Credits: Foto di Giuseppe Nervi da @brianzafoto IG
Sembrerebbe impossibile da credere, ma esiste un edificio in grado di far concorrenza al Duomo, uno dei simbolo storici e immortali di Milano. Il monumento è conosciuto come “Il Piccolo Duomo” e si trova a poca distanza da Milano. Andiamo a scoprirlo.
Il Duomo ha un gemello, nascosto a pochi chilometri da Milano
# “Un monumento tanto maestoso e imponente quanto il Duomo di Milano”
Credits: Foto di Giuseppe Nervi da @brianzafoto IG
Il “piccolo Duomo” si trova a Cassago Brianza (LC).
Si tratta in realtà di un Mausoleo appartenente alla famiglia Visconti, un’antica e potente famiglia di nobili di Milano, il cui desiderio era proprio quello di costruire un monumento tanto maestoso e imponentequanto il Duomo di Milano per poter richiamare agli occhi di tutti la sua grandezza e omaggiare la casata. Così nasce il Mausoleo nel 1884, terminato nel 1890, grazie all’architetto Giovanni Ceruti.
# Il mausoleo in marmo di Carrara sulla cima d’un colle
Costruito interamente utilizzando il marmo di Carrara, dalla sua figura spicca il bianco delle guglie gotiche che si stagliano nel cielo brianzolo e ne donano un’immagine solenne ed intimidatoria accentuata dalla posizione particolare in cui è stato costruito. Infatti, il piccolo Duomo è stato realizzato in cima ad una piccola collina proprio con l’intento di renderlo ancora più possente, la quale promette una vista spettacolare sulla campagna del Tremicino.
# La resurrezione… dei morti?
Credits: @fuma80_ph IG
Al suo interno, insieme a numerose opere d’arte, sono custodite le spoglie mortali dei membri della famiglia Visconti di Mordone e le vittime della morte nera, colpite dalla peste che aveva travolto l’Europa intorno alla metà del 1300. Le tombe familiari sono distribuite su due piani in cui riposano i membri vissuti fino all’Ottocento e al Novecento. Ma la particolarità di questo monumento, magari un po’ macabra per alcuni ma affascinante per altri, si riscontra nella sua piantaottagonale, un chiaro riferimento biblico simboleggiante la resurrezione di Cristo avvenuta proprio nell’ottavo giorno.
# Festa de Sajopp
Credit: @floriano.calcagnile IG
Ancora oggi, il ricordo legato al Mausoleo e la sua storia viene celebrato durante la Festa de Sajopp (San Giobbe) che si tiene a maggio e riunisce la tradizione religiosa con quella contadina della zona, in quanto celebrato come protettore della coltivazione dei bachi da seta. Questa celebrazione solitamente si svolge su più giornate tra mercatini allestiti a pochi passi dall’edificio, pranzi e cene in compagnia offerti dall’associazione Sajopp, musica e divertimento per grandi e piccini.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Le ultime due volte che ho preso l’aereo? Uno è stato cancellato (e l’ho appreso solo in aeroporto). Il secondo ho perso la coincidenza. Con sbattimenti record e rimborsi ridicoli. La soluzione per il futuro? Trascorrere le vacanze estive in una delle regioni più belle del mondo. Dove oltre al Garda, al lago di Como o alle località più chic della Valtellina ha anche altro da offrire.
Vacanze in LOMBARDIA: 10 METE “ALTERNATIVE” per vivere l’estate senza cercare un altro mondo
#1 Monte Isola: l’isola lacustre più grande d’Europa
Credit: @visitmonteisola
Se si punta sul lago d’Iseo, non si può tenersi alla larga da Monte Isola, l’isola lacustre più grande d’Europa. La sua mole boschiva emerge dalle acque come il guscio di una tartaruga: per raggiungerla basta prendere un traghetto dai porti di Sulzano o Sale Marasino.
Caratteristico è il borgo dei pescatori di Carzano, mentre per i più sportivi il consiglio è di mettervi in cammino fino al Santuario della Ceriola, il punto più alto dell’isola da cui godere della miglior vista sul paesaggio alpino circostante.
#2 Abbadia Cerreto: natura e affreschi rinascimentali
ele_morgia IG – Abbazia di Abbadia Cerreto
A poca distanza da Lodi, nel verde delle campagne del Parco Regionale dell’Adda Sud, sorge questo pittoresco borgo rurale costruito intorno a quella che era l’antica abbazia di San Pietro, meta ideale per una gita in bicicletta tra arte e natura.
Furono i monaci cistercensi, attorno al XII sec, a bonificare le zone acquitrinose attorno all’abbazia, dando inizio alla coltivazione e l’irrigazione grazie all’utilizzo dei numerosi canali e fontanili presenti. Anche se oggi i monaci non abitano più quest’edificio, l’abbazia resta un piccolo gioiello dell’arte romanico-gotica con al suo interno affreschi tardo-rinascimentali.
#3Tre Corni: lo sfondo della Vergine delle Rocce
mokkia71 IG – Tre Corni
Lungo il percorso ciclopedonale che costeggia l’Adda, tra i comuni di Paderno e Trezzo, è possibile osservare il luogo che ispirò il genio diLeonardo da Vinci per lo sfondo della “Vergine delle rocce”. Terra amata e ben conosciuta dall’artista toscano, dove l’Adda scorre più impetuoso del solito, modellando nei secoli con le sua acque quelle rocce che hanno così formato questi caratteristici canyon brianzoli.
#4 Diga del Gleno: il Vajont lombardo
Credits lele_46 IG – Diga del Gleno
Per gli amanti del trekking e delle viste mozzafiato non si può non avventurarsi verso la monumentale diga del Gleno, in Val di Scalve. Basta lasciare l’auto nella piccola Pianezza, frazione di Valminore, per incamminarsi tra sentieri immersi nel verde dei boschi e su su fino all’antica strada scavata nella roccia ed utilizzata dai costruttori di quel mastodontico muro di cemento che fu la diga del Gleno.
Una storia triste, quella di questa diga, che anticipa di ben quarant’anni il tragico e ben più noto disastro del Vajont. Il 1 dicembre del 1923 la diga si squarciò in due provocando la devastante fuoriuscita di ben sei milioni di metri cubi d’acqua verso valle, inghiottendo e devastando molto dei paesi sottostanti, causando 356 morti. Oggi lo scheletro silenzioso di questa diga è la prima immagine che accoglie chiunque arrivi, un immagina che toglie il fiato per la bellezza naturalistica che la circonda, certamente, ma anche per l’impatto che ebbe sulla storia di questa valle.
#5 Santa Maria della Neve: la “Cappella sistina dei poveri”
Credits barbaratravanini IG – Chiesa di Santa Maria della Neve
Lo scrittore Giovanni Testori la definì :”la cappella sistina dei poveri”, un capolavoro assoluto di Girolamo Romanino, quel pittore, che assieme a Savoldo e Moretto, ha reso noto in tutto il mondo il Rinascimento Bresciano. Vista da fuori, la chiesa di Santa Maria della Neve di Pisogne, sul lago d’Iseo, appare agli occhi quasi anonima, un semplice edificio religioso come tanti in questo lembo di terra tra lago e montagna. È varcando il suo portale che ci si rende davvero conto del tesoro che si trova al suo interno, un intero ciclo pittorico realizzato dall’artista bresciano nel 1534 in cui sono raffigurate le scene della passione, morte e risurrezione di Cristo.
Ciò che più colpisce è senza dubbio la grande crocifissione affrescata sulla controfacciata, in cui i personaggi raffigurati sotto la croce non sono abitanti della Gerusalemme romana, ma cavalieri, soldati e contadini rinascimentali, rendendo ancor più terrena e tangibile questa scena evangelica. La fantasia artistica di Romanino, che scelse di lavorare in queste valli per un periodo della sua vita, dà il meglio di sé in ogni scena, lasciando uscire il visitatore stupito e appagato.
#6 Valle di Gaina: il Sentiero delle Cascate
Credits tiziosportacus IG – Cascate di Monticelli Brusati
Sempre in territorio sebino, per gli amanti della natura e dell’avventura, nella Valle di Gaina a Monticelli Brusati si trova il “sentiero delle cascate”. Un itinerario che si snoda su due livelli di percorsi tra cascate, torrenti e scale metalliche. Per gli amanti del buon vino non bisogna dimenticarsi di essere nel bel mezzo della Franciacorta.
#7 Abbazia di Piona: la chiesa dei tesori
Credits luca.ig.82 IG – Abbazia di Piona
Situato nella penisola dell’Olgiasca, sulle sponde del lago diComo, il complesso abbaziale di Piona risale addirittura al VI sec, anche se l’aspetto attuale lo si deve ad opera dell’ordine benedettino nel XII sec. Magnifico esempio d’arte romanica, l’abbazia è un vero scrigno di tesori e un toccasana per lo spirito. All’interno della chiesa di Santa Maria si trovano due leoni in pietra oggi adibiti ad acquasantiere, inizialmente posti all’esterno per sorreggerne il portale, mentre lungo l’abside affreschi colorati di epoca ottoniana raffiguranti Cristo, gli evangelisti e gli apostoli si alternano allo scuro delle pietre.
Attiguo alla chiesa è il chiostro, anch’esso romanico, risalente al XIII secolo, con capitelli decorati ed affreschi raffiguranti i mesi dell’anno e i loro cicli. L’abbazia è inoltre nota per la produzione delle famose “gocce imperiali”, un liquore al sapore d’anice con gradazione alcolica al 90% ottimo come digestivo diluito con acqua.
#8 Oltrepò Pavese: castelli, eremi e cantine
credits: @roertamastretta – Oltrepo’ Pavese
Basta scendere a sud di Pavia ed oltrepassare il grande fiume per entrare in questa terra di borghi e castelli medioevali, natura e buon vino. Tra i numerosi borghi meritano di essere menzionatiZavattarello, celebre per il suo castello “infestato”,Varzi, celebre per il suo salame, e Fortunago.
Per gli amanti della natura è possibile fare una passeggiata alle Grotte di San Ponzo, rifugio medioevale dell’omonimo santo, oppure all’eremo di Sant’Alberto di Budrio, un luogo senza tempo circondato da una pace quasi irreale. Un consiglio è quello di non lasciare queste terre senza prima aver assaggiato almeno un bicchiere dell’ottimo vino locale.
Sabbioneta sorge come un oasi di arte e cultura nel bel mezzo della campagna mantovana. Venne fondatadal duca Vespasiano Gonzaga-Colonna nel 1554 come capitale del suo piccolo dominio, una città ideale secondo i canoni architettonici rinascimentali. Già varcando la bianca porta imperiale ci si rende conto di essere entrati in una sorta di città in miniatura dove il tempo sembra essersi fermato ai fasti dell’epoca gonzaghesca.
Centro del potere politico era Palazzo Ducale, nell’omonima piazza, le cui sale interne sono un omaggio alla casata gonzaghesca e ai suoi illustri membri. Degni di nota anche il Palazzo del Giardino, residenza ad uso privato del duca, le cui sale sono state affrescate da Bernardino Campi, la chiesa dell’Incoronata, mausoleo ducale, e il piccolo Teatro olimpico realizzato da Vincenzo Scamozzi, tra i primi esempi di teatro moderno al mondo.
Una meta ideale per gli amanti della montagna, incastonata sopra l’abitato di Isolaccia, tra Bormio e Livigno, la Valle di Fraele, coi suoi laghi e corsi d’acqua. Porta d’ingresso alla valle sono le due torri medioevali a difesa dell’antica strada alpina che collegava la Valtellina all’Engadina, tanto che per attraversarle bisognava pagare un dazio di dodici denari per ogni carico trasportato.
All’interno della valle l’occhio può perdersi ad ammirare le sue bellezze naturalistiche, tra il lago naturale Scale, alimentato da sorgenti sotterranee, e i due laghi artificiali di Cancano. Numerosi sono i percorsi che qui si possono prendere e che conducono anche alla bellissima Val Müstair, nei Grigioni.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Luoghi, oggetti e status symbol di un passato iconico e nostalgico.
Le 10 cose che rivogliamo a Milano
Se Milano è sempre stata avanti rispetto al resto dell’Italia lo deve non solo al suo essere multitasking, innovativa e antesignana di molte fra le mode e tendenze che nascono in Europa e nel mondo. Spesso ciò è legato anche ad alcuni simboli storici, legati a un recente passato, che sono diventati un intramontabile marchio di fabbrica meneghino. E anche quando sono spariti, hanno lasciato una traccia indelebile nei ricordi di molti milanesi. Così, esattamente come per il casco dei bobby londinesi, la casquette di Montmartre, passando per luoghi, usi e costumi di tutta Europa, anche Milano ha visto eclissarsi buona parte dei suoi simboli anni’80 e ’90. Ripassiamoli assieme, con un pizzico di spensierata malinconia.
#1 La pubblicità in piazza Duomo
Credit: milano.corriere.it
Moderna, innovativa e super luminosa. Ve la ricordate, la pubblicità in piazza Duomo? Avvolti nella nebbia di una Milano da bere anni’80, i cartelloni al lato opposto alla facciata del Duomo erano un faro nelle notti di novembre e dicembre per colletti bianchi, turisti e passanti d’ogni dove. Con gli anni e pian pianino sono stati tutti dismessi, sparendo pressappoco come ha fatto la nebbia. I marchi storici più famosi? Sarti, Coca Cola e Cinzano.
#2 Il cappello dei Ghisa
credits: automoto.it
Avete presente la pubblicità del pennello Cinghiale di trent’anni fa? Ecco, parliamo proprio di quel tipo di vigile, il ghisa dalla divisa nera e cappello bianco. Il nomignolo deriva dal nome della stufa di ghisa il cui tubo richiamava la forma del celebre cappello, ma i copricapo bianchi dei vigili urbani (oggi polizia locale) sono un ricordo ormai lontano. A differenza delle multe. Su quello i vigili non sono cambiati di una virgola.
#3 La vecchia fiera di Sinigaglia
Credit: jgelati.com
Amatissimo mercato spalmato fra piazza XXIV maggio e la Darsena, la Fiera di Sinigaglia era un’oasi per gli amanti dell’antiquariato, del vintage e di oggetti provenienti da mezzo mondo.
È il più vecchio mercato delle pulci di Milano, risalendo infatti al lontano 1800. Dal 2014 è stato smembrato in due parti, restando dislocato sull’Alzaia Naviglio Grande e nel parcheggio FS di Porta Genova, ma gli aficionados lamentano la mancanza di quello storico: appuntamento fisso del sabato sui Navigli, la vecchia fiera di Sinigaglia era il fiore all’occhiello del quartiere di Porta Ticinese.
#4 I taxi gialli
credits: autonoleggioconaustica.taxi
La mitica scena di Pozzetto che ne “Il ragazzo di campagna” paga diecimila lire a un tassista per attraversare la strada resterà negli annali della filmografia trash anni ’80, ma il taxi di cui parliamo è proprio quello. I taxi gialli sono spariti da Milano e dal resto d’Italia a partire dal 1 gennaio 1993 e progressivamente rimpiazzati con il bianco, uno degli ultimi si è visto poco prima dell’Expo. Ma il giallo resta ancora vivo nei film, nei ricordi dei milanesi, e anche sulle emoticon di Whatsapp ☺
#5 Il Vivaio Riva
Uno dei fiori all’occhiello di Milano era il vivaio delle signore Riva, che hanno passato buona parte del loro tempo a far fiorire i loro eleganti giardini. Il Vivaio Riva è stato chiuso nel 2017, dato che da Palazzo Marino hanno deciso di non rinnovare la concessione, nelle mani dei Riva da cento anni almeno. Eventi e meeting culturali erano all’ordine del giorno presso questo giardino curato all’inglese, e inoltre l’ingresso era gratuito. Un vero peccato senza alcuna scusante, considerando che l’idea era di unire l’area al parco archeologico per realizzare il Colosseo alberato (idea poi non concretizzatasi) . Che dite, raccogliamo delle firme da girare alla Sovrintendenza?
#6 Il Gamba de legn
Milano-GambaDeLegn
Espressione milanese nata fra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento, Gamba de legn era il nome affettuoso dato alle locomotive a vapore delle prime linee tranviarie che sfruttavano la trazione meccanica a favore di quella equina. Il simpatico appellativo deriva dall’andatura zoppicante del tram e da una curiosa leggenda: pare che il primo addetto all’azionamento degli scambi manuali avesse una gamba di legno, come Long John Silver, perfido marinaio nel capolavoro immortale di Stevenson “L’isola del tesoro”.
L’ultima corsa di un Gamba de Legn avvenne nel lontano 1957, e oggi una delle locomotive è in bella mostra al Museo Leonardo da Vinci.
Impossibile ripristinarle nel sistema tranviario moderno, ma quanto sarebbe bello vederne ancora una?
#7 MTV anni ’90
Credit: ilcartello.eu
La TV musicale nata a New Work nel 1981 contribuì a diffondere in maniera esponenziale culture e subculture musicali da tutto il mondo, grazie ai videoclip, alle pubblicità innovative e a programmi fighissimi come Total Request Live. Arrivata in Europa nel 1987, si diffuse in Italia grazie a TELE + e possiamo dire che si tratta di un canale che manca non solo ai milanesi ma a tutta Italia, nonostante dagli anni 2000 abbia progressivamente ridotto il contenuto musicale a favore di programmi più infotainment. A farle da sparring partner, la piccola ma altrettanto amata Videomusic, emittente musicale privata sostituita da Telemontecarlo e chiusa definitivamente nel 1997.
#8 Il dialetto
Questo trova d’accordo assolutamente tutti. Sia i milanesi doc, sia i meridionali trasferitisi qui da tempo immemore che hanno fatto in tempo a impararne un pochino.
Ci sono addirittura delle associazioni che intendono preservare e salvaguardare il dialetto milanese e quelli lombardi, ma sappiamo bene che col passare del tempo sarà inevitabile adeguarsi a un mondo dove i dialetti saranno sempre più in disuso.
#9 Il Burghy
Meta dei paninari e dei ragazzi con bandana e giubbotto da jeans che sfrecciavano in moto da cross, il Burghy è stato molto più che un semplice luogo di ritrovo, ma un vero e proprio oracolo di sdoganamento del fast food americano in Italia. Fondato nel 1981 dalla catena supermercati GS, il primo Burghy fu proprio quello di piazza San Babila e con il tempo il marchio fu acquisito da Mc Donald’s. Per gustare gli sfiziosi panini arrivava gente a Milano da tutto il Nord Italia.
Un vero e proprio amarcord al sapore di carne di manzo.
Quanto sarebbe bello, per noi milanesi, vederne anche solo uno aperto per una notte?
#10 La sala giochi Astragames
Credit: retrogamingplanet.it
L’Astragames Milano. Ovvero, la regina delle sale giochi di tutta Italia, sotto il Cinema Astra, in corso Vittorio Emanuele (Duomo). Qui c’erano i videogames più imponenti, si tenevano le sfide più accese (che ogni tanto finivano in rissa) e si trovavano indubbiamente le ragazze più belle di Milano. Drink e bibite a volontà, casse automatiche di gettoni al cambio di 500 lire, gestori in gilet rosso e clienti in canotta e sigaretta: cartoline d’un’infanzia semi tamarra, ma assolutamente autentica, che non tornerà mai più.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Il brisket o punta di petto è un taglio di carne molto usato negli Stati Uniti, specialmente nei barbecue estivi. Va lavorato accuratamente con una marinatura a base di sale, zucchero di canna e spezie e poi cotto per almeno 12 ore a carbone o a legna. Dove assaggiare a Milano questa prelibatezza divenuta in breve tempo un vero e proprio must have per buongustai? Ecco qualche indirizzo.
Brisket, che passione: 5+1 locali dove mangiare texano a Milano
# Brisket. Dove il brisket è il protagonista assoluto del locale
lauracarlag IG – Brisket Milano
In zona Navigli un locale che ha fatto del brisket il suo punto di forza. Viene servito al piatto o come ripieno di Empanadas o ancora come piatto misto assieme ad altri tagli di carne. Corposa la carta dei vini e delle birre.
In Ripa di Porta Ticinese 65
# Chunk Milano. Brisket e cocktails
charlydisca IG – Chunk
Un locale accogliente con tavoli all’aperto che punta sull’accoppiata cocktails e carne. Qui non mancano il brisket e altri tipi di carni come pulled pork o black angus. Interessanti le proposte di vini naturali e birre artigianali.
In Ripa di Porta Ticinese 55
# El Galet, il brisket in cascina
elgalet_milano IG
Nella periferia est di Milano, il locale è molto conosciuto e frequentato da chi ha voglia di una pausa di relax e di gustare una cucina semplice e genuina. A parte il galletto che ha reso famoso il locale, c’è un ottimo brisket cotto a lungo e servito con salsa coleslaw a base di cavolo cappuccio e carote crude.
In via Privata Taverna 2
# Hogs American BBQ, Il vero BBQ americano
hogs_americanbbq IG
Locale semplice con bancone e sgabelli e qualche tavolo all’aperto in zona Solari e dove si trovano vari tipi di carni cucinati con il bbq americano e poi usati per farcire i panini. Il brisket è servito anche al piatto con salsa coleslaw o altre salse. Ricca la varietà delle birre.
In via Borgognone da Fossano 9
# Pit beef Milano, in tripudio di carni cucinate con il pit
olioterranera IG – Pitbeef
Il pit è uno strumento usato negli States per cucinare le carni a fuoco vivo di legna. Qui vi sono molte tipologie di carne e ovviamente anche il brisket cotto per 14 ore e servito con varie salse. Inusuale l’abbinamento con whisky.
In via G. De Castillia 7
# Ribs and beer. Il brisket di Lambrate
ribs_and_beer IG
In zona Lambrate, il locale propone un brisket cotto per 20 ore e servito con la classica salsa coleslaw o patatine fritte. Non mancano ribs, ossia costine di carne, manzo, alette di pollo, stinco e magnifici hamburgers. Notevole la selezione di birre.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
E’ una delle grandi mode dei nostri tempi. La città fast si fa slow. Nel cibo e nei movimenti. Più lento è, più bello è. Non bisogna però andare fino a Santiago di Compostela per godere a fare due passi. Da Milano in una giornata di cammino si possono raggiungere località stupende. Come queste.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Dalla paura all’amore: le 5 fasi emotive che vive chi si trasferisce a Milano
#1 La paura dell’ignoto. Ma la notte si sogna in grande
Credits: zingarate.com
Tra la decisione di trasferirsi a Milano e l’arrivo in città c’è un periodo che può andare da poche settimane a mesi. Un periodo che anche per i più coraggiosi è caratterizzato da una certa ansia. Può essere insicurezza o ansia da prestazione, che poi sono la stessa cosa. L’altra faccia della medaglia dell’ansia è l’eccitazione, l’energia che si prova davanti a una grande opportunità. E’ una fase in cui si organizza il trasferimento, si raccolgono informazioni nei gruppi social, si rinforzano contatti con chi vive a Milano, ciao ti ricordi di me ci siamo visti qualche estate fa mia sorella mi ha detto di scriverti eccetera eccetera. Si vive anche il magone di chi ti guarda come se dovessi emigrare dall’altra parte del mondo. Amici, famigliari. La notte si sogna in grande.
#2 L’arrivo in Centrale: vengono i brividi anche se è Ferragosto
Credits: blog.italotreno.it
Ok, si può arrivare anche in auto o in aereo. Ma l’arrivo più autentico per chi si trasferisce a Milano è la Stazione Centrale. Un luogo che racchiude in sé già tutto quello che ci si può attendere da Milano. L’entrata in qualcosa di immenso, che sembra ingoiarti, quando la si vede ancora sul treno, è un ammasso di ferraglia, spaventoso, terrificante. Quando si scende sui binari quello spazio gigantesco mette i brividi anche se è ferragosto.
Ma senti subito anche quella frizzante energia tipica di Milano che ti fa venire voglia di accelerare e di andare subito a destinazione. E poi le facce di una umanità infinita che arriva da ogni dove, le luci dei negozi, quel brusìo di fondo che non ti fa sentire mai solo. Ed è un attimo ritrovarsi già sulla metro che sembra proiettarti a razzo verso futuri successi.
#3 L’Odissea per la casa: il segreto? Accontentarsi (almeno all’inizio)
Credits: internazionale.it – Casa a ringhiera
Un fattore chiave a Milano è la questione casa. Spesso rappresenta lo scoglio principale per chi si trasferisce e non solo. A volte il problema si trascina per anni, passando da una soluzione a un’altra. Spesso la casa a Milano non diventa mai una soluzione definitiva, specie per i più giovani. La casa serve per imparare subito che a Milano bisogna sapersi accontentare, prima di spiccare il volo.
Una città generosa ma che le cose te le fa sudare, soprattutto all’inizio. E la casa può trasformarsi anche in un termometro della scala, così come in uno degli obiettivi da conquistare.
#4 La mentalità: il primo segnale di infatuazione
Milanesi
Qualche settimana per risolvere i problemi logistici e scatta quel qualcosa di magico. Inizi ad accorgerti di essere parte di qualcosa di più grande. Senti il dinamismo della città che ti spinge come una corrente. Ti ritrovi a pensare a progetti, a desideri, a cose da fare. Ma non solo.
Ti accorgi che sei parte di una mentalità comune. Una mentalità che unisce chiunque sia qui, non importa da quanto tempo o da dove: una mentalità fatta di voglia di fare e di rispetto per chi si dà da fare. Una mentalità che unisce tutti anche se valorizza la diversità e la specificità di ognuno. E’ il primo segnale dell’infatuazione.
#5 Milano è mia
foto di Andrea Cherchi (c)
L’infatuazione porta all’amore. Dopo aver visto che Milano in fondo non è così brutta, anzi, ti meraviglia ogni giorno con una bellezza improvvisa. E i milanesi non sono chiusi, anzi, sono sempre aperti con le persone nuove. I negozi, i bar diventano subito un’estensione della casa. E ogni angolo inizia a farsi famigliare. E in tutto questo senti crescere energia e progetti in testa, gli orizzonti si ampliano, ti lasci trasportare dal dinamismo, finché ti accorgi di provare amore.
Un amore che non è passione ma è qualcosa di intimo. L’amore di sentire in simbiosi con la città, come se lei fosse diventata un’estensione e un complemento della tua identità. E’ quel momento in cui inizi a sentire Milano non come il luogo in cui stai, ma come ciò che sei.
Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.
Quanto è grande la nostra città, in termini di popolazione?
Milano può essere considerata su tre livelli distinti: il Comune di Milano, che è il nucleo storico del territorio ambrosiano, la Città Metropolitana di Milano, che rappresenta la vecchia provincia, e infine c’è la cosiddetta Grande Milano. Quest’ultima comprende i comuni esterni all’area metropolitana, ricadenti in altre provincie e persino in altre regioni, ma facenti parte del territorio su cui Milano esercita un’influenza socio-economica determinante.
Il Comune di Milano conferma una popolazione di oltre 1,4 milioni di residenti, dopo la discesa durante gli anni della pandemia: alla data del 31 dicembre 2023 il sistema Statistico comunale riportava il dato di 1.417.597. Dentro questo numero sono compresi i milanesi-non-italiani (comunitari ed extracomunitari con regolare permesso di soggiorno). In Italia solo il Comune di Roma ha più abitanti.
Il Comune di Milano ha una popolazione superiore a quella di alcuni stati membri dell’Unione Europea: di due isole (Cipro e Malta) e di due altri Paesi del Centro-Nord Europa (Estonia e Lussemburgo). Ma le cose cambiano se si considerano gli abitanti di un’area più grande, come spesso accade per altre città d’Europa e del mondo.
Andiamo ora a guardare i numeri della Città Metropolitana di Milano. Qui le cifre si alzano di oltre il doppio: gli abitanti raggiungono i 3.242 224, in crescita dall’ultima rilevazione. Anche in questo caso, si piazza al secondo posto nel nostro Paese dopo Roma Capitale. In questo caso Milano si posiziona invece al sesto posto nell’Unione Europea.
I quattro stati membri UE – Cipro, Malta, Estonia e Lussemburgo – che abbiamo confrontato in precedenza con il solo Comune di Milano, messi insieme sono meno popolosi di tutta la Città Metropolitana milanese. Quest’ultima risulta avere più abitanti di altri tre stati membri UE, se presi singolarmente: le altre due Repubbliche Baltiche (Lituania e Lettonia) e la cosiddetta “Svizzera dei Balcani”, ovvero la Slovenia.
# La Grande Milano (Ocse): 8 milioni di Milano
Credits rogersmith87 – Area metropolitana Milano
Chiudiamo con la Grande Milano. Parliamo in questo caso di una vera e propria “regione metropolitana”, con intere parti della Lombardia, del Piemonte e dell’Emilia: la seconda area urbana nell’Unione Europea subito dietro a Parigi, dopo fuoriuscita di Londra. Secondo le stime dell’OCSE la popolazione supera gli 8 milioni di abitanti, il doppio di Roma.
Credits: Andrea Cherchi
Continuando il confronto con gli stati membri UE, la Regione urbana di Milano supera anche la Finlandia, l’Irlanda, la Danimarca, la Croazia, la Slovacchia, la Bulgaria.
# La Grande Milano non è solo un dato statistico ma un’esigenza perché la città diventi tra le protagoniste in Europa
La valorizzazione della componente demografica non è una “gara” fine a se stessa, bensì rappresenta la necessaria presa d’atto del proprio ruolo in Italia, in Europa e, dunque, nel mondo. Basti considerare un fatto: Londra ha chiesto a gran voce di avere uno status particolare, ai limiti dell’indipendenza. Londra è non a caso la prima regione metropolitana comunitaria ed è il vertice settentrionale della cosiddetta Blue Banana, ovvero quella fascia continentale più produttiva e popolosa, che ha il vertice meridionale proprio in Milano.
No, non è una gara fine a se stessa. È una vocazione ad essere protagonisti che ci lega precisamente a Londra, passando per il cuore d’Europa, e che dobbiamo difendere ed esaltare. Anche Milano e la sua area metropolitana devono avere uno status particolare.
Si tratta di casa Galimberti, progettata da Giovanni Battista Bossi e fatta costruire nel biennio 1903-1905 su incarico dei fratelli Galimberti.
E’ ritenuto uno degli esempi più brillanti del Liberty milanese grazie alle decorazioni disegnate dal Bossi. Al primo piano sono raffigurate delle formose figure femminili mentre negli altri piani vi sono motivi floreali che abbondano anche gli spazi interni. Ma la sua caratteristica non è solo l’estetica. Vediamo qualche curiosità che non tutti conoscono.
# Era anche un’avanguardia tecnologica. Ospitò anche i primi sussulti del futurismo
Quando fu costruito presentava delle caratteristiche di avanguardia per i tempi, come il riscaldamento centralizzato e l’ascensore, di cui a inizio Novecento erano dotati solo pochi palazzi. Nel 1923 Casa Galimberti ospitò una mostra d’arte organizzata dalla Famiglia Artistica Milanese, che presentava opere di figure di spicco del movimento futurista, come come Umberto Boccioni e Carlo Carrà.
# Sopra la Roggia Gerenzana, “occupato” dal Panino Giusto”
Credits Andrea Cherchi – Casa Galimberti
Anche se l’edificio è stato sottoposto a vincolo monumentale nel 1965, sorprende sempre il contrasto tra lo stile del palazzo con quello del Panino Giusto, catena di locali di grande successo della città.
Una curiosità: sotto l’angolo del palazzo passa la Roggia Gerenzana, che porta acque dalla Martesana a Rogoredo. Un tratto ancora scoperto lungo 20 metri è visibile nel cortile dell’edificio di via Spallanzani 10 (dove si trova la Unes).
Le regole per accedere e spostarsi con un veicolo a motore privato nel Comune di Milano potrebbero inasprirsi ulteriormente. Le nuove ipotesi sul tavolo a Palazzo Marino con le possibili date di attivazione e di restrizione del traffico.
Le Ztl di Milano verso nuove modifiche: Area B a pagamento e Area C più cara?
# Area B a pagamento? Le prime discussioni su tempi e costi
Telecamere Area B
Novità in vista per Area B? La zona a traffico limitato più grande d’Europa, in proporzione all’area cittadina, che coincide in pratica con l’intero territorio del Comune di Milano, potrebbe diventare a pagamento. Si sta iniziando a valutare quanto costerà il “ticket di ingresso” ma per ora non esiste nulla di certo. Per i tempi^? Anche in questo caso si possono fare alcune ipotesi. Per attivare il servizio ci vogliono almeno 6 mesi e quindi si andrà almeno al 2025. Attualmente le 188 telecamere che monitorano gli accessi, attive dal lunedì al venerdì dalle 7.30 alle 19.30, sanzionano i veicoli con motorizzazione fino a Euro 2 benzina e Euro 5 diesel.
Non solo ticket eventuale. Quello che è certo è che le regole sono destinate a diventare ancora più stringenti in Area B, anche se molti cittadini tirano un respiro di sollievo: le date delle nuove regole di accesso sono state infatti posticipate. Nel dettaglio:
slitta al primo ottobre 2025 il divieto e circolazione, anche per Area C, per moto e i ciclomotori alimentati a miscela (motore a due tempi) Euro 2, a gasolio Euro 2 e a benzina (motore a quattro tempi) da Euro 0 a Euro 1;
prorogato al 30 settembre 2028 l’introduzione del divieto di circolare per i veicoli diesel Euro 6, invece che dal 30 settembre 2024 per diesel Euro 6 A-B-C (se acquistati dopo il 31 dicembre 2018) e dal 30 settembre 2024 per auto e veicoli di trasporto di cose alimentati diesel Euro 6 A (se acquistati dopo il 31 dicembre 2018) e diesel Euro 6 B-C (se acquistati dopo il 30 settembre 2019)
Novità in arrivo anche per Area C.
# I nuovi divieti di Area C
Anche in questo caso slittano i nuovi divieti. In Area C non potranno più accedere e circolare ma solo dal primo ottobre 2028 i diesel:
Euro 6 A-B-C, i taxi e Ncc (fino a 9 posti);
Euro 6 A-B-C (se acquistati dopo 31 dicembre 2018) e veicoli trasporto cose (N1);
Euro 6 A (se acquistati dopo 31 dicembre 2018);
diesel Euro 6 B-C (se acquistati dopo il 30 settembre 2019).
# La tariffa di Area C potrebbe salire fino 10 euro, in futuro forse anche per le auto ibride ed elettriche
Area C
L’Area C, che si estende su tutto il Municipio 1, è controllata da 43 telecamere e presenta gli stessi orari di funzionamento e gli stessi divieti alla circolazione di Area B. Il primo temuto incremento è arrivato passando da 5 a 7,50 euro, al momento sono esentate dal pagamento sono le auto elettriche e ibride con emissioni di CO2 inferiori a 100 g/km, mentre i residenti beneficiano di 50 transiti gratuiti annuali: poi il costo per loro è di 3 euro al giorno. In futuro, secondo l’obiettivo dichiarato dall’amministrazione di ridurre la congestione e l’inquinamento rafforzato dal recente Piano Aria e Clima di recente approvazione, accedere in centro potrebbe diventare ancora più costoso e colpire anche i più virtuosi.
Tra le proposte della maggioranza, con un ordine del giorno all’inizio del 2024, ci sono infatti:
incrementare ulteriormente il ticket di ingresso a 10 euro;
far pagare anche tutti i veicoli ibridi ed elettrici;
estendere l’arco temporale di attivazione delle telecamereoltre l’intervallo attuale 7.30-19.30.
Tra le novità probabili entro la fine del 2024 c’è l’attivazione di Area C anche nel fine settimana, esclusi i residenti che il sabato e la domenica continueranno ad accedere.
# Stop alle auto nel Quadrilatero allargato da settembre 2024, in futuro altre aree della città
Ztl centro
Una certezza è invece la chiusura al traffico di auto private nel super centro, corrispondente al Quadrilatero della Moda e altre vie limitrofe tra Corso Matteotti e Corso Vittorio Emanuele. Si parte da settembre 2024, con telecamere installate nel perimetro dell’area per sanzionare i trasgressori, e possibilità di accesso solo a: residenti proprietari di box o garage e a chi parcheggia nelle autorimesse della zona, oltre a mezzi di servizio e di trasporto pubblico e privato, come taxi e Ncc, e fornitori autorizzati. Per il primo anno di attivazione della nuova Ztl, attiva tutti i giorni H24, sono concessi 15 minuti di tolleranza per il transito delle auto, per trovare parcheggio, con le autorimesse obbligate a dotarsi di un sistema di prenotazione del posteggio.
Da settembre 2024 pare che dovremo dire addio alla storica stazione di Porta Genova. Il destino ormai è segnato, ma quali sono i motivi alla base di questa decisione? Eccoli spiegati in questo video.
Alcune pessime consuetudini sono dure a morire in Italia. Tra queste resiste quella di trascorrere buona parte delle vacanze tutti nel mese di agosto.
Per gli indecisi e i ritardatari tuttavia, ci sentiamo di suggerire alcune mete da evitare assolutamente per diversi motivi tra i quali anche il rischio di incontrare tanti altri milanesi più o meno imbruttiti…
Luogo incantevole ma costosissimo e affollatissimo, tutta la costiera viene presa da assalto: circolare per le strette strade scoscese ad agosto è un’esperienza da bolgia dantesca.
#2 Salento
Lido Maldive del Salento – @manumec94 IG
Diciamolo francamente: non ne possiamo più nemmeno di sentirlo nominare. Fino ad una ventina di anni fa poco considerato è diventato una delle zone maggiormente frequentate d’ Italia. Da quando Vespa adoratore di Padre Pio e megafono dell’Istituto luce ha insediato la sua azienda vinicola in una masseria e la Meloni ha organizzato la sagra del G7, questo luogo da cartolina anni ’70 ci è venuto ancora più a noia. Spiagge strapiene, case abusive, terrazze affittate a prezzi folli a orde di ragazzini ubriachi e strafatti…
Tutta la Liguria vista la notoria ospitalità dei liguri andrebbe evitata sempre. Se a questo aggiungiamo le interminabili code lungo la tortuosa e costosissima autostrada, le microscopiche asfittiche spiagge polverose pienissime di villeggianti, le auto, le strade e i palazzoni tipici delle periferie di Milano e Torino ci domandiamo cosa ci si vada a fare. Tanto poi si finisce a non riuscire a camminare a causa della ressa, a spendere un sacco di soldi per ombrellone, ristoranti, e infine impazzire per parcheggiare in una regione che ha la vitalità di una RSA.
#4 Israele – Palestina
Ri_Ya- pixabay – Gerusalemme
Luoghi ricchissimi di storia, ma lacerati da governanti rimasti fuori dal tempo.
#5 Ucraina
pixabay-nextvoyage – Ucraina
Come sopra. Anche se forse meno affascinante.
#6 Costa Smeralda
nicolamonti1984 IG – Costa Smeralda
Costosissima, affollata, piena di personaggi egocentrici che ostentano ricchezza o fingono di possederla. Luogo che di sardo oramai ha davvero poco se non il bel mare.
#7 Bellagio
Ph. @linds.waddell IG
Il lago di Como è un luogo proprio ameno e piacevole, bello in tutte le stagioni ma in agosto è davvero pieno di turisti soprattutto Bellagio che diventa sovraffollata.
#8 Albania
Albania__ufficiale IG – Saranda
Diventata oramai molto di moda grazie alla leggenda dei prezzi bassi si sta rivelando con il tempo una fregatura. Litorale molto corto, spiagge piene,prezzi che continuano a salire tanto da essere sempre più uniformati ai nostri, strade ancora non al meglio, scadente connessione internet e… troppi italiani!
#9 Marrakech
Wendelsteiner-pixabay- Marrakech
Di giorno un caldo che fa soffocare quasi più dell’insistenza dei marocchini nel volerti rifilare qualsivoglia cianfrusaglia. Città che in agosto è assediata da turisti da tutto il mondo e che diventa un enorme caos. Marrakech non manca certo di interesse, ma la piazza Jamaa el Fna è oramai solo un grosso set per i selfie come un enorme luna park.
#10 Santorini
Credits Russell_Yan-pixabay – Santorini
Le isole greche sono tutte affollate in agosto, soprattutto Mykonos terra promessa per il turismo gender fluid, ma Santorini le batte tutte per quanto riguarda l’affollamento: da villaggio arroccato su di una piccola isola visitato da poche migliaia di turisti ogni anno negli anni ’60 “ ai milioni dei nostri giorni. Camminare per i suoi vicoli è praticamente impossibile, i prezzi sono proibitivi e l’immagine della Grecia diventa solo un brutto ricordo.
Celebre la foto raffigurante un ingorgo sull’A7 postata sul profilo Instagram di Mugugno Genovese, pagina satirica di riferimento della comunità genovese che conta oltre 89mila follower, sotto cui sono comparsi una serie di commenti al vetriolo contro milanesi e lombardi, colpevoli – secondo tali signori – di contaminare con i loro miasmi le loro amate terre. Tra i commenti più benevoli figuravano “Milanesi flagello di Dio” e “che non vengano a impestarci” mentre i più splatter e acrimoniosi annoveravano un “Come vi odio” fino a “Organizzerei uno sterminio, chi si vuole unire?”.
# Le leggendarie scazzottate tra liguri e lombardi
La vocazione turistica della Liguria è da sempre inversamente proporzionale ai propri gloriosi passati marinari e alla bellezza dei pini marittimi che dipingono di verde le acque del suo mare. A differenza dei romagnoli, che col loro proverbiale sorriso riuscirebbero a far apparire l’Idroscalo come i Caraibi, gli abitanti della regione a forma di sorriso rovesciato sono per tradizione restii all’accoglienza e alla valorizzazione delle proprie risorse naturali. Ostili e aspri per conformazione geografica, stretti come sono tra mare, coste risicate e monti dall’accesso impervio, attraversati da cavalcavia e bucati da infinite gallerie, i liguri (con l’eccezione dei genovesi) rivelano un carattere più montanaro che marittimo, hanno spesso il broncio e sembrano disprezzare chi contribuisce, con le proprie ricchezze, a oltre il 20% del PIL regionale, inclusi i “bauscia” che da generazioni rimpolpano l’IMU locale con le loro seconde case.
Credit: liguria24.it
Dagli anni del boom economico la Liguria, per bellezza e prossimità geografica, è meta di elezione dei milanesi che – riluttanti per DNA a rimanere in città nei fine settimana – hanno lì stabilito la propria enclave, riproponendo in chiave balneare le stesse dinamiche e gli stessi tic urbani, per ritrovarsi tra loro e riposarsi dalle fatiche lavorative.
E la rivalità tra liguri e lombardi non è storia dell’ultima ora: leggendarie furono le scazzottate tra i rampolli della dolce vita milanese e gli energumeni e pallanuotisti locali al celebre Covo di Nord Est nella Portofino degli anni ’80, ed è quasi scientifica la predisposizione delle forze dell’ordine del Golfo del Tigullio e delle Cinque Terre a lasciare le multe sui parabrezza delle auto targate Milano prima che di quelle intestate ai propri cittadini.
# Si odia nel milanese quello che il ligure non è stato in grado di valorizzare della sua terra
Ma al di là delle considerazioni di folclore, questa acrimonia e ruvidità dei liguri per i “foresti” lombardi potrebbe trovare giustificazione in una sorta di rimpianto tardivo per non aver saputo loro stessi tutelare meglio le proprie risorse, per aver svenduto il proprio territorio in cambio del vil denaro, per aver permesso tra gli anni ‘50 e ‘60 uno sfruttamento edilizio scriteriato e selvaggio e la conseguente devastazione ambientale. Da qui il termine “rapallizzazione”, neologismo coniato anni fa ancor prima del celeberrimo “ecomostro” e ancora oggi incluso nei principali dizionari per indicare il fenomeno verificatosi in numerose zone turistiche d’Italia a seguito del boom economico.
E’ importante, mentre strappiamo un morso a una fugassa grondante formaggio di fronte a un tramonto mozzafiato nella Baia del Silenzio, riconoscere le vere ragioni storiche di questa indolenza e ruvidezza, ma nel contempo auspicare che questa regione riesca a scrollarsi presto di dosso questa fama odiosa e a valorizzare meglio le proprie risorse e potenzialità inespresse. Scenette come “belin mi spiace, ma la cucina è chiusa” alle 21:45 di metà luglio sono inaccettabili nel 2024.
Le dichiarazioni dei redditi per il 2023, pubblicate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), rivelano come sono distribuiti i redditi nei principali centri italiani e nei diversi quartieri, identificati dai codici di avviamento postale. Milano si conferma la città più ricca d’Italia: in 11 zone viene superata la media cittadina e solo una è al di sotto di quella nazionale. Scopriamo quali sono i quartieri più ricchi e quelli più poveri della città.
La classifica dei quartieri più ricchi di Milano: gli ultimi dati
# La top 5 dominata dal Municipio 1: il CAP 20121 vicino ai 95.000 euro
skytg24 – Quartieri più ricchi di Milano
Dagli ultimi dati diffusi dal Ministero dell’Economia e Finanza si conferma ancora una volta Milano la città più ricca d’Italia. Il reddito medio lordo da lavoro dipendente è pari a circa 35.282 di reddito pro capite euro pro capite, sulla base delle dichiarazioni dei redditi del 2022, contro la media nazionale di 22.806 euro.
Osservando i dati delle singole zone al primo posto indiscusso c’è il CAP 20121, dove si trovano Brera, Quadrilatero della Moda, Moscova e Castello Sforzesco, con un reddito medio dichiarato di 94.369 euro. Risulta essere anche la più ricca d’Italia.
In seconda posizione il CAP 20145, Citylife, Porta Magenta e Corso Sempione fino al limite con l’Arco della Pace, con 83.767 euro.
Chiude il podio, ancora nel Municipio 1, il CAP 20123 che comprende Magenta, Sant’Ambrogio, San Vittore, Cinque Vie con 74.332 euro.
Al quarto posto l’ultima porzione del Municipio 1: il CAP 20122 con 59.923 euro euro dove troviamo Quadronno, Guastalla, Porta Monforte, Borgogna e luoghi iconici quali Piazza del Duomo, il Tribunale, il Policlinico, l’Università Statale, la Torre Velasca.
Al quinto posto il CAP 20129 dei quartieri di Risorgimento e Tricolore e lambito da quelli di Porta Venezia, Centrale e Città Studi con 56.142 euro.
# In 11 zone si supera la media cittadina
Cap 20149
Scorrendo la top ten, ancora sopra i 50.000 euro, per l’esattezza 54.764 euro, c’è il CAP 20149 (Portello, Fiera, De Angeli e Buonarotti), che rispetto alla rilevazione precedente inverte la posizione in classifica con il CAP 20129, e il CAP 20124, Buenos Aires – Venezia, Centrale, Isola, Stazione Centrale, con 51.433 euro. A seguire il CAP 20144, Giambellino, Magenta – San Vittore, Navigli, Porta Genova, Tortona, Washington, con 48.320 euro. Sopra i 40.000 euro anche il il CAP 20154, Porta Tenaglia, Porta Volta e Monumentale e il CAP 20135, Guastalla, Porta Romana, Porta Vittoria, XXII Marzo, rispettivamente con 44.628 euro43.635 euro.Altre nove zone sono invece sopra i 30.000 euro, di cui uno sopra la media cittadina.
# Il più povero è Quarto Oggiaro con 18mila euro: oltre 5 volte in meno rispetto al più ricco
Credits Andrea Cherchi – Quarto Oggiaro
Nella parte più bassa della classifica dove ci sono i quartieri con il reddito medio dichiarato più basso, sotto i 24.000 euro annui, troviamo gli stessi del 2023 anche se qualche cambiamento di posizione:
20161 (Affori, Comasina, Bruzzano) con 23.819 euro, dalla quartultima alla sestultima
20153 (Quarto Cagnino, Quinto Romano) con 23.713 euro
20156 (Bovisa, Villapizzone) con 23.602 euro, dalla sestultima alla quartultima
20132 (Cimiano, Cascina Gobba) con 23.424 euro
20152 (Sella Nova, Baggio, Muggiano) con 23.319 euro.
Tutti restano, comunque, sopra i 23mila euro medi. L’unica eccezione è il CAP 20157 che comprende Quarto Oggiaro a nord del capoluogo lombardo: 18.508 euro, oltre cinque volte in meno rispetto al CAP 2021 di Brera e Quadrilatero della Moda, oltre ad essere l’unico sotto la media nazionale.
# 5 comuni lombardi nella top ten dei più ricchi d’Italia, Milano compresa
skytg24 – Comuni ricchi Italia
Se Milano con i suoi quartieri mantiene il titolo di prima delle classe tra le grandi città, la vera sorpresa sono i comuni nella provincia e nella regione. La Lombardia ne piazza infatti ben 5 in top ten. Dietro a Portofino, in salita dal quinto al primo posto con 90.609 euro, e a Lajatico in provincia di Pisa, con 52.995 euro pro capite, c’è Basiglio che scivola in terza posizione con un Irpef medio 49.523 euro.
A completare la top five ci sono Briaglia (CN) con 43.474 euro, in ascesa verticale di 1.039 posizioni rispetto al 2021, e Cusago (MI) con 39.813 euro. Nella top ten anche Torre d’Isola (PV) con 36.865 euro, Bogogno (NO), Segrate (MI) con 35.783 euro e Pino Torinese (To). A chiudere Milano con 35.282 euro, unica città capoluogo, che con la sua zona più ricca, quella del centro storico (CAP 20121), con 94.369 euro sarebbe in vetta anche davanti a Portofino.
Scendendo fino alla 20esima posizione troviamo anche Arese, Galliate Lombardo e San Donato Milanese.
adventurerstephyliu.com - L'uomo che vive in un aereo abbandonato
Il suo sogno per la pensione: vivere in un aereo. Lo ha realizzato. Chiunque può visitarlo, purché rispetti una sola condizione.
L’uomo che vive in un aereo nel bosco (immagini)
# Il sogno di Bruce Campbell di vivere in una casa unica nel suo genere
Bruce Campbell è un ex ingegnere elettrico americano e aveva un sogno particolare per la sua pensione: vivere in un aereo. Per qualcuno potrebbe sembrare un’idea stravagante, ma non per lui, che già abitava in una casa mobile e desiderava fare un passo ulteriore, seguendo la sua convinzione che “un aereo non dovrebbe mai essere demolito”.
Molti aerei che non possono più volare vengono smantellati e distrutti, si stima che ne vengano demoliti circa tre al giorno. Tuttavia, Bruce vede questi aerei come “opere magistrali di scienza aerospaziale”, resistenti e durevoli, capaci di resistere a tempeste e terremoti. Per questo motivo, ha deciso di ristrutturarne uno e trasformarlo nella sua abitazione, anche se lo spunto è arrivato da un’altra persona che lo ha preceduto: Jo Ann Ussery.
# Il primo è stato Jo Ann Ussery, l’estetista del Mississippi che ha vissuto in vecchio Boeing 727
Dopo aver perso la sua casa in un incendio, Jo Ann Ussery, prima di Bruce, decise di vivere in un aereo. Estetista di Benoit, Mississippi, ha seguito il suggerimento del cognato controllore del traffico aereo acquistando negli anni ’90 un vecchio Boeing 727 destinato alla demolizione. Poi lo ha trasportato su un terreno di sua proprietà e lo ha ristrutturato in sei mesi, svolgendo la maggior parte del lavoro da sola per una spesa di circa 30mila dollari, pari a 60mila attuali. Il risultato è stato una casa funzionale di oltre 140 mq, con tre camere da letto, due bagni e persino una vasca idromassaggio. Ci ha vissuto dal 1995 al 1999, quando il velivolo è stato irrimediabilmente danneggiato durante un trasloco. Ma torniamo a Bruce.
# Per sei mesi Bruce all’anno vive in un vecchio Boeing 727-200, nel bosco, appartenente un tempo alla compagnia aerea di Onassis
Tutto inizia casualmente proprio nel 1999 quando Bruce, seguendo quanto fatto da Jo Ann, decide di acquistare un vecchio Boeing 727-200 abbandonato in un aeroporto per 100mila dollari. Solo in seguito scoprì che era appartenuto alla Olympic Airways in Grecia ed è stato persino utilizzato per trasportare i resti del magnate proprietario della compagnia aerea, Aristotele Onassis.
Spende ulteriori 92mila dollari per trasportarlo nella foresta vicino a Portland, la città più grande dell’Oregon, dove ha deciso di vivere. Questo terreno è lo stesso che aveva acquistato con i primi guadagni e dove aveva vissuto in una casa mobile. Bruce ha dedicato 15 anni di lavoro continuo e circa 220mila dollari per trasformare l’aereo nella sua abitazione. Al valore attuale sarebbero circa 380mila dollari. Oggi vive lì per sei mesi all’anno, mentre il resto del tempo lo trascorre in un appartamento a Miyazaki, una città nel sud del Giappone con clima subtropicale.
# Nella casa-aereo c’è (quasi) tutto quello che serve per vivere
thepillow – Cucina
L’interno dell’areo è rimasto in linea di massima uguale a come Bruce l’ha trovato, purtroppo quello del vecchio 707 “davvero orribile rispetto agli standard moderni” come ha dichiarato qualche anno fa, salvo che per alcuni interventi necessari a renderlo abitabile.
L’interno si presenta come un unico e lungo ambiente che ricrea tutti gli spazi di una vera casa. La cucina è dotata di un mobile usato come dispensa, un fornetto, un forno a microonde, un tostapane e un frigorifero con freezer. C’è un divano che funge da letto, un’area lavanderia con lavandino e lavatrice, e un tavolo da lavoro dove ripara computer e altri dispositivi elettronici.
usatoday.com – Doccia Bruce
Nella carlinga, la parte anteriore della fusoliera, si trova un bagno con box doccia, mentre il WC è quello originale dell’aereo.
usatoday.com – Cabina Bruce
La cabina di guida è stata trasformata in una stanza per la lettura, offrendo un luogo tranquillo dove godersi un buon libro.
# Manca il riscaldamento e la spesa la fa ogni 3 mesi
thepillow – Divano letto con coperta riscaldata
L’unica cosa che manca è il riscaldamento. Durante l’inverno, la temperatura interna varia tra zero e cinque gradi centigradi, nonostante l’uso di una stufetta. Per dormire, Bruce utilizza una coperta riscaldata e trascorre molto tempo sotto di essa nei periodi più freddi.
Per risparmiare tempo, denaro e ridurre gli spostamenti, Bruce fa la spesa ogni tre mesi, acquistando principalmente lattine, prodotti in scatola e surgelati.
# È possibile per chiunque fargli visita
staceyship 33 IG
Chiunque desideri può fargli visita. Basta contattarlo tramite il suo sito web e email per richiedere un incontro e visitare la sua casa. C’è solo una regola da rispettare: si entra scalzi e si indossano le ciabatte fornite all’ingresso.
A Milano si va a vivere qui: il quartiere che ha aumentato di più gli abitanti
# +50% in vent’anni
Secondo i dati dell’Istat (Istituto Nazionale di Statistica), il quartiere di Milano che ha registrato la maggiore crescita demografica negli ultimi anni è stato quello di Porta Nuova-Isola-Garibaldi.
Non è certo una sorpresa. Si tratta del quartiere simbolo della trasformazione urbana di Milano, passando in pochi anni dalle macerie delle Varesine a rivestire il ruolo della city, co grattacieli, uffici e residenze di lusso.
Secondo i dati dell’Istat, la popolazione del quartiere è aumentata del 48,4% tra il 2001 e il 2021, passando da poco più di 8.000 abitanti a oltre 12.000. Si tratta di un quartiere che presenta diverse curiosità. Come queste cinque.
#1 Il monumento più osceno di Milano?
Un uomo nudo in bronzo e acciaio inox proteso in avantie scolpito nei minimi dettagli, compreso l’apparato genitale. Posizionato nel 1983 nei giardini di Piazza Einaudi, è in bella mostra sul manto erboso a lato del parterre pedonale di Viale della Liberazione. Intitolata “Condizione Umana” e realizzata da Agenore Fabbri, la scultura rappresenta la figura drammatica di un uomo nudo martoriato da profonde ferite nell’atto di liberarsi da barre d’acciaio che lo imprigionano. Una raffigurazione che simboleggia le difficoltà dell’uomo nel contrapporsi alle limitazioni della libertà e dell’autorealizzazione imposte dalla società.
#2 Il “Ponte Vecchio” di Milano
Ogni giorno migliaia di automobili passano sotto questo colosso caduto in disuso per tanto tempo che si staglia come un ponte sopra Melchiorre Gioia. Su questo punto di via Melchiorre Gioia, fino agli ’60 scorreva il Naviglio della Martesana. L’obiettivo del palazzo, conosciuto anche come Pirellino, era farne un polo terziario posto a nord del centro cittadino, fra le due importanti stazioni ferroviarie Centrale e Garibaldi, più agevole da raggiungere considerata la congestione del centro cittadino con il traffico delle auto. Una posizione strategica tra la Stazione Centrale e la vecchia stazione di Porta Nuova.
#3 A Porta Nuova furono realizzati i primi Grandi Magazzini d’Italia
I primi grandi magazzini in Italia furono le Aux villes d’Italie, aperte dai fratelli Bocconi in via Tommaso Grossi a Porta Nuova. Nel 1917 Alle città d’Italia, nel frattempo il nome era stato italianizzato, vennero acquistati da Senatore Borletti e fusi con i Magazzini Vittoria, dando vita a “La Rinascente”.
#4 Il Nido Verticale, la nuova icona dello Skyline di Milano
Credits Andrea Cherchi – Nido Verticale da Melchiorre Gioia
Questo nuovo grattacielo comprende 23 piani fuori terra e 3 piani interrati, per una superficie totale di 31.000 mq e un’altezza complessiva di 125 metri. Ma è la sua forma, scelta dal progettista Mario Cucinella, a lasciare un segno indelebile nella città: la geometria a rete della sua facciata non è altro che una metafora del sistema che caratterizza le relazioni e la società contemporanea. La facciata è stata infatti realizzata con pilastri curvilinei in legno che, incontrandosi in un determinato punto, formano uno scenografico nido verticale. I materiali utilizzati per la costruzione sono il vetro, legno e cemento. I lavori sono iniziati nel 2017 e il grattacielo è stato completato nella forma e nella struttura, così come nel rivestimento esterno, nei mesi scorsi. Gli ultimi aggiornamenti vedono completata la passerella che corona il grande oblò sulla cima della torre. In cima ci sarà uno Sky Restaurant che dominerà su Milano.
#5 La casetta nel grattacielo
Credits: ilcinemadelcarbone.it
In Porta Nuova c’è anche una casa rimasta intrappolata in un grattacielo. Stiamo parlando della Casetta Verde di via Bellani, inglobata nel grattacielo della Regione Lombardia. Sono 14 i condomini residenti all’interno di questa costruzione che tutt’a un tratto si ritrovò stretta su tre lati dalle braccia dell’incombente Palazzo Lombardia. In realtà si fece di tutto per fare mandare via i condomini, lasciando spazio così al grattacielo: inizialmente venne proposta una valutazione di 4500 euro al metro quadro, poi una permuta con appartamenti di pari superficie e nella stessa zona. Ma le famiglie rifiutarono l’offerta, affezionati alla loro abitazione. Che ora rimane come un simbolo della Milano che sopravvive nel cambiamento.
A maggio 2023 sono stati fatti i primi test notturni, con i nuovi mezzi previsti in servizio nei mesi successivi. Da allora è trascorso un intero anno ma nessuno ha iniziato a circolare sui binari. Queste le ragioni.
I Tramlink bidirezionali: che fine hanno fatto i nuovi tram milanesi?
# Le caratteristiche dei nuovi mezzi su rotaia
Fonte ufficio stampa Atm – Il nuovo tram Atm Tramlink al deposito Precotto
Il nuovo tram di Milano si distingue per la caratteristica livrea giallo Milano. Sono due i modelli approvati, quelli lunghi 25 metri con tre carrozze e quelli lunghi 35 metri con cinque. Per i primi è stato fatto un ordine nel 2019 di 80 mezzi, di cui 60 già acquistati, con un secondo accordo firmato a giugno 2023, che prevede la fornitura di un massimo di altri 50 tram, ne sono stati ordinati 14 veicoli ad alta capacità.
Progettati per resistere efficacemente alla corrosione, a bordo è installato un sistema di videosorveglianza con 10 telecamere interne monitorate dalla centrale Security di Atm, un sistema di infomobilità in tempo reale e schermi che indicano fermate, percorso e informazioni sulla mobilità cittadina. Inoltre, sono disponibili prese USB per ricaricare gli smartphone e un sistema di climatizzazione.
Il “Tramlink” è dotato di un pianale ribassato per garantire massima accessibilità e sarà il primo tram urbano bidirezionale di Milano. Questa caratteristica permetterà l’inversione di marcia in caso di necessità e consentirà di realizzare nuovi capolinea occupando meno superficie, eliminando la necessità di costruire l’anello di binari.
# A maggio 2023 le prime prove tecniche notturne per il nuovo tram, poi il silenzio
Fonte ufficio stampa – Prove in linea notturne tram Tramlink alla fermata
Sono trascorsi oltre 365 giorni dalle prime prove tecniche notturne del nuovo “Tramlink”. La vettura numero 7201, parte del parco degli 80 tram di nuova generazione prodotti nello stabilimento Stadler di Valencia, ha iniziato a circolare sui binari cittadini a maggio 2023. I test sono necessari per misurare le prestazioni e le funzionalità dei sistemi di controllo di guida e di sicurezza, mentre di girono vengono effettuati check up a 360 gradi con verifiche a tutti i dispositivi elettronici e meccanici. Fino ad oggi però nessun mezzo è entrato in servizio.
# Attesi nell’estate 2023, ma questi intoppi ne hanno fermato la messa in servizio
ufficio stampa ATM
I nuovi tram avrebbero dovuto circolare già nell’estate 2023, poi a ottobre 2023 e infine entro l’ultimo mese dell’anno. Perchè possano viaggiare è necessaria la percorrenza di 5.000 km senza guasti come richiesto da Ansfisa, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali, e tutte le autorizzazioni del caso. Queste ultime paiono esserci tutte ma alcuni problemi tecnici hanno bloccato al momento la messa in servizio dei Tramlink, a quanto pare la difficoltà di trazionesul cavalcavia Grassi con la vettura rimasta ferma in salita per mancanza di corrente, come spiegano nel gruppo facebook “I tram di Milano”. Nello specifico si sarebbe verificato un “calo di tensione in linea che avrebbe attivato le “sicurezze” sulla trazione”.
# Dove dovrebbero iniziare a circolare
Fonte ufficio stampa – Prove in linea Tramlink
I tram di nuova generazione andranno progressivamente a rimpiazzare tutti quelli più datati, eccetto le 125 storiche vetture Carelli, per migliorare l’accessibilità e il comfort della rete milanese ma di quella extraurbana. Dei primi 80 mezzi previsti, infatti, 18 verranno impiegati sulla futura metrotranvia Milano-Seregno FS in costruzione.
Se i problemi si risolveranno sarà la linea 31, che collega la fermata di Bicocca M5 al Comune di Cinisello Balsamo, la prima dove entreranno in servizio.
Sul tratto milanese dell’A4 è stata introdotta la quarta corsia dinamica per rendere il traffico più scorrevole. In altre parti del mondo si sta diffondendo un’altra novità: le preferenziali a pagamento. Come funziona il sistema e chi vuole portarle in Italia.
In arrivo anche in Italia l’ultima novità delle autostrade: le preferenziali a pagamento
# Le corsie preferenziali a pagamento: per risparmiare tempo
metroexpresslanes.net – Express lanes
Mentre sul tratto milanese dell’A4, utilizzato dai milanesi come tangenziale, è stata introdotta la quarta corsia dinamica, in altre parti del mondo si stanno diffondendo le corsie preferenziali a pagamento in autostrada, per agevolare chi ha fretta di spostarsi in auto. Negli Stati Uniti d’America ad esempio dove le autostrade si chiamano freewayperché tutte gratuite, tranne qualche eccezione, ci sono alcune corsie riservate. Nonostante le autostrade americane siano molte larghe, sono spesso soggetto a ingorghi, Los Angeles è tra le città più congestionate, e per questo sono presenti:
Carpool lane, dedicate a veicoli con almeno due o tre persone a bordo e si incorre in sanzioni salate se si viene fermati da soli;
Express lane, corsie chiuse al centro percorribili sono pagando un pedaggio tramite sistemi simili al nostro telepedaggio.
Queste ultime potrebbero presto arrivare nel nostro Paese.
Umberto Tosoni CEO di Astm, gruppo industriale attivo nella gestione di reti autostradali in concessione, spiega come l’intenzione della società da lui presieduta sia di introdurre anche in Italia le “express lanes” in quanto rappresentano una significativa innovazione nel traffico autostradale. Il modello è apprezzato dai pendolari che possono così spostarsi velocemente, in particolare da professionisti e imprenditori disposti a pagare una tariffa per risparmiare tempo prezioso.
# La “Tangenziale Esterna di Milano” primo banco di prova?
Credits 7giorni.info – Mappa TEEM
Astm, controllata per il 50,5% dalla famiglia Gavio e per il 49,5% da Ardian, ha acquisito il controllo completo della Tangenziale Esterna di Milano. Tra le tangenziali milanesi non è la più trafficata, potrebbe però essere il primo banco di prova, essendo di proprietà del gruppo autostradale, per sperimentale le preferenziali a pagamento anche in Italia?
Massimo Nardino Fb - Concerto Vigorelli Beatles 1965 e oggi
Spopola sui social la foto collage di quattro amiche ritratte oggi nella stessa posa di quando erano andate da ragazzine al concerto dei Beatles al Vigorelli. Con l’occasione fioccano i ricordi di chi era presente a un evento storico per Milano. Era il 1965. Milano era così.
Come quando a Milano c’erano i Beatles: ieri e oggi. Foto e ricordi dei milanesi
# Chiediamo a loro chi erano i Beatles
Massimo Nardino Fb – Concerto Vigorelli Beatles 1965 e oggi
24 giugno 1965, Velodromo Vigorelli. Un evento storico per Milano, per l’Italia, era la prima volta che i Beatles si esibivano nel nostro Paese, e per i fan di una delle band musicali più amate della storia. A ricordare quella magica data per i milanesi è una foto che circola in rete di quattro spettatrici, nella stessa posizione il giorno del concerto e ai giorni nostri, con il nome sulle braccia dei Fab Four di Liverpool: Paul McCartney, John Lennon, George Harrison e Ringo Starr.
# I commenti dei milanesi presenti al concerto
wikipedia.org – Beatles in concerto al Velodromo Vigorelli nel 1965
I Beatlessuonarono per poco più di mezz’ora il pomeriggio e mezz’ora la sera davanti a un totale di 26milia persone sul palco posizionato al centro del velodromo. Nella tappa, parte del tour europeo insieme ad altre italiane andate in scena nei giorni successivi, hanno cantato 12 classici del repertorio tra cui “Twist and Shout”, “A Hard Day’s Night” e “Can’t Buy Me Love”.
Concerto Beatles
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Credits Andrea Cherchi - Targa Beatles
Locandina Beatles
Per i milanesi presenti al concerto si è trattato di una giornata indelebile, da ricordare per sempre. Questi alcuni dei commenti in rete sotto a un post nel gruppoFacebook Milano Vintage:
il ricordo di Riccardo Raia: “C’era anche mia madre, e quella pazza, ha portato pure me!!!”;
Giancarlo Facchetti scrive “Io c’ero quel giorno al Vigorelli… veramente favolosi”;
Riccardo Bonfant: “Io c’ero, spettacolo del pomeriggio, caldo bestiale! Non posso dimenticarli.”;
Mariagrazia Crotti: “Mio padre mi ha accompagnato dopo aver sostenuto un esame all’università è ancora lo ricordo”;
Maria Ricco in riferimento alla foto di ieri e oggi delle quattro amiche: “Bello frequentarsi ancora! C’ero anch’io quel giorno”;
Elio Frollo e la sua entrata “clandestina”: “Io c’ero…avevo 16 anni…senza biglietto..mi hanno spinto dentro…ho visto tutto il concerto dietro Ringo Star..!”.
Uno dei riferimenti più importanti nel panorama della realizzazione delle sale per il cinematografo e architetto di una delle opere più strane dell’architettura italiana: la casa Igloo.
Mario Cavallè, il papà delle case Igloo alla Maggiolina
# Al Politecnico prima da studente e poi come professore di Architettura
Cavallè
Mario Cavallè nacque a Milano il 15 maggio 1895, si laureò in architettura nel 1923 e, dopo una breve esperienza lavorativa in Germania, venne arruolato nell’esercito in seguito allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, periodo in cui, malgrado tutto, riuscì a conseguire il diploma di Ragioniere, presso l’Istituto Leonardo da Vinci di Alessandria e un altro titolo di maturità presso l’Itis di Udine. Finita la guerra e tornato alla vita borghese, Cavallè rientra a Milano e si laurea al Politecnico nel 1922, in Ingegneria Civile, con un numero di esami che gli tornarono utili anche per la laurea in Architettura, che conseguì nel 1923.
Dopo esserne stato allievo, diventò assistente del Professor Arturo Danusso, per poi acquisire una cattedra propria di Tecnica della Costruzioni presso la Facoltà di Architettura del Politenico milanese.
# Un maestro nella realizzazione di sale cinematografiche
Teatro Dal Verme
Parallelamente all’insegnamento, Cavallè realizza progetti di grande innovazione tecnica, soprattutto nella costruzione delle sale cinematografiche. Tra queste citiamo la realizzazione del Teatro dal Verme: è l’agosto del 1943 e il teatro è danneggiato dai bombardamenti. Dopo la guerra viene completamente ricostruito, gli interni presentano una struttura ad anfiteatro su un progetto, appunto, di Mario Cavallè, coadiuvato da Vittoriano Viganò, milanese pure lui, che più avanti divenne uno dei maggiori esponenti della corrente del cosiddetto “Brutalismo”.
Nel 1955, lungo il Naviglio Pavese, viene inaugurato il Cinema Marte, anche questa volta il progetto è di Cavallè, che offre la propria esperienza per una sala che allora era destinata ad accogliere film di terza visione, già visti tempo prima nelle sale più centrali di Milano.
Ancora prima il nostro architetto aveva realizzato il Cinema Istria, in via Slataper 19, che nel corso degli anni ha più volte cambiato la destinazione d’uso. La qualità di Mario Cavallè era quella di individuare subito come superare i problemi tecnici che caratterizzavano tante sale costruite negli anni precedenti, rendendo la visione, l’ascolto e il comfort, eccellenti.
# L’ideatore delle case Igloo alla Maggiolina
credit: @silvana_kk IG
Nel distretto residenziale della Maggiolina, Cavallè negli anni quaranta realizzò le case Igloo, tra le opere più strane dell’architettura italiana. Furono create per dare ospitalità agli sfollati della Seconda Guerra Mondiale. Per la prima volta, in Italia viene adottata una cassaforma (o cassero) gonfiabile, come involucro sopra il quale vengono disposti dei mattoni, ricoprendo il tutto con calcestruzzo.
Tra le varie opere realizzate, citiamo le case girevoli rotonde, le sopraelevate e strutture a fungo. Progetti di architettura che abbinavano un’estetica inusuale ad una praticità spiccata.