i 5 km del percorso, a bordo di uno dei più antichi tram in funzione al mondo, arriva a costeggiare il mare nella vicina cittadina di Port de Sóller in un viaggio d’altri tempi.
Gmunden è un comune austriaco di 13.199 abitanti sulle sponde del lago Traunsee ed è anche il più piccolo al mondo a possedere una linea di tram urbana. Inaugurata il 13 agosto 1894, per soli 2,3 km di lunghezza e 8 fermate è stata per anni la più corta al mondo.
Schöneiche è comune di 12.789 abitanti del Brandeburgo servito dalla linea tranviaria interurbana Schöneicher-Rüdersdorfer Straßenbahn. Proviene da Rüdersdorf e collega il centro abitato alla S-Bahn berlinese presso Friedrichshagen, nella estrema periferia della capitale, il quartiere soprannominato StasiStadt, la “città della Stasi”, ai tempi della guerra fredda perché ospitava i dirigenti della famigerata polizia segreta della DDR.
#2 Una linea tranviaria interurbana arriva nel piccolo comune di Woltersdorf (Germania)
Credits giny_baby IG – Woltersdorfer Straßenbahn
Woltersdorf è un piccolo comune con poco più di 8.000 abitanti della Germania. Si trova nel circondario dell’Oder-Sprea, Brandeburgo. Nel suo territorio transita una linea tranviaria interurbana, la numero 87, che collega il centro abitato alla S-Bahn berlinese presso Rahnsdorf. All’ultima fermata, Woltersdorf Schleuse, c’è un piccolo e suggestivo lago da attraversare a piedi su un ponte o in barca.
#1 Esslingen, con soli 1.752 abitanti, è servito da un tram-treno (Svizzera)
Credits de_zuerityp IG – s18 Zurigo-Esslingen
Esslingen è un villaggio nel comune di Egg, Svizzera, nel cantone di Zurigo. Con una popolazione di 1752 è la più piccola località del mondo servita da un tram. In questo caso si tratta di un tram-treno conosciuto come il servizio S18 della Zurigo S-Bahn. La linea attraversa anche il villaggio di Zumikon, di 4.990 abitanti, con tunnel di 1,8 km e due stazioni sotterranee.
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Fino a che punto è lecito che una singola persona o un gruppo finanziario possa detenere una ricchezza rilevante del pianeta?
All’interno di alcuni ambiti specifici, come gli stati, è successo che una gran parte della ricchezza fosse detenuta da una singola persona. In fondo, anche lo stato sovietico deteneva praticamente tutto.
Però c’era sempre un limite legato alla sovranità del singolo stato. Quindi, a livello globale era difficile avere un controllo al di sopra di più stati.
Negli ultimi anni si sta assistendo a qualcosa mai accaduto nella storia. Come non era mai successo che un’azienda avesse il controllo delle informazioni su miliardi di persone, così per la prima volta accade che nelle mani di tre grossi fondi internazionali sia concentrata una quota rilevante della ricchezza mondiale.
Questa quota è in continuo aumento ed è rappresentata dalla partecipazione di controllo nelle più importanti multinazionali che spaziano in tutti i campi. Ma non solo. Sono anche creditori di rilevanza dei titoli di debito dei paesi sovrani.
Questa ricchezza smisurata con la commistione tra controllo di aziende private e possesso di quote di debito pubblico determina un potere di influenza diretta sui governi che sono indotti a legiferare a favore degli stessi, creando un ciclo di accrescimento continuo della ricchezza e, di conseguenza, della loro ingerenza planetaria.
Come esistono delle leggi anti trust sui mercati, è pensabile che un ristretto gruppo possa accumulare tutta la ricchezza del mondo senza nessuna restrizione?
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Milano è bella ma… lo si sente dire spesso eppure i milanesi sono così tanto affezionati alla loro città meneghina che non vorrebbero trovargli neanche un difetto. Tralasciando le classiche frasi “Milano è bella ma c’è la nebbia” o “Milano è bella ma non ci vivrei”, ecco qua cosa i milanesi cancellerebbero dalla città.
Cosa ELIMINERESTI di Milano? Le risposte dei milanesi
Abbiamo chiesto ai milanesi di elencare 3 cose che proprio non vorrebbero più vedere nella loro città, queste sono state le risposte più frequenti.
#1 Bici, monopattini, ciclabili, auto
Credit: @pisteciclabilimilano
Abbiamo capito che la mobilità è forse il problema maggiore. I meneghini eliminerebbero:
“Le auto. le auto. le auto” – Giovanni F.
“Monopattini…bici contromano e sul marciapiede..troppi parcheggi a pagamento”– Mario M.
“I parcheggi in doppia fila” – Fabio P.
” I parcheggi a pagamento. Il traffico. I borseggiatori” – Aldo N.
“Eliminerei dai marciapiedi le biciclette a noleggio del comune, qui in zona ne hanno messe dappertutto e spesso sono tutte lì ferme” – Stefania S.
#2 Il sindaco, la giunta, la Regione
Credits; fanpage.it
Al secondo posto troviamo invece la politica. Alcuni milanesi non sono infatti soddisfatti di chi li rappresenta e per questo non vorrebbero più:
“Il Sindaco” – Itala C.
“sala, fontana e il palmeto a piazza Duomo” – Dino M.
#3 L’inquinamento
credit: leggo.it
Milano ha tutt’altro che l’aria pulita e di questo i milanesi ne risentono, per questo eliminerebbero…
“Il traffico e lo smog” – Daniela F.
“Lo smog, l’aria è irrespirabile” – Simona S.
#4 La gente
Credits: @my.black_and_white.world_ IG
Pareri contrastanti, ma tutti d’accordo sul fatto che per le strade di Milano se ne trovano di ogni, per questo alcuni cancellerebbero:
“L’ignoranza e l’arroganza di molte persone che la vivono quotidianamente” – Davide P.
“I milanesi… Gli abitanti di Milano… Eeeeee i milanes” – Matteo T.
“Eliminerei ignoranti i cafoni e la gente senza sorriso” – Cader L.
“Quelli che camminano come fossero in processione” – Gaia N.
#5 Le palme, gli interisti, i milanisti, il degrado
Credits: ilportaledeitreni.it – Palme in Piazza del Duomo
C’è poi chi si abbatte contro i tifosi, eliminerei
“Inter, interisti e la curva nord” – Marco L.
“Volevo dire i milanisti ma parlando di Milano, c’entrano poco poco” – Sebastiano D.
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Un luogo creato per celebrare il cristallo, grande più di un borgo e immerso tra la natura. Dove si trova e quali sorprese nasconde?
Il MONDO di CRISTALLO di SWAROVSKI: l’incanto poco oltre il confine
Al di là del confine c’è un luogo preziosissimo, a metà tra il Paese delle Meraviglie e L’isola del tesoro. Si tratta dei Mondi di Cristallo della Swarovski in cui la brillantezza del cristallo si fonde con la natura circostante, tra sconfinati prati verdi e vette alpine. Qui i visitatori vengono immersi in un mondo parallelo, dove il lucente materiale viene celebrato attraverso le opere di artisti di tutto il mondo. Quali sorprese si nascondono al Swarovski Kristallwelten? E dove si trova esattamente?
# Il Paese delle Meraviglie di cristallo nel cuore dell’Austria
credit: kristallwelten.swarovski.com
Il nome Swarovski Kristallwelten corrisponde letteralmente a Mondi di Cristallo, ma definire di cosa si tratta esattamente è piuttosto difficile. E’ infatti un luogo a metà strada tra un museo, un’esibizione di arte contemporanea e un parco giochi, il cui protagonista è ovviamente il cristallo.
Questo mondo magico è stato creato nel 1995 per celebrare il centenario della fondazione dell’azienda e da quel momento è divenuto uno dei luoghi turistici più ambiti di tutta l’Austria. Si trova infatti a pochi chilometri da Innsbruck, a Wattens, e ogni anno circa 14 milioni di visitatori raggiungono il piccolo paesino solo per visitare questo luogo molto particolare.
# Interpretazioni del cristallo da tutto il mondo
credit: kristallwelten.swarovski.com
Questo mondo d’incanto, creato dall’artista multimediale André Heller, ha l’obiettivo di raccogliere in sé una serie di meraviglie da tutto il mondo. La sua dimensione potrebbe essere paragonata a quella di una cittadina, con la sola differenza che qui l’unico abitante è il cristallo. I mondi della Swarovski si estendono per circa 7 ettari nei quali sono state allestite le istallazioni di artisti e designer di fama mondiale. Ciascuno di essi ha dato al cristallo una personale interpretazione, raccontando storie e visioni del mondo differenti, che spesso intendono stimolare una riflessione o un pensiero.
# Nella Testa del Gigante: 17 Camere delle Meraviglie
credit: kristallwelten.swarovski.com
Non appena si entra, ci si ritrova nel giardino. Qui si inizia il percorso immersivo tra le opere di vari artisti, tra cui la Nuvola di Cristallo, creata dal team di artisti Cao Perrot con oltre 800.000 cristalli, o l’opera Prologue III di Fredrikson e Stallard. Nel giardino, oltre alle prime luccicanti opere, si trovano un labirinto verde, un’area giochi dedicata ai più piccoli e ovviamente un maxi store Swarovski.
credit: kristallwelten.swarovski.com – Il Duomo di Cristallo
Ma il cuore della cittadina di cristallo è senza dubbio la Testa del gigante, un’opera maestosa costruita sulle pendici di una montagnetta all’interno del quale si trovano diciassette Camere delle Meraviglie (Wunderkammer). Tra le fauci del gigante, le stanze assolutamente da non saltare sono: il “Duomo di cristallo”, che con i suoi 595 specchi fa invidia anche al Duomo di Milano, il bosco incantato dell’“Eden”, il paesaggio utopistico messo in scena dall’artista coreana Lee Bul nella stanza intitolata “Into lattice sun” e lo splendido “Chandelier of Grief”, uno splendido lampadario di cristallo, collocato in uno spazio rivestito a tutto tondo di specchi.
credit: kristallwelten.swarovski.com – Chandelier of Grief
I mondi di cristallo di Swarovski sono il luogo ideale per i bambini, che possono imparare a capire la magia del cristallo giocando in un vero Paese delle Meraviglie, ma soprattutto per gli adulti che vogliono tornare a meravigliarsi.
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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Questa mini casa adotta accorgimenti tecnologici e materiali di pregio e all’avanguardia e può essere trasportata ovunque. Scopriamo questo concentrato di design con un prezzo da utilitaria.
La MINI CASA a forma di CUPOLA che COSTA come un’AUTO
# Fatpod, la mini casa a forma di cupola
Fatpod esterno
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Credits vic_bushcraft IG - Fatpod oblò
Credits rooms2u IG - Fatpod esterno
La tendenza abitativa delle mini case sta registrando un vero proprio boom negli ultimi anni. Il motivo è presto detto: sono dotate di spazi completi di tutti i comfort, sono pratiche, funzionali, originali e soprattutto economiche. L’ultima novità arriva dall’azienda britannica Archipod, specializzata in costruzioni moderne e inconsuete, con il modello Fatpod. Sembra una sorta di “guscio”, una “cupola”, in cui tetto e pareti si fondono in una cosa sola e può essere facilmente trasportata e inserita in un paesaggio di campagna, oppure al mare o in montagna.
# Tecnologia e materiali di pregio e all’avanguardia a meno di 18.000 euro
Fatpod interni
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Credits vic_bushcraft IG - Fatpod interni
Credits rooms2u ig - Fatpod interno
La mini casa Fatpod può essere costruita adattandola a qualsiasi esigenza dei clienti, per una personalizzazione completa e utilizza accorgimenti tecnologici e materiali di pregio e all’avanguardia. Studiata per garantire il migliore isolamento e la più alta resistenza, ha il tetto ricoperto di tegole in legno di cedro rosso, un oblò laterale e uno sul soffitto per osservare all’esterno, mentre lo spazio internopuò essere modulato come un’area dove rilassarsi, lavorare, studiare oppure ospitare persone. Per averla bastano poco meno di 18.000 euro, come un’utilitaria.
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Una recente ricerca ha messo in evidenza come inconsapevolmente le persone quando fanno la spesa alimentare sono in grado di valutare in maniera accurata il valore acquistato in base all’effettivo apporto energetico degli alimenti.
Si tende a valutare il prezzo sulla base del contenuto energetico di un alimento.
In realtà tutti noi ragioniamo in termini energetici. I soldi in sé rappresentano un potenziale energetico, il loro valore è il quantico energetico con cui si possono trasformare.
E questo riguarda ogni ambito. Ogni decisione la prendiamo in gran parte sulla base della forza energetica che attiva. La stessa intuizione viene seguita tanta più energia ci trasmette.
Siamo in un mondo che si basa su una ricchezza artificiale, costituita da una bolla di strumenti finanziari che tendono a dilatare sempre di più nel tempo il ritorno potenziale dell’energia.
Un mondo che sta vacillando sulle sue fondamenta proprio perché le risorse energetiche che alimentano la crescita economica stanno diventando insufficienti per il fabbisogno produttivo, impennandosi inevitabilmente di valore secondo la legge della domanda dell’offerta e rischiando così di far precipitare l’economia che sostengono.
Forse l’unica via di uscita alla crisi di sistema sarà di legare in maniera diretta il valore della moneta con l’energia ad essa associata.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
I passeggeri della nuova linea metropolitana arriveranno nell’aeroporto trasportati da una passerella elettronica, è uno dei pochissimi casi in Europa. Scopriamo le caratteristiche della linea M4.
La PASSERELLA ELETTRONICA dalla Metro a Linate
# Una passerella pedonale trasporterà i viaggiatori dalla metro blu al terminal dell’aeroporto di Linate
Percorso aeroporto-M4
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Credits Urbanfile - Discesa verso M4 a Linate
Credits Urbanfile - Atrio passerella
Credits: Luigi Costanzo Fb - Collegamento aeroporto metro 4 Linate
Credits Urbanfile - Tornelli M4 Linate
Nel 2024la metro blu porterà i viaggiatori da San Cristoforo Fs all’aeroporto di Linate, ma già dalla fine del 2022 la linea sarà attiva nella tratta di 5 km tra Dateo e Linate. Qui la metropolitana si prenderà all’interno dell’aeroporto, infatti la M4 sarà collegata direttamente al terminal vicino ai check-in delle partenze grazie ad una passerella elettronica pedonale.
Il presidente di M4 Alessandro Lamberti chiarisce: “È uno dei pochissimi casi in Europa in cui si accede direttamente, o si arriva, all’interno dello scalo“. Dall’edificio “Kiss & Ride” è previsto l’altro ingresso, a lato della circonvallazione Idroscalo, raccogliendo l’utenza proveniente dall’arterie viabilistiche attorno all’asse Milano-Segrate, del trasporto pubblico di superficie e dello scalo aeroportuale.
# Un treno ogni 90 secondi, sistema automatizzato e copertura 5g
Treno M4
La linea blu funzionerà come la linea lilla, con barriere anti-suicidio automatiche che si apriranno solo all’arrivo del treno e all’apertura delle porte delle carrozze. Ogni convoglio avrà quattro carrozze e una capacità di 600 passeggeri in totale che, con il passaggio nelle ore di punta di un treno ogni 90 secondi, significa 24.000 passeggeri all’ora trasportati. Si stimano a regime 86 milioni di viaggiatori all’anno. Il funzionamento della linea è quasi completamente automatizzato, dalla guida driverless ai sistemi di sicurezza. La tecnologia è presente ovunque con schermi lcd nelle stazioni e una copertura 5g su tutta la rete.
# Arte in metropolitana
Metro d’arte a Napoli. Credit: timelapseitalia.it
La linea blu potrebbe diventare una galleria d’arte grazie “Arte4”, un bando a tempo indeterminato per interventi artistici o in generale creativi, sia permanenti che temporanei, da realizzare in tutte le stazioni, nelle banchine e nei mezzanini. Opere d’arte contemporanee, installazioni visive, sound o video design che dovrebbero rendere più bella la linea blu, ma solo quando sarà aperta in tutto il suo percorso, come afferma il presidente di M4 Alessandro Lamberti: “È un progetto a cui teniamo molto e che vorremmo vedere realizzato una volta che, nel 2024, sarà aperta e operativa tutta la linea”.
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Con l’adozione della quarta variante al Programma Integrato di Intervento relativo al “Quartiere Storico Fiera Milano ed aree adiacenti” la giunta del Comune di Milano ha dato il via libera all’ultimo lotto da edificare in City Life. Oltre al quarto grattacielo vediamo come verranno impiegate le risorse aggiuntive generate dal progetto.
CityLife allo sprint finale: la PASSERELLA SOSPESA dello “SDRAIATO”
# L’adozione in giunta della quarta variante al Piano consente il completamento della riqualificazione dell’area dell’ex-fiera
Citylife – Andrea Cherchi
L’adozione lo scorso aprile da parte della giunta milanese della quarta Variante al Programma Integrato di Intervento relativo al “Quartiere Storico Fiera Milano ed aree adiacenti” ha autorizzato la partenza dei lavori negli ultimi lotti del quartiere City Life, un tempo occupato dalla fiera campionaria, per chiudere gli ultimi buchi rimasti.
Aveva commentato così a riguardo l’ex-assessore all’urbanistica Pierfrancesco Maran: “Con questo provvedimento diamo il via libera all’assetto finale di City Life, uno dei progetti che ha cambiato lo skyline della città negli ultimi anni portando benefici estesi su tutto il quartiere e creando un nuovo luogo di socialità con la realizzazione del parco. La realizzazione degli ultimi lotti porterà ulteriori risorse da destinare a interventi pubblici”.
# Partiti i lavori per lo “sdraiato”, il quarto grattacielo di Citylife, con il porticato sospeso di 140 metri
Citywave a Citylife
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Credits: lamilano.it - Citywave
Credits: lamilano.it - The Gate
Credits: lamilano.it - Citywave 1
Credits: lamilano.it - Citywave
Credits: lamilano.it - Citywave
Credits: corriere.it - Il quarto grattacielo
Credits: corriere.it - Il quarto grattacielo
Il provvedimento ha dato il via libera di fatto alla costruzione del quarto grattacielo di City Life, già soprannominato “lo sdraiato” e composto da due edifici di altezze diverse collegati da un lungo porticato sospeso di 140 metri, che andrà ad occupare le aree oggi utilizzate dai campi di paddle e da moduli di cantiere.
Sotto il portico, della nuova quinta del quartiere “CityWave” progettata dallo studio di architettura BIG, ci saranno spazi di lavoro, negozi, ristoranti, due corti private ed un rooftop bar con piscina. I cantieri sono partiti a maggio, con le opere di scavo, e dovrebbero terminare entro la fine del 2025.
# I numeri di “Citywave”: fino a 110 metri d’altezza, un hotel da 10 piani e il parco fotovoltaico più grande di Milano con 11.000 pannelli
Credits Urbanfile - Citywave
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Credits Urbanfile - Citywave vista dall'alto
Credits Urbanfile - Citywave interni
Credit Urbanfile - Interno Citywave
Credits Urbanfile - Citywave vista da lontano
L’edificio più basso, circa 50 metri d’altezza, comprenderà un hotel di 10 piani e più di 120 camere, il più alto adibito ad uffici arriverà a 110 metri di altezza nell’estremità strutturale. Il rivestimento in pannelli fotovoltaici della struttura costituirà il parco fotovoltaico più grande di Milano ed uno dei più grandi parchi fotovoltaici urbani in Italia, con una superficie di circa 11.000 mq di pannelli, in grado di fornire una produzione di energia stimata in 1.200 MWh l’anno. Oltre a questo il quarto grattacielo di Citylife è stato progettato per un consumo inferiore di energia del 45% rispetto allo standard, grazie ad esempio all’uso termico delle acque di falda, con un risparmio di 520 tonnellate l’anno di CO2, pari alle emissioni assorbite da 20.000 alberi.
Con la nuova configurazione vengono ridistribuiti i 51.000 mq di volumetrie delle tre unità di Concentrazione Fondiaria non ancora edificate su viale Duilio, viale Boezio, viale Cassiodoro e viale Berengario, concentrandoli interamente sul lato di viale Boezio-Cassiodoro. In questo modo verrà garantita anche una miglior continuità delle aree verdi e degli spazi pubblici pedonali.
# Le risorse aggiuntive finanzieranno altri interventi di rigenerazione nel Municipio 8
Credits: Andrea Cherchi – Palazzo delle Scintille
La riqualificazione dell’area dell’ex-fiera con le “Tre Torri”, le residenze e il parco, ha già permesso di destinare risorse, già investite, per intervenire su alcuni luoghi e edifici pubblici: piazza VI Febbraio, il Palazzo delle Scintille, il risanamento di due edifici scolastici e la realizzazione di nuovi orti oltre al “progetto di fattibilità per la copertura del velodromo Vigorelli”. Risorse aggiuntive sono state accordate con quest’ultima variante al piano, la cui conclusione è stata posticipata al 17 ottobre 2026, perestendere al quartiere il progetto di Parco Artline con le opere d’arte a cielo aperto, la ristrutturazione degli edifici di edilizia pubblica del Municipio 8, la ricostruzione degli impianti sportivi di di via Washington e di via Iseo e alla sistemazione del Parco Monte Stella.
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A cura di STEFANO CORRADA in collaborazione con LAURA LIONTI e BEATRICE BARAZZETTI
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Territotio della Repubblica dell'Ossola Credits novara.anpi.it
1944. L’Italia è devastata dalla guerra civile e a cavallo di un vuoto di legislatura molti territori si sono auto liberati e proclamati Repubbliche Partigiane. Una in particolare si è distinta per efficienza e lungimiranza. Vediamo dove e come è successo
Una storia di libertà: i 40 giorni della REPUBBLICA dell’OSSOLA
# La Repubblica dell’Ossola
Territotio della Repubblica dell’Ossola Credits novara.anpi.it
Nel corso della guerra civile seguita agli eventi dell’8 settembre 1943, in Italia alcuni territori riescono a liberarsi cacciando i nazi-fascisti dalla propria terra, aprendo la stagione delle Repubbliche Partigiane. Tra tutte si è distinta per importanza ed efficienza la Repubblica dell’Ossola, nata tra le valli e i monti della Val Vigezzo, intorno a Domodossola e al confine con la Svizzera.
La Repubblica dell’Ossola riveste un’importanza storica e strategica per numerosi motivi. Innanzitutto, per la dimensione del territorio esteso su una superficie di più di 1600 Km², comprendente 32 comuni, 6 valli e oltre 80.000 cittadini coinvolti nella sua giurisdizione.
Più di tutto questa esperienza ha dato alla zona un vero e proprio governo, capace di instaurare molteplici canali diplomatici interni e con la vicina Confederazione Svizzera. La dottrina e le conoscenze messe in pratica dai protagonisti della Repubblica dell’Ossola, hanno poi contribuito a formare e consegnare al futuro ordinamento italiano, grandi costituzionalisti e idee per quello che è l’odierno ordinamento.
Nata il 10 settembre del 1944, quando sotto il comando di Alfredo Di Dio, le truppe fasciste vengono attaccate e sconfitte a Domodossola, riconquistata dai fascisti nell’ottobre dello stesso anno, la Repubblica dell’Ossola è stato l’esempio più concreto del volere spontaneo dei sentimenti di libertà e democrazia, nascenti in quel periodo in tutta la penisola.
Sebbene effimera, perché durata appena 40 giorni, la Repubblica dell’Ossola ha saputo dare al territorio una vera amministrazione, con la Giunta Provvisoria di Governo (o G.P.G.), tenendo conto delle esigenze militari del conflitto in corso, delle richieste e necessità della popolazione, intessendo al contempo rapporti interni con il Governo di Liberazione nazionale di Roma e, non ultimo, allacciando rapporti internazionali con la vicina Svizzera, che ha garantito assistenza, viveri e poi asilo ai protagonisti di questa liberazione.
La Giunta Provvisoria di Governo ha visto la partecipazione di cariche che hanno in seguito ricoperto incarichi nella Costituente e nei Gabinetti ministeriali della futura Repubblica; una delle novità più importanti della G.P.G. Ossolana è quella di mostrare al mondo la prima donna italiana al Governo, Gisella Floreanini. Il suo nome viene proposto con tutta la semplicità del mondo, è la persona giusta per ricoprire il ruolo di Commissario all’Assistenza. Con altrettanta schiettezza viene accettato: «Sembrava avvenissero con semplicità, allora, tanti fatti rivoluzionari, rinnovatori del costume politico e sociale», scrive nelle sue memorie proprio Gisella Floreanini, la prima in assoluto in Italia a ricoprire un ruolo di Governo, addirittura quando le donne non hanno diritto al voto.
# L’organizzazione e la resistenza della Repubblica
#Organizzazione della Repubblica dell’Ossola Credits: novara.anpi.it
La Giunta Provvisoria di Governo è retta dal Presidente Ettore Tibaldi, insieme a una serie di Commissari che fungono da Ministri e da collegamento tra il territorio, la popolazione e il resto dell’Italia e del mondo.
Ogni Commissario si occupa della materia di competenza, tutte le questioni importanti sono dibattute in Consiglio di Governo, antagonista del Consiglio dei Ministri di Salò.
La meraviglia che la G.P.G. consegna alla storia, è la determinazione di risolvere sempre le problematiche più immediate della popolazione attraverso atti che hanno l’unico scopo di salvaguardare l’uguaglianza e la dignità dei cittadini, il senso di giustizia e la crescita civile e sociale.
I compiti che hanno richiesto gli sforzi maggiori sono stati quelli per garantire alla popolazione viveri e assistenza sanitaria. La rete fascista, infatti, ha interrotto ogni forma di rifornimento nelle valli Ossolane, i quali sono arrivati dalla vicina Svizzera che ha dato aiuto concreto attraverso una formidabile rete di solidarietà, messa in moto dalla Croce Rossa e dal Consiglio ticinese.
Treni carichi di viveri, medicinali, carbone e generi per ogni necessità, compresi quaderni e matite per la scuola, hanno varcato il confine tra la Svizzera e la valle dell’Ossola facendo nascere uno dei primi corridoi umanitari internazionali. La G.P.G. ha previsto addirittura un efficiente servizio di Dogana per il transito di questi generi di sussistenza, sia per averne il controllo e garantire un’equa distribuzione, sia per sorvegliare militarmente i valichi di frontiera, prevenendo il ritorno dei nazi-fascisti da quella parte.
# Il concetto di giustizia: no alla pena di morte per i fascisti
Val d’Ossola oggi Credits: @fede.pes IG
Un altro fronte “caldo” è stato quello militare. Le formazioni partigiane dell’area non sono sempre in accordo tra loro e la Giunta di Governo Ossolana le ha tiene a badaattraverso il dialogo e l’autorevolezza, impedendo esecuzioni sommarie. Nessun nemico fascista viene ucciso: una volta individuato e processato, ogni fascista o collaborazionista viene semplicemente allontanato dalle Valli.
Non avendo un ordinamento giuridico di riferimento, ripudiando ovviamente quello fascista, la Giunta Provvisoria di Governo adotta pochissime regole, sempre però improntate al riconoscimento della libertà individuale, dell’equità e della legalità, tutti concetti che sono poi entrati di prepotenza nella futura Costituzione.
Le sentenze emesse sono tutte pronunciate «in nome della Nazione», ma in nessun caso condanne o assoluzioni hanno carattere definitivo, rimandate per la discussione a leggi nazionali superiori ancora da scrivere, ma già ben chiare nella mente dei visionari e ispirati protagonisti Ossolani. Il Presidente della G.P.G. Tibaldi dice che «Anche se durasse una sola settimana, dobbiamo fare e pensare come nell’Italia di ieri non si è fatto e pensato», dettando principi di legalità e lealtà fino ad allora poco praticati.
Il 10 ottobre 1944 le truppe della Repubblica di Salò lanciano l’offensiva per riconquistare il territorio. Dopo alcuni giorni di scontri, l’affermazione militare dei 50.000 fascisti riporta il regime nella Valle dell’Ossola, aiutato dalla fuga della maggior parte degli 80.000 cittadini in Svizzera, ancora una volta pronta a mostrare la solidarietà verso questi valorosi combattenti per la libertà.
Le valli restano praticamente deserte e, comunicando a Mussolini l’avvenuta riconquista, il Comandante Enrico Vezzalini scrive che «abbiamo riconquistato l’Ossola. Ora dobbiamo riconquistare gli Ossolani», cosa che naturalmente non avverrà mai più.
La Repubblica dell’Ossola viene presa da esempio dopo la definitiva liberazione dal nazi-fascismo e alcuni dei suoi protagonisti più illuminati, chiamati a Roma per scrivere la nuova Costituzione o per ricoprire importanti incarichi di governo.
# Il vessillo ha ispirato la bandiera del film Dune
Vessillo Credits: Wikipedia
La bandiera adottata dalla Repubblica dell’Ossola è ancora oggi oggetto di discussione. Per la poca durata della stessa è certamente stato impossibile decidere quale vessillo potesse rappresentare il territorio. C’erano sicuramente i vessilli che le formazioni partigiane avrebbero voluto issare, ognuno la sua, come bandiera dell’Ossola.
Certo è che l’auto con cui si muove Tibaldi nelle Valli dell’Ossola, mostra dei gagliardetti con un tricolore orizzontale blu, rosso e verde, probabilmente una sintesi delle bandiere militari dei partigiani della zona. Questi colori e questa bandiera, sono quelli che hanno ispirato la bandiera del film “Dune”.
In letteratura la Repubblica dell’Ossola è magistralmente documentata in “Una repubblica partigiana” di Giorgio Bocca (che contempla anche le Repubbliche dell’Alto Monferrato e della Carnia), nel libro “Il cavallo rosso” di Eugenio Corti, in numerosi documentari TV e nello sceneggiato “Quaranta giorni di libertà” di Leandro Catellani, con Andrea Giordana, Stefano Satta Flores e Anna Identici, tra gli altri, che hanno recitato anche con i suggerimenti dei veri protagonisti della Repubblica dell’Ossola
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