Fabio RANFI: “la mia Milano darà più potere ai MUNICIPI che sono delle città nella città”

"Sogno una stagione politica vera per Milano, in cui i Milanesi possano rivedersi, sperare, ispirarsi e fidarsi"

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Fabio Ranfi

Fabio Ranfi. Giornalista free rider, fondatore di Milano All News, la prima social webtv di informazione locale dedicata a Milano, e vulcanico ideatore di iniziative creative per Milano.

Fabio RANFI: “la mia Milano darà più potere ai MUNICIPI che sono delle città nella città”

 
Fabio Ranfi

La cosa che ami di più di Milano?

Sono troppe da elencare, ma sicuramente la sua vivacità. E poi le persone che sono l’opposto dell’immagine che esportiamo nel mondo del Milanese ingrigito e votato solo al fatturato. I Milanesi, che per me sono tutti coloro che mettono piede in questa città e che dal primo minuto decidono di diventare Milanesi (accettando i compromessi che questa città ti chiede), sono persone straordinarie che vedono il bello anche in un muro di nebbia o in un grande palazzo di periferia. Sono persone eterogenee che hanno trovato qui, in questa città, la risposta ai propri desiderata. Direi che sì, la cosa che amo di più di Milano sono i Milanesi stessi.

Credits: @Semplicemente Milano di Andrea Cherchi
Milano

Quella che invece ti piace di meno?

Non mi piace l’idea che Milano sia una città frenetica, caotica e incasinata. Ma siete mai stati a Roma? Con tutti quei sanpietrini che producono un rumore assordante anche se ci passa sopra solo una Vespa. Milano non è frenetica, bisogna solo saper cavalcare l’onda. Infine non mi piace una tendenza che sta tornando, tipica degli anni 80/90 e che speravo fosse sparita per sempre, invece… è la Milano a due velocità, quella interna alla circonvallazione e quella esterna. Quella dei ricchi e dei poveri, parole che mi fanno tornare in mente stagioni nere di questa città, ma che ultimamente stanno tornando di attualità.

Non posso accettare che si faccia un Piano Quartieri, con milioni di euro in progetti per quartieri periferici come San Siro o Gratosoglio dopo tutti i miliardi di euro che tra i primi anni 2000 e oggi sono planati sulla nostra città. Piano casa, Piano periferie e ora piano quartieri, ma sta di fatto che lì dove la gente faceva fatica ora fa ancora più fatica.

Credits: @Semplicemente Milano di Andrea Cherchi
Milano

Il tuo locale preferito?

Non sono uno da locali, di pancia risponderei quindi “il mio divano” (ho in realtà due poltrone usate portatemi da un mio amico artista e comprate anni fa da un prelato della provincia di Como). Inoltre mi chiedo se per un’intervista che parlasse di un’altra città mi verrebbe fatta la stessa domanda. Ma allora Milano è ancora quella roba lì? La Milano da Bere? No dai per carità.

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Il tuo passatempo preferito a Milano?

Camminare. Ovunque vai a camminare c’è un mondo da vedere. Altro che Expo, a Milano è Expo, BIT, Discovery Channel e National Geographic, tutti i giorni in ogni momento. Milano è piccola inoltre, a piedi la attraversi andando piano in un paio di ore. Ciò significa che praticamente in mezz’ora a piedi sei ovunque o almeno incroci una metro che ti possa portare in ogni angolo della città. Girare a piedi Milano è anche facile e non si fa fatica, tutta piatta e comunque mal che vada c’è un punto ristoro praticamente ogni trenta passi.

La canzone su Milano a cui sei più legato?

Luci a San Siro mi emoziona sempre, abitando all’ombra dello stadio non potrebbe che essere così. Anche se voglio venga messo agli atti che io non amo il calcio, anzi lo odio proprio, e che lo incolpo della maggior parte dei problemi che ci sono sul tema Milano e Sport. Altra canzone che adoro è la Ballata del Cerutti di Gaber. Quell’essere così precisi su un bar in una via così importante per la periferia come il Giambellino non può che farmela amare alla follia.

Il luogo dei dintorni di Milano che ami di più?

Dipende per dintorni cosa intendiamo… Comunque direi tutto il naviglio Grande e il naviglio di Abbiategrasso, fino a Cassinetta di Lugagnano e Castelletto Ticino. Se posso invece spostarmi un po’ più in la, direi il Mottarone: la vista da lassù è qualcosa di stupendo.

Credits: @fabian.dubberke
mottarone

La cosa più bella che ti è capitata a Milano?

Tutte le cose più belle della mia vita mi sono successe a Milano. La più bella? Ho incontrato Erika. Ma poi tantissime altre, ho fondato una delle prime Telestreet di Italia, abbiamo fatto delle dirette video prima che nascesse lo streaming utilizzando delle attrezzature praticamente da pirati. Ho potuto vincere il Panettone d’Oro per Milano AllNews. Sono davvero tantissime le cose belle che mi son capitate in questa città.

La fermata della metro a cui sei più affezionato (e perché)?

Non ci avevo mai pensato, ma credo sia Pagano. Era la fermata in cui da ragazzino mi incontravo con i miei amici, perché io e pochi altri viviamo sul ramo di Bisceglie (all’epoca Inganni) e gli altri invece arrivavano dal ramo di Molino Dorino, quindi abbiamo passato interi pomeriggi aspettandoci a vicenda nel mezzanino di Pagano, appollaiati sulle scale mobili. E quanta musica Rap ho consumato su quelle scale.

La cosa più curiosa che hai visto a Milano?

Quanti hanno risposto i fenicotteri a questa domanda? Bhe sfido chiunque a trovarne di simili in altre città come Milano. E poi una peculiarità del lessico milanese. Usare il femminile quando si parla degli autobus e il maschile quando si parla di Tram: la 54, la 60… il 15, il 24.

foto di andrea cherchi (c)
Fenicotteri a Villa Invernizzi – foto di andrea cherchi (c)

Il quartiere che ami di più?

Sicuramente per campanilismo ti risponderei San Siro, però ci sono anche altri quartieri a cui sono affezionato. Isola è dove ho sperimentato la prima social street all’interno dell’allora Stecca degli Artigiani e dove ho mosso i primi passi nel mondo dell’informazione locale, poi la Bovisa, dove per anni ho lavorato, ma sono affezionato anche a Quinto Romano dove all’oratorio giocavo a Basket a metà degli anni ’90.

Credits: conoscimilano.it

Caro Sala ti scrivo… (cosa chiederesti al sindaco per rendere Milano ancora migliore)?

La domanda ha un piccolo vizio di forma in sé, chiudete la domanda dicendo “rendere Milano ancora migliore”, il problema è che negli ultimi anni, non è più così “la migliore”, troppe diseguaglianze e troppe ingiustizie sociali vivono nella nostra città per essere definita “la migliore”.

Caro Sala, ricordati che Milano non è di chi investe in città, ma di chi la vive tutti i giorni, di chi non può investire nemmeno 30 euro per un abbonamento mensile ad ATM, ma che tutti i santi giorni stringe i denti e vive le strade di questa “mini metropoli”. Caro Sindaco, vorrei che cominciasse a capire che esistono i Municipi, la città metropolitana, e che se da una parte bisogna dare poteri alla città metropolitana, dall’altra bisogna darne ancora di più ai Municipi, che sono i veri governanti della nostra città. Municipi che hanno 160, 180, 190 mila abitanti sono a tutti gli effetti delle città. Quindi cerchiamo di amministrare questa città non come una sola, ma come nove grandi città, che hanno le proprie peculiarità e differenze e che allo tesso tempo, insieme, devono costruire la grande Milano.

Fabio Ranfi

Milano città stato: sei a favore oppure no a che Milano abbia un’autonomia simile a una regione o a una provincia autonoma, come l’hanno le principali città d’Europa?

Al netto del capire come poter fare una cosa simile e senza mettere nei guai i territorio esterni a Milano, direi che sono favorevole. Una Milano che però deve essere almeno la Città Metropolitana di Milano, che dovrebbe prendere sempre più “potere” rispetto al Comune centrale. Credo che l’idea che Milano sia parte della stessa regione in cui si gestisce e amministra Sondrio o Mantova sia ormai impensabile. Bisogna superare questo modello.

Se dovessi lasciare Milano in quale città ti piacerebbe vivere?

Se non fosse che non amo molto la zona est della città ti direi Milano 2. Se proprio sono costretto ad andare in un’altra città forse mi trasferirei in una non città… datemi un paese dell’Abruzzo e mi fate contento. Se città deve essere, può essere solo Milano. (O forse Parigi).

Credits: @viaggiandoitaliainsta
abruzzo

Se avessi due miliardi per Milano che cosa faresti?

Prima devo imparare a scriverlo, poi diciamo che non sono mai stato molto bravo a spendere soldi e amministrare capitali (per fortuna ho una Presidente a Milano AllNews che è molto brava in questo). Comunque torniamo ai sogni e ai due miliardi:

Rimetterei mano allo Stadio di San Siro senza abbatterlo ma rendendolo utilizzabile anche ad altri sport e 7 giorni su 7.

Abolirei la COSAP per tutte le associazioni ed enti del terzo settore che facciano attività culturali o sociali di territorio.

Pagherei gli affitti alle tante piccole realtà che esistono a Milano e che fanno un lavoro sociale pazzesco di cui il Comune deve essere solamente grato.

Infine non farei progetti sociali mirati ad arginare emergenze che scoppiano ogni giorno, ma cercherei di programmare, di spendere soldi per programmare una città dove non siano più necessari interventi emergenziali, ma che la risposta ai bisogni sia strutturale e sistemica.

Un sogno per Milano: qual è il tuo più grande auspicio per il futuro di Milano?

Una città in cui la parola periferia non sia più una parola che si dice sottovoce o di cui ci si vergogni. Milano già ora è soprattutto periferia, l’80% dei milanesi vive fuori dalla Circonvallazione, quindi cominciamo a cambiare la visuale e a capire che Milano la si deve costruire partendo dai punti più lontani dal Duomo. Questi luoghi nel mio sogno, sono visitati da turisti e studiati negli atenei (San Siro e il Cavallo di Leonardo, il complesso residenziale Monte Amiata al Gallaratese). Un sogno molto reale, in cui i politici di questa città non litigano sulla buca sotto casa o su quanti immigrati pasteggiano al ristorante Kebab del quartiere. I politici della mia Milano sognano insieme ai propri cittadini e cercano soluzioni per il futuro, per la mobilità reale, per l’ambiente e per l’aria sempre più inquinata dalle caldaie di questa città. Pensano a come sviluppare interi quartieri e non solo belli e lucenti palazzi. Pensano a dove mettere gli studenti che vengono a studiare a Milano e dove mettere gli operai che perdono il lavoro nelle fabbriche che sempre di più chiuderanno.

Il mio sogno per Milano è quello, dopo essere stati il motore economico, di diventare il cervello pensante del nostro paese. Sogno una stagione politica vera per Milano, in cui i Milanesi possano rivedersi, sperare, ispirarsi e fidarsi.

Fabio Ranfi

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