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La “spiaggia dei milanesi” si trova a 800 chilometri da Milano

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Credits: @marianoaresuphotography IG

Se ti dovesse capitare di sentire qualcuno che sta raccontando che quest’estate vorrebbe andare alla “Spiaggia dei Milanesi”, non devi alzare gli occhi al cielo pensando: “Oh caspita, che modo buffo per chiamare l’Idroscalo!”. In realtà chi ti sta comunicando il suo programma non ha nessuna intenzione di rimanere in territorio lombardo: la meta prescelta è ben oltre i nostri amati confini, per l’esattezza dista da Milano 795 km.

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La “spiaggia dei milanesi” si trova a 800 chilometri da Milano

# Lido di Orrì: la bellezza selvaggia della Sardegna

Tortolì, cittadina situata nella costa centro orientale della Sardegna, possiede una piccola spiaggia incantevole chiamata comunemente: “Spiaggia dei Milanesi”, anche se il suo nome ufficiale è Lido di Orrì. Si trova nell’Ogliastra, terra di una bellezza selvaggia come molte zone della Sardegna. Siamo ben lontani dagli ambienti chic di Porto Cervo e Porto Rotondo, qui la natura è ancora in gran parte incontaminata e questo è il motivo per cui accontenta vari tipi di turisti: dagli amanti del mare a chi cerca una vacanza immersa nella tranquillità non modaiola.

Si tratta di una piccola spiaggia lunga 250 metri, caratterizzata da sabbia chiara, punteggiata da qualche scoglio. Il mare è cristallino, il fondale basso e sabbioso e determina una gamma di colori che vanno dall’azzurro al verde. L’accesso alla spiaggia non è comodo né immediato e nei periodi di alta marea non è raro infradiciarsi gli abiti per giungere sulla riva. La cala che la avvolge è tranquilla e riparata, circondata dal verde. Degli scogli delimitano il lato sud insieme al promontorio di Punta Musculedda.

# Perché si chiama “Spiaggia dei Milanesi”?

Credits: @marianoaresuphotography IG

Il motivo risale a molti anni fa: una famiglia milanese decise di costruire una villetta con accesso diretto a tale spiaggia. Nel tempo tale villetta è rimasta l’unica con tale raro privilegio, motivo per cui le persone del luogo hanno iniziato a chiamarla facendo riferimento a questa quanto meno “intraprendente” famiglia.

# Come arrivare alla meta

Bisogna procedere lungo la Strada Statale 125 in direzione di Tortolì, prendere l’uscita per il paese e poco prima di entrarvi, svoltare a destra seguendo le indicazioni per il Lido di Orrì. Superato quest’ultimo, troverete uno spiazzo sterrato: a quel punto dovrete attraversare un sentiero in mezzo alla macchia mediterranea, camminare lungo gli scogli e poi saltare direttamente sulla spiaggia.

 

Continua la lettura con: Le 10 SPIAGGE più AMATE dai MILANESI

GIULIA PICCININI

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La casa della roccia: la soluzione dalla preistoria per il problema delle abitazioni?

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Credits: @eipedroteixeira

La storia di questo edificio è unica nel suo genere. Nato inizialmente come una casa per le vacanze, oggi, però, il suo scopo è completamente diverso. Uno scopo che potrebbe rivelarsi intrigante anche per Milano, da sempre attenta nell’unire passato e futuro. 

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La casa della roccia: la soluzione dalla preistoria per il problema delle abitazioni?

# Una costruzione recente che ricorda un passato remoto

Credits: @marciopego

La Casa do Penedo è un’abitazione pensata come l’unione di grandi macigni che formano le sue pareti. Il nome significa “casa della roccia” ed è diventata un monumento architettonico di vanto per il Portogallo. Nonostante il suo aspetto ci riporti all‘immaginario di una casa preistorica, la sua costruzione è molto più vicina. Ha visto la luce tra il 1972 e il 1974, commissionata da una famiglia del posto. Questa famiglia la utilizzò per diversi anni come la casa per le proprie vacanze, completamente immersa nella pace della natura e con una piscina ricavata anch’essa nella pietra. Al giorno d’oggi, però, l’obiettivo della dimora è stato trasformato: non più una proprietà privata, ma una vera e propria attrazione turistica che può essere visitata e apprezzata da vicino. Oltre al bellissimo panorama che la circonda e all’unicità delle pietre che la avvolgono, infatti, la casa nasconde anche altri segreti.

# Un’accoglienza fatta di natura e di storia

Credits: girosulmondo.altervista.org

All’interno della casa di pietra si può ammirare un arredamento estremamente rustico, ma di impatto. Inoltre, la conformazione delle rocce esterne dona ad ogni stanza una struttura diversa. Sono presenti due piani, collegati con una scala di legno che divide la zona giorno dalla zona notte. Al piano terra, infatti, una piccola cucina e un salotto arredato da un divano in legno di eucalipto e cemento. A completare il quadro, un caminetto in pietra adatto a riscaldare le giornate più fredde e creare atmosfera. Al primo piano, invece, troviamo un letto in ferro battuto e un candelabro che scende dal soffitto. Entrambi i piani conservano al loro interno molti cimeli d’epoca e fotografie che ricordano le tradizioni rurali del ruolo e la storia di tutta la zona circostante. Un’altra caratteristica della casa è la totale assenza di allacci alla corrente elettrica. Una scelta voluta per mantenerla fuori dal tempo e lontana dalle comodità e dai ritmi a cui siamo abituati. L’interezza di questo luogo è un tributo al passato e al ricordo delle nostre origini.

Continua a leggere: Il CASTELLO DI PIETRA di Viale Monza

MATTEO GUARDABASSI

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Il Medio Evo a Milano: dove si respira l’aria di mille anni fa

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Un piccolo scorcio della Milano medievale: una buona fetta di questa storia prende corpo poco dopo l’inizio del Basso Medioevo, ovvero poco meno di mille anni fa. 

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Il Medio Evo a Milano: dove si respira l’aria di mille anni fa

# Le mura del 1156

Milano medievale. wikipedia
Milano medievale. wikipedia

Le origini delle mura medievali di Milano risalgono al 1156, quando la città lombarda era in guerra con Federico Barbarossa. Fu Guglielmo da Guintellino, ingegnere militare genovese al servizio dei milanesi, a progettare l’opera e a sovrintendere alla loro realizzazione. Guglielmo da Guintellino realizzò anche il fossato ampliando l’antico refossum romano, ovvero il secondo fossato delle vecchie mura romane (206 d.C.), che si dispiegava più esterno al primo lambendo i quattro castelli che difendevano l’antica Mediolanum, mentre il fossato romano più interno costeggiava le mura.

Alcuni importanti monumenti, soprattutto chiese e conventi, sorgevano all’esterno di queste mura (ad esempio la basilica di Sant’Eufemia, quella di San Babila e la chiesa di San Bernardino alle Ossa) e intorno a queste si erano sviluppati insediamenti e attività.

La nuova cerchia di mura medievali del 1156 proteggeva interamente la città e captava nel suo fossato le acque del Seveso e del Pudiga. Queste acque furono incanalate nel nuovo fossato a servizio delle mura, che erano larghe ventiquattro braccia. La terra di riporto ottenuta dallo scavo del fossato fu poi utilizzata per costruire imponenti bastioni, chiamati anche terraggi, la cui collocazione coincideva con le moderne vie della Cerchia dei Navigli stradale.

# Le nuove mura pochi anni dopo

storia di milano
Federico Barbarossa nel Kyffhäuserdenkmal

Evoluzione poco fortunata della cinta del 1156: queste mura furono legate indissolubilmente alla figura di Federico Barbarossa, che durante l’assedio di Milano se ne impadronì e quasi rase al suolo la città disperdendo i milanesi nei borghi limitrofi e distruggendo le mura romane. Nel 1171, come conseguenza della distruzione del 1162, si iniziarono i lavori per la costruzione di un più efficace sistema difensivo, questa volta in muratura, dotato di un fossato allagato anche dalle acque dell’Olona. Col tempo la città si dotò di un vasto apparato di alleati, di castelli, roccaforti e borghi fortificati tanto che nel giro di due secoli Milano divenne uno dei più potenti e ricchi Stati italiani preunitari.

# La Cerchia dei Navigli

La nuova cinta quasi circolare diede un particolare e duraturo assetto all’impianto urbanistico, tant’è che il nuovo fossato verrà, nei secoli, approfondito sino a creare la Cerchia dei Navigli, ben visibile ancora negli anni venti del XX secolo. Il completamento delle mura richiese diversi anni e venne terminata sotto Azzone Visconti: alcune torri non furono mai finite. I fossati delle mura medioevali furono usati fino ai primi anni del Novecento come canali navigabili e rappresentarono a lungo una delle caratteristiche principali dell’urbanistica milanese. Poi, nel 1930, fu ultimata la copertura delle acque del vecchio tracciato murario medioevale.

# Le pusterle di Milano

Il quadro completo e dettagliato delle porte e delle pusterle della mura medievali di Milano (nello specifico, otto porte e undici pusterle) annovera soprattutto Porta Orientale, che si apriva all’attuale incrocio tra via Senato, via San Damiano e corso Venezia e si trovava sulla direttrice tra la romana Porta Argentea e l’odierna Porta Venezia. Poi, Pusterla Monforte,  di fronte all’attuale corso Monforte, Porta Tosa, che si apriva all’inizio dell’odierno corso di Porta Vittoria, sulla direttrice tra la romana omonima (in via Larga) e l’attuale Porta Vittoria, in direzione dell’Adda e soprattutto Porta Romana. A quest’ultima, all’incrocio dell’attuale via Francesco Sforza con corso di Porta Romana, vi si accedeva dal ponte ornato dalla statua di san Giovanni Nepomuceno protettore dei naviganti. Quella romana era all’inizio del decumano in piazza Missori, dove anche oggi comincia il corso che porta in direzione della allora lontanissima Caput mundi.

# Quel che resta della Milano medievale

@ghepensimi.it
porta Romana

Ma cosa ci è rimasto, davvero, di tutto questo millenario patrimonio medievale? Ad esempio, al termine di via Manzoni si trova l’antica porta Nuova risalente al XII secolo. Era una delle porte principali della cinta, la porta è a doppio fornice con due costruzioni laterali che si protendono verso il lato che un tempo era esterno alla cinta. Sono ancora visibili le scanalature usate per la saracinesca che la chiudeva: i due passaggi pedonali laterali sono stati ricavati nel 1861.

I resti dell’antica Porta Romana sono situati nello scantinato di due palazzi all’incrocio di corso di Porta Romana e via Francesco Sforza, mentre i fregi che la decoravano si trovano nel Castello Sforzesco. La pusterla di Sant’Ambrogio, che si trova nell’omonima piazza, è una ricostruzione fatta sul diroccato impianto originario nel 1939. Piccola curiosità civica: al numero 21 di Corso di Porta Venezia è possibile trovare i resti di un bassorilievo raffigurante una lupa, un tempo appartenente alla porta Orientale e sfuggito alla sua demolizione.

Continua la lettura con: La COSTRUZIONE più ANTICA di MILANO

CARLO CHIODO

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Che fine farà Porta Genova?

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Agroscalo 2020
Agroscalo 2020

La certezza è che sarà chiusa. Ma che ne sarà della stazione? 

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Che fine farà Porta Genova?

# L’apertura integrale di M4 porterà alla dismissione di Porta Genova FS

Credits paolavignelli IG – Piazzale Stazione Porta Genova

Entro settembre 2024 tutta la linea M4 sarà operativa fino al capolinea ovest di San Cristoforo Fs, al netto di qualche stazione che potrebbe aprire qualche mese dopo. Si completerà quindi la rete delle cinque metropolitane milanesi. Questo avrà delle conseguenze anche per Porta Genova. Quello che è certo è che in futuro i treni fermeranno altrove, proprio nel nuovo interscambio ferrovia-metro di San Cristoforo. Vediamo perchè.

# Il ridisegno dell’assetto ferroviario milanese: i vantaggi di San Cristoforo

Urbanfile – San Cristoforo FS

La dismissione del servizio a Porta Genova è alla base di un ridisegno dell’assetto ferroviario milanese-regionale. I due fattori principali sono che la stazione di San Cristoforo, rispetto a quella di Porta Genova, mette a disposizione quattro binari passanti ed è posizionata a valle della cintura ferroviaria, non oltre.

Di Arbalete – Opera propria, Background map form Openstreetmap (http://www.openstreetmap.org/)., CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=30977549 – Linea Milano-Mortara

Fermano a San Cristoforo già oggi il servizio suburbano della linea S9 e quello della linea regionale R31 Mortara – Porta Genova, che nei prossimi anni dovrebbe fare appunto capolinea nell’hub della stazione della M4.

Mappa Ferrovie suburbane e passante 2023

Altra ipotesi è la prosecuzione dei treni lungo la cintura ferroviaria sud connettendo direttamente i pendolari della linea allo IULM, alla Bocconi e alla M3, a Porta Romana Fs e a Rogoredo o in alternativa verso Forlanini. In queste ultime due stazioni si potrebbe anche interscambiare con il passante ferroviario.

Tracciato M4

Altro vantaggio di San Cristoforo Fs è l’interscambio con la M4: consentirà già da settembre di raggiungere Linate in 30 minuti, in 15 il centro storico oltre che cambiare con le altre metropolitane lungo il percorso, nell’ordine da ovest a est la M2, la M3 e la M1. Che cosa ne sarà allora di Porta Genova?

# Porta Genova non sarà demolita: la stazione è tutelata dalle Belle Arti 

credits: mumi-ecomuseo.it

Per quanto riguarda il corpo stazione, non potrà essere demolito in quanto tutelato dalle Belle Arti: stiamo parlando della più antica stazione ferroviaria di Milano ancora attualmente in uso nelle sue forme originarie, risale al 1870. Pertanto potrà al massimo essere riqualificata e destinata ad altro uso.

# I progetti del passato o possibili: Agroscalo, museo o un nuovo Mercato Metropolitano?

Mercato metropolitano

Potrebbe magari avere funzione di museo, che racconti la storia delle ferrovie milanesi, un luogo per eventi o uno spazio dedicato al food come quando c’era il Mercato Metropolitano durante Expo2015, poi trasferito a Londra, negli spazi dello scalo e del deposito.

Agroscalo 2020
Agroscalo 2020

Si potrebbe riprendere l’idea del progetto mai realizzato di Agroscalo 2020, vincitore della manifestazione indetta da FS Sistemi Urbani e Ferrovie dello Stato Italiane, pensato come un’attività agricola che sviluppi l’intera filiera produttiva con serra panoramica e altri servizi.

Mad – Scalo Porta Genova

Lo studio di architettura MAD architects aveva proposto di trasformarlo in un luogo dove mettere al centro l’interazione sociale con padiglioni per eventi, spettacoli e mercati, con diversi edifici costruiti anche sui binari inutilizzati. Ma quando avverrà la dismissione della stazione?

# Ipotesi dismissione nel 2027

Dismissione Porta Genova

Attualmente negli spazi della stazione ci sono diverse attività operative, con contratti in essere, e pertanto i tempi per la sua dismissione non sono ancora maturi. Nel contratto di servizio tra Regione Lombardia e Trenord, valevole per il periodo 2023-2033, viene riportato tra gli interventi sulla rete ferroviaria lo stop al servizio dei treni nello scalo di Porta Genova nel 2027.

R31 a Rogoredo

Nel documento è riportato anche un estratto relativo all’Accordo Quadro tra Regione e Rfi 2021-2025 in cui viene illustrato il nuovo assetto delle linee con la R31 Mortara-Porta Genova da riattestare a Milano Rogoredo e l’aggiunta del servizio della nuova linea S16 sulla cintura sud. In attesa del nuovo accordo sono queste quindi le ipotesi sul tavolo.

Continua la lettura con: Video: addio Porta Genova

FABIO MARCOMIN

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Il fascino discreto della periferia di Milano

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Credits: @milandiamo Naviglio Martesana

Snobbate per decenni le periferie di Milano sembrano improvvisamente tornate di moda. O quasi. Anche se è difficile fare una classifica e molti storceranno il naso, abbiamo provato a scegliere le periferie di Milano che hanno una marcia in più. 

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Il fascino discreto della periferia di Milano

# Bovisa

bovisa dergano

Per il gasometro, la tradizione cinematografica, il fermento dato dagli studenti e dai progetti di rilancio. Al centro di un’area in grande fermento, per molti la Berlino Est di Milano, a Nord Ovest della città ospita una delle stazioni con più storia della città. E’ uno dei quartieri di Milano che ha subito la trasformazione più radicale, passando da quartiere post industriale a centro di incubatori e di università, tra i più amati dai giovani di Milano. Tra le attrazioni si trovano:

  • Mutevole di Elisabetta Mastro: 400 metri di muro in via Schiaffino resi vivi dall’opera a artistica di Elisabetta Mastro. Nell’opera, composta da 25 pannelli, vengono rappresentati diversi stati d’animo attraverso dipinti di corpi in movimento
  • Birrificio La Ribalta e Spirit de Milan: due locali storici della città
  • La Goccia: il più grande bosco spontaneo di Milano, da decenni area degradata dopo la chiusura dei gasometri, è al centro di un profondo progetto di riqualificazione. 

Leggi anche: La Goccia della Bovisa

# Martesana

Credits: @milandiamo
Naviglio Martesana

A Nord Est della città un quartiere reso unico dallo scorrere del Naviglio più selvaggio di Milano. Giardini e ville pittoresche in quella che era considerata nel Settecento “la riviera di Milano”. Piste ciclabili come autostrade, qualche falco pellegrino e molti pappagallini. Pochi sanno che nei secoli passati questo naviglio era solcato dai Pirati. 

Leggi anche: I pirati della Martesana

# Comasina

Il quartiere autosufficiente della Comasina
Credits: http://www.ordinearchitetti.mi.it – Il quartiere autosufficiente della Comasina

Il sogno-incubo dell’architettura moderna, sembra di essere a Brasilia prima di Brasilia. Il quartiere Comasina è uno dei principali interventi realizzati negli anni cinquanta dall’Istituto Autonomo Case Popolari con lo scopo di diventare un’avanguardia in Italia di quartiere autosufficiente.

Il quartiere è organizzato in quattro ambiti insediativi separati dai percorsi stradali di penetrazione: ogni unità residenziale è provvista di ogni servizio, tra cui quelli per l’educazione dell’infanzia, gli esercizi commerciali e gli spazi per il tempo libero.

Questo doveva comportare la piena autosufficienza del quartiere che avrebbe offerto tutto il necessario per fare restare sul posto i suoi residenti, limitando al massimo gli spostamenti in altre zone della città.

La realtà è rappresentata da ampie zone verdi e da una forte presenza di ville e di case a schiera. La zona è ben servita dai mezzi pubblici, in particolare dalla linea metropolitana M3 e dalla linea ferroviaria S2.

Leggi anche: l’utopia della Comasina

# Lambrate

credits: urbanlife

Quartiere giovane, creativo, attivo culturalmente, con grande identità e intensa attività sociale. Non solo: il Parco Lambro, il Birrificio, comodo da raggiungere: quindici minuti dal centro. 

Zona storicamente indomita e libertina, antico porto fluviale per la romana Mediolanum, poi suddivisa tra Lambrate di sotto e Lambrate di Sopra, aggregata a Milano sotto Napoleone e di nuovo autonoma fino alla definitiva annessione alla grande città nel 1923, oggi Lambrate è tra i quartieri che più stanno accelerando.

Una spinta decisiva per la rinascita del rione l’ha data il suo inserimento tra i Design Districts di Milano, avvenuto nel 2010 con la riqualificazione urbana della zona tra via Ventura, via Massimiano e via Sbodio.

Leggi anche: Make Lambrate Great Again

# Bicocca

Credit: artribune
Bicocca

Nuovo riferimento cultura della città. Con l’Hangar, l’Arcimboldi e l’Università è uno dei quartieri più dinamici e vivaci di Milano. Prende il nome dal villino chiamato “Bicocca degli Arcimboldi”, un ruolo importante lo esercita la ex-fabbrica Pirelli, edificio industriale di grande interesse storico-architettonico, che ospita gli uffici di alcune importanti aziende e spazi per mostre ed eventi culturali. Altra curiosità: il quartiere ospita anche il Museo del Cinema, un’istituzione culturale che racconta la storia del cinema italiano e internazionale attraverso documenti, fotografie e oggetti d’epoca. in viale Fulvio Testi. 

Leggi anche: 5+1 cose che forse non sapevi della Bicocca

MILANO CITTA’ STATO

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Milano torna hot: i tre quartieri più caldi (e come rinfrescarli)

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I quartieri bollenti - Credits: ilmeteo.it

A Milano ci sono quartieri più caldi e quartieri più freschi. Scopriamo quali sono le “isole di calore urbano” di Milano. E come si potrebbero rinfrescare.

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Milano torna hot: i tre quartieri più caldi (e come rinfrescarli)

# Milano torna rovente

Babak Habibi da Pixabay

Finora c’è andata bene. Un’inizio estate così fresca non la ricordavamo. Ma ora si torna a fare sul serio. In arrivo temperature super-hot. Questa foto satellitare scattata dall’Agenzia Spaziale Europea, mostra quali sono le isole di calore urbano. La mappa mostra il territorio di Milano, mettendo in evidenza i quartieri dove la città soffre di più il caldo.

Leggi anche: Le OASI più FRESCHE di Milano: parchi, piscine, spiagge urbane

# Un’occhiata più da vicino

I quartieri bollenti – Credits: ilmeteo.it

Uno sguardo attento alla foto dell’ESA permette di individuare le zone di Milano dove il caldo è più problematico. La temperatura è campionata al livello del suolo, codificata da un codice che colora di rosso fuoco i quartieri più “bollenti”. Queste risultano le tre principali isole di calore della città:

#1 Ortomercato: a Sud Est le massime temperature si registrano a Calvairate, in particolare nell’area attorno all’Ortomercato.

#2 Centrale: a Nord Est è invece da bollino rosso la zona attorno alla Stazione Centrale, in particolare proprio lungo la direttrice dei binari in corrispondenza con NoLo. 

#3 Viale Certosa: a Ovest i picchi massimi si rilevano tra viale Certosa e Cagnola. Più in basso anche Bisceglie, Lorenteggio e Giambellino registrano valori al di sopra della media. 

Oltre alle isole di calore, sono evidenti le “isole verdi”: parchi, viali alberati e le zone con il verde sono oggettivamente più fresche

# La soluzione contro il caldo? L’ombra

Stefano Boeri, in qualità di presidente del comitato scientifico di ForestaMI, ideatore del Bosco Verticale, ha invitato in passato a «non perdere un minuto di più nel riempire le nostre città di piante». Uno studio riporta, ad esempio, che le piante si riscaldano meno di asfalto e cemento, tanto che il Bosco Verticale, come le sue oltre 21 mila piante, è capace di mitigare le temperature.
Boeri sottolinea che «abbiamo bisogno di alberi, arbusti, rampicanti che ombreggino i luoghi dove abitiamo e ci riparino dal sole, che assorbano il veleno prodotto dal traffico».

Leggi anche: 7 modi per SCONFIGGERE il CALDO a Milano

Caldo in città, vie con e senza alberi – Credits: Architecture Hub FB

Una foto pubblicata da Architecture Hub, mostra ancora più nel dettaglio questa tesi, comparando due quadri urbani. Una via senza alberatura, in cui le temperature dell’asfalto superano i 44°C, quella delle auto i 61°C; accanto una via alberata, in cui le temperature non superano i 27,4 °C.

Leggi anche: I 10 GELATI più buoni di MILANO (secondo i milanesi)

Credits: Gerd Altmann da Pixabay

Fonte: Il Meteo e Architecture Hub

Continua la lettura con: CALDO (e freddo): le TEMPERATURE RECORD della storia di Milano

LAURA LIONTI

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“Non dobbiamo dimenticare il valore delle cose grandi”

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Tutto il male che ci arriva non deve farci dimenticare il valore delle cose grandi. 

L’ex capo di Gabinetto della Giunta di Milano, Mario Vanni, @fermento.online www.fermento.online @fermento.online  #fermento

Qui sotto il video. Segui Fermento, il nuovo progetto di Vivaio, qui:

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Continua con: Chi sono io?

FRANCESCA MONTERISI

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Ex Montel, le nuove “terme fiabesche” di Milano: c’è la data dell’inaugurazione

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Annunciata la data. Iniziato il conto alla rovescia. Ecco quando ci si potrà immergere nelle terme fiabesche di Milano.

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Ex Montel, le nuove “terme fiabesche” di Milano: c’è la data dell’inaugurazione

# Rinasce a nuova vita il gioiello Liberty in zona San Siro

Credits alesabi54 IG – Scuderie de Montel

Saranno le prime “vere” terme di Milano: così sarà trasformato il delizioso complesso in stile Liberty delle ex scuderie De Montel in zona San Siro, all’angolo tra via Achille e via Fetonte vicino allo Stadio Meazza. Rispetto a quelle di Porta Romana, queste terme sono alimentate dall’ “acqua marcia” che scorre sotto la città. Acqua caratterizzata da un elevato contenuto di solfuri, estratta a 250 metri di profondità grazie a un pozzo già esistente profondo 350 metri. Ma la grande novità è che finalmente si conosce la data dell’inaugurazione. 

# Il più grande complesso termale in una grande città: apertura a Natale 2024

La nuova scritta campeggia attorno al cantiere. L’apertura delle terme è fissata: Natale 2024. Ma che cosa si troverà?

La costruzione è tutelata dal vincolo monumentale: per tutelarla verranno preservate le architetture originarie, in particolare i dettagli artistici dell’epoca. Per creare un effetto di grande suggestione inoltre il parco verrà utilizzato insieme all’edificio principale a forma trapezoidale per realizzare un anfiteatro dove l’acqua scorrerà sulla cavea, attraverso un dislivello dei gradoni.

sporteimpianti – Pianta progetto ex scuderie de Montel

Il risultato sarà un complesso termale da record, il più grande in Italia in una grande città. Oltre a questo, grazie alle zero emissioni di CO2 sarà anche uno dei primi centro termali green d’Europa. 

All’interno dell’area si prevedono:

  • 800 mq di vasche interne ed esterne con acqua sulfurea e una capienza fino a 600 persone contemporaneamente;
  • un nuovo parco urbano di 8.000 mq con saune, piscine, aree relax.
  • 2.400 metri quadrati di cortili interni.

Continua la lettura con: Il PALAZZO SQUARCIATO del centro di Milano sta venendo demolito: cosa sorgerà al suo posto?

ANDREA ZOPPOLATO

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Le “vere” regioni italiane: c’è anche la Grande Milano

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limesonline - Laura Canali - Nuova suddivisione regioni italiane

Da 20 a 36 regioni? Questa potrebbe essere la nuova suddivisione dell’Italia in base alla rappresentazione di Limes che tiene conto delle aree omogenee. Oltre alla Grande Milano, ci dovrebbero essere anche la Grande Torino e la Grande Firenze, con la suggestiva Regione dello Stretto. Scopriamola nel dettaglio con la mappa di Laura Canali.

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Le “vere” regioni italiane secondo Limes: c’è anche la Grande Milano

# La nuova suddivisione d’Italia: 36 regioni, tra cui la Grande Milano e la Grande Torino, per fornire “servizi migliori ai cittadini”

limesonline – Laura Canali – Nuova suddivisione regioni italiane

La rivista italiana di geopolitica Limes ha fatto la sua proposta di riforma delle entità amministrative substatali dell’Italia, basandosi su alcune analisi della Società Geografica Italiana. Come si può vedere dalla cartina realizzata da Laura Canali, nel nuovo assetto ci sarebbe un aumento del numero delle regioni, da 20 a 36. In questo modo, spiega Limes, le regioni sarebbero più simili ai distretti francesi e quindi più funzionali per garantire servizi migliori e puntuali al cittadino.

Non esisterebbe più la Lombardia: al suo posto la Grande Milano, quella che potrebbe essere la futura città-regione, con parti del pavese, del comasco e del varesotto, l’Insubria, la regione del Garda e la Padania Occidentale/le città del Po.

# La Sardegna divisa in due, la Regione dello Stretto tra Sicilia e Calabria

Limes – Laura Canali, nuove regioni d’Italia

Spiccano poi la Grande Torino, tra le più estese, la Grande Firenze. La Liguria e la Valle d’Aosta rimarrebbero pressoché inalterate, così come Friuli, Abruzzo, Marche e Basilicata. La Sardegna sarebbe invece divisa in due e la Sicilia in tre, con la Regione dello Stretto ricompresa tra il nord est dell’isola e la punta della Calabria.

Fonte: limesonline

Continua la lettura con: Milano città regione? Avrebbe 11 MILIARDI di euro ogni anno (senza che lo stato ci rimetta un cent)

FABIO MARCOMIN

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Copernicus: “il giugno più caldo di sempre”. Ma gli svizzeri: “da 40 anni non si vedeva così poco sole”

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Si dice che la comunità scientifica sia compatta. Il pianeta si fa sempre più caldo. A cavalcare questa tesi ci sono sempre i dati rilasciati da Copernicus che conferma la tendenza anche per il giugno appena passato. “Il più caldo di sempre”. Eppure qualcosa non torna. In primo luogo, maggio e giugno non si ricordano così freddi e piovosi, almeno alle nostre latitudini. Non solo: ora arrivano anche i dati dalla Svizzera. I primi sei mesi del 2024 sono sì da record. Ma per pioggia e per le poche ore di sole. Allora, chi ha ragione?

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Copernicus: “il giugno più caldo di sempre”. Ma gli svizzeri: “da 40 anni non si vedeva così poco sole”

# Il giugno più caldo di sempre

Ormai siamo abituati. Ogni nuovo mese gli organi di informazione recitano in coro che il mese precedente è stato il più caldo di sempre. E’ successo anche questo luglio: si chiude un giugno con un caldo record di sempre. “La temperatura media più calda mai registrata”. “Oltre un grado e sessanta superiore alla media preindustriale”. Questo campeggia ovunque e ovunque allo stesso modo. La fonte di tutto questo? E’ Copernicus. Ma che cos’è Copernicus?

# Copernicus: sole e ombre

 

Copernicus è diventato l’organo ufficiale di diffusione dei dati sul clima. Almeno in Europa. Ma di che cosa si tratta? Copernicus è un ente creato e finanziato dall’Unione Europea (per due terzi) con lo scopo, dichiarato sullo stesso sito, di “far attivare da decisori politici e aziendali strategie di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico”. Quindi è un organo “politico” con uno scopo che può far sorgere qualche dubbio sull’obiettività dei dati diffusi. E difatti qualche ombra sul giugno più caldo di sempre, che arriva dopo il maggio anch’esso più caldo di sempre, ci viene. Innanzitutto da ciò che abbiamo visto con i nostri occhi, almeno a queste latitudini. E non solo a noi. Dalla Svizzera infatti arriva un annuncio opposto. 

# Dalla Svizzera: “L’anno con meno ore di sole da 40 anni”

Nella maggior parte delle località svizzere il sole ha brillato circa 200 ore in meno del solito. Registrato il 40-60% di precipitazioni in più rispetto alla media. Questi in sintesi i dati sui primi sei mesi dell’anno nella vicina Svizzera, come pubblicato da ticino.news.

I dati risultano ancora più eccezionali se paragonati al passato. A nord delle Alpi, l’ultima volta che c’è stato meno sole è stato “otto e undici anni fa”. A sud, invece, bisogna andare molto più indietro per trovare un anno con un soleggiamento inferiore: il 1986.

Poco sole ma tanta acqua: “nei primi sei mesi di questo 2024 sono caduti dal 40 al 60% di precipitazioni in più rispetto alla media”. 

Ma allora, fa caldo o fa freddo?

Fonte: ticinonews.ch

Continua la lettura con: Milano–Malpensa: e se fosse una metropolitana?

MILANO CITTA’ STATO

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C’è un locale a Milano che offre il caffè a chi va in bici

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eroicacaffemilano IG - Caffè ciclista

Un locale che propone eventi dedicati alla cultura, allo sport e al ciclismo in particolare, e proprio ai ciclisti riserva una promozione particolare. Come funziona e quale è la finalità dell’iniziativa.

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C’è un locale a Milano che offre il caffè a chi va in bici

# Nato da una corsa ciclistica in un piccolo borgo toscano

Eroica caffè

Tutto parte nel 1997 quando a Gaiole in Chianti, un piccolo borgo nella provincia di Siena, nasce l’Eroica, un evento ciclistico tra percorsi impegnativi e suggestivi paesaggi immaginato da Giancarlo Brocci. Da allora è diventato un network, fino a trasformarsi in una realtà che propone eventi dedicati alla cultura, allo sport e al ciclismo in particolare, come nel locale Eroica Caffè in zona Lazzaretto-Porta Venezia. Un luogo d’altri tempi punto di incontro sul territorio per i ciclisti di ogni età, aperto dalla colazione fino al dopocena e affacciato su una bella piazzetta con un ampio dehors.

# Il caffè è gratis se arrivi in bici, ma non se in sharing

eroicacaffemilano IG – Caffè

 Per capire quanto Eroica Caffè ruoti attorno al ciclismo, i proprietari hanno pensato a una promozione dedicata esclusivamente ai ciclisti. A chiunque si rechi i bicicletta nel locale viene servito il caffè gratis, ma ad una condizione: il mezzo deve essere di proprietà e non uno del bike sharing.

 

 
 
 
 
 
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L’iniziativa vuole infatti incentivare l’utilizzo quotidiano e costante della bici, premiando chi la sceglie come mezzo di trasporto principale.

# Perfetto anche per lo smartworking, in cucina menu prevalentemente toscano

eroicacaffemilano IG

Lo spazio è perfetto anche per studiare e fare smartworking, tra oggetti, cimeli e libri che invitano a riscoprire una dimensione del tempo a misura d’uomo. Per chi sceglie di sedersi a tavola a mangiare, il menu richiama la cucina toscana, da dove tutto nasce, con deviazioni al centro e sud Italia. Troviamo ad esempio la battuta di Chianina, i pici al ragu di Chianina e la trippa alla fiorentina, i panigacci ripieni e le ruote salate a spicchi da condividere.

Indirizzo: Viale Tunisia 15

Spunto: milanohafame IG

Continua la lettura con: Il paradiso dei ciclisti: il percorso da fare in bici più bello d’Europa

FABIO MARCOMIN

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Adriatica a 300 all’ora? Questo il percorso

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Velocizzazione adriatica

Da Bologna alla Puglia con l’alta velocità. Quando sarà pronto lo studio e il progetto alternativo.

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Adriatica a 300 all’ora? Questo il percorso

# Da Bologna a Bari in tre ore, da Milano in Puglia in poco più di 4 ore?

Bologna-Bari in treno

Il Ministero dei Trasporti ha chiesto al gestore della rete ferroviaria, RFI, di elaborare uno studio di fattibilità per valutare la realizzazione di un’Alta Velocità Adriatica, una nuova linea Bologna – Ancona – Pescara – Foggia – Bari lunga 600 km arretrata rispetto a quella attuale.

La Puglia sarebbe la regione con il maggior numero di chilometri di binari: 180 km. Dopo che il primo progetto era stato scartato proprio da Rfi a causa dei benefici in termini di tempi di percorrenza non sufficienti a giustificare gli importi esorbitanti di spesa, in seguito a un recente studio di Confindustria che rovescia positivamente il rapporto tra benefici e costi l’idea è ritornata in campo. Per costruire l’opera servirebbero tra i 40 e i 50 miliardi di euro, circa 3 anni di progettazione e 10 di cantiere. 

L’alta velocità consentirebbe di collegare Bologna a Bari in circa tre ore. Da Milano alla Puglia la distanza sarebbe coperta in poco più di 4 ore, quasi dimezzato rispetto alle 7 ore e mezza attuali. 

# Il progetto alternativo con treni a 200 km/h senza arretramento della ferrovia

Velocizzazione adriatica

Esiste da diversi anni un progetto alternativo che prevede la velocizzazione della linea esistente, l’aumento della velocità massima dei treni a 200 km/h e un risparmio circa di 1 ora di tempo da Bologna a Lecce: da 7 a 6 ore. Rimarrebbe il collo di bottiglia dopo il tratto in binario unico tra Termoli e Lesina in quanto al momento senza soluzione. In questo caso non è prevista la dismissione della linea esistente, fatto salvo il bypass tra Pesaro e Fano, per il quale è stata ipotizzato il riposizionamento delle stazioni di Pesaro e Fano e di Bari Nord. L’investimento necessario sarebbe di 5,6 miliardi, un decimo rispetto all’altra ipotesi, con la tratta fino a Lecce.

Continua la lettura con: L’alta velocità al Sud? Sarà così

FABIO MARCOMIN

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Il “paese d’arte” della Lombardia che potrebbe ispirare Milano

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Credits: mitomorrow.it Gravellona Lomellina

Affreschi e murales che decorano le case, cabine elettriche trasformate con occhi e orecchie, artistici paletti delle piste ciclabili, figure in ferro battuto sui tetti, mosaici sui marciapiedi e altri elementi decorativi realizzati in materiali vari. Un modello per rilanciare l’arredo urbano di Milano? Ma non solo: qui vicino è presente il parco comunale 3 laghi, una vera e propria oasi naturalistica.

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Il “paese d’arte” della Lombardia che potrebbe ispirare Milano

# La storia di Gravellona: dall’età del ferro fino ad oggi

Credits: tripadvisor.it
Gravellona Lomellina

I primi insediamenti nella zona di Gravellona Lomellina risalgono all’età del ferro, ma sono state individuate anche tracce riconducibili alla tarda età del bronzo. Il toponimo potrebbe essere attribuito agli Etruschi per via del prefisso grava, nel senso di greto alluvionale. La presenza romana è testimoniata dovunque. Inoltre, secondo la tradizione locale, Annibale avrebbe sostato in questa zona prima della vittoriosa battaglia contro Scipione nel famoso scontro combattuto sul Ticino nel 218 a.C.

Credits: @amadori_stefano
Gravellona Lomellina

Durante l’alto medioevo il paese si trovò sotto il controllo del vescovo di Novara e venne costruito il castello, dotato anche di una basilica, risalente al secolo X. Nel 1152 il re Federico Barbarossa concesse il possesso del feudo alla famiglia Barbavara, la cui signoria si protrasse per secoli, fino all’abolizione del feudalesimo. Proprio dai feudatari prese il nome la principale frazione del comune. Nel 1743 la città fu assorbita dai domini piemontesi dei Savoia, come tutta la Lomellina. Terreno di scontri durante le guerre di indipendenza, nel 1859 entrò a far parte della provincia di Pavia, anche se, da un punto di vista ecclesiastico, Gravellona appartenne alla diocesi di Novara quasi ininterrottamente fino al 2016, quando venne definitivamente ceduta a Vigevano.

# Il borgo degli artisti

Credits: mitomorrow.it
Gravellona Lomellina

Diventata paese d’arte nel 1992 grazie all’idea del pittore Luigi Regianini, Gravellona Lomellina rappresenta un inno alla pittura, alla scultura ed alla creatività che hanno trasformato un tessuto urbano di origine agricola e piuttosto anonimo in un percorso di street art innovativa. Passeggiando per le strade si può vivere un’intensa esperienza museale alternativa, con tanto di accompagnamento audio da scaricare sul cellulare. Affreschi e murales decorano le case, artistici paracarri delimitano le piste ciclabili, streghe, befane e spazzacamini in ferro battuto si stagliano nello skyline dei tetti, sagome di zebre si trasformano in indicatori stradali, cabine elettriche prendono vita attraverso il colore.

Credits: unduetreviaggia.com
Gravellona Lomellina

Non mancano simboli della tradizione e dell’economia del luogo come trattori dipinti, pecore, mucche e contadini. Inoltre bisogna fare attenzione a dove si mettono i piedi: anche i marciapiedi, infatti, possono sorprendere con interessanti mosaici. Ogni anno, le prime settimane del mese di giugno, a partire dall’anno 1996, viene organizzata la “Festa dell’Arte”. La festa coinvolge tutto il paese, e per ogni edizione viene installata una differente opera artistica nel paese. Altra buona idea da prendere a Milano.

# L’altra attrazione del borgo: il Parco dei Tre Laghi

Credits: @anna_a80
Parco dei Tre Laghi

Il Palazzo ed il parco della famiglia Barbavara sono accessibili solo durante la Festa dell’Arte, e il giardino dei Conti Barbavara rappresenta uno dei più riusciti esempi di giardino all’inglese del periodo romantico a cavallo della fine del 1700. Vicino al Palazzo dei Barbavara potrete immergervi in un’oasi naturale nel Parco dei Tre Laghi, regno della biodiversità costruito grazie al lavoro incessante dei volontari e dell’Amministrazione Comunale.

Il Parco è costituito da duecentoquarantamila metri quadri di territorio, con tre laghi di acqua sorgiva, dove è possibile praticare sport acquatici, prenotare aree attrezzate per pic-nic e cerimonie, immergersi nella natura, divertirsi nelle aree giochi per bambini, usufruire della zona lettura, con tanti libri a disposizione. Di fronte ad uno dei laghi si erge un totem dell’artista Libero Greco in cui gli animali locali, cioè zanzara, airone, pesce e rana vengono sacralizzati. Ci sono poi un dolmen ed un cromlech realizzati con massi di recupero, che rimandano ai monumenti costruiti durante l’Età del Bronzo. Presso l’ingresso pedonale al parco, sarete accolti da riproduzioni di opere ottocentesche e da un divertente Monumento alla Zanzara di Salvatore Fiori, 2001.

Continua la lettura con: Il BORGO MEDIEVALE con PISCINA NATURALE a 2 ore da Milano

CARLO CHIODO

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La “Montecarlo dell’Est” a due passi dal confine

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Credits: viaggiaredasoli.net Portorose

A circa 40 km da Trieste e a poco più di mezz’ora di macchina dal confine, c’è una delle località turistiche slovene più conosciute a livello internazionale. Soprannominata la “piccola Montecarlo slovena”.

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La “Montecarlo dell’Est” a due passi dal confine

# Tra spiagge lussuose nell’alto Adriatico

Credits: @light.etudes
Portorose

A Portorose il glam, il lusso e la voglia di divertirsi fanno da padrone, ma la cittadina è conosciuta anche per la sua offerta di turismo wellness, alcuni turisti scelgono infatti di andarci per rilassarsi e prendersi cura di sé stessi.

Portorose è in realtà una frazione del comune Pirano e conta circa 3 mila abitanti, ma in estate si popola di turisti. È il luogo ideale dove prendere un aperitivo sul lungomare o scatenarsi in discoteca, ma anche dove trascorrere una giornata in spiaggia nelle acque dell’alto Adriatico. Tra le spiagge più famose e più lussuose del paese c’è la spiaggia di Meduza, elegante e attrezzata. La spiaggia non è aperta a tutti, anzi solamente i clienti degli esclusivi 6 alberghi LifeClass Hotels & Spa Portorož possono andarci. Ma qui la pietra bianca istriana ai margini della spiaggia, che si fonde col blu del mare e il verde delle aree circostanti, rende la spiaggia davvero unica.

# Tra storia e relax

Credits: viaggiaredasoli.net
Portorose

Portorose è stata una rinomata località termale sin dai tempi dell’Impero austro-ungarico e ancora oggi è particolarmente apprezzata per le sue terme e i trattamenti benessere. Se quindi gran parte della giornata la si passa in spiaggia, prima o dopo cena, ci si rilassa tra bagni termali, massaggi e trattamenti di bellezza. A Portorose non mancano poi gli hotel di lusso, tra i più rinomati ci sono il famoso 5 stelle Hotel Slovenija, il 4 stelle superior Grand Hotel Portorož oppure l’Hotel Wellness Apollo.

Ma la cittadina non è solo benessere e divertimento. Portorose ha infatti una lunga storia da raccontare, un po’ come tutte le località affacciate sul mare: se prima infatti vi si insediarono i celti, Portorose cadde poi in mano dei Barbari e dei Bizantini. Secoli di storia che si intravedono mentre si passeggia per il paese. A Portorose poi si può scegliere tra una rete di sentieri panoramici che attraversano le colline o promenade mondane dalla vocazione cosmopolita.

# Il più importante casinò dell’Adriatico del nord

Credits: tripadvisor.it
Casinò Portorose

Ma perché Portorose è chiamata la piccola Montecarlo slovena? Ai tempi dello sviluppo turistico, sulla scia del benessere tremale, nella frazione di Pirano nacquero i primi grandi alberghi e eleganti ville in stile déco. Gli stabilimenti balneari la sera si trasformavano in locali da ballo dall’atmosfera Belle Époque e nel 1913 venne costruito un elegante Casinò, il Grand Casinò Portorož. Era il più importante dell’Adriatico del nord e per questo Portorose venne soprannominata la “piccola Monte Carlo”. Questa sua vena improntata sul divertimento è poi rimasta nel tempo e oggi la cittadina è apprezzata anche per la sua vita notturna, quando, tra un locale e l’altro, chiunque prima o poi fa un salto al casinò.

Continua la lettura con: La TERRA PROMESSA per VACANZE CARAIBICHE ma LOW COST, a poche ore dall’Italia

BEATRICE BARAZZETTI

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L’utopia della Comasina

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Ph. @franco.brandazzi IG

Il quartiere Comasina è uno dei principali interventi realizzati negli anni Cinquanta dall’Istituto Autonomo Case Popolari con lo scopo di diventare un’avanguardia in Italia di quartiere autosufficiente. Com’era il progetto e che cosa è successo. 

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L’utopia della Comasina

# Il “quartiere autosufficiente”

La politica del quartiere, sviluppata in alternativa alle unità di abitazione, era finalizzata a costruire insediamenti in grado, grazie all’articolazione in unità di vicinato, di costituire una rete di relazioni interpersonali su cui ancorare la vita sociale della comunità.

L’indubbia facilità nel vivere gli spazi aperti si contrappone alla scomparsa totale degli elementi distintivi della città tradizionale e quindi si evidenzia l’eliminazione di tutti quei modi di vivere lo spazio pubblico connessi alla struttura tradizionale della strada e stratificati nell’immaginario collettivo.

Il quartiere è organizzato in quattro ambiti insediativi separati dai percorsi stradali di penetrazione: ogni unità residenziale è provvista di ogni servizio, tra cui quelli per l’educazione dell’infanzia, gli esercizi commerciali e gli spazi per il tempo libero.

Questo doveva comportare la piena autosufficienza del quartiere che avrebbe offerto tutto il necessario per fare restare sul posto i suoi residenti, limitando al massimo gli spostamenti in altre zone della città.

Il quartiere autosufficiente della Comasina
Credits: http://www.ordinearchitetti.mi.it – Il quartiere autosufficiente della Comasina

# Realtà e utopia

Più che un quartiere autosufficiente, la Comasina assomiglia a una zona segregata sia dal resto della periferia che dal centro della città, con percorsi pedonali ed automobilistici totalmente separati, così come lo sono i servizi principali dalle unità abitative e dai servizi considerati minori. Il frazionamento del lotto tra diversi finanziatori e la partecipazione di numerosi progettisti ha causato una straniante eterogeneità delle abitazioni nonostante l’unitarietà del piano.

Lo scopo di questo quartiere è quindi rimasta un’utopia che difficilmente diventerà realtà. 

Continua la lettura con: Bovisa: i 10 motivi per visitare il quartiere post industriale di Milano

FABIO MARCOMIN

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Il municipio dei castelli: la “mini” valle della Loira a Milano

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Forse non sapevi che nel Municipio 9, che comprende lo spicchio di città uscendo da Porta Garibaldi in direzione Nord lungo l’antica via Comasina, ci sono 3 edifici che ricordano antichi castelli.

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Il municipio dei castelli: la “mini” valle della Loira a Milano

#1 Cascina Boscaiola

Uscendo dal centro, il primo “castello” che si incontra è nei pressi di viale Jenner (fermata Maciachini M3). Si tratta della Cascina Boscaiola, una tenuta di caccia appartenuta prima ai Visconti e poi agli Sforza. L’edificio, costruito nel XV secolo, è stato rimaneggiato molte volte nel corso dei secoli. Sulle facciate si intravedono frammenti di affreschi e delle finestre a forma di ogiva. Attualmente è stato suddiviso in appartamenti.

tre castelli
Credits: Urbanfile

#2 Torre degli Osculati

Proseguendo verso nord lungo via Pellegrino Rossi (fermata Affori Centro M3) si incontra la Torre degli Osculati (secolo XIV), che in origine faceva parte del complesso dell’antica Pieve di Santa Giustina. Nel corso dei secoli è stata utilizzata come torre di guardia e campanile.

tre castelli
Credits: Urbanfile

#3 Castello Visconti

Infine nel quartiere di Bruzzano, in prossimità del Parchetto di Piazza Giustino Fortunato (fermata Affori FNM M3), si incontra l’ex Castello Visconti. Attualmente è stato suddiviso in appartamenti anche se si può riconoscere la fisionomia del castello originale con le due torri merlate agli angoli. Al centro, verso via Fermignano si erge un torrione in mattoni alto sei piani.

tre castelli
Credits: Urbanfile

La distanza di Bruzzano dal centro di Milano all’epoca era sufficiente per permettere alle nobili famiglie milanesi di fuggire dalla caotica e malsana vita delle città per dedicarsi ad attività ludiche e di caccia in campagna.

Del castello originario rimane sostanzialmente la muratura portante, ma la struttura è stata rimaneggiata parecchio nel corso degli anni. Sulle facciate è comunque possibile notare alcuni stemmi in cotto.

Continua la lettura con: Il Castello di Macconago

LUCA SVALUTO

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Le case fantasy della “strada installazione” di Milano: un’atmosfera da New Orleans nei giorni di festa (Fotogallery)

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Ph. Paul Pablo - @natipervivereamilano

La prima a fare scalpore fu la casa pitturata da Maurizio Cattelan. Non è stata un caso isolato ma la scintilla per trasformare una strada intera che oggi rappresenta un unicum in città, già diventata un polo di attrazione un po’ come il quartiere arcobaleno. Vediamo qualche immagine ritratta da Paul Pablo del blog natipervivereamilano.it

Leggi anche: Il quartiere arcobaleno

Le case fantasy della “strada installazione” di Milano: un’atmosfera da New Orleans nei giorni di festa (Fotogallery)

Via Giuseppe Balzaretti. Sarebbe una via secondaria nel quartiere città studi, tra il bar Basso e il Poli. Sarebbe, perché da quando una delle sue case è stata dipinta da Maurizio Cattelan, la via è diventata sempre più meta di visitatori e turisti. Una ciliegia tira l’altra e come per le ciliegie anche le altre case ne hanno approfittato, così che tutta la via è diventata un’opera d’arte con facciate dei palazzi in stile liberty che si sono ravvivati di immagini e colori creando un’atmosfera da New Orleans nei giorni di festa. 

Ph. Paul Pablo – @natipervivereamilano

Via Balzaretti è diventata così la prima strada installazione di Milano, tra le uniche al mondo, una mostra permanente di arte a cielo aperto con uno stile pop e armonico. 

Il progetto denominato Toiletpaper, nato in occasione della Design Week 2022, è stato firmato dallo stesso Maurizio Cattelan e dal fotografo Pierpaolo Ferrari, in collaborazione con ORGANICS by Red Bull.

I palazzi della sono stati così decorati dalle grafiche dei magazine, proponendo una vera e propria esperienza interattiva e immersiva in uno stile che è perfettamente integrato con il quartiere e con l’eleganza dell’intera Milano. 

Vediamo di seguito alcune immagini del noto fotografo Paul Pablo

Ph. Paul Pablo – @natipervivereamilano
Ph. Paul Pablo – @natipervivereamilano
Ph. Paul Pablo – @natipervivereamilano
Ph. Paul Pablo – @natipervivereamilano
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“Ridateci la 73”: nuova mobilitazione dei cittadini contro i tagli dei mezzi pubblici

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Linea 73

Una vera e propria telenovela a Milano. Protagonista: la 73. Prima sostituita dalla metro, poi la promessa di ripristinarla, infine: silenzio. I cittadini rispondono con una nuova mobilitazione. 

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“Ridateci la 73”: nuova mobilitazione dei cittadini contro i tagli dei mezzi pubblici

“Ridateci la 73!”. Torna a risuonare lo slogan dei cittadini privati della celebre linea. Il nuovo presidio è stato organizzato dai comitati cittadini milanesi l’8 luglio 2024 in Largo Marinai d’Italia. La nuova mobilitazione prosegue la sua battaglia per il ripristino della linea 73, ma non solo. La lotta riguarda anche i disservizi del trasporto pubblico locale e i problemi della mobilità pubblica milanese. Ma facciamo qualche passo indietro.

# Il gruppo “La 73 non si tocca” chiede il ripristino del tragitto integrale da Linate al centro

A inizio 2024 il Consiglio Comunale aveva deliberato per il ripristino della linea /3, soppressa per l’apertura del tratto della M4 da Linate a San Babila. Dopo 7 mesi però alle parole non hanno seguito i fatti.

I cittadini riuniti nel gruppo “La 73 non si tocca” in lotta per il ripristino della linea hanno ribadito – soprattutto per voce di Cecilia De Santis – la loro “ferma intenzione di non mollare fino a che non riavranno il bus con il tragitto completo di prima del taglio.”

La “restituzione” alla cittadinanza della 73 dopo la delibera è stata poi rimandata per problemi tecnici, nonostante le sollecitazioni dei comitati. Comitati che si battono per un obiettivo più esteso della sola linea 73. 

# Il vero problema? “Il disinvestimento di risorse su tutta la rete dei trasporti di superficie”

Linea 73

Gli interventi dei comitati cittadini, tra cui il Comitato Basmetto e il Comitato Lambrate-Rubattino Riparte, hanno evidenziato come il problema dei tagli e della diradazione delle corse dei mezzi di superficie (con conseguenti attese alle fermate che arrivano fino a 30-40 minuti) riguardi tutta Milano.

Il problema insomma sembra essere “un disinvestimento di risorse su tutta la rete dei trasporti di superficie”, ha osservato Adriana Berra del comitato Lambrate-Rubattino Riparte. Anche i contributi di altri relatori – tra cui un delegato sindacale degli autisti ATM – hanno rafforzato il dubbio che il problema a monte dei tagli non sia tanto la mancanza degli autisti, bensì una più complessa questione di risorse insufficienti o tolte alla rete di superficie per destinarle ad altro che andrebbe indagata più a fondo per comprendere meglio scelte e responsabilità politiche.”

# L’invito del comitato Lambrate-Rubattino Riparte: unirsi per chiedere che “la rete dei trasporti pubblici venga ripotenziata, migliorata nell’efficienza, nella capillarità”

linea 973

“Pur riconoscendo che la battaglia per la 73 è sacrosanta per la strategicità della linea e perché è una battaglia simbolo per tutti i Milanesi, Adriana Berra di Lambrate-Rubattino Riparte ha invitato i comitati – piuttosto che a farsi concorrenza lanciando ognuno la propria petizione di quartiere, a unirsi “per chiedere con un’unica voce la che la rete dei trasporti pubblici venga ripotenziata, migliorata nell’efficienza, nella capillarità, e che resti pubblica”. Adriana ha anche ricordato all’assemblea che “la mobilità è un diritto, al pari dell’istruzione e la salute”.

Per sostenere la lotta cittadina contro il depotenziamento dei mezzi di superficie, tutti i Milanesi in possesso dello SPID possono firmare la petizione inserita sul portale del Comune di Milano (area “Partecipazione”) dal Comitato Basmetto per chiedere la cancellazione della riduzione delle corse su 31 linee. Ma è solo un inizio. Presto i comitati cittadini uniti contro il depotenziamento delle linee di superficie lanceranno nuove iniziative.”

Continua la lettura con: Milano–Malpensa: e se fosse una metropolitana?

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Studio del MIT: le strade a 30 all’ora aumentano traffico e inquinamento

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markusspiske-pixabay - 30 all'ora

Milano continua a frenare. Almeno sulle strade. Arriva però una doccia fredda sulla politica del Comune di introdurre il limite dei 30 km/h sulle strade di Milano per aumentare sicurezza e ridurre l’inquinamento. Il MIT, una delle più importanti università di ricerca del mondo, ha presentato uno studio che mostra come in realtà il limite di 30 faccia aumentare traffico e tempi di percorrenza. E, di conseguenza, porti a un incremento dell’inquinamento. Ecco i risultati nel dettaglio.

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Studio del MIT: le strade a 30 all’ora aumentano tempi di percorrenza e inquinamento

# Introdotte a Milano le prime strade con limite 30 km/h, saranno 100 entro settembre

Maps – Via Corridoni

Presentato in primavera, è entrato nel vivo il piano del Comune di Milano per introdurre il limite dei 30 km/h in diverse strade cittadine. Individuate le prime 7, tra quelle più che hanno registrato più incidenti in base ai dati Amat, e altre 20 da mettere in sicurezza, entro settembre si dovrebbe arrivare a 100. Il Sindaco Sala ha spiegato come, a differenza di altre città come Bologna che hanno introdotto il limite dei 30 km/h su tutto il territorio, per Milano si è scelto una strategia più soft anche se nel lungo termine potrebbe essere estesa.

# Insieme alle ztl utili per la riduzione delle emissioni nocive

Telecamere Area B

Nel rivendicare i dati positivi sulla riduzione dell’inquinamento emersi dallo studio annuale di Kyoto club e del Cnr, riguardante la qualità dell’aria nelle città italiana, il sindaco ha sottolineato come questo sia il risultato delle azioni messe in campo, tra cui troviamo Area b, Area c, zone 30 e le altre ztl cittadine. Ma arriva una doccia fredda: uno studio pubblicato dal MIT, una delle più importanti università di ricerca del mondo, smonta però questo assunto.

Leggi anche: Le Ztl di Milano verso nuove modifiche: Area B a pagamento e Area C più cara?

# Uno studio del MIT mostra però come le strade a 30 km/h aumentino tempi di percorrenza e inquinamento

Credits doanme-pixabay – Limite 30 km orari

Le strade a 30 km/h sono dannose. Arriva a questa conclusione uno studio del MIT Senseable City Lab, del famoso Massachusetts Institute of Technology di Boston, incentrato proprio sulla città di Milano. Presentato in occasione del terzo forum di The urban mobility council, il think tank della mobilità promosso dal Gruppo Unipol, mostra come questa politica della mobilità porti ad un aumento dei tempi di percorrenza e delle emissioni inquinanti.

# Fino a 89 secondi in più in auto

Credits Andrea Cherchi – Traffico centro Milano

Negli scenari analizzati si è registrato un incremento dei tempi di percorrenza che va dai 2 secondi, nel caso di riduzione dei limiti in tutte le strade della zona più centrale di Milano, agli 89 secondi, se il limite dei 30 km/h orari venisse applicato a tutte le strade non primarie sull’intero territorio cittadino. I dati variano in base alla zona e alla tipologia di via presa in considerazione e gli incrementi risultano più elevati nelle ore di punta.

# C02 su dell’1,5%, il particolato del 2,7%

 

Credits: milanofanpage.it – Inquinamento a Milano

Per quanto riguarda l’inquinamento è emerso come ad aumentare siano tutte le principali tipologie di emissioni: monossido di carbonio (CO), anidride carbonica (CO2), ossidi di azoto (NOx) e particolato (PM). Nell’ipotesi che il limite dei 30km/h venisse introdotto su tutto il territorio comunale di Milano la CO2 nelle ore più trafficate salirebbe dell’1,5%, mentre il particolato, tra i più nocivi per la salute, fino al 2,7%. Il motivo è da ricercare nel funzionamento dei motori termici, progettati per avere la migliore efficienza di consumo attorno ai 70-80 km/h che quindi si riduce sotto tale limite. 

Continua la lettura con: Arrivano le strade a 30

FABIO MARCOMIN

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2 mila monopattini in sharing: il ritorno di Lime a Milano

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Credits Melissa & Chris Bruntlett FB - Tunnel Bergen monopattini

Vittoria di Lime. Nuova autorizzazione: tornano sulle strade di Milano i monopattini bianchi e verdi. 

2 mila monopattini in sharing: il ritorno di Lime a Milano

 
Credits: milanopost.info

Vittoria di Lime con il Comune di Milano. La società di mezzi in sharing ha vinto i ricorsi al Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia e al Consiglio di Stato, contro i provvedimenti di decadenza dell’autorizzazione per il servizio di sharing di monopattini del Comune di Milano. Con la vittoria Lime ha ottenuto il rilascio di una nuova autorizzazione: porterà così 2000 monopattini elettrici in sharing.

“Siamo orgogliosi ed entusiasti di fornire ai cittadini di Milano un servizio ancora più completo, sostenibile e a zero emissioni negli spostamenti quotidiani in città” ha affermato Matteo Cioffi, Regional General Manager di Germania e Italia. 

I monopattini si aggiungono alle 2000 biciclette già presenti in città. Gli utenti del servizio possono tornare a utilizzare i Ride Pass, gli abbonamenti a tariffa fissa pensati anche per le e-bike.

Fonte: dueruote.it

Continua la lettura con: Una Metro, una Strada e due Treni ad alta velocità: quello che manca ancora a Milano

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