Ieri abbiamo pubblicato l’appello di una giovane lavoratrice di Milano: “Metà stipendio in affitto: pensate anche a noi giovani lavoratori di Milano?“. “Prendere un monolocale a Milano”, aveva scritto al sindaco, “significa devolvere il 50% del proprio stipendio” e ancora “Vivo a Milano ormai da sei anni. Anche se avessi avuto già sei anni fa la possibilità di sottoscrivere un mutuo, a quest’ora avrei pagato solo un buon 15% del costo medio di un appartamento milanese.”
Oggi Tecnocasa conferma la nostra città in testa alla classifica delle città in cui servono più anni di lavoro per l’acquisto di un’abitazione. Vediamo i risultati della ricerca e verifichiamo se la situazione di Milano è così insolita a livello internazionale.
A Milano 11 ANNI di STIPENDIO per comprare CASA. Il doppio della media nazionale
# In Italia prezzi immobili in calo del 2,6%, a Milano rimangono stabili
Come riporta il Corriere della Sera, l’analisi condotta dall’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa sui dati del 2019 certificano che per acquistare un’abitazione, a livello nazionale, sono necessarie 6,6 annualità di stipendio.
Le cifre però variano molto a seconda della città in questione e la cifra indicata è soltanto una media. Nel 2020 si è registrato un generale calo dei prezzi, anche se minimo, delle case a causa dell’emergenza oltre al contestuale calo dei redditi percepiti dagli italiani, dovuto proprio al lockdown. L’anno dovrebbe chiudersi con un abbassamento dei prezzi del 2,6% in media nelle grandi città, salvo alcune tra cui Milano dove dovrebbero rimanere sostanzialmente invariati.
# A Milano 11,1 anni di stipendio per comprare casa, media europea a 15 anni, a New York solo 4
Indagine Tecnocasa
Milano è in testa nella classifica delle città in cui comprare casa è più difficile, scambiandosi negli ultimi dieci anni la posizione con Roma che nel 2009 era al primo posto. Oggi ai lavoratori milanesi servono 11,1 anni di stipendio contro la media nazionale di 6,6 in calo dai 9 di una decade fa, davanti a quelli romani con 9,3 annualità, poi Firenze con 9. Staccata Torino con 4,8 annualità e all’ultimo posto Palermo, in cui ne sono necessarie solo 3,6.
All’estero si registrano situazioni contrastanti. Milano si pone al di sotto della media europea che è attorno ai 15 anni, con Parigi, Amsterdam e Londra che richiedono rispettivamente circa 22, 19 e 18 anni di stipendio per l’acquisto di un’abitazione. Nel mondo i casi eccezionali sono New York dove in media servono solo 4 anni di lavoro per un appartamento da 100 mq, mentre a Hong Kong si può arrivare a 125 anni.
Molti lavoratori fuori sede sono stati costretti a lasciare la città, per via della riduzione dello stipendio o della scadenza dei contratti di lavoro causa Covid. Molti altri però sono rimasti e continuano a contribuire al benessere economico di Milano. Rimane però il problema del caro-affitti, insostenibile con il livello retributivo della metropoli, troppo basso rispetto alla media europea e al costo della vita. L’appello di una lavoratrice a Beppe Sala e la risposta indiretta del Sindaco.
A Milano metà dello STIPENDIO nell’AFFITTO. L’appello: “Pensate anche a noi GIOVANI LAVORATORI?
# L’appello di una giovane lavoratrice
“Vivo a Milano ormai da sei anni. Anche se avessi avuto già sei anni fa la possibilità di sottoscrivere un mutuo, a quest’ora avrei pagato solo un buon 15% del costo medio di un appartamento milanese.”
“Prendere un monolocale a Milano significa devolvere il 50% del proprio stipendio (medio di circa 1300 euro) in affitto di e spese condominiali. Un monolocale di circa 20mq. Un letto, un mezzo frigo e forse una lavatrice, se ti va bene lo paghi 600 euro. Condominio, luce, gas, tari, internet a parte chiaramente. Magari ti tolgono qualcosina dall’affitto se non registri il contratto. Magari. Chi lo sa.”
“Caro Sindaco, caro Governatore, pensate anche a noi giovani lavoratori fuori sede i quali contribuiscono a far crescere continuamente l’economia milanese, non pensate sia arrivato il momento di aiutarci e sostenerci? Come possiamo vedere un futuro roseo se non riusciamo neanche a metterci da parte un euro a garanzia di un qualcosa?”
# Il Sindaco dice che non ha nessun potere
Beppe Sala in un post del 4 settembre sulla sua pagina Facebook, tra i vari temi esplorati, affronta anche quello del caro-affitti: “Gli affitti a Milano sono troppo alti e rischiano di portare parte della popolazione più giovane a dover lasciare la città. Una soluzione non è facile da individuare, essendo tecnicamente non semplice inserirsi in accordi tra privati. Ma ci lavoreremo, su questo e su altro.”
# La proposta di Milano città stato: usare il Recovery oppure rendere Milano una città regione
Spiace che un Sindaco che ha ben chiara la situazione, conosciuta da anni non da mesi, non sia in grado di accennare nemmeno un paio di proposte da sviluppare, chiudendo il discorso con “ci lavoreremo”.
Questo problema insieme ad altri storici di Milano, come l’inquinamento atmosferico, necessitano di creatività e di uscire fuori dagli schemi, partendo magari dal richiedere di avere più poteri per la città come Milano Città Stato invoca da tempo. In questo modo si potrebbe fare sperimentazioni in tempi rapidi o magari prendere spunto dalle esperienze estere come Vienna, Berlino o la Francia.
Un’altra strada è quella di provare a inserir nelle richieste per il recovery Fund un progetto per rendere più sostenibile Milano sul tema della casa, come nella proposta di Milano Città Stato: una Casa per Tutti.
La notizia del giorno è l’istituzione degli autovelox anche in città. Sarà un deterrente ad eccessi di velocità e una fonte di ricavi supplementari del Comune.
In effetti il bilancio del Comune di Milano è in crisi. Perché è in crisi?
Paradossalmente è in crisi proprio per un uso più positivo e pulito della loro città da parte dei cittadini. È in crisi perché negli aeroporti, di cui il Comune è azionista, si vola di meno e quindi ci sono meno inquinamento e rumore. È in crisi perché la gente usa meno l’auto e quindi paga meno multe, meno parcheggi e meno ingressi nell’Area C.
I comportamenti virtuosi dei cittadini distruggono l’economia del Comune: finchè non avrà una vera autonomia di bilancio, il Comune ha bisogno di gente che sporchi, indisciplinata e che infranga le regole. Altrimenti finisce in bancarotta.
Credits: radiocolonna.it - Rendering funivia di Roma
Il Messaggero “scova in rete” il piano presentato dal Campidoglio al Governo, per cui ricevere le risorse dall’Europa. Un piano confuso e fumoso, senza una visione, con una richiesta di 25 miliardi di fondi europei per 159 progetti, tra cui la creazione di un rating per le piccole e medie imprese, “la formazione innovativa in nuove professioni, oltre alla funivia Clodio-Monte Mario-Ponte della Musica. Rispetto ai 159 progetti, Milano città stato ne ha individuati questi sette per la nostra città: verranno inseriti nel piano del governo?
# La richiesta di Roma: 25 miliardi per 159 progetti, tra cui la funivia Clodio-Ponte della Musica
Il quotidiano “Il Messaggero” racconta il declino di una città senza un orizzonte: “Il Recovery Fund potrebbe essere oggi per Roma quello che fu per la preparazione del Giubileo del 2000 negli anni 90. Ma quale è oggi l’idea, il progetto e la visione per la città? In vista del Giubileo la città degli anni ’90 fu spinta a rialzarsi da un decennio opaco per mettersi all’altezza del suo ruolo in mondo allora pieno di speranza. Oggi il contesto è profondamente diverso, dobbiamo tutti rialzarci da una crisi mai immaginata. Dall’Europa una risposta robusta e coraggiosa. Ma la città continua ad essere senza bussola, e se continua così, è destinata a mancare completamente l’appuntamento.”
Come riporta il quotidiano romanoesiste “un documentoonline presentato dalla giunta capitolina al Governo per accedere ai fondi europei. Non è un piano, non è una visione, è una lunga lista di desideri. Si chiedono 25 miliardi per 159 progetti che spaziano dalla creazione di un rating per le piccole e medie imprese, alla formazione innovative per le nuove professioni, alla funivia Clodio-Monte Mario-Ponte della Musica. Non è purtroppo uno scherzo, il Comune di Roma chiede all’Europa i soldi, tra le altre cose, per la famosa funivia. Ma il Recovery Fund o meglio il Next Generation EU non può essere ridotto a una burla su Internet, ma un fondamentale snodo della storia Europea, in cui lo sforzo finanziario collettivo deve corrispondere a una presa di responsabilità piena dei territori e delle città.
# Non serve uno stato dirigista o comune spendaccione, ma una regia e una definizione delle priorità. A Milano hanno Mind dopo Expo, a Napoli il centro tecnologico con Apple
Prosegue il Messaggero: “A Roma hanno sede università di qualità globale, imprese infrastrutturali che lavorano in tutto il mondo, le principali aziende energetiche d’Italia” (…) “settori avanzatissimi come areo-spazio e farmaceutica” (…)”È tempo che le politiche urbanistiche, i piani di trasporto e viabilità, le politiche regolatorie e di incentivi, operino in maniera coordinata per favorire e coordinare queste vocazioni esistenti. Non serve uno stato dirigista o comune spendaccione, ma una regia e una vera definizione delle priorità costruita partire dalle competenze presenti in città. A Milano nasce il tecnopolo nell’Area Expo; a Napoli il moderno centro tecnologico di San Giovanni Teduccio con imprese del calibro di Apple, Cisco e Ferrovie dello Stato.”
“A Roma potrebbe nascere il principale parco sui temi della sostenibilità climatica e ambientale facendo diventare la città un laboratorio della trasformazione green, dal ciclo dei rifiuti alla decarbonizzazione.” (…) “Il punto è non pensare più a cosa succede tra sei mesi, ma concentrare gli sforzi (e le risorse del Recovery Fund) per la Roma che sarà tra dieci anni.”
Dalle primarie ai Licei, Milano è sempre stata all’avanguardia nelle attività per studenti, ma in molti ignorano che alcune scuole racchiudano dentro le proprie mura curiosità e aneddoti inimmaginabili. Che si tratti di curiosità storiche, peculiarità o solo originali iniziative, val la pena di conoscerle. Ne abbiamo selezionate alcune per voi.
7 CURIOSITÀ che nessuno conosce delle SCUOLE di Milano
#1 Lasciate ogni speranza voi ch’entrate: il record di bocciati del Giorgi
Benvenuti all’Istituto Giorgi di viale Liguria. Alias, la scuola col più alto tasso di bocciatura di tutta Milano. Non sappiamo se sia per una presenza di professori più severi della media o per esigenze della direzione, fatto sta che, a quanto pare, il Giorgi è una vera e propria ecatombe per i non secchioni.
Nel 2011 suscitò scalpore il caso di Valerio: unico promosso presso la classe IV metalmeccanici. Una sezione di 24 arditi studenti, di cui 14 furono fermati per giudizio sospeso ( i vecchi “rimandati”) e ben 9 furono bocciati. Non un caso isolato. Secondo le statistiche, infatti, nel 2014 dovette ripetere l’anno il 37,9% dell’intero istituto.
#2 La rivolta dei prof al Donatelli-Pascal
Se per buona parte degli ITIS o dei Licei l’autogestione è la naturale anticamera dell’occupazione, è pur vero che raramente, al giorno d’oggi, si sono visti professori incrociare le braccia al posto degli studenti.
A meno di non aver frequentato le aule del Liceo Scientifico Donatelli-Pascal di Viale Campania a maggio 2018, quando a seguito di questioni irrisolte e presunte irregolarità nella gestione dell’istituto sono scoppiati dei diverbi che hanno portato anche all’intervento della polizia.
A fine anno, a far le valigie chiedendo il trasferimento in altre scuole saranno 14 docenti su 75, oltre ai segretari d’istituto.
#3 Non aprite quella finestra: antipasto di lockdown al Pertini
Sempre l’anno scolastico 2017-2018 ha visto un’altra vicenda catturare l’attenzione del Municipio 5 di Milano, periferia centro meridionale della città. Per l’esattezza a Gratosoglio. Dove la Scuola Secondaria di primo grado Sandro Pertini di via Boifava ha vissuto un’esperienza alquanto antipatica. A causa (pare) di uno scadente intervento di ristrutturazione risalente al 2010, 450 adolescenti dell’istituto sono stati costretti a restare chiusi e sigillati in classe per alcuni mesi, da novembre sino a primavera inoltrata, impossibilitati ad aprire le finestre per “motivi di sicurezza” decretati dalla ditta responsabile dei lavori, nell’imbarazzo generale della direzione scolastica. Un vero e proprio lockdown prima del lockdown.
#4 Lezioni di Ebraismo al Parini
Ci sono Licei che hanno scritto la storia di Milano. Ad esempio il Beccaria, il Manzoni e il Parini, quest’ultimo famoso anche e soprattutto per le lotte studentesche degli anni ’60.
Il Liceo classico intitolato al poeta illuminista italiano vanta però un’ulteriore distinzione: è stato infatti fra i primi collegi in Italia a inserire nell’offerta didattica corsi di religione ebraica, anche se nel 1938-39, con l’espulsione forzata di una sessantina di studenti e di tre docenti ebrei dalla scuola, la tolleranza e l’intelletto di stampo risorgimentale che avevano contraddistinto l’istituto dall’Unità d’Italia in avanti subirono una brusca battuta d’arresto.
#5 La scuola all’aperto alla Casa del Sole
Fra le curiosità sugli istituti milanesi non possiamo non parlare di un’altra scuola media, la Casa del Sole di Via Giacosa. Fondata negli anni’20 come istituto pedagogico all’interno del Parco Trotter, si contraddistinse sin dagli inizi come modello di scuola all’aperto, grazie a classi di studio e attività svolte sui prati, in una struttura nata e concepita come un fiore nel cemento e sviluppatasi su un fazzoletto d’erba verde stritolato fra case popolari. Pochi sanno che durante il secondo conflitto mondiale l’istituto svolgesse funzione di Sanatorio, rappresentando un’ancora di salvataggio da tisi e poliomelite per i figli di operai che vivevano in case senza finestre e circolazione d’aria.
Prima ancora del Sanatorio, la zona ospitò dal 1906 il primo Ippodromo di Milano, di proprietà della Società Trotter. Da cui il nome del parco, che seppur si trovi in una zona molto difficile della città, riesce a conservare al suo interno, come un gioiello in un prezioso scrigno, il vanto della Casa del Sole.
Restando sul green, presso svariate scuole a Milano sono attualmente da segnalare interessanti attività promosse da vari enti per un avvicinamento degli studenti all’ambiente.
Ad esempio il percorso didattico Orti nelle scuole, progettato da agronomi ed educatori e ideato da Milanoperibambini.it, così come l’iniziativa Frutta a metà mattina, sponsorizzata dal Comune di Milano per alunni di scuola dell’infanzia, primaria e secondaria.
Veri e proprio percorsi scolastico-educativi concordati con i docenti, per avvicinare gli studenti più piccoli alla realtà agricola, alle sane abitudine nutrizionali, alla riduzione dello spreco alimentare e al riciclo e riutilizzo responsabile dei materiali. Alla scoperta del ciclo ecologico della natura.
#7 Se il compagno di banco è… un pulcino
Oltre al Trotter, anche presso la Rinnovata Pizzigoni in zona Ghisolfa sono attivi dei progetti di Fattoria Didattica, un metodo pedagogico moderno e originalissimo in cui gli alunni possono passare parte della loro giornata fra galli, pulcini e galline. Alla Pizzigoni (un istituto corposo, con 612 alunni distribuiti in 25 classi) sono presenti circa una trentina di animali.
Prevalentemente oche, pavoni, fagiani e qualche asinello. Simpatici ospiti a due o quattro zampe di un’istituzione scolastica che, da sempre, cerca di far concentrare gli studenti non sull’accumulo di nozioni ma sullo sviluppo di competenze. A stretto contatto con la natura.
Dal Giappone arrivano i gabinetti pubblici di design, in vetro trasparente per controllare da fuori che siano puliti. Tranquilli, non si può sbirciare quello che accade quando qualcuno entra, perché il vetro diventa opaco e la privacy è salva. Vediamo come funzionano.
I BAGNI TRASPARENTI: li portiamo a Milano? (VIDEO)
# Dal quartiere più cool della capitale nipponica i gabinetti avveniristici che si illuminano
Pensate che i bagni pubblici siano sporchi, puzzolenti, bui e spaventosi? Beh, non avete tutti i torti e siete in buona compagnia. La pensavano così fino a pochi giorni fa anche i giapponesi, finché in giro per Shibuya, uno dei quartieri più cool di Tokyo, non sono apparsi degli avveniristici gabinetti di tutti i colori. Sono delle strutture di “vetro intelligente”, ovvero appaiono trasparenti quando sono vuoti, così da fuori potete guardare dentro per osservarne la pulizia e decidere se vale la pena di una sosta, e diventano opachi quando qualcuno entra e ci si chiude a chiave, così la privacy è garantita e si capisce subito che è occupato senza l’imbarazzo di dover bussare.
Si chiama design dei servizi, in tutti sensi, e a firmarlo è il famoso architetto Shigeru Ban, pronto a esportare il progetto in tutto il mondo. Speriamo che Milano possa essere in prima linea per sperimentare anche da noi questo nuovo modo di concepire i bagni pubblici, purtroppo considerati alla stregua di latrine, pericolosi e decisamente poco sani, quando non addirittura sede di appuntamenti a luci rosse di cui restano tracce sulle pareti imbrattate.
# L’avanguardia del Giappone in tema di bagni
Il Giappone è da sempre all’avanguardia in tema di bagni, tutto il mondo invidia i wc automatici con riscaldamento e schizzi d’acqua incorporati, ma di fatto nessuno li ha esportati nel mondo occidentale. Speriamo che questa sia la volta buona, perché l’idea oltre a essere funzionale, è anche artistica, come aggiunge Shigeru Ban: “Di notte la struttura illumina il parco come una bellissima lanterna colorata”. Ve lo immaginate il Castello Sforzesco con una bella installazione colorata di fianco alla fontana? O piazza del Duomo che riverbera i colori dei bagni trasparenti?
# Il gabinetto giapponese è concepito per il riposo dello spirito
L’attenzione per i gabinetti dei giapponesi la raccontava già con maestria il grande scrittore Junichiro Tanizaki nel suo Libro d’ombra del 1935, quando scriveva che “il gabinetto giapponese è concepito per il riposo dello spirito“. E annoverava “tra i sommi piaceri dell’esistenza le evacuazioni mattutine: piacere fisiologico, che solo nel gabinetto alla giapponese, fra lisce pareti di legno dalle sottili venature, mirando l’azzurro del cielo e il verde della vegetazione, si può assaporare fino in fondo. Insisto: sono necessari una lieve penombra, nessuna fulgidezza, la pulizia più accurata, e un silenzio così profondo che sia possibile udire lontano un volo di zanzare. Senza tali requisiti non si dà gabinetto ideale“.
La versione 2.0 dell’ideale di Tanizaki è sbarcata a Tokyo in versione tecnologica e colorata. In attesa di poterla provare anche noi, cerchiamo l’ispirazione per far diventare anche qui speciale il rito di andare in bagno tra le vie della città o dentro a un parco.
ALBERTO OLIVA
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In questo Paese si vive il contagiato come un colpevole che deve espiare la sua pena come fosse una punizione divina per i comportamenti da peccatore.
Te lo sei voluto tu perché hai infranto la legge morale quindi è giusto aspettare il tampone per tempi infiniti, è giusto stare chiuso in casa, è giusta qualunque vessazione invece di ricevere aiuto e comprensione come capita a chi si trova in difficoltà.
Nei paesi civili si aiuta chi è contagiato, a chi è recluso in Corea del Sud lo Stato gli porta cibo, nelle altre nazioni chi è in quarantena riceve qualche forma di assistenza, in Francia divampano le polemiche per gli eccessivi tempi di attesa di un tampone.
Se ci pensiamo è un modo di ragionare da inquisizione, da streghe sul rogo, da caccia all’untore che forse non ci ha mai abbandonato.
Chi sarà il nuovo Giordano Bruno?
“A Lione, Bordeaux, Strasburgo o Parigi, le code d’attesa davanti ai laboratori d’analisi si allungano sempre di più, così come i ritardi per ricevere i risultati. Questi disservizi rischiano di mettere in pericolo la strategia del governo contro la diffusione dell’epidemia” (Prima pagina di Le Monde, 6 settembre)
MILANO CITTA’ STATO
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Se si digita su Google “il nome di una città italiana è…” (tipo Milano è…, Torino è… Napoli è…) che cosa appare? Queste è la caratteristica identitaria associata alle principali città italiane.
Le CITTÀ ITALIANE sono…? La CARATTERISTICA più particolare associata alle città principali del Paese
# Milano è… stata CAPITALE D’ITALIA
Milano è stata anche capitale. Dal 286 al 402 dopo Cristo, Milano è stata capitale dell’impero romano d’occidente, quando Roma non lo era più. Napoleone la rese capitale del Regno d’Italia nel 1805 per una decina d’anni. Anche se la ricerca più gettonata è: Milano è… nome MASCHILE o FEMMINILE.
In generale sono femminili i nomi delle principali città. Anche Milano. Pochi sanno però che nei Promessi Sposi Manzoni usa Milano come maschile e il Milano, seppur di rado, capita di sentirlo ancor oggi. in questi casi il definitivo passaggio dall’antico o popolare maschile al femminile è dovuto al sostantivo città che tutti avvertono più o meno sottinteso.
# Roma è… più GRANDE DI MILANO
Al terzo posto per Roma come ricerche c’è: “è centro o sud”? Annosa questione sulla collocazione geografica della capitale. Ai primi due posti però ci sono due ricerche abbinate a Milano. Al secondo “Roma è… meglio di Milano” e al primo “Roma è… più grande di Milano”. Anche se come recita la prima voce citata: “Il comune romano è di gran lunga più esteso, con 1.287 chilometri quadrati di superficie contro i soli 182 di Milano. Roma ingloba tante aree rurali, mentre il confine di Milano la separa da altre aree urbane, formalmente in comuni diversi, ma che rappresentano un unico agglomerato.” In pratica sì, Roma è più grande ma perchè Milano è stata divisa dal suo territorio.
# Torino è… più a OVEST DI MILANO
Se si guardano le ricerche di Google, almeno per Roma e Torino, Milano appare un’ossessione. La ricerca più quotata per “Torino è…” ha come abbinamento “più a ovest di Milano”. Forse molti per capire dove si trova Torino hanno bisogno di metterla in relazione a Milano? Seguono poi “Torino è… casa mia” e “Torino è… la mia città”.
# Genova è… PERICOLOSA
Sorprendente cliccare “Genova è…” su Google. Ai primi posti c’è che “è pericolosa”. Al secondo e al terzo ci sono che “è brutta” e che “è bella”. La confusione regna sovrana anche per gli altri abbinamenti, ai primi posti infatti c’è “Genova è in Lombardia” e “Genova è in pianura“.
# Bologna è… UNA REGOLA
Al primo posto per definire Bologna c’è il brano di Luca Carboni. Curiose le successive due opzioni. Ci si chiede se “Bologna è centro o è nord” e se “Bologna è in Emilia o in Romagna”.
# Napoli è… MILLE COLORI
Anche in questo caso una canzone fornisce l’abbinamento identitario a una città. E’ il caso di Pino Daniele. Tra gli altri abbinamenti più gettonati ci sono “Napoli è stata capitale d’Italia”, “Napoli è pericolosa” e “Napoli è pizzeria”.
# Venezia è… LA CITTA’ PIU’ BELLA DEL MONDO
Prima posizione negli abbinamenti. Però occhio che ai primi posti c’è anche “Venezia è… bella ma non ci vivrei”. Vicine al vertice ci sono anche “Venezia è un’isola” e “Venezia è un pesce”.
# Palermo è… UNA CIPOLLA
Al primo posto per definire il capoluogo della Sicilia è il titolo del libro di Roberto Alajmo. A seguire ci sono: “Palermo è… pericolosa” e “Palermo è… sul mare”. Tra i primi posti c’è anche l’incoraggiante “Palermo è… bella facciamola più bella“.
Le altre “sorelle” lombarde
Ma come sono identificate su Google le altre sorelle lombarde?
Brescia è… una malattia che non va più via (coro degli ultras della squadra di calcio)
Bergamo è… la Napoli del Nord (Bergamo è la terza città lombarda per numero di napoletani)
Monza è… rito ambrosiano (almeno per la Chiesa fa sempre parte di Milano)
Mantova è… un mondo addormentato in una calda luce (citazione di Baudelaire)
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La nuova campagna di affissioni dei Comuni fa discutere i milanesi. L’invito a “usare la testa” nella scelta dell’animale da compagnia da tenere in casa viene giudicata da molti paternalistica ed elitaria, oltre a indicare la scarsa considerazione che alcuni amministratori hanno dei loro cittadini.
Comunque sia, evitiamo qualunque polemica e proviamo a cercare gli animali più strani scelti per fare compagnia ai milanesi.
“Stavo per comprare un alligatore della Florida ma poi ho visto la campagna del Comune e ho deciso di ripiegare su un simpatico Drago Barbuto”.
La scelta ottimale per gli amanti dei rettili. Pitoni, anaconde, diavoli della Tasmania sono poco indicate per la malsana aria milanese. Il Drago Barbuto sembra invece fatto apposta per le nostre case. Abbastanza facile da gestire (occhio solo a qualche bizzarra abitudine) non richiede una grande spesa economica. È originario dell’Australia e vive in media tra 6 e 8 anni. Non ama farsi accarezzare ma ha il vantaggio di non abbandonare peli in giro per la casa.
#2 Petauro dello zucchero
Petauro dello zucchero (credit: https://www.animalpedia.it/)
E’ il criceto 2.0. In realtà non è un roditore ma un marsupiale. Un’alternativa più di buonsenso al canguro per non disturbare chi vive al piano di sotto. La parola “zucchero” gli è stata associata in quanto adora gli alimenti zuccherati. I pro: è adorabile da guardare ed è parecchio intelligente, più di molti umani. Contro: soffre spesso di depressione, morde, sporca come una ciminiera ed ama fare baldoria di notte. Animale complicatissimo, suggerito a chi ha tempo da perdere o a masochisti.
#3 Maiale Nano
maiale nano (credit: https://www.animalpedia.it/)
Chi non ha mai sognato di tenere in casa un maialino? Ha diversi formati, quello più grande può raggiungere le dimensioni di un grosso cane, arrivando a pesare 30 chili. Si tratta di un animale simpaticissimo ed estremamente adorabile. Non solo: il Maiale Nano vanta una grande intelligenza e può essere educato e istruito proprio come un cane.
#4 Volpe Fennec o Volpe del Deserto
volpe fennec (https://www.animalpedia.it/)
Negli ultimi anni ha avuto un grande boom. Bellissimo mammifero presenta però numerose controindicazioni. Innanzitutto è un animale sociale abituato a grandi famiglie quindi bisogna prepararsi a riempire la casa di parecchi esemplari. Non solo. Vive nel deserto quindi occorre trasformare casa propria in una sauna, con grandi escursioni termiche tra la notte e il giorno. Non solo. Non è mai stato addomesticato quindi mantiene istinti e comportamenti selvaggi. Non solo. Vive soprattutto di notte quindi potrebbe non conciliare il sonno. Non solo. Ama la libertà, quindi se non si vive in un ambiente molto vasto potrebbe non vivere a lungo. Consigliato solo a chi ha un ranch.
#5 Riccio di terra
riccio di terra (credit: https://www.animalpedia.it/)
Nella lista degli animali domestici strani non può mancare il riccio. Si può rivelare infatti un fantastico animale da compagnia. Se lo si abitua al contatto e alla presenza umana, il riccio può ricambiare con molto affetto. Quando i ricci si sentono contenti e felici diventano più morbidi al tatto e le loro spine non sono pericolose. Se si prende una coppia bisogna attendersi un rapido affollamento.
#6 Insetto stecco
insetto stecco (https://www.animalpedia.it/)
Cosa c’è di più strano di avere un Insetto Stecco come animale domestico? Creatura perfetta per persone eccentriche con gusti molto particolari. Non è molto affettuoso, ma sicuramente è un esemplare molto interessante e originale. Uno degli aspetti più divertenti è che si mimetizza nell’ambiente, un po’ come i camaleonti. Altro vantaggio è che ha bisogno di cure minime. Unica controindicazione: il corpo di questo insetto è particolarmente sensibile e si potrebbe spezzare se viene maneggiato in maniera brusca.
#7 Puzzola
puzzola (credit: https://www.animalpedia.it/)
Creatura esotica, ama vivere allo stato brado e si riproduce come un fulmine. La principale controindicazione è l’odore ma stando a Milano siamo abituati.
Entro il 15 ottobre il governo italiano dovrà presentare un piano per stanziare le risorse che arriveranno dal Recovery Fund. I giornali del Sud e i ministri del governo stanno facendo a gara per indirizzare i fondi nel Mezzogiorno, nonostante che l’area più colpita dal Covid sia la Lombardia e altre regioni del Nord.
Milano è la città più colpita in Italia. Ha bisogno di risorse per rilanciarsi e per evitare il disastro sociale. Una delle priorità per affrontare l’emergenza è quella di rendere accessibile una casa per chi vive in città, riducendo i rischi per i proprietari. Serve destinare a questo una parte dei Recovery Fund per Milano, che risulta la più colpita in Italia e la quarta in Europa (come da questo studio).
Abbiamo raccolto 7 proposte di soluzioni per Milano da fare finanziare con il recovery fund. Questo è il primo e riguarda la mobilità, uno degli aspetti critici per rilanciare Milano.
Recovery Milano #7. UNA CASA PER TUTTI: abitazioni per giovani e persone a basso reddito, campus per studenti
In una città che vede crescere il numero di studenti universitari e di persone comprese tra i 25 e i 40 anni di età, il problema degli immobili da prendere in affitto o acquistare sta diventando insostenibile.
Quello che serve è moltiplicare la possibilità di case a prezzi accessibili, compensando con i fondi europei una parte di prezzi di acquisto o di affitto.
Inoltre serve costruire campus per gli studenti per rilanciare Milano come città universitaria.
campus barcellona
Altre soluzioni potrebbero essere:
obbligare a destinare una quota degli appartamenti di nuova costruzione agli affitti, di cui almeno il 20%, ad affitti calmierati per studenti e persone in difficoltà (modello attuato nella città stato di Vienna);
imporre a società che detengono un alto numero di appartamenti sfitti, di proporli sul mercato in modalità di social housing (modello in valutazione nella città stato di Berlino);
social housing
prevedere agevolazioni fiscali o crediti d’imposta, per una durata di almeno 10 anni, a chi metta in affitto immobili ad un prezzo agevolato;
costituire una società partecipata immobiliare, con aziende del territorio, per acquisire stabili abbandonati, ripristinarli e metterli in vendita o darli in affitto calmeriato alle fasce di popolazione più disagiate.
# L’alternativa choc: trasformare Milano in una città stato (città regione) per finanziare questi progetti
Se come sembra le risorse previste per la nostra Regione, malgrado sia quella più colpita, saranno minoritarie, sarebbe opportuno concedere l’autonomia richiesta alla Regione Lombardia e soprattutto a Milano facendola diventare una città-regione in grado di gestirsi in piena libertà e trattenendo una buona fetta del residuo fiscale che ammonta a 56 miliardi, suddiviso in base al PIL o alla popolazione delle rispettive aree.
A Milano spetterebbero quindi fino a 11 miliardi di euro e potrebbe, tra le varie competenze che lo status di regione le mette a disposizione, accedere direttamente ai fondi messi a disposizioni dai bandi europei.
Ultima osservazione: perchè Milano non chiede che si adottino anche in Italia le regole europee per cui chi riceve più fondi, debba mettere in atto delle riforme per evitare che rimanga in un perenne stato di bisogno? Alle regioni e città italiane che ricevono più sussidi dovrebbero essere imposte le stesse regole che l’Europa vuole imporre all’Italia.
Ci ha contattato una mamma milanese che vive da sola con un figlio nella periferia nord della città. Ci ha raccontato la sua storia. Abbiamo deciso di condividerla con voi perchè immaginiamo sia una vicenda utile per capire cosa può succedere a chi ha avuto contatti con una persona risultata positiva. E per stimolare qualche intervento per venire incontro a chi si trovasse in una situazione del genere.
Mio figlio POSITIVO al tampone: l’incredibile STORIA di una mamma milanese
Il racconto di Daniela.
Nel mese di agosto mio figlio F. di 17 anni doveva trascorrere una settimana con il nonno. Una decina di giorni prima di partire con lui ha avuto una leggera febbre, attorno ai 37 e mezzo, con mal di gola e altri sintomi lievi. Non mi sono preoccupata più di tanto perchè quando gli viene la febbre di solito è molto alta e per questo ho pensato a un semplice raffreddore estivo. Dopo due giorni la febbre e gli altri sintomi sono spariti. Ma per scrupolo ho deciso di fargli fare il tampone per assicurarmi che non si trattasse di Covid e dunque mettere a rischio il nonno.
A questo punto mi sono informata che procedura seguire, ho fatto domanda per il tampone e mi è stato comunicato che da quel momento sia lui che io eravamo potenziali Covid e che quindi dovevamo sottostare al regime di quarantena in attesa dei risultati. Questo significava non poter uscire, neppure per portare fuori il cane che ho dovuto abituare a fare i bisogni su un tappetino assorbente. Anche se mi hanno detto che il tampone lo avrebbero fatto nel giro di due/tre giorni per una settimana non ho più avuto notizie. A quel punto è saltata anche la vacanza con il nonno.
Finalmente dopo una decina di giorni mio figlio ha potuto fare il tampone. E dopo 3 giorni è arrivata la risposta dall’ospedale: “Positivo”. Mi è caduto il mondo addosso. Mi è stato detto che lui sarebbe dovuto restare in camera sua senza più avere contatti con nessuno. Io stessa avrei dovuto prendere ogni precauzione per evitare qualunque contatto con lui e per disinfettare ogni cosa che avesse toccato. Anche per me veniva prolungato lo stato di quarantena con il divieto di uscire.
A quel punto è iniziato anche il tracciamento dei contatti. Dopo alcuni giorni siamo stati contattati per indicare quali altre persone potevano avere avuto rapporti con mio figlio in modo da poterli mettere a loro volta in quarantena in attesa di un tampone.
Tra circa una settimana dovremmo fare, sia io che mio figlio, un nuovo tampone per verificare se siamo entrambi negativi. Nel caso lo fossimo bisognerà però attendere altri 8 giorni per un ulteriore tampone a conferma della negatività.
Nella migliore delle ipotesi lui perderà l’inizio della scuola e io sarò stata lontana dal lavoro per almeno un mese, oltre entrambi essere dovuti stare chiusi in casa per tutto questo tempo. E mi spiace pensare a tutti quelli con cui mio figlio ha avuto contatti che devono sottostare alle stesse procedure.
Io capisco che bisogna seguire regole rigide per la sicurezza di tutti, ma credo che questo non sia giusto che avvenga scaricando interamente tutto sui positivi e sulla loro famiglia. So che in altri paesi chi finisce in quarantena viene assistito dallo Stato. A me basterebbe che, se proprio non possono aiutarmi con il cibo, almeno che mi aiutassero a portare fuori il cane.
Grazie dell’attenzione.
Daniela
MILANO CITTA’ STATO
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La via del VENTO. Si chiama proprio così la pista ciclabile che collegherà Venezia e Torino, da qui l’acronimo dal suono evocativo. Sarà la pista ciclabile più lunga d’Italia e avrà al centro Milano. I lavori sono iniziati proprio a Milano lungo la sponda del Naviglio Pavese.
Il progetto messo a punto nel 2016 dal Politecnico di Milano prevede una pista ciclabile lunga 679 Km complessivi, di cui 264 dentro aree naturali protette, che attraversa 4 Regioni e altrettante amministrazioni a tutela del verde pubblico e della mobilità ecologica.
VenTo: iniziati a Milano i lavori per la PISTA CICLABILE più LUNGA d’Italia
# Al via dal Naviglio Pavese le prime opere per realizzare la pista ciclabile di 679 km ideata dal Politecnico di Milano
Credtis: fanpage.it – Lavori ciclabile vento
Si chiama VenTo la pista ciclabile di 679 km in realizzazione che collegherà Venezia a Torino, passando da Milano. Il progetto ideato dal Politenico di Milano nel 2016 è inserito all’interno dell’itinerario ciclabile europeo Eurovelo 8, da Cadice in Spagna a Limassol, a Cipro.
VENTO: pista ciclabile – Politecnico di Milano
Da Pavia fino a Milano sarà prevista una diramazione, ed è proprio sul tratto milanese della VenTo che sono partiti i lavori. Palazzo Marino ha comunicato in una nota che il cantiere interessa inizialmente il tratto dal ponte ferroviario dell’Alzaia Naviglio Pavese fino a via Rimini. Nelle prossime settimane i lavori si estenderanno lungo il chilometro del primo dei tre lotti, che sarà ultimato entro la fine dell’anno.
In totale il tratto milanese della ciclovia Vento sarà una pista ciclabile lunga quasi cinque chilometri lungo il Naviglio pavese. La si potrà percorrere in doppio senso di marcia dalla Darsena fino alla fine del territorio comunale. La ciclabile sarà sempre ad almeno un metro e mezzo dal Naviglio: ciclisti e pedoni avranno spazi separati. Il progetto ha un costo complessivo di 2,5 milioni di euro, di cui 750.000 euro provenienti da un finanziamento statale erogato dalla Regione.
# Il progetto prevede tre lotti di interventi a Milano: al via i lavori per il primo
Il primo lotto, quello in fase di realizzazione, va dall’intersezione con via Darwin a quella con via Fra Cristoforo ed è il più complesso perché necessita di interventi di progettazione specifici: sarà infatti creata una sede per le bici protetta da un cordolo. Il secondo e il terzo tratto vedrà solo, in un primo momento, interventi relativi alla segnaletica, inserimento di dissuasori e piccole opere stradali: il secondo lotto arriverà fino a via Baffalora, mentre il terzo arriverà fino a via Gattinara. La realizzazione della pista ciclabile, così come sta avvenendo in viale Monza, potrebbe anche essere l’occasione per riordinare la sosta delle auto. Non si prevede l’eliminazione di parcheggi regolari: secondo quanto comunicato dal Comune, al contrario, il progetto prevede più posti per la sosta regolare.
Da "Mostra "Genio & impresa - Leonardo e Ludovico ieri e oggi"
Entro il 15 ottobre il governo italiano dovrà presentare un piano per stanziare le risorse che arriveranno dal Recovery Fund. I giornali del Sud e i ministri del governo stanno facendo a gara per indirizzare i fondi nel Mezzogiorno, nonostante che l’area più colpita dal Covid sia la Lombardia e altre regioni del Nord.
Milano deve alzare la voce: al centro dell’area più colpita clinicamente ed economicamente deve essere al primo posto nella destinazione dei fondi europei per il rilancio post Covid. Ci sono almeno sette linee di azione che devono essere attivate con i fondi europei. Queste è la sesta: il grande sogno dei Navigli ma senza penalizzare la circolazione nella città che risulta la più colpita in Italia e la quarta in Europa (come da questo studio).
Recovery Milano #6. IL GRANDE SOGNO DEI NAVIGLI: il progetto originario con tunnel e parcheggi sotterranei
Render: www.urbanfile.org
Era stato il cavalla di battaglia di Beppe Sala per la candidatura a Sindaco: la riapertura dei Navigli. Purtroppo è rimasto solo nel programma elettorale. Eppure se realizzato con intelligenza potrebbe essere un progetto non solo desiderato dalla maggioranza dei milanesi ma che avrebbe un incidenza positiva sull’estetica della città, senza pregiudicare la mobilità o altri aspetti della vivibilità. In particolare se lo si integrasse con innovazione nella viabilità, come tunnel e parcheggi sotterranei.
L’Europa si è già espressa positivamente sul progetto. Perchè dunque non inserirlo nel piano per il Recovery Fund?
Ma vediamo le linee guida: il progetto originario e i tunnel per portare il traffico sotto la superficie.
Per più di 800 anni i Navigli sono stati un tratto distintivo di Milano, qualcosa di indissolubile dalla città, con le loro storie e le loro leggende. Per riportare Milano all’antica bellezza è stato proposto un piano parziale di riapertura e uno integrale. Entrambi al momento sono eclissati nell’ombra.
La riapertura parziale
Il primo obiettivo del progetto è ricostruire l’antica continuità idraulica della città: ripristinare le connessioni delle acque del Naviglio Martesana con la Darsena, la Vettabbia e il sistema di canali del Sud Milano.
I 5 tratti a cielo aperto
La prima fase dei lavori prevede la riapertura di cinque tratti per un totale di 2 km:
Tratto A Via Melchiorre Gioia
Con la realizzazione di una passeggiata a livello dell’acqua che consente di separare i percorsi ciclopedonali dal traffico.
naviglio gioia
Tratto B Conca dell’Incoronata
La sua riapertura valorizzerà la Conca, con il ripristino delle storiche porte leonardesche.
naviglio_Conca_Immacolata
Tratto C Via Francesco Sforza
L’affaccio sul Naviglio della Ca’ Granda, oggi Università Statale.
Tratto D Piazza Vetra e via Molino delle Armi
Presso il Parco delle Basiliche.
naviglio vetra
Tratto Conca di Viarenna
Aprendo di nuovo all’acqua il passaggio sotto i bastioni, per completare la navigabilità sino alla Darsena.
La riapertura totale
La riapertura completa del canale navigabile avrebbe un’estensione totale di 7,7 chilometri, creando itinerari navigabili e ciclabili tra i fiumi Ticino e Adda.
Via San Marco, Tombun, Via Senato, Via Melchiorre Gioia fino a una rete che colleghi l’Adda con il Ticino: acqua come elemento di continuità dalle montagne al mare, con Milano al centro.
La riapertura sarebbe anche un progetto unico al mondo, portando l’esempio di una nuova visione urbanistica.
Grazie a pochi chilometri di canali riscoperti, si renderebbe possibile la futura navigazione da Locarno e Colcio fino a Venezia, attraverso la Darsena.
E i costi? Sembrano non proibitivi. Uno studio del Politecnico ha calcolato in meno di mezzo miliardo di euro il costo della riapertura.
Per unire l’esigenza estetica con quella di una città che deve comunque vivere e muoversi, il progetto di riapertura deve procedere di pari passo con quello di interventi per migliorare la viabilità. Uno di questi è il progetto di tunnel che dovrebbero portare le auto sotto il manto stradale, come avviene ad esempio a Lecco sulla falsariga di città come Toronto, Bruxelles o Stoccolma.
In Lombardia abbiamo il modello del tunnel della Valassina, una galleria urbana lunga 1805 metri, cifra che ne fa il tunnel del suo genere più lungo d’Italia e tra i più lunghi in Europa.
Tra il 2008 e il 2009 si parlò di mettere sotto terra traffico e smog milanesi grazie ad un tunnel di 4 km che avrebbe collegato piazza Repubblica con Forlanini, ispirandosi a Madrid o al gigantesco tunnel di San Cristóbal a Santiago, in Cile. Il costo all’epoca era stimato sugli 800 milioni di euro, ricavabili grazie alla formula del project financing, cioè capitali privati di italiani e stranieri che, in cambio della realizzazione dell’opera, avrebbero ricevuto la concessione del tunnel per 48 anni.
Si discusse anche di investire due miliardi di euro, dei quali il 40% pubblici, per un tunnel di 14.5 chilometri che dall’aeroporto di Linate avrebbe dovuto portare al quartiere dell’Expo, per poi concludersi a Molino Dorino.
Il progetto per potenziare l’offerta di mobilità tra Linate e la Fiera
Non se n’è fatto niente.
Con il recovery fund si potrebbe riproporre con forza questa idea, immaginando due tunnel passanti sotto al centro storico, il primo dall’Arco della Pace a piazza Medaglie d’Oro (un percorso di circa 4 km), il secondo da Porta Venezia a piazza Napoli (poco più di 5 km).
Risolvendo così l’annoso problema dell’inquinamento, a Milano ogni giorno transitano più di 470.000 macchine (al 2° posto in Italia, molto distaccata da Roma, e al 145° nel mondo), che arrivano ad arrecare per forza di cose disagio, causando congestionamenti e mal’aria.
# Parcheggi sotterranei e nei pressi dei capolinea della metropolitana
Infine insieme a tunnel bisogna anche agevolare chi arriva a Milano da fuori a lasciare l’auto per prendere la metropolitana. Una parte del Recovery Fund dovrà finanziare la realizzazione di maxi parcheggi a prezzi agevolati da realizzare nei pressi dei capolinea della metro, in modo da rendere facile e conveniente l’abbandono dell’auto.
# L’alternativa choc: trasformare Milano in una città stato (città regione) per finanziare questi progetti
Se come sembra le risorse previste per la nostra Regione, malgrado sia quella più colpita, saranno minoritarie, sarebbe opportuno concedere l’autonomia richiesta alla Regione Lombardia e soprattutto a Milano facendola diventare una città-regione in grado di gestirsi in piena libertà e trattenendo una buona fetta del residuo fiscale che ammonta a 56 miliardi, suddiviso in base al PIL o alla popolazione delle rispettive aree.
A Milano spetterebbero quindi fino a 11 miliardi di euro e potrebbe, tra le varie competenze che lo status di regione le mette a disposizione, accedere direttamente ai fondi messi a disposizioni dai bandi europei.
Ultima osservazione: perchè Milano non chiede che si adottino anche in Italia le regole europee per cui chi riceve più fondi, debba mettere in atto delle riforme per evitare che rimanga in un perenne stato di bisogno? Alle regioni e città italiane che ricevono più sussidi dovrebbero essere imposte le stesse regole che l’Europa vuole imporre all’Italia.
10 MERAVIGLIE del NORD ITALIA che tutto il mondo ci invidia
#1 Langhe, Roero e Monferrato – Piemonte
Credits: pettinaviaggi.it – Langhe e Roero
I paesaggi vitivinicoli piemontesi delle Langhe, Roero e Monferrato tra Asti, Alessandria e Cuneo, tutti inseriti tra i patrimoni mondiali dell’Unesco dal 2014, sono in grado di regalare uno spettacolo di colori e profumi da lasciare senza fiato. Tra vini, nocciole e piccoli borghi è piacevole perdersi e assaggiare le bottiglie delle migliori uve.
Sono cinque le aree vitivinicole principali: la Langa del Barolo, il Castello di Grinzane Cavour, le Colline del Barbaresco, Nizza Monferrrato e il Barbera, Canelli e l’Asti Spumante, il Monferrato degli Infernot.
#2 Le cinque terre, Porte Venere e il Golfo dei Poeti – Liguria
Credits: viator.com – Cinque terre
Le Cinque Terre, Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore, sono cinque antichi borghi che si affacciano a picco sul mar ligure, caratterizzati da piccole abitazione colorate che si arrampicano sulle colline.
Credits: ligurianautica.com – Porto Venere e Golfo dei poeti
Il Golfo dei Poeti va da Porto Venere a Lerici, due splendide località della Riviera di Levante, al cui centro si trova La Spezia cuore del Golfo. Le cinque terre, il borgo di Portovenere e l’arcipelago dell’isola Palmaria sono stati riconosciuti dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità nel 1997.
Mappa cinque terre e Golfo dei Poeti
#3 L’Arena di Verona
Credits: connessiallopera.it – Arena di Verona
Il terzo anfiteatro più grande d’Italia, da circa un secolo l’Arena ospita l’Opera lirica di Verona, una delle stagioni di lirica più prestigiose al mondo. L’acustica perfetta esalta le voci e le musiche, creando una magia perfetta. Anche danza classica, teatro e concerti di musica pop e rock vengono ospitati ogni anno. Ammirare uno spettacolo all’Arena di Verona è un’esperienza unica nel suo genere, circondati da 2000 anni di storia.
Il dipinto di Leonardo Da Vinci di fine 1400, conservato nell’ex refettorio rinascimentale del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano, è la più famosa rappresentazione dell’Ultima Cena e del Rinascimento italiano. Insieme al refettorio e alla chiesa è iscritto da 40 anni nella lista dal Patrimonio Mondiale Unesco, unico luogo del capoluogo meneghino inserito in questa lista.
#5 Venezia, una città immortale costruita sull’acqua
credit: gamberorosso.it
Soprannominata Serenissima quando era una delle Repubbliche Marinare, Venezia fu fondata nel V secolo e diffusa su 118 piccole isole. Un’intera città sospesa sul mare tra calle e canali è uno straordinario capolavoro architettonico in cui anche il più piccolo edificio contiene opere di alcuni dei più grandi artisti del mondo come Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Veronese e altri. Forse la più romantica città al mondo, inserita anche lei nell’elenco dei patrimoni mondiali dell’Unesco.
Le Dolomiti sono una serie di gruppi montuosi delle Alpi Orientali italiane. La caratteristica che le rende così specialiè la dolomia, la roccia di cui sono composte costituita principalmente dal minerale dolomite. Questa particolarità conferisce alle Dolomiti quel colore pallido e infatti la motivazioni per cui le Dolomiti sono state inserite tra i siti naturali patrimonio dell’umanità dall’Unesco si riferiscono alle loro particolarità geologiche e paesaggistiche, uniche al mondo.
Il Monte Bianco è la montagna più alta delle Alpi e dell’Europa Occidentale con i suoi 4.807 metri, secondo solo al monte Elbrus a cavallo tra Europa e Asia, e una delle mete turistiche più note della Valle d’Aosta. Non solo meta di scalatori e teatro di imprese epiche, domina i comuni del fondovalle come La Salle, Morgex, Pré-Saint-Didier e l’elegante Courmayeur meta di lusso, che con La Thuile formano la cosiddetta “Valdigne”. Ai piedi del gigante si trovano due valli particolarmente suggestive, la Val Veny, e la Val Ferret.
#8 I 3 laghi più grandi d’Italia: Lago Maggiore, Lago di Como e Lago di Garda
Credits: geographicus.com – Antica cartina Lago Maggiore, Lago di Como e Lago di Garda
Diviso tra Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige, il Lago di Garda ha un’estensione di 386 kmq che lo posiziona al primo posto in Italia. Sono molti i borghi incantevoli da visitare come Desenzano, Lazise, Malcesine e molti altri, come Sirmione caratterizzato dal suo castello e le acque termali che ne fanno una delle mete turistiche e di benessere più visitate del nostro Paese.
Il Lago Maggiore è il secondo lago d’Italia per estensione e profondità ed è legato al fiume Ticino, che ne è sia immissario che emissario: esso sorge infatti al confine tra Lombardia e Piemonte, fino in una parte della Svizzera. Lungo 64 km, nonostante sia largo solo 10 km, contiene al suo interno numerose isole, alcune di rara bellezza paesaggistiche e per le architettonica dei palazzi signorili al suo interno come le Isole Borromee, tra cui Isola Madre e Isola Bella, una delle più ritratta dai pittori.
Credits: wikimedia.org – Lago Maggiore
Il Lago di Como e il più famoso della letteratura italiana grazie soprattutto ai Promessi Sposi di Manzoni, ma non solo, ed è il terzo per estensione del Paese con 145 kmq. È circondato da ville monumentali, dove hanno soggiornato i grandi del passato, e attualmente molti divi di Hollywood, ed è stato set per molti blockbuster americani come 007 o Star Wars. Numerosi i borghi da visitare come Bellagio, Varenna, Lierna e l’isola Comacina con all’interno un paio di luoghi patrimoni mondiali dell’Unesco. Diverse classifiche lo hanno nominato il più bel lago del mondo.
Credits: doveclub.it – Castello Estense di Ferrara
Ferrara, città degli Estensi, è uno dei ducati che furono città-stato nel Rinascimento, dove Ludovico Ariosto scrisse l’Orlando Furioso. Il centro storico iscritto dall’UNESCO come Patrimonio Mondiale dell’Umanità è dominato dal Castello Estense tuttora circondato dal fossato che dal 1300 protegge la fortezza a pianta quadrata con le quattro torri. Soprannominata la città delle biciclette per via del diffuso utilizzo del mezzo a due ruote, Ferrara è famosa per i suoi nove chilometri di mura che abbracciano il centro storico.
Credits: venetodeltapo.it – Delta del Po
Anche il Delta di Po, in condivisione con la provincia di Rovigo, è iscritto nel patrimonio mondiale dell’Unesco. Il delta è costituito dall’insieme dei rami fluviali e, per estensione, dal territorio tra di essi compreso, raggiungendo una superficie odierna di circa 18.000 ettari. Natura, storia, tradizione, cultura ed arte si intrecciano, offrendo al visitatore un paesaggio inedito e sorprendente. Tra il parco regionale dell’Emilia Romagna e quello del Veneto sono censiti 400 specie diverse, tra mammiferi, rettili, anfibi e pesci e 300 di uccelli.
#10 Mantova: la città dei Gonzaga, circondata da tre laghi – Lombardia
Credits: mapio.net – Mantova dall’alto
Mantova, grazie sua forma di penisola protesa sulla riva destra del fiume Mincio, è circondata da 3 laghi: lago Superiore, lago di Mezzo e lago Inferiore. Viene soprannominata anche “La città del Loto” per via della bellissima isola-aiuola galleggiante, che ospita una distesa di fiori di loto che sbocciano ogni estate. Sotto il governo dei Gonzaga furono realizzati Palazzo Ducale, detta anche la Reggia dei Gonzaga per l’estensione di 34.000 mq e per i palazzi, chiese, teatri e giardini al suo interno, e Palazzo Te pensato come dimora del piacere.
Credits: wtevent.it – Sabbioneta
La piccola ex-città stato di Sabbioneta è stata inserita insieme a Mantova nell’elenco dei siti patrimoni dell’umanità dall’Unesco. Vespasiano Gonzaga volle creare una cittadina inspirata ad Atene nel mezzo della Pianura Padana, con strade e edifici riconducibili allo stile Rinascimentale. Ancora oggi è circondata da un cinta muraria di forma esagonale irregolare.
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Intervistato dal Corriere della Sera il Professor Remuzzi, medico Direttore dell‘Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, fa il punto sull’attuale situazione del Covid in Italia. Riportiamo alcuni estratti dell’intervista.
Prof. REMUZZI: “La fase EPIDEMICA in Italia è FINITA”
“Sarà un autunno migliore di quello che molti pensano”
Professor Remuzzi, che autunno sarà?
“Migliore di quel che molti pensano, a patto di usare il buon senso, mascherine, distanziamento, e rimettere nel cassetto ansia e isteria”.
Cosa la induce all’ottimismo?
“Ad esempio, uno studio appena pubblicato su Lancet e firmato da Gianfranco Alicandro e Carlo Lavecchia, dell’Istituto nazionale di Statistica e dell’Università di Milano, che rileva come nella prima quindicina di maggio del 2020, nella seconda e in tutto giugno, non ci sia stato eccesso di mortalità rispetto all’anno precedente”.
Traduzione?
“La fase epidemica in Italia è sostanzialmente finita. Il che non vuol dire che non ce ne sarà un’altra, ma che è improprio parlare di seconda ondata”.
“Il numero di positivi non è una voce alla quale guardare con paura”
Non la preoccupa il fatto che ne troviamo ogni giorno di più?
“Più ne cerchiamo, più ne troviamo. Mi sembra normale. Il numero dei positivi non è una voce alla quale guardare con paura. Peraltro, ormai abbiamo test capaci di rilevare anche la presenza di frammenti di Dna virale, ma non è detto che appartengano ancora a un virus capace di contagiare”.
In attesa del vaccino, per una immunità temporanea dobbiamo sperare solo negli anticorpi?
“Anche nelle cellule T, che sono cellule della memoria. Il nostro sistema immune infatti è una macchina per ricordi, che si rafforza e si espande quando incontra una cosa già vista in passato”.
(…)
“Non alimentiamo psicosi da tampone. Facciamoli dove servono”
Perché tutta questa ansia per il numero di contagi in aumento?
“Confondiamo i contagi con la gravità della malattia. Ci spaventiamo per numeri che non significano moltissimo. Indicano solo che abbiamo sviluppato la capacità di entrare nella fase della sorveglianza, e quindi troviamo le cose laddove ci sono”.
Tampone per tutti?
“Io credo che invece vada fatto in modo selettivo. Se per ipotesi lo fai a cinquanta milioni di italiani, una settimana dopo cosa succede, lo rifai ancora? Non alimentiamo psicosi da tampone. Facciamoli dove servono. Ai confini, negli ospedali, nelle Rsa, tra i lavoratori del trasporto pubblico, tra gli insegnanti e il personale scolastico. Applichiamo i mezzi e le capacità che abbiamo acquisito in modo mirato, e non indiscriminato”.
È più importante il numero di tamponi giornalieri che quello dei positivi?
“In un certo senso è così. Dimostra che siamo nella fase della sorveglianza, e in qualche modo è l’ammissione implicita che siamo usciti dall’epidemia“.
“L’unica cosa che conta è che ci siano pochi pazienti negli ospedali”
A quali altri numeri bisogna guardare?
“Abbiamo ottomila posti in terapia intensiva. Oggi ne sono occupati per il Covid-19 poco più di cento. Significa che al momento utilizziamo l’1,5% della nostra capacità di cure intensive”.
E se i ricoveri dovessero salire?
“Ammettiamo pure che si arrivi a settemila positivi al giorno, come in Francia. Una cosa che penso potrebbe accadere. Ebbene, oggi la Francia ha 500 pazienti in terapia intensiva. Significa che noi utilizzeremmo meno del 5 per cento delle nostre risorse. Ecco, non bisogna farsi prendere dall’emotività. Questa non è una partita di calcio”.
Ma una volta in ospedale, chi vince?
“L’unica cosa che conta è che ci siano pochi pazienti. Perché invece medici e infermieri sono sempre quelli, anzi il loro numero sta aumentando. E i malati si perdono anche per piccole cose, si perdono perché quando ne hai tantissimi non riesci a stare dietro a tutto e tutti. Il dato delle terapie intensive è il più importante”.
(…)
“Cerco solo di stare ai fatti”
Professore, c’è ancora pericolo di morte o no?
“Oggi i dati ci dicono che il rischio di infettarsi è simile a quello di cadere in motorino e minore di quelli che si corrono durante una immersione subacquea.Quarantaquattro probabilità su un milione. E all’interno di questo dato, una possibilità su cento di morire, e una su cento di avere danni di lungo termine. Stiamo parlando di questo. A febbraio e marzo era ben diverso. Eravamo nel pieno della fase epidemica”.
Cosa pensa delle polemiche sul rientro a scuola?
“Su un tema così delicato sono state fatte speculazioni inutili. Siamo tutti d’accordo che vadano aperte? Bene, le stiamo aprendo in condizione di grande sicurezza“.
(…)
Ci sentiamo dopo il primo caso…
“Questa discussione andava fatta con grande tranquillità, prendendo esempio dai posti dove le scuole sono state già aperte. Come in Germania. Come in Usa, dal primo giugno. Hanno analizzato un milione e seicentomila bambini: solo settanta positivi. Sotto i 15 anni. Dai sedici in su sono come gli adulti”.
In Germania, alcune scuole hanno aperto e poi richiuso.
“Una percentuale comunque piccola. Apriamo senza isteria, senza sovrastimare i segni, senza creare altre psicosi, che ce ne sono già abbastanza“.
Dunque, andrà tutto bene?
“Qualcosa rischiamo, qualcosa accadrà. Un po’ di scuole dovrà chiudere? Amen, fa parte della sorveglianza. Chiudiamo e riapriamo. Cerchiamo di essere seri. Tutti parlano di governo, tutti hanno una risposta per tutto. Nessuno sottolinea l’importanza della responsabilità personale”.
Anche lei negazionista?
“Ma proprio no. Cerco solo di stare ai fatti, e di leggerli in modo corretto, senza farmi prendere dall’emotività”
Con un mese e mezzo di ritardo dovuti alle interruzioni forzate per il Covid e per le pesanti infiltrazioni che hanno interessato gli ultimi tratti di gallerie da perforare, finalmente la prossima settimana le talpe, che hanno perforato il sottosuolo della città per realizzare la futura linea Blu, saranno estratte. Ecco i prossimi step.
M4: TERMINATI gli SCAVI delle gallerie per la futura linea metropolitana
# La prossima settimana estratte le talpe che hanno scavato per realizzare la linea Blu
In ritardo di un mese mezzo rispetto alla tabella di marcia, complice interruzioni causa Covid e infiltrazioni, sono stati conclusi gli scavi di tutte le gallerie delle linea M4. La prossima settimana, con l’arrivo della talpa in Solari, saranno estratte tutte e due le talpe che hanno perforato il sottosuolo di Milano della futura linea metropolitana.
L’occasione sarà celebrata con un evento in cui la società e il Comune faranno il punto sui i lavori e su come cambieranno i cantieri di superficie. Come abbiamo visto, oltre allo stop imposto dalla pandemia, erano state le infiltrazioni d’acqua della falda a rallentare l’arrivo di una delle due Tbm, ovvero Tunnel boring machine come vengo chiamate in gergo tecnico le “talpe”, cioè le frese meccaniche che hanno scavato i due tunnel paralleli nei quali verranno posati i binari della linea Blu.
Ora è quindi arrivato il momento dell’abbattimento dell’ultimo diaframma di galleria del binario pari, inizialmente previsto per il 15 luglio. Dopo aver messo in sicurezza tutto il cantiere sotterraneo con iniezioni di calcestruzzo i costruttori, in settimana, hanno programmato anche l’arrivo della seconda talpa della tratta, quella che scava il binario dispari.
# Terminati la scavi, seguirà lo smontaggio delle talpe
Ora che lo scavo è terminato ci sarà il momento emozionante dello smontaggio di entrambe le talpe gemelle, che hanno perforato il sottosuolo di Milano provenendo dalle due direzioni opposte della linea, che attraverserà Milano da Est partendo dall’aeroporto di Linate a ovest con capolinea a San Cristoforo, lungo un tragitto di 15 chilometri con 21 stazioni dove si prevede che viaggeranno 86 milioni di passeggeri l’anno. Le gallerie di linea a binario singolo hanno un diametro di scavo di 6,50 metri nelle tratte esterne e di 9,15 metri nella tratta centrale.
Le talpe che hanno scavato le gallerie hanno anche rivestito di cemento le pareti interamente in sotterraneo, muovendosi a una profondità di circa 25-30 metri. Introdotte attraverso pozzi di calaggio e assemblate direttamente nel sottosuolo, ora verranno estratte con i loro bracci meccanici che hanno costruito gli anelli di rivestimento della galleria. Terminato lo scavo e smontate le attrezzature, si procederà con l’armamento della linea, cioè con la posa dei binari, delle linee di alimentazione elettrica e l’installazione del sistema di guida computerizzato.
# Inizio della fase 2 dei lavori, con liberazione dei cantieri in superficie
È arrivata insomma la fase 2 dei lavori, da qui in avanti la strada è in discesa fino al collaudo. Nel rispetto dei tempi e nonostante la pandemia, che ha bloccato solo per qualche settimana il cantiere, come ripete il presidente Fabio Terragni che assieme all’assessore alla Mobilità Marco Granelli illustrerà quando le strade verranno liberate le strade di Milano interessate dai cantieri. A gennaio era stato riaperto al traffico corso Plebisciti, ora tutti aspettano con ansia un ritorno alla normalità nelle altre zone, da via Foppa a via De Amicis, fino a piazza San Babila, dove molti negozi hanno visto crollare gli affari.
Dopo le polemiche sul silenzio del Governo sulla candidatura di Milano come sede del Tribunale dei brevetti della UE in trasferimento da Londra, arriva in serata una nota di Palazzo Chigi che conferma la candidatura di Milano. La nota indirettamente conferma che i problemi erano dati dal veto di Torino che infatti viene compensata con un’altra assegnazione. Milano affiancherà così Amsterdam e Parigi come candidata al Tribunale dei Brevetti.
Milano candidata per il Tribunale dei Brevetti UE
“La Presidenza del Consiglio ha individuato Milano come città candidata ad ospitare il Tribunale Unificato dei Brevetti e Torino come sede principale per l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale. L’obiettivo è creare una sinergia tra le due città e il Governo e allo stesso tempo consolidare l’asse nord-ovest del Paese: una strategia che renderebbe ancor più forti Milano e Torino e, con esse, l’Italia”.
“La scelta di Milano quale candidata per la terza sede centrale del Tribunale unificato dei Brevetti è una decisione strategica, in direzione di un ulteriore contributo italiano allo sviluppo e alla crescita dell’Unione europea. Sarebbe al fianco di Parigi e Monaco nel compito di registrare le nuove scoperte e soluzioni ideate nel campo delle scienze umane e del farmaceutico”.
A Torino l’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale
Una parziale conferma sulla mancata candidatura di Milano a causa dell’ostracismo da parte di Torino viene dal fatto che la stessa nota del Governo comunica una scelta riservata alla città piemontese:
“Torino è stata scelta come sede principale per L’Istituto Italiano per l’Intelligenza Artificiale (I3A), il network che coordinerà le varie attività di ricerca in questo campo e che costituirà uno dei tasselli principali della strategia definita dal Ministero per lo sviluppo economico (MISE). Si tratta di una struttura di ricerca e trasferimento tecnologico capace di attrarre talenti dal mercato internazionale e, contemporaneamente, diventare un punto di riferimento per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale in Italia, in connessione con i principali trend tecnologici (tra cui 5G, Industria 4.0, Cybersecurity). I settori principalmente coinvolti – conclude la nota – saranno quelli della manifattura e robotica, IoT, sanità, mobilità, agrifood ed energia, Pubblica amministrazione, cultura e digital humanities, aerospazio”.
MILANO CITTA’ STATO
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Entro il 15 ottobre il governo italiano dovrà presentare un piano per stanziare le risorse che arriveranno dal Recovery Fund. I giornali del Sud e i ministri del governo stanno facendo a gara per indirizzare i fondi nel Mezzogiorno, nonostante che l’area più colpita dal Covid sia la Lombardia e altre regioni del Nord.
Milano, che risulta la più colpita in Italia e la quarta in Europa (come da questo studio), deve avere un occhio di riguardo nell’assegnazione dei fondi. Anche perchè richiede interventi strutturali sia per evitare che si ritrovi in una nuova emergenza sanitaria sia per rilanciarsi a livello economico.
Abbiamo preparato 7 proposte di soluzioni per Milano da fare finanziare con il recovery fund. Questa è la quinta e riguarda una rivoluzione fondamentale per il futuro della nostra città: la Green Revolution.
Recovery Milano #5. GREEN REVOLUTION: mezzi puliti, navigli balneabili, teleriscaldamento a impatto zero, creazione del più grande parco urbano d’Europa
il progetto di parco orbitale
Da qualche mese il Sindaco Sala si è convertito al colore verde. Sogna una città green, ecologica, sostenibile. Un’aspirazione che condivide con la grande maggioranza dei cittadini. Però occorre che questa aspirazione diventi reale e non si limiti a qualche albero piantumato nei parchi di periferie o in qualche tratto di ciclabile abbozzato alla bell’e meglio.
Quello che serve è un progetto strategico che tocchi ogni aspetto del vivere. In breve occorre una vera e propria Green Revolution, che segua tutte queste innovazioni in modo integrato:
#1 Occorre sostituire mezzi inquinanti con altri a impatto zero, investendo le risorse del Recovery Fund per sostituire tutti i mezzi inquinanti, pubblici e privati, con mezzi elettrici o a zero emissioni
#2 Si deve introdurre il teleriscaldamento nei palazzi. Il primo fattore di inquinamento sono i palazzi. Milano deve avere un sistema di teleriscaldamento che porti ogni palazzo a non avere emissioni inquinanti e, se possibile, ad essere esso stesso uno strumento di purificazione. Si tratta di un investimento imponente ma che aprirebbe la strada a dividendi ecologici infiniti.
#3 Acqua come in montagna. I Navigli devono avere dei sistemi di purificazione in grado di rendere le loro acque perfettamente pulite. Le tecnologie ci sono, i fondi per attivarle potrebbero esserci. Manca solo la volontà.
#4 Realizzazione del più grande parco urbano d’Europa. Si deve attuare il progetto nato da un privato, Giacomo Biraghi, per collegare tra loro la cintura verde di parchi che sono attorno alla città. Facendo nascere così il parco orbitale, il più grande parco urbano d’Europa che può diventare il simbolo della nuova Milano.
Ma tutto questo non può essere fatto trasferendo i costi sui privati. Il Recovery Fund può essere l’occasione unica per realizzare questa rivoluzione green con effetti moltiplicativi negli anni a venire.
# L’alternativa choc: trasformare Milano in una città stato (città regione) per finanziare questi progetti
Se come sembra le risorse previste per la nostra Regione, malgrado sia quella più colpita, saranno minoritarie, sarebbe opportuno concedere l’autonomia richiesta alla Regione Lombardia e soprattutto a Milano facendola diventare una città-regione in grado di gestirsi in piena libertà e trattenendo una buona fetta del residuo fiscale che ammonta a 56 miliardi, suddiviso in base al PIL o alla popolazione delle rispettive aree.
A Milano spetterebbero quindi fino a 11 miliardi di euro e potrebbe, tra le varie competenze che lo status di regione le mette a disposizione, accedere direttamente ai fondi messi a disposizioni dai bandi europei.
Ultima osservazione: perchè Milano non chiede che si adottino anche in Italia le regole europee per cui chi riceve più fondi, debba mettere in atto delle riforme per evitare che rimanga in un perenne stato di bisogno? Alle regioni e città italiane che ricevono più sussidi dovrebbero essere imposte le stesse regole che l’Europa vuole imporre all’Italia.
Bisogna essere esperti e avere nervi saldi per raggiungere queste vette e potersi godere il meritato riposo in questi rifugi. Per chi ha spirito di avventura e non ha paura delle altezze ecco quali sono 7 rifugi più inaccessibili delle Alpi.
Voglia di ADRENALINA? I 7 RIFUGI più MOZZAFIATO delle Alpi
#1 Il rifugio più alto d’Europa a 4.554 metri d’altitudine – Italia
Capanna Regina Margherita
Dall’alto dei suoi 4.554 metri la Capanna Regina Margherita è il rifugio più alto d’Europa, inaugurata il 18 agosto 1893 alla presenza della Regina Margherita di Savoia, si trova sulla vetta della punta Gnifetti, nel gruppo del Monte Rosa, tra i comuni di Alagna Valsesia e Zermatt sul confine italo-svizzera. Dal 2000 il rifugio è anche sede della più alta stazione meteorologica d’Europa.
#2 Solvayhütte, la capanna del Cervino – Svizzera
Credits: @_monte_rey_ IG
Posizionato a 4.003 metri, solamente 475 metri sotto la cima del Cervino che arriva a quota 4.478 metri, il rifugio richiede una notevole abilità per raggiungerlo. La capanna fu realizzata nel 1915 in cinque giorni, rifatta poi nel 1996 e ha 10 posti letto.
#3 Grand Mulets, il rifugio più impressionante – Francia
Credits: Alex Buisse – Rifugio dei Grands Mulets, Francia
Per gran parte utilizzato in inverno dagli sciatori per scendere dalla montagna più alta dell’Europa occidentale, il Grand Mulets è uno dei rifugi più impressionanti situati sulle Alpi, a 3.051 metri d’altitudine sul massiccio del Monte Bianco.
#4 Cabane des Vignettes, raggiungibile attraversando un ghiacciaio – Svizzera
Credits: patittucciphoto – Cabane des Vignettes
Il Cabane des Vignettes ha 120 posti letto, ed è più riconducibile a un hotel che a un rifugio, che si trova lungo la famosa Haute Route tra Chamonix e Zermatta a 3.160 metri d’altezza ai piedi della Pigne d’Arolla. Se vorrete avventurarvi, preparatevi psicologicamente: dovrete attraversare un ghiacciaio.
#5 Bivacco Tita Ronconi, strapiombo minimal – Italia
Credits: Marco Milani – Bivacco Tita Ronconi
Ci sono alcuni rifugi nei quali obbedire al richiamo della natura nel cuore della notte potrebbe essere una sfida piuttosto ardua. Per ovvie ragioni, questo bivacco a 3.169 metri sul Passo di Bondo, in Val Masino, con quattro posti letto non è un posto ideale dove muoversi a tentoni nella notte.
#6 Cabane de Bertol, il più precario – Svizzera
Credits: patitucciphoto – Cabane de Bertol
La Cabane de Bertol assomma 80 posti letto ed è un rifugiofamoso per la sua precaria posizione sulla cresta rocciosa. È situato a 3.311 metri sul versante sud del Pointe de Bertol, una montagna delle Alpi Pennine svizzere.
#7 Il Bivacco Gervasutti, il più futuristico – Italia
Credits: Marco De Stefanis – Bivacco Gervasutti
La capanna, che ha 12 posti letto, è situata a 2.835 metri sotto le imponenti pareti delle Grandes Jorasses, sul confine tra Italia e Francia. È stata costruita per durare nel tempo, ma la sua forma futuristica a “tubetto di dentifricio”, ispirata dalla progettazione nautica e aeronautica, pare non abbia riscosso tanto successo.
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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Entro il 15 ottobre il governo italiano dovrà presentare un piano per stanziare le risorse che arriveranno dal Recovery Fund. I giornali del Sud e i ministri del governo stanno facendo a gara per indirizzare i fondi nel Mezzogiorno, nonostante che l’area più colpita dal Covid sia la Lombardia e altre regioni del Nord.
Crediamo che Milano come locomotiva del Paese e come area più colpita dall’emergenza sanitaria debba avere un ruolo di prima fila nella destinazione dei fondi europei per il rilancio post Covid. Abbiamo elaborato sette proposte di intervento. Questa è la quarta e riguarda una tematica strettamente collegata con il problema sanitario e ambientale: la qualità dell’aria della nostra città, che risulta la più colpita in Italia e la quarta in Europa (come da questo studio).
Recovery Milano #4. SMOG FREE CITY: rendere Milano città d’avanguardia nella depurazione dell’aria
Essendo la Pianura Padana l’area più inquinata d’Europa e Milano la città più problematica si potrebbe mirare ad avere una città a inquinamento zero. Dove c’è il massimo problema occorre sviluppare delle soluzioni d’avanguardia.
Per essere leader nella lotta di inquinamento occorre essere all’avanguardia in tre ambiti:
1. Nella prevenzione della produzione di nuovo inquinamento.
2. Nella “cura”, ovvero tecnologie per l’abbattimento dell’inquinamento comunque presente nell’aria.
3. Nella diffusione di una nuova cultura con i cittadini coinvolti nella ricerca di soluzioni per risolvere il problema.
Alla luce di questi ambiti si sono pensate queste iniziative strutturali:
1. LA LOTTA ALLO SMOG DEVE ESSERE RESA STRUTTURALE IN TUTTE LE AZIONI DELL’AMMINISTRAZIONE. Come Tokio è diventata una città antisismica, pretendendo che tutto fosse reso antisismico, così dovrebbe fare Milano contro l’inquinamento. Occorre una delibera comunale che stabilisce che tutte le nuove costruzioni, le ristrutturazioni e i lavori comunali utilizzino materiali, filtri o sistemi di ventilazione per ridurre l’inquinamento.
2. REPERIMENTO E UTILIZZO DI RISORSE PER DIVENTARE LEADER NELLA RICERCA SCIENTIFICA ANTINQUINAMENTO. Occorre trasformare l’inquinamento atmosferico in fattore di business e di innovazione permanente.
3. RUOLO DELL’AMMINISTRAZIONE
Il principio chiave è che l’amministrazione dia il buon esempio, prima di pretendere che i cittadini facciano il loro. L’amministrazione deve essere a impatto ambientale zero, nei suoi palazzi e nei mezzi di locomozione utilizzati. L’amministrazione deve poi fungere da ambasciatore permanente nella lotta contro l’inquinamento. L’assessorato all’ambiente dovrebbe avere come priorità assoluta quella di sensibilizzare cittadini e imprese ad adottare strategie per ridurre l’inquinamento dell’aria.
Ma soprattutto, le soluzioni vanno individuate sia applicando le best practice a livello internazionale che rendendo Milano il luogo di sperimentazione di nuove tecnologia di abbattimento dell’inquinamento. Come queste.
# Best practice internazionali da attivare a Milano
#1 L’importanza del monitoraggio delle fonti inquinanti (San Pietroburgo)
Per la municipalità di San Pietroburgo la lotta all’inquinamento deve avvenire principalmente attraverso la mappatura di tutte le fonti inquinanti del territorio. A quel punto se si conoscono tutti gli inquinanti, si può sottoporre obiettivi di riduzione dell’inquinamento a ciascuno di loro, premiando chi li raggiunge e applicando una tassazione speciale per chi non lo fa. L’obiettivo è di ridurre del 30% l’inquinamento in città entro il 2025.
#2 Creazione di rete costituita da pubblico, privati ed educazione nelle scuole sul tema ambientale (Città del Messico)
Città del Messico punta su tante iniziative per ridurre l’inquinamento, nonostante i passi in avanti fatti negli ultimi quindici anni. La produzione di energia a impatto zero deve arrivare al 50% del totale rispetto al 13% attuale, entro i prossimi cinque anni. Tra le molte iniziative emerge la strategia di creare una rete di collaborazione tra imprese, ricercatori, amministrazione pubblica e studenti per fare circolare le best practice e le migliori idee e far leva sull’educazione di ogni cittadino per rispettare l’ambiente e contribuire a renderlo più pulito.
#3 Premiare imprese e condomini che riducono l’inquinamento (Rotterdam)
smog free tower (rotterdam)
Da Rotterdam si sono presentati alcuni risultati di ricerche e sperimentazioni sul tema dell’inquinamento in Olanda. Tra i riferimenti più interessanti ci sono quello di utilizzare apparecchi di depurazione dell’aria da mettere nelle piazze e un sistema di incentivi, come il wi fi gratuito, per i condomini che riescano a ridurre l’inquinamento.
#4 La sussistenza economica e ambientale per tutti i cittadini (Tabriz)
Accanto a politiche sostenibili, come quello di alberghi green e aree verdi che vengono aumentate di anno in anno, il sindaco di Tabriz ha come priorità di fare in modo che tutti gli abitanti di Tabriz possano avere di che mangiare ogni giorno. E inoltre il suo sistema di finanziamenti privati consente alla città di avere 1 miliardo di dollari di budget annuale senza ricevere un centesimo dalle casse dello stato.
#5 La trasformazione dei palazzi da soggetti passivi a soggetti attivi contro l’inquinamento atmosferico (Pechino e Alto Adige)
purificatore d’aria (cina)
Politiche analoghe stanno percorrendo due aree caratterizzate da una situazione ambientale opposta: Cina e Alto Adige. In Cina l’inquinamento atmosferico è un problema grave specie in alcune zone. Per ridurlo non basta operare riducendo gli agenti inquinanti ma occorre trasformare i palazzi in soggetti capaci di rendere l’aria pulita. A questo fine stanno utilizzando delle tecnologie come quella di usare vernici antismog che stanno dando ottimi risultati nelle zone più inquinate. Il concetto di “casa attiva” è anche al centro della ricerca nell’Alto Adige dove, nonostante le condizioni ambientali eccellenti, la sensibilità sul tema è ai massimi livelli nel mondo.
#6 La possibilità di utilizzare tecnologie di avanguardia per ridurre l’inquinamento atmosferico outdoor e indoor
Esistono materiali capaci di ridurre gli inquinanti in modo naturale, sistemi di ventilazione in esterno, tecnologie innovative come quello dei lampioni malesi che puliscono l’aria e uccidono le zanzare. Milano dovrebbe introdurle creando dei sistemi di sperimentazione magari mettendo i diversi municipi in competizione tra loro.
#7 Delibere che possano incentivare i palazzi a dotarsi di tecnologie capaci di ridurre l’inquinamento
L’amministrazione di Milano potrebbe agire per abbattere l’inquinamento a costo zero, ossia senza gravare sulle finanze comunali. Basterebbe adottare una delibera simile a quelle per favorire in passato l’uso di marmitte catalitiche: in questo caso si potrebbe stabilire che tutte le case entro i prossimi anni debbano svolgere un ruolo attivo contro l’inquinamento, dotandosi ad esempio di vernici capaci di ridurre l’inquinamento. Chi non lo fa pagherebbe una pollution tax che andrebbe a finanziare la ricerca contro lo smog.
#8 Lo spunto a diventare città leader nella lotta all’inquinamento dell’aria
La sensazione è che Milano sia molto indietro sul tema delle politiche contro l’inquinamento atmosferico se la si raffronta alle altre città del mondo. Anche se si spera in un miglioramento, il ritardo è consistente e diventa difficile immaginare che Milano possa aspirare a un ruolo di leadership nella qualità dell’aria in città. Più alla portata sembra quella di attirare sul territorio, grazie ad investimenti coperti dal Recovery Fund, le migliori aziende e i più bravi ricercatore nell’ambito della depurazione dell’aria. Si tratterebbe di avere borse di investimento anche consistenti che verrebbero ripagate in termini di sviluppo di tecnologie di depurazione.
#9 Coinvolgimento dei cittadini e collaborazione internazionale: come Città del Messico è uscita dalla classifica delle città più inquinate del pianeta
Città del Messico è una città di 25 milioni di abitanti. E’ posta su un altopiano e questo porta ad avere una più bassa percentuale di ossigeno nell’atmosfera. La combinazioni di diversi elementi esogeni e interno alla città, ad esempio la presenza di depuratori che bruciano i rifiuti dentro la città, ha portato Città del Messico a venire descritta come città più inquinata del mondo all’inizio di questo millennio. Nel giro di quindici anni però la situazione è decisamente migliorata e ha portato la capitale messicana a uscire dalla lista delle 20 città più inquinate del pianeta e a porsi traguardi più ambiziosi per il prossimo futuro. La leva di Città del Messico è data dalla collaborazione tra cittadini e imprese con la pubblica amministrazione e allo sviluppo di collaborazioni a livello internazionale, fatto in cui Milano al momento risulta sul tema dell’inquinamento dell’aria piuttosto carente.
#10 I vantaggi che si possono avere dal possedere un’autonomia legislativa dallo stato centrale in termini di politiche ambientali (San Pietroburgo, Città del Messico e Pechino)
Uno dei vantaggi dell’autonomia è di poter avere più strumenti e agilità nel focalizzarsi su un problema tipico dell’area urbana, come quello dell’inquinamento. San Pietroburgo è distretto federale, insieme a Mosca e Sebastopoli, e questo le consente di avere un contatto diretto con il governo e di poter adottare politiche sperimentali sul territorio in grande autonomia. Città del Messico ha lamentato il fatto di vedere ridotta la sua autonomia dal prossimo passaggio da distretto federale a semplice città stato, status che le consentirà comunque di avere ampi gradi di autonomia dal governo centrale. Pechino sta ricevendo una forma di autonomia simile a quella di una città stato insieme a Shanghai e ad altre due città cinesi, per poter competere a livello di attrattività con la città stato di Hong Kong. Sono questi esempi di città stato che mirano ad utilizzare il loro status proprio per essere più innovative ed efficaci nel migliorare la qualità dell’aria urbana.
# L’alternativa choc: trasformare Milano in una città stato (città regione) per finanziare questi progetti
Se come sembra le risorse previste per la nostra Regione, malgrado sia quella più colpita, saranno minoritarie, sarebbe opportuno concedere l’autonomia richiesta alla Regione Lombardia e soprattutto a Milano facendola diventare una città-regione in grado di gestirsi in piena libertà e trattenendo una buona fetta del residuo fiscale che ammonta a 56 miliardi, suddiviso in base al PIL o alla popolazione delle rispettive aree.
A Milano spetterebbero quindi fino a 11 miliardi di euro e potrebbe, tra le varie competenze che lo status di regione le mette a disposizione, accedere direttamente ai fondi messi a disposizioni dai bandi europei.
Ultima osservazione: perchè Milano non chiede che si adottino anche in Italia le regole europee per cui chi riceve più fondi, debba mettere in atto delle riforme per evitare che rimanga in un perenne stato di bisogno? Alle regioni e città italiane che ricevono più sussidi dovrebbero essere imposte le stesse regole che l’Europa vuole imporre all’Italia.