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Black Friday Harley Davidson

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CIRCLE LINE: tutta la verità sul progetto più sognato dai milanesi

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Ipotesi delle 3 Circle line
Ipotesi delle 3 Circle line

Il sistema di trasporti milanese è il più capillare tra tutte le città italiane e compete a livello europeo per numero di km della rete metropolitana e per quantità di linee tranviarie, offrendo una discreta intermodalità. Ma c’è una nota stonata.

CIRCLE LINE: tutta la verità sul progetto più sognato dai milanesi

Il gap principale con le altre metropoli internazionali risiede nel fatto che le linee sotterranee e quelle ferroviarie non garantiscono un interscambio circolare con linee radiali ai pendolari che entrano in centro città dalle stazioni più periferiche delle diverse linee.

Le Circle Line in Europa

Esclusa la futura “semi Circle Line” sul tracciato della linea S9, che vedrà appunto scoperto un quadrante della città, ad ovest, Milano non ha altre ipotesi o progetti in essere per la costruzione di tracciati circolari a cadenza metropolitana. In Europa invece esistono da anni, vediamone alcune.

#1 LONDRA

Mappa Circle Line di Londra
Credits: wikipedia.org – Mappa Circle Line di Londra

A Londra la “Circle Line” esiste nella sua estensione definitiva dal 1905 e ha un percorso a forma di spirale da Hammersmith a Edgware Road. La linea scorre in sotterranea nella parte centrale e le gallerie ferroviarie sono appena sotto la superficie e di dimensioni simili a quelle delle linee principali britanniche.
La sua lunghezza è di 27 km per 36 stazioni, di cui quasi tutte offrono interscambi con la linea ferroviaria principale, e condivide il tracciato con altre linee, amplificando così l’effetto rete.

#2 PARIGI

Mappa Metropolitana di Parigi
Credits: wikipedia.org – Mappa Metropolitana di Parigi

La stessa funzione della “Circle Line” londinese è replicata a Parigi tramite le linee 2 e 6 che, sulla falsa riga della nostre linee filoviarie 90-91, compiono due semicerchi incontrandosi ai due capolinea per intercettare tutte le altre linee metropolitane radiali e tranviarie della città. In totale sono 26 km di linea per 53 fermate.
La differenza con Milano sta nel numero di passeggeri trasportati e nella frequenza di passaggio: grazie a treni al posto di autobus e senza il problema del traffico stradale, le linee della Ville Lumière sono di un’altra categoria.

Progetto Grand Paris, Linea 15
Credits: wikipedia.org – Progetto Grand Paris Express, Linea 15

Un progetto in costruzione è il Grand Paris Express ovvero quattro linee di metropolitana automatica regionale ad anello attorno a Parigi, oltre al prolungamento di due linee di metropolitana esistenti, che raggiungeranno una estensione totale di 200 km nel 2030.

In particolare la linea 15, esterna al comune parigino, garantirà un rapido spostamento circolare tra tutte linee entranti dall’area metropolitana e consentirà di raggiungere pendolari all’esterno della regione metropolitana grazie all’interconessione con le altre linee circolari del progetto, la 16 e la 18.

#3 MOSCA

Nella città natale di Dostoevskij ci sono due linee circolari, una più centrale e una più periferica.

  • La linea 5 (il cerchio di colore marrone nell’immagine sotto) è la prima linea circolare della metropolitana di Mosca, aperta nel 1954 intorno al centro città, che intercetta le linee radiali della città per una lunghezza di 19,4 km con 12 stazioni e una frequenza di 90″ come tutte linee della capitale.
Mappa metro Mosca
Credits: wikipedia.org – Mappa metro Mosca

L’Anello centrale di Mosca, la linea numero 14, è la seconda linea circolare della metropolitana della capitale russa e comprende i quartieri centrali e della prima periferia, ad una distanza media di 4/5 km più esterna rispetto alla linea 5, correndo sul percorso del piccolo anello ferroviario di Mosca, una ferrovia a binario singolo costruita in epoca zarista (1902-1908) ricostruita a doppio binario assieme alle vecchie stazioni presenti sulla linea tra il 2012 e il 2016.

Anello Centrale linea 14
Credits: wikipedia.org – Anello Centrale linea 14

Tra le altre Circle Line esistenti, famosa la Sbahn (S41 in un senso, S42 nel senso opposto) di Berlino, oltre a quella di Madrid.

La situazione Circle Line a Milano: il progetto approvato e le sue lacune

Circle line Milano
Credits: Urbanfile – Circle line Milano

La linea angolare in fase di realizzazione in città prevede l’aggiunta di altre 6 fermate (Tibaldi, Porta Romana in realtà spostata dall’attuale posizione per incrociare M3, Istria con M5, Dergano con M3, Stephenson e MIND-Cascina Merlata) alle 6 esistenti (San Cristoforo, Romolo, Forlanini, Lambrate, Certosa, Rho Fiera) con una rifunzionalizzazione del tracciato ferroviario su cui transita la linea suburbana S9, l’acquisto di 20 treni dedicati e una cadenza di 15′, quindi non una frequenza da linea metropolitana.

Indubbiamente una bassa frequenza è un fattore determinante per renderlo un servizio efficiente e utilizzato, problema risolvibile con l’acquisto di più treni, mentre il ridotto numero di stazioni e la mancanza di tracciato nel quadrante ovest di Milano sono due elementi che lo rendono un progetto deficitario.

Il progetto che ci vorrebbe per chiudere il cerchio

Credits: Chiara Quinzii, Diego Terna, Milano a pezzi, 2004 - Progetto Circle line
Credits: Chiara Quinzii, Diego Terna, Milano a pezzi, 2004 – Progetto Circle Line
Credits: Chiara Quinzii, Diego Terna, Milano a pezzi, 2004 - Progetto Circle line
Credits: Chiara Quinzii, Diego Terna, Milano a pezzi, 2004 – Progetto Circle line

Per questo sarebbe necessaria una vera linea metropolitana circolare, sempre su parte del percorso della linea S9, ma con 36 fermate chiudendo l’anello ad ovest come nel progetto in alto nelle due immagini, una linea alla pari di Londra, Parigi e Mosca.

Circle Line una e trina: 90/91 e tangenziale

Ipotesi delle 3 circle line
Ipotesi delle 3 circle line

Per fare un salto di qualità, oltre a prevedere di trasformare la circolare filoviaria 90-91 in una vera linea di forza con corsie totalmente preferenziali e asservimento semaforico, il percorso ideale dovrebbe seguire quello di una se non entrambe le tangenziali:

  • Interna: seguendo il percorso delle tangenziali nord, est e ovest.
  • Esterna: seguendo il percorso della TEEM e della superstrada che sostituisce il progetto della TOEM.

L’immagine in alto serve a delimitare in maniera spannometrica le tre Circle Line, esclusa quella filoviaria, per approfondimenti ne abbiamo parlato qui.

Leggi anche:
Il TRIANGOLO D’ORO: ci vuole una linea rapida degli aeroporti milanesi

La verità che nessuno vuol sentire

La visione è tanto più trasferibile in qualcosa di reale se si hanno competenze, poteri e risorse per attuarla, cosa che il Comune di Milano oggi non ha.

La città deve raccogliere la sfida, diventando una metropoli autentica, e per farlo deve ragionare come tale, chiedendo di poter gestire direttamente il territorio che le compete.

Non sono di certo i confini amministrativi il metro per determinare la giusta area di controllo in capo a Milano, ma il flusso di persone che ogni giorno viaggia all’interno del territorio metropolitano per studio, lavoro o turismo.
In quest’ottica il trasporto pubblico di massa è uno dei primi tavoli in cui Milano dovrebbe agire, perché ha una ricaduta su almeno 5 milioni di persone, in particolare sulla loro qualità della vita in riferimento a comfort del viaggio, sicurezza del servizio, stress e inquinamento.

Il caso della Circle Line è emblematico: un’infrastruttura propugnata come rivoluzionaria non è altro che una linea già esistente a cui verranno aggiunte delle fermate, nessuna visione e progettualità, solo migliorie ad un servizio esistente.
Inoltre non è previsto altro nemmeno sulla carta per i prossimi 30 anni.

L’organismo della Città Metropolitana e dell’Agenzia di Bacino dei Trasporti di Milano, Monza, Lodi e Pavia, oltre ad aver implementato il nuovo sistema tariffario insieme al capoluogo e ai comuni metropolitani, non hanno un piano di sviluppo trasportistico visionario per mancanza di competenze e risorse.
In aggiunta, il giorno 26 Novembre, la Regione Lombardia ha approvato una legge che toglie a Milano (Comune + Città Metropolitana) la maggioranza dell’Agenzia di Bacino dei Trasporti.

Il rimedio a questa situazione di sovrapposizione di organi politici e di centralismo di poteri rimane l’autonomia, che non significa dare più poteri alla Città Metropolitana mantenendolo organo intermedio, ma lasciare un unico ente tra Stato e cittadini.
Il referendum è lo strumento per attuare tutto questo, a beneficio dei cittadini e dei pendolari, ed è previsto dalla nostra carta costituzionale, perché aspettare ancora?

Continua la lettura con: La GRONDA NORD e le altre METROTRANVIE che ruoteranno attorno a Milano

FABIO MARCOMIN

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Un Black Friday appetitoso!

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Quando si parla di Black Friday si pensa sempre ad articolo di elettronica, a vestiti, scarpe e via dicendo… eppure, il Black Friday è molto di più!

Ad esempio, da La MIA gastronoMIA il Black Friday riguarda tutti i piatti del giorno!

Avete sentito bene, solo per oggi, tutti i piatti del giorno costeranno solo 5 Euro! E quindi lasciate stare quelle scarpe e quelle casse per la musica, fate scorta di primi piatti!

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9 idee per una giornata FUORI MILANO

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Stanchi della città? Avete voglia di immergervi in una realtà diversa per un giorno? Ecco alcune idee che abbiamo pensato per voi.

9 idee per una giornata FUORI MILANO

#1 Valtellina

Credits: Hotel Alù - Bagni Vecchi terme QC Bormio
Credits: Hotel Alù – Bagni Vecchi terme QC Bormio

Che sia inverno o estate, sarà la Valtellina la vera protagonista di una giornata diversa dal solito. Se siete sportivi, potete percorrere il Sentiero Valtellina, la pista ciclabile immersa nel verde, lungo il fiume Adda; lunga 114 km, collega Bormio a Colico, entrambe comodamente raggiungibili da Milano in treno.

Se invece puntate a un percorso enogastronomico, non avrete che l’imbarazzo della scelta: pizzoccheri, sciatt e taroz fatti in casa come una volta accompagnati dalla bresaola e da un buon bicchiere di rosso vengono serviti nella maggior parte degli agriturismo della zona. Se nevica, è possibile raggiungere una delle numerose piste presenti nelle diverse località. Se invece il vostro obiettivo è il relax, saranno le terme di Bormio a fare al caso vostro. Sollazzarvi in una piscina calda avvolta dalla neve e con un panorama mozzafiato vi farà sentire in paradiso. 

#2 Lago di Como

lago como, milano
lago como, milano

In primavera, consigliatissimo è un giro sul Lago di Como.

Per una fuga in due, la destinazione ideale è Varenna, con la sua romantica passeggiata lungo il lago per ammirare il piccolo borgo e le sue case variopinte, da cui si può scorgere anche il castello di Vezio; in alternativa, si può optare per l’Orrido di Bellano, una spettacolare gola naturale creata dal fiume, percorribile grazie a passerelle sospese fissate ad una delle pareti di roccia del canyon.

#3 Genova

lanterna sul naviglio, milano
lanterna

Un giorno di mare? È possibile! In auto o in treno, in poco tempo sarete a Genova o sdraiati su una delle suggestive spiagge dei tanti gioielli della riviera, dove potrete godervi sole e sabbia. Per prendere una boccata d’aria, vi basterà anche solo fare un giro in centro, tra antichi palazzi e vicoli, godendo di un piatto di trofie al pesto, e visitando il famoso acquario.

Genova è nella musica, ma anche tanto nella vita dell’apprezzato cantautore De Andrè. Tra i profumi ed i sapori dei portici di Sottoripa, tra friggitorie e drogherie storiche dove si può ancora assaporare “A cimma”, la tradizionale pietanza a base di carne di vitello e verdure, alla quale dedicò una canzone in dialetto.

Boccadasse, il cui nome deriva dalla sua forma vista dall’alto di bocca d’asino, è un incantevole quartiere marinaro al termine del lungomare della Foce, adorno di reti stese ad asciugare e barchette parcheggiate sulla terra ferma: vi sembrerà di essere tornati indietro nel tempo.

#4 Lago d’orta

orta san giulio
orta san giulio

Il Lago d’Orta, in Piemonte, è caratterizzato dall’atmosfera ovatta che si respira passeggiando nel borgo, concedendosi una pausa cappuccino o uno Spritz sul lago. D’obbligo è una visita alla vicina isola di San Giulio, dove potete cenare e godervi il tramonto sull’acqua.

#5 Bergamo Alta

bergamo

Una piccola chicca forse un po’ sconosciuta e sottovalutata, è il borgo medioevale di Bergamo Alta, un piccolo centro storico da girare interamente a piedi e raggiungibile con la funicolare dal centro della città.

#6 Oasi Zegna

Credits: Oasi Zegna
Credits: Oasi Zegna

Nell’Oasi Zegna, in Piemonte, il foliage è uno degli spettacoli più affascinanti che offra la natura. Una sorta di arcobaleno autunnale che sparge sui sentieri le sue tinte poetiche. Una magia che si può vivere partecipando ai tanti eventi organizzati o semplicemente passeggiando in libertà e fermandosi, magari, ad assaggiare la gastronomia locale in una delle strutture presenti nel parco naturale di Trivero Valdilana.

#7 Gardaland

Gardaland! A Castelnuovo del Garda un fiume di fantasia, adrenalina e avventura per grandi e piccini! Il parco divertimenti più grande d’Italia offre un’ampia scelta tra 37 diverse attrazioni; troverete sicuramente quella più adatta a voi! 

#8 Mantova

Magica e misteriosa, andare a Mantova. Più che visitarla, viverla; addentrarsi nei suoi palazzi e perdersi tra vicoli e vicoletti, fermarsi in un’osteria ed assaporare la raffinata cucina del suo ricco passato. Ascoltare la sua storia ricca di misticismo e magia, dagli Etruschi a un fastoso Rinascimento. Piccola e ben disegnata, la città dei Gonzaga è innanzitutto un’originale miscellanea di storia ed arte, tra cui il magnifico Palazzo Te, con la sua spettacolare sala dei giganti. 

Tra le esperienze più originali c’è la gita sull’acqua, resa ancora più magico dalla fioritura dei fiori di loto lungo il fiume Mincio nel periodo estivo tra luglio e agosto. Tutto intorno l’aria si riempie di un meraviglioso profumo, un incanto per gli occhi veder fiorire questo fiore vagabondo che ama spaziare nell’acqua.

#9 Città dei balocchi (Como)

Assolutamente da non perdere,nel periodo che va da novembre a gennaio, la Città dei Balocchi, a Como. Un’opportunità unica per godersi l’atmosfera natalizia ed essere catapultati in un mondo magico, tra mercatini di Natale, proiezioni colorate sui palazzi, giostre e musica ovunque, sembra di essere proprio in quello splendido luogo immaginario descritto da Collodi. 

 

ALESSIA TARABINI

 

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Le 5 migliori BIRRERIE ARTIGIANALI a Milano

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In maniera non dissimile da quanto avviene in Nordamerica, soprattutto in California, anche Milano ha le sue brave birrerie artigianali, generalmente caratterizzate da un approccio che premia l’entusiasmo e la qualità.
Ultimamente, sia i termini italiani birreria artigianale e birra artigianale che i loro omologhi inglesi craft beer e craft brewery vengono utilizzati indifferentemente.

Le 5 migliori BIRRERIE ARTIGIANALI a Milano

Birrificio Baladin


Per quanto riguarda il fenomeno delle birrerie artigianali a Milano, l’esplosione di questo fenomeno si è avuta nel corso degli ultimi 10 anni. Fa eccezione il Birrificio Baladin, nato a Cuneo nel 1986 e che nel 2019 ha prodotto una birra ispirata a quelle belga d’abbazia. Il Birrificio Baladin è stato il primo a focalizzare la sua produzione sulla qualità, scegliendo le materie prime, i batteri per la fermentazione e addirittura costruendo un sistema di tubi specifici, detto in gergo “birrodotto” per il trasporto della produzione senza alterarne la qualità. Via Solferino 56 (Municipio 1). 

Birrificio Lambrate

Importante anche il Birrificio Lambrate, che, dal 1996, serve una varietà di birre artigianali. Oltre alla gradazione, che va dai 5° agli 8°, il Birrificio Lambrate ne serve diverse varietà, dalle chiare alle rosse, tutte con nomi suggestivi, da Gaina a Ligera, da Ghisa a Quarantot. Via Camillo Golgi, 60 (Municipio 3)

Birrerie BQ

Interno birreria bq

Risulta interessante anche una sorta di mini-franchising, quello delle birrerie BQ, di recentissima fondazione, che organizza anche degustazioni ed eventi, ben integrando la dimensione della cerevisia con quella culturale. Piazzale Arduino 5 (Municipio 7), Alzaia Naviglio Grande 44 (Municipio 6)

Birrificio Belgrano

Risale invece al 2014 la fondazione del Birrificio Belgrano, in zona Città Studi. Il nome si ispira a un generale argentino (il Generale Belgrano, appunto) in onore del nonno di uno dei fondatori del birrificio, che era argentino.
Tutte le birre di questo birrificio, come avviene ormai nella totalità di questi casi, si ispirano a (o sono varianti di) tipologie quali la Weiss, la Stout o la Pale Ale. Oltre al canonico shop, il sito del Birrificio contiene una serie di ricette da accompagnare a (o a base di) birre particolari, come pure la possibilità di proporre le loro birre all’interno di altri locali. Da ultimo, è stata presa anche la decisione di utilizzare il crowdfunding per far crescere la struttura. Via Giovanni Pacini 66 (Municipio 3)

Navigli Craft Beer

I Navigli ospitano anche il Birrificio Navigli Craft Beer, di recentissima fondazione (2018), che, oltre a produrre la propria birra, “ospita” e supporta le craft beer più promettenti.

Come sovente avviene a Milano, la dimensione conviviale e quella culturale vanno efficacemente a braccetto. Alzaia Naviglio Grande 44 (Municipio 5).

 

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

 

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Trippa Night? E’ Plaza!

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Trippa

Cosa fai giovedì? Io avrei voglia di una serata all’insegna della buona cucina, di quella cucina sfiziosa e golosa… ad esempio avrei voglia di trippa!

Questo giovedì, il Plaza Cafè ha in serbo una sorpresa per le vostre papille gustative

Ebbene sì, questo giovedì, dalle 20.00 potrete partecipare nientepopodimeno che alla Trippa Night!

Il tutto, in un ambiente accogliente, con la luce soffusa e musica lounge… insomma, il Plaza è esattamente il locale di cui hai bisogno, se poi sei invitato all’evento più goloso e godurioso dell’anno, Trippa Night, tutti i sogni diventano realtà!

P.S: Cena + calice di vino a soli 20 Euro!

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SINDROME SABAUDA: la frustrazione di Torino verso Milano ha origini antiche

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sindrome sabauda

Da un giornale torinese decisamente attendibile e alquanto autorevole, scopriamo che fin quasi sul finire del 1600, la più importante città del Piemonte era, pensate un po’, Vercelli, ceduta dal Gran Ducato di Milano e venduta poiché considerata borgo di scarsa importanza.

Leggiamo infatti: ”È abbastanza imbarazzante constatare che questo centro, che nel Ducato Sabaudo figurava con tanto rilievo, prima di allora fosse stata la città più insignificante del Ducato Lombardo: le tasse pagate dai vercellesi ai Visconti equivalevano al 2,5% di quel che pagava la sola città di Milano.”

Possiamo facilmente comprendere quindi come la marginalità e il senso di inadeguatezza rispetto a Milano siano da sempre presenti sotto la Mole.

SINDROME SABAUDA: la frustrazione di Torino verso Milano ha origini antiche

Vite parallele: la metropoli internazionale e il borgo di provincia

Milano, 2500 anni fa, era un già un importante agglomerato dei Celti, pochi secoli dopo, annessa all’Impero Romano, al momento della sua divisione ne divenne capitale della parte Occidentale. La città sulle rive del Po invece si trovava ancora nella condizione di piccolo villaggio rurale a malapena segnalato sulle cartine.

Mediolanum divenne tanto importante e gloriosa da far scrivere al poeta Ausonio:

Milano è tutto mirabile: abbondanza d’ogni cosa,
palazzi innumerevoli ed eleganti, eloquente ingegno degli abitanti,
costumi improntati a gaiezza; inoltre l’aspetto del luogo
è amplificato da una duplice cerchia di mura, e per diletto
della gente v’è un circo e la mole cuneiforme d’un teatro coperto;
e templi, un palazzo imperiale, una florida zecca,
un quartiere celebre denominato Bagni di Ercole,
i colonnati tutti adorni di statue marmoree e le mura
che circondano a guisa d’un bastione il margine della città.
Per le forme grandiose tutto sembra rivaleggiare in magnificenza
con Roma, e non la opprime la ravvicinata prossimità di essa.

Da Mediolanum l’imperatore Costantino emanò l’editto che permise la libertà di culto, una svolta che segnò profondamente la storia del mondo.

Con il passare dei secoli, mentre Torino restava un borgo, a Milano cambiavano i governi e le Signorie, ma non diminuiva certo la sua importanza a livello europeo, divenendo anche il principale centro per la produzione di armi e armature già nel Medioevo. Cervantes fece infatti giungere il prode Don Chisciotte lungo i Navigli ad acquistare l’armatura che lo avrebbe protetto durante le sue battaglie contro i mulini a vento.
A Milano si forgiava il ferro con il fuoco e la maestria dei tanti artigiani plasmava la materia e i tessuti per renderli indossabili. Nel Rinascimento, il sommo genio di Leonardo giunse alla corte degli Sforza dove si occupò, oltre che delle tante attività, anche di organizzare le feste in costume a corte e di progettare nuove macchine.

Da queste premesse nacque il primato nella moda e nel design. Fu proprio la capacità di Milano di attrarre ingegni, che portarono (e portano tutt’ora) personalità con attitudini industriali e commerciali. Quanto a Leonardo potremmo di sicuro definirlo il primo designer milanese, oltre ad essere stato il grandissimo artista che ci lasciò in eredità una delle più importanti opere al mondo.

Nel ‘700 Stendhal di Milano decantava la bellezza, mentre da Mozart a Napoleone, passando da Twain e poi fino a Goethe tutti transitavano dalle parti del Duomo.
Milano possiede una patrimonio artistico importantissimo. Torino ha dovuto portarsi via i reperti egizi (grazie a leggi all’epoca molto permissive) per poter avere un qualcosa di rilevante.
Il Museo Egizio che tuttavia, non essendo sufficiente ad attirare abbastanza visitatori, ha spinto i torinesi ad ideare una trovata geniale: lo sventolio di uno straccio sporco di dubbia autenticità…
Mentre Milano diventa capitale mondiale della lirica, Torino si guadagna meritatamente un posto nel mondo dei cioccolatini e dei prodotti da forno grazie agli ottimi gianduiotti ed ai croccanti grissini.

Il borgo diventa capitale

Ad un certo punto in Italia scoppiano moti patriottici: la Francia sconfigge l’esercito austriaco dopo che Milano è insorta durante le Cinque Giornate e Torino, capoluogo del Piemonte alleato all’esercito francese, diventa in maniera fortuita la capitale d’Italia.

Tutta questa improvvisa e inaspettata importanza, ingestibile per una città di medie dimensioni, mai metropoli, la disorienta.

Leggi anche: Il Salone dell’AUTO torna a casa

Sebbene sotto la Mole nasca la FIAT, la capitale delle quattroruote diventa Milano, dove non solo si svolgerà il primo salone dell’auto e si costruirà a pochi chilometri di distanza il circuito di F1 ora tra i più importanti al mondo, ma vi si produrranno anche le vetture più belle: Isotta Fraschini e Alfa Romeo, oltre alle più economiche Innocenti. La cosa non piacque tanto agli Agnelli, che provvidero infatti a far chiudere tutti gli stabilimenti automobilistici della nostra città.

A fine ‘800 si sviluppò il settore cinematografico e Milano divenne immediatamente il principale centro di produzione italiano: il primo lungometraggio italiano venne girato alla Bovisa.

Leggi anche: A Milano tutte le strade portano al CINEMA

Si diffonde il calcio e sia Torino che Milano possono vantare squadre importanti, ma Milano resta l’unica città europea con due squadre vincitrici della Coppa dei Campioni.

sindrome sabauda
Credits: Andrea Cherchi / Semplicemente Milano

Un senso di inadeguatezza ancestrale

A Milano nascono sempre i fenomeni socio-politici che influenzeranno l’Italia nel bene e nel male. Milano si proietta nel futuro ritagliandosi sempre un nuovo spazio, rilanciandosi con innovato dinamismo, presentandosi al mondo e si sviluppa in altezza, un’altezza tale da mettere in ombra la città ai piedi delle Alpi.

Il senso di inadeguatezza della città di Torino nei confronti di Milano, il sentimento di frustrazione dei torinesi, ha radici antiche. Possiamo comprenderlo, immaginando di vivere il disagio di avere un vicino capace di essere ciò che tu non riesci a diventare.

ANDREA URBANO

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Turnè? Turnè!

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Una serata al Turnè è quello che fa per tutti.

Nella frenesia milanese, ci si deve rilassare ogni tanto… ci si deve concedere una pausa in un locale accogliente e sempre pieno zeppo di gente!

Dicono che a Milano sia difficile farsi dei nuovi amici: troppe cose da fare, tutti sempre di corsa… Beh, io i miei amici più cari li ho incontrati al Turnè, chiacchierando un po’ a caso e trovando attorno a me facce sorridente ed allegre.

Perché sì, il Turnè non è solo un locale in cui fare un ottimo aperitivo, bere ottimi cocktail -il Moscow Mule è eccezionale-, ma è quel posto in cui tutti sono sereni, amichevoli e con tanta voglia di chiacchierare!

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Open Mic in Ostello

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Voi sapete cantare?

Ostello Bello Open Mic è pronto per ospitare tutti i cantanti in erba e sì, anche te!

Se sei un musicista, un cantante, un performer, uno sperimentatore sonoro, se ti senti Tiziano Ferro o Beyoncè, qui potrai testare le tue abilità davanti al pubblico migliore di Milano, quello di Ostello Bello.

Come funziona? È molto semplice. Ogni partecipante avrà a disposizione 15 minuti per esibirsi sul palco dell’Ostello. Come iscriversi? Dalle 20:00 alle 21:00 potrai iscriverti e assicurarti così un posto in scaletta. All’impianto ci pensa Ostello, che metterà a disposizione l’impianto e una chitarra amplificata. È consigliato portare il proprio strumento.

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🔴 «NO a Milano città stato»: invitiamo il sindaco a fare chiarezza sul futuro di Milano

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da corriere.it
da corriere.it
Lunedì 18 novembre. Il consiglio comunale di Milano assegna la civica benemerenza a Milano città stato. Si tratta di una delle più importanti onorificenze della città, comunemente nota come Ambrogino.
Lunedì 25 novembre. Il sindaco Sala a distanza di una settimana prende le distanze dalla decisione del suo consiglio dichiarando: «No a Milano città stato». Anche se apparentemente fuori contesto, l’occasione è l’inaugurazione del nuovo Campus della Bocconi alla presenza del Presidente Mattarella, in cui Sala afferma: «Milano rifiuta di immaginarsi come città-stato, al contrario vuole mettersi a disposizione».

La doppia contraddizione di Sala

L’uscita di Sala è una contraddizione doppia. In primo luogo per la motivazione. Sala dice che Milano è contro l’idea di diventare una città stato perchè “si vuole mettere a disposizione del Paese”. Il sindaco intenderebbe che ogni territorio con maggiore autonomia si ponga contro gli interessi dello stato di cui fa parte. Secondo questa logica, Ginevra, Basilea, Vienna, Berlino, Amburgo, Madrid o Tokyo, tra le tante, indebolirebbero lo stato di cui fanno parte perchè hanno potere di gestirsi e di rinforzarsi. In più tutte le città più aperte del mondo sono delle città stato. La realtà è l’opposto di quello dichiarato da Sala: oggi Milano non può aiutare il Paese. Per poter aiutare l’Italia deve avere i poteri per farlo. 
La seconda contraddizione è con se stesso. Gli ultimi giorni di campagna elettorale il sindaco aveva firmato una lettera pubblica in cui l’allora candidato sindaco si dichiarava a favore dell’istanza di Milano città stato e si impegnava per il 2017 a mettere in atto l’iter per consentire ai milanesi di esprimersi sul tema. Non solo a distanza di quasi tre anni il sindaco non ha dato seguito alla sua promessa ma addirittura si esprime a nome di tutti i milanesi come se noi cittadini avessimo avuto davvero l’occasione di manifestare la nostra volontà. L’unico dato disponibile sulla volontà dei milanesi sull’autonomia e i poteri della città è ad oggi il sondaggio effettuato su 3000 cittadini che si sono espressi per il 93% a favore di un referendum su questo argomento e per il 94% a favore di una maggiore autonomia della città (per due terzi come città regione). Quindi dire che Milano rifiuta l’idea di diventare una città stato non ha alcun fondamento oggettivo.

Il regalo di Natale a Salvini

Ma l’uscita di Sala rischia di regalare Milano ai presunti avversari del sindaco. Non è un mistero che l’ipocrisia diffusa a livello politico per cui una maggiore autonomia di un territorio sia uno svantaggio per tutti gli altri, è uno dei maggiori motivi di successo del centro destra nel nord Italia. Fino ad oggi a Milano tutti erano stati attenti a non cadere nella tentazione di condannare un’autonomia responsabile, anche perchè Milano è una città che malgrado i limitati poteri e risorse ha sempre manifestato lealtà e servizio al Paese. Una città che grazie ai suoi cittadini provenienti da tutta Italia è in una fase di grande prosperità che si alimenta anno dopo anno, indipendentemente da chi la amministra. Un’amministrazione che di fatto è priva di poteri perchè risorse e competenze rilevanti sul territorio sono gestite dalla Regione e dallo Stato.

L’invito a un confronto pubblico

Non è un mistero che il progetto di Milano città stato stia venendo portato avanti da professionisti e cittadini di ogni settore e di ogni idea politica che, come volontari, si stanno impegnando con un solo obiettivo: fare di Milano una città più forte e in grado di rinnovare il Paese. Fa tristezza come milanesi, prima ancora che come volontari di questo progetto, vedere l’unico sindaco al mondo che si oppone al progetto che, come dimostrano tutti i casi internazionali, porterebbe i massimi benefici per la sua città.

Invitiamo pertanto il sindaco a un pubblico confronto per illustrarci i motivi, che non riusciamo a comprendere, che lo portano a manifestare a nome di tutti i cittadini una volontà che va contro Milano e contro un reale e responsabile rinnovamento dell’Italia.

ANDREA ZOPPOLATO

Perché Milano città stato (far diventare Milano una città regione)?
1. Per avere un solo POTERE sul territorio e nei rapporti con Roma (invece che comune, città metropolitana e regione con confusione di competenze e responsabilità)
2. Per avere una gestione diretta delle RISORSE per risolvere i problemi di Milano
(Invece che dover sempre chiedere a regione o stato le risorse per realizzare qualcosa di strutturale sul territorio) e gestire direttamente i fondi europei (riuscendo anche a farsene assegnare di più)
3. Per avere un MODELLO per consentire a Milano di rilanciare il Paese (diventando un laboratorio di sperimentazione con autonomia di decisioni e possibilità di legiferare norme più efficienti).

 

Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo#Madrid#Berlino#Ginevra#Basilea#SanPietroburgo#Bruxelles #Budapest#Amsterdam#Praga#Londra#Mosca#Vienna#Tokyo#Seoul#Manila #KualaLumpur#Washington#NuovaDelhi#HongKong #CittàDelMessico#BuenosAires#Singapore

 

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Una GOCCIA nel mare di cemento: le ombre sul futuro del bosco della Bovisa

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bosco della bovisa

Si chiama Goccia per la caratteristica forma che la contraddistingue, racchiusa come è dai tracciati ferroviari che la circondano completamente, fatti costruire all’inizio del secolo scorso dall’Union des Gaz per il trasporto, appunto, del gas. Il suo simbolo infatti sono gli scheletri dei vecchi gasometri, che hanno pompato gas nelle case dei milanesi fino al 1969. Dopodiché queste imponenti officine vennero dismesse, portando nel 1994 alla chiusura definitiva dell’area.

Un bosco grande quasi quanto il Parco Sempione

In questo processo di deindustrializzazione e trasformazione l’area dei gasometri è insieme icona dal forte valore simbolico e al tempo stesso un esempio delle difficoltà nel praticare la trasformazione e la rigenerazione di aree produttive di grandi dimensioni e profondamente compromesse da decenni di attività produttive pesanti. Da più di venti anni infatti La Goccia  rappresenta una vicenda irrisolta per la città. 

Buona parte dell’area è stata densamente edificata ed ha un aspetto desertico e desolato, nonostante la presenza di alcune funzioni di eccellenza, come il secondo Polo di Ingegneria del Politecnico di Milano e il centro di ricerca dell’Istituto Mario Negri.

parco della bovisa

Il bosco spontaneo di Milano brancola nel buio

L’area della Goccia vera e propria si suddivide in una parte contenente ancora fabbricati di archeologia industriale, e un altro settore grande quasi come il Parco Sempione, dominato dai suggestivi gasometri in abbandono, oggi ricoperto da un bosco spontaneo con alberi che hanno ormai sette o otto decenni di vita, e che hanno favorito l’insediamento di fauna selvatica.

I terreni, caratterizzata da un regime multiproprietario nel quale giocano un ruolo essenziale tre attori pubblici – il Comune di Milano, il Politecnico e la società di servizi energetici A2A – sono di un valore inestimabile considerato che si trovano in uno dei luoghi più accessibili dal trasporto su ferro e potenzialmente più strategici della città metropolitana. La Bovisa nel 2030 sarà infatti collegata a Porta Nuova lungo un percorso verde grazie anche alla nascita di un grande parco di oltre 300mila mq allo Scalo Farini e a nordovest al nuovo polo d’eccellenza Mind nell’area Expo.

Ma la riqualificazione di quest’area rappresenta in realtà una delle più complesse e tormentate vicende milanesi. Le sue prospettive di trasformazione  hanno visto susseguirsi complicati e irrealistici scenari d’intervento, causati dalla difficoltà di conciliare i diversi interessi in campo, ma soprattutto dalla necessità di far fronte a un costoso intervento di bonifica. Nel 2001 infatti la “Goccia” è stata riconosciuta Sito di interesse nazionale (SIN) per la gravità della contaminazione che non è non limitata agli strati superficiali del suolo, ma è presente anche in profondità.

parco della bovisa

Il blocco della bonifica

Nel 2013 il passaggio dal SIN a Sito di interesse regionale (SIR)  ha riportato l’azione di bonifica alla competenza comunale, consentendo una maggior semplificazione delle procedure per avviare la riqualificazione dei suoli, anche attraverso un nuovo progetto di bonifica all’interno di una regia unitaria. La grande funzione urbana che il Comune immagina per la Goccia è indubbiamente legata al Politecnico, un’eccellenza del territorio che conta oltre 42mila studenti e che, come ha raccontato il Rettore Resta, intende ampliare i propri spazi nel quartiere, anche in relazione al recente insediamento dell’hub dell’università cinese del Tsinghua.

Un primo finanziamento di cinque milioni di euro aveva permesso di far partire un primo lotto di intervento relativo al cosiddetto Parco dei Gasometri, dando l’avvio al processo di bonifica dell’intera area. Tutto risolto? Non esattamente. Perché gli ingentissimi indici di edificazione delle ipotesi iniziali (dovuti alla necessità di finanziare la bonifica), con la conseguente distruzione di un patrimonio arboreo rilevantissimo nonché la mancanza di ogni quadro di riferimento territoriale di area vasta, ha indotto alcuni cittadini ed urbanisti a costituirsi in Comitato e a ricorrere al Tar, bloccando per altri tre anni le operazioni di bonifica.

parco della bovisa
Il vecchio progetto 2007 dello studio Office for Metropolitan Architecture (OMA)

Nel frattempo hanno avuto luogo un percorso di ascolto attivo e partecipazione della cittadinanza coordinato dal Dipartimento di Architettura e Studi Urbani (DAStU) del Politecnico di Milano, e un workshop di progettazione per l’elaborazione di scenari progettuali per l’intero ambito, organizzato sempre dal Politecnico. Ci sono voluti tre anni perché la bonifica potesse ripartire, e ormai siamo in dirittura di arrivo.

 

Il progetto del Politecnico

Recentemente la Regione Lombardia ha stanziato altri 5 milioni di euro, che contribuiranno a finanziare l’allargamento del campus universitario. Il progetto di massima prevede il recupero dei due gasometri, oggi due giganteschi scheletri d’acciaio in mezzo ai prati a ridosso del Politecnico, per creare nuovi spazi in grado di ospitare le start-up dell’incubatore d’impresa Polihub, attualmente 120. Uno dei due gasometri (questo almeno dovrebbe essere il progetto preliminare) verrà suddiviso in sei piani, con spazi di co-working utilizzabili dalle start-up e servizi per il quartiere e gli studenti. L’altro gasometro ospiterà spazi per attività sportiva indoor.

parco della bovisaIl primo a vedere la luce sarà un edificio per la ricerca universitaria a emissioni zero (1800 metri quadri di area coperta), il cosidetto edificio Zen. Negli anni subito successivi, quindi entro il 2021, l’obiettivo è di portare qui nuovi impianti sportivi: una pista di atletica, ma anche percorsi di corsa all’interno di un parco urbano riqualificato. Le dichiarazioni del Rettore Resta, che parla di un “verde fruibile e vivibile, non abbandonato”, lascia supporre che si tratterà di un verde fortemente strutturato e urbanizzato, funzionale alle attività del campus e dei suoi utilizzatori.parco della bovisa

L’accordo prevede anche l’edificazione di nuove residenze universitarie attraverso la riqualificazione di edifici esistenti . L’investimento globale previsto è di 22 milioni per i gasometri, 9,5 per l’edificio polifunzionale.

Nel dettaglio:

– Lotto 1A, 1B e 2 della Goccia, con vocazione esclusivamente universitaria
– Riqualificazione del Campus La Masa
– Nuovo edificio ZEN
– Riqualificazione e rifunzionalizzazione dei gasometri

parco della bovisa

Che ne sarà del bosco?

Non è chiaro attualmente quale sarà il destino della parte restante non appartenente all’università. Le previsioni del nuovo PGT sono meno distruttive delle precedenti, l’indice di edificabilità è stato ridotto e dentro la Goccia dovrebbe restare solo il Politecnico, sedi di start up e iniziative che abbiano un senso con gli obbiettivi universitari, mentre il restante 50% dovrebbe essere destinato a verde. L’obiettivo dovrebbe essere quello di realizzare un parco pubblico in continuità, si diceva, con quelli che nasceranno nei prossimi anni allo scalo Farini e nell’area Mind, oltre che con il nuovo polmone verde di Cascina Merlata.

In particolare si prevedono due grandi aree connesse: la prima, un’area posta a nord ovest di circa 90mila metri quadrati, dove nei prossimi mesi sarà avviata una sperimentazione di fitorimedio, tecnica innovativa di bonifica attraverso l’impiego di essenze arboree, come auspicato dal Comitato La Goccia. La seconda è il cosiddetto Parco dei Gasometri, area di 40mila metri quadrati posta a margine sud del Campus, su cui insistono i manufatti dei gasometri e altri edifici storici di archeologia industriale.

Conclusa la bonifica, per garantire un presidio dell’area  in attesa che vengano definiti il quadro generale e le modalità attuative, l’area potrà essere affidata al Politecnico, che si incaricherà di realizzare a proprie spese interventi di carattere temporaneo volti a renderne possibile la fruizione (cura del verde, inserimento di attrezzature per lo sport all’aperto, messa in sicurezza dei manufatti storici e, dove possibile, il loro riuso per servizi  e attività connesse alle propria funzione).

parco della bovisaAnche in questo caso la progettazione del Piano Attuativo per il loro sviluppo verrà affidata a Comune e Politecnico, principali proprietari delle aree, senza alcuno spazio di partecipazione pubblica. Il Comitato La Goccia continua ad avanzare precise richieste per la tutela del verde pubblico in quest’area della città, e in effetti sarebbe auspicabile che scelte così fondamentali sotto il profilo della tutela dell’ambiente e del paesaggio fossero condivise con tutti i cittadini. In fin dei conti stiamo parlando di servizi e di proprietà pubbliche, e di una Amministrazione che ha fatto del verde uno dei suoi cavalli di battaglia.

Diverso il caso di altre aree della Bovisa, che saranno oggetto di bandi e concorsi sui temi strategici del Piano di Governo del Territorio (che riguardano, tra l’altro, i nodi di interscambio come la Bovisa), per i quali è aperto un avviso pubblico rivolto ad esperti, cittadini singoli o riuniti in associazioni o comitati. Nella speranza che non rimanga solo una Goccia in un mare di cemento.

 

ROBERTA CACCIALUPI

 

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Ghe Pensi Mi il Martedì

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GhePensiMi

Se vi piacciono i cocktail bar che vi fanno sentire a casa, parte di una bella comunità, della vita di quartiere, il Ghe Pensi Mi è il luogo perfetto per voi. Come riconoscerlo? Semplice, la folla che si raduna davanti: giovani e meno giovani, incamiciati e capelloni.

Non importa che giorno della settimana sia, al Ghe Pensi Mi trovi sempre qualcuno con cui condividere le gioie e i dolori della giornata. Ma è anche vero che se ci passi il martedì, troverai un’offerta a prova di fegato: il 2×1: prendi una birra e la seconda è in regalo.

Ottimi anche i cocktail, fatti con tutti i crismi del caso, e la bottigliera lo testimonia: una buona selezione di gin, whisky e bourbon fanno scattare subito l’ora di un Negroni. Ma chiedete pura la lista perché qui le proposte sono diverse e tutte molto interessanti.

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Fizz Party!

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Con la serata Bobino Fizz Party il venerdì è salvo, te lo dico io.

Per tutti, aperitivo con Dinner Buffet, dalle 19 alle 22 con specialità di stagione e una scelta di Cocktail, vini e birre top.

Subito dopo, si balla con Davide Povia e Mirko Tola. International Mood, Fresh Sound & Cool Hits.
Non pensare che sia finita qui, dopo cena: Double Party, TGIF main floor & Upstairs Ballroom! E, per chi ama ancheggiare…. Studio Gem Ballroom – Salsa y bachata!
Il Bobino si è fatto conoscere per la selezione commerciale che mette d’accordo tutti.

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Una linea di ALISCAFI per collegare Milano ai grandi laghi del nord

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aliscafi

Gli aliscafi sono imbarcazioni che riescono a raggiungere alte velocità (oltre 90 km/h) grazie all’effetto portante delle sue loro collegate alla carena, che riducono l’attrito con l’acqua, facendo così emergere considerevolmente lo scafo fino a dare ai passeggeri l’impressione di volare. Il primo aliscafo della storia fu costruito proprio a Milano dal genio di Enrico Forlanini che, dopo aver mostrato un prototipo nel 1898, ne varò il primo esemplare nel 1905.

Leggi anche: Milano era capitale mondiale dell’AERONAUTICA

L’utilizzo nel mondo dell’aliscafo

Più di 100 anni più tardi, oggi l’aliscafo è diffuso in ogni angolo del mondo per collegare tra loro nel modo più efficiente le sponde di laghi e golfi. I modelli più utilizzati sono il sovietico (oggi prodotto in Ucraina) Voskhod e l’americano Jetfoil, costruito dalla più importante azienda nel settore dell’aeronautica e dell’aerospazio, la Boeing. Entrambi si ispirano al Freccia del Sole, il primo aliscafo di linea italiano, ideato a Messina dalla storica Rodriquez Cantieri Navali.

aliscafi
Un aliscafo TurboJET nella baia di Hong Kong

In Italia, le rotte più battute dal mezzo sono quelle dai porti adriatici alla Croazia, quelle interne ai laghi Maggiore, di Garda e di Como, oltre che i collegamenti tra le isole al largo delle coste laziali e campane e le loro città, in particolare tra Napoli, Capri e Ischia.

Ma gli aliscafi sono sorprendentemente utilizzati anche nelle città stato in giro per il mondo: nel Delta del Fiume delle Perle in Cina, ad esempio, opera un efficiente servizio tra le città di Hong Kong, Shenzhen, Guangzhou e Macau. L’aliscafo fa parte della vita quotidiana degli abitanti di San Pietroburgo, Budapest, Vienna e Sebastopoli.

Leggi anche: Le CITTÀ STATO nel Mondo

Il ritorno a casa


Perché allora non tornare a valorizzare un’invenzione tutta milanese? Milano, pur non essendo una città propriamente talassica, è ovviamente ricca di bacini idrici, oltre che a pochi passi da alcuni dei laghi più belli del mondo: assicurare collegamenti al loro interno con un nuovo brand meneghino dedicato agli aliscafi sarebbe un’operazione di marketing che probabilmente all’estero sarebbe già stata portata avanti, mentre ancora una volta in Italia non esaltiamo abbastanza il nostro patrimonio e il nostro know-how che, non dimentichiamolo mai, è anche scientifico e tecnologico.

aliscafi
Una flotta di idrovolanti all’Aeroporto Internazionale di Malé, alle Maldive

Oggi il più importante produttore italiano di aliscafi è la napoletana SNAV: la sfida è lanciata! Senza tralasciare gli idrovolanti, un altro mezzo di trasporto nato italiano, coi quali si potrebbe arrivare a costituire un vero e proprio network tra le acque di Milano Città Stato: si vola in idrovolante come su una rotta aerea long haul, col collegamento finale e capillare via aliscafo a fare da low cost.

HARI DE MIRANDA

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Gastronomia Yamamoto

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In via Amedei 5, a due passi dal Duomo, trovi un locale semplice, con un arredamento semplice e dentro due donne che ti accolgono con un sorriso che scalda il cuore.

Gastronomia Yamamoto, un ristorante giapponese che non vende sushi. Sembrerà strano, ma in questo spazio accogliente Aya Yamamoto e sua madre hanno scelto di vendere tutti quei piatti che i bambini giapponesi mangiano a casa della nonna.

Gastronomia Yamamoto è la prima gastronomia giapponese di Milano. È un esempio di washoku, la cucina tradizionale del Giappone riconosciuta dall’Unesco come patrimonio dell’umanità.

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Una giornata a GRECO: 10 attrazioni di uno dei quartieri più vivaci di Milano

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Murales Via Zuretti
Credits: Claudio-Lucia Flickr - Murales Via Zuretti

Greco è un quartiere ricco di suggestioni fatte di storia, letteratura, mondanità e di preziosissimi angoli di verde senza tempo. Sono talmente tante le cose da vedere e da fare che una giornata sola non può bastare.
Esplorando la zona e i suoi dintorni, ho selezionato alcune curiosità e luoghi di interesse che vi propongo di visitare.

#1 I Ponti

La prima cosa che voglio condividere con voi è questa: passeggiando per le vie di Greco mi ha colpito la moltitudine di attraversamenti sulla Martesana e sulle ferrovie. I ponti sono una costante del paesaggio, della storia, un tratto comune che caratterizza il territorio. Vorranno significare che Greco collega territori e realtà diverse superando barriere non solo naturali e ferrate?

#2 Cassina de’ Pomm e le ville della Martesana

Se volete rilassarvi e dimenticare per un attimo la frenesia di Milano il consiglio è quello di fare una bella passeggiata lungo la Martesana o di bervi una birra sotto il pergolato de LaButtiga: qui il tempo sembra essersi fermato e la sensazione è quella di trovarsi in campagna. Fino ai primi anni ’60, il corso d’acqua scorreva in superficie lungo Melchiorre Gioia; oggi riemerge soltanto nel punto in cui sorge la storica Cassina de’ Pomm: una delle cascine più vecchie di Milano, sicuramente la più antica rimasta integra. Nel corso dei secoli fu prima una casa di villeggiatura, poi una locanda pe ril cambio dei cavalli e di sosta per le barche. Negli anni ‘60 divenne un’osteria famosa per la cucina, i vini e la frequentazione mondana. Oggi è un condominio privato spesso usato come location cinematografica: alcuni film di Maurizio Nichetti, per esempio, “Benvenuti al Nord” e qualche serie televisiva. Sicuramente, quando il naviglio scorreva ancora a cielo aperto, qui furono girate diverse scene di “Miracolo a Milano”. Attraversando lo storico ponte del Pan Fiss si raggiunge la ciclabile della Martesana, lungo la quale si scoprono orti, atelier di artisti, centri di aggregazione e persino una cineteca. Spingendosi ancora oltre in direzione di Cernusco, non si possono dimenticare i parchi e le ville secolari: Villa Lecchi-Villa Pallavicini, Santa Maria Rossa in via Domenico Berra, Villa Albrighi, Villa Petrovic, Villa de’ Ponti, Villa Pino-Brasca.

Naviglio Martesana
Credits: Matteo Grieco

#3 Il Villaggio dei Giornalisti e la Maggiolina

Dalla Cassina De’ Pomm si raggiunge facilmente il Villaggio dei Giornalisti attraversando il ponte in fondo a via Tarvisio. Il quartiere è un’area piuttosto ristretta di edilizia residenziale destinata alla piccola e media borghesia. Le strade sono popolate da villette e piccole palazzine immerse nel verde e nella pace e costruite nei più disparati stili architettonici: gotico, neo-medievale, vittoriano, montanaro e parigino. Si tratta di una delle zone più bizzarre e esclusive della città. Le costruzioni più vezzose e stravaganti sono le case a igloo di via Lepanto. Sono mini-abitazioni (all’incirca 45 m²) progettate dall’ingegnere Mario Cavallè nel 1946. Le case a igloo sono disposte su due livelli: uno al piano rialzato e uno seminterrato che, originariamente accessibile solo dall’esterno, riceve la luce dalle bocche di lupo aperte sul piano strada. Anche le case a fungo (oggi demolite del tutto) si sviluppavano su due livelli sovrapposti: uno più ristretto (il gambo) ed uno più ampio (la cappella). Alle stravaganze dell’ingegner Cavallè si aggiunge la Villa Figini realizzata dall’omonimo architetto come propria residenza e da tutti chiamata la Palafitta. La Villa in rigoroso stile razionalista, è ispirata alla Villa Savoye di Le Corbusier.

Case Maggiolina
Una casa a igloo

Muovendosi verso il centro, si incontra il quartiere della Maggiolina il cui nome deriva dalla Cascina Maggiolina, un antico edificio che sorgeva lungo il Seveso, all’altezza dell’attuale via della Maggiolina. Il casale venne demolito nel 1920 e il nome passò negli anni Sessanta al nuovo complesso residenziale chiamato appunto Villaggio Maggiolina. Oggi il quartiere è pieno di casette e villette a due piani costruite tutt’intorno a Piazza Carbonari e andando verso nord-ovest  si confonde con il Villaggio dei Giornalisti.

#4 La chiesetta di Segnano con i suoi affreschi

La Chiesetta di Sant’Antonino di Segnano è un altro piccolo tesoro inaspettato e soprattutto nascosto per chi non sa dove cercare. La chiesetta, che risale al Sedicesimo secolo, si trova in via Cozzi ed è ormai quasi completamente circondata da alti palazzi. Il suo interno è riccamente affrescato e decorato. L’affresco principale sulla sinistra raffigura una battaglia, ma non tutti concordano di quale scontro si tratti: potrebbe essere quello di Legnano del 1176 o invece la battaglia della Bicocca avvenuta intorno al 1500. Sulla parete destra c’è la contemplazione della Vergine Maria con il Bambino Gesù da parte di sei santi vescovi di Milano: Geronzio, Benigno, Ampelio, Antonino, Simpliciano, Vigilio e San Carlo Borromeo. L’arco dell’abside è decorato con delle quinte teatrali tenute aperte da angeli. All’interno dell’abside ci sono Sant’Antonino sulla sinistra e Beato Ludovico Barbo sulla destra. Molto bello è anche il soffitto a cassettoni, anch’esso riccamente decorato.

#5 Piazza Greco

La piazzetta di Greco con la Chiesa di San Martino era il centro del vecchio borgo ed è tutt’oggi il fulcro del quartiere. E neanche a farlo apposta in Piazza Greco c’è il ristorante ellenico Callistos. La Chiesa costruita alla fine del 1500 è in stile barocco ma al suo interno custodisce dipinti e molte altre opere del tardo Rinascimento che meritano una visita. Particolare di questo luogo sacro è il campanile, che nello scorso secolo venne rialzato con otto colonnine in ghisa, per ospitare delle campane più grandi.

#6 Il Refettorio Ambrosiano

Sulla piazza si affaccia un teatro rimasto chiuso a lungo fino a quando, in occasione di EXPO 2015, è diventato il Refettorio Ambrosiano. Per far sì che il cibo della manifestazione non andasse sprecato, Massimo Bottura e il regista Davide Rampello ebbero l’intuizione di creare il Refettorio come luogo di solidarietà e di bellezza. Coinvolsero fin da subito la Diocesi di Milano, e in particolare la Caritas, per tradurre in concreto questa idea alla quale si sono unite eccellenze dell’arte, della cultura e della cucina. Numerosi artisti contemporanei hanno contribuito a tradurre in bellezza gli ambienti e 40 tra i migliori chef del mondo hanno ideato e preparato menù a partire dalle eccedenze alimentari raccolte ogni giorno a Rho, nel pieno rispetto delle normative vigenti sulla sicurezza alimentare. Il Refettorio Ambrosiano gestito dalla Caritas continua a funzionare come luogo di solidarietà, di cultura e spazio d’arte.

Refettorio Ambrosiano
Refettorio Ambrosiano

#7 il Teatro alla Scala di via Bottelli

A pochi passi da piazza Greco, in Via Bottelli, sorge l’edificio che dal 1985 ospita la sala prove privata del Teatro alla Scala e dove, data l’ottima acustica, si sono tenute in numerose registrazioni concertistiche. L’edificio mantiene tutt’oggi la stessa destinazione, ma per anni è rimasto in condizioni disastrose, completamente lasciato a se stesso. Nel 2018 è stato oggetto di un rinnovamento speciale grazie all’associazione Retake-Milano, il Politecnico e i cittadini: la facciata è stata interamente ricoperta con un enorme murales antismog. Gli studenti della scuola di Design del Politecnico che hanno progettato il murale hanno coinvolto il quartiere chiedendo ai residenti di scegliere il soggetto tra i cinque proposti.

#8 La porta di ingresso di Renzo Tramaglino

Nel capitolo 33 de “I Promessi Sposi” Manzoni descrive l’entrata di Renzo a Milano colpita dalla peste. Il giovane, dopo essere passato per Monza arriva di sera a Greco, descritto come un importante borgo rurale. Qui passerà la notte al riparo sotto al portico di una cascina, probabilmente la Cassina de’ Pomm. La targa posta sulla scuola elementare di via Bottelli che ricorda questo episodio riporta il passo del romanzo.

Sale Prove Teatro alla Scala
Sale Prove Teatro alla Scala

#9 La Villa Mirabello: “sempre el dovere”

Fra Greco e Niguarda, c’è il quartiere Mirabello che prende il nome dalla omonima villa che si trova a pochi passi dalla fermata della Metropolitana Marche. È una dimora in stile rinascimentale lombardo con le tipiche finestre ogivali in cotto e un piccolo cortile a loggiato con l’annessa cappella affrescata. Nel ‘400 fu residenza di caccia e villeggiatura dei Visconti e in seguito passò a Pigello Portinari, il rappresentante dei Medici a Milano. Verso la fine di quello stesso secolo, la villa divenne proprietà della famiglia Landriani, che lasciò tracce ancora oggi ben visibili, come gli stemmi sul camino e sui soffitti e il motto “sempre el dovere” sulle pareti esterne, accanto a melograni e croci azzurre. Sembra che la villa sia poi passata dai Landriani ai Marino, ricca famiglia di origine genovese che costruì Palazzo Marino in piazza della Scala. La Villa è oggi sede della Casa per ciechi di Lombardia.

Villa Mirabello
Villa Mirabello

#10 Il Leoncavallo, la “cappella sistina della contemporaneità”

Per uno svago alternativo l’attrazione del quartiere è il centro sociale Leoncavallo, invia Watteau). Il centro sociale nacque nel 1975 in via Leoncavallo quando il civico 22 venne occupato. Nel 1994, dopo lo sgombero, si trasferì nell’attuale sede, l’ex cartiera Cabassi, dove, seguendo i numerosi graffiti colorati si scova l’ingresso. Il nuovo spazio, ampio 4.000 m² al coperto, più cortili, spazi verdi e sotterranei, venne strutturato come un piccolo quartiere, con una “piazza” centrale sempre aperta e le varie strutture attorno. Qui vengono organizzate numerose attività: dai concerti ai corsi di fotografia e di lingue, dalla serigrafia al laboratorio di teatro, dalla ciclofficina alla radio, dalla cucina popolare all’accoglienza per i migranti e i senzatetto. Nel 2006 l’assessore alla cultura Vittorio Sgarbi ha definito i murali dell’ex cartiera “la Cappella Sistina della contemporaneità” e li ha inseriti fra i luoghi d’arte permanente da visitare come il Pac, la Triennale, Palazzo Reale.

Leoncavallo
Leoncavallo

Per lo svago: locali e ristoranti della zona

Itinerario alternativo: in zona ci sono moltissimi locali e ristoranti molto frequentati dove fare delle soste durante una passeggiata nel quartiere. Per la colazione vi consigliamo la pasticceria Alvin’s, in via Melchiorre Gioia 141, oppure la Martesana in via Cagliero. Per il business lunche e il brunch il Dulcis in Fundo in via Zuretti 55, un ex capannone industriale adibito ora a bistrot. Per l’aperitivo, l’ideale è nella bella stagione il “Tranvai”, che si incontra attraversando il “Giardino Cassina de’ Pomm”: un tram storico del 1928 trasformato in un bar, sotto a uno spettacolare pergolato di glicine. Per la birra è d’obbligo una sosta a La Buttiga, proprio affacciata sulla Martesana. Per assaggiare le specialità elleniche, bisogna assolutamente prenotare un tavolo al Callistos in piazza Greco oppure al Mikonos in via Tofane, atmosfera romantica in un angolino di rara bellezza. Al Fuorimano di Via Cozzi 3 trovate di tutto, persino la pasta fresca democratica e i caffè letterari. E proprio alla pasta fresca democratica è dedicato un localino giovane e informale in piazza Greco: qui si sceglie tra mafaldine, ravioli, trofie, tagliatelle…e li si abbina a piacere ai sughi del giorno. Invece per cocktails, la cena di pesce e il dopo cena c’è La Gintoneria di Davide, in Via Comune Antico.

Cucina toscana all’antica trattoria Il Borghetto, all’angolo tra via Emilio de Marchi e via Comune Antico. Se invece amate il rock, non potete rinunciare a una serata al Rock’n’Roll, in via Bruschetti 11, angolo via Zuretti, molto frequentato da musicisti e metallari. Qui non è difficile incontrare Le Vibrazioni, il dj Ringo, Pino Scotto e altri protagonisti del mondo della musica. Per l’electro music imperdibile il Tunnel in via Sammartini 30 e infine, per i nostalgici, c’è la storica bocciofila di via del Progresso,dove si mangia e si beve in dialetto milanese.

 

Grazie a Alberto Michele Ghezzi Dora Markus Piero Dragan Christian Di Sante Arianna Ricotti Giorgio Castoldi Tiziano Zeloni Floria Bersani Gabriele Sotgia

SOFIA MARI

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“La mia Milano sarà ancora più CORAGGIOSA”: intervista a Francesca Colombo, ingegnere della cultura a BAM

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Curiosa, appassionata di musica e d’arte. Manager culturale, 13 anni trascorsi al Teatro alla Scala, ha curato diverse startup in ambito culturale tra cui il festival MITO, lo Stradivari Festival, l’avvio della programmazione culturale di Expo 2015, Mantova capitale della cultura italiana, la fondazione MAST di Bologna. È stata la più giovane sovrintendente al Maggio Musicale Fiorentino e oggi affronta una nuova sfida a BAM- Biblioteca degli alberi, un parco pubblico a Milano, per portare i cittadini a vivere esperienze culturali a contatto con la natura. Di formazione ha una laurea in ingegneria e una in pianoforte: “mi piace quando mi definiscono ingegnere della cultura. Da ingegnere porto il metodo e il rigore gestionale, dalla cultura l’armonia e la creatività”.

“Amo lo sport, in particolare ora il Padel, sono pazza per gli animali, adoro viaggiare”

Come è che è arrivata a BAM e perché?

Mi chiamano spesso per lanciare iniziative sfidanti e innovative dove protagonista è la cultura e dove ci sono da creare virtuose partnership pubblico-privato, in questo caso Comune di Milano e la Fondazione Riccardo Catella. Quello che metto di mio è la creatività e il coraggio di esplorare nuove frontiere lavorando fianco a fianco con gli artisti e la capacità di creare a supporto un’organizzazione con il suo staff, il modello organizzativo, il controllo di gestione, lo sviluppo di partnership con le aziende… capacità fondamentali per progetti come quello di BAM.

Le modifiche che ha portato in BAM?

Quando sono arrivata non c’era ancora BAM: è un progetto che abbiamo creato quest’anno. Sono stata chiamata in Fondazione Catella, che si occupa di cultura dello sviluppo urbano sostenibile, proprio per fare partire un progetto completamente nuovo. Il nostro compito è quello di prenderci cura del parco pubblico, curarne la manutenzione, la sicurezza e, la parte innovativa. È proprio quella di creare un programma culturale per i cittadini.

Quali sono le priorità di sviluppo strategico di BAM nell’anno che ci aspetta?

Siamo appena partiti. L’obiettivo strategico è di creare un parco con una identità forte, un luogo di crescita e di riflessione sugli obiettivi di sviluppo sostenibile che il mondo sta affrontando, cercando di far vivere ai cittadini emozioni ed esperienze non fini a se stesse, ma di crescita e di confronto.

Perché la partnership con Vivaio?

Viviamo in un mondo globale complesso. Per me è importante nel lavoro che svolgo e per veicolare le iniziative in cui credo, creare un network tra persone e associazioni serie, coerenti con i propri valori e capaci di coinvolgere le persone in obiettivi condivisi. In Vivaio e in Andrea Zoppolato, in particolare, ho trovato proprio questo: energia, capacità e voglia di give back alla società in cui stiamo crescendo.

Tipi attività per svolgere per chi vuole sostenere BAM?

Il successo di BAM è il successo di chi vorrà far parte della sua “comunità green” che è fatta di BAM friends e di volontari. I primi danno un piccolo contributo economico annuale a BAM, da 15 euro, i secondi dedicano il loro tempo, dal volontariato quotidiano come “guardiani” del parco a un volontariato legato ai singoli eventi della programmazione culturale. Condividono i nostri valori e ci aiutano con il loro tempo e la loro generosità a prenderci cura di uno spazio pubblico e a gestire gli avvenimenti culturali che offriamo ai milanesi, e non solo. (questo è il link per iscriversi: https://bam.milano.it/about/volunteers/

Come Le piacerebbe che Milano migliorasse ancora di più nel futuro?

Milano dovrebbe essere coraggiosa e investire maggiormente nella creatività contemporanea multidisciplinare e multidimensionale, con forme e linguaggi diversi. La mia Milano vorrei che continuasse a valorizzare le sue istituzioni culturali e produrre più cultura: che bello sarebbe chiamare gli artisti e le istituzioni culturali ad affrontare con il linguaggio dell’arte le sfide globali che il mondo sta affrontando e che i paesi che aderiscono alla Nazioni Unite hanno firmato come obiettivi per il 2030!

MILANO CITTA’ STATO

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Le prime auto erano… ELETTRICHE!

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auto elettriche
Jenatzi a bordo della Jamais Contente

Molti guardano alla mobilità elettrica come a qualcosa di innovativo, quasi fantascientifico.
In realtà le auto elettriche antidatano le comunissime motorizzazioni a combustione interna di diversi anni.

Questo perché da un punto di vista ingegneristico, sviluppare un’auto elettrica richiede molta meno progettazione e componenti che una benzina o diesel. Il motore, o meglio i motori, devono solamente far girare una ruota spinti dall’energia conservata a bordo nella batteria. I motori a combustione oltre ad avere molte più componenti hanno poi la funzione di “contenere” l’esplosione generata dall’ignizione del carburante. Oltre che più complessi sono quindi più pesanti e ingombranti.

La locomotiva elettrica

Era il 1828 quando Ányos Jedlik inventò il primo rudimentale motore elettrico e lo installò su una piccola auto di sua costruzione.
Giusto per capire di che epoca stiamo parlando, Napoleone Bonaparte era morto da appena 7 anni e l’Italia non sarebbe stata una nazione unita per altri 33 anni.
Qualche anno dopo, nel 1837, il chimico scozzese Robert Davidson progettò la prima locomotiva elettrica alimentata da celle galvaniche (le batterie dell’epoca). Per quanto fosse ancora poco performante rispetto alle vecchie locomotive a vapore, la locomotiva elettrica fu la prima vera applicazione commerciale di un motore elettrico.

Le prime vere auto elettriche

Per la mobilità elettrica rimaneva però un’enorme incognita: come immagazzinare efficacemente l’energia per garantire un’autonomia di marcia accettabile alle auto?

La risposta arrivò nel 1859 grazie all’invenzione della batteria al piombo-acido da parte del francese Gaston Planté, migliorata poi dal suo connazionale Camille Faure nel 1881. Questi inventori consentirono infatti di immagazzinare in modo consistente quantità di energia elettrica tali da garantire diverse decine, se non centinaia, di chilometri di autonomia.
All’auto elettrica si devono poi alcuni record motoristici. Nel 1899 il primo veicolo a rompere la barriera dei 100 km/h fu infatti la “Jamais Contente” (mai contenta) di Camille Jenatzi. Un veicolo dalla forma particolarmente affusolata a missile, frutto dei primi rudimentali studi di aerodinamicità.

Gli anni d’oro dell’elettrico

Tra la fine del 19esimo secolo e gli inizi del ‘900 le auto elettriche divennero i più comuni mezzi a motore in circolazione per le strade d’Europa. Questo perché le auto a benzina e diesel di massa del signor Ford erano ancora lontane e si stava cominciando a sviluppare una rete di logistica dell’elettrico degna ancor oggi di ammirazione.
Il problema della rete di colonnine di ricarica, tanto sentito nel 2019, già affliggeva la mobilità elettrica di oltre 100 anni fa. Alcuni produttori cominciarono quindi ad offrire veicoli pensati per avere una batteria rapidamente sostituibile (concetto ripreso oggi dalla concept car Fiat Centoventi).

La concept car Fiat Centoventi, presentata nel 2019

Già dal 1896 Hartford Electric Light Company offriva un servizio con cui il proprietario acquistava l’auto e, con l’aggiunta di un canone mensile, era in grado di sostituire la batteria esausta con una carica presso le stazioni della azienda. Alla faccia del car sharing!
I taxi di molte città tra cui Londra e Parigi erano elettrici e affiancavano auto a motore e carrozze a cavallo. A Londra i taxi elettrici erano soprannominati “hummingbirds” (colibrì) a causa del fruscio generato dai motori elettrici.

 

Il declino

auto elettriche
Thomas Edison con un’auto elettrica nel 1913

Con l’industrializzazione di massa del settore automobilistico e la comparsa delle catene di montaggio, molti produttori cominciarono ad offrire a prezzi concorrenziali auto a benzina.
Ogni giorno venivano scoperti nei più remoti angoli del mondo nuovi giacimenti petroliferi. Questo consentiva di avere combustibile a basso costo in un momento in cui, con l’elettrificazione delle città e delle fabbriche, il prezzo della corrente elettrica continuava a salire.
Ford, Daimler-Benz e molti altri marchi ancora esistenti furono i pionieri della mobilità di massa che, per ragioni di logistica e produzione, scelse la combustione interna piuttosto che l’elettrico.
Per concludere possiamo quindi pensare che la mobilità elettrica di cui tanto parliamo oggi non sia affatto rivoluzionaria ma solamente “riemersa” dal passato in un momento storico in cui i benefici dell’elettrico diventano più apprezzati.

 

ALESSANDRO MAIOCCHI

 

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Signorvino, SignorSì!

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Chi beve vino campa cent’anni, oppure Vino rosso fa buon sangue, di proverbi legati al vino ce ne sono tantissimi, e sono sicura che voi ne conosciate parecchi.

Ecco, quindi ho l’evento che fa per voi: una degustazione di vino, in abbinamento con le eccellenze gastronomiche del nostro Bel Paese!

La serata, a soli 35 Euro prevedere la degustazione di tre vini, una cena di tre portate in abbinamento ai vini scelti, acqua e caffè.

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10 motivi per non andare in ERASMUS e restare a Milano

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Olimpiadi Erasmus (foto: Corriere)
Olimpiadi Erasmus (foto: Corriere)

In un periodo di fuga di cervelli c’è una voce che resiste: il numero di studenti stranieri che scelgono Milano per i loro studi. In effetti, la nostra città è un magnete poderoso per gli universitari di tutto il mondo.

10 motivi per non andare in ERASMUS e restare a Milano

#1 Perché a Milano ci sono tutte le città del mondo

Ma in tutte le città del mondo non c’è Milano.

Leggi l’articolo: 15 città del mondo sono a Milano. Ecco dove si trovano

#2 Le università milanesi

Sono delle eccellenze internazionali. Sicuri di trovare di meglio?

Leggi l’articolo: Dimmi che università di Milano fai e ti dirò chi sei

#3 Feste Erasmus

E’ l’unico posto al mondo dove ogni sera c’è almeno una festa gratis per gli Erasmus. Organizzano pure viaggi a Montecarlo gratis.

Leggi l’articolo: Milano internazionale: 10 luoghi dove si incontrano persone di tutto il mondo

#4 Cibo

Mangi bene senza svenarti, all’estero ti sveni e mangi malissimo: non trovi frutta e verdura e rischi di mangiare hummus di ceci per un mese filato.

#5 In due ore sei ovunque

Sei al mare, nelle città d’arte più belle del mondo, in mezz’ora sei al lago, vai sulle Alpi solo usando trasporti di terra.

Leggi l’articolo: 10 destinazioni da raggiungere in treno da Milano per una gita

#6 In due ore sei in tutta Europa

Con tre aeroporti e collegamenti di ogni tipo per qualunque destinazione dal cuore dell’Europa.

#7 Perché sono già tutti qua

Quasi il 20% dei residenti di Milano è di origine straniera. Ed è una capitale Erasmus.

Leggi l’articolo: Milano è capitale degli Erasmus

#8 Una metropoli misura d’uomo

La zona 1 di Londra è grande come tutta Milano. A Berlino se da est devi andare all’Olimpia Stadium perdi la giornata. Agevola nella sistemazione perché anche se sei fuori sei sempre in centro.

#9 Per la burocrazia

Perché da noi per fare tutte le pratiche per l’Erasmus ci metti più tempo del periodo che stai là.

#̶1̶0̶ ̶P̶e̶r̶c̶h̶è̶ ̶l̶’̶a̶r̶i̶a̶ ̶è̶ ̶p̶u̶l̶i̶t̶a̶

 

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