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Le 10 frasi sintomo di PAZZIA tipiche delle milanesi

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Sembrano banali, quasi inoffensive. Ma ci cascano tutti.

donne milanesi

Le 10 frasi sintomo di pazzia tipiche delle donne milanesi.

 

#1 “Andiamo a prendere un caffè a Bellagio?”

Bellagio è il posto più scomodo da raggiungere su lago di Como. Tu azzardi: “Ma non possiamo fare tutto il week end?”. Risposta di lei: “No, mi va solo un caffè”.

 

#2 “Ci sono i collant in offerta da Calzedonia a Serravalle”

Tu: “Cazzo, sono 100 km ad andare, 100 a tornare, con quello che spendo ti regalo tutte le calze che vuoi”

Ma lei: “Sì, ma hanno proprio l’offerta del colore che voglio io”

 

#3 “Vediamoci stasera. Sei libero?”

Tu rispondi:  “Sì certo. Dammi solo 10 minuti”. In quei 10 minuti sposti gli appuntamenti con primi ministri, papi e persone con cui ci sono voluti 5 mesi per avere l’appuntamento. Ma quando sei pronto ad uscire, lei: “Scusa ma possiamo fare un’altra volta? C’è il gatto che non sta bene”. Alle tue rimostranze, lei, gelida: “Tanto avevi detto che eri libero”

 

#4 “……”

Tu: “Tutto bene?”. Silenzio. “Perché non rispondi?”. Silenzio. “Cosa ne faccio dei biglietti di Formentera?”. Silenzio. Il silenzio di lei è calato all’improvviso, senza segnali premonitori, perdura di fronte a qualunque domanda, nessun cenno di vita malgrado tuoi tentativi infiniti di sapere almeno se è viva.

Dopo questo periodo che va dai tre mesi ai due anni lei riappare, sulla chat di Facebook, con la frase: “Ciao, come stai?”

 

#5 “Saremo solo noi due”

Lei insiste per andare a Sankt Moritz promettendo mari e monti e soprattutto intimità. Per tutto il viaggio ti fai strani viaggi, mentre lei parla di baite e di amplessi al suono del camino. Arrivati c’è la parata degli ex, con code come all’Expo per salutarla che vanno avanti tutto il fine settimana. Non riesci a stare solo con lei neppure in seggiovia. Anzi, non puoi nemmeno assentarti 5 minuti perché rischi che se la faccia qualcuno. E che diventi lo stambecco dell’hotel.

 

#6 “Ma perché mi fidanzo sempre con quelli sbagliati?”

Tu vorresti risponderle: “Perché ti fidanzi con tutti tranne che con me!”. Però intanto sei l’unico pirla a tirarla su alla fine di ogni storia sbagliata.

 

#7 “Dimostrava più della sua età”

Lui 15 enne.

 

#8 “Devo preparare le valigie”

Finalmente si parte per la vacanza che hai pagato tu. Il primo segno è che si prende una giornata intera per preparare le sue cose. Tu devi lasciare le tue cose, tipo la tavola da surf nonostante andiate nel paradiso dei surfisti e dove dovrai noleggiarne una per lasciare spazio alle sue valigie.

E quando le fai notare che hai portato qualcosa in meno, lei fa la vittima: “Ma non hai visto che ho portato meno costumi?”

 

#9 “Chiamami quando esci di casa”

Tu chiami, parti, arrivi, aspetti sotto e aspetti. Lei ha il telefono occupato. Non risponde al citofono. Tu aggiorni lo status 15 volte. Vedi vari video su Youtube. Le mandi messaggi. Alla fine basta, cedi e vai a casa. Dopo due ore lei manda il messaggio: “dove sei finito?”.

Poi spiega: “Ho dovuto chiarire con il mio ex”

 

#10 “Facciamo una follia d’amore”

Questa è la fine di tutto. Partire all’improvviso, arrivare a destinazione, percorrere tutta la costa per trovare l’hotel giusto, perché non va bene niente, nonostante siate nel posto più ricco di disponibilità del mondo, non si riesce a trovare nulla, uno non va bene perché è troppo isolato, nell’altro c’è troppa gente, uno è sporco, l’altro sembra un ospedale, uno è da barbone, l’altro è troppo pettinato, a questo punto meglio tornare a casa.

Leggi anche: Coltelli, machete in centro a Milano e una generazione che continuiamo a non volere ascoltare

MILANO CITTA’ STATO

12 marzo 2016. Morte di Danton diretto da Martone al Piccolo Teatro Strehler

morte di d'anton
regia mario martone 2016 gennaio teatro stabile di torino

Dove: Piccolo Teatro Strehler, Largo Greppi 1, Milano

Costo: platea 33 €, balconata 26 €

Quando: fino domenica 13 marzo 2016, sabato 19.30 – domenica 16.00

Solo fino a domenica 13 marzo 2016 è possibile vedere al Piccolo Teatro Strehler Morte di Danton – La Rivoluzione vista da Georg Büchner con la regia e l’allestimento di Mario Martone.

Oltre alla maestria del regista Martone è possibile ammirare in scena una compagnia di grandi interpreti, tra cui: Giuseppe Battiston (nel ruolo di Georges Danton), Paolo Pierobon (Robespierre), Iaia Forte (Julie, moglie di Danton), Paolo Graziosi (Thomas Payne), Alfonso Santagata (Lacroix), Roberto De Francesco (Philippeau). Lo spettacolo, che vede impegnati in palcoscenico 30 attori e 20 tecnici, è prodotto dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale.

In soli ventiquattro anni di vita, Georg Büchner ha lasciato alcuni tra i testi più significativi del teatro moderno come Woyzeck. Scritto a 21 anni in sole cinque settimane tra il gennaio e il febbraio del 1835, Morte di Danton (Dantons Tod) descrive l’atmosfera degli ultimi giorni del Terrore, la caduta di Georges Jacques Danton nel 1794 e l’antagonismo con Maximilian Robespierre.

La morte di Danton ha avuto rari allestimenti in Italia, è stato messo in scena da Giorgio Strehler, Jean Vilar e più recentemente da Robert Wilson, Thomas Ostermeier, Christoph Marthaler.

Siate curiosi quindi di vedere la messa in scena di Mario Martone di quest’opera molto contemporanea nella nuova traduzione per Einaudi di Anita Raja.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. “assaporare” l’allestimento e la regia di Mario Martone

#2. osservare e capire la contrapposizione tra i due protagonisti della Rivoluzione francese, compagni prima e avversari poi

#3. ammirare Giuseppe Battiston in un ruolo storico, il rivoluzionario Danton

#4. capire la furia giacobina e rivoluzionaria di Robespierre

#5. interpretare sotto una nuova luce la Rivoluzione francese, dal punto di vista di Georg Büchner

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. una ghigliottina

#2. un testo ricco di passione verso un ideale forte

#3. libertà di pensiero e di azione

#4. la coscienza di trovarsi dalla parte giusta della storia

#5. un testo e una realtà super contemporanea

CITTA’ STUDI – 10 motivi per amarla!

Luigi Lorenzo Secchi - Piscina Romano - via Ampere 20 - Ph. Modalitademode

Città Studi: ci sono nata e ci sono nati i miei genitori quindi sì, sono Città Studi doc!
Ne sono orgogliosa perché è una zona di Milano ricca di storie e suggestioni diverse.
Ecco a voi i miei 10 motivi per amare questo quartiere di Milano, e se vi va e credete che ne abbia dimenticato qualcuno, aggiungetene.

10 MOTIVI PER AMARE CITTÀ STUDI

#1. Attraversata da parchi e giardini

È verde….ci sono tanti parchi facilmente raggiungibili anche con i mezzi e giardini pubblici, oltre a tutta una serie di condomini e villette con giardini privati.

#2. Caratterizzata da diverse generazioni

giardini piazza leonardo www.z3xmi.it
Vi convivono generazioni diverse a stretto contatto. Di giorno è letteralmente invasa, soprattutto d’estate e in primavera, dagli studenti. È bello vederli stesi sui prati di piazza Leonardo da Vinci a studiare, rilassarsi, mangiare. Durante la giornata i pensionati la percorrono, magari lamentandosi che qualcosa non va, ma ci sono. La sera è tranquilla, si riposa.

#3. Il motivo del suo nome

Citta_studi_1930
Citta_studi_1930

Non a caso si chiama Città Studi: il Politecnico e tutte le facoltà scientifiche abitano edifici storici e moderni.

#4. Tradizione e innovazione coesistono

Ci sono una varietà di vecchie botteghe, negozi e negozietti, trendy e non solo, tanti ristoranti e locali, le gallerie d’arte sono delle chicche da scoprire.

#5. Vivacità

È una zona della città viva, rispecchia e contraddistingue un’anima di Milano, riservata ma operosa, dinamica e tranquilla.

#6. Il nuovo design

Durante il salone del mobile la zona Ventura-Lambrate, ai confini di città studi, è il luogo più interessante della manifestazione, questo grazie a editori illuminati che ne hanno fatto già anni fa, insieme a galleristi, il loro quartier generale.

Luigi Lorenzo Secchi, Piscina Romano, via Ampere 20 - Ph. Modalitademode
Luigi Lorenzo Secchi, Piscina Romano, via Ampère 20 – Ph. Modalitademode

#7. Curiosità

Invoglia a scoprirla, cercando i suoi luoghi verdi, angoli e scorci inattesi. Penso per primo al “Cremlino”. In piazza Leonardo da Vinci angolo via Colombo, si trova un edificio bizzarro, simile al Cremlino. Venne così definito dal mitico prof. Drugman, docente di Storia e Museografia alla facoltà di Architettura del Politecnico.

#8. Senso di appartenenza

Qui i locali resistono nel tempo e si migliorano, c’è una radice storica e di appartenenza forte. Penso al Pub Matricola e al birrificio di Lambrate.

#9. Architettura da scoprire

È un bel quartiere residenziale tranquillo ma vivace.

Credits: modalitademode – Chiesa di San Luca Evangelista

#10. La posizione privilegiata

Ci sono molti mezzi pubblici (metro, bus, tram) che collegano a tutta la città e in 15 minuti a piedi si è in pieno centro.

MICHELA TARTAGLINO MAZZUCCHELLI

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Londra, tunnel sotto la città contro lo smog – VIDEO

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Mobilità sostenibile e reimpiego di intere zone della città in stato di degrado sono due problemi che affliggono molte metropoli.

A Londra la soluzione è arrivata dallo studio di architettura Gensler – in collaborazione con PaveGen Systems e Momentum (London Planning Awards), ma “è soltanto uno dei progetti di mobilità sostenibile che dovrebbero vedere la luce a Londra nel prossimo futuro”, spiega Thenexttech.startupitalia.eu

“London Underline”: è questo il nome del progetto di piste ciclabili sotterranee, green e ipertecnologiche che mira al decongestionamento del traffico cittadino e al riutilizzo di vecchi tunnel dismessi della vecchia linea metropolitana, migliorandoli per sicurezza, utilizzo e fruibilità (all’interno, sono stati aperti anche negozi, ristoranti e bar).

Se la proposta di andare a vivere sotto il mare era parsa alquanto curiosa, ad altri la (ri)creazione della massiccia rete sotterranea e inutilizzata è parsa manna dal cielo.

I benefici auspicati da London Underline

  • moltiplicare le possibili soluzioni per il decongestionamento delle città
  • ridurre il traffico
  • diminuire l’inquinamento
  • recuperare intere aree dismesse della città
  • offrire nuove opportunità di impiego (anche professionale) agli abitanti
  • garantire aria più salubre e trasporti più agevoli
  • proporre alternative al traffico a costo 0, che fanno bene alla salute  e alle tasche [“A fronte di 28 minuti e una spesa di ventotto sterline in taxi a Londra, la stessa destinazione può essere raggiunta in sella alla nostra due ruote in soli sette minuti, senza spendere neanche un penny e praticamente azzerando le emissioni di co2″, spiega Thenexttech.startupitalia]

A Londra, la Underline mira ad andare dal centro alla periferia in 30 Km in per quella che potrebbe diventare la pista ciclabile più lunga d’Europa (ma una proposta c’è anche a Milano, ricordate Vento?).

A tutto questo dovrebbe aggiungersi anche la SkyCycle di Norman Foster: “una ciclabile sopraelevata che, sviluppandosi al di sopra delle linee ferroviarie suburbane, promette di non intralciare il traffico cittadino”, prosegue la nostra fonte.

Il bello, è che questa “città sotto la città” sarebbe completamente autosufficiente:  

  • per la pavimentazione “energetica”: “si chiama Pavegen la superficie dotata di sofisticati sensori che, sfruttando il movimento di pedoni e ciclisti, è in grado di convertire l’energia cinetica in elettrica e stoccarla per usi futuri” (Thenexttech).
  • perché muove l’economia: “L’affitto di spazi commerciali poi, con il proliferare di negozi e centri culturali, oltre a rendere i tunnel più attraenti e sicuri, dovrebbe portare nelle casse comunali il denaro sufficiente per la sua manutenzione”(Thenexttech).
  • perché migliora la metropoli bike friendly.  «Ora che Londra ha raggiunto il livello più alto di popolazione nella sua storia (è la città più popolosa d’Europa con quasi 8 milioni e mezzo di abitanti, ndr.) abbiamo bisogno di pensare in modo creativo a come massimizzare le potenzialità delle nostre infrastrutture», sottolinea Ian Mulcahey, co-direttore di Gensler London.” (Thenexttech)

Il recupero dei vecchi tunnel della metro da trasformare in vere e proprie piste ciclabili sotterranee, corredate dalla presenza di negozi, bar e ristoranti. nonché “l’adeguamento delle gallerie della metropolitana dismesse e di binari ferroviari in eccedenza –” rappresenta un’alternativa salubre sotto molti aspetti, oltre a confermare il ruolo di capitale bike friendly di cui la città del Tower Bridge va così orgogliosa.

Ad oggi, diversi sono stati i tunnel individuati dal team Gensler per la riconversione: sulla Piccadilly Line – che va da Holborn alla stazione abbandonata di Aldwych – e la Jubilee Line, da Green Park a Charing Cross. Per collegare destinazioni pedonali strategiche poi, si è pensato anche a dei percorsi minori, come a Goodge Street – in pieno centro città – e a Stockwell, nel sud di Londra.

Ecco come sarà Londra – in questo video. E Milano!?

(Fonte: Gensler; Thenexttech.startupitalia)

Le 5 cose più amate dai ragazzi di Milano

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Sei un ragazzo milanese? Dimmi la verità, quanto ti piace lavorare?

Poche cose riempiono di gioia i ragazzi milanesi più di dire che in questo periodo stanno lavorando molto. Ovviamente con il termine lavorare si intende passare del tempo in ufficio. Quindi non serve realmente portare a termine dei compiti, basta consumare più di tre caffè alla macchinetta o al bar e può essere considerato lavoro.

Dopo tutto questo caffè serve un po’ di svago.

Vediamo quali sono le 5 cose più amate dai ragazzi di Milano.

ragazzi di milano

#1. Derby allo stadio.

Non importa come sta andando il campionato di Inter e Milan. Non importa se la tua squadra del cuore è l’Ascoli. Non importa se la tua ragazza minaccia di tradirti con il postino se domenica sera la lasci sola per andare allo stadio. Il derby ha un sapore inconfondibile.

È calcio distillato, è la quinta essenza della sfida. Non si può raccontare a parole l’emozione di un derby vissuto nel vivo del Meazza. Ma vi assicuro che può dare dipendenza.

 

#2. Calcetto con gli amici (o altri sport sempre con gli amici)

Passando dallo sport guardato a quello giocato, il campo diventa più piccolo. Il calcetto tra amici è l’unico vero momento di aggregazione maschile che mette tutti d’accordo.

Molti milanesi sostengono che i veri amici sono quelli che non ti lasciano mai solo quando ti manca il decimo.

 

#3. Avere un invito gratuito dove normalmente costa un sacco

La parola d’ordine è “evento esclusivo”. Di solito è esclusivo nel senso che non puoi permetterti di andarci perché costa troppo.

Ma cosa succede quando scopri che puoi entrare gratis?

In questo caso il milanese viene colto dall’impulso di esserci costi quel che costi (anche perché in questo caso non costa nulla) per vedere da vicino la gente ricca.

 

#4. Trovare parcheggio

Niente ti fa sentire potente quanto dire a chi ti chiede se liberi il parcheggio che non stai andando via.

Tu sei l’automobilista giunto nel luogo poco prima di lui, e grazie a questi pochi secondi di anticipo ora la tua macchina è parcheggiata.

 

#5. Provarci con una

I milanesi amano farsi belli. Però questo desiderio apre un dilemma gnoseologico: come posso essere sicuro di essere bello?

Non posso dirmelo da solo, sarebbe troppo facile. Il modo migliore è quello di farselo dire da una ragazza.

Ne consegue che devo provarci con il maggior numero di ragazze possibile per capire in modo statisticamente significativo se sono bello oppure no.

10 marzo 2016. Presentazione di La Facoltà dello Stupore, il nuovo disco di Vittorio Cosma a Santeria Social Club

santeria social club milano
santeria social club milano

Dove: Santeria Social Club, viale Toscana 31, Milano

Costo: ingresso libero

Quando: giovedì 10 marzo alle 19

Musica di qualità ed emozioni intense, questi sono gli ingredienti dell’ultimo disco La Facoltà dello Stupore di Vittorio Cosma, che verrà presentato stasera dal vivo in anteprima sul palco del bar di Santeria Social Club. Il disco sarà in uscita l’11 marzo per Sugar.

Il padre di Vittorio gli ripeteva “Alimenta la facoltà dello stupore” e lui gli rispondeva che avrebbe cercato di ricordarselo ogni giorno.
Quindi questa sera saliranno sul palco ospiti a sorpresa.

L’album testimonia alcuni momenti del percorso musicale degli ultimi 10 anni di Cosma. E’ vario nelle composizioni e nel tipo di strumenti usati: il pianoforte ma anche l’orchestra, l’elettronica, le voci. Ogni brano è una sorta di quadro e rappresenta un momento dell’esistenza, un progetto, un incontro anche con musicisti di qualità italiani e stranieri.

Non rimane che ascoltarlo, dal vivo stasera o acquistare il disco.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. per stupirmi

#2. per ascoltare buona musica e scoprire qualcosa di nuovo

#3. per la curiosità di vedere quali saranno gli ospiti con Vittorio Cosma

#4. per incontrare le sonorità di Elisa, Howie B, Eugenio Finardi, le influenze dello scrittore MichelHouellebecq con l’elettronica di Vaghestelle e Paolo Gozzetti, gli Islandesi Valgeir Sigurdsson e Borgar Magnasson, di musicisti come PaoloCosta, Stefano Cabrera, Marco Rovinelli e Giancarlo Parisi, i Solis Strings Quartet, l’Orchestra della Radio di Zagabria e l’Orchestra di Ennio Morricone, la Roma Sinfonietta. O ancora Gianni Maroccolo, Riccardo Sinigallia e Max Casacci come Deproducers

#5. per sentirmi una sera come in un club a New York

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. alcuni degli artisti che hanno collaborato al disco con Vittorio Cosma

#2. un’atmosfera speciale

#3. luci a tema

#4. musicisti tra il pubblico

#5. un po’ di improvvisazione

11 marzo 2016. Yoga e meditazione: una serata gratuita sugli insegnamenti di Yogananda

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yoga meditazione milano
yoga meditazione milano

Dove: Hotel NH CONGRESS CENTRE, Strada 2a, Milanofiori – 20090 Assago (MI)

Costo: gratuito

Quando: 11 marzo 2016, ore 21

Dopo il grande successo cinematografico di Awake e la conferma del best seller editoriale Autobiografia di uno Yogi, Milano si appresta a vivere una serata per conoscere le tecniche di meditazione di Paramahansa Yogananda, personaggio carismatico che ha impattato sulle vite di milioni di persone: tra di loro, Steve Jobs e i Beatles.Yogananda

Un’unica data italiana per la serata tenuta dai Monaci della Self Realization Fellowship, l’organizzazione spirituale internazionale fondata da Yogananda stesso nel 1920, che arrivano a Milano per offrire, in una conferenza gratuita, consigli teorici e pratici su yoga e meditazione.

Con il patrocinio del Centro di Meditazione SRF di Milano (www.yogananda-milano.org ), uno degli oltre 30 presenti oggi in Italia.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1 imparare nuove tecniche di meditazione

#2 approfondire la conoscenza di Paramahansa Yogananda

#3 incontrare appassionati di questa filosofia spirituale

#4 trascorrere un venerdì sera diverso dal solito

#5 rigenerarmi mentalmente e fisicamente

5 cose che mi aspetto di trovare

#1 i monaci SRF

#2 la stanza della meditazione

#3 una folla di appassionati

#4 tanta bella energia

#5 spunti di miglioramento per la mia ricerca personale

Foto:www.niccolobranca.it

Le 5 cose più amate dalle ragazze di Milano

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La donna milanese è una ragazza che trova sempre il giusto spazio per valorizzare la sua femminilità. Si districa egregiamente tra le mode del suo tempo, nel turbinio di giochi di ruolo proposti dal suo habitat. Insomma se la tira.

Scherzo. La verità è che la ragazza milanese potrebbe anche tirarsela ma alla fine decide che non ne vale la pena. Meglio essere se stessa e godersi la vita in una grande città.

A proposito di godersi la vita, quali sono le cose che le ragazze di Milano amano fare?

Scopriamolo subito.

ragazze di milano

#1. Fare shopping

Milano è un limbo neutro dove la personalità di chiunque può splendere.

Però, la personalità, bisogna imparare a vestirla perché non può mettersi a nudo in una città che cambia così velocemente. Per fortuna c’è lo shopping.

Lo shopping funziona come la psicoanalisi. Il camerino è una chaise longue e la commessa è la sua analista. L’abito non fa il monaco, però fa da filtro tra quello che siamo e quello che vogliamo svelare di noi.

Piccola nota, Milano è l’unica città del mondo dove uomini e donne amano fare shopping con lo stesso vigore.

 

#2. Uscire con le amiche

La vita della milanese è come sex and the city solo con i palazzi un po’ più bassi.

Uscire con le amiche è il veicolo per entrare nelle storie degli altri, nelle case degli altri e realizzare che alla fine tutti hanno le stesse rotture.

 

#3. Andare in palestra (con corsi annessi)

Lo stress normalmente si accumula nella zona cervicale e procura dei gran mal di testa. Nelle donne milanesi lo stress si accumula nei fianchi e sul girovita.

La palestra non ammazza lo stress, perché arrivare in orario ai corsi significa combattere contro il traffico e l’assenza di parcheggio, però almeno elimina i segni dei peccati di gola.

 

#4.Programmare le vacanze

A Milano e più bello tornarci che viverci. Però per tornarci bisogna prima viverci e poi partire. E per partire bisogna prima programmare le vacanze.

Riassumendo, a Milano è bello programmare le vacanze.

 

#5. Andare alle inaugurazioni

A Milano quando qualcuno organizza un evento lo urla ai quattro venti in una spirale parossistica di sano esibizionismo.

Non importa cosa viene inaugurato: un nuovo museo o un nuovo estetista, l’importante è esserci.

La routine quotidiana sfuma i confini delle settimane e sembra che non accada nulla. La tipica sensazione “cosa ho fatto nell’ultimo mese”?

Solo gli eventi possono ridare alle donne quell’euforia tipica degli appuntamenti.

“Se Zucco fosse il Sindaco, che cosa farebbe?” – L’ULTIMO DINOSAURO, VIDEO#2

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Secondo appuntamento con la video rubrica settimanale a cura di Giacomo Zucco: “L’ULTIMO DINOSAURO”.

In questa puntata, Giacomo Zucco risponde alla domanda: “Se tu fossi il Sindaco di una Città Stato, che cosa faresti?”

10 parole del DIALETTO MILANESE che ognuno dovrebbe conoscere

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dialetto milanese totò e peppino
dialetto milanese totò e peppino

“La o normale si legge u. La u si legge ü, come l’ululato dei lupi. Per leggere o ci vuole la ò accentata. Questa è la base”

10 parole del DIALETTO MILANESE che ognuno dovrebbe conoscere

#1. Bauscia = Sbruffone

Leggi: bajuscia
Ti te capisset na gòt perché te see on bauscia – Tr.: Tu non capisci niente perché sei uno sbruffone.

Credit: Pinterest

#2. Sgonfion = Faccendiere – millantatore

Leggi: sgunfiun
Ti te me cuntet su di ball perché te see on sgonfion – Tr.: Tu mi racconti delle frottole perché sei uno sbruffone.

#3. Trombon = Politico

Leggi: trumbùn (“E’ una parola bellissima. Prepotente, peggio, è uno che è mezzo criminale”, Mario Torchio).
Ti te see no on omm ch’el var nagotta perchè te se no on politich ma on trombon – Tr.: Tu sei un uomo che non vale niente perché non sei un politico ma un trombone.

#4. Carna de Coll = Prepotente

Leggi: carn de coll (la carne è dura perché fatta di muscoli duri, non è la carne morbida. E’ qualcosa di difficile da masticare e quindi ognuno la mastica come preferisce).
Gent come ti bisognaria mettel al patibol perchè te see un carnadecol – Tr: Gente come te dovrebbe essere mandata alla forca perché è un gran prepotente.

#5. Casciaball = giornalista

Leggi: casciabàl (racconta palle, ma è inteso in modo molto molto amichevole. “Il milanese va d’accordo con il giornalista perchè sono entrambi ‘casciaball’. Il giornalista, come il milanese, il classico “cumenda” sono abituati a dire un sacco di fregnacce per farsi belli. Sono quelli del ‘Io sono questo quello e tu non sei niente'”, prosegue Mario.)
Vun ch’el dis on sacch de parol inutil a l’é on casciaball – Tr: Colui che dice un sacco di parole inutili è un cacciaballe.

#6. Tajapagn = spettegolare sulla gente

Leggi: taiapan (“Si sa che per istinto la gente spettegola, nel tempo libero, bonariamente. E’ inteso come ‘taglia i panni addosso’. E’ però cattivo e mediocre: è per colui che ha il gusto di far apparire gli altri un niente. Ha sempre da dire, ma in modo cattivo. Il classico da mandare via i pee”, spiega Mario).
Hoo cognossuu on tal che el diseva on sacch de stupidad su la gent che eren minga vera” – Tr: Ho conosciuto un tale che diceva un sacco di stupidate sulla gente che non erano mica vere. – Ecco il Tajpagn!

#7. Ciospa = donna brutta

Leggi: ciospa
Mi son ona dòna brutta e me ciamen ciospa: perchè?! -. Tr. Io sono una donna brutta e mi chiamano ciospa, perché!?

#8. Menarost = persona noiosa

Leggi: menarròst (“Fa riferimento al gesto di rimescolare, rugare, come le persone noiose che rimenano e rimenano gli stessi argomenti”).
Una persona che la continua a seguì on argument in manera petulanta l’è on menarost – Tr. Una persona che insiste petulante su un argomento è un menarost, un gran noioso.

#9. Peepiatt = piedipiatti, poliziotto

Leggi: peipiat
El poliziott a l’è on amis ch’ el faa el sò lavorà contra i cattiv e l’è, con affett, on peepiat – Tr. Il poliziotto, quell’amico che fa il suo mestiere di lavorare contro i cattivi, è detto con affetto “piedipiatti”.

#10. Slandra = donna di strada

Leggi: slandra
Ona pòvera dòna che per necessità la dev batt el marciapè – Tr. Una povera donna che per necessità deve battere il marciapiede.

PAOLA PERFETTI

Articolo in ricordo del grande milanese Mario Torchio: Maestro di lingua milanese ma anche poeta pluripremiato, autore teatrale, insegnante di teatro milanese, riscopritore delle tradizioni e forza della natura (è una classe 1923) “Ci sono vocaboli, nella Lingua Milanese, che esprimono, in modo chiaro e simpatico, il comportamento umano dell’individuo. Poiché queste peculiarità fanno parte del DNA milanese, perché non tenerne conto nella specifica emancipazione della nuova Civiltà Cittadina?”.

Mario Torchio

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9 marzo 2016. Al museo del design l’aperitivo SouvenirANNITRENTA

mostra aperitivo design milano

Dove: Museo del Design 1880-1980, Via Borsi 9, Milano

Costo: 6 euro

Quando: mercoledì 9 marzo 2016 alle 19

Vi piacciono la storia del design e dell’arredamento? E gli oggetti belli e raffinati? Non potete perdervi, stasera, la visita guidata con approfondimento e aperitivo alla collezione permanente del museo del design , in via Borsi 9.

Cosa ci può essere di meglio del passeggiare in mezzo a oggetti meravigliosi con un buon bicchiere di vino? Lo potrete fare per circa 30 minuti, dalle 19, nell’appuntamento SouvenirANNITRENTA, un excursus nella collezione che va da pezzi italiani a esteri, tra il 1880 e il 1980. (stasera sarà focalizzata sugli anni Trenta).

Visto il successo degli appuntamenti del mese di febbraio, da oggi si replica per tutti i mercoledì di marzo.

Ecco le prossime occasioni di visita:

16 marzo – Il design americano tra il 1900 e il 1950,
23 marzo – Italian style tra gli anni ’50 e ’60,
30 marzo – Italyan style tra il 1970 e 1980

Dovete solo scegliere a quale partecipare, anche tutti e quattro!

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

 

#1. visitare e vedere la collezione permanente del museo del design, dal 1880 al 1980, inaugurata il 9 luglio scorso (dopo il Salone del Mobile 2015)

#2. scoprire l’allestimento della mostra, da palazzo Mezzanotte (durante il Salone del Mobile 2015) alla sede permanente

#3. ammirare i 120 pezzi esposti

#4. toccare, sedermi, vivere gli oggetti esposti. Impossibile, non si fa!

#5. vedere e sentire la storia delle raffinatissime e moderne ceramiche di Giò Ponti (nella foto)

5 cose che mi piacerebbe trovare

 

#1. la chaise longue di Le Corbusier, e scoprirne la vera storia, non l’ha disegnata lui, ma…

#2. vedere le lampade degli anni Trenta con tutta la loro moderna maestria

#3. scoprire altre storie sconosciute e aneddoti sui protagonisti di un’epoca speciale per il design

#4. un allestimento ad hoc per la serata

#5. poesia negli oggetti

Crediti fotografici: Foto di Delfino Sisto Legnani e Marco Cappelletti

Cosa pensa un 30enne NON MILANESE quando arriva a Milano

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Nel trentesimo anno della mia vita sono arrivato a Milano.

Prima appartenevo alla città di Pordenone, poco più a nord del capoluogo lombardo e molto più a est. Una delle province del Friuli Venezia Giulia, tanto per essere precisi.

Pordenone è piccola, poco più di 50.000 abitanti, così, quando da Pordenone sono arrivato a Milano lo scarto è stato notevole.

Ormai vivo a Milano da oltre due anni. In questo periodo ho conosciuto un numero infinito di milanesi adottati, gente come me, che come me quando è arrivata per la prima volta a Milano ha pensato queste cose.

20 COSE CHE UN 30ENNE NON MILANESE PENSA QUANDO VA A VIVERE A MILANO

non milanese

#1 Se invece del pavé ci fossero i quadratini di porfido non dovrei cambiare le sospensioni alla macchina ogni 6 mesi.

#2 Non credo che le ragazze di Milano siano le più belle d’Italia. Ma sono senz’altro tra le migliori a fare auto promozione.

#3 Social media manager, business planner o startupper. Quando chiedi a qualcuno che lavoro fa, spesso ti risponde in inglese.

#4 A Milano i supermercati non sono equivalenti tra loro, hanno un’identità.

Credits: www.reportpistoia.com

#5 Ci sono persone che se la tirano lamentandosi perché lavorano troppo.

#6 Puoi subire il fascino dei navigli solo se sei stato a Venezia di rado. C’è da dire però, in difesa di Milano, che anche lei va sott’acqua.

#7 A Milano il mare c’è. Sono le onde di gente che si muovono per la città, danzando al ritmo degli eventi milanesi.

Credits: milanotoday.it – Fuorisalone

#8 Ovunque è pieno di cani bellissimi.

#9 Non mi capacito di come si può considerare dignitoso avere qualcuno sulla porta del locale che ti prega di entrare a bere l’aperitivo.

#10 Per incontrare un amico devi prendere appuntamento una settimana prima.

#11 Le case di ringhiera sono affascinanti. Sembrano quei motel americani nei quali si consumano tradimenti e omicidi, ma al posto dell’autostrada c’è la pace di un cortile interno. Bellissima scoperta.

credits: pinterest

#12 Milano soddisfa egregiamente qualsiasi tipo di perversione culinaria.

#13 A Milano la nebbia è una patina sottile che ricopre la città nei mesi più freddi. Nelle strade di campagna dalle mie parti è una crema di latte in cui fai il bagno.

#14 A Milano le app da scaricare te le suggerisce il Comune.

#15 Se gli affitti sono più alti non dovrebbero esserlo anche gli stipendi?

#16 Ci sono grandi città dove le persone si isolano e non si interessano più a ciò che hanno intorno. A Parigi avevo l’impressione che sarei potuto morire per strada e la gente avrebbe continuato a camminare schivando il mio corpo. A Milano no, è come se tutti desiderassero il controllo di ciò che li circonda.

#17 Dove sono le aree verdi? E le piste ciclabili? E poi tutte la grandi città sorgono su un fiume. Perché a Milano l’avete coperto?

CREDIT: MILANOWEEKEND.IT

#18 Ai non milanesi non è immediatamente chiaro quali siano le zone o quartieri di Milano dove è più bello vivere.

#19 Per un provinciale Milano è una seconda casa, perché ricorda il provincialismo in quasi tutto. Ma è un provincialismo diverso, è un provincialismo da paginone centrale di rivista.

#20 Da non milanese, devo dire che Milano mi ha accolto molto bene.

Continua la lettura con: le 5 fasi che attraversa chi si trasferisce a Milano

FRANCESCO BOZ

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5 ESPERIENZE uniche da vivere almeno una volta a Milano

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cena con me cose da fare a milano almeno una volta
cena con me cose da fare a milano almeno una volta

Che siano unicum di Milano o idee prese in prestito da altre città, poco importa: chi passa da Milano non può perdersi questa cinquina di occasioni 100% made in Milan.
Che poi: ce ne sarebbero molte di più, ma queste sono veramente speciali. E vi spiego il perché!

#1. Scatenarsi ad un concerto a San Siro

Che sia per andare a vedere un’icona del pop italiano tipo Laura Pausini o una leggenda della musica rock internazionale come Bruce Springsteen, l’esperienza di un concerto allo Stadio di S. Siro rimane sempre e comunque da brividi.
Saranno i campioni del passato che hanno calcato questo prato.
Saranno gli assi della musica che qui hanno scritto pagine rimaste nell’immaginario colletivo.
Ma la combinazione tra l’atmosfera del grande Meazza e la magia dei cori suonati sotto il cielo di Milano equivale ad un’ora e passa di pelle d’oca assicurata.

#2. Catapultarsi al mare in una notte d’estate in Darsena

Da quando è stata ufficialmente riaperta, la Darsena è diventata, nelle tiepidi notti estive, il punto di incontro per giovani e meno giovani. Che vogliate semplicemente sgranchirvi le gambe con una passeggiata serale oppure fare quattro chiacchiere con gli amici a bordo d’acqua, con un bicchiere di birra in una mano e la chitarra acustica dall’altra, questo punto di incontro tra i due Navigli è diventato il luogo adatto per voi.
E’ vero, Milano non ha il mare, ma la Darsena è un valido sostituto. E poi, si sa, i milanesi si accontentano di poco e sanno usare l’immaginazione.

#3. Dedicarsi ad una maratona notturna dedicata all’arte 

Una volta all’anno Milano dedica una notte bianca dedicata all’arte contemporanea, alla scoperta (o riscoperta) di quello che la città può offrire.
Una rete di oltre 60 “luoghi” – gallerie, atelier di design e studi d’artista – che sono spesso al di fuori dei circuiti tradizionali dove far conoscere anche la produzione delle opere d’arte. Che siate collezionisti alle prime armi, semplici appassionati o visitatori occasionali di mostre d’arte, Milano si offre nel farvi conoscere i luoghi in cui l’arte viene creata e venduta – studi d’artista e gallerie, associazioni culturali, e molte altre location insolite della città.

#4. Sentirsi a Berlino in piazza Gae Aulenti

Milano è l’unica città d’Italia che non si crogiola nello splendore di quello che fu, ma si proietta verso il futuro. Negli ultimi cinque anni lo skyline della città è completamente cambiato, alla guglia del Duomo si è aggiunta la guglia versione 2.0 del palazzo UniCredit.
Piazza Gae Aulenti, con i suoi giochi d’acqua dove i bambini giocano d’estate, il calcio balilla gigante 11 contro 11, il wheatfield (campo di grano cittadino) adiacente ed il Bosco Verticale sullo sfondo, reincarna perfettamente la città del futuro, un posto dove il verde e l’ecologia convogliano con architettura d’avanguardia.
Forse Milano sta addirittura superando Berlino?

#5 – Partecipare al pic-nic cittadino più surreale del mondo, tra atmosfere retrò e convivialità

Da qualche anno inizia a spopolare la magica iniziativa di #cenaconme, che sulla scia di Parigi, ha iniziato a proporre la Cena in Bianco anche a Milano. Di cosa si tratta? Innanzi tutto il dress code è rigorosissimo: total white. Da qui non si scampa.
Dove? Un luogo a sorpresa, sempre diverso e comunicato il giorno prima.
Che sia una strada, una piazza, un parco, lo scopo è quello di trasformare lo spazio aperto in una sala da pranzo. Ognuno porta qualcosa da casa: tavolo, sedie, vivande, stoviglie in ceramica, bicchieri di vetro… niente carta e niente plastica (perché è un evento social ma green).
Si apparecchia e imbandisce la propria tavola con amici, familiari, colleghi, nonni e bambini così da vivere l’emozione di una cena tutti insieme per strada all’insegna delle cinque grandi E: etica, estetica, ecologia, educazione, eleganza.
E alla fine della serata, ognuno sparecchia, porta via tutti i rifiuti (non deve rimanere traccia del nostro passaggio).
All’ultima edizione di luglio scorso, il flashmob si è tenuto davanti al Castello Sforzesco, l’eleganza raggiunta è stata degna dell’immaginario di un banchetto di corte al quale hanno partecipato in migliaia.
D’altronde le cene sono il punto forte degli Italiani, il successo era scontato, no?

 

Foto: https://www.facebook.com/cenaconme/

ARIANNA RICOTTI

19 marzo 2016. Programmi per un’estate 2016 diversa per milanesi diversi – INFODAY YearOut

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masai associazione volontariato kenya milano 2016
masai associazione volontariato kenya milano 2016

Dove: Presso Associazione ITACA, via Volta 7/A Milano

Costo: ingresso libero

Quando: sabato 19 marzo, dalle ore 9.45 alle ore 17.00

Programmi estivi diversi per milanesi diversi: INFODAY YearOut

Arriva un po’ di arietta di primavera. I milanesi tirano su il naso e aspettano il momento degli Happy Hours open air. Tra un drink e l’altro si comincia a pensare ai programmi estivi e, a nche se ancora c’è da sdoganare Pasqua, il ponte del 2 giugno e così via, prima o poi arriverà anche l’estate.

Si sa, i milanesi amano stare comodi e le vacanze sono sacre dopo un anno di duro lavoro il meritato risposo. Molti staranno pensando ai grandi classici come Grecia, Formentera, Ibiza, Sardegna, eppure, questa volta, potrebbero andare ancora più lontano e spingersi un po’ di in là.

Quest’estate potrebbero provare un’esperienza di volontariato internazionale. .
Si può scegliere tra Etiopia, Kenya, Uganda, Tanzania, Cameroon, Namibia, India e Costa Rica. Sabato 19 marzo 2016 sarà l’occasione per ascoltare i progetti nuovi ed i racconti di chi è già stato.

Visualizza il programma: http://www.yearout.it/it/incontriamoci/infoday.asp

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. Suona un po’ sbattimento ma potrebbe diventare l’esperienze più incredibile della mia vita..

#2. Ideare nuovi progetti per chi ne ha bisogno

#3. Scoprire un nuovo paese e la sua cultura

#4. Scoprire il piacere di tanto in tanto di stare senza elettricità (power cut)

#5. Avere il tempo per scrivere quello che vedo, quello che sento…

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. Persone diverse da me con cui collaborare e da cui imparare

#2. Nuovi amici

#3. Un’evasione unica dalla routine

#4. Tanta energia da portare indietro

#5. Nuovi modi di vivere, ballare, suonare, divertirsi

10 IMPRENDITRICI di Milano che forse non conoscete

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10 donne imprenditrici di successo a milano - foto: film donna in carriera 1988
10 donne imprenditrici di successo a milano - foto: film donna in carriera 1988

Definirle defilate mi piace. Sono lavoratrici; producono reddito e benessere per i collaboratori e per la società; grazie a ciò che propongono e diffondono fanno stare meglio le persone. Difficilissimo vederle immortalate alle sfilate di moda o a qualche cena di gala: lavorano indefessamente, sono sempre presenti, sempre in viaggio, sempre di corsa. Chi sono? Le abbiamo definite “le imprenditrici milanesi che forse non conoscete” e sono 10.

#1 Fiorenza Mursia, della storica Casa Editrice Mursia

Con sede in via Tadino, a Milano. Oltre che di libri e collaboratrici super efficienti si circonda anche di simpaticissimi quadrupedi scodinzolanti che sanno prendere l’ascensore e accogliere il postino, quando serve, ma soprattutto si appropriano delle sedie libere e riescono persino a ronfare sonoramente durante la giornata convulsa di questa casa editrice che ha fatto del marchio Mursia, prestigioso e riconosciuto, sinonimo di indipendenza e caparbietà, in un mercato dominato dai grandi gruppi.
Vanno per la maggiore i libri sul mare, storici e filosofici ma anche la collana di poesia della collana Argani è un fiore all’occhiello. “Fiorenza é un editore duro e puro“, mi dicono in Mursia, ma a me sembra anche molto tenera visto l’amore che profonde per i suoi numerosi Chiwawa, Jack Russel, Pastore Svizzero e Barbone Gigante. Tutti presenti, a giorni alterni.

#2 Maria Grazia Mattei

Sagace antenna delle trasformazioni in atto. Partendo negli anni ’90 dalla net-art, é stata la prima a Milano a comprendere l’importanza delle nuove tecnologie e a proporre una cultura digitale sensibilizzando le imprese. Attraverso i suoi notissimi eventi internazionali, che portano il titolo di “Meet the media guru”, ogni anno Maria Grazia propone incontri con i guru mondiali dell’innovazione diffondendo così conoscenza in condivisione. La sua imprenditoria al femminile la porta anche ad essere profondamente interessata a tutte le trasformazioni in atto in una città-faro come quella di Milano, andando a scoprire e proporre start-up, non solo fortemente incentrate sulle tecnologie ma anche nuove imprese che facciano del sociale nel III millennio.

#3 Fulvia Lo Duca

All’inizio pensavo che questo articolo avrebbe ospitato solo aziende cosiddette di “servizi” in quanto le fabbriche, quelle dove si producono oggetti in una certa quantità, in quel di Milano, stanno diventando sempre più esigue.
Fulvia Lo Duca, 50 anni, donna razionale, solare e con un buon senso dell’umorismo, mi dà modo di parlarne in quanto, oltre ad essere socia del Gruppo Cartotecnico Abar Litorfarma, Fulvia riveste il ruolo di Responsabile MKT, Commerciale e delle Relazioni Esterne. Il Gruppo, che compirà a breve i 60 anni, produce astucci e foglietti illustrativi per il mercato farmaceutico e cosmetico, si distingue dalla concorrenza per la creatività dell’uff R&D in binomio con l’esperienza acquisita. E così Fulvia può offrire ai propri clienti un servizio/prodotto pressoché completo. Oltre ad amare il suo lavoro, l’arte e la buona cucina, Fulvia è anche madre nonchè amorevole padroncina di una micia che si chiama Bianca, del suo cucciolo Minou e di un chiwawa, di nome Rocco col labbro leporino, entrato in famiglia in quanto “probabilmente nessuno l’avrebbe voluto”.

#4 Zoe Romano (co-founder di WeMake)

Milano, città italica per eccellenza della tecnologia non poteva che ospitare un’altra donna manager, Zoe Romano (co-founder di WeMake) che ha fatto della tecnologia e del digitale il suo cavallo di battaglia. Zoe nel febbraio del 2013 si è unita al team di Arduino per la digital strategy e le tecnologie indossabili.
Laureata in filosofia e appassionata di tecnologia Zoe è anche co-fondatrice del progetto open-source di moda collaborativa europea Openwear attivo dal 2009 al 2012. Ha inoltre collaborato alla creazione di iniziative di attivismo sociale come San Precario e il suo anagramma Serpica Naro, la stilista immaginaria accettata nel calendario ufficiale della settimana della moda. Essendo giovane, dinamica e infaticabile nel 2011 ha fondato Wefab per la diffusione di eventi e iniziative intorno all’Open Design e alla Digital Fabrication a Milano. E infine scrive per CheFuturo, Digicult e Doppiozero.

#5 Rossana Ciocca, gallerista

Una galleria d’arte può essere un’impresa? A mio avviso sì, soprattutto quando oltre ad occuparsi di mercato dell’arte si ideano prodotti culturali; ecco perché vi propongo la Galleria d’Arte contemporanea di Rossana Ciocca che si trova nei pressi del Lazzaretto, esattamente in Via Lecco. La gallerista, Rossana (figlia d’arte) è una donna di quelle che si definiscono toste, ma anche curiosa ed appassionata con una fissa per i socials e pazza delle pratiche relazionali e performative che si sviluppano nella Galleria ma anche o forse sopratutto per l’arte disseminata nei luoghi pubblici. Alcuni suoi progetti? #upgiotto; #cenaconme per il quale ha ricevuto anche il Panettone d’oro e @artcitylab. Non è difficile incontrarla a spasso con Olivia, il suo Jack Russel Parson e una sigaretta tra le dita.

#6 Francesca Cesati

A proposito di arte e di fumo non posso non nominare Francesca Cesati. A Londra faceva l’artista visuale e ora, a Milano, dopo aver smesso di fumare, grazie ad Allen Carr, ha deciso che avrebbe voluto aiutare tutti i fumatori a liberarsi da questa orrenda dipendenza. Eccola così trasferirsi a Milano, dopo aver lasciato il suo bellissimo Pastore Tedesco Watson, per fondare la Allen Carr’s Easyway Italia. Sono già passati 18 anni da allora, Francesca non solo ha tradotto in italiano tutti i libri di Carr, arrivando a scalare le vette dei best seller nazionali nella sessione della “varia”, ma oggi è anche una terapista e un imprenditore di successo che ha fatto della sua azienda la sua missione.
Ah, dimenticavo, Francesca è anche un’ottima storyteller: se avrete la fortuna di ascoltare le sue storie di fumo, ne resterete incantati.

#7 Marcella Campi

Solare quarantenne super dinamica. E’ la socia fondatrice di Creattività, azienda di consulenza e formazione con solidi principi etici e valoriali coniugati ad una forte competenza acquisita non solo grazie a studi continui e approfonditi ma anche all’esperienza.
Marcella è una psicologa del lavoro e delle organizzazioni e dopo un passato come consulente, ora è un’imprenditrice di successo e sulla breccia dell’onda. Nella sua azienda si studiano e si mettono in pratica progetti che impattano efficacemente sulle organizzazioni e sulle persone. Marcella è leader di un gruppo di professionisti altamente qualificati e legati tra loro grazie alla condivisione dei principi e alla visione aziendale che deve coniugare sempre qualità, creatività e passione.

#8 Veruska Mandelli, Mondomusica

La creatività va spesso a braccetto con le arti, tra le quali certamente è la musica a farla da padrone. Ecco quindi Veruska Mandelli fondatrice di Mondomusica. La stessa Veruska ci dice che la sua è una scuola pilota per il metodo musica per piccoli Mozart: “i bambini hanno dai 4 ai 5 anni“.
E’ stata lei stessa a portare questo metodo in Italia ed è sempre lei la responsabile italiana per la formazione degli insegnanti. Una delle caratteristiche principali della sua scuola è quella di avere attivato già da molto tempo scambi culturali con scuole di musica in Inghilterra, Spagna e Irlanda. Mentre suona o fa lezione i suoi due gattini Pachito e Margot la ascoltano, sornioni, in qualche angolo della stanza. In particolare Pachito è molto affettuoso e assomiglia di più a un cagnolino, non solo per il comportamento ma anche per la dimensione, davvero adorabile.

#9 Claudia Adamo, Open Minds Srl

Avendo nominato la cultura internazionale casca a fagiolo Claudia Adamo fondatrice di Open Minds Srl; lei è la prima a Milano ad offrire sistematicamente corsi di inglese per bambini (si parla già di 12 anni fa). Questa formula è vincente in quanto oltre ad offrire la comodità e il rapporto personale tra insegnante e bambino e insegnante e famiglia, unisce i vantaggi della scuola di lingue, ciò significa personale controllato e formato, garanzia di continuità del servizio, assistenza. La scuola di Claudia è anche certificata Iso 9001 e ha l’approvazione dell’ufficio scolastico regionale della Lombardia; senza dimenticare la possibilità di fornire insegnanti madrelingua presso scuole sia per i corsi extrascolastici che per i servizi di lettorato, competenti anche su progetti didattici complessi. Claudia ha un gattino plurilingue che si chiama Osvaldo.

#10 Francesca Versace

In un approfondimento di questo tipo, direi che non può mancare il campo della moda.
Francesca Versace, neo imprenditrice, cittadina del mondo, nata e cresciuta a Milano e poi trasferitasi a Londra per studiare: delle imprenditrici sin qui proposte, Francesca è la più giovane; ha appena lanciato la sua prima collezione, grazie alla nascita di f.e.v., la sua nuova linea. Francesca crede che il viaggio di una donna sia l’ispirazione e proprio da qui trae spunto per dare vita a f.e.v. “Si tratta di un brand dal gusto e dalla sensibilità italiana, che racchiude lo spirito del viaggio e il senso della scoperta. Lo stile è Bohemien e sofisticato, naturale e informale, un glamour disinvolto che rievoca quello degli anni ‘60 e ’70″. Oltre ad essere una neo mamma suppongo accudisca anche molti amici a 4 zampe. In bocca al lupo Francesca!

LUISA COZZI

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10 artiste di Milano che forse non conoscete

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Donne di Milano sconosciute
Caspar David Friedrich: Frau in der Morgensonne

Poesia, musica, recitazione, pittura, scultura, fotografia, regia .. tutti sinonimi femminili e dunque? Chi dice donna dice Arte! Oggi vi propongo 10 artiste milanesi che forse, ancora, non conoscete. Partirò dalla più giovane perché “spacca” di brutto.

#1 Federica Abbate, cantautrice e compositrice

#1-Federica-Abbate
#1-Federica-Abbate

Avete presente Roma Bangkok, Chiudo gli occhi e salto oppure Nessun grado di separazione, o ancora In Radio? Solo per citare alcuni dei suoi ultimi successi. In tutte queste canzoni c’è la scintilla creativa di Federica Abbate, musicista e cantautrice venticinquenne, che le major si contendono sino all’ultimo sangue, perché ogni sua nuova proposta è un successo. Lei è dolcissima, seria e talentuosa ma soprattutto riservata e intanto guarda lontano. I dischi di platino già vinti le sono da sprone per concentrarsi su di un nuovo modo di “fare musica”. Federica, siamo in trepida attesa, dai, facci sognare!

#2 Patrizia Valduga, poetessa “teatrale”

#2-Patrizia-Valduga
#2-Patrizia-Valduga

Adoro la Valduga, spesso la incrocio nella libreria che frequento a Milano ma non oso mai avvicinarmi a questa star in quanto lei sembra sempre così “lontana”. Mi piace il suo modo di porsi: bianchissima la sua pelle stride col nero che le fascia il viso (di solito indossa cappelli a tesa larga), le dita affusolate e inguantate sino ai gomiti e il suo corpo elegante e delicato negli abitini, neri,attillati. E’ lei stessa l’incarnazione di poesia e teatro insieme. Indimenticabile, fra tutte le sue raccolte, “Donna di dolori”, poemetto in endecasillabi a rima baciata portato in scena dalla bravissima Franca Nuti e grazie al quale la Nuti ha ricevuto il premio Eleonora Duse come migliore attrice di teatro.

#3 Tamara Ferioli, pittrice del bianco

#3-Tamara-Ferioli
#3-Tamara-Ferioli

L’ultima Personale di Tamara che ho visto a Milano qualche anno fa è stata presso lo Studio d’Arte Cannaviello. Ricordo che la mostra mi sorprese e mi piacque a tal punto che oggi posso ancora ricordare alcune sue tele e installazioni, memorabili rarefazioni di leggerezza, di bianco, candore che diventa, a volte, un pugno nello stomaco in quanto Tamara oltre a mettere in scena le inquietudini dell’uomo, riesce ad utilizzare sapientemente matita, carta e oggetti vari che fa diventare la cifra della sua diversità. Nonostante la giovane età, Tamara ha già esposto in alcune delle principali città europee. e la prossima città?

#4 Elena Russo Arman, attrice e performer

#4-Elena-Russo-Arman- NovagaElena per me è Emily Dickinson da quando la ammirai all’Elfo Puccini con il suo lavoro dal titolo “la mia vita era un fucile carico” ; uno studio e una superba interpretazione della poetessa americane che si segregò in casa per tutta la vita; emozionata e felice alla fine dello spettacolo, mi sono messa inattesa fuori dai camerini per stringere la mano ad Elena. Da quel giorno l’ho vista in scena svariate altre volte, mai una delusione. E poi ancora grande emozione per il suo lavoro su Alice nel paese della meraviglie.  Lo zenit si raggiunge quando Elena recita in coppia con la musicista Alessandra Novaga. Da vedere e da sentire!

#5 Maria Elisabetta Marelli, regista sul campo

#5-Maria-Elisabetta-Marelli-SgarbistanDocumentari, film, teatro, Elisabetta con il suo bagaglio culturale e la sua versatilità trasforma l’operazione registica facendola diventare un’esperienza sul campo. Quando ho assistito al suo Sgarbistan, documentario di genere biografico sulla vita di Vittorio Sgarbi, la prima sensazione è stata di straniamento: sembrava di essere presenti ad un reality nel reality. Diverso ma ugualmente efficace l’approccio trasmesso dal suo precedente lavoro quello sul genio matematico britannico Alan Turing, considerato uno dei padri dell’informatica. Esperimento di suoni, video, ricostruzioni e multimedialità all’avanguardia, un passo più avanti dei tempi.

#6 Lisa Conti, fotografa ad alta sensibilità

#6-Lisa-Conti

Gli scatti di Lisa, quelli che ritraggono le donne, in tutte le loro personalità, sono ritratti d’artista a mio avviso, lei però si considera una semplice fotografa con il pallino per la perfezione, lo studio e l’approccio serio verso una professione sempre più in evoluzione. Le donne di Lisa hanno tutte una storia da narrare, sono intense, dinamiche, dolci e a tratti determinate nel loro essere semplicemente danzatrici, mamme, figlie, nonne, amiche, spose. L’arte di Lisa sta nel non essere auto celebrativa; si estrinseca nel lavoro quotidiano, fatto di ricerca del bello e della luce migliore.

#7 Sara Montani e le incisioni calcografiche

#7-Sara-Montani
#7-Sara-Montani

Negli ultimi anni, nel lavoro artistico di Sara, ha prevalso l’incisione calcografica, tecnica che risale al 1450. “L’intento in questo caso è il voler dare all’incisione il valore di linguaggio espressivo“.  La sua proposta artistica è enorme e spazia dai colori acrilici, ad acquerelli e chine,  pastelli, stoffe, pizzi, lane e corde, carte, sabbie fino ad arrivare a metalli, rame, ottone, alluminio, creta, cemento e gesso, resina. Il suo sogno è quello di trasferire le tecniche per poi vederle utilizzate in modo rinnovato e personale.

#8 Fernanda Fedi, sculture divine

#8-Fernanda-Fedi
#8-Fernanda-Fedi

La scrittura/segno quale gesto della memoria/mente è l’ultimo approdo di Fernanda e le sue sculture ne sono l’espressione massima. Un’artista visuale che ha saputo fondere nei materiali moderni, che compongono le sue sculture, poesia, musica, arcaico e scrittura etrusca. In particolare i suoi totem richiamano un’anima umana appartenuta a secoli passati ma qui ancora presente tra noi, proprio grazie alle sculture di Fernanda e alle capacità artistiche che compongono questa donna d’altri mondi.

#9 Simonetta Ferrante, l’arte della scrittura ornamentale

#9-Simonetta-Ferrante
#9-Simonetta-Ferrante

Simonetta, che suona il pianoforte e ha girato il mondo in lungo e in largo è una pittrice che ha fatto della calligrafia la sua maggiore cifra espressiva, nel tentativo di andare ad indagare un linguaggio antichissimo e cercando di coniugarlo con l’epoca moderna. Una tensione etica ed estetica trova espressione nei suoi lavori, in particolare a mio avviso, in quelli dove riesce a coniugare l’oro col nero e il bianco. Non a caso la calligrafia era utilizzata, nell’antichità, laddove era era possibile indulgere nella ricerca della bellezza applicata alla scrittura.

#10 Sheyla Verdi ballerina circense

#10-Sheyla-Verdi
#10-Sheyla-Verdi

Sin da piccola Sheyla danzava; quella che praticava era la ginnastica ritmica e le sue abilità di ballerina non passarono inosservate;ora la sua passione è diventata la sua arte che lei esprime in modo tutto suo.  Attraverso le sinuosità e le contorsioni del suo corpo, Sheyla ci porta in un mondo delle meraviglie che lascia senza respiro; lei danza dentro ad una gigantesca palla di plastica trasparente, oppure sospesa a qualche metro d’altezza, accompagna una nota canzone rock e balla aggrappandosi delicatamente a dei nastri di pregiate sete cinesi. Difficilmente la vedrete camminare … lei è la danza.

5 regole per diventare la Smart City numero 1 al mondo

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city smart eco citta stato del futuro

“Fra 40 anni nel mondo saranno stati costruiti più edifici di quelli eretti in tutta la storia dell’umanità. L’ambiente di vita dell’uomo non sarà più il mondo rurale, ma le aree urbane. Per questo e fondamentale interrogarsi su come si possa avere uno sviluppo sostenibile per le città del futuro, sfruttando la tecnologia per renderle luoghi privilegiati di efficienza e risparmio energetico, di rispetto dell’ambiente e di accessibilità”. Così parla l’architetto Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab del Massachusetts Institute of Technology, e così riporta il blog di Ilaria Macerollo, Ideare-Casa.com, che affronta la questione delle eco-city del futuro in 5 punti. 

Ecco quali sono le loro 5 regole per diventare le città smart del futuro.

#1.Avere la rete di sensori di Santander (Spagna)

Santander è una cittadina spagnola di 180 mila abitanti dove è stata installata una rete di 12 mila sensori che si occupano di:

  • identificare e segnalare i posti liberi in un parcheggio,
  • regolare l’illuminazione stradale,
  • misurare la qualità dell’aria o il livello di rumore (e si segnalano le aree che infrangono i limiti consentiti dalla legge)

Chiunque può accedere in tempo reale e in modo interattivo via internet o con il cellulare alle informazioni che appaiono anche per le strade su pannelli luminosi.

#2 Creare palazzi intelligenti e sempre più green

Servono per l’efficienza energetica. Servono a rendere le città più vivibili e a ridurre gli sprechi. I sistemi? Possono essere molto semplici:

  • come verniciare di bianco le coperture piane per mantenere le case più fresche d’estate
  • installare pannelli solari termici per l’acqua calda
  • realizzare infissi ad alta efficienza per evitare dispersioni di calore
  • per la corretta gestione dell’acqua, dotare gli edifici di una rete di computer che agisca regolando in modo automatico i consumi eccessivi
  • sistemi telematici che connettano edifici e ospedali per monitorare le condizioni degli abitanti direttamente a domicilio.

Tra gli esempi illustri, il blog cita il Bosco Verticale dell’architetto milanese Stefano Boeri, uno dei simboli del nuovo quartiere residenziale di Porta Nuova nonché eredità fruttuosa della Milano di Expo; in Francia, “lo studioso parigino Patrick Blanc si occupa già da anni di rendere più verdi gli edifici cittadini […] e disporli in verticale, ricoprendo di vegetazione le facciate di interi palazzi.[…] Il problema rappresentato dalla potenza distruttiva delle radici sulle pareti è stato risolto da Blanc molto semplicemente: mantenendole sempre alla giusta umidità, le piante tendono a mantenere le proprie radici in superficie evitando così di penetrare in profondità nella struttura danneggiandola.”

#3 Smart grid e la gestione della energia

“Le città rappresentano il 2% della superficie del Pianeta, ma con umano il 75% dell’energia generata dall’uomo. Se si calcola anche l’esplosione demografica prevista dalle Nazioni Unite e il fatto che un terzo dell’energia si perde nel trasporto e nella distribuzione dai centri di produzione, la conclusione e che il modello attuale non reggerà per molto. Sostenere i consumi energetici delle città del futuro richiederà di costruire super-reti elettriche intelligenti, le cosiddette smart grid: si tratta di infrastrutture capaci di sostenere il passaggio dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili, alimentare nuove generazioni di veicoli elettrici e sostenere l’aumento demografico. Pannelli solari e pale eoliche non producono corrente in modo costante: se la giornata e nuvolosa o c’e poco vento non lavorano. E’ quindi necessaria creare una specie di griglia intelligente per accumulare i surplus energetici e gestire i picchi di richieste.

#4. Sharing energy

“Secondo una ricerca della Piattaforma tecnologica Europea sulle reti elettriche del futuro, si dovrebbe creare una specie di internet dell’energia […] cioè una rete estesa in cui ogni nodo rappresenti un consumatore o un produttore, che può essere un qualsiasi cittadino munito per esempio di pannelli fotovoltaici sul tetto. Ogni utente sarebbe dotato di un contatore digitale in grado di comunicare con il resto della rete.

In soldoni: le lavatrici saranno sempre sotto controllo.

#5. Essere come Masdar City: la prima ecocity nel deserto

Anche questa volta è il deserto a svelare le sue perle fino ad oggi nascoste.

A 15 chilometri da Abu Dhabi (Arabia Saudita) sta nascendo Masdar City, la città intelligente con oltre 50mila residenti e circa 60mila pendolari “che saranno occupati nelle oltre mille imprese attive nel settore della green economy che vi insedieranno”.

Una “Charter City” che terminerà nel 2016 – dicono – a fronte di un budget speso di 22 miliardi di dollari.  A renderla unica:

  • emissioni zero: sarà una città completamente auto-alimentata con energie pulite
  • occuperà un’area di sei chilometri quadrati
  • avrà pannelli solari disposti sui tetti, impianti eolici e geotermici
  • insieme all’enorme impianto fuori città forniranno l’80% del fabbisogno energetico
  • “più della metà dell’acqua di questa oasi tecnologica sarà depurata e reintrodotta nel circuito che comprenderà collettori per la pioggia, impianti di desalinizzazione e sistemi irrigui realizzati con le acque grigie, quelle generate dalle attività domestiche”.

“La città sarà dotata anche di alcune tecnologie made in Italy, come taxi elettrici concepiti dall’ingegnere Luca Guala: vetture che viaggiano su magneti, a circa 40 chilometri orari, senza bisogno di conducente: basterà digitare la destinazione su uno schermo”.

Fonte: http://www.ideare-casa.com/la-citta-del-futuro-come-cambiare-le-citta-che-viviamo | Foto: Flickr Nrman Foster – Masdar City rendering

8 marzo 2016. Franco Battiato e Alice in concerto insieme al teatro degli Arcimboldi

concerti battiato alice 2016
concerti battiato alice 2016

Dove: Teatro degli Arcimboldi, viale dell’Innovazione 20, Milano

Costo: da 20 a 50 € più prevendita

Quando: 8, 9, 10 marzo 2016 alle 21

1980: Alice e Franco Battiato iniziano una proficua collaborazione artistica.
Febbraio ad aprile 2016: Alice e Franco Battiato si incontrano nuovamente sui palcoscenici di un tour che attraverserà l’Italia.
A Milano saranno al teatro degli Arcimboldi martedì 8, mercoledì 9 e giovedì 10 marzo, accompagnati dall’Ensemble Symphony Orchestra diretta da Carlo Guaitoli (con l’Ensemble , Battiato si è già esibito per un breve tour nel luglio 2015).

Un appuntamento per ritrovare un’intesa artistica profonda tra due anime affini.
Il concerto è stato pensato come strutturato in parti diverse, ma comunicanti tra loro.

Alice ha pubblicato il suo ultimo album Weekend nel 2014 e Franco Battiato sta pubblicando la retrospettiva Le nostre anime, ripercorrendo e rileggendo da inediti punti di vista quarant’anni di carriera, non solo musicale (verrà presentata una versione estesa in cofanetto che affianca a canzoni e brani i suoi film e la trasmissione televisiva “Bitte Keine Reklame”).

Saranno concerti unici, dove questi due artisti davvero speciali doneranno al pubblico tutta la loro bravura.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. ascoltare un concerto di Franco Battiato con la novità di sentirlo insieme ad Alice

#2. conoscere e riconoscere le canzoni di Alice

#3. immergermi nella musica di due artisti italiani raffinati

#4. è un concerto in italiano, si capirà tutto

#5. sentire La cura di Battiato magari reinterpretata da Alice

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. una serata di bel tempo

#2. tante persone appassionate di musica

#3. Franco Battiato generoso come sempre con il pubblico

#4. vederli vestiti come negli anni ’80

#5. ascoltare Alexander Platz

7 marzo 2016. Palazzo Reale mostra Il Simbolismo

mostra simbolismo milano 2016
mostra simbolismo milano 2016

Dove: Palazzo Reale, piazza Duomo 12, Milano

Costo: 12€ intero con audioguida gratuita

Quando: fino 5 giugno 2016, sabato 12 marzo visita guidata ore 11

Siete incuriositi da questa immagine diffusa come locandina di questa mostra a Palazzo Reale, Il Simbolismo. Arte in Europa dalla Bèlle Epoque alla Grande Guerra? Un uomo e un animale feroce, dalla testa di donna, si trovano vicini, quasi abbracciati.
Allora perché non visitare la mostra e, senza limitarsi una semplice audioguida che viene fornita gratuitamente a chi ne faccia richiesta, prenotare per sabato 12 marzo una visita guidata (10€ più 10€ la mostra) per poter fare tutte le domande curiose del caso e per scoprire gli aneddoti e la storia di quadri inusuali. Le visite guidate sono organizzate da WAAM in collaborazione con Palazzo Reale.

5 motivi per cui mi piacerebbe andarci

#1. vedere quadri e arte inusuale

#2. ammirare alcuni capolavori di Redon, Moreau, Bocklin, Segantini

#3. scoprire il simbolismo pittorico

#4. vedere una mostra di corrispondenze e sogni

#5. addentrarmi attraverso i dipinti nell’amore e nella morte, nella redenzione e nel peccato, per esplorare gli abissi dell’anima umana ed entrare in foreste di simboli

5 cose che mi piacerebbe trovare

#1. quadri di pittori futuristi

#2. opere di Boccioni, Carrà, e Russolo

#3. simboli da decifrare

#4. poca realtà e tanta irrealtà

#5. dinamismo

La nuova Atlantide al largo del Brasile. Come sarà vivere in una città stato sottomarina

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Aequorea: città stato sottomarina e nuova Atlantide

Si chiama “Aequorea” la città sottomarina stampata in 3D al largo della costa di Rio de Janeiro.

Oggetto di una visione dell’architetto francese Vincent Callebaut, è la risposta agli allarmanti cambiamenti climatici in atto, compreso lo scioglimento dei ghiacciai; all’aumento pericoloso dell’inquinamento sulla terra; alla, per qualcuno, inevitabile rotta verso la vita in mare.

Senza traffico, senza smog, al cento per cento autosussistente.

“L’architetto francese è il massimo promotore dell’architettura archibiotica che prevede la costruzioni di strutture in grado di riciclare i rifiuti dell’oceano per creare energia come degli organismi viventi che crescono, tipo le conchiglie, grazie alla calcificazione, filtrando acqua ed alghe per essere autosufficienti” spiega design.fanpage.it che pubblica anche le immagini dell’ambizioso progetto. E prosegue: “Il popolo dei Mari saranno gli abitanti di tali strutture galleggianti che adotteranno un nuovo modo di vivere le città, sott’acqua, procurandosi la propria sussistenza grazie al riciclo di tutti i rifiuti del mare. Una volta costruiti, questi ecosistemi continueranno a crescere da soli, con il carbonato di calcio contenuto in acqua per formare uno scheletro esterno, membrane semipermeabili per dissalare l’acqua di mare e microalghe per la produzione di energia, il riscaldamento e la climatizzazione dei grattacieli. I villaggi progettati da Callebaut sono appunto come grattacieli che sorgono sott’acqua e fissano le proprie fondazioni nei fondali marini.

Le risorse? Non carbone, petrolio, gas o energia nucleare: “per ottenere energia, sul fondo dell’oceano, verrà posizionato un campo di turbine idrauliche, a forma di spirali e disposte a stella intorno ad una base scientifica abissale, che sfrutterà le correnti marine

per trasformale in energia elettrica”.

 

foto: http://www.dezeen.com/2015/12/24/aequorea-vincent-callebaut-underwater-oceanscrapers-made-from-3d-printed-rubbish-ocean-plastic/

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