I treni vanno sempre più veloci tra le città europee. Anche l’Unione Europea sta favorendo gli investimenti su nuove tratte transfrontaliere. Milano è al centro di questa rivoluzione dei trasporti: l’annuncio della prossima città europee che sarà collegata, dopo Parigi.
Alta velocità: dopo Parigi questa sarà la prossima città europea collegata a Milano
# L’annuncio delle ferrovie tedesche e italiane: da Milano a Monaco con l’alta velocità
Freepic – Monaco di Baviera
Secondo quanto riporta il quotidiano “Muenchner Merkur” Deutsche Bahn, ÖBB e Ferrovie dello Stato italiane FS hanno deciso di introdurre treni veloci e diretti per collegare Monaco di Baviera con Milano. E, di conseguenza, anche con Roma. L’obiettivo è ridurre i tempi di percorrenza: oggi il viaggio dal capoluogo lombardo alla Germania può durare fino a 9 ore mezza con e con un cambio obbligatorio, ancora più lungo in caso di treno notturno.
# I fondi dell’Unione Europea per nuovi treni veloci e tratte transfrontaliere
Credits touringclubitaliano – Rete TEE
Il tutto sarà possibile grazie ai fondi messi a disposizione dell’Unione Europea e destinati a 10 nuovi collegamenti ferroviari transfrontalieri tra gli Stati membri, tra cui quello Monaco-Milano-Roma. L’obiettivo è raddoppiare il trasporto di passeggeri su rotaia entro il 2030 e triplicarlo entro il 2050. Le tre società di trasporto ferroviario si sono rivolte all’Unione europea perché, come sottolineato da Herbert Dorfmann (SVP), “Le ferrovie vogliono aumentare il traffico prima dell’apertura della galleria di base del Brennero“.
I treni infatti, oltre ad essere più comodi degli attuali Eurocity, sono dotati di tecnologia basculante e possono percorrere la tortuosa tratta del Brennero in tempi relativamente brevi. Sempre secondo Dorfmann consentirebbero di eliminare i tempi di attesa al confine con l’Austria di oltre un’ora i tempi di percorrenza. Per l’intera tratta Monaco-Milano potrebbero addirittura risultare quasi dimezzati: dalle attuali nove a poco più di 5 ore.
# Entro il 2026 si potrebbe viaggiare sui nuovi treni
Credits Christian Lue-unsplah – DB interrail
L’obiettivo è quello di poter viaggiare a bordo dei treni veloci tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026. Perché questo sia fattibile sono necessarie delle modifiche ai regolamenti e alle norme, l’omologazione dei treni, l’ampliamento della tecnologia di segnalamento e la formazione dei macchinisti che dovranno conoscere sia la lingua italiana che tedesca.
Approvata con voto unanime la richiesta dal Consiglio Comunale di Torino. La situazione attuale sulla linea e le proposte fatte per migliorare il servizio.
Milano-Torino come una supermetro: approvato il potenziamento della frequenza dei treni
# La richiesta approvata dal Consiglio Comunale di Torino: più treni tra le due città
pexels-jakub-zerdzicki- Torino
Sempre più collegamenti tra Milano e Torino. Questa in sintesi la richiesta presentata il 17 giugno 2024 dal consigliere di Torino Bellissima Pietro Abbruzzese tramite un ordine del giorno, approvato con voto unanime dal Consiglio Comunale del capoluogo piemontese. Il documento impegna Sindaco e Giunta a promuovere la costituzione di un tavolo tecnico che coinvolga i sindaci delle due città, i presidenti di Regione Piemonte e Regione Lombardia, i rappresentanti di Ferrovie dello Stato e Italo NTV oltre a tutti quei soggetti pubblici e privati potenzialmente interessati al tema. L’obiettivo è aumentare le corse nelle ore mattutine e serali, proporre agevolazione tariffarie ai pendolari titolari di abbonamento sulla tratta e sollecitare i sindaci interessati dal percorso alla promozione di interventi per potenziare la linea regionale.
# Oltre 70 treni al giorno, il viaggio più breve con l’Alta Velocità dura meno di 40 minuti
giacomodenittis IG – Torino Porta Susa
Oggi corrono sulle linee ferroviarie tra i due capoluoghi di regione oltre 45 treni al giorno. Il tempo di viaggio medio è di circa 1 ora 20 minuti, i treni Italo e Frecciarossa più rapidi impiegano 47 minuti, da Porta Susa a Milano Centrale senza fermate intermedie. Da Rho Fiera a Porta Susa sono appena 35 minuti con il Frecciarossa e 39 con Italo. In totale tra treni dell’Alta Velocità, regionali e intercity sono circa 73 le corse giornaliere.
Tra Milano e Torino ci sono due linee ferroviarie, quella dell’Alta Velocità/Capacità e quella storica, a cui si affianca, dove viaggio i regionali e gli intercity. La prima parte dall’ex Bivio Stura, nel territorio di Settimo Torinese, e termina nella stazione di Milano Certosa, per una lunghezza di 126 chilometri. Il resto del tracciato, fra Torino Porta Nuova e Torino Stura e fra Milano Certosa e la stazione di Milano Centrale, è in comune col doppio binario della “Linea Storica” che misura in totale 153 km.
Milano è la capitale della musica. Lo è stata a livello mondiale negli anni d’oro della lirica, lo è livello nazionale per la musica pop. Abbiamo un realizzato un sondaggio tra i milanesi per scoprire quali sono le canzoni che parlano di Milano che li emozionano di più. Dalle risposte abbiamo ricavato una hit parade. Foto cover: @milanoevento IG
Chiuso per decenni, occupato addirittura da un gruppo di attivisti, sembrava non dovesse aprire mai più. Dopo lunghi lavori di riqualificazione e trasformazione si svela finalmente al pubblico anche se solo per un mese, prima dell’inaugurazione ufficiale in tardo autunno. Scopriamo l’occasione della sua apertura in anteprima.
Dopo mezzo secolo riapre Palazzo Citterio, il tesoro misterioso del centro di Milano
# Il Brera Modern apre le sue sale al pubblico, anche se solo per un mese
Palazzo Citterio
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Credits Andrea Cherchi - Giardino Palazzo Citterio
Siamo in via Brera 12, a fianco della Pinacoteca. Qui sorge Palazzo Citterio, uno dei più bei palazzi del centro di Milano, classico edificio nobiliare del barocchetto settecentesco milanese risultato dell’unione di due edifici ancora più antichi. Acquistato nel 1972 dallo Stato, con l’obiettivo di allargare gli spazi espositivi del museo iniziando il progetto della Grande Brera, è rimasto chiuso sino ad oggi: nel 2012 è stato addirittura occupato da un gruppo di attivisti.
Dopo un iter turbolento l’11 maggio 2023 sono finalmente partiti i lavori, che hanno visto la realizzazione di un nuovo ingresso con una scala in vetro monumentale, conclusi da poco. Al suo interno previste le collezioni del Novecento della Pinacoteca di Brera, esposizioni temporanee, sale per conferenze e proiezioni, oltre a bookshop e caffetteria. Il 17 giugno ha aperto finalmente e temporaneamente le sue porte per la prima europea di una mostra “scintillante”, prima nell’inaugurazione ufficiale prevista il 7 dicembre 2024.
# “Masters of Light, da Vienna a Milano”: il racconto dei 130 anni di storia di Swarovski
swarovski – Masters of light
Si può avere un’anteprima degli spazi della futura Brera Modern grazie a Swarovski che arriva per la prima volta in Europa, dopo prima tappa a Shanghai, con la mostra “SWAROVSKI – MASTERS OF LIGHT”. L’azienda austriaca nata nel 1895 a Vienna, rinomata per i suoi cristalli di alta qualità, gioielli, accessori e prodotti home-decor, ha donato anche la somma di 550mila euro che sarà utilizzata per la valorizzazione e alla conservazione delle opere col massimo rigore. La mostra curata da Giovanna Engelbert e Alexander Fury, ad accesso gratuito e visitabile fino al 14 luglio 2024, mette in scena il “racconto” di Swarovski dalla sua nascita fino alla Milano contemporanea, presentando una scenografia suddivisa in sette temi chiave.
# Esposti 50 capolavori di grandi maison italiane, la nuova collezione di alta gioielleria “Galaxy” e la scarpetta di Cenerentola
Masters of light
La presentazione è avvenuta durante la Fashion Week maschile e tra le sale si possono ammirare oltre 50 capolavori delle grandi maison italiane, come Prada, Gucci, Atelier Versace, Armani Privé e Gucci, e costumi di scena come le scarpette del film Il Mago di Oz e la scarpetta di cristallo di Cenerentola del film Disney del 2015. Ci sono poi i look da red carpet indossati da star come Harry Styles, Madonna, Tina Turner e Rihanna, e la nuova collezione Swarovski di alta gioielleria “Galaxy” con diamanti.
Vengono ripercorsi i 130 anni di storia del brand dei cristalli partendo dal primo vestito impreziosito dalle gemme nel 1895, una creazione haute couture di Jean-Phillipe Worth, passando per abiti di Balenciaga, Balmain e Westwood. C’è anche un “laboratorio” dove scoprire tutti i possibili tagli e anche le possibili sfumature di colore dei cristalli di Swarovski.
# Il POP UP store e un Café a firma dello chef stellato Carlo Cracco
Per tutta la durata della mostra è presente inoltre un POP UP store con un assortimento di prodotti Swarovski ed un Café firmato dallo chef Carlo Cracco nei giardini del palazzo.
Associazioni e categorie del territorio della città ducale hanno chiesto a più riprese l’attivazione di un servizio veloce con Milano. Secondo chi si sta spendendo per la causa esisterebbe una possibilità, utilizzando un’interconnessione. Ma, al momento, da Trenitalia resta il semaforo rosso.
Parma-Milano con l’alta velocità: come una supermetropolitana
# “La città necessita di un collegamento rapido sulla tratta Milano-Roma”
Credits: @vivoparma Parma 2021
L’Alta Velocità da Parma a Milano? Lo ha chiesto Gabriele Buia, Presidente dell’Unione parmense degli industriali, durante il suo discorso in occasione della 79esima assemblea annuale: “Va ripreso, con forza e realismo, il tema riguardante l’Alta velocità a Parma, in quanto la città necessita di un collegamento rapido sulla tratta Milano-Roma. Se la stazione in linea risulta di difficile realizzazione perché non ci sono oggi le condizioni per farla, questo non può essere per l’interconnessione. L’infrastruttura, costata 120 milioni di euro e subito abbandonata nonostante gli impegni iniziali presi da Ferrovie dello Stato, è necessaria non solo per la presenza dell’Efsa, dell’università, di un Collegio Europeo, di un tessuto industriale importante, di un polo fieristico unico per l’industria alimentare italiana e non solo, di un aeroporto e tanto altro. Penso sia ormai doveroso che le forze sociali, economiche e politiche si mobilitino”.
# L’interconnessione tra la linea veloce e la linea storica: a cosa serve e perché non si utilizza per l’Alta Velocità
Maps – Stazione Parma e interconnessione
Ma in cosa consiste l’interconnessione? Si tratta di un tratto di ferrovia lungo 7 chilometri, a doppio binario, che connette la linea storica che transita anche a Parma con quella dell’Alta Velocità. La richiesta di attivazione del servizio veloce utilizzando l’interconnessione è stata sollecitata più volte ma Ferrovie dello Stato ha sempre dato parere negativo. Questi i motividel no, illustrati da Tullio Ferrante del ministero delle Infrastrutture, in risposta a un’interrogazione della deputata di Azione Giulia Pastorella:
una fermata su una linea di Alta Velocità a 300 km/h comporta un perdita di tempo di circa otto-10 minuti, utilizzando le interconnessioni si perderebbe almeno 25-30 minuti nelle migliori condizioni;
l’interconnessione di Parma è utilizzata come struttura di sicurezza e manutenzione per l’alta velocità;
lungo i 7 chilometri i treni potrebbero viaggiare a un massimo di 150 km/h per i primi 2,5 chilometri, di 100 km/h per i successivi 3,5 e fino a 70 km/h per l’ultimo chilometro;
l’interconnessione è solo lato Bologna e mancando quella lato Milano i treni dell’Alta Velocità dovrebbero utilizzare quella di Fidenza, percorrendo tutti i 22 km di linea tradizionale della tratta Fidenza-Parma.
# Il giudizio di Federconsumatori Emilia Romagna
passiontrainfs IG – Frecciarossa a Parma
Federconsumatori Emilia Romagna attacca Trenitalia sia per la soppressione di cinque corse Frecciarossa con fermata a Parma sulla linea tradizionale, giustificata dalla scarsa frequentazione, sia di non sfruttare le interconnessioni presenti tra le fermate della linea storica della tratta emiliana e la linea AV. Sono 8 in totale ma, spiega l’associazione, nonostante gli investimenti sostenuti non vengono utilizzati e con il paradosso che “tornano utili all’inverso per instradare le Frecce sulla linea storica in caso di guasto sulla linea AV”.
# Il collegamento con la stazione Mediopadana Av solo con bus
credits: vidivale72 IG – Stazione AV Mediopadana
Attualmente la stazione ferroviaria di Parma è collegata con la linea dell’Alta Velocità, alla stazione di Reggio Emilia “Mediopadana”, grazie a 18 collegamenti busParmaLink, comprensivi di servizi di andata e servizi di ritorno. Lo stesso fa Italo con Italobus. Un servizio ritenuto insufficiente per un’area abitata da quasi 460.000 persone, ma che mette ancora una volta in evidenza una delle pecche del servizio ferroviario italiano che è quella della mancanza di alternative nei collegamenti tra i centri minori e tra questi ultimi e i grandi nodi.
In conclusione quindi sembrano non esistere ad oggi le condizioni per avere un servizio dell’Alta Velocità tra la città ducale e Milano, una supermetropolitana che possa unire ancor di più Milano con una città e un territorio strategico. Ci sarà qualche cambiamento in futuro?
Il 2024 dovrebbe essere l’anno buono per l’avvio vero e proprio dei lavori del rivoluzionario progetto di architettura biofilica realizzato dallo studio giapponese Kengo Kuma and Associates. Scopriamo come dovrebbe diventare e le ultime dai cantieri.
Le “Terrazze Verdi” nel futuro di Milano: le mini colline panoramiche
# Welcome-Terrazze Verdi: un esempio di architettura biofilica per migliorare produttività e salute
Credits: kengo kuma associates
Commissionato da Europa Risorse SGR, questo edificio sarà il primo al mondo a utilizzare su larga scala la Fabbrica dell’Aria di Stefano Mancuso, un innovativo sistema di biofiltrazione che sfrutta l’interazione tra piante e microrganismi per potenziare il processo di fotosintesi. Welcome-Terrazze Verdi, situato nel quartiere di Crescenzago, è il progetto firmato dal rinomato studio di architettura Kengo Kuma che punta a fondere assieme architettura e natura, un esempio di architettura biofilica.
Il progettista ha sottolineato come questa impostazione permetta di lavorare a contatto con la natura, migliorando produttività e salute, grazie a agli elementi naturali quali luce, aria e il legno capaci di stimolare i sensi e la mente. Il nuovo complesso ridurrà l’emissione di CO2 dell’86% rispetto agli standard del 2030. Inoltre, il progetto si svilupperà orizzontalmente per integrarsi con il vicino Parco Lambro.
# La piazza fulcro di tutto il progetto
welcome – Piazza
Il compito di fulcro di tutto il progetto è stato “assegnato” alla piazza, estesa per 7.300 mq, con una fitta vegetazione e circondata da:
colline, delle corti open air pensate per il lavoro informale per una superficie di 4.800 mq, in parte coperti da vetrate e in parte aperti;
diverse terrazze ideate per essere estensioni degli spazi interni con orti, giardini e camminamenti accessibili a tutti;
infine le serre progettate come luoghi speciali di lavoro o di intrattenimento e svago.
# Tutti i numeri del nuovo complesso da 300 milioni di euro
Credits welcomemilano – Rendering progetto dall’alto
L’investimento previsto per la realizzazione del progetto è pari a 300 milioni di euro. Nel dettaglio sono previsti sei edifici, ognuno di diversa altezza, che ospiteranno:
43.500 mqdiuffici
1.000 mq di aule meeting
2.700 mq di spazi co-working
un auditorium
un’area commerciale di 1.800 mq
2.000 mq di ristoranti.
Nell’intervento sono compresi anche spazi destinati a mostre ed eventi temporanei, un supermercato e un’area wellness.
# Preservata la scalinata del Portaluppi
credits: pinterest.it – Scalda del Portaluppi
Di tutto il vecchio stabilimento Rizzolidemolito, costruito negli anni Sessanta per ospitare l’omonima casa editrice in piena espansione, è stata preservata una meravigliosa scalinata costruita all’epoca dal famoso architetto Piero Portaluppi. Ancora non se ne conosce il suo destino, se verrà ricollocata all’interno di uno degli spazi di Welcome oppure altrove.
# Concluse le attività di bonifica e gli scavi per le nuove fondamenta. Il 2024 l’anno buono per la cantierizzazione vera e propria
duepiedisbagliati - Urbanfile - Cantiere Welcome area lavori
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duepiedisbagliati - Urbanfile - Cantiere Welcome area lavori
duepiedisbagliati - Urbanfile - Cantiere Welcome
duepiedisbagliati - Urbanfile - Cantiere Welcome lavori
La rinascita di questa area della città sembra fare dei passi in avanti, dopo che per anni il vecchio edifico era diventato un rifugio abusivo e dopo che il progetto Novalis City Place non si è mai concrettizzato, anche se più lentamente di quanto previsto. Dopo la demolizione nel 2022, e la distruzione con le ruspe delle fondamenta e dei piani interrati nel 2023, anche le attività di bonifica e gli scavi per le nuove fondamenta sono state portate a termine. Il 2024 avrebbe dovuto essere l’anno delle consegna, ma a causa di numerosi ritardi è diventato quello di inizio lavori. Nelle immagini in alto il reportage di Urbanfile.
29 settembre del 1832. Viene inaugurata la Galleria de Cristoforis, prima galleria non solo di Milano ma del territorio italiano nonché dell’Impero Asburgico di cui allora Milano faceva parte. Scopriamo insieme questo luogo perduto della Milano dell’800 e perchè fu così importante per lo sviluppo di Milano.
# 1828: i De Cristoforis comprarono il “cuore di Milano”, dagli attuali corso Vittorio Emanuele a via Montenapoleone
I De Cristoforis erano una famiglia importante di Milano, nel 1828 decisero di comprare l’area tra Corsia dei Servi (quello che oggi è corso Vittorio Emanuele II) e Contrada del Monte (oggi conosciuto come Via Monte Napoleone). Gli edifici in cattive condizioni furono demoliti e si decise di erigere due nuove costruzioni che sarebbero state attraversate da una galleria coperta. Questa era una grande novità per la città e non solo: i De Cristoforis avevano avuto la possibilità di vedere questo tipo di gallerie nei loro viaggi a Parigi e Londra e avevano capito i benefici che una simile costruzione.
# L’innovazione dei De Cristoforis: una galleria unica in Italia (e nel mondo asburgico)
In Galleria de Cristoforis si poteva entrare in 3 modi: da un vicolo dietro l’abside di San Carlo, dalla Contrada del Monte (una parte di Via Monte Napoleone che oggi non c’è più) e infine dall’ingresso più importante che sfociava su Corsia dei Servi vicino alla Chiesa di San Carlo. Il corpo della Galleria si estendeva appunto da questa strada per 10 metri fino ad un piccolo ottagono dove si trovava l’altro braccio della Galleria che portava da una parte al vicolo di San Carlo e dall’altro lato alla Contrada del Monte.
# Un’altra attrazione del centro: il Teatro Meccanico
L’interno della Galleria era vetrato e decorato con colori tenui come bianco, azzurro, giallo e verde. Nei pressi dell’ottagono c’erano un orologio, un termometro, un barometro e uno strumento raffigurante le fasi della luna. Ma la vera attrazione era il Teatro Meccanico o gabinetto pittorico meccanico, dove scene dipinte si mescolavano a giochi di luce attirando l’attenzione di chi passava di qui.
# La Galleria mise le ali all’intera area dove aprirono negozi destinati a fare la storia di Milano
credits: wikipedia
Nella galleria c’era Ronchi, con i suoi primi giocattoli rudimentali, i caffè Gnocchi e Marchesi, la libreria Tendler e Schaefer, che diverrà poi la libreria Hoepli. Nel 1906 qui venne aperto anche il cinema Sala Volta.
# La Galleria de Cristoforis se ne andò un pezzo alla volta
Il Piano Regolatore Generale del 1931 fu l’inizio della fine della Galleria de Cristoforis: si decise la demolizione di tutto l’isolato in cui si trovava la galleria ad eccezione della chiesa di San Carlo al corso. Tuttavia la galleria non fu demolita subito: nel 1932 venne troncato il braccio di via Monte Napoleone e solo nel novembre del 1935 venne demolito ciò che ne restava.
Facciamo così: prendiamo una matita e dopo averci legato un filo della lunghezza sufficiente a circoscrivere tutto intorno il “centro della città”, la “zona bella” per così dire, una volta puntata la mina proprio nel fulcro della piantina, cominciamo a ripercorrere con la mente tutte le aree circostanti. Cosa vediamo?
Vedremo viale Certosa fino alle autostrade, Corso XXII marzo fino a Linate, Corso Lodi fino alla barriera per Bologna e per finire Viale Zara fino a Monza. Il centro è un’area di appena 9 km quadrati e sì chiama Zona 1 Centro storico. La planimetria di Milano è di 181 Km quadrati.
# La vera bellezza di una città non è solo il centro storico
Credits Andrea Cherchi – Periferia Milano
Ora prendiamo Torino ad esempio e mi terrò molto lontano da Roma per questo mio articolo perché….meglio così! Torino ha un centro storico di 4 km quadrati ed una planimetria di 130. La mia intenzione è di essere quanto più possibilmente oggettivo perché, sì sa, l’amore gioca brutti scherzi. Ti fa vedere bello quello che non lo è. Ecco quindi la necessità dei numeri.
Se il Centro Storico di una città è sempre giustificatamente bello per definizione e quindi per qualche verso non superiore ad altri, fuori dal centro la “bellezza” è quella che semplicemente i suoi cittadini avranno saputo edificare nella vita della città. E guardiamola quindi questa bellezza partendo proprio da Torino.
# Milano e Torino a confronto: i grandi capolavori delle due città
Credits: @italia_in_art Mole Antonelliana
Nel centro di Torino un turista può trovare il Palazzo Reale con i suoi Giardini, perfettamente conservato e curato, prospiciente al quale sì trova il Castello della piazza di forma e misura molto più contenute di quello milanese prospiciente Piazza Cairoli, ma in condizioni meno “reperto storico da tenere in piedi” e molto più lussureggiante e curato. Il Parco Sempione con la sua Torre Branca potremmo confrontarlo con il parco del Valentino, la torre Branca con la Mole Antonelliana ed è chiaro quale delle due torri il mondo conosce. E qui state cominciando a capire a cosa voglia fare riferimento con questo articolo, ma proseguiamo.
Sempre restando nel verde e nelle acque, ai navigli e alla darsena e ai vari parchi che possiede Milano, apporre il Fiume Po con i sue due affluenti la Dora Riparia e la Dora Baltea, che scorrono alle pendici della collina torinese attraversando di nuovo il Parco del Valentino con la sua Università di Architettura di Juvarra e per altro con la presenza di un altro castello poco distante da questa. E’ certamente un arduo confronto di bellezza. Le cose non cambiano molto quando penso a Piazza del Duomo o all’Ultima Cena di Leonardo in Santa Maria delle Grazie, perché qui sicuramente qualcuno mi accuserebbe di ignoranza sé non citassi di Torino la sua Piazza Vittorio Veneto, la più grande piazza d’Italia e poi, nella chiesetta alle spalle del Duomo di Torino, la presenza della Sacra Sindone.
# Milano: fuori dal Municipio 1 sembra un insieme di residenze senza una precisa ubicazione
Credits: ordinearchitetti.mi.it – Gratosoglio Gratosoglio, Milano
Capite che è difficile difendere l’impossibile. Ma se qualcosa dovesse mancare nel computo, forse citare la Basilica di Superga con all’interno le tombe dei Re di Savoia e magari la Chiesa del Monte dei Cappuccini, più qualche altra chicca sui generis chiarirebbe ancora di più un confronto inequiparabile. Quando usciamo dalla Zona 1 di Milano quello che incontriamo sono una miriade di case e strutture civili di abitazioni ed uffici senza, a mio parere, alcuna articolazione culturale, senza alcun precetto di alcun tipo sé non il rispondere ad una richiesta di ubicazione di residenze destinate alla domiciliazione delle persone.
La zona universitaria della Bicocca fa eccezione e quindi rappresenta quello che voglio dire. Parlo di una zona con una sua collocazione propria e non semplicemente residenziale come tutto il resto della città di Milano. Questa osservazione mi serve per mettervi in rilievo come le case non seguano una logica particolare se non quella usata di volta in volta nel gusto del costruttore.
# Lo stile inconfondibile di Torino che manca a Milano
Credits: @igers.torino Porta Palazzo Torino
A Torino non è così, quasi da nessuna parte. Per km potete osservare palazzi con lo stesso stile, quasi sempre del fine ‘800 o primi del ‘900 e che nella loro interezza rappresentano uno stile. Uno stile che appunto nella nostra Milano lavoratrice ed efficiente manca totalmente. Se usciamo dal centro, le case sono una diversa dall’altra, oppure la differenza è quella di un complesso di case differente da un altro, come per esempio le casette di QT8, o quelle bellissime a ridosso di San Siro. Ma questo non è uno stile. È la voglia di costruire una zona di case differenti e basta.
A Torino delle umili case, come quelle di Porta Palazzo con i suoi lunghissimi portici, rappresentano ancora un esempio di questo stile che quasi ovunque sì può ammirare nella città di Torino. Bisogna veramente arrivare a ridosso della periferia per vedere la mancanza di stile. In altre parole la zona del centro di Torino smette di esserlo dal punto planimetrico, ma non dal punto di vista visivo. A Milano invece finito corso Venezia, o Via Dante o già dall’inizio di Corso Sempione, o addirittura dalla fine di Corso Monforte lo stile non è più riconoscibile, ma diventa quello di microzone che a mio avviso non sì può più considerare lo stile di una città. Che dire poi della bellezza del Museo Egizio di Torino o quello del Risorgimento o della tecnica o dell’automobile di Italia 61?
# A Milano serve una spinta: deve pensare al bello per tutti
Credits: @signor_ingro Corso Sempione
Non cambierei mai e mai lo farò la mia Milano con nessuna altra città del mondo. Perché Milano siamo tutti noi. E questo “noi “ ha un valore che non sì può copiare, edificare o progettare. “Noi” non siamo una cosa, un muro o un investimento, “Noi” siamo un concetto, una linfa vitale che alimenta altri a vivere il proprio presente. Ma forse, se la sera prima di lasciarci abbracciare dal meritato riposo, dedicassimo un attimo al bello potremmo decidere non di costruire due palazzi con i giardini pensili per chi se lo può permettere, ma se davvero ci piace, costruire una zona intera di palazzi così fatti e per tutti perché sarà la città a beneficiarne.
Lasciamoci contaminare ancora di più dalla cultura e dall’arte. Non accontentiamoci della Scala (ormai vecchia e provocatoriamente antisociale), ma, noi che ne siamo capaci, costruiamo degli aggregatori culturali di rispetto, generosamente destinati alla città, perché la Torino che vi ho raccontato è così perché rifletteva la volontà di un singolo. Era la Dimora di un re, ecco perché così bella, ma noi potremmo costruirci una dimora per NOI se solo riuscissimo a vederla.
La sera, passeggiando per il parco Sempione, si può ammirare uno spettacolo davvero insolito per le nostre latitudini.
Milano, Amazzonia: i pappagalli del Parco Sempione
# I “nuovi” abitanti del Sempione
credits: La Stampa
Una nutrita colonia di bellissimi pappagalli verdi sorvolano ogni giorno l’area e si ritrovano ogni sera su un acero americano in mezzo al Parco Sempione. Si tratta di rocchetti dal collare che svolazzano nel parco meravigliando i presenti.
# Dei pappagalli fuorisede
credits: albertocane.blog
L’accaduto ha suscitato stupore poiché si tratta di una specie che si può trovare facilmente in America Meridionale o in alcune zone dell’Africa. Ma in realtà, non è la prima volta che si vedono piccole comunità di pappagalli a Milano, proprio nel Parco Sempione.
Come viene spiegato da spaghettiscience, “la città, infatti, offre spesso cibo e riparo in abbondanza, che si traduce nella possibilità per l’animale di trovare una propria nicchia ecologica, un proprio spazio, da occupare”.
Quindi, non è più un evento così raro riuscire a scorgere piccoli pappagallini verdi tra i rami di qualche albero.
Ufficio Stampa - Porta Nuova con Pirelli 35 e Gioia 20 est
Si aggiungono nuovi tasselli alla “fase due” di Porta Nuova: Pirelli 35 è stato completato mentre il grattacielo più alto de “I Portali”, su Melchiorre Gioia, è arrivato al tetto. Scopriamo le caratteristiche dei progetti e le immagini della nostra visita in cantiere.
Porta Nuova superstar: il grattacielo più alto de “I Portali” è arrivato al tetto. I rendering e le immagini dal cantiere
# Gli interventi di Coima hanno generato un valore immobiliare superiore ai 5 miliardi di euro
Vista Porta Nuova
La rigenerazione di Porta Nuova, primo quartiere al mondo dotato di doppia certificazione LEED® e WELL® for Community per la sostenibilità ambientale e sociale, è entrata da tempo nella “fase due”. Dopo Gae Aulenti con la Torre Unicredit, la Torre Solaria, il Diamantone e l’ultima in ordine di tempo, il Nido Verticale, le costruzioni si stanno concentrando oltre la BAM e al momento su Pirelli 35 e su “I Portali” all’incrocio con Melchiorre Gioia. Facendo una stima complessiva del valore immobiliare di tutti questi progetti portati avanti da Coima si arriva a superare i 5 miliardi di euro, da soli Gioia 20 est e ovest cubano 500 milioni di euro, senza contare gli sviluppi di Pirelli 32 e Pirelli 39. In data 17 giugno 2024 abbiamo visitato i cantieri degli ultimi progetti in fase avanzata: Pirelli 35 e Gioia 20 est.
# Completato Pirelli 35, un tempo sede Telecom Italia
Ufficio stampa Coima – Pirelli 35
Oggetto della prima parte della visita ai cantieri di Coima, in data 17 giugno 2024, è stato il complesso Pirelli 35, un tempo sede di Telecom Italia e ora completamente rigenerato. I lavori sono partiti nel 2021 e la loro conclusione, con consegna degli spazi ai tenant tra cui Hitachi Zosen Inova, è prevista per luglio 2024.
Ufficio stampa Coima - Pirelli 35
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Ufficio stampa Coima - Pirelli 35
Il progetto di restyling dell’edificio in via Gianbattista Pirelli 35 è stato ideato dagli studi di architettura Snøhetta e Park Associati, selezionati tramite un concorso internazionale di architettura, e ha visto la sua trasformazione da elemento chiuso su se stesso in spazio permeabile.
Ponte e piazza Pirelli 35
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Ufficio stampa Coima - Ponte
Ufficio stampa Coima - Altra vista ponte
Ufficio stampa Coima - Piazza
Ufficio stampa Coima - Vista ponte
Fabio Marcomin - Altra vista piazza Pirelli 35
Fabio Marcomin - Piazza di Pirelli35
Fabio Marcomin - Piazza Pirelli 35
Fabio Marcomin - Rendering Pirelli35
Al posto del progetto originario di Melchiorre Bega ci sono due elementi architettonici che si intrecciano e formano una piazza interna di circa 3mila mq, con un ponte a scavalco sempre ad uso uffici al posto della stecca che faceva da cesura, e un’elevazione da 8 a 10 piani per creare una cortina unica con la sede di Versace.
Fabio Marcomin - Vista da terrazza Pirelli 35
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Vista 2 da terrazza
Vista da terrazza Pirelli 35
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Vista Porta Nuova
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Al nono piano è presente una terrazza che consente una vista da est a ovest sulla città.
Pirelli 35 dall’alto
Il tetto del decimo piano è stato ricoperto da pannelli fotovoltaici.
# “I Portali”: arrivato al tetto Gioia 20 est, con la posa della bandiera a circa 100 metri d’altezza
Fabio Marcomin - Gioia 20 est
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Gioia 20 est
Gioia20 est
Gioia20est
Cartello lavori
La seconda parte della visita si è concentrata su Gioia 20 est e in particolare sugli ultimi piani del nuovo grattacielo, già locato a KPMG con i suoi 3.500 dipendenti. L’edificio è arrivato al tetto, in anticipo sul cronoprogramma, e come di consuetudine è avvenuta la posa simbolica della bandiera italiana. Il termine ultimo dei cantieri è il 30 giugno 2025.
Fabio Marcomin - Cerimonia bandiera
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Cerimonia bandiera
La costruzione si alza di 98 metri per 24 piani fuori terra e fa parte de “I Portali”, complesso formato da due blocchi immobiliari: l’altro è Gioia 20 ovest di 64 metri d’altezza, nelle fasi iniziali di innalzamento.
Ufficio stampa Coima
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Ufficio stampa Coima
Si tratta del primo progetto in Italia a utilizzare impianti ascensori “Twin”, con due cabine indipendenti funzionanti nello stesso vano corsa, capaci di garantire tempi di attesa e di arrivo a destinazione altamente performanti e di ridurre sensibilmente la quantità di area costruita.
# I rendering di tutto il complesso
Ufficio stampa Coima - I Portali
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Come si inserisce il progetto “I Portali” nel contesto circostante: “si caratterizza per gli aspetti di dialogo con il tessuto circostante, al quale si riconnette grazie alle aree pubbliche adiacenti completamente ripensate con la realizzazione di una nuova piazza che compone il mosaico di aree pedonali e pubbliche del masterplan di Porta Nuova Gioia, che estende il perimetro di BAM – Biblioteca degli Alberi Milano sull’asse di via Melchiorre Gioia e verso la Stazione Centrale. Altri 20mila mq di spazi ciclopedonali si aggiungeranno così ai 120mila realizzati nella prima fase di Porta Nuova e ai 12mila aggiunti sull’asse che porta a Fondazione Feltrinelli.”
Alcuni non tornavano mai più. Era il Londra Calcutta, l’autobus degli hippy. Tra il 1957 e il 1976 esisteva un servizio regolare di autobus tra Londra e Calcutta, in India. Un percorso di 32.000 km tra andata e ritorno: durava 50 giorni ed era il più lungo del mondo.
L’autobus era dotato di cuccette per dormire e di una cucina. Per 145 sterline si poteva viaggiare con vitto e alloggio inclusi. L’autobus faceva tappa alle attrazioni turistiche e per lo shopping a Vienna, Istanbul e in Iran.
Si attraversavano Inghilterra, Belgio, Germania Ovest, Austria, Jugoslavia, Bulgaria, Turchia, Iran, Afghanistan, Pakistan e India settentrionale.
Anche nell’edizione 2024 del TasteAtlas Awards la cucina del nostro Paese è risultata la migliore in assoluto, ma risulta insidiata da quella di un’altra nazione. Scopriamo quale e la classifica con le prime 50 posizioni.
Dove si mangia meglio nel mondo? Italians do it better anche nel 2024: ma il primo posto è a rischio!
# L’Italia è ancora la migliore cucina del mondo, ma è insidiata dal Giappone
Credits romjanaly-pixabay – Cucina italiana
L’Italia si conferma la Nazione con la migliore cucina al mondo anche per l’edizione 2023/2024del TasteAtlas Awards. Però con un punteggio in discesa rispetto a quella del 2022 da 4,72 a 4,65. La sorpresa arriva dal Giappone che aggancia l’Italia con lo stesso punteggio, pur fermandosi al secondo posto per via del piatto con il punteggio più alto tra gli oltre 271mila valutati. La Grecia scende al terzo posto con 4,64. Nella top ten rimane la Spagna, che precipita dal secondo al nono posto, poi Portogallo, Cina, Indonesia, Messico, i cugini della Francia in ottava posizione e Perù.
# Tonfo di Germania, Danimarca e Olanda. New entry nella top 50 Svezia e Australia
Taste Atlas 2023-2024
Scorrendo la graduatoria appena fuori dalla top ten c’è l’India con un punteggio di 4,52, poi Brasile, Polonia, Argentina e Turchia. Perdono diverse posizioni gli Stati Uniti, dall’ottava alla 16esima, l’Inghilterra dalla 29esima alla 39esima, mentre la Germaniaprecipita dalla sedicesima alla 32esima, la Danimarca dalla 35esima alla 49esima e l’Olanda dalla 32esima crolla al 45esima. Oltre la 40esima ci sono anche Russia, Canada e la Svezia che entra nella top50, così come l’Australia.
Il mercato immobiliare del lusso continua a macinare record a Milano. Queste le ultime operazioni milionarie, una addirittura miliardaria, registrate in città.
Ville, attici, palazzi storici: le ultime vendite da record a Milano
# La villa gotica della Reggiani – 9,5 milioni di euro
maps – Ex villa Reggiani
Tra le vendite milionarie che hanno fatto più scalpore nell’ultimo periodo a Milano c’è la residenza dell’ex moglie di Maurizio Gucci, Patrizia Reggiani. Uscita dal carcere, dopo aver scontato la pena per essere stata la mandante dell’omicidio dell’ultimo erede al comando della casa di moda toscana, vi era rimasta a vivere per qualche anno. Alla fine del 2023 è stata venduta a una coppia di stranieri per la cifra di 9,5 milioni di euro. La villa dallo stile gotico si trova all’angolo tra via Andreani e via Guastalla e si sviluppa su 4 piani: un seminterrato, un piano terreno, un primo e un secondo piano. Dopo l’acquisizione l’immobile è stato ristrutturato internamente.
# Un attico di 470 mq nel Quadrilatero – 18,5 milioni di euro
Attico Via Bigli-Via Manzoni
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maps - Attico Via Bigli-Via Manzoni
Maps -Via Bigli-Via Manzoni
Dopo la vendita record dell’attico su 3 piani in San Babila, anche quello un tempo di proprietà dei Gucci, un altro appartamento posto all’ultimo piano è stato acquistato a un prezzo in doppia cifra: 18,5 milioni di euro. Stiamo parlando di un attico di 470 metri quadrati oltre grande terrazzo, nel pieno Quadrilatero della Moda tra via Bigli e via Manzoni.
# Una villa in zona Magenta da 1.400 mq – 35 milioni di euro
Maps – Zona Magenta Milano
L’ubicazione esatta è top secret, ma non il prezzo. Siamo in zona Magenta, una delle più eleganti e richieste di Milano e conosciuta per le sue dimore di lusso, su tutte quelle di via Venti Settembre. L’immobile in questione è una villa di 1.380 mq con annessa dependance e ampio giardino con piscina ed è stata venduta alla mostruosa cifra di 35 milioni di euro, pari a ben a 25.362 euro al mq.
# Il palazzo del ‘700 in via Montenapoleone, la più grande transazione in Italia – 1,3 miliardi di euro
maps – Via Montenapoleone 8
Nel mese di aprile 2024 si è invece registrata la più grande transazione in Italia, per quanto riguarda un singolo immobile, da parte del gruppo internazionale del settore lusso Kering. Fa parte del gruppo ad esempio Gucci, Bottega Veneta, Saint Laurent, Balenciaga, Alexander McQueen e Ginori 1735. L’operazione ha riguardato l‘edificio sito in via Montenapoleone 8 che è stato rilevato, attraverso l’acquisizione della società proprietaria controllata da Blackstone Property Partners Europe, per un valore di 1,3 miliardi di euro. Il palazzo è stato realizzato nel ‘700 e si sviluppa su una superficie lorda di 11.800 mq e 5 piani, conta 48 finestre e 5.000 mq di superficie commerciale, tra le più ampie della via.
Da qualsiasi angolazione si guardi, Milano è sempre splendida. Il suo skyline, con le montagne innevate sullo sfondo, è davvero affascinante. Ecco alcuni dei migliori punti panoramici di Milano da cui osservare uno spettacolo mozzafiato.
Skyline di Milano, i più bei posti per ammirare la città dall’alto
# Terrazza del Duomo di Milano
Credits: la.roby.gi IG – Terrazze Duomo di Milano by night
La più famosa e turistica: è possibile salire, a piedi o in ascensore, fino in cima alle guglie. Durante una bella giornata limpida, è possibile ammirare, oltre la città, le magnifiche Alpi in lontananza. L’ora del tramonto è il momento perfetto, regalando uno spettacolo suggestivo e romantico.
# Passerella della Galleria Vittorio Emanuele
Credits: Andrea Cherchi – Highline Galleria
Aperto al pubblico solo dal 2015, si tratta di una passerella che permette di camminare sopra i tetti della Galleria Vittorio Emanuele, offrendo una vista unica sul Duomo, sulla cupola della Galleria e sullo skyline della città.
Nel Parco Sempione, non si si può perdere la Torre Branca.Progettata da Giò Ponti nel 1933, la torre è stata completamente restaurata e resa nuovamente accessibile grazie alla Fratelli Branca, da cui prende il nome. È possibile salire sulla torre di 108,6 metri e giungere alla cabina panoramica coperta grazie a un modernissimo ascensore, da cui si può ammirare tutto il panorama della città.
Vicino alla Torre Branca, all’interno del museo della Triennale, si può ammirare da un lato la Milano moderna con lo skyline dei nuovi grattacieli della zona Garibaldi e dall’altro lato la Milano storica con il Castello Sforzesco e il Duomo.
Il Palazzo della Regione è uno dei grattacieli di Milano. Quasi tutte le domeniche è possibile salire gratuitamente al 39° piano del palazzo, da dove si possono ammirare la Stazione Centrale, i grattacieli di Gae Aulenti, lo Stadio Meazza, la cupola della Galleria Vittorio Emanuele, il Castello Sforzesco e il Duomo.
# Torre Unicredit
Credits: andrea cherchi (c)
Con i suoi 231 metri, è diventato il grattacielo più alto d’Italia. L’edificio che domina lo skyline di Milano apre al pubblico solo raramente, ma in queste rare occasioni si può godere di un’esperienza affascinante.
La terrazza della Galleria Sozzani di Corso Como ospita un vero e proprio giardino. Qui l’altezza non è vertiginosa, solo una ventina di metri in tutto, ma offre una vista mozzafiato sui moderni grattacieli di Gae Aulenti. Questa terrazza si trova all’interno di una casa di ringhiera ristrutturata, unendo la nuova Milano e la vecchia Milano in un unico luogo.
La spiaggia più lunga del mondo: come da Milano a Venezia
#10 Stockton beach in Australia: 33 chilometri
jpatokal IG – Stockton beach
Non lontano da Sidney si estende la Stockton beach ad Anna bay. Ospita le più grandi dune di sabbie mobili al mondo, che possono crescere fino a 30 metri di altezza e spostarsi verso nord di circa 3 metri ogni anno.
#9 Muizemberg, Sudafrica: 41 chilometri
entretres_enruta IG – Muizemberg
Alle porte di Città del Capo, questa spiaggia prende il nome dall’omonima cittadina, oggi diventata località balneare molto amata dai turisti che ne apprezzano le acque calme e la ricca fauna selvatica circostante.
#8 Long Beach, Stati Uniti: 45 chilometri
nathaliepmcm IG – Long beach
Sulla costa nord occidentale nello stato di Washington, si trova Long Beach, il litorale più lungo della costa occidentale nonché la spiaggia peninsulare continua più lunga del mondo.
#7 Virginia Beach, Stati Uniti: 56 chilometri
_vb_sunrise_ IG – Virginia Beach
Affacciata sull’oceano Atlantico, questa spiaggia si estende per 56 km nell’omonima cittadina, molto frequentata dai turisti che ne apprezzano la bellezza e le attrattive turistiche.
#6 Ninety mile beach in Nuova Zelanda: 88 chilometri
izme_tnt IG – Ninety mile beach
Ben 88 km di meravigliosa spiaggia, meta prediletta di surfisti e amanti dei tramonti mozzafiato. È anche sede di una maratona, la Te Houtaewa challenge, che si corre sulla spiaggia.
#5 Playa Novillero, Messico: 90 chilometri
gone.withtheflo IG – Playa Novillero
È una delle spiagge più suggestive del Messico, non affollata e caratterizzata dal fatto che in alcuni punti si può camminare per un centinaio di metri nelle acque dell’Oceano Pacifico.
#4 Padre island, Stati Uniti: 115 chilometri
boubikes IG – Padre Island
Isola del Padre, sulla Costa texana degli Stati Uniti è uno dei litorali più estesi della terra che si estende lungo il golfo del Messico. La costa è conosciuta anche per le specie di uccelli e tartarughe marine che ospita.
#3 Cox’s Bazar beach in Bangladesh: 125 chilometri
raihansunny IG – Cox’s Bazar Beach
La spiaggia, che si trova nella parte sud est del paese, prende il suo nome dal Capitano Cox, ufficiale della marina britannica delle Indie orientali e che oggi conta un numero sempre maggiore di turisti stranieri.
#2 Eighty mile beach in Australia: 220 chilometri
caravanadventuresau IG – Eighty Mile Beach
Sulla costa nord occidentale in Australia, 220 km di spiaggia estesa fra la città di Broome e Port Hedland a circa 260 km da Melbourne. È caratterizzata da lunghe dune di sabbia che separano il litorale da laghi e lagune.
#1 Praia do Cassino, Brasile: 254 chilometri
praiadocassino_rs IG
La più lunga in assoluto, questa spiaggia si trova in Brasile nello stato di Rio Grande do sud. Meta ideale per gli amanti delle escursioni, è larga in media 2 km. C’è spazio per tutti.
# E l’Italia?
Spiagge italiane
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Credits _railly_ IG - Rimini
carla__2211 IG - Spiaggia di Platamona
Sono due le spiagge italiane più estese, entrambe lunghe 15 km. Si tratta di Platamona nel Golfo dell’Asinara in Sardegna e di Rimini, la capitale delle vacanze estive con oltre 250 stabilimenti balneari e una dozzina di tratti di spiaggia libera
10 curiosità sulla metropolitana di Milano che non conosci
#1 Il progetto della panchine mobili
Nel 1928 è stata progettata una “metropolitana” composta da un nastro continuo di panchine che avrebbe dovuto circolare in un anello sotterraneo dei pressi del Duomo.
#2 I colori sono quelli della bandiera di Milano
Bandiera guelfa
Per la metropolitana furono scelti i colori rosso e bianco per treni e segnaletica perché richiamano i colori dello stemma della città di Milano. Gli stessi colori sono stati poi utilizzati per identificare la metro in altre città d’Italia.
La metropolitana è stato il 28° impianto ad essere realizzato al mondo, oggi ce ne sono 191. La Metropolitana Milanese poteva nascere addirittura prima di quella di Londra, quando Milano era in Austria. Nel 1856 l’ingegner Carlo Mira fece il primo tentativo per interrare, sotto il livello stradale, le ippovie del centro cittadino. Un complicato progetto di deviazione dei Navigli nel canale Redefossi viene approvato nel 1863 dal generale Gandini, dopo che questi ha assistito all’inaugurazione della metropolitana londinese. Il primo progetto, però, viene accantonato per problemi tecnici ed economici. Nel 1873 viene ripreso da Giovanni Brocca, che riparte dal laghetto di S. Marco per creare una specie di sotterraneo destinato a sede di una ippovia a doppio binario. La soluzione non piace all’amministrazione comunale: il cavalier Belinzaghi sentenzia che «mettere la tranvia così in basso, diventa esteticamente cosa poco simpatica». Si deve aspettare la Grande Esposizione Universale del 1881, affinché l’architetto Brocca faccia un secondo tentativo, questa volta direttamente al Governo di Roma che però boccia di nuovo l’idea.
All’inizio i treni erano composti da soli tre vagoni, la metà di quelli attuali.
#6 La prima metropolitana al mondo ad avere un progetto grafico nella segnaletica
Credits: milanotoday.it – Montenapoleone M3
La Metropolitana di Milano è stata la prima metropolitana e la seconda infrastruttura al mondo ad avere un progetto grafico della segnaletica, dopo il terminal 3 dell’aeroporto di Heathrow.
#7 Negli anni ’30 fu proposta la “metropolitana ambrosiana”, da Monza a Pavia
Linea Monza-Duomo-Pavia
Negli anni ’30 i gerarchi nazisti proposero la “metropolitana ambrosiana”: una linea con partenza da Monza, che attraversasse Milano passando da piazza del Duomo con capolinea a Pavia, per una lunghezza superiore ai 60 km. L’idea non si trasformò mai in un progetto.
La linea M3 in base al tracciato originale, che nella tratta verso sud da Duomo avrebbe dovuto passare sotto via Torino e proseguire fino al Giambellino, prevedeva un stazione sotto la Galleria Vittorio Emanuele. La crescita della consapevolezza nella tutela della storica galleria portò a modificare il tracciato e spostare la fermata in fondo a piazza del Duomo.
#9 La linea verde è la metropolitana più lunga d’Italia e tra le più lunghe d’Europa
Credits: wikipedia.org -Linea M2
La linea verde, inaugurata nel 1969, è la linea della metro più lunga tra quelle attualmente in servizio a Milano, per un totale di 35 stazioni e 40,4 km di estensione. Un primato che detiene anche a livello italiano ed è tra le più lunghe anche in Europa.
#10 Il “Metodo Milano”, per scavare la linea M1, è stato copiato in tutto il mondo
Credits metroricerche – Scavo M1 Duomo
Lo scavo delle gallerie a cielo aperto, studiato da MM nella seconda metà degli anni ’50 per la realizzazione della M1 e successivamente adottato a livello mondiale, era noto come “Metodo Milano”. Oggi meglio conosciuto come “cut and cover” viene utilizzato in ambiti urbani meno congestionatie quasi sempre periferici.
Lilla, gialla, rossa, verde, blu: le linee metropolitane si distinguono per il colore della livrea dei convogli. Perché non studiare una personalizzazione cromatica anche per le linee degli autobus? Ecco come potrebbe essere e che vantaggi potrebbe dare.
Gli autobus a colori: colorare queste linee in modo diverso come la metro? Questo sarebbe il grande vantaggio
# A Milano ci sono 100 linee di bus per oltre 870 km di rete
Credits milanofotografo.it – cartina di Milano small con mezzi linee di superficie
La rete automobilistica comunale gestita dall’ATM si compone di circa 100 linee, per una lunghezza complessiva di oltre 870 km e un parco autobus di circa 1.350 mezzi. Ogni linea di superficieviene identificata solo tramite un numero sia sulla cartina, oltre che da un colore bordeaux per differenziarsi dalle linee tranviarie in azzurro, che sui mezzi stessi.
Credits milanofotografo.it – Dettaglio cartina trasporti Milano
Non è previsto quindi nessuno colore per individuare le singole linee di bus, soprattutto sulle livree dei mezzi di trasporto, per notarli anche a distanza senza attendere di leggere il numero al momento dell’arrivo del bus alla fermata.
# Come le linee metropolitane anche i bus potrebbero avere una livrea colorata univoca
Credits: busbusnet.com
Come già presente nel servizio della metropolitana, dove ogni lineaè identificata oltre che da un numero anche da una specifica colorazione, dal rosso della M1 al blu della M4, anche per le linee di autobus si potrebbe adottare questo sistema.
Ecco come adattarlo alle linee di superficie:
si potrebbe partire dalla linee di forza, quelle circolari o semi-circolari come la filoviaria 90-91, la 92, la 93 e le linee di bus 95-98 che percorrono le circonvallazioni più esterne della città e dipingerle di rosso, come la linea M1, di diverse gradazioni;
per passare poi alle linee che vanno verso il centro come la 62 da sud verso il Tribunale, la 60 che da nord arriva in San Babila, oppure la 58 che da ovest arriva a Cadorna con una livrea di colore giallo come la linea M3;
per le linee più esterne si potrebbe utilizzare il colore verde, con diverse tonalità per ogni linea, per abbinarle visivamente alla linea metropolitana M2, sempre di colore verde, che è quella che più si spinge oltre i confini milanesi;
le linee di quartiere potrebbero essere colorate con sfumature di vernice o pellicole dal viola al lilla, per richiamare la M5, l’unica metropolitana collocata in uno specifico quadrante della città e che non passa per il centro;
infine di blu e azzurro le linee dal centro città e da fuori comune verso l’aeroporto di Linate, per ricordare la livrea e il colore sulla cartina della linea M4.
Volete perdervi nella magia e nel mistero tra gnomi, fate, creature misteriose? Ecco 5 boschi in Lombardia che vi aspettano per stupirvi secondo la selezione di Duepertrefacinque.
Gnomi, fate, creature misteriose: i boschi incantati della Lombardia
#1 Il Bosco Incantato degli Gnomi – Brescia
Credits visitlakeiseo – Gnomo nel Bosco degli Gnomi
Ai piedi del Monte Guglielmo sul Lago d’Iseo, a Zone in provincia di Brescia, si trova il “Bosco Incantato degli Gnomi”. Questa parte del lago è famosa per le sue “piramidi” naturali ed è poco dopo queste sculture che inizia il percorso dove si incontrano delle strutture lignee protette da foglie di lamiera e immerse in un bosco di castagni. Il Drago Vinicio, il Drago Marco Mario, il Drago Arna, i minions, strani gnomi e fate colorate.
#2 Il Bosco Incantato di Quercus, a Bienno – Brescia
Credits Orto di balu – Gufo gigante
A Bienno nel Bosco di Cerreto si trova il “Bosco Incantato di Quercus”, dove nascosti tra rocce, alberi e cespugli ci sono creature fantastiche realizzate in legno, ferro e altri materiali. Tra le più famose il Quercus, il saggio spirito protettore del bosco e Rocco il gufo gigante su cui si può salire per vedere il borgo di Bienno.
Credits sbam_time_travel IG – Gnomo Sentiero spirito nel Bosco
Realizzato nel 2008 il Sentiero Spirito del Bosco è un “percorso magico” a circa 800 metri d’altezza a Canzo in provincia di Como. Lungo il tragitto ci sono disseminati un po’ ovunque gnomi, folletti, l’asino ubriaco e molti altri personaggi. Oltre a questo è possibile percorrere passerelle, ponticelli e perdersi in un piccolo labirinto.
Credits crea_tivefrequency IG – Sentiero delle Espressioni
Gli abili intagliatori di legno hanno dato vita, con sgorbie e scalpelli, a forme d’arte nel Sentiero delle Espressioni, un percorso immerso nella Foresta Regionale Valle Intelvi. Le cortecce e i tronchi degli alberi sono diventati espressioni di allegria e di sorpresa, simboli di saggezza e di paternità, volti intensi ed emozionanti tutti da scoprire.
#5 Il Sentiero delle Sculture nel Parco del Campo dei Fiori – Varese
Credits thomas.casotto IG – Sentiero delle sculture
Nel Parco del Campo dei Fiori in provincia di Varese c’è il Sentiero delle sculture. Lungo il percorso si trovano sculture in legno di ogni tipo: un foglio di pergamena che accoglie il visitatore nel bosco incantato: “Non puoi vivere una favola se ti manca il coraggio di entrare nel bosco”, il guardiano del bosco, lo scoiattolo, la dea Berta con le sue leggende celtiche, il gigantesco ragno, il gufo, uno gnomo dal cappello rosso e dalla barba bianca e anche una strega. Il regno della magia e del mistero.
Un palazzo iconico, ricorda un castello nella disposizione dei diversi elementi e si eleva monumentale a sancire il limite del centro storico, confine tra chi usciva e chi entrava nel centro attraverso i bastioni di Porta Venezia.
Palazzo e Torre: la costruzione a due teste di Milano
# Palazzo Rasini con annessa torre in mattoni
Ph. @ federicacitterio.illustration IG
E’ un complesso formato da Palazzo Rasini di sei piani, con attaccata una torre di dodici piani. In cima una terrazza da cui si gode la vista sopra i Giardini di Porta Venezia. Palazzo Rasini è in marmo bianco, la torre in mattoni a vista.
# Il “gruppo di case” di Giò Ponti: segno di crisi
Fu progettato da Giò Ponti e da Emilio Lancia nei primi anni trenta, battezzato “gruppo di case”.
L’edificio è curioso proprio per il netto contrasto tra le due parti che lo compongono: «c’è forse più Lancia nella “torre” (fuorché nelle terrazze a gradoni degli ultimi piani, tipica soluzione pontiana) e più Ponti nella cubica “villa”». Una differenziazione così marcata che per molti testimoniava la crisi professionale dei due architetti: si divisero proprio dopo questo loro ultimo progetto.
Ebbene sì Narnia non è solo un mondo magico ed incantato, ma è anche realtà. E per gli italiani non è così difficile raggiungerla, anzi. Niente armadio magico, stazione del treno trasformata in grotta o quadro che ti risucchia, basta un semplice treno, macchina o per alcuni anche una camminata. Sì perché Narnia si trova proprio in Italia.
Sapevi che il “paese magico”, esiste veramente? È in Italia
# Narni: il paese magico
Credits: terninrete.it Narni
Narni è un paese di circa 18 mila abitanti in provincia di Terni, Umbria. Ed è stato d’ispirazione per lo scrittore del best seller: “Le cronache di Narnia”. C.S. Lewis decise di ispirarsi all’Italia fin dalla scelta del nome del suo mondo incantato: Narni in latino è Narnia. La cosa più assurda è che Lewis non ha mai visto Narni, l’ha solo studiata a Cambridge e ad Oxford, riuscendo però a descriverla alla perfezione.
Grande conoscitore di storia romana, lo scrittore sapeva che Narni fosse una città fondata dal popolo Osco-Umbro circa mille anni prima di Cristo e inizialmente si chiamava Nequinum. Quando conquistata dai romani nel IV secolo a.C. il nome divenne Narnia, dal nome del fiume limitrofo Nar, attuale Nera.
# I luoghi che ispirarono lo scrittore
Credits: @lowcost_viaggi Le Mole di Narni
Narni è un paese testimone sia dell’epoca medievale che rinascimentale e molti dei suoi edifici risalgono proprio a questi periodi. Su una collina di 240 metri sopra il livello del mare, il paese somiglia proprio a quella distesa chiamata Cair Paravel a Narnia. Lewis descrive anche alla perfezione “quel lago dalle acquee argentee” che ricorda molto le Mole di Narni, piscine naturali dall’acqua limpidissima a ridosso delle gole del Nera.
Ma Narni non è solo questo. Sicuramente diventata in parte località turistica proprio per la sua somiglianza con il mondo incantato, a Narni, di grande interesse, ci sono anche alcune chiese, abbazie e il Sacro Speco di San Francesco, poco distante dal paese effettivo e fondato dal santo mentre compiva il suo giro apostolico in Umbria. Particolarmente bella è però anche la Narni sotterranea con gli scavi archeologici o il Museo del Palazzo Eroli.