Il PORCONAUTA

“Perché ha bisogno di aiuto, e tanto basta” (Storie dalla Quarantena)

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Foto di Andrea Cherchi (c)

Questa notte mi ho svegliato di soprassalto

e la prima cosa che mi ho chiesto è perché mi ho svegliato di soprassalto visto che tutta Milano è calata in un silenzio spettrale e sotto casa non passano più neanche i ragazzini ubriachi e nemmeno quella matta ma matta vera che girava ogni tanto inveendo sbronza contro il mondo e biasciando di qualche congiura salvo dare della troia a chiunque incrociasse. Chissà che fine a fatto.

Stavo ancora lì nelle lenzuola sudato marcio perché in questo condominio di vecchi babbioni il riscaldamento è sempre a palla che mi facevo questa domanda finché non ho notato che cera una luce accesa che filtrava da sotto una porta e io accesa non lavevo lasciata di certo visto che io spengo sempre tutto prima di andare a dormire perché a me non piace lo spreco e poi comunque sono cazzi miei.

Allora mi ho alzato dal letto

e ò preso il randello che tengo sempre vicino al cuscino che non si sa ma con sti zingari che nonostante la quarantena trovano ancora il tempo di andare a rubare nelle case delle brave persone e poi da quando mi hanno chiuso gli stadi sono tappato in questa fogna di casa e mi manca la curva e ciò una voglia di spaccare una faccia che non so semispiego.

Vado a vedere se c’è una qualche testa da rompere ma quando apro la porta la luce è assolutamente spenta e fuori non cè neanche la luna e allora forse avrò avuto unalluci Nazione sarà stata la troppa birra del discaunt che costa poco ma effettivamente sullo stomaco è come il piombo.

Rientro nel letto e tiro su la coperta con la bandiera della mia scuadra

e spengo la luce a forma di Benito ma butto un’ultima occhiata e rivedo quella cazzo di luce dalla cucina e allora balzo giù come una tigre e comincio a porconare che mi fa sentire a mio agio esprimere dei concetti a quel modo anche se mia moglie o meglio la mia ex moglie evidentemente non gradiva anche se ne capiva la metà o forse non gradiva le botte che peraltro si meritava tutte la puttana.

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Spalanco di colpo la porta della cucina che sbatte contro il lavello sbeccato facendo un rumore dinferno e fuori dalla finestra vedo una luce verde che mi fissa sospesa a mezzaria sopra i bidoni dell’immondizia e la sdraio che ho vinto a braccio di ferro a quel rumeno del pianterreno che poi gli hanno sparato dei suoi compatrioti io davvero non so come ragiona quella gente.

Ad ogni modo c’è questa cazzo di luce verde che mi fissa

e io non so regolarmi di fronte alle cose che non capisco che peraltro sono parecchie di solito reagisco alzando le mani e porconando perché dopo la quinta elementare io sono andato a lavorare che tanto informarsi e studiare non serve a niente quando vivi nel branco e puoi risolvere le cose a mazzate senza perdere tempo con, la punteggiatura o l’ortomanzia.

Corro verso la finestra per agguantare quel coso urlando ONORE! ma scivolo sul pavimento unto e cado in avanti sbattendo la faccia contro il termosifone arrugginito che mi stordisce peggio di quel montante che mi tirò il Comelli nel ’95 che m’ha rotto il naso e rincoglionito del tutto e cado a terra svenuto in una pozza di sangue caldo e vischioso.

Dei piatti sporchi mi rovinano addosso.

Sento il gocciolio del rubinetto e l’ultima cosa che vedo è la madonnina di Lourdes che mi fissa delusa da sopra la porta. Sono arrivati. Sono venuti per portarmi via. Mi controllano. Li aspettavo. Dannati bastardi comunisti, mi hanno trovato. La prossima volta altro che rigarti la Vespa, vi brucio vivi nel centro sociale, vi mando tutti all’inferno zecche del cazzo. Poi il buio.

La luce verde s’allontana, ronzando sommessamente nella notte buia e silenziosa di una Milano deserta.

Avrebbe potuto essere uno dei droni messi in campo dalla Protezione civile per monitorare gli spostamenti dei Milanesi, costretti a casa dall’emergenza. Uno di quei dispositivi che s’insinuano nei cortili delle case di ringhiera o negli eleganti giardini del centro, perché il contagio non risparmia nessuno, dalla barbona che grida in strada all’erede al trono, e controllano che tutti stiano a casa.

O avrebbe potuto essere uno dei droni utilizzati per sorvegliare i condannati ai domiciliari, che paradossalmente sono anche quelli che finora hanno avuto il minor rischio di contagio: un giovane appuntato dei Carabinieri, in una remota caserma, annoterebbe sul suo registro che il detenuto domiciliare XY si trova attualmente in casa sua.

In entrambi i casi, i registri si sarebbero limitati a riportare che l’Osservato, vistosi appunto osservato, s’è nascosto sotto la finestra e la cosa sarebbe morta li. E anche lui.

In realtà, in una remota sala metallica circolare, piena di led e interruttori, due creature verdastre discutevano tra loro osservando un monitor, senza emettere alcun suono né fare alcun gesto.

“Questo mi pare il più deludente”.

“Mah. Ti ricordo che l’altroieri da quella villa in via XX Settembre ci hanno sparato”.
“Vero. I terrestri sono veramente dei trogloditi”.
“Questo più degli altri, lo ammetto”.
“Che facciamo”?
“Poveracci, sono in difficoltà. Questi non hanno idea di come si gestisce una pandemia. E’ gente che si parla addosso, si tocca, si abbraccia… Se stanno soli diventano matti, ma non hanno scelta. Capitò anche alla nostra gente, e fummo lasciati soli”.
“Ok, ma tremila anni fa”!
“Sembra ieri se ci pensi”.
“Quindi”?
“Quindi tiriamolo su. Lo sistemiamo e lo rimettiamo dov’era”.
“Quel coglione?”
“Si”.
“Ma perché”?
“Perché ha bisogno di aiuto, e tanto basta”.

Fu così che l’ex pugile fu risucchiato dal raggio verde e ricucito a dovere in una lontana galassia.

Per quanto energicamente raschiassero, gli alieni non riuscirono a togliergli proprio tutta la merda che aveva nella testa, così pensarono bene di compensare introducendovi alcune nozioni per loro elementari tipo le piramidi, i cerchi nel grano, Machu Picchu, tutta roba che loro fecero col piede sinistro annoiandosi durante la pandemia che quasi sterminò la loro civiltà. Già che c’erano, gli raddrizzarono il setto nasale, gli fecero la barba e le unghie. Cancellarono l’ultima mezz’ora e lo rimisero nella cucina di casa sua, non prima d’aver dato una pulita in giro, gettato l’immondizia, in primis la lampada a forma di duce, e dato una rinfrescata alle lenzuola.

Al termine della quarantena, l’Osservato uscì finalmente di casa trasfigurato. Rinunciò alla curva e donò il suo manganello a un’organizzazione umanitaria, che lo accettò con numerose riserve. Tra lacrime di commozione, fece dono della sdraio alla vedova del rumeno al pianterreno.
Col suo italiano incerto andò marciapiede per marciapiede propalando al mondo la Verità, la Conoscenza e la Rivelazione ma, inascoltato ed incompreso, trovò conforto nell’alcool ed iniziò ad porconare e ad insultare la gente per strada.

Oggi è chiuso in un manicomio criminale, sorvegliato a vista e con la camicia di forza.

Sipario.

ANDREA BULLO

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Andrea Bullo
Andrea, milanese, avvocato, tanto dovrebbe bastare