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L’ultima vittima del muro di Berlino

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Al check point Charlie di Berlino c’è il museo sulla storia del muro. All’interno si trovano le vicende drammatiche delle persone che sono state uccise nel tentativo di attraversarlo. La cosa che colpisce di più è che l’ultima persona morta, Chris Gueffroy, è stata uccisa solo pochi mesi prima che crollasse il muro. Chi ha vissuto quei tempi, a Ovest così come a Est, ricorda che fino all’ultimo nessuno avrebbe mai potuto immaginare che il muro sarebbe caduto.
Anzi, anche negli anni ottanta tutto lasciava presupporre che la divisione di Berlino e della Germania stesse diventando ancora più profonda.

Anche adesso il mondo è diviso in due: tra chi accetta la narrazione dell’autorità e chi vuole farsi un’idea sua sui fatti che stanno accadendo e sulle scelte più corrette da prendere per la propria vita.
Questa divisione tra punti di vista diversi in realtà era già in atto da tempo ma solo negli ultimi mesi si è trasformata in uno scontro frontale con una parte che sta cercando di imporsi sull’altra.
Assomiglia sempre di più alle dispute medievali su temi religiosi, in cui le parti cercano di imporre dogmi e false verità, tutto l’opposto di quello che dovrebbe essere il metodo scientifico che si basa sulla falsificazione delle proprie tesi e sul dubbio.

Una situazione che sta raggiungendo livelli parossistici, con una delle due fazioni che viene emarginata, denigrata e sottoposta a ricatti per aderire alla posizione contraria.
Quale potrebbe essere l’esito di questa situazione sempre più ingestibile?

Ci potrebbe essere l’annullamento della parte minoritaria e quindi la formazione di una intera comunità che segue fedelmente la guida dell’autorità.
Oppure l’acuirsi di questo contrasto potrebbe portare alla distruzione di questo muro che le divide.

Perché questo accada bisogna capire che, così come quello di Berlino, il muro che oggi divide in due i cittadini non è effetto dei cittadini ma di un’autorità che, grazie a questo muro che limita la libertà, può esercitare il suo massimo controllo e difendere la sua posizione di potere.

Continua la lettura con: La confessione dell’innocente

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I segreti del COLOSSO dell’Appennino: metà UOMO metà MONTAGNA

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credits: _lauralazzari_ IG

A Pratolino, una piccola frazione di Firenze, si trova l’imponente e meravigliosa statua del Colosso dell’Appennino. Custodita nel giardino di Villa Demidoff, la maestosa opera, mezzo uomo, mezzo montagna, nasconde un segreto. Scopriamolo nelle prossime righe!

I segreti del COLOSSO dell’Appennino: metà UOMO metà MONTAGNA

# Il Colosso: mezzo uomo, mezzo montagna

credits: surrealkingdom IG

Il Colosso dell’Appennino è una maestosa statua costruita nel 1580 dallo scultore fiammingo Jean De Boulogne, meglio conosciuto come Gianbologna. L’opera, alta 14 metri, rappresenta una figura per metà umana e per metà montagna, posta a guardia dello stagno sottostante. Il Colosso è stato eretto sopra una naturale formazione rocciosa, una specie di grotta, come simbolo delle aspre montagne dell’Appennino italiano. L’esterno della statua è piuttosto irregolare, presentando forme che ricordano spugne e detriti, così da simulare l’uscita repentina del gigante dallo stagno.

# Il segreto del Colosso: la stanza con il camino per fare uscire fumo dalle narici

Ma sveliamo dunque il suo segreto, unico ed originale: la statua è cava e nasconde delle stanze. Dalla grotta, situata nella parte inferiore, si può accedere, tramite una scaletta, a tutti i vani interni al gigante. Tra questi la stanza più suggestiva è sicuramente quella che si trova nella testa del Colosso, illuminata dalle fessure degli occhi e delle orecchie. Pensate che un tempo al suo interno si trovava addirittura un camino, così che il gigante sembrava soffiare fumo fuori dalle narici.

# Dai Medici ai Demidoff: la lunga e triste storia della Villa Patrimonio dell’Umanità

credits: commons.wikimedia.org

Se la statua potesse parlare avrebbe sicuramente moltissimi aneddoti da raccontarci. Si trova infatti nel giardino della Villa Demidoff, un’elegante dimora commissionata da Francesco I de’ Medici nel Cinquecento, che serba una storia particolarmente interessante.

La residenza era di una bellezza straordinaria, considerate che costò 782.000 scudi, per fare un paragone, il doppio rispetto a quanto fu speso per realizzare gli Uffizi. Secondo le cronache dell’epoca, doveva essere la villa più spettacolare tra tutte le tenute della famiglia de’ Medici, ma ahimè non potremo mai vederla con i nostri occhi. Già nel 1800, in mano alla casata dei Lorena, la villa era ormai considerata un costoso dispendio e, per questo, abbandonata a se stessa. Come se ciò non bastasse, nel 1820, per ordine dei proprietari, l’ingegnere Fritsch la fece esplodere con del tritolo, privando per sempre l’Italia di uno dei suoi più bei tesori rinascimentali.

La villa fu poi venduta ai Demidoff che ristrutturarono gli edifici superstiti nel tentativo di recuperare lo splendore perso. Negli anni Ottanta la residenza passò nelle mani dello Stato e nel 2013 venne dichiarata dall’Unesco patrimonio mondiale dell’Umanità.

# Una meraviglia semi-sconoscita

credits: eugeniojacopo IG

Non vi stupite se prima d’ora non eravate a conoscenza dell’esistenza del Colosso, quest’opera non ha infatti avuto molta fortuna nei secoli. Fu presto dimenticata e non conobbe la fama che si meritava, forse a causa della sfortunata storia della Villa, ma più probabilmente per la sua ubicazione. Si trova infatti fuori dalla classica passeggiata medicea di Firenze ed è stata per questo ignorata per molto tempo, tanto che un detto popolare recita “Gianbologna fece l’Appennino, ma si pentì d’averlo fatto a Pratolino”.

Non è mai troppo tardi però per riscoprirlo e ammirare la sua maestosità. Una meravigliosa meta da aggiungere alla lista delle gite da fare post-Covid.

Continua a leggere:I SOPRANNOMI più CURIOSI delle STATUE di Milano

CHIARA BARONE

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7 POSTI nel Nord Italia da visitare anche se sono FUORI dalle ROTTE TURISTICHE

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Credits: @ferrara_eventi Dozza

Dai paesaggi canadesi della Valle d’Aosta passando per la “città degli artisti” fino al borgo della lagune. Ecco sette magnifiche mete che vi lasceranno a bocca aperta. 

7 POSTI nel Nord Italia da visitare anche se sono FUORI dalle ROTTE TURISTICHE

 

#1 Parco del Monte Avic, il paesaggio canadese in Valle d’Aosta

Parco del Monte Avic – IG bertonefederico

Il parco del Monte Avic, in Valle d’Aosta, con una superficie di oltre 5.747 ettari, è stato costituito solo 21 anni fa. Si estende estende tra il vallone di Champdepraz e la Valle di Champorcher, in posizione appartata rispetto alle grandi rotte turistiche valdostane. Costituito da pendici e laghetti regala un panorama mozzafiato, che ricorda molto i paesaggi canadesi.

#2 Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri, le tracce delle preistoria in Lombardia

Credits: varesenews.it – Incisioni rupestri Valcamonica

Il Parco Nazionale delle Incisioni Rupestri della Valcamonica è il primo luogo censito come Patrimonio Mondiale dell’Unesco in Italia. Composto da 104 rocce di arenaria levigata, sono circa 300.000 i petroglifi su circa 2.000 rocce in oltre 180 località comprese in 24 comuni. Sono stati realizzati lungo un arco temporale di ottomila anni, dalla Preistoria al Medioevo.

Leggi anche: I SEGRETI delle INCISIONI rupestri della Valcamonica

#3 Framura, cinque borgate dall’entroterra al mare in Liguria

Credits: rcocco1965 IG – Framura

Per gli amanti delle passeggiate tra vicoletti e sentieri di provincia, Framura è il luogo ideale. Un paesino di 500 abitanti in Liguria, a metà strada fra Portofino e le 5 terre, che si compone di 5 borgate dall’entroterra fino al mare.

#4 Dozza, la “città degli artisti” in Emilia Romagna

Dozza – IG georgelucky1973

In questo borgo medievale l’arte ha letteralmente inondato di luci e colori vie, case e piazze. Si tratta di un vero museo a cielo aperto con circa cento opere di artisti prestigiosi, per questo motivo Dozza viene anche chiamata la “città degli artisti“.

Leggi anche: FelliniCittà: il BORGO romagnolo che celebra il grande regista con le sue CASE DIPINTE (Gallery Fotografica)

#5 Torcello, il borgo nella laguna di Venezia

Torcello – IG @fede_puppin

Il borgo di Torcello è un piccolo isolotto di 17 abitanti situato nella parte settentrionale della Laguna veneziana. Le attrazioni principali sono il Ponte del Diavolo, uno degli unici due ponti veneziani senza parapetto e il cosiddetto Trono di Attila, una seduta in pietra del V secolo utilizzata plausibilmente dai Magistrati. 

#6 Il Lago di Resia con il paese sommerso in Trentino Alto Adige

Credits: hotelaurorameran – Lago di Resia

In Trentino-Alto Adige nel comune di Curon Venosta possiamo ammirare lo spettacolo del lago più grande della provincia di Bolzano, il Lago di Resia. Una distesa artificiale di acqua al centro del quale svetta un campanile, l’unica testimonianza rimasta del vecchio paese “Curon” sommerso dall’acqua in seguito alla costruzione di una diga negli anni’50. Durante i mesi più freddi quando il lago diventa ghiacciato può essere utilizzato per lo sci e il pattinaggio.

#7 Laghi di Fusine, una meta turistica per tutte le stagioni in Friuli-Venezia Giulia

Laghi di Fusine – IG laghi.di.italia

Rimanendo in tema di laghi ecco una meta turistica per tutte le stagioni, i Laghi di Fusine in Friuli-Venezia Giulia al confine con la Slovenia. Adagiati all’interno di una conca incorniciata da un arco montuoso dominato dall’imponente mole del Monte Mangart, i laghi di Fusine sono due specchi d’acqua sorretti da cordoni morenici. In estate si può assistere a concerti e festival all’aria aperta, in primavera e in autunno invece il trekking e le passeggiate sono le attività più diffuse, per gli amanti del freddo le temperature in inverno scendono fino a -34° gradi.

Fonte: Zingarate

Continua la lettura con: Brent de l’Art: il CANYON delle MERAVIGLIE del Nord Italia

FABIO MARCOMIN 

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

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Gli embrioni chimera: la FUSIONE tra UOMO e SCIMMIA

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Credits: readmusings.blogspot.com

La ricerca scientifica, negli anni, è riuscita ad avanzare nella scoperta di nuovi modi per migliorare la vita dell’uomo e per la sfida contro le malattie. Tuttavia, l’avanzamento passa spesso attraverso esperimenti che potrebbero suscitare qualche perplessità. Vediamo, ad esempio, il caso di un nuovo organismo che, come le leggendarie chimere, fonde le caratteristiche di due distinti esseri viventi.

Gli embrioni chimera: la FUSIONE tra UOMO e SCIMMIA

# I dettagli della scoperta

Credits: readmusings.blogspot.com

Il traguardo è stato raggiunto dall’unione di un team di scienziati cinesi e americani, portando nuova speranza per il futuro della medicina rigenerativa. In particolare, lo studio è stato riportato dalla rivista scientifica Cell ed risulta piuttosto prodigioso: alcuni embrioni di scimmia sono stati uniti con successo a cellule staminali umane. Questi embrioni, definiti “chimera” proprio per la fusione che presentano, hanno continuato a svilupparsi per 20 giorni, integrandosi con successo. Tuttavia, non è stato un esito positivo immediato. Dei 132 embrioni che sono stati generati, solo tre sono riusciti a raggiungere lo stadio finale.

# Dubbi e possibili sviluppi futuri

Credits: cell.com

Lo scopo di questo esperimento, secondo gli scienziati, è la creazione di un nuovo modello che permetta di comprendere ancora meglio la biologia umana. Poiché non è possibile condurre sperimentazioni direttamente sull’uomo, la strada percorsa riguarda organismi ibridi che siano in grado di avvicinarsi quanto più possibile a quelli umani. Tuttavia, questo non è bastato a fermare le polemiche.

La stessa comunità scientifica mondiale ha sollevato dei dubbi su questo nuovo processo, in particolare di livello etico. L’embrione, dopotutto, è il primo stadio di sviluppo anche di un essere umano e creare chimere potrebbe essere visto come sostituirsi al ruolo di un dio. Nonostante ciò, non bisogna sottovalutare i benefici che scoperte come questa possono offrire: un’opportunità unica di sviluppo verso nuove strategie terapeutiche che potrebbero salvare vite da malattie ancora considerate incurabili.

Continua a leggere con: MONTAGNATERAPIA: la medicina naturale per il corpo e per la mente

MATTEO GUARDABASSI

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La confessione dell’innocente

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Arancia Meccanica

Ai tempi dell’Unione Sovietica i sospettati di alcuni crimini venivano imprigionati nella Lubyanka, il famoso carcere del KGB, interrogati e torturati fino a che non ammettevano ciò di cui erano accusati. La pressione e le torture erano tali che tutti finivano con il confessare la loro colpevolezza. Lo stesso accadeva anche ai tempi dell’Inquisizione e, in generale, in tutti i sistemi che mirano a cercare un colpevole più che la verità.

Tutto l’impianto giuridico si basa su un assunto inderogabile: ognuno è innocente fino a prova contraria.
Il codice delle leggi si basa sul fatto che si possa fare tutto tranne quello che è espressamente vietato. Le leggi servono a creare dei divieti, non dei permessi.
Ad esempio la legge prevede che ognuno può andare in giro vestito come vuole tranne che nudo. Non potrebbe invece prescrivere che tipo di vestiti devi mettere.

I permessi vengono applicati ai divieti e se si infrange il divieto la legge prescrive le pene.
Perché se fosse il contrario la società diventerebbe una prigione. In prigione infatti non si può fare nulla tranne le cose che vengono concesse.

Questa emergenza sta mettendo in discussione la prassi del diritto. Oggi si tende a considerare tutti colpevoli fino a prova contraria. Non si può fare nulla a meno che non sia espresso esplicitamente.

In un mondo normale tu hai una infinità di cose che puoi fare e un numero finito di cose che non puoi fare. In un mondo ribaltato tu hai un’infinità di cose che non puoi fare e un numero limitato di cose che puoi fare.

Lasciare che la presunzione di colpevolezza o di malattia siano il punto di partenza per il nuovo concetto di società distrugge i principi base su cui si fonda il diritto occidentale.
E considerare ogni essere umano come un soggetto che deve essere determinato nelle sue azioni significa trasformarlo in una macchina che per definizione ha un numero limitato di possibilità che le sono concesse.

MILANO CITTA’ STATO

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La CORNICE D’ORO: il grattacielo più INSTAGRAMMATO al mondo

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Credit: viaggioadubai.it

La cornice più alta del mondo è l’attrazione più instagrammata al mondo. Ma quanto è alta, dove si trova e perché è così amata?

La CORNICE D’ORO: il grattacielo più INSTAGRAMMATO al mondo

Provate a immaginare dove potrebbe essere l’attrazione più instagrammata del pianeta. Forse la forma dell’edificio può dare un consiglio: è un grande grattacielo a forma di cornice, placcata in oro. Come un quadro senza tela, questa è l’attrazione più fotografata e postata su Instagram. Ma dove si trova e perché è così amata?

# La cornice più alta al mondo: 150 metri e placcata in oro

Credit: design.fanpage.it

Questo grattacielo dorato è ufficialmente la cornice più alta del mondo, costituita da due torri alte 150 mt che vengono unite da un ponte sospeso. Da qui è possibile osservare a 360° il panorama di Dubai. Sì, è proprio qui – al confine tra la Dubai vecchia e quella più lussuosa – che si trova l’attrazione più instagrammata del pianeta. La Dubai Frame fa da collante tra due anime della stessa città, tra le Torri Emirates e i quartieri di Umm Harare o Deira.

# Perché è così amata dal mondo intero?

Credit: rainews.it

Nonostante il grattacielo sia uno degli ultimi arrivati in città le aspettative sono già altissime, si parla di oltre 2 milioni di turisti l’anno. Ma come mai questa cornice gigante è così amata?

Credit: visitdubai.com

Se già il suo esterno toglie il fiato – di giorno riflettendo il sole e di notte illuminando la città di colori diversi – ad attirare l’attenzione del mondo intero sono anche le esperienze che permette di vivere: vista panoramica a 360° sulla citta, realtà aumentata, proiezioni in 3d e altri effetti all’insegna della più avanzata tecnologia.

Sarà un’esperienza tutta da… incorniciare!

Leggi anche: Due GRATTACIELI MILANESI tra i 50 più LUSSUOSI del mondo

ROSITA GIULIANO

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5 NOTTI STRAORDINARIE da vivere a un’ORA da MILANO

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Credits: Ticino Turismo - Capanna Gorda, Million Stars Hotel

Sarà la mascherina, ma di questi tempi ci manca proprio il respiro e abbiamo tanta
voglia di staccare, di vivere liberi, lontano da tutti, immersi nella natura. Desideriamo luoghi incontaminati dove respirare a pieni polmoni aria pulita e soprattutto a un’ora da Milano. Qui di seguito 5 proposte nel vicino Canton Ticino.

5 NOTTI STRAORDINARIE da vivere a un’ora da MILANO

#1 Soggiornare in una ECO-YURTA 

credits: Ticino Turismo

Lasciate l’autostrada a Lugano Nord, percorrete la galleria Vedeggio-Cassarate e seguite
la direzione Val Colla fino a raggiungere Maglio di Colla. Lì troverete una Yurta di 35
m2 completa di tutti i confort: cucina esterna, frigorifero, microonde, acqua e a richiesta potrà anche essere preparato un bagno caldo nella tinozza di legno all’esterno.

A pochi passi un fiume e un parco giochi. Sarà un’occasione per vivere nella natura ma vicino a gradevoli e vivaci località della Val Colla e Capriasca. Ci sarà ad accogliervi e farvi compagnia un cane, di razza Australian Shepherd, che diventerà subito vostro amico.

#2 Una grigliata sotto le stelle al lago Maggiore

Credits: Ticino Turismo – Tamaro Night Sky

Prendete l’autostrada in direzione Locarno, uscite sul lago Maggiore a Tenero e dirigetevi
al Campeggio Tamaro dove da quest’anno c’è la possibilità di alloggiare in una struttura speciale proprio a bordo lago. Un elegante cubo circondato da ampie vetrate che consentono di osservare il cielo la notte, il lago e le montagne circostanti.
Il letto matrimoniale soppalcato è spettacolare! L’esterno riserva altre sorprese. Una
riservata terrazza coperta ed elegantemente arredata e tutto quanto necessario per un bel BBQ: braciere, magazzino legna e… alle grigliate ci penserete voi.
Tutti servizi comuni del campeggio sono ovviamente a vostra disposizione.

#3 Osservare le stelle e l’Adula da 1800 metri

Credits: Ticino Turismo – Capanna Gorda, Million Stars Hotel

Autostrada fino a Biasca e poi percorrete la Valle di Blenio fino ad Aquila. Sui monti di
Gorda a 1800 metri c’è l’omonima capanna, che offre anche l’opportunità di passare la notte in una costruzione panoramica eccezionale. Un ambiente confortevole, dove si dorme circondati e sovrastati da ampie vetrate che consentono di osservare le stelle durante la notte. Da notare che il luogo è rinomato proprio per le condizioni ottimali per osservare il cielo ed è per questo molto apprezzato dalle associazioni astronomiche. Spettacolare è anche la vista sull’Adula e verso il fondovalle.

#4 Dormire tra gli alberi al parco San Grato di Carona

credits: Ticino Turismo – Million Stars Tree Tent Parco San Grato

Percorrete l’autostrada e uscite a Lugano Sud in direzione di Carona. Presso
l’Hotel Villa Carona è possibile passare la notte in una tenda attrezzata appesa,
sospesa tra i larici, nel cuore di uno dei più bei parchi svizzeri, il famoso Parco
San Grato di Carona. Si hanno anche a disposizione le strutture del vicino Hotel
Villa Carona, una camera con bagno/doccia ove potere anche depositare i
bagagli.

La camera sospesa è facilmente raggiungibile attraverso un sentiero e
si trova in un’area riservata circondata da una magnifica vegetazione.
Carona, a 600 metri sul livello del mare, fa parte della città di Lugano e affonda le sue radici nel Medioevo. Un pittoresco paese sulle pendici del Monte san Salvatore da dove si gode una magnifica vista sul lago Ceresio. Una passeggiata per il borgo vi farà
scoprire edifici storici, dal romanico al rinascimento.

#5 Apprezzare un hotel di lusso a 1321 metri in Vallemaggia

Credits: Ticino Turismo

Lasciando alle spalle Locarno percorrete la Vallemaggia fino a Cevio per poi risalire in
direzione di Bosco Gurin. A metà percorso si svolta per raggiungere Campo, un’isola di pace e quiete assoluta in mezzo alla natura. Qui si trova la Locanda Fior di Campo dove
anche gli amanti delle comodità e del lusso saranno pienamente soddisfatti.

Con un ristorante che vi farà apprezzare ancora di più la destinazione scelta, prodotti e piatti
locali accompagnati da una ricca scelta di vini e di whisky: godibili anche in un
romantico grottino a lume di candela. Campo da bocce in estate e mini skilift in inverno. Un boutique Hotel con SPA privata.

GIUSEPPE MARZAGALLI

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Il sentiero panoramico più LUNGO e BELLO e del mondo è in ITALIA

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Credits: facebook Sentiero Italia – Ph. Pierluigi Valerio

Italia: terra di santi, poeti, navigatori… e camminatori. Si perché, si trova proprio nel Belpaese il sentiero più lungo del mondo. Una camminata che attraversa ben 20 regioni: da Trieste a Trapani, passando per la Sardegna. Oltre 6mila km di strada, 6 siti naturali Unesco, 350mila metri di dislivelli, circa 500 tappe tra rifugi e sentieri, dimenticandosi di città e asfalto.

Il “maestoso” percorso di trekking è stato ideato nel 1981 dal giornalista, escursionista, nonché fotografo Riccardo Carnovalini e realizzato nel 1983 dallo stesso, insieme ad un gruppo di colleghi: partendo dall’alta via dei monti liguri, percorsero tutta la dorsale appenninica, iniziando così a delineare la forma fisica di quello che oggi è il Sentiero Italia CAI. Un tracciato che, attraversando tutta Italia, si è aggiudicato il primato di sentiero (panoramico) più lungo del mondo.

Il sentiero panoramico più LUNGO e BELLO e del mondo è in ITALIA

# CamminaItalia, in migliaia lungo il sentiero

Credits: ansa.it

Per concretizzare il collaudo dell’intero sentiero, durante una riunione del CAI, Teresio Valsesia (che presiede la commissione centrale del CAI) propone il CamminaItalia, che contiene fra l’altro un esplicito invito agli italiani a praticare l’escursionismo.

Così, nel 1995, più di 5mila persone fra italiani e stranieri, appassionati di trekking, percorsero insieme la prima edizione dell’iniziativa, durata ben 8 mesi e con solo 2 tappe di riposo. A Lazzaretto di Muggia, su un marciapiede spartitraffico, ancora oggi c’è una targa in ricordo dell’evento che riporta la frase:

“ha voluto congiungere in un simbolico abbraccio tutte le genti d’Italia ”

Di recente al percorso sono state fatte delle migliorie, in quanto alcuni tratti erano dissestati e difficilmente percorribili, ma il Sentiero Italia è comunque un tracciato percorribile da tutti, a tappe, zaino in spalla, qualche provvista  e via. Non include le vette, ma le terre alte del nostro paese, non si scalano le montagne e non si attraversano i torrenti a nuoto. Nei tratti un po’ più difficoltosi, il CAI ha previsto delle alternative che rendono il cammino facile a tutti. I sentieri e i punti di unione tra loro che formano il tracciato sono quasi tutti indicati da segnaletica bianca e rossa e la sigla S.I. (Sentiero Italia).

Nel 1997 Emilio Pizzicol, escursionista del CAI di Sesto San Giovanni (Milano), percorre 226 tappe compiendo la prima CamminaItalia in solitaria.

# Un viaggio collettivo che abbraccia tutto lo Stivale

Credits: ansa.it

Il 1° maggio 2019 si è realizzato un progetto che vede il sentiero protagonista: il Va’ Sentiero. Un viaggio collettivo ideato da 3 ragazzi (Yuri Basilicò, Sara Furlanetto e Giacomo Riccobono) e patrocinato dal Touring Club Italiano che ha l’obiettivo di far conoscere e dar voce a questo tracciato e alle terre che attraversa.

Far conoscere la cultura della montagna, che in Italia (quasi) non c’è. Il viaggio è iniziato e, in totale, gli escursionisti sono 6. Il progetto è diviso in tappe: da maggio a novembre 2020, i ragazzi si sono fermati nei luoghi terremotati del centro Italia, con tappa di fine 2020 a Santa Maria di Leuca, il “tacco”. Causa pandemia, gli escursionisti hanno, però, dovuto deviare il percorso, preferendone uno più breve. Contano comunque di raggiungere la meta finale nel 2021: San Teresa di Gallura.

L’idea del Va’ Sentiero nasce, nella testa dei 3 escursionisti, negli anni 2016-2017, conoscendo proprio l’ideatore del percorso, Riccardo Carnovalini.

Ed infine, ecco cosa ha dichiarato il presidente del Club Alpino Italiano, Vincenzo Torti, su Sentiero Italia:

“Con il progetto Sentiero Italia abbiamo un sogno, quello di unire l’Italia intera in un grande abbraccio, attraverso la percorrenza a piedi degli straordinari territori che il nostro Paese è in grado di offrire non appena si abbandona la strada asfaltata”

Speriamo, allora, che questo momento storico finisca presto perché… cosa c’è di meglio di un enorme abbraccio collettivo con sfondo le meraviglie del nostro paese?

Continua a leggere con: Il PRIMO SENTIERO URBANO d’Europa: dal Duomo al Monte Stella

ANGELA CALABRESE

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Lo straordinario VILLAGGIO con le CUPOLE ARCOBALENO

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Credit: dettaglihomedecor.com

Residenza Majara: il suo nome significa avventura, il suo obiettivo è cambiare il suo paese e il suo aspetto ha dell’incredibile.

Lo straordinario VILLAGGIO con le CUPOLE ARCOBALENO

#Presence in Hormuz 02

Lo studio iraniano ZAV Architects ha creato il progetto “Presence in Hormuz 02”: un manifesto politico e sociale nato per sensibilizzare e mostrare una reale alternativa politica ed economica al traffico illegale di petrolio, l’unica attività che al momento produce reddito per l’isola.

Hormuz è infatti un antico porto storico nello stretto strategico di Hormuz nel Golfo Persico, a sud dell’Iran, che controlla la spedizione di petrolio dal Medio Oriente.

Nonostante la bellezza dell’isola, gli abitanti locali lottano economicamente, essendo coinvolti in attività di traffico illegale usando le loro barche, non sfruttando a pieno il potenziale turistico di quest’isola meravigliosa.

#Il ruolo fondamentale dell’architettura

Credit: @zavarchitects

In un Paese in cui lo Stato è alle prese con dispute politiche, ogni progetto architettonico può diventare una vera alternativa rispetto alle attività interne del governo.

L’obiettivo per chi vuole cambiare il proprio paese con progetti come questo è cercare di rispondere ad una semplice domanda: come può l’architettura suggerire un’alternativa politica per la vita comunitaria? 

Presence in Hormuz è una serie di sviluppi urbani di un’istituzione semi-pubblica che ha assunto ZAV Architects, al fine di potenziare la comunità locale dell’isola.

La seconda fase di questo progetto prende la forma di una residenza culturale polivalente chiamata residenza Majara.

Il suo nome significa avventura e il suo aspetto ha dell’incredibile.

#Il villaggio con le cupole colorate

Credit: archdaily.com

L’obiettivo di questo progetto è di costruire fiducia e legami tra i cittadini e i turisti, che saranno incuriositi da questo villaggio dall’aspetto curioso e affascinante.

La residenza Majara prende infatti le forme di un villaggio dove ogni cupola è di un colore acceso, creando uno spettacolo unico.

Tutte le cupole sono state costruite con la tecnica del “superdobe”, ovvero l’alternativa contemporanea al metodo della terra battuta, ideata dall’architetto iraniano Nader Khalili.

Le particelle colorate, siano esse terra, sabbia, ghiaia o pietra, si accumulano e formano un insieme di colori che ricordano il paesaggio dell’isola.

Le dimensioni contenute delle cupole rende la loro costruzione compatibile con le capacità costruttive degli artigiani locali, che non sono abitati a progetti di grandi dimensioni.

La priorità del progetto di ZAV Architects è stata infatti quella di impiegare esclusivamente materiali locali, facilmente accessibili ed economici, così da permettere una costruzione i cui costi principali fossero legati a una giusta retribuzione della manodopera autoctona.

#L’interno delle cupole

Credit: @zavarchitects

L’interno delle cupole rispecchia l’esterno: una volta entrati si viene avvolti da un colore acceso che subisce delle variazioni a seconda dell’ambiente e della luce.

Ogni cosa è colorata: dal pavimento, al soffitto e persino tutti i mobili che arredano la piccola casetta unica nel suo genere.

La maggior parte delle cupole forniscono alloggio ai residenti, mentre altre cupole ospitano aree comuni dove cenare, fare il bucato o pregare. Vi sono anche sale dedicate all’artigianato e persino un’area dedicata alle informazioni turistiche.

Continua la lettura con: I 10 LUOGHI più COLORATI del mondo

ARIANNA BOTTINI

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Il COLOSSEO era UNA delle PORTE dell’INFERNO

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Credits: @quiriters IG

Quando si parla di Inferno ci viene in automatico in mente l’Inferno di Dante, tanti gironi dove le anime dannate sono obbligate a rivivere i loro peccati per l’eternità. Sicuramente non è lo stesso Inferno, o dimora dei dannati, degli antichi romani, ma rimane il fatto che a questo mondo ultraterreno si associa paura, morte e disperazione.

 E se ti dicessero che a Roma c’è una delle porte d’ingresso dell’Inferno ci andresti a vederla? Probabilmente chiunque sia stato nella città eterna l’ha già fatto, perché si credeva che l’entrata al mondo della disperazione fosse proprio nel Colosseo.

Il COLOSSEO era UNA delle PORTE dell’INFERNO

# Simbolo per eccellenza del paganesimo

Credits: @marco.di.girolami
Colosseo

Fino al Cinquecento si credeva che il Colosseo fosse il simbolo per eccellenza del paganesimo. Un anfiteatro che è stato per secoli scenario di giochi cruenti e che ha visto la morte di milioni di persone. Quando per diletto dei romani l’Anfiteatro Flavio divenne luogo delle uccisioni di molti cristiani ecco che a questo rimase l’epiteto di simbolo del paganesimo. In realtà, più avanti, si scoprì che probabilmente nel Colosseo non avvennero le persecuzioni cristiane. Anche in seguito, nonostante l’abolizione dei giochi e gli imperatori cristiani che si susseguirono, il Colosseo rimaneva simbolo della potenza dell’antica Roma, d’altronde si diceva che: “Sin quando il Colosseo resterà in piedi, lo sarà pure Roma. Quando il Colosseo crollerà, crollerà anche Roma”.

# “Colis eum?”: adori lui? (il diavolo)

Credits: romeandart.eu
Porta dell’Inferno

Al Colosseo fu sempre associato il sovrannaturale, ognuno ci vedeva qualcosa di diverso ma rimaneva il fatto che l’anfiteatro avesse qualcosa di strano e non legato al nostro mondo. La leggenda forse più inquietante è quella del Tempio di Belzebù, il demone che abitava nell’Anfiteatro Flavio. Si dice che il nome Colosseo derivi proprio da questa storia: gli adepti di Belzebù chiedevano ai neofiti durante la cerimonia di iniziazione “Colis eum?”, ovvero “adori lui (il diavolo)?”.

In generale gli storici ci vedevano l’espressione della grandezza di Roma, i cristiani peccato e malvagità, per altri era un posto da evitare perché qui maghi e streghe praticavano la loro arte. Nel Medioevo, poi, le leggende che vedevano il Colosseo erano infinite e poche positive. Insomma, gli hanno sempre riconosciuto l’importanza e la potenza che incarna, ma l’Anfiteatro non ha sempre avuto una bella reputazione. Addirittura si diceva che fosse una delle porte dell’Inferno.

# Porta Libitidinaria: la porta dell’Inferno del Colosseo

Credits: classeapertasulmondo.wordpress.com
porta dell’inferno di Dante

Si chiama Porta Libitidinaria, quella che in parte si potrebbe identificare come una delle 7 porte dell’Inferno che si erano individuate nel Medioevo. In realtà in generale si credeva che il Colosseo fosse una porta per l’Inferno e che durante la notte le anime dei gladiatori morti nell’arena vagassero per i sotterranei. Facendo però una precisazione su Porta Libitidinaria, questa era attraversata dagli schiavi che portavano fuori dall’arena i gladiatori uccisi; considerando che gli schiavi indossavano la maschera di Caronte e che da lì passavano sempre più morti che vivi, un po’ di verità c’è.

Continua la lettura con: Ammirare il COLOSSEO come un antico GLADIATORE: il nuovo progetto

BEATRICE BARAZZETTI

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La coda del topo

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Mao Tse Tung

Mao Tse Tung pensò che i passeri mangiassero troppe sementi, danneggiando il raccolto.
Così fece una legge che costringeva a sterminarli.
Morti i passeri, nessuno mangiava più i parassiti delle piante, il raccolto fu distrutto e vi fu una tremenda carestia.
Lo stesso Mao pensò che per sterminare i topi fosse utile un incentivo. Mise un prezzo per ogni coda di topo consegnata, a testimonianza di averlo ucciso.
I cinesi cominciarono ad allevare topi per guadagnare sulle code e a breve ci furono topi ovunque.

L’idea che ci sia un’autorità suprema che invece di governare si occupa di entrare nella vita dei cittadini creando regole e norme per risolvere problemi strutturali si rivela sempre fallimentare.
Questo succede perché quando vai ad alterare l’equilibrio di un sistema complesso rischi sempre di provocare conseguenze incontrollabili e imprevedibili.

La capacità previsionale degli esseri umani è molto limitata, nonostante scienziati e studiosi provino a elaborare proiezioni. La storia dimostra che le previsioni sul futuro sono sempre state impossibili. Proprio perché all’interno delle società esistono anche delle forze imprevedibili e naturali che non possono essere incanalate in una previsione razionale.

Una di queste forze naturali è l’innata propensione alla libertà di ogni essere umano. Pensare di limitarla o di costringerla all’interno di recinti definiti è sempre destinato al fallimento e addirittura porta a rinforzare le modalità di manifestazione di questa libertà. Che può alla fine provocare come risultato l’opposto di quello che l’autorità voleva ottenere.

Continua la lettura con: Mamma coniglio

MILANO CITTA’ STATO

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I 10 RISTORANTI TOP del Nord Italia

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Lido '84

Abbiamo selezionato i migliori ristoranti del Nord Italia mettendo insieme i risultati di: la guida dell’Espresso, la guida Michelin, la guida del Gambero Rosso e Tripadvisor. La nostra classifica è stata calcolata in questo modo: sono stati assegnati 1 punto per ogni cappello della guida Espresso, 1,25 punti per ogni stella della guida Michelin, un punteggio da 1 a 5 in base al posizionamento nei primi dieci posti della Guida del Gambero Rosso, 0,2 nella classifica di Tripadvisor sui migliori ristoranti di lusso in Italia, 3 per i riconoscimenti speciali. A questo abbiamo aggiunto 0,5 per ogni presenza nelle diverse classifiche. Scopriamo la classifica completa e il vincitore.

I 10 RISTORANTI TOP del Nord Italia

#10 Ristorante Berton – Milano  12,5 pt.

Ristorante Berton

Al decimo posto troviamo il ristorante di Andrea Berton in Porta Nuova, la nuova city finanziaria di Milano, con 3 cappelli dell’Espresso, 1 stella Michelin e al quarto posto nella guida del Gambero Rosso. Il ristorante ha inaugurato in occasione dell’Expo 2015.

 

#9 Enrico Bartolini al Mudec, Milano – 15,5 pt.

Enrico Bartolini al Mudec

Enrico Bartolini è arrivato al ristorante del Mudec nel 2016, dopo l’inaugurazione avvenuta l’anno prima per mano di un altro chef, portandolo in breve tempo al successo con la conquista di 3 stelle Michelin. Oltre a questo, per il locale situato in zona Tortona, al terzo piano del MUDEC-Museo delle Culture, vanno aggiunti i 3 cappelli dell’Espresso e il terzo posto nella Guida del Gambero Rosso.

 

#8 Ristorante dal Pescatore (Canneto sull’Olio), Mantova – 16 pt.

Credits: tripadvisor.it – Ristorante dal Pescatore

Premiato con il cappello d’oro dall’Espresso, tre stelle Michelin e al quarto posto nella guida del Gambero Rosso, il ristorante mantovano è il primo degli attuali tristellati che ha ottenuto e che mantiene il massimo riconoscimento della Rossa dal 1996.

 

#7 Lido ’84 (Gardone Riviera), Brescia 16,6 pt.

Lido ’84

Questo ristorante sulla sponda bresciana del Lago di Garda, guidato dallo chef Riccardo Camanini, si posiziona al settimo posto tra i ristoranti top del Nord Italia. Può fregiarsi di 5 cappelli dell’Espresso, della settima piazza della classifica del Gambero Rosso, di 1 stella Michelin e del gradino più basso del podio nella classifica di Tripadvisor.

 

#6 Hotel Mandarin Oriental – Seta Milano  18,8 pt.

Credits: flawless.life – Mandarin Hotel Ristorante Seta

Il ristorante stellato Seta, aperto nel 2015, è diventato una delle mete più desiderate della ristorazione meneghina. Si trova all’interno del Mandarin Oriental Hotel, alle spalle del quadrilatero della moda e dell’eccellenza delle grandi maison italiane e internazionali. Con 5 cappelli dell’Espresso, 2 stelle Michelin, al terzo posto nella classifica del Gambero Rosso e al settimo posto della classifica dei ristoranti di lusso recensiti da Tripadvisor.

 

#5 Villa Crespi (Lago d’Orta), Novara – 19 pt.

Nella meravigliosa cornice del lago D’Orta, fu Cristoforo Benigno Crespi, proprietario della villa nel 1879, a sceglierne lo stile moresco come ispirazione per una dimora da sogno, tra stucchi e intarsi, in un ideale viaggio attraverso il Medioriente. Ed è qui che lo chef Antonino Canavacciuolo ha realizzato il suo ristorante premiato con 4 cappelli dell’Espresso, 2 stelle michelin, al secondo posto nella Guida del Gambero Rosso e al primo posto tra i ristoranti di Lusso secondo Tripadvisor.

 

#4 Da Vittorio (Brusaporto), Bergamo 19,3 pt.

Da Vittorio, Brusaporto

Appena giù dal podio troviamo “Da Vittorio” in provincia di Bergamo. Il suo palmarès vede tre stelle Michelin, il terzo posto nella guida del Gambero Rosso, il secondo posto nella classifica Tripadvisor dei migliori ristoranti di lusso italiani dietro a Villa Crespi e il riconoscimento del Cappello d’Oro dalla Guida dell’Espresso.

 

#3 Le Calandre (Rubano), Padova 20 pt.

Credits: pambianconews.com – Le Calandre

Nel contesto di una tradizione familiare in questo alto tempio della gastronomia italiana lavorano i tre fratelli Alajmo. Si aggiudica la terza posizione, con 5 cappelli dell’Espresso, 3 stelle Michelin e al secondo posto nella Guida Gamberosso 

 

#2 Piazza Duomo (Alba) – Cuneo 20 pt.

Ristorante Piazza Duomo Alba

Qui abbiamo “Piazza Duomo” ad Alba in provincia di Cuneo. Con 5 cappelli dell’Espresso, 3 stelle Michelin e al secondo posto nella Guida Gamberosso. Si trova nella piazza principale, Piazza Risorgimento, della cittadina delle langhe.

 

#1 La Trattoria Francescana, Modena  – 21 pt.

Credits: italiasquisita.net – Osteria Francescana

Il ristorante in assoluto migliore del Nord Italia è l’Osteria Francescana di Massimo Bottura, a Modena, premiata per due anni consecutivi anche come il migliore al mondo. Il locale propone una cucina tradizionale e contemporanea allo stesso tempo. In testa alla classifica dell’Espresso, 5 cappelli del Gambero Rosso e 3 stelle Michelin.

 

Continua la lettura con: piatti tipici scomparsi del Nord Italia

MILANO CITTA’ STATO

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Le città più internazionali e aperte al mondo sono delle città stato come #Amburgo #Madrid #Berlino #Ginevra #Basilea #SanPietroburgo #Bruxelles #Budapest #Amsterdam #Praga #Londra #Mosca #Vienna #Tokyo #Seoul  #Manila #KualaLumpur #Washington #NuovaDelhi #HongKong   #CittàDelMessico #BuenosAires #Singapore

 

 

Il “DIABOLICO ALVEARE” (made in Italy)

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Credits: @howfarfromhome IG

Tutti conoscono lo spettacolare skyline di New York. Ma la città accoglie diverse forme di architettura, non solo gli straordinari grattacieli.

Un edificio che sicuramente merita di essere notato ha le sembianze di un grande alveare. Ma non è solo la sua struttura ad attirare l’attenzione.

Già due anni prima che venisse inaugurato, aveva attirato su di sé numerose polemiche, aumentate dopo la sua apertura e capaci di dividere l’opinione pubblica.

Il “DIABOLICO ALVEARE” (made in Italy)

# Una costruzione molto suggestiva

Credits: thevesselnyc IG

Anche osservandolo tramite delle semplici fotografie risulta essere davvero suggestivo ed intrigante… Stiamo parlando di un enorme alveare che altro non è che un’originale costruzione di Manhattan, tra la 30esima e la 33esima strada, sulla sponda ovest dell’Hudson River.

# “The Vessel” costituisce l’accesso ad una nuova zona residenziale

Credits: @calder IG

Aperto al pubblico nel 2019, “The Vessel” rispecchia l’audacia del progetto firmato dal designer britannico Thomas Heatherwick, il quale lo definisce “uno spazio pubblico tridimensionale”. Infatti, questo alveare innovativo si colloca al centro di Hudson Yards Plaza e costituisce l’accesso al centro commerciale di questa nuova zona residenziale in continua espansione.

# Una passeggiata panoramica a 46 metri di altezza

Credits: @iwally IG

Con i suoi 46 metri d’altezza e le 80 piattaforme panoramiche, “The Vessel” non poteva rispondere meglio alla sua funzione di osservatorio. Un ruolo comunque secondario rispetto a quello che svolge all’interno del contesto urbano.

In effetti, si tratta di un nuovo tipo di landmark che si approccia in modo innovativo agli spazi urbani, creando una “scultura interattiva” concepita per essere “passeggiabile”.

# Un’architettura cangiante e straordinaria dal cuore italiano

Credits: @iwally IG

È straordinario come questo alveare non si faccia “schiacciare” dalle altezze vertiginose degli edifici circostanti, riuscendo a spiccare nel contesto in cui si colloca. Questo soprattutto grazie alla sua struttura a nido d’ape in acciaio, bronzo e cemento che cambia colore a seconda dell’ora e delle condizioni metereologiche, contrastando con i toni circostanti.

E, sicuramente, “The Vessel” è reso unico anche dal suo cuore italiano: i pezzi che lo compongono sono stati realizzati a Monfalcone, in provincia di Gorizia.

# Perché questo alveare è “diabolico”? I possibili pericoli erano stati segnalati anche prima della sua inaugurazione

Credits: yalcnbrk IG

Ma perché una struttura così innovativa ed unica dovrebbe essere “diabolica”?

Già nel 2017, due anni prima rispetto alla sua apertura, una critica di architettura, Audrey Wachs, aveva espresso alcune perplessità, segnalando un possibile pericolo. Quale? Quello della sicurezza delle persone: “Salendo sulla struttura, tutte le balconate si fermano giusto all’altezza della vita, anche in cima. Quando costruisci in altezza, le persone si buttano”.

# Le preoccupazioni sono state confermate da 3 suicidi. Ora “The Vessel” è chiuso al pubblico in attesa di maggiore sicurezza

Credits: @duncancasal IG

Nonostante questo avvertimento e le preoccupazioni dei residenti sulle barriere protettive troppo basse, la situazione non fu risolta e si verificò un primo caso di suicidio nel febbraio 2020. Ma non fu isolato: anche nel dicembre dello stesso anno una persona decise di togliersi la vita lanciandosi nel vuoto da “The Vessel”.

Tuttavia, ciò non bastò per ipotizzare dei provvedimenti a riguardo. Si è dovuto aspettare un terzo suicidio, avvenuto nel gennaio 2021, per vedere la chiusura al pubblico di quest’opera architettonica.

Sicuramente, non verrà abbattuto come si vociferava, perché è un polo di attrazione sugli Hudson Yards troppo importante. Ma qualcosa cambierà nel “The Vessel”: la sicurezza delle persone deve sempre essere al primo posto.

Continua la lettura con: La COBRA TOWER: il grattacielo a forma di SERPENTE

ALESSIA LONATI

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La STAZIONE CENTRALE ha un SEGRETO: la SALA d’attesa del RE

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Credits: @ serenabarbiericatering IG

All’interno della Stazione Centrale, si nasconde una sala che pochi fortunati hanno potuto visitare e che quasi nessuno conosce: la Sala Reale.

La STAZIONE CENTRALE ha un SEGRETO: la SALA d’attesa del RE

All’interno della Stazione Centrale, tra turisti, treni e pendolari si nasconde una sala che pochi fortunati hanno potuto visitare e che quasi nessuno conosce: la Sala Reale.

# Una sala d’attesa reale…

credit: curiosami.altervista.com

“Ma cosa ci fa una Sala Reale in una stazione?”. E’ una domanda piuttosto lecita visto che non tutte le stazioni hanno una Sala Reale, ma noi a Milano siamo stati dei veri e propri privilegiati. La Sala Reale della Stazione Centrale era nientepopodimeno che la sala d’attesa del Re D’Italia e della sua famiglia, alla quale era riservato un trattamento speciale. I Savoia potevano accedervi da un’entrata segreta, sul lato sud-est della stazione, in Piazza Luigi di Savoia 1/26.

# … per un’attesa sfarzosa

credit: akropolismilano.com

Anche se la sala d’attesa è un luogo temporaneo, in cui non si passa molto tempo, quella riservata alla famiglia reale non poteva che essere sfarzosa: l’arredo è curato nei minimi dettagli, con mobili di grandissimo valore che decorano una sala già di per sé maestosa. Il progetto infatti era stato affidato all’architetto Ulisse Stacchini che nel 1931 consegnò al Re una sala d’attesa all’altezza delle sue aspettative. I marmi, i lampadari in cristallo, una fontana e il pavimento in legno intarsiato, senza dimenticare poi i mosaici, sono solo alcuni degli elementi che fanno della Sala Reale uno spettacolo imperdibile.

# Un vero salto nel tempo: ci sono anche delle svastiche intarsiate e dei passaggi segreti

credit: sciurapina.net

Strategicamente la Sala è stata costruita al piano binari, con un accesso diretto al Binario 21. Qui il re e la regina potevano aspettare il loro treno insieme oppure separati, viste le dimensioni della sala: l’ampiezza è di 416 metri quadrati e la sua capienza è di ben 245 persone in piedi.

Non solo dal Binario 21, oggi Memoriale della Shoah di Milano, è possibile fare un salto del tempo: sul pavimento intarsiato di tanti motivi decorativi, è possibile trovare ancora delle svastiche che erano state intarsiate appositamente per accogliere Adolf Hitler, che però non attraversò mai questa sala. Questo dettaglio può far tornare indietro nel tempo, ma probabilmente la cosa che più incuriosisce di questa sala risiede proprio nel bagno.

Cosa si nasconderà mai nel bagno della sala d’attesa della famiglia Savoia? Entrando nel bagno si trova un grande specchio, questo all’apparenza può sembrare solo un semplice specchio ma in realtà cela un passaggio segreto che avrebbe portato al sicuro i reali in caso di emergenza.

La Sala però non è accessibile a tutti, quindi se l’articolo vi ha incuriosito e intendete visitarla, è possibile prenotare una visita:

  • direttamente in stazione dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13 e dalle 14.30 alle 18
  • Grandi Stazioni (Piazza Luigi di Savoia, 1/23 – 21124 Milano): tel. +39 02 66 73 511 – info@grandistazioni.it

Continua la lettura con: La STAZIONE CENTRALE è la stazione più GRANDE d’Europa

ROSITA GIULIANO 

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Il nuovo villaggio turistico da 100 milioni a Eraclea

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La splendida cittadina di Eraclea, ora nel momento di picco della stagione, si prepara alla rivoluzione.

Il nuovo villaggio turistico da 100 milioni a Eraclea

# Valle Ossi: il Piano urbanistico

Nello scorso mese di Maggio è stato approvato dalla giunta Comunale il Piano Urbanistico Attuativo denominato “Valle Ossi“. Il piano porterà alla costruzione di un villaggio turistico che cambierà il volto di Eraclea Mare e la porta del suo litorale.

Credits: lacittadelpiave.blogspot.com

Si tratta di un colosso turistico da 14 mila presenze al giorno, secondo stime.

L’obiettivo è quello di creare una integrazione al territorio rurale alle spalle del litorale tra Eraclea e Jesolo nel modo meno impattante possibile, proponendo un’offerta turistica eco sostenibile per le famiglie, a contatto con la natura. Il progetto è una scommessa ambiziosa, in quanto la formula proposta è nuova per il turismo del litorale, molto semplice e suggestiva. Un turismo diverso, alla scoperta della natura, del luogo e delle sue tradizioni.

# Alcuni numeri del progetto

L’investimento nel progetto sarà di un centinaio di milioni di euro. I suoi punti cardine sono i seguenti:

  • Un parco acquatico nei pressi del villaggio turistico, con la realizzazione di casette ecosostenibili e il recupero dei fabbricati rurali esistenti, oltre a percorsi ciclopedonali “ad anello” che faciliteranno il collegamento con la Pineta e la vicina Laguna del Mort.
  • Un porto turistico con le sue attività connesse.
  • La valorizzazione di un parco verde di oltre 170 mila metri quadrati
Credits: lacittadelpiave.blogspot.com

Inoltre, sono menzionati altri interventi di riqualificazione e manutenzione del territorio programmati dall’amministrazione comunale, alcuni dei quali già in fase di realizzazione all’ingresso di Eraclea mare. Interventi che garantiranno una generale riqualificazione dal punto di vista turistico della località.

Credits: lacittadelpiave.blogspot.com

Il sindaco Nadia Zanchin spiega che “il progetto rappresenterà un importante valore aggiunto dal punto di vista turistico e occupazionale per i nostri cittadini”.

# I punti di vista della Giunta comunale e degli ambientalisti

Il sindaco ha inoltre commentato così l’approvazione del Piano Urbanistico: “Un grande lavoro da parte degli uffici comunali…Ora, finalmente, il progetto che riguarda Valle Ossi prende definitivamente forma».

Eraclea Terra e Mare
Credits: @eracleamare(IG)

Gli ambientalisti hanno comunque sollevato alcune perplessità e denunciato che l’impatto ci sarà: il rischio è quello dato dalle tante persone riversate in una giornata in una zona tutto sommato limitata e che confina con l’area Sic, (sito di interesse comunitario), che è la Laguna del Mort.

Ora si attende la Valutazione di impatto ambientale della Regione e degli altri enti competenti per materia.

Credits: eraclea.com, comune.eraclea.ve.it, lacittadelpiave.blogspot.com

Continua la lettura con: JESOLO sfida MIAMI: con le Wave Towers avrà uno SKYLINE da VERTIGINI

LUCIO BARDELLE

copyright milanocittastato.it

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La CASA sulla CASCATA

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credit: curiosando708090.altervista.org

Una casa che ha stravolto l’architettura moderna per la sua posizione e progettazione complessa. Dove si trova e cosa la rende un’icona?

La CASA sulla CASCATA

Tutto nasce dalla collaborazione tra due persone straordinarie del XX secolo: Edgar J. Kaufmann, imprenditore e filantropo, e Frank Lloyd Wright, uno degli architetti più rivoluzionari della storia. Individuata una località molto cara a Kaufmann, complice una indicazione praticamente data senza un budget che ne limitasse creatività e spese di realizzazione annesse, Wright ebbe modo di dare il meglio di sé proponendo, progettando e realizzando un vero capolavoro, inserito poi tra le migliori realizzazioni architettoniche di ogni tempo.

# L’architetto visionario che la concepì: Frank Lloyd Wright

Architetto visionario, sperimentatore e uomo di grande cultura, aveva già dato dimostrazione di poter osare dove gli altri ancora tentennavano. Il suo ardimento e la sua inarrestabile passione per il suo lavoro lo avevano già portato a farsi conoscere non solo negli USA ma anche in Giappone dove aveva realizzato a Tokyo un Hotel che resistette a un fortissimo terremoto. Nonostante la nota sismicità del Giappone, molti edifici, costruiti già con un appropriato sistema che ne dovesse garantire la resistenza, andarono distrutti mentre quello progettato da Wright resistette. Nel corso della sua carriera ebbe modo di concepire vere opere architettoniche che ancora oggi lasciano senza fiato.

# Un’impresa ardita, con due terrazze che si incrociano seguendo il ruscello

credit: artemagazine

Le fasi di costruzione, tra il 1936 e il 1939, ebbero parecchi intoppi, non ultimo il rifiuto della società incaricata della costruzione della casa di seguire le indicazioni di Wright riguardo la famosissima terrazza che si allunga seguendo il corso del ruscello. L’architetto in persona si pose sotto suddetta terrazza nel momento in cui vennero tolti i sostegni necessari alla realizzazione dimostrando che, nonostante le perplessità degli ingegneri riguardo la tenuta strutturale, non vi era alcun pericolo. In realtà tale ardimento avrebbe avuto conseguenze nefaste nel corso del tempo, tanto che si è dovuti ricorrere a numerosi interventi per scongiurare il crollo della terrazza. Va anche detto che il calcestruzzo gettato in opera, in quegli anni, era ancora in fase di studio e nessuno avrebbe potuto dire con certezza quali sviluppi si sarebbero potuti studiare con il passare del tempo. Inoltre, anche se le foto ritraggono principalmente una sola terrazza in realtà quelle realizzate sono due che si incrociano su livelli differenti ed entrambe decisamente ardite.

# La casa sulla cascata e la sua fama: da Hitchcock ai Simon e Garfunkel

credit: overside

Tanti, tantissimi i tributi nei confronti della Casa sulla Cascata (Fallingwater) che, ormai museo, è visitabile in Pennsylvania, più esattamente a Mill Run dove scorre il ruscello Bear Run.
Alfred Hitchcock, innamoratosi della casa, arrivò a costruire un intero set cinematografico per ambientarvici alcune scene di “Intrigo Internazionale” dopo il rifiuto da parte dei proprietari di girare direttamente nell’abitazione. Citazioni e fotografie sono sempre presenti in qualunque catalogo di architettura o design. Anche il duo Simon e Garfunkel dedicò una frase al grande architetto in segno di rispetto.

# Un capolavoro che ha fatto la storia dell’architettura moderna

credit: youtube.com

Ovunque vi sia una terrazza che sembri violare le leggi della fisica o una abitazione che si integri perfettamente nel paesaggio va ricordato che, prima di tutti, c’è stato Wright e la sua Casa sull’acqua. Non va infatti dimenticato che la stratificazione, ampiamente visibile nella costruzione, richiama la stratificazione geologica che caratterizza la morfologia di Mill Run, che il colore del materiale usato, dopo un primo tentativo con colore diverso, si immerge perfettamente nel paesaggio e che anche la musicalità presente nell’anima di Wright si ripropone regalando a chi ha la fortuna di visitare Fallingwater un tripudio di suoni naturali udibili dalle varie zone della casa.

Un capolavoro di design, ingegneria ed ecocompatibilità che ha fatto la storia dell’architettura moderna.

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ROBERTO BINAGHI

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SkyWay: il TRENO DEL CIELO. Truffa o futuro della mobilità?

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Credit: skywayproject.weebly.com

Quando si sente parlare di treni del cielo si pensa subito ad un film ambientato in un mondo futuristico, un’idea geniale che rimane ancora troppo lontana per la nostra tecnologia.

In verità i treni del cielo esistono già, o almeno il progetto. Si chiamano SkyWay e attorno a a loro si aggira un alone di mistero.

Andiamo un po’ più a fondo.

SkyWay: il TRENO DEL CIELO. Truffa o futuro della mobilità?

# I treni del cielo

Credit: skywayproject.weebly.com

Il progetto di SkyWay è a dir poco innovativo: costruire delle funivie sospese a quindici metri da terra, con vagoni dal design futuristico ed elegante che viaggiano a 500 km/h.

Le promesse di questo progetto sono molte: una funivia completamente sostenibile che costa meno di un’equivalente linea di metropolitana, un mezzo di trasporto che potrebbe risolvere i problemi di traffico delle grandi città, con la possibilità di raggiungere anche luoghi con particolari criticità di accesso.

Il suo inventore, un ingegnere bielorusso di nome Anatoly Yunitskiy, propone il progetto come il futuro della mobilità.

Ma è davvero così?

# I treni del cielo in Bielorussia: il primo tratto sperimentale

Credit: ilpost.it

Si dice che Yunitskiy, dopo venti anni di studio, abbia presentato il suo progetto per la prima volta in Russia poco fuori Mosca, dove è stato costruito, ma poco dopo smontato.

Nel 2014, a Maryina Horka, in Bielorussia, è stato realizzato un parco museo proprio sullo Skyway, dove ne viene mostrato il funzionamento.

É proprio qui in Bielorussia che dal 2018 esiste infatti un breve tratto sperimentale costruito poco fuori Minsk.

# I treni del cielo a Dubai

Credit: top box – youtube

SkyWay a Dubai ha trovato più successo con la collaborazione di Roads and Transport Authority (RTA) di Dubai.

Il progetto di Dubai è a dir poco ambizioso: la capacità di trasporto passeggeri del sistema di trasporto sopraelevato SkyWay Dubai dovrebbe essere di circa 8.400 all’ora in ciascuna direzione.

Il sistema comprende queste sorta di cabine volanti che si muovono su cavi precompressi a binario che sono sospesi attraverso corridoi sopraelevati.

Il progetto consiste in una pista sospesa lunga 2,5 km presso lo Sharjah Research, Technology and Innovation Park (SRTI Park).

Il progetto di transito urbano in totale prevede un sistema ferroviario sopraelevato lungo 15 km che trasporterà passeggeri e merci attraverso 21 stazioni. Collegherà anche destinazioni chiave come Business Bay, Downtown Dubai e Dubai International Financial Centre (DIFC).

I lavori dovevano essere terminati a metà del 2020 ma con la pandemia hanno rallentato e non si hanno più notizie certe.

Con grande sorpresa il progetto dei treni volanti si incrocia anche con il nostro paese.

# I treni del cielo in Italia

Credit: railway-technology.com

La prima volta che SkyWay è comparsa in Italia risale al 2018, quando il candidato sindaco di Messina Cateno De Luca, si presentò a un evento della sua campagna elettorale accompagnato da tre manager e consulenti della società bielorussa, tutti italiani, annunciando di aver raggiunto un accordo per rivoluzionare il sistema tranviario della città.

Dopo le critiche e le perplessità il progetto si fermò, prima ancora di essere iniziato.

Messina non fu però la sola, in Italia sono diverse le zone ad essersi interessate a questo progetto, tra cui la Lombardia.

Quasi tutti gli stati e i governi che sono entrati in contatto con SkyWay hanno rapidamente abbandonato il progetto senza dare troppe spiegazioni.

Quello che sappiamo è che ad essere in dubbio erano i costi ma soprattutto l’onestà di questa compagnia.

Al momento rimane quindi il dubbio: i treni del cielo sono una truffa o una soluzione innovativa per il trasporto pubblico?

Nel frattempo, ecco a voi il video di presentazione di questi treni volanti.

Fonti: ilpost.it , top box

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ARIANNA BOTTINI

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Il LAGO che TRASFORMA gli ANIMALI in PIETRA

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Credits: @ instatraveler_official Fenicotteri al lago Natron

Un mix tra scena di un film dell’orrore e realtà, eppure esiste davvero un lago che trasforma gli animali in pietra. Potrebbe ricordare una delle punizioni di qualche strega cattiva, quando poi arriva sempre il protagonista buono a salvare le povere creature. Questa volta, però, non si parla di magia, ma solo di natura.

Il LAGO che TRASFORMA gli ANIMALI in PIETRA

Immaginatevi questo lago in piazza Duomo, probabilmente si svuoterebbe, perché d’altronde gli uomini non sono tanto diversi dal resto degli animali, anzi. Però, se ci si ferma un attimo a pensare, potrebbe risolvere uno dei problemi maggiori di quella magnifica piazza: i piccioni. Scherzi a parte, ecco dove si trova il lago infernale e perché trasforma gli animali in statue.

# Il lago della morte

Credits: @planetaenlineanoticias
Lago Natron

Il lago che trasforma gli animali in pietra si chiama lago Natron e si trova nella Tanzania settentrionale, nella Rift Valley africana a circa 600m di altitudine. Non bisogna immaginarsi però il classico lago blu, ma piuttosto un bacino d’acqua di colore rossastro con profonde striature bianche; colore tipico di quei laghi ricchi di sodio e spesso soggetti a cicli di evaporazione.

# Natron: il carbonato idrato di sodio che uccide

Credits: @somos_curiosos
Animali pietrificati dal lago Natron

Il Lago Natron è chiamato così proprio per la presenza del composto naturale del carbonato idrato di sodio, appunto Natron, all’interno delle sue acque. Questa sostanza fa sì che le acque del lago abbiano le stesse proprietà dell’ammoniaca con un ph tra 9 e 10,5 ed una temperatura di circa 60° C, creando quindi un ambiente tanto corrosivo da non poter far sopravvivere quasi nessun animale.

È così che quando gli animali, soprattutto pipistrelli e uccelli, toccano l’acqua del lago della Tanzania, i minerali all’interno cominciano a trasformarli in pietra, intrappolandoli nella posizione assunta prima di aver toccato il lago maledetto.

# L’invincibile specie che sopravvive al lago infernale

Credits: @ instatraveler_official
Fenicotteri al lago Natron

Per tutti è il lago infernale e il lago della morte, ma una specie di animale riesce a sopravvivere alla composizione chimica del lago Natron. No non sono gli uomini e tanto meno i piccioni di piazza Duomo, bensì i fenicotteri rosa. Grazie allo strato protettivo corneo su zampe e becco, i fenicotteri spesso riescono a sopravvivere al lago Natron.

 

Continua la lettura con: Nel DESERTO è comparso un LAGO ROSA che sembra fatto di caramelle

BEATRICE BARAZZETTI

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I RISTORANTI più GRANDI d’Europa di CUCINA ITALIANA

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Credits diventarebarman.it - Felicita Stazione F

La cucina italiana è amata in tutto il mondo, non si contano infatti i ristoranti sparsi ad ogni latitudine. Vediamo quali sono i più grandi d’Europa a proporre la nostra cucina.

I RISTORANTI più GRANDI d’Europa di CUCINA ITALIANA

# La “Felicità”, nel campus dedicato alle startup Station F a Parigi, si estende per 4.500 metri quadrati

Credits clairreted IG – Felicita Parigi

Nel 2018 ha inaugurato a Parigi, all’interno del campus dedicato alle startup Station F, il ristorante di cucina italiana con la superficie più estesa in Europa: sono 4.500 i metri quadrati de la “Felicità”, questo il nome del ristorante. Fa parte della catena Big Mamma, lanciata da Tigrane Seydoux e Victor Lugger nel 2015, e ha giardini interni e piante di ogni tipo e un’enorme terrazza.

Credits diventarebarman.it – Felicita Stazione F

I posti a sedere sono oltre 1000, nel complesso può ospitare circa 4.000 persone, e propone una cucina ispirata rigorosamente alle tradizioni italiane ed è strutturato come una sorta di food market. C’è l’angolo della pizza e della focaccia, quello della pasta fresca, quello dedicato alla porchetta e quello che serve esclusivamente piatti a base di pesce. A completare il tutto cocktail d’autore a base di ingredienti per lo più mediterranei.

 

# Eurotaverna a Desio, ricavato da un’ex capannone, può accogliere fino a 1.800 coperti

Credits eurotaverna.it – Sala interna

Il ristorante Eurotaverna di Desio è stato per anni il più grande ristorante d’Europa di cucina italiana, in termini di dimensioni, ma ancora oggi sembra essere quello in grado accogliere più coperti, fino a 1.800. Ricavato da un ex capannone, questo ristorante in Brianza propone una cucina che sposa tradizione e innovazione con gustosi e delicati piatti di pesce, carne e ottime pizze, carta dei vini lunga e selezionata, in un ambiente raffinato e luminoso. 

 

Fonti: GQItalia, Ricette

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FABIO MARCOMIN

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Le AVIOSUPERFICI in ERBA a Milano

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Credits ilfilo.it - aviosuperficie

Nel mondo dell’aviazione non esistono solo le classiche piste di atterraggio che tutti conosciamo, ma anche le aviosuperfici, strisce di prato adibite al traffico di piccoli aerei privati ideali per fare pratica di decollo o atterraggio su sentieri difficoltosi e/o irregolari. Alcune di esse sono state istituite parallele alle piste asfaltate degli aeroporti minori, altre sono sperdute in mezzo ai campi della Pianura Padana, del Tavoliere delle Puglie, dell’Agro Pontino o di qualsiasi altra vasta e pianeggiante zona d’Italia. Motivo per cui, spesso, le avio superfici escluse al trasporto passeggeri sono chiamate anche campi volo. Realizzarle a Milano sarebbe impossibile, perché né l’ENAC né alcun altro ente autorizzerebbe l’atterraggio su centri abitati, men che meno dopo l’incidente del 2001 occorso a un pilota privato schiantatosi contro il Pirellone. A noi però piace sognare e fantasticare, quindi ci siamo chiesti dove vedremmo una pista in erba nel territorio urbano. Mettetevi comodi, e allacciate le cinture per l’atterraggio.

Le AVIOSUPERFICI in ERBA a Milano

#1 Il “South-East Airport di Milano” nel parco Forlanini

Foto di: Andrea Cherchi

Da denominazione ENAC, un’aviosuperficie può essere adibita anche al traffico commerciale, a condizione che l’aeromobile trasporti non più di 9 passeggeri e che sia di categoria light, ovvero aeromobili di peso massimo al decollo non superiore a 5700 kg. Certamente il primo parco che viene in mente è il Parco Forlanini, che diventerebbe un vero e proprio Milano City Airport. Sarebbe una location perfetta per atterrare col proprio Cessna 150, farsi una passeggiata al laghetto e sorseggiare un buon caffè presso i chioschi aderenti alle piste d’atletica del Centro Sportivo Saini. Se non fosse che la vicinanza con l’aeroporto di Milano Linate, considerato da molti appunto l’aeroporto cittadino del capoluogo lombardo, e la conseguente intensità del traffico aereo sarebbe motivo sufficiente per desistere da questa soluzione, e spostarsi magari più al centro. In ogni caso, il nome che darei all’aviosuperficie del Parco Forlanini è in linea con le denominazioni di alcuni aeroporti del nord Europa, che al posto del nome, indicano la zona. “Gentili passeggeri, è il comandante che vi parla per informarvi che abbiamo iniziato la discesa verso il South-East Airport di Milano

#2 Il “Bauscia Airport” nel parco Sempione

Credits: Andrea Cherchi – Parco Sempione

Oggi, amore, aperitivo in Brera!”, “Andiamo in macchina?” ”No, in aereo.” Ci pensate che bello se si potesse atterrare con il castello sforzesco alle spalle e la vista sull’arco della Pace? Altro che lo Zampetti e i bauscia milanesi dei Vanzina, che sfoggiavano Maserati e Yacht ultimo grido prendendo in giro nella maggior parte dei casi umili lavoratori e meridionali. Un pilota d’aerei privato che atterrerebbe sul Sempione sarebbe il sogno di qualunque signorina (o di qualunque gentiluomo, in caso di pilota donna) che amasse un pizzico d’avventura e quella proverbiale e simpatica spocchia meneghina. A questo proposito, non trovo onestamente nome migliore per l’aviosuperficie del Sempione che quello di Bauscia Airport. Un po’ inglese, un po’ dialetto milanese.

#3 Il “360 Airport” nel Parco Nord

Parco Nord – eugeniotagliabue IG

Non lontano dall’esistente aeroporto di Bresso, da cui partono la maggior parte degli aerei privati di Milano, c’è uno dei parchi urbano/regionali più estesi d’Italia. Il Parco Nord. Qui di avio superfici se ne potrebbe costruire ben più d’una perché lo spazio è oggettivamente immenso e, inoltre, buona parte del Parco Nord è composto da soli prati e giardini, senza le strutture e le installazioni presenti al Forlanini e in Sempione.
Atterrare al Parco Nord sarebbe il top per visitare la zona centro nord di Milano, lasciando il proprio aeromobile il tempo necessario di prendere un taxi e fermarsi a bere un drink a City Life. Anche perché difficilmente l’aereo può essere rubato da qualcuno come un’auto o un motorino. Per quanto riguarda la denominazione, è presto detto. Per copiare (ma non troppo) dalle coordinate geografiche del Forlanini, penso che un nome adatto per l’aeroporto del Parco Nord potrebbe essere quello di 360 Airport, dal nome dei gradi della rosa dei venti che corrispondono, appunto, al punto cardinale nord.

E voi dove costruireste la vostra avio superficie privata di Milano? Forza, aspiranti piloti. Aspettiamo le vostre idee!

Continua a leggere con: Il PAZZO PROGETTO in Italia di trasformare un AEROPORTO in un RISTORANTE: ecco che fine ha fatto

CARLO CHIODO

copyright milanocittastato.it

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