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15 ristoranti nel cuore dei milanesi

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#8 Credits: @particolaremilano IG

Sondaggio tra i milanesi: qual è il tuo ristorante del cuore? Questa la top 15 (ordinata per voto recensioni su google). 

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15 ristoranti nel cuore dei milanesi

# Langosteria, offerta diffusa

#2 Credits: @langosteria IG

Langosteria fa capolino dalle risposte dei milanesi, affezionati all’offerta della cucina di chef Enrico Buonocorore.
Il brand offre sul territorio, oltre la sua cucina, altri servizi. Il ristorante è in Via Savona al 10 e le specialità di pesce spiccano dal menu. Risaltano poi le offerte diffuse di bistrot, bar e altre proposte. Voto medio recensioni google: 4,6/5

# Trattoria del pescatore (Giuliano), Via Atto Vannucci 5

#5 Credits: @trattoriadelpescatore IG

Ci hanno incuriosito le risposte dei milanesi, che hanno segnalato “Giuliano, Giuliano!!”. Molti cuochi si chiamano Giuliano, uno solo è alla Trattoria del Pescatore, locale che si trova nel mezzo delle due circonvallazioni milanesi e che da decenni propone ottimi piatti di pesce a Milano. Voto medio recensioni google: 4,5/5

# A’Riccione, Via Taramelli 70

#9 Credits: @ristoranteariccione IG

Ex “Vecchia Riccione” gestito da una famiglia romagnola, ha introdotto il pesce in un menu inizialmente dedicato alla tradizione dei carboidrati.
Piano piano si sono fatte largo le cruditè ed oggi, per Milano, A’Riccione è l’esperienza delle ostriche. Voto medio recensioni google: 4,5/5

# Particolare Milano, Via Tiraboschi 5

#8 Credits: @particolaremilano IG

Andiamo a Porta Romana a incontrare alcuni dei milanesi che ci segnalano questo ristorante raffinato nel menu e negli spazi, che propone anche un bel dehor in pieno centro. Menu stagionale, quindi variabile, cucina che unisce i sapori del mondo con l’origine partenopea dello chef Cutillo. Voto medio recensioni google: 4,5/5

# Ribot, Via Cremosano 41

#12 Credits: @ribotmilano IG

Si affaccia dal lato nord dell’Ippodromo del galoppo e non poteva essere diversamente, questa vecchia conoscenza delle forchette milanesi, specialità di carne in cima.
Da generazioni il Ribot punto di riferimento per famiglie, ricevimenti e pranzi d’affari. Lo spazio gode anche di un bel giardino interno molto riservato. Voto medio recensioni google: 4,5/5

# Al Garghet, Via Salvanesco 36

#15 Credits @garget IG

Supergettonata scelta, altro ristorante di cucina tipica milanese in cui bisogna prenotare con largo anticipo. Propone rigorosamente i sapori meneghini, con alcune rivisitazioni e incursioni nella cucina vegetariana.
Ha allargato la proposta culinaria ed è stato premiato. Vincente anche per il giardino. Voto medio recensioni google: 4,5/5

# Trattoria San Filippo Neri, Viale Monza 220

#4 Credits: @trattoriasanfilipponeri IG

La prima proposta di tante relativa alla cucina tipica milanese è questa trattoria, che si presenta come quelle di una volta e tanto piace ai milanesi, anche per questo.
Prezzi contenuti e porzioni abbondanti, San Filippo Neri rappresenta una tappa per l’uscita in compagnia. Voto medio recensioni google: 4,4/5

# Locanda Cuoco di Bordo, Via Gluck 11

#7 Credits: @Al cuoco di bordo IG

Ai milanesi piace tutto ciò che riporta al mare, la cucina non può di certo mancare. Infatti le proposte vertono sul menu mare spesso e volentieri. Al Cuoco di Bordo raccoglie numerose preferenze per il suo menu ed anche perché è nel cuore della città come il suo indirizzo. Voto medio recensioni google: 4,4/5

# Innocenti Evasioni, Via Giuseppe Candiani 66

#1 Credits: @innocenti_evasioni IG

Raffinato ristorante con giardino Zen, di chef Tommaso Arrigoni. Menu degustazione che si contrappone a quello stagionale e una buona carta dei vini.
Il menu online aiuta ad orientarsi anche ai prezzi, espressi per persona: tra gli 85 e i 100 Euro a persona. Voto medio recensioni google: 4,3/5

# Rovello 18, Via Tivoli 2

#6 Credits: @Rovello 18 IG

Da generazioni intere il Rovello 18 si occupa di proporre ai milanesi le sue specialità, per cene informali e raffinate allo steso tempo. Proposta molto easy e accomodante, con un’eccellente selezione di vini a disposizione di ogni gusto. Ci segnalano la cotoletta e i dessert e, con estrema sincerità, non vediamo l’ora di assaggiare il loro bbq. Voto medio recensioni google: 4,3/5

# Ratanà, Via De Castillia 28

#10 Credits: @ristorante_ratana IG

Una delle superstar di Instagram. Evoluzione della cucina milanese, attenta al chilometro zero, alla selezione di prima scelta e che segue la stagionalità. Cucina etica, tradizione milanese che bada alla sostanza e alla sostenibilità.
E voi l’avete mai provata la cotoletta di rape? Voto medio recensioni google: 4,3/5

# Al Matarel, Corso Garibaldi 75

#14 Credits: @pippieli IG

Solo specialità milanesi dal 1962 e sono bravissimi, a giudicare da esperienze personali e dai gradimenti espressi dai nostri lettori.
Senza invenzioni, senza rivisitazioni, come fantasia li ha creati e come da secoli i milanesi li apprezzano. Vale la pena andarci, ma si deve prenotare con anticipo. Voto medio recensioni google: 4,3/5

# Don Lisander, via Manzoni 12

Non può mancare certo il ristorante intitolato al padre nobile della cultura milanese. In pieno centro, a due passi dalla Scala e da palazzo Marino, ospita nell’elegante giardino piatti della ricca tradizione milanese. Su tutti il leggendario risotto. Voto medio recensioni google: 4,2/5

 

# Osteria dei Binari, Via Tortona

#11 Credits: @osteriadeibinari IG

Nasce da una scommessa che pare vinta, questa trattoria a due passi dalla stazione di Porta Genova. Cucina tipica milanese con un gran bel giardino per le serate d’estate in compagnia, ma anche da soli. Un vecchio angolo di Milano che è cresciuto insieme alla metropoli e parla ancora meneghino. Voto medio recensioni google: 4,2/5

# Antica Trattoria della Pesa, Via Pasubio 10

#13 Credits: @antica_trattoria_della_pesa IG

Un crescendo di cucina milanese fino alla fine. Ai milanesi, cittadini tra i più curiosi al mondo, in grado di assaggiare ogni sfiziosità, piace la cucina tipica meneghina.
L’Antica Trattoria della Pesa ha il pregio di unire molti piatti della cucina lombarda che, anche se hanno la tradizione milanese nella nascita, permettono agli chef di offrire qualche variazione sul tema. Si trova proprio dove un tempo arrivavano le merci e venivano pesate. Voto medio recensioni google: 4,2/5

Continua la lettura con: Perchè non esistono RISTORANTI di CUCINA MILANESE fuori Milano

LAURA LIONTI

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Le celebrità di Milano: dove vivono e quanto pagano al metro quadrato

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dilettaleotta IG

Scopriamo quali sono le zone scelte da VIP in città e quanto pagano al mq.

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Le celebrità di Milano: dove vivono e quanto pagano al metro quadrato

# Calciatori e stilisti al Bosco Verticale

Credits Andrea Cherchi – Bosco verticale dall’alto

Il Bosco Verticale da quando è stato inaugurato nel 2014 è stato scelto da molti calciatori di Inter e Milan. Tra questi Ivan Perisic e Felipe Melo e l’attuale coach della nazionale italiana Luciano Spalletti. Un appartamento nel “grattacielo più bello e innovativo del mondo”, secondo il Council on Tall Buildings and Urban Habitat, ce l’hanno anche alcuni stilisti come Diego Dolcini e Gaia Trussardi. I prezzi variano dai 12.500 e 16.500 euro al metro quadro, a cui vanno aggiunti 1.500 euro di spese condominiali.

Leggi anche: Il “GRATTACIELO più bello e innovativo del MONDO”: 7 cose che forse non sai sul BOSCO VERTICALE

# Diletta Leotta in Porta Nuova

Solea Tower

Non lontano da qui, in zona Porta Nuova nei pressi di via Melchiorre Gioia, vive la conduttrice televisiva Diletta Leotta. Un appartamento nella Torre Solea, tra le altre due più alte Aria e Solaria, con vista mozzafiato sulla Biblioteca degli Alberi e gli altri grattacieli del Centro Direzionale. I prezzi variano da 10.000 a 15.000 euro al mq.

# A Citylife: Chiara Ferragni, Aranzulla, Ibra e Lautaro

Credits: Valter Repossi – Urbanfile

Citylife è diventato forse il quartiere più esclusivo della città e infatti troviamo un altra concentrazione di residenti VIP. Nelle residenze Libeskind e Hadid abitano Federica Panicucci, il re del web Salvatore Aranzulla, Zlatan Ibrahimovic, Lautaro Martínez e Chiara Ferragni, rimasta nell’attico con i figli dopo la separazione con Fedez. 

# Al Parco Vittoria in zona Portello ancora calciatori delle due squadre milanesi

parcovittoriamilano.it

In zona Portello al Parco Vittoria, vivono alcuni giocatori del Milan, tra cui Calabria, e dell’Inter, Çalhanoglu e De Vrij. Più verso San Siro si trovano altri calciatori oltre a Linus. Le quotazioni immobiliari si attestano oltre i 5.000 euro al mq.

# In Corso Sempione: Simona Ventura, Elodie, Marracash e Amadeus

Credits Andrea Cherchi – Corso Sempione dall’alto

In zona Corso Sempione hanno o hanno avuto casa Simona Ventura e i cantanti Elodie, Marracash e Mahmood. Nella zona, in via XX Settembre, anche Amadeus e la moglie Giovanna Civitillo. Il prezzo medio al mq per gli immobili di lusso supera gli 11.000 euro.

# In Brera: Ramazzotti, Maldini, Corona, Fedez, Zenga e Fabio Volo 

Brera

In Brera vivono Eros Ramazzotti, Paolo Maldini, Walter Zenga quando non è ad allenare in giro per il mondo, e il comico Paolo Rossi. Dalla parte del Castello c’è il nuovo appartamento di Fedez, mentre dal lato opposto, La Foppa, si trova Fabrizio Corona. In centro storico vivono anche Diego Abatantuono, la famiglia di Gennaro Gattuso, Fabio Volo e fino a qualche tempo fa anche Claudio Cecchetto. Le abitazioni in questa zona possono andare oltre i 15.000 euro al mq.

# In Porta Romana: Giacomo Poretti, Malika Ayane, Enrico Ruggeri

credits: beethecity.com

Diversi cantanti e personaggi dello spettacolo hanno scelto invece la zona di Porta Romana. Tra gli altri anche Malika Ayane, Enrico Ruggeri e Giacomo Poretti del trio. Le abitazioni in questa zona hanno un valore medio di 7.000 euro al mq ma gli immobili di pregio quotano oltre i 10.000.

Fonti: milano.cityrumors.it, designmag.it

Continua la lettura con: I LOCALI per una CENA VIP a Milano

FABIO MARCOMIN

copyright milanocittastato.it

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Dove viveva Leonardo a Milano? La sua casa è stata messa in vendita

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maps - Cascina Bolla

Per circa vent’anni, Leonardo Da Vinci ha vissuto a Milano, il periodo più fertile e creativo della sua straordinaria carriera. Ma ecco il dettaglio sorprendente: la casa in cui dimorò è oggi in vendita! Dove si trova questa storica abitazione e quali prove la legano al grande genio? Scopriamolo insieme.

 

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Dove viveva Leonardo a Milano? La sua casa è stata messa in vendita

# L’approdo di Leonardo a Milano

Cavallo di Leonardo a Milano
Cavallo di Leonardo a Milano

L’approdo di Leonardo Da Vinci a Milano è datato 1482. Rimase immediatamente colpito per la modernità e l’apertura della città verso innovazioni tecnologiche e scientifiche. Sebbene sia celebre soprattutto per le sue opere pittoriche, su tutti il Cenacolo esposto nel refettorio di Santa Maria delle Grazie, Leonardo fu un genio poliedrico, con interessi che spaziavano dalla scultura all’ingegneria, dall’architettura all’idraulica.

L’ambiente culturale che trovò a era decisamente diverso da quello di Firenze e per 20 anni decise di lasciarsi ispirare dalla città della Madonnina. Durante questo periodo, grazie al sostegno di Ludovico il Moro, realizzò opere in diversi campi. Rimane un interrogativo di cui pochi conoscono la risposta: in quale casa ha dimorato in tutto quel tempo?

Leggi anche: Così Leonardo da Vinci riuscì a farsi assumere a corte

# Cascina Bolla: una casa di campagna oggi a pochi passi da City Life

credit: design.fanpage.it

Il genio fiorentino scelse di vivere in una zona che allora era campagna, poco distante dal centro cittadino, in un’abitazione conosciuta come Cascina Bolla. Oggi si trova all’interno del tessuto urbano, precisamente in Via Paris Bordone 9, nel quartiere dell’ex Fiera. Secondo le ricerche condotte dall’ingegnere Camillo Rovizzani e dal geometra Romano Pagnotti, il Maestro avrebbe risieduto in questa dimora durante il periodo in cui lavorava alla realizzazione dell’Ultima Cena.

# La proprietà comprende una dimora di 1.000 mq e un parco di oltre 3.700 mq

Credits dingding.yolanda IG – Giardino Cascina Bolla

Nel corso dei secoli, la cascina è passata in mani diversi, riuscendo comunque  a preservare il suo fascino quattrocentesco nonostante incendi e guerre. In passato era circondata da un fossato con un alto muraglione, accessibile tramite un ponte levatoio e un porticato ad archi a sesto acuto, questi ultimi purtroppo oggi scomparsi.  È rimasta in piedi invece una torretta d’avvistamento, sul lato orientale, decorata con un affresco raffigurante un volo di uccelli.

Originariamente immersa nella campagna e circondata dalla natura, la cascina fungeva sia da abitazione che da osteria. Attualmente, la proprietà comprende una villa padronale di circa 1.000 mq, completamente indipendente, una dependance e un parco di oltre 3.700 mq.

# La vigna di Leonardo diventata off limits ai turisti dopo la cessione della Casa degli Atellani

Andrea Cherchi – Vigna di Leonardo

La passione di Leonardo per la campagna era ben nota, dato che la sua famiglia possedeva numerosi vigneti in Toscana. Proprio per questo legame con la terra e la natura, Ludovico il Moro decise di donargli una vigna, oggi conosciuta come la Vigna di Leonardo, situata in Corso Magenta 65 nella Casa degli Atellani dove Leonardo visse un paio di anni, proprio di fronte a Santa Maria delle Grazie. Fino a non molto tempo fa era accessibile al pubblico ma, a seguito dell’acquisto dello storico palazzo da parte del magnate del lusso Bernard Arnault, uno degli uomini più ricchi del mondo, è diventata off limits e non si sa se e quando sarà di nuovo visitabile.

Ritornando alla storica Cascina Bolla, attualmente rappresenterebbe una residenza esclusiva, situata a breve distanza da City Life, una delle zone più ambite e di prestigio di Milano.

Leggi anche: La vigna di Leonardo

# Esisteva davvero un tunnel sotterraneo con il Castello Sforzesco?

Pinterest – @ingiroper0

Qualche anno fa l’antica abitazione attribuita a Leonardo è stata messa in vendita, anche se le trattative sono rimaste rigorosamente riservate. Qualsiasi sia o sarà il nuovo proprietario  una dimora di inestimabile valore storico, circondata da fascino e mistero.

Della Cascina Bolla rimangono ormai solo pochi elementi originali, poiché è stata sottoposta a numerose ristrutturazioni nel corso del tempo. Tuttavia, la sua storia continua ad alimentare leggende. La più intrigante narra di un presunto passaggio sotterraneo che la metterebbe in collegamento con il Castello Sforzesco. La teoria però non è mai stata confutata. Esisteva davvero un passaggio segreto? La questione divide ancora oggi gli storici, e nemmeno gli ultimi proprietari hanno trovato prove definitive.

Quel che è certo, però, è che Leonardo intratteneva ottimi rapporti con la famiglia Sforza, che gli commissionò numerosi lavori a corte, rafforzando così il legame tra la cascina e la storia rinascimentale.

 

Fonte: Milano Per Pochi

Continua la lettura con: La beffa del Cavallo di Leonardo a Milano

FABIO MARCOMIN

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Le gastronomie migliori di Milano: la mini-guida dei sogni (con mappa) per chi non ha voglia di cucinare

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Credits peck_milano - Peck

Tempo di gastronomie. Queste le 10 top di Milano in ordine sparso. 

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Le gastronomie migliori di Milano: la mini-guida dei sogni (con mappa) per chi non ha voglia di cucinare

 

# Zoppi & Gallotti propone alimenti cotti sotto vuoto e cibo pronto da asporto

Credits zoppiegallotti IG – Zoppi e Gallotti

Nato come negozio di alimentari nel 1940, la terza gestione a firma Zoppi & Gallotti porta dal 1984 i migliori prodotti gastronomici nazionali ed esteri. Tra le specialità  ci sono anche salumi e formaggi rari e la macelleria, oltre a caviale, salmone e foie gras. Per chi ha poco tempo per cucinare ci sono alimenti cotti sotto vuoto e cibo pronto da asporto, oltre a novità gastronomiche di creazione propria e una selezione di vini. 

Indirizzo: Via Cesare Battisti 2 e via Salvini 3

# Gastronomia e salumeria Civelli è famosa per il paté di fegato d’oca prodotto in casa e le tartine in gelatina 

Credits you.food IG – Gastronomia Civelli

La “Gastronomia e salumeria Civelli” è aperta a Milano dal 1961, poco distante da piazza del Duomo. Le specialità sono il paté di fegato d’oca prodotto in casa e le tartine in gelatina di antipasto, oltre ai primi, secondi e dolci realizzati nel laboratorio interno. Un must imperdibile sono i panini farciti al momento, grazie a un’affettatrice Berkel del 1932 che taglierà perfettamente i salumi proposti dalla “casa”.

Indirizzo: Corso Italia 16

# Giannasi, dal 1967 il pollo allo spiedo più buono di Milano

La polleria di Giannasi in Piazza Buozzi

Giannasi è per tutti una sola cosa dal 1967: il pollo allo spiedo più buono di Milano. Questa rosticceria in zona Porta Romana, precisamente in piazza Buozzi, cucina polli da oltre 50 anni con un mix di spezie che li rende unici. L‘offerta di prodotti si è progressivamente arricchita con carne bovina e suina, oltre alle carni crude, i fritti, i primi piatti come lasagne, parmigiana, timballo, risotti di ogni genere. Dorando Giannasi, il proprietario storico, è ormai un’istituzione a Milano come testimonia l’ottenimento dell’Ambrogino d’oro nel 2010.

Indirizzo: Piazza Buozzi 2

Leggi anche: I PERSONAGGI ICONICI della Milano di oggi

# Rossi & Grassi Salumieri offre specialità della tradizione gastronomica milanese e italiana, con qualche tocco esotico

Credits janjarang IG – Rossi e Grassi

Rossi & Grassi Salumieri è la gastronomia milanese per eccellenza in Brera. Presente dal 1971 offre specialità della tradizione gastronomica milanese e italiana, con qualche spruzzata di esotico. I salumi e gli insaccati provenienti da tutte le regioni italiane sono tra i prodotti di punta. Oltre a una serie di prodotti gastronomici confezionati a marchio Rossi & Grassi si trovano anche formaggi italiani e stranieri, pasta fresca, dolci e piatti pronti.

Indirizzo: Via Ponte Vetero 4 e via Solferino 12

# Il Nuovo Principe con le sue specialità storiche: tartufi, funghi porcini, caviale, foie gras

Credits il_nuovo_principe IG – Il Nuovo Principe

Il Nuovo Principe, nato in via Turati 38, è una gastronomia a conduzione familiare aperta dal 1973. I tartufi, i funghi porcini, il caviale e il foie gras sono alcune delle specialità storiche ma non mancano i classici prodotti gastronomici come vitello tonnato, paté in gelatina, piatti pronti e un’ampia selezione di salumi, formaggi e conserve. Da qualche anno si è trasferito in Corso Venezia 21.

Indirizzo: Corso Venezia 21

# Gastronomia di Bonardi Piero, la più famosa per la paella a Milano

Credits gastronomia_da_piero IG – Gastronomia da Piero

Aperta nel 1973 con l’intento di offrire specialità della cucina lombarda e piemontese, la Gastronomia di Bonardi Piero è la più famosa di Milano per la paella, preparata ogni domenica mattina e considerata la migliore della città. Il venerdì è il giorno dove trovare un ampio assortimento di pesce fresco. Per gli amanti del vino “artigianale” sono 300 le etichette di vini biodinamici e biologici.

Indirizzo: Viale Umbria 27

# Peck, tempio del lusso gastronomico meneghino

Peck via Spadari, Milano

In pieno centro troviamo Peck, il tempio del lusso gastronomico meneghino aperto da quasi 140 anni. Questa gastronomia sfama generazioni di milanesi dal 1883 con insalata russa, patè, tartine alla gelatina e antipasti vari, oltre a salumi, famosa la bresaola di loro produzione. Ancora si possono gustare formaggi, pasta fresca, carni, verdura e piatti pronti, proposti in estate anche in formula picnic. A questo si sono aggiunti dei veri spazi ristoranti e enoteche. La location storica non è più l’unica, Peck ha aperto anche in Citylife, a Porta Venezia e persino a Forte dei Marmi.

Indirizzi: Duomo (Via Spadari 9), CityLife, Porta Venezia (via Salvini 3) e Forte dei Marmi

# Pasta della Francesca, i tesori della gastronomia milanese

Credits restaurantguru – Pasta della Francesca

Pasta della Francesca è uno dei negozi storici di via Piero della Francesca, in zona Sempione. A rotazione ogni giorno ci sono i tesori della gastronomia milanese: pasta fresca come gnocchi e ravioli da cuocere a casa, sughi, secondi di pesce e di carne, contorni, dolci. Ogni giorno ci sono nuovi menu e specialità ispirate alla cucina lombarda. Non mancano alcune specialità meneghine tipiche come il riso al salto, il minestrone, la pasta e fagioli e insalata di nervetti.

Indirizzo: Via Piero della Francesca 20

# Rosticceria Galli, il punto di riferimento di corso Vercelli

Credits rosticceria_galli IG – Rosticceria Galli

La Rosticceria Galli è un punto di riferimento in una delle via storiche dello shopping meneghino, corso Vercelli. Presente dal 1949 è la gastronomia ideale per acquistare un arancino tra un giro di negozi e l’altro, una paella prima del cinema, antipasti, patè, dolci. Qui si trova anche pollo allo spiedo, tacchino e cappone ripieno e ovviamente il mitico panettone artigianale milanese.

Indirizzo: Corso Vercelli 8

# Gastronomia Giacomo, una vera istituzione gastronomica

Credits giacomo_milano – Giacomo Milano 1

La Gastronomia Giacomo, locale dell’omonimo impero che a Milano è una vera istituzione gastronomica, è drogheria, salumeria, latteria. Si possono trovare salumi, formaggi, pasta, olio, con un’attenzione particolare per i piccoli produttori artigianali. Nella proposta di piatti pronti spiccano il pollo allo spiego, la parmigiana di melanzane, le lasagne e gli arrosti.

Indirizzo: Via Sottocorno 3

Fonte: Informacibo

Continua la lettura con: I 10 RISTORANTI TOP di Milano

FABIO MARCOMIN

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Perché Milano città stato (far diventare Milano una città regione)?
1. Per avere un solo POTERE sul territorio e nei rapporti con Roma (invece che comune, città metropolitana e regione con confusione di competenze e responsabilità)
2. Per avere una gestione diretta delle RISORSE per risolvere i problemi di Milano
(Invece che dover sempre chiedere a regione o stato le risorse per realizzare qualcosa di strutturale sul territorio) e gestire direttamente i fondi europei (riuscendo anche a farsene assegnare di più)
3. Per avere un MODELLO per consentire a Milano di rilanciare il Paese (diventando un laboratorio di sperimentazione con autonomia di decisioni e possibilità di legiferare norme più efficienti).
 

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo#Madrid#Berlino#Ginevra#Basilea#SanPietroburgo#Bruxelles #Budapest#Amsterdam#Praga#Londra#Mosca#Vienna#Tokyo#Seoul#Manila #KualaLumpur#Washington#NuovaDelhi#HongKong #CittàDelMessico#BuenosAires#Singapore

 

Dopo Chinatown Milano avrà anche Japan Town?

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shibuya1 - Ph. @tokyo__lover_ IG

Il Giappone è un bellissimo paese, ricco di storia e di fascino. Dalla lingua alla sua cucina, tanti sono gli aspetti che sempre più ci incuriosiscono e appassionano. A Milano sono innumerevoli, sebbene non sempre autentici, i ristoranti di sushi. E le mostre riguardanti il Giappone si susseguono una dopo l’altra con grande riscontro da parte dei visitatori. Dopo il grande successo di Chinatown perchè non dare a Milano anche un quartiere giapponese? Foto cover: shibuya1 – Ph. @tokyo__lover_ IG

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Dopo Chinatown Milano avrà anche Japan Town?

# Un paese molto lontano, ma anche molto familiare

Credits: deviantart.com
cyberpunk giapponese

Il Giappone è la patria dei manga, dei cartoni animati, del cyber punk della robotica e di tanto altro a noi molto familiare. Nella nostra città esistono diversi luoghi per approfondire la cultura giapponese e un numero sempre maggiore di milanesi ha iniziato timidamente allo studio del Katana, dell’Hiragana e dei Kanji.

Sembra strano eppure anche i giapponesi sono emigrati nel corso dei secoli. Il Giappone ha infatti alternato periodi di totale chiusura all’esterno a timidi momenti di apertura durante i quali i Nikkei (gli emigrati nipponici e i loro discendenti) hanno creato vere e proprie comunità in giro per il mondo. Certo non una migrazione paragonabile a quella meridionale o cinese, ma rilevanti nuclei si sono insediati e sviluppati dal Perù agli USA e dal Canada all’Indonesia.

# È a Milano la comunità giapponese più numerosa in Italia

Credits: centrodiculturagiapponese.org
Centro di Cultura giapponese Milano

Popolo notoriamente laborioso, discreto e molto educato ha creato, all’interno delle società che lo ha accolto, delle comunità caratterizzate da uno stile di vita e degli usi e costumi unici. Le comunità giapponesi più numerose in Europa si trovano a Londra, Parigi e Düsseldorf. In Italia la comunità nipponica più numerosa si trova tra Milano e provincia (poteva essere altrimenti?), tanto che esiste una scuola, fondata nel 1976, dove si seguono i programmi scolastici della madre patria e tutti gli studenti devono occuparsi a turno della pulizia di aule e corridoi. Il centro culturale giapponese è molto attivo in città, organizza diversi corsi, sia di linguistici che culturali, e diverse associazioni, dalla camera di commercio italo-giapponese alle palestre di arti marziali.

# Japan Town: perché non facciamo un quartiere dedicato al Sol Levante?

Credits: Semplicemente Milano di Andrea Cherchi

Tutto questo ci pare sufficiente affinché si crei un piccolo quartiere giapponese o almeno una via che richiami le suggestioni di Tokyo o Osaka (quest’ultima gemellata con Milano). Ricreare una piccola Shibuya o Ginza sarebbe davvero una cosa entusiasmante visto il successo del quartiere cinese di Paolo Sarpi, sempre più turistico e vivo, da tempo immemore, oramai un’autentica caratteristica di Milano. Un quartiere nipponico alla milanese sarebbe un successo planetario. Oltre che dare a Milano un tocco di internazionalità e una zona di indiscutibile pregio. Da realizzare attraverso la cooperazione attiva delle intelligenze giapponesi ospiti a Milano. 

shibuya

Continua la lettura con: Via PAOLO SARPI e le chicche di Chinatown: breve guida al quartiere più di tendenza nel cuore di Milano

ANDREA URBANO

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Perché Milano città stato (far diventare Milano una città regione)?
1. Per avere un solo POTERE sul territorio e nei rapporti con Roma (invece che comune, città metropolitana e regione con confusione di competenze e responsabilità)
2. Per avere una gestione diretta delle RISORSE per risolvere i problemi di Milano
(Invece che dover sempre chiedere a regione o stato le risorse per realizzare qualcosa di strutturale sul territorio) e gestire direttamente i fondi europei (riuscendo anche a farsene assegnare di più)
3. Per avere un MODELLO per consentire a Milano di rilanciare il Paese (diventando un laboratorio di sperimentazione con autonomia di decisioni e possibilità di legiferare norme più efficienti).
 

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Quelle scene di vita quotidiana della Milano di un tempo che… vorremmo rivivere

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La Belle Epoque  è un film francese di alcuni anni fa che si basava su un’idea curiosa: un’agenzia specializzata nel fare rivivere epoche storiche o momenti del passato vissuti dal cliente. C’è chi si ritrova nella Germania di Hitler, nella Francia prerivoluzionaria oppure chi rivive il primo incontro con la donna amata nella Lione del 1974.
Dopo aver visto il film ci siamo chiesti: quali potrebbero essere i momenti del passato di Milano che ci piacerebbe rivivere?

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Quelle scene di vita quotidiana della Milano di un tempo che… vorremmo rivivere

# Passeggiare a Milano con i navigli scoperti

credits: beic.it

Sentirsi come Casanova quando descriveva Milano come una seconda Venezia e capire se davvero avrebbe senso battersi per rifarli come erano un tempo.

# Una serata al New Magazine (primi anni ’90)

In viale Umbria si scendono le scale e ci si ritrova in un’ampia sala con dei tavolini con sopra un telefono e un numero ben visibile. Ci si accomoda, si guarda chi c’è negli altri tavoli e se si vede qualcuno di interessante si chiama da un tavolo all’altro. Oppure si attende che qualcuno ci chiami. Primo locale di Milano spazzato via da internet.

# Un giorno nella Milano delle cabine telefoniche

Credits Urbanfile – Prima cabina telefonica

Niente cellulari. Darsi appuntamento davanti alla porta del Duomo. Fare la coda davanti a una cabina per telefonare all’amata, sperando che non sia il padre a rispondere.

# Via Fiori Chiari prima della legge Merlin

bordello di brera
bordello di brera

Ritrovarsi nella Pigalle di Milano, nella Brera a luci rosse dove al posto del Louisiana c’era un bordello, dove da ogni palazzo splendide ragazze adescavano i viandanti. Perdersi nelle stradine confrontando cosa c’era allora al posto dei locali di oggi.

# Vivere le 5 giornate

Poter assistere al momento storico in cui la palla di cannone si conficca nel palazzo di Porta Romana 3. Ritrovarsi tra le file dei rivoltosi, spiegando loro che è tutto inutile, che alla fine i Savoia ci avrebbero fregato e riconsegnato la Milano liberata agli stranieri.

# Partecipare a una festa a casa del diavolo

Da: L’avvocato del diavolo

Nella Milano falcidiata dalla peste, mescolarsi ai nobili del tempo che con le loro carrozze si recavano alla casa del Diavolo in porta Romana per vivere le sue feste leggendarie.

# La nascita del Panettone

Credits: Pasticceria Clivati Facebook

Assistere nella cucina di Ludovico il Moro al momento in cui venne sbagliato l’impasto che fece nascere il panettone.

# Il quattordicesimo apostolo

milano deserta
Cenacolo vinciano

Andare a trovare Leonardo che fa il murales più celebre del mondo.

# Godersi Milano sulle montagne russe alle Varesine

luna park delle varesine
luna park delle varesine

Visitare il Luna Park delle Varesine, la mecca degli adolescenti degli anni settanta e ottanta, vivere l’ebbrezza delle montagne russe che si innalzavano a fatica dove oggi si elevano i grattacieli.

# Girare per Milano sotto la nevicata dell’85

Una delle giornate più incredibili dell’ultimo mezzo secolo di Milano. La città ricoperta da oltre un metro di neve, le auto che slittano, gli autobus che non riescono a ripartire senza spinta, la gente che scia sul Montestella.

# Festeggiare una vittoria della coppa campioni dell’Inter o del Milan

La prima storica vittoria dell’Inter nella finale della coppa campioni giocata a San Siro contro il Benfica. L’alternativa per i milanisti: ritrovarsi sugli spalti del Meazza il 19 aprile 1989 a rivivere il 5 a 0 contro il Real Madrid in semifinale di Coppa Campioni in un periodo in cui l’Inter non vinceva niente.

# Rifare la coda per il padiglione giapponese a EXPO

coda padiglione giappone

La coda più bella di sempre. Quella per il padiglione giapponese a Expo. Commozione. 

Continua la lettura con: Ma è vero che a Milano c’è il pesce più fresco d’Italia? 

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Perché Milano città stato (far diventare Milano una città regione)?
1. Per avere un solo POTERE sul territorio e nei rapporti con Roma (invece che comune, città metropolitana e regione con confusione di competenze e responsabilità)
2. Per avere una gestione diretta delle RISORSE per risolvere i problemi di Milano
(Invece che dover sempre chiedere a regione o stato le risorse per realizzare qualcosa di strutturale sul territorio) e gestire direttamente i fondi europei (riuscendo anche a farsene assegnare di più)
3. Per avere un MODELLO per consentire a Milano di rilanciare il Paese (diventando un laboratorio di sperimentazione con autonomia di decisioni e possibilità di legiferare norme più efficienti).
 

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo#Madrid#Berlino#Ginevra#Basilea#SanPietroburgo#Bruxelles #Budapest#Amsterdam#Praga#Londra#Mosca#Vienna#Tokyo#Seoul#Manila #KualaLumpur#Washington#NuovaDelhi#HongKong #CittàDelMessico#BuenosAires#Singapore

 

«Milano verticale»: 3 piani per risolvere la mobilità e migliorare la qualità della vita

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Strade libere, pedoni in ogni dove, viali alberati, auto sotto terra e ciclisti su cavalcavia elevati: questa è la Milano Verticale. Ecco come il grattacielo urbano potrebbe rivoluzionare la mobilità milanese.

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«Milano verticale»: 3 piani per risolvere la mobilità e migliorare la qualità della vita

# Il Grattacielo Milano come soluzione della mobilità

Milano ha un grosso problema: il traffico. Non si tratta solo di una questione di comodità, ma di una sfida fondamentale per la mobilità urbana e la qualità della vita. Come molte metropoli, Milano si è affidata allarea C e all’area B, ma, sebbene queste misure abbiano ridotto il traffico nel centro, non sono sufficienti e, sicuramente, non sono all’altezza della Milano del futuro.

L’obiettivo non può semplicemente essere eliminare le auto, bensì ripensare completamente la mobilità cittadina. La soluzione potrebbe risiedere in una visione radicale: trasformare Milano in una città stratificata, su almeno 3 livelli, seguendo l’esempio dei grattacieli che hanno ottimizzano uffici e abitazioni sull’asse verticale.

Immaginare Milano come un “grattacielo orizzontale” significherebbe dividere la città in tre piani distinti: sotterraneo, piano terra e primo piano. Ogni livello sarebbe dedicato a una funzione specifica, riducendo il caos e migliorando l’efficienza complessiva. Ecco come si potrebbero sviluppare i 3 piani.

# Il piano sotterraneo: auto, tunnel e parcheggi interrati

Il primo livello della Milano verticale dovrebbe essere situato sotto terra. La città ha già esempi virtuosi di utilizzo del sottosuolo, come i parcheggi sotterranei di CityLife, ma è necessario un approccio più ambizioso.

Nel 2023 circolavano a Milano circa 993.000 auto: l’obiettivo deve essere quello di portare a zero il numero di veicoli in superficie. Seguendo l’esempio di Elon Musk (e dei tunnel sperimentali della Boring Company, già in funzione a Los Angeles), Milano potrebbe sviluppare una rete di direttrici sotterranee che sostituiscano il traffico di superficie.

Questi tunnel potrebbero essere inizialmente testati su arterie chiave come Corso Buenos Aires, Viale Monza e Melchiorre Gioia, con l’obiettivo di espandersi, poi, a una circonvallazione sotterranea. Grazie all’intelligenza artificiale, il traffico potrebbe essere gestito in modo automatizzato, riducendo incidenti e ottimizzando i flussi.

Ai tunnel sotterranei dovrebbe essere affiancata la creazione di 3 mega-silos sotterranei, considerando i parcheggi di CityLife come il 4°, accessibili direttamente dalle autostrade. Questi hub strategici, posizionati alle porte della città, potrebbero ospitare migliaia di auto e consentire ai pendolari di parcheggiare e continuare il loro viaggio con mezzi alternativi.

3 idee ottimali potrebbero essere:

  • Nord: Porta Volta/Parco Sempione, servendo chi arriva dalle autostrade A8 e A9.
  • Sud: Ex Scalo Romana, ideale per chi proviene dall’A1.
  • Est: Lambrate e Città Studi, per chi entra dalla A4.

# Il piano terra: la città pedonale libera dalle auto e da ogni altro mezzo

Con lo spostamento del traffico sotterraneo, il piano terra di Milano potrebbe essere completamente ripensato. L’assenza di auto trasformerebbe la città in un paradiso per i pedoni. I tram storici, simbolo della tradizione milanese, potrebbero rimanere come un elemento distintivo, mentre autobus e altri mezzi su ruota verrebbero gradualmente sostituiti da metropolitane e tunnel.

Le strade, una volta liberate dal traffico, diventerebbero vere e proprie “strade verdi”, con alberi, aiuole e percorsi pedonali. La circonvallazione, da simbolo di congestione, potrebbe trasformarsi in un grande parco lineare che collega i diversi quartieri. Gli spazi liberati permetterebbero ai ristoranti di espandere le aree all’aperto, creando nuovi luoghi di socialità.

Questo cambiamento radicale non riguarderebbe solo l’estetica urbana, ma anche la sicurezza e la vivibilità. I bambini potrebbero giocare liberamente nelle strade dei quartieri, senza il rischio di essere investiti, mentre i cittadini riscoprirebbero il piacere di camminare e incontrarsi in una città finalmente a misura d’uomo.

# Il primo piano: piattaforme sopraelevate per biciclette e mezzi elettrici

Il livello sopraelevato rappresenta la frontiera più futuristica del progetto. L’idea è creare una rete di piste ciclabili, accessibile anche a monopattini, skateboard, overboard e, potenzialmente, anche scooter elettrici, sospesi sopra le strade e gli edifici. Queste strutture leggere ed eleganti, non dovrebbero richiamare i classici cavalcavia grigi, ma integrarsi armoniosamente nel paesaggio urbano.


L’esempio che dimostra la fattibilità di tutto ciò è la pista ciclabile sospesa di Xiamen, in Cina, lunga 8 chilometri e dotata di accessi diretti ai mezzi pubblici e di punti di noleggio biciclette.
Una rete simile, a Milano, permetterebbe ai cittadini di spostarsi rapidamente senza interferire con il traffico sottostante.

Ascensori strategicamente posizionati in corrispondenza degli ormai ex-incroci del piano terra renderebbero le piste facilmente accessibili dalla strada, mentre la posizione sopraelevata del cavalcavia permetterebbe anche l’accesso diretto a chi abita nei piani superiori degli edifici. Questi percorsi sopraelevati potrebbero seguire il tracciato delle arterie sotterranee, creando un sistema coerente e integrato.

# I piani del grattacielo sono infiniti, come procedere?

Completato il piano uno avremmo risolto definitivamente la mobilità milanese. Ora la sfida sarebbe continuare con lo sviluppo del grattacielo Milano.

Si potrebbero, per esempio, progettare passerelle sospese tra gli edifici del centro, offrendo percorsi pedonali sicuri e suggestivi, ideali per zone ad alta densità come il Quadrilatero della Moda o i Navigli.  Oppure ancore, i tetti degli edifici potrebbero trasformarsi in piazze verdi e spazi di aggregazione, ampliando ulteriormente le possibilità di utilizzo dello spazio urbano.

Realizzare questa visione richiederà tempo, risorse e una pianificazione accurata, ma i benefici sarebbero enormi: una città più vivibile, sostenibile e all’avanguardia. Come la metropolitana un tempo era solo un sogno, anche questa idea può diventare realtà. Con una strategia chiara e la volontà di osare, Milano può davvero trasformarsi in una città verticale, tracciando una nuova strada per il futuro urbano. Qui il video del progetto:

Continua la lettura con: Un cambio di prospettiva radicale: macchine nei tunnel della metro di Milano?

MATTEO RESPINTI

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Farai anche tu «la cena delle 7 cene»?

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Una tradizione medievale per affrontare meglio il Natale.

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Farai anche tu «la cena delle 7 cene»?

«La cena delle 7 cene» è una tradizione nata nel Medio Evo nell’Oltrepò Pavese: un grande banchetto costituito da 7 portate consumato la sera del 23 dicembre per prepararsi al digiuno della vigilia di Natale. Ma quali sono le portatre?

Le sette portate replicano “i sette capitali” e servivano per saziare i commensali fino al pranzo di Natale. Ogni portata ha un significato. L’insalata e le acciughe arrivavano dalla Liguria attraverso la Via del Sale, la torta di zucca simboleggiava il Sole, a cui in origine era dedicata la festa del 25 dicembre. Cipolla e aglio servivano a scacciare gli spiriti maligno. E si finiva con il miccone: un grande pane legato alla leggenda che narra che Gesù sia stato nascosto in una cesta di pane durante la fuga in Egitto. 

La tradizione venne ideata dai contadini dell’Oltrepò pavese in occasione dell’Antivigilia di Natale per ritrovarsi con gli amici prima degli impegni natalizi con le rispettive famiglie. 

Ph. @camminandoinoltrepo IG

Fonte: @bellitalia_magazine IG

Continua la lettura con: Le 5 cose che la vera milanese fa a Natale

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Niente concertone di fine anno neanche a Milano: “con il budget disponibile, artisti non all’altezza”

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Non è una fine dell’anno fortunata per i concertoni. 

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Continua con: Le tue condizioni dopo un pomeriggio di shopping a Milano

SMAILAND, “il sorriso di Milano”: ogni giorno su milanocittastato.it

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Il regalo di Natale Last Minute: 4 idee per salvarsi all’ultimo minuto

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pexels-lil-artsy- Regalo fai da te

Il regalo di Natale last minute è sempre un’impresa difficile da affrontare. L’ansia di trovare il regalo perfetto per le persone a cui teniamo può diventare opprimente, soprattutto quando il tempo stringe e i negozi sono affollati. Tuttavia, con un po’ di creatività e pensiero, è ancora possibile fare un regalo significativo anche all’ultimo minuto.

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Il regalo di Natale Last Minute: 4 idee per salvarsi all’ultimo minuto

# La prima opzione: il buono regalo

pexels-sora-shimazaki- Gift card

Una delle opzioni più comuni per un regalo last minute è il classico buono regalo. Sebbene possa sembrare impersonale, in realtà offre alle persone la possibilità di scegliere ciò che desiderano davvero. Si può optare per un buono regalo di un negozio preferito della persona o per un’esperienza unica, come un corso di cucina o un massaggio rilassante. In questo modo, si dimostra di aver pensato alle passioni e agli interessi della persona e di volerla coccolare nel modo migliore possibile.

# La seconda opzione: il fai da te

pexels-lil-artsy- Regalo fai da te

Un’altra idea per un regalo last minute è quello di creare qualcosa con le proprie mani. Un regalo fatto a mano offre sempre un tocco personale e speciale. Si può pensare di realizzare una scatola di biscotti fatti in casa o un cesto di prodotti gastronomici prelibati. Altrimenti, si può provare a creare un album fotografico con i ricordi più preziosi condivisi con la persona a cui si vuole fare il regalo. Questo non solo dimostra impegno e dedizione, ma anche un grande amore e apprezzamento per la persona.

# La terza opzione: un evento speciale

pexels-caleb-oquendo- Concerto

Se si è in cerca di qualcosa di più originale, si può pensare a un’esperienza unica. Ci sono moltissime opzioni disponibili, come biglietti per un concerto o uno spettacolo teatrale, un weekend in una città che la persona desidera visitare o addirittura un volo per una destinazione esotica. Un’esperienza regalata può lasciare un ricordo indelebile nella mente e nel cuore della persona, rendendo il Natale un momento ancora più speciale.

# La quarta opzione: il digital non passa mai di moda

Serie originali Netflix

Infine, se si è davvero a corto di tempo, si può sempre optare per un regalo digitale. Un abbonamento a una piattaforma di streaming, un ebook o un audiolibro sono solo alcune delle opzioni disponibili. Questo tipo di regalo può essere inviato immediatamente via e-mail, rendendolo perfetto per gli acquisti last minute.

# In conclusione

In conclusione, anche se il regalo di Natale last minute può sembrare una sfida, ci sono molte opzioni creative e significative da considerare. L’importante è dimostrare alla persona a cui vogliamo fare il regalo che abbiamo pensato a lei con affetto e cura, indipendentemente dal tempo a nostra disposizione.

Continua la lettura con: Le 5 cose che la vera milanese fa a Natale

MICHELE LAROTONDA

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Le nuove linee del passante per integrarlo meglio con la metropolitana

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Matrimonio tra metro e passante? Tanti ne parlano ma non esiste ancora nulla di concreto. In attesa che si compia il grande passo, questa la mia proposta per potenziare il trasporto pubblico milanese, rendendolo più completo e attrattivo sia per i milanesi che per i pendolari che raggiungono la città.

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Le nuove linee del passante per integrarlo meglio con la metropolitana

il treno che passa sotto Milano. Credit: Repubblica Milano

L’idea fondamento: razionalizzare le linee suburbane, prevedendo eventuali sbinamenti e aumentandone la frequenza. Ho proposto anche di associare una lettera e un colore diverso ad ogni corridoio al posto che enumerarle, in modo che questo nuovo sistema si possa integrare maggiormente con quello metropolitano.

# Le nuove linee: le stazioni del sistema suburbano diverrebbero 26

SA: SARONNO-MI BOVISA-MI ROGOREDO-LODI/PAVIA (NERA)

SB: TREVIGLIO-PIOLTELLO-RHO-VARESE/NOVARA (GRIGIA)

SC: MI CADORNA-PALAZZOLO M-SEVESO-MARIANO C/CAMNAGO L (AMARANTO)

SD: RHO-MONZA-CARNATE-LECCO/BERGAMO (AZZURRA)

SE: ALBAIRATE-SEREGNO-SARONNO/CHIASSO (FUCSIA)

Più in dettaglio, si tratta di istituirne alcune di rinforzo a quelle di maggior frequenza (Rho – Pioltello e Saronno – Rogoredo), prolungare le attuali linee metro, ove possibile, con linee leggere di superficie e costruire le nuove stazioni di interscambio di Sondrio Abbadesse (M3/SD), Lancetti sup. (SA/SB/SD), Turro (M1/SE), Zama (SA), Tibaldi (M6/SE) e Milano Canottieri (SE). Le stazioni del sistema suburbano diverrebbero così 26.

Altri interventi più specifici per la realizzazione del progetto sarebbero la trasformazione dell’attuale S3 Saronno-Cadorna in M7 (un’ipotetica M6 sarebbe Certosa-Tibaldi-Noverasco), in quanto si tratta di una linea con un’unica origine e un’unica destinazione, con frequenza aumentata rispetto all’attuale e la soppressione della fermata di Villapizzone e la costruzione di una nuova stazione di interscambio Bovisa-Ghisolfa SA/SB/SC/M7.

Un’ultima proposta fattibile nel breve periodo è la costruzione di una rete notturna (venerdì e sabato): Rho-Pioltello, Saronno-Rogoredo, Seveso-Cadorna e Monza-San Cristoforo.

Se dovessero essere apportate anche solo alcune delle modifiche specificate, si potrebbe infine procedere a un allargamento dell’attuale area C alla cerchia della linea 90\91.

Continua la lettura con: Il passante: si viaggia gratis?

GIAN LUCA LAURI

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Il campionato italiano di sci al Monte Stella: una vittoria storica per Milano

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Nella Milano colorata dei paninari, perfino organizzare un campionato di sci sul Monte Stella sembrava la cosa più naturale del mondo. D’altra parte se abbiamo costruito una montagna artificiale perché non farci una gara di sci?

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Il campionato italiano di sci al Monte Stella: una vittoria storica per Milano

Campionati italiani di sci al Monte Stella

23 dicembre 1984. La Montagnetta di San Siro è coperta dalla neve. Non solo, ha una pista da sci con starter, bandierine e traguardo, sembra di essere in Valtellina o sulle Dolomiti. Anche perché non si tratta di qualche buontempone ma di una gara vera e propria: il parallelo di Natale. Che a suo modo fece la storia dello sci italiano. 

# Il paesaggio alpino dai vetri della 78

Ricordo quanto era bizzarro vedere quella pista di neve andando o tornando da scuola sulla 78, l’autobus che percorre via Diomede e da cui si può ammirare ancora oggi il Monte Stella. 
La Milano da bere a metà degli anni Ottanta raggiunse l’apice della bausciaggine. Sembrava non esistessero limiti ai suoi sogni. La Borsa volava come un razzo per Marte, in città si viveva come quando ci si sente brilli in un aperitivo in cui si è un po’ esagerato.
La Milano da bere era uno stato di ubriachezza generale, un’euforia diffusa, forse un po’ stupida o superficiale, ma che allora sembrava un sogno. Un sogno che come tutti i sogni sembrano durare per sempre, salvo svanire al risveglio. 

# A Milano il mare, la montagna e il campionato di sci

A dicembre del 1984 il sogno era più vivo che mai.
Nella Milano colorata dei paninari, perfino organizzare un campionato di sci sul Monte Stella sembrava la cosa più naturale del mondo. Dopo aver costruito il mare, all’Idroscalo, era il momento della montagna.
Anche perché la montagna Milano ce l’ha davvero, anch’essa frutto di una mente geniale che scrisse una storia d’amore trasformando i cumuli di rovine dei bombardamenti della seconda guerra mondiale nella prima montagnetta urbana della città. E pensare che la si voleva inizialmente costruire alta almeno il doppio. Chissà se il campionato in quel caso avrebbe avuto un altro esito?

# La prima vittoria ufficiale del più grande sciatore italiano degli ultimi 40 anni

Era il parallelo di Natale a cui parteciparono tutti gli atleti della nazionale di sci. Coppie di sciatori sfidano contemporaneamente: il vincente avanza, chi perde viene eliminato. Forse la competizione più spettacolare dello sci alpino. Addirittura in un caso, nel campionato di dieci anni prima, si ricorse a un parallelo per assegnare la coppa del mondo quando le due leggende dello sci Stenmark e Thoeni erano arrivati a pari punti in classifica. Allora vinse Gustav Thoeni, mito dello sci italiano che parlava con forte accento tedesco. 

A vincere il Parallelo di Natale a Milano fu invece un diciottenne allora sconosciuto, uno sciatore emiliano che era membro della nazionale B. Sconfisse quello che era uno degli astri della squadra dello slalom: Roberto Erlacher.  Il vincitore ragazzino era Alberto Tomba, alla sua prima vera vittoria. Nessuno lo conosceva ma in pochi mesi tutta l’Italia gridava forte il suo nome davanti alla televisione. Il suo allenatore era Thoeni. Quando si dice i paralleli della vita…

# La beffa del destino

Già, la vita. Spesso semina di ironia beffarda le vicende degli umani creando bizzarre coincidenze. Nel Natale di quel 1984 per costruire la pista non c’era abbastanza neve e venne usata quella che fu definita “una gigantesca macchina tritaghiaccio”.
L’ironia della sorte è che solo pochi giorni dopo arrivò un’ondata di freddo artico senza precedenti, che travolse prima il centro, poi il Nord Italia.
Dal 13 al 17 gennaio 1985 a Milano fu di scena la nevicata del secolo: cinque giorni di nevicate che superarono il metro di altezza. E che fecero crollare il Palasport, a poche centinaia di metri dalla montagnetta.

Non solo da allora non ci furono mai più gare di sci alpino a Milano ma per alcuni anni Milano non ebbe più un palazzetto per gli sport indoor.
Dalla primavera del 1985 la Borsa iniziò il crollo dai suoi massimi e la Milano da bere passò dalla sbornia a un hangover da cui, per certi aspetti, non ci siamo più ripresi.
Il dio delle montagne forse non aveva gradito. 

#lacittàdeisogni

Continua la lettura con: La nevicata del secolo a Milano

ANDREA ZOPPOLATO

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Dormitorio, vetrina, community, borgo: in che tipo di quartiere di Milano vivi?

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Fonte: www.squadrati.com

Riproponiamo un successo evergreen: il quadrato semiotico dei quartieri di Milano, una mappa che divide la città in 4 grandi famiglie. Quali sono i criteri? L’attitude della zona, il senso identitario del quartiere, ma anche la quantità di vita che trascorre chi ci abita. Come dicono i loro autori, una mappa che è un po’ “dimmi dove abiti e ti dirò che tipo di quartiere è”. A crearla e a diffonderla sui social, sono stati gli Squadrati, un’agenzia che ha come missione quella di rendere pop le ricerche di mercato.

Vedi: Il quadrato semiotico dei quartieri di Milano di www.squadrati.com

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Dormitorio, vetrina, community, borgo: in che tipo di quartiere di Milano vivi?

# Se vivi qui, buona notte…

Il quartiere Dormitorio ha scarso senso di comunità tra chi ci vive e non è molto frequentato dai non-residenti.
Tra i più influenti nella loro natura un po’ sopita, troviamo il quartiere Adriano, dove sorgevano i capannoni della Magneti Marelli, chiusi nel 1993. “Tutti i quartieri nati tra gli anni Novanta e Duemila, quelli costruiti attorno a un buco per una nuova Esselunga non si sono dimostrati esempi di successo urbano” dice Maran, Assessore a Urbanistica, Agricoltura e Verde a Milano. Altro quartiere in cerca di una sua identità è Cagnola: chi ci abita appena può scappa.
Poi c’è Gratosoglio, a sud di Milano, frutto del boom degli anni ’60 che mette inquietudine anche a chi ci vive. Strade vuote, piazze abbandonate, case popolari silenziose e le torri bianche dell’Aler fanno pensare ad un quartiere abbandonato. Invece qui ci si dorme, appunto.

# Se vivi qui, sei cool…

Nei Quartieri Vetrina, sempre a dire dei creatori della mappa, i residenti hanno uno scarso senso di comunità, ma l’area esercita un grande fascino verso l’esterno, attraendo i non-residenti per lavoro o per piacere, come lo shopping, la serata, il ristorante, il passeggio. Tra questi, il quartiere Brera che si posiziona nel grafico come il massimo esempio di  “vetrinitudine”: massimo livello di attrattiva, minor grado di coesione tra i suoi abitanti. Qui, al massimo, ci si ferma per farsi un aperitivo o farsi fare le carte, ma solo se non ci si abita. Altri quartieri vetrina sono Garibaldi e Porta Nuova.

# Se vivi qui, ti attacchi al tram…

I Quartieri Borgo sono caratterizzati da un forte senso di comunità di chi li vive, ma sono poco frequentati dai non-residenti. Chi abita in un quartiere borgo generalmente è molto affezionato a quella dimensione di vita, dove ci si conosce per nome, dove ci si aiuta vicendevolmente, dove gli artigiani e le botteghe sopravvivono ancora. Una dimensione, insomma, più vicina a quella di un paese. E poco importa se non è ben servita dai mezzi… Baggio ne è un esempio: con la sua storia che risale addirittura all’epoca celtica, una meno felice, che negli anni ’70 e ’80 lo fece inserire nella lista nera dei quartieri più pericolosi di Milano, Baggio e le sue viuzze d’antan fanno dimenticare che l’autobus passa ogni 15 minuti. Altri tipici quartieri borgo sono la Barona, Affori, Greco e Casoretto

# Se vivi qui, aggiungi un posto a tavola…

E, infine, ci sono i Quartieri Community, quelle zone vissute dagli abitanti con grande senso di appartenenza, ma che allo stesso tempo risultano affascinanti e attrattive anche per chi non ci vive. Due quartieri Community su tutti sono Chinatown e No.Lo.. La loro dimensione è talmente intima, il senso di appartenenza di chi ci abita è talmente forte, che quando ti ci trasferisci un comitato di benvenuto organizza una festa per te. Si scherza, ma il senso di comunità è alto, il tessuto sociale, tendenzialmente popolare e con una presenza etnica maggioritaria, è multiforme e colorato, e l’accoglienza è calorosa.

# Se vivi qui, deciditi…

Nel punto centrale della mappa, a cavallo tra le ascisse dell’attrattività e le ordinate dell’appartenenza comunitaria, ci sono alcuni quartieri indecisi: i creatori del quadro semiotico indicano Lambrate, Lorenteggio, Giambellino, Scalo romana.
Prendiamo Lorenteggio: effettivamente la sua evoluzione non può che averlo portato a un’identità incerta.
Dopo la guerra, al posto dei campi e cascine vennero costruite grandi fabbriche che lo trasformarono in un quartiere destinato all’immigrati dal sud Italia. Oggi il quartiere è socialmente variegato: oltre a una forte presenza di immigrazione straniera, risiede qui un’importante comunità ebraica e giovani che hanno trasformato gli spazi delle ex aree industriali in loft o show room. Scelta curiosa invece quella di mettere Lambrate tra i quartieri in bilico: il quartiere infatti si considera da sempre un borgo ed effettivamente le caratteristiche ci sono tutte.

# I commenti della community

Memorabili i commenti degli utenti facebook, che hanno reso virale la mappa: c’è chi si chiede chi sia il giargiana che ha fatto le suddivisioni, mettendo Lambrate (appunto) e Maggiolina come quartieri dormitorio, attribuendo a QT8 la stessa capacità attrattiva di Bovisa, c’è chi si lamenta di non vivere da nessuna parte! Sì, perché i grandi esclusi non sono pochi: Villapizzone, Quarto Oggiaro, Pagano e Wagner, Ponte Lambro… e quali altri mancano?

Continua la lettura con:I mezzi pubblici da paura di Milano

BARBARA VOLPINI

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Si dice che sia la «trattoria più antica di Milano»

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La trattoria più storica di Milano. Aperta nel 1722, quando al Sud c’era il Regno di Napoli, in Russia regnava Pietro Il Grande, a Milano c’erano gli austriaci, il best seller era Robinson Crusoe di Daniel Defoe e la superstar del tempo era Johann Sebastian Bach.

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Si dice che sia la «trattoria più antica di Milano»

In via Gentilino 6, una traversa di Corso San Gottardo, c’è la Trattoria Madonnina dove il tempo pare si sia fermato. Il locale, gli arredi, il menù richiamano a tempi che non ci sono più.

 

La trattoria ha mantenuto lo spirito casareccio, con i soffitti a travi e tavoli con tovaglie a quadretti. Tra i piatti più quotati ci sono gli spezzatini e i dolci casalinghi.

D’estate si pranza all’aperto nel cortile interno di una vecchia casa di ringhiera.

Spesso ci sono performance di una banda di suonatori di strada che passa di li, proprio come una volta.

Nel 2023 ha riaperto con una nuova gestione. 

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Da Monza ad Opera, da Corsico a Paullo: le ultime novità sulle 9 estensioni della metro a Milano

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Chatgpt - Metro del futuro

Le estensioni della metro. Alcune sono in corso, altre in attesa di bando e altre ancora in fase di studio preliminare. Tutto quello che manca per vedere realizzati i progetti di estensione della rete metropolitana.

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Da Monza ad Opera, da Corsico a Paullo: le ultime novità sulle 9 estensioni della metro a Milano

# M1 verso Monza: si attende di trovare la nuova impresa costruttrice

Credits: urbanfile.org – Prolungamento M1 Monza-Bettola

L’opera più attesa di tutte, soprattutto se si pensa a quando è stata posta la prima pietra: oltre 13 anni fa. L’estensione della M1 in direzione di Monza è una vera e propria odissea, una piccola Salerno-Reggio Calabria, con un tracciato di appena 1,9 km e due fermate: Sesto Restellone e Cinisello/Monza Bettola. Dopo diversi stop per motivi burocratici ed economici, sono riprese alcune lavorazioni nell’area della futura stazione capolinea e sono state recuperate le risorse per gli extra costi di circa 30 milioni di euro. Si attende ora di trovare la nuova società incaricata a completare i lavori, dopo che quella precedente ha rescisso il contratto. Un aiuto potrebbe arrivare dal bando pubblicato per realizzare l’estensione della linea ad ovest, come vedremo nel paragrafo successivo. L’inaugurazione al momento è stata spostata ancora in avanti, dal 2027 al 2029, sempre che arrivino delle buone notizie nei prossimi mesi.

Leggi anche: La M1 corre a Monza: arrivano i soldi! 

# M1 fino al quartiere Olmi: pubblicata la nuova gara d’appalto che potrebbe risolvere anche lo stop dell’estensione verso Monza

Credits Comune di Milano – Estensione M1 Quartiere degli Olmi

La M1 prevede un prolungamento ad ovest da Bisceglie di 3,3 km e tre fermate: Parri, Baggio e Quartiere Olmi. Dopo la copertura dei 145 milioni di euro di extra costi e il nulla di fatto con il primo bando, per l’offerta economica ritenuta troppo bassa e perchè l’unica azienda partecipante non è stata ritenuta idonea, il 29 novembre 2024 ne è stato pubblicato un secondo rivisto. Nel dettaglio, si prevede una base d’asta di 485 milioni di euro e due opzioni: la costruzione del deposito e il completamento dell’estensione della linea verso Monza. L’obiettivo è partire con il cantiere a settembre 2025. La durata prevista è di 6 anni e quindi i primi treni dovrebbero correre sui binari entro la fine del 2031.

Leggi anche: M1, M2, M3, M4 e M5: il punto sui 7+1 prolungamenti più attesi dai milanesi

# Estensione M5 a nord: stanziati gli extra costi, atteso il bando di gara

Credits ascuoladiopencoesione.it – Tracciato M5

Anche per l’estensione a nord della linea M5 c’è già pronto il progetto esecutivo. Si prevede un raddoppio del tracciato, 11 fermate e 13 chilometri fino al Polo Istituzionale di Monza. Un’opera dal costo di 1,296 miliardi di euro, nel bilancio regionale da poco approvato è stato confermato lo stanziamento di 37,2 milioni all’anno dal 2027 al 2032 sul totale di 283 milioni di euro di quota dell’ente, mentre mancano all’appello circa 300 milioni di extra costi. La buona notizia è che alla Camera nelle votazioni della legge di bilancio 2025, come segnalato dalla pagina facebook MetroxMilano, è stato accolto l’ordine del giorno n. 184 del deputato Crippa (Lega) che impegna il Governo a erogare tale somma nell’arco di 10 anni: 30 milioni annui dal 2027 al 2036. Si attende quindi a breve la pubblicazione del bando, sui cui sta lavorando MM, per far partire i cantieri entro la fine del 2025 o al più tardi all’inizio del 2026, per inaugurare il prolungamento tra il 2032 e il 2033.

# M4 fino a Segrate: approvato lo studio di fattibilità, servono 44 milioni di euro extra per realizzare l’opera

Credits segratecitylab – Hub segrate

All’inizio del mese di dicembre 2023 la giunta di Milano ha approvato il Piano di fattibilità tecnica ed economica per il progetto di estensione della linea fino a Segrate, un tracciato di 3,1 km con 2 nuove fermate: Idroscalo-San Felice e Segrate punta Est, il nuovo capolinea dove è previsto l’interscambio con la futura stazione AV di Segrate. Al momento sono stati finanziati 420 milioni di euro, mentre sono saliti a 70 i milioni di extra costi da recuperare, dovuti all’incremento delle materie prime. Attesa la Conferenza dei Servizi decisoria nella primavera 2025 per dare avvia alla gara di appalto tra il 2025 e 2026, previo copertura finanziaria integrale. Inaugurazione non prima del 2030. Al futuro capolinea prevista anche la nuova stazione di alta velocità, a servire la direttrice Milano-Venezia, oltre che i treni suburbani e regionali.

Leggi anche: La M4 punta a EST: il CAPOLINEA sarà oltre LINATE

# M3 a Paullo: in corso la stesura dello studio di fattibilità, ma la Regione punta solo su Peschiera e prevede un summit a gennaio 2025

Tracciato M3 fino a Paullo

Per la M3 a sud oltre San Donato siamo più indietro nel processo. In questo caso è infatti in corso la stesura di un piano di fattibilità tecnica ed economica. Si prevede un prolungamento di 4,4 chilometri da San Donato fino a Peschiera Borromeo, con due fermate: San Donato-De Gasperi e Peschiera. Un investimento di 435 milioni. A questi vanno aggiunti altri 265 milioni per la prosecuzione del tracciato in metrotranvia con 8 fermate da Peschiera a Paullo TEEM. Le risorse economiche sono ancora tutte da reperire. Regione Lombardia non è però convinta della tratta in metrotranvia e a gennaio 2025 prevede di incontrare MM e i comuni interessati al tracciato, compreso il bacino cremasco, per dare concretezza alla parte del progetto di sola metropolitana fino a Peschiera Borromeo.

Leggi anche: La M3 guarda a Peschiera: atteso incontro tra Regione e sindaci

# M5 fino a Quinto Romano: in lavorazione lo studio di fattibilità, 350 milioni di euro necessari per il prolungamento

Prolungamento M5 Settimo Milanese

Da parte di MM è in corso uno studio di fattibilità anche per allungare la linea M5 di due fermate ad ovest: Quarto Cagnino e Quinto Romano, quindi per ora ci si ferma prima di Settimo Milanese rispetto alle ipotesi iniziali. Stiamo parlando di tracciato di 2,5 km per un investimento di 350 milioni di euro. Anche in questo caso non sono state stanziate ancora la risorse necessarie per proseguire con il progetto esecutivo e realizzare l’opera.

# M2 fino a Vimercate: avviato mini studio per l’estensione come metrotranvia, ma il progetto è a rischio stop

Prolungamento M2

Avviato da poco un mini studio di fattibilità per il prolungamento della M2 verso nord fino a Vimercate come metrotranvia. L’investimento stimato è di circa 600 milioni di euro. In tutto 12 chilometri per 10 fermate, a servire Brugherio, Carugate, Agrate Brianza, Concorrezzo oltre al capolinea. Nelle ultime settimane il progetto però sembra essersi arenato, con i comuni interessati sempre meno convinti dato che ancora le richieste di modifica del tracciato non sono state accolte.

Leggi anche: M2 fino a Vimercate? Queste le criticità del tracciato

# M4 ad ovest: diversi scenari sul tavolo, ma Regione e Comune sembrano prediligere l’estensione di una sola fermata

Credits milanotoday – Percorso breve M4 a Buccinasco

La linea M4 potrebbe allungarsi anche ad ovest, oltre la futura stazione di San Cristoforo FS. Tra gli scenari possibili c’è il prolungamento di una/due fermate a Buccinasco e Corsico, altri che ipotizzano l’estensione fino a Trezzano sul Naviglio o in alternativa il potenziamento del servizio da parte di Trenord dalla linea ferroviaria Milano-Mortara. Attualmente si sta ragionando sull’estensione fino a Buccinasco, anche se ancora non è stata presa una decisione definitiva sul tracciato. L’investimento per una sola fermata aggiuntiva sarebbe pari a circa 150 milioni di euro.

# M6 da MIND a sud-est: lo “scontro” sul tracciato tra Comune e Governo. Stanziate le risorse per lo studio di fattibilità

Credits metromilano – Nuova M6

Qui siamo nel regno delle ipotesi. Il Comune di Milano ha ottenuto le risorse per realizzare lo studio di fattibilità per un tracciato che copra in modo orizzontale l’area sud della città, con l’obiettivo di proseguire ad ovest chiudendo idealmente il percorso della futura Circle Line.

Credits: Urbanfile

La linea M6 andrebbe da MIND a Santa Giulia intercettando tutte le linee metropolitane esistenti incrociando la Circle Line alla stazione MIND-Merlata, la M1 e M5 ad ovest, la M4 a sud ovest, la M2 e la M3 a sud con probabile interscambio a Lodi T.I.B.B. a servizio dello Scalo Romana. Le fermate e il tracciato sono però ancora da individuare anche perchè il Governo italiano sembrerebbe prediligere un’altra opzione.

Localizzazione della possibile stazione AV Opera

Nello specifico, il Governo sembra prediligere un percorso diretto a sud lungo l’asse di Via Ripamonti per servire il quartiere Vigentino, lo IEO, Noverasco e fare capolinea nel Comune di Opera, dove verrebbe realizzato il deposito-officina e un hub dell’Alta Velocità per i Frecciarossa e gli Italo Treno diretti a Genova. L’investimento necessario, per entrambe le ipotesi, non è stato ancora ipotizzato e il cantiere non partirebbe comunque prima del 2030.

Continua la lettura con: La linea M6 come la MetroSur di Madrid? Questo il percorso «alla spagnola»

FABIO MARCOMIN

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Milano, «spese record di 4 miliardi». Ma ogni anno «regala» 20 miliardi allo Stato

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Il Comune di Milano ha approvato il bilancio preventivo per il 2025, che prevede una spesa complessiva che sfiora i 4 miliardi di euro (3,9). L’ammontare è stato presentato dalla maggioranza come un record nella storia della città, Una cifra grandiosa ma che risulta molto ridimensionata se raffrontata ai circa 20 miliardi che ogni anno la città di Milano versa allo Stato.
 
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Milano, «spese record di 4 miliardi». Ma ogni anno «regala» 20 miliardi allo Stato

# Un bilancio anticipato per una gestione più efficiente

Il bilancio preventivo 2025, approvato il 18 dicembre 2024 con 26 voti favorevoli e 6 contrari, segna un traguardo storico per Milano. Presentato dalla maggioranza come un risultato record, si configura come un punto di partenza per ambiziosi progetti destinati a migliorare la città. Ma dietro a questa cifra emerge una questione fondamentale: la scarsità di supporto finanziario da parte dello Stato centrale.

La discussione sul bilancio è iniziata il 2 dicembre e si è conclusa il 18 dello stesso mese, con l’obiettivo di garantire l’avvio dei progetti già a partire da gennaio 2025, evitando i ritardi che hanno caratterizzato le approvazioni precedenti. Questo approccio è stato definito fondamentale per un’efficace gestione delle risorse, soprattutto in un contesto economico segnato dall’inflazione e dai tagli statali.

Emmanuel Conte, assessore al Bilancio, ha sottolineato come l’approvazione anticipata del bilancio consenta una gestione ordinata e tempestiva delle risorse, fondamentale per il buon funzionamento della città.

# La composizione della spesa

Il bilancio 2025 prevede significativi incrementi di spesa in vari settori cruciali per lo sviluppo della città. Gli aumenti riguardano principalmente:

  • Welfare: +5 milioni di euro
  • Servizi scolastici ed educativi: +6,7 milioni di euro
  • Sicurezza: +4 milioni di euro
  • Risorse umane: +20 milioni di euro, destinati alle nuove assunzioni e agli adeguamenti salariali

Inoltre, è previsto un massiccio investimento nel trasporto pubblico, con un impegno di circa 1 miliardo di euro, che include un incremento di 40 milioni di euro per la realizzazione della nuova linea metropolitana M4. In ambito infrastrutturale, Milano punta al potenziamento delle metropolitane con il prolungamento delle linee M1 e M4, e alla costruzione del Villaggio Olimpico in vista dei Giochi Invernali del 2026.

A questi aumenti si aggiungono importanti investimenti strategici per la crescita della città. Per il settore culturale, sono previsti fondi per il raddoppio del Museo del Novecento, il potenziamento della Biblioteca Europea di Informazione e Cultura (Beic) e il recupero dell’anfiteatro di via De Amicis.

# Le fonti di finanziamento

Per finanziare questi ambiziosi piani di sviluppo, il Comune di Milano ha messo in campo diverse strategie. Una delle principali fonti di entrate è la valorizzazione della Galleria Vittorio Emanuele II, che ha portato a incassi record di 80 milioni di euro.

Un’altra misura è l’aumento della tassa di soggiorno, che per gli hotel a 4 e 5 stelle passerà da 5 a 7 euro al giorno, mentre per gli affitti brevi la tassa salirà da 4,50 a 6,30 euro.

Inoltre, sono previsti aumenti dei dividendi delle società partecipate dal Comune e un risparmio di 15 milioni di euro derivante dal rifinanziamento del debito della M4 con un tasso di interesse ridotto dal 5,80% al 4%.

# Il ruolo dell’Unione Europea e del PNRR

In questo contesto di limitato sostegno statale, l’Unione Europea gioca un ruolo fondamentale. Attraverso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), Milano ha ottenuto circa 1 miliardo di euro per finanziare ben 95 progetti, di cui 20 completati, 67 in fase di realizzazione e 8 ancora in progettazione. Tra i progetti più significativi finanziati dal PNRR figurano la nuova Biblioteca Europea di Informazione e Cultura (Beic), il potenziamento del trasporto pubblico e la riqualificazione di spazi pubblici e culturali.

L’assessore al Bilancio, Emmanuel Conte, ha sottolineato l’importanza di questi fondi europei, definendoli essenziali per garantire una crescita sostenibile e mantenere Milano competitiva a livello europeo. Tuttavia, resta la consapevolezza che, senza un maggiore sostegno dallo Stato, Milano dovrà continuare a contare sulle proprie risorse e su finanziamenti esterni per realizzare i suoi progetti di sviluppo.

# Il ruolo dello Stato e la critica del Sindaco


Nonostante il bilancio da record e gli ingenti investimenti previsti, il sindaco Giuseppe Sala ha più volte sollevato la questione del mancato supporto finanziario da parte dello Stato, che torna centrale in occasione del bilancio Comunale.

Milano rappresenta il cuore pulsante dell’economia italiana, contribuendo ogni anno con ben 20 miliardi di euro in tasse destinate allo Stato centrale. Con un PIL in crescita del 7% rispetto ai periodi pre-pandemia, Milano non è solo il motore economico del Paese, ma un simbolo di resilienza e innovazione, grazie soprattutto agli investimenti delle imprese lombarde, aumentati del 20% dal 2019 al 2024.

Il paradosso è lampante: mentre la città contribuisce ogni anno con 20 miliardi di euro alle casse dello Stato, riceve in cambio una parte esigua di risorse per lo sviluppo del proprio territorio. Un bilancio comunale da 4 miliardi, dunque, diventa il segno tangibile della capacità di Milano di auto-finanziarsi, pur in un contesto di sostegno insufficiente.

La domanda che resta aperta è se il governo centrale, a prescindere dal colore politico, sia disposto a riconoscere questo squilibrio e a rivedere le politiche di distribuzione delle risorse, per permettere a Milano di crescere ancora di più contribuendo così al benessere non solo della città, ma dell’intero Paese.

Continua la lettura con: L’andamento lento dell’inflazione a Milano: tra le meno colpite in Italia. Eppure è seconda per caro vita

MATTEO RESPINTI

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Le tue condizioni dopo un pomeriggio di shopping a Milano

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Con tutte quelle tutte quelle bollicine.

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Continua con: Quando incontri un romano che si chiama… Ambrogio

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Il tunnel transatlantico tra Londra e New York: caratteristiche e costo dell’opera più colossale della storia

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Chatgpt - Tunnel transatlantico

Un progetto faraonico: da Londra a New York in treno nello stesso tempo che oggi si impiega per andare da Milano a Bologna con l’alta velocità. Come si intende realizzare, quanto si dovrebbe investire e in quanto tempo potrebbe essere costruito.

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Il tunnel transatlantico tra Londra e New York: caratteristiche e costo dell’opera più colossale della storia

# Torna alla ribalta l’idea di un progetto faraonico

newsweek.com – Tunnel transatlantico

L’idea di realizzare un “tunnel transatlantico” esiste già da un po’ di tempo. A frenare qualsiasi ipotesi di sviluppo sono state finora questioni di scala, costi e utilità. Si tratterebbe di collegare il Regno Unito agli Stati Uniti, Londra con New York, passando sotto l’Oceano Atlantico. In aereo la tratta è coperta in circa 8 ore e fino a poco tempo non esistevano tecnologie che, in teoria, potessero consentire di metterci meno tempo. Ma ora c’è qualcosa di nuovo. 

# In meno di un’ora potrebbero essere percorsi oltre 5.500 km

Maps – Londra-New York

Le due metropoli distano in linea d’aria poco più di 5.500 km. Utilizzando le più recenti tecnologie allo studio, in particolare quella di veicoli simili ai treni a lievitazione magnetica spinti in tubi sottovuoto come Hyperloop, si potrebbe viaggiare molto più veloce che con l’aereo. Si parla di migliaia di km orari. I sostenitori del progetto ritengono che si possano raggiungere anche superare i 5000 km/h, collegando Londra e New York in meno di un’ora, lo stesso tempo che si impiega oggi per andare da Milano a Bologna con l’alta velocità.  

# Un investimento di 19,8 trilioni di dollari

Credits: milanoevents.it – Hyperloop

Il progetto è tornato alla ribalta per via della disponibilità di tecnologie, un tempo assenti, che consentono di portare e mantenere i lunghi tubi di trasporto a bassa pressione e quelle che permettono di realizzare lunghi motori elettrici lineari. Oggi quindi ci sarebbero le condizioni per giustificare nel prossimo futuro un investimento miliardario, calcolato in 19,8 trilioni di dollari.

# Se si usassero le tecniche del Tunnel della Manica ci vorrebbero 790 anni: ma la tecnologia promette miracoli 

Ti sembra Normale Fb – Tunnel

Sarebbero esagerati anche i tempi di costruzione se confrontati con quelli necessari per costruire un’infrastruttura simile, il Tunnel della Manica. Per collegare i 50 km tra Inghilterra e Francia ci sono voluti 6 anni: con una modalità analoga per il “tunnel transatlantico” ne servirebbero 782, anche se anche in questo caso i progressi della tecnologia potrebbero rivoluzionare le tempistiche. Tra le soluzioni proposte ci sono: un tunnel sotto il fondale oceanico, uno costruito sopra una sorta di palafitte, un tunnel galleggiante o ancora un tunnel tenuto in posizione da cavi attaccati al fondale oceanico.

Continua la lettura con: Il tunnel sottomarino tra i ghiacci del Nord Europa: costruito a 200 metri sui fondali dell’oceano

FABIO MARCOMIN

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I 10 mezzi pubblici più da paura di Milano

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Di Arbalete - Opera propria, Background map form Openstreetmap (http://www.openstreetmap.org/)., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30977549 - Linea Milano-Mortara

I mezzi pubblici a Milano sono un vanto, se si paragonano con quelli di Roma. Ma esistono delle linee che fanno tremare i polsi. Come queste dieci. 

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I 10 mezzi pubblici più da paura di Milano

#1 La paura fa 90/91

Percorso linea 90-91

La linea circolare 90/91 corre lungo la circonvallazione esterna da piazzale Lodi a Lotto, sul lato est su viale Umbria, viale Campania fino a viale Jenner e Renato Serra, sul lato ovest su viale Isonzo, viale Tibaldi e fino a viale Murillo.

Per molti è la peggiore linea di Milano: “è un far west“, “un incubo” e “mi sembra di esser catapultata nel quarto mondo…“.

Leggi anche: 5+1 cose che ho scoperto viaggiando sulla 90

#2 Porta Genova – Mortara, tra ritardi e treni disastrati

Linea Milano-Mortara

La linea ferroviaria Milano-Mortara, che parte dalla stazione di Porta Genova e collega il sud-ovest della Città Metropolitana di Milano con il comune in provincia di Pavia, può trasformarsi in un incubo per via dei continui ritardi e treni vecchi e disastrati, con riscaldamento e aria condizionata spesso non funzionanti.

#3 La 56 in overbooking

Linea 56 Milano

La linea 56 unisce il quartiere Adriano con piazzale Loreto transitando su via Padova. Molti utenti lamentano il fatto che sia sempre super affollata e frequentata da gente poco raccomandabile.

“La 56 è sempre stracolma non capisco se sono a Milano oppure in un altro pianeta” –  Mila S.

#4 S13 Trenord da Pavia a Bovisa, mai in orario

S13

La linea S13 di Trenord collega Pavia a Milano Bovisa, per complessive 13 fermate di cui 8 nel territorio di Milano. Il problema principale è che ha perenni ritardi, come molte delle linee ferroviarie suburbane.

S13 Trenord da Pavia a Bovisa da Pieve a Rogoredo… tratta 8 minuti, ritardo medio 20 Min” – Fabio M.

#5 Il viaggio sulla linea 64 sembra non finire mai

Linea 64 Milano

La linea 64 unisce il Gallaratese con i comuni di Corsico e Cesano Boscone, con un tracciato che intercetta i quartieri di Trenno, Harar, Primaticcio e Giambellino-Lorenteggio. Il percorso conta circa 45 fermate e serve un’ora di tempo per arrivare al capolinea opposto, una vera odissea.

#6 La 69 tortuoso come il numero

Linea 69 Milano

La linea di bus 69 mette in collegamento piazza Firenze e Molino Dorino percorrendo viale Certosa e poi le vie interne da Benedetto Croce fino al piazzale di Milano Dorino. Il tragitto è parecchio tortuoso, poco adatto ai deboli di stomaco.

#7 La 40, il City Tour del disagio

Linea 40 Milano

C’è chi l’ha definita il City Tour del disagio. La linea 40 collega il Gallaratese con il versante nord del quartiere Niguarda. Serve alcune delle zone con il più alto tasso di microcriminalità, Quarto, Vialba e Comasina e questo la porta ad essere una linea poco sicura per passeggeri e autisti.

#8 I tram della linea 12 con i gradini da saltatori in alto

Tram 12 Milano

Il tram 12 collega via Molise con Roserio passando per corso Ventidue Marzo, il centro storico, Chinatowm la Bullona e Quarto Oggiaro. Il problema in questo caso non è la linea in sé, ma i mezzi utilizzato che hanno dei gradini molto alti da rendere veramente scomoda e pericolosa la salita e la discesa.

Non prendo più il 12, gradini troppo alti” – Cit. Simona R.

#9 La 48, la linea “testacoda”

Linea 48 Milano

La linea 48 collega il Portello con piazzale Lotto, ma con due percorsi diametralmente opposti e poco logici. In un senso passa per il quartiere Cagnola, procede per un breve tratto lungo Corso Sempione e poi su via Colleoni e Silva, nell’altro ha un tragitto di sole 5 fermate tra via De Gasperi, via Serra e via Elia.

La 48 che fa un giro strano” – Cit- Francesco D.

#10 La 95, Cristo si è fermato a Morivione

Linea 95 Milano

La linea 95 collega il quartiere di Santa Giulia, lungo l’asse Marco D’Agrate, Antonini, Cermenate e Famagosta, con la Barona. Il tracciato è parallelo alla linea 90/91 nella parte sud e al pari della linea circolare è una delle peggio frequentate di tutta la città servendo una delle fasce periferiche con la più alta densità abitativa e con i maggiori problemi della città. 

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“Taaac”, la parola onomatopeica simbolo del milanese

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Taaac

Una narrazione ci dice che risalga al 1984, quando uscì il film “Il ragazzo di campagna” con protagonista Renato Pozzetto. La genesi in realtà è da retrodatare più indietro nel tempo, come ha raccontato anni fa lo stesso attore. Ecco quindi quando è nata questa parola, che significato ha e quando viene utilizzata.

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“Taaac”, la parola onomatopeica simbolo del milanese

# Cosa significa e quando viene usata

Taaac

Il 2024 è stato l’anno dell’uscita di “Ricomincio da Taaac”, il film tratto dal lavoro degli youtuber del Milanese Imbruttito che, oltre a raccontare alcuni divertenti spaccati della città di Milano, reca nel titolo quella parola onomatopeica che da una sessantina di anni è diventata uno dei simboli, dei cliché maggiormente identificativi del milanese doc. Quella parola è “Taaac”, un suono vocale che vorrebbe dire tante cose, come pigiare un pulsane (taaac), cacciare via con un rapido e secco movimento dell’indice un piccolo oggetto che ci da fastidio (taaac), oppure sottolineare un concetto che si ritiene particolarmente importante in un discorso (“ho firmato il contratto … taaac…e adesso quella villa è mia”).

Il “Taaac” per alcuni è il sintomo del tipico milanese che “se la tira”, come se quel suono volesse rappresentare il pulsante che fa aprire una stanza piena di denaro. Per altri è in invece la rappresentazione della dedizione alla precisione del milanese: il Taaac sottolineerebbe un lavoro terminato, fatto bene, con scrupolo. Altri invece il Taaac lo associano all’intercalare della persona che vuole usare un linguaggio forbito, senza averne l’adeguato bagaglio lessicale, finendo per colmare i vuoti del glossario con una parola a caso, il Taaac.

Comunque la pensiate, una cosa è certa, il “Taaac” è uno dei termini tipici milanesi, tanto milanese che, appena lo si sente, viene alla mente il cumenda meneghino, oppure il giovane “drip” stiloso dei giorni nostri.

# Ma da dove arriva il “Taaac”, o meglio, chi lo ha inventato?

movieplayer.it – Renato Pozzetto scena Taac

Una narrazione ci dice che abbia quarant’anni giusti giusti, visto che è stato sentito per la prima volta nel film “Il ragazzo di campagna”, (1984) con Renato Pozzetto che, apparecchiando il minuscolo tavolo, con le minuscole sedie nella sua minuscola casa dall’esorbitante canone di locazione, scandisce i movimenti con il “taaac”.

In realtà è stato lo stesso Pozzetto a dare una versione che fa risalire quel termine onomatopeico a molto prima di quel film: a TV Sorrisi e Canzoni confidò che l’inventore del “Taaac” fu un suo amico di gioventù, Mario Valera, che abitava a pochi passi dallo Stadio di San Siro e negli anni sessanta frequentava la compagnia dello stesso Renato in Piazza Diaz: Valera, mentre raccontava eventi e fatti vissuti in prima persona, puntava il dito su chi gli stava vicino, sottolineando il racconto con il celeberrimo “taaac”.

Valera era un frequentatore del Derby, ai tempi di Pozzetto, Ponzoni, Jannacci, Viola, Abatantuono, Teocoli e chi più ne ha più ne metta. Erano i tempi in cui la vita, vista dalla TV, era ancora in bianco e nero, ma la voglia di costruirsi un futuro, una carriera, senza per forza lavorare, era un sogno molto colorato.

FABIO BUFFA 

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