In questo videoBeatrice Zaccardi prende in giro il milanese che vuole fare colpo al primo appuntamento. Queste le sue risposte alla domanda: “Quali sono i tuoi passatempi?” al suo primo appuntamento.
#1 Cipriani
Credits casaciprianinyc IG – Socialista Lounge
Casa Cipriani ma a Milano si dice Cipriani e basta. In via Palestro 24. Non è solo un hotel a cinque stelle, ma anche uno dei luoghi da primo appuntamento per chi vuole fare una bella impressione. La “Pickering Room”, comprensiva di accogliente “Giardino d’Inverno”, offre un ambiente elegante dove assaporare colazioni, pranzi, aperitivi e cene.
#2 Nobu
Ristorante minimalista ed elegante di cucina giapponese e sushi in ambiente in stile Armani. Si trova nell’Armani Hotel, in via Gastone Pisani 1. Lo chef è il celebre Matsuhisa, noto soprattutto per la sua interpretazione unica della cucina tradizionale giapponese con ingredienti peruviani.
#3 Armani/Privè
Già che ci siamo, dal ristorante al Privé è un attimo. Sempre nell’Armani Hotel, per chi non teme la concorrenza di celebrità milanesi e non solo.
#4 Volt
Ph. @voltclub.milano IG
Discoteca, anzi “club” come ormai si definiscono le discoteche più in voga, in via Molino delle Armi, dove si respirano atmosfere anni Novanta, di quando si tremava davanti alla selezione all’ingresso. Per entrare può essere di aiuto il suggerimento che si trova sul sito del club: L’unica “regola” per vestirsi bene al Volt Club è che bisogna fare bella figura.
#5 Dal Bolognese
Ph. @verycranberry IG
Menù emiliano tra divani capitonné e rivestimenti di legno in un locale raffinato con dehors sotto un portico. Ha anche tavoli all’aperto. In via Amedei 8 (zona Missori). Molte star sono passate dal bolognese: da Marlon Brando a Bono, da Federico Fellini a Jean-Paul Sartre, fino a Gianni Agnelli.
#6 El Porteño
Credits elportenoprohibido IG – El Porteño Prohibido
Non può mancare poi un’entraña al Porteño, il taglio intercostale di black angus per due persone da 80 euro nel ristorante argentino in via Gian Galeazzo 25, zona Darsena.
#7 Forte dei Marmi
Twiga
Per chi preme fin da subito sull’acceleratore non può mancare la proposta di una “scappata al Forte”. Meno di due ore e si è seduti in Capannina.
Fino a qualche anno fa la città più popolosa dell’Australia non aveva nemmeno una stazione metropolitana. Nei giorni scorsi ha inaugurato un altro tratto e in futuro la rete dovrebbe superare i 110 km di estensione.
# Il più grande progetto di trasporto pubblico in Australia
pixabay – falco – Sidney
Sidney, la città più popolosa dell’Australia con circa 5,5 milioni di abitanti, fino a pochi anni fa non aveva nemmeno una stazione della metropolitana. Un primo tratto della Sydney Metro Northwest ha inaugurato nel 2019, tra Tallawong e Chatswood. Attualmente la rete è composta dalla Metro North West & Bankstown Line, automatizzata e driverless, si estende per 52 km e 21 stazioni. Si tratta del più grande progetto di trasporto pubblico nella Nazione.
# Il nuovo tratto aperto il 19 agosto 2024
Sidney Metro Fb
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Sidney Metro Fb
Sydney Metro treni
Il 19 agosto 2024 ha aperto la tratta City & Southwest, da Chatswood fino a Sydenham passando sotto il porto di Sydney, che assieme al percorso già operativo ha preso il nome di Metro North West & Bankstown Line.
sydneymetro.info – Tracciato metro aperto
Il tracciato è di 15,5 km con sei nuove stazioni sotterranee a Crows Nest, Victoria Cross, Barangaroo, Martin Place, Pitt Street con Gadigal Station e Waterloo. Nel giorno di apertura sono stati effettuati oltre 190.000 viaggi, con 425 treni in servizio.
# Nel futuro la rete dovrebbe superare i 110 km di estensione
Transport for NSW-timeout – Mappa metro Sidney in funzione e in costruzione
La seconda fase del progetto prevede l’estensione della linea fino a Bankstown, convertendo parzialmente il tracciato dell’attuale Bankstown Line, entro il 2025. In costruzione ci sono poi altre due linee: la Western Sydney Airport e la Sydney Metro West.
Credits westernsidney.com.au IG – Western Airport Sidney
La prima avrà un tracciato di circa 23 km da St Marys alla nuova Bradfield Station a Badgerys Creek, con sei stazioni, e servirà il Western Sydney International Airport che dovrebbe inaugurare nel 2026.
La seconda prevede 24 km di linea, 10 stazioni e servirà Parramatta e il Sydney Olympic Park che sarà completato per le Olimpiadi del 2032. Al termine di tutti i cantieri la rete sarà composta complessivamente da 46 stazioni e 113 km.
Bisogna essere esperti e avere nervi saldi per raggiungere queste vette e potersi godere il meritato riposo in questi rifugi. Per chi ha spirito di avventura e non ha paura delle altezze ecco quali sono 7 rifugi più inaccessibili delle Alpi.
Voglia di adrenalina? I 7 rifugi più panoramici delle Alpi
#1 Il rifugio più alto d’Europa a 4.554 metri d’altitudine – Italia
Capanna Regina Margherita
Dall’alto dei suoi 4.554 metri la Capanna Regina Margherita è il rifugio più alto d’Europa, inaugurata il 18 agosto 1893 alla presenza della Regina Margherita di Savoia, si trova sulla vetta della punta Gnifetti, nel gruppo del Monte Rosa, tra i comuni di Alagna Valsesia e Zermatt sul confine italo-svizzera. Dal 2000 il rifugio è anche sede della più alta stazione meteorologica d’Europa.
#2 Solvayhütte, la capanna del Cervino – Svizzera
Credits: @_monte_rey_ IG
Posizionato a 4.003 metri, solamente 475 metri sotto la cima del Cervino che arriva a quota 4.478 metri, il rifugio richiede una notevole abilità per raggiungerlo. La capanna fu realizzata nel 1915 in cinque giorni, rifatta poi nel 1996 e ha 10 posti letto.
#3 Grand Mulets, il rifugio più impressionante – Francia
Credits: Alex Buisse – Rifugio dei Grands Mulets, Francia
Per gran parte utilizzato in inverno dagli sciatori per scendere dalla montagna più alta dell’Europa occidentale, il Grand Mulets è uno dei rifugi più impressionanti situati sulle Alpi, a 3.051 metri d’altitudine sul massiccio del Monte Bianco.
#4 Cabane des Vignettes, raggiungibile attraversando un ghiacciaio – Svizzera
Credits: patittucciphoto – Cabane des Vignettes
Il Cabane des Vignettes ha 120 posti letto, ed è più riconducibile a un hotel che a un rifugio, che si trova lungo la famosa Haute Route tra Chamonix e Zermatta a 3.160 metri d’altezza ai piedi della Pigne d’Arolla. Se vorrete avventurarvi, preparatevi psicologicamente: dovrete attraversare un ghiacciaio.
#5 Bivacco Tita Ronconi, strapiombo minimal – Italia
Credits: Marco Milani – Bivacco Tita Ronconi
Ci sono alcuni rifugi nei quali obbedire al richiamo della natura nel cuore della notte potrebbe essere una sfida piuttosto ardua. Per ovvie ragioni, questo bivacco a 3.169 metri sul Passo di Bondo, in Val Masino, con quattro posti letto non è un posto ideale dove muoversi a tentoni nella notte.
#6 Cabane de Bertol, il più precario – Svizzera
Credits: patitucciphoto – Cabane de Bertol
La Cabane de Bertol assomma 80 posti letto ed è un rifugiofamoso per la sua precaria posizione sulla cresta rocciosa. È situato a 3.311 metri sul versante sud del Pointe de Bertol, una montagna delle Alpi Pennine svizzere.
#7 Il Bivacco Gervasutti, il più futuristico – Italia
Credits: Marco De Stefanis – Bivacco Gervasutti
La capanna, che ha 12 posti letto, è situata a 2.835 metri sotto le imponenti pareti delle Grandes Jorasses, sul confine tra Italia e Francia. È stata costruita per durare nel tempo, ma la sua forma futuristica a “tubetto di dentifricio”, ispirata dalla progettazione nautica e aeronautica, pare non abbia riscosso tanto successo.
Se c’è una cosa in cui nessuno può battere un milanese è l’arte di dare soprannomi. Il dialetto milanese, nella sua semplicità e icasticità riesce sempre a dare un’idea immediata di qualunque cosa. Questa capacità spesso viaggia a braccetto con una sottile ironia, altra caratteristica connaturata nel nostro bel dialetto.
Girando quindi per Milano non vi dovete meravigliare se sentite chiamare le più celebri statue in modi quantomeno originali o poco ossequiosi. Sono certa che dopo averli sentiti guarderete l’opera con altri occhi. Proviamo?
#1 “On liter in quatter”, la statua di Leonardo da Vinci in Piazza della Scala
Credits: tripadvisor.t – Leonardo da Vinci
Tutti siamo passati almeno una volta nella vita in piazza della Scala. Al centro domina, come saprete, il monumento formato da cinque statue: la più alta è quella di Leonardo da Vinci, alta 4,40 metri e posizionata al centro. Al livello inferiore troviamo altre quattro sculture alte 2,60 metri. Raffigurano i quattro allievi migliori di Leonardo: Giovanni Boltraffio, Marco d’Oggiono, Cesare da Sesto e Gian Giacomo Caprotti. Tale monumento fu inaugurato il 4 settembre 1872 alla presenza dell’artista, Pietro Magni e del re Umberto I. Vi era tutta l’intellighenzia milanese dell’epoca, tra cui Giuseppe Rovani, artista scapigliato.
Pare che qualche giorno più tardi, Magni stesse cenando in un’osteria insieme a Rovani ed altri due amici e insistesse nel chiedere allo scapigliato un parere spassionato sulla sua opera. Sembra quindi che Rovani abbia preso il fiasco di vino da un litro dalla tavola e lo abbia messo al centro, tra i quattro commensali. Dopodichè pare che si sia rivolto al Magni e gli abbia detto:
“Ecco qui la tua opera: on liter in quatter…” Il successo di tale definizione fu immenso e la statua passò cosi alla storia per la sua somiglianza ad una bottiglia di vino con quattro bicchieri intorno.
#2 “Cinq e tri vott”, la statua di San Francesco d’Assisi in piazza Risorgimento
Credits: tripadvisor.it – Monumento a San Francesco
Al centro di Piazza Risorgimento si trova l’opera dello scultore Trentacoste. Essa ritrae San Francesco con le braccia alzate nell’atto di benedire le folle. Se ci si sofferma ad osservare bene si può notare che la mano destra ha solo tre dita alzate nell’atto di benedire mentre la mano sinistra è aperta come per monito di pace.
I milanesi, a cui non sfugge nulla, ben captarono tale particolare e decisero di battezzare la stuatua “Cinq e tri vott”: cinq che lavoren e tri che fan nagott (Cinque e tre, otto: cinque che lavorano e tre che non fanno niente). Il riferimento era chiaramente volto ad un’ironica constatazione: spesso nell’organizzazione del lavoro sono più i capi di quelli che poi davvero lavorano.
#3 Le statua della “Ca’ di ciapp”, in via Buonarroti
In Corso Venezia 47 vi era Palazzo Castiglioni. Ai lati del portone di ingresso originariamente era possibile vedere due nudi femminili realizzati da Ernesto Bazzaro. Queste due statue avevano scandalizzato i benpensanti milanesi che immediatamente avevano battezzato il palazzo con il nome di Cà di Ciapp. Tale risonanza ebbero questi due nudi femminili che il proprietario del palazzo dovette decidere di spostarle e sostituirle con delle decorazioni floreali, molto semplici quanto anonime. Le due statue della vergogna invece furono trasferite in via Buonarroti, su un lato della Villa Romeo-Faccanoni, oggi Clinica Columbus.
Ormai però il danno era fatto: il palazzo aveva conquistato il nome per cui ancora oggi è conosciuto.
#4 La Fontana della “Dona di trè Tètt”, in via Andegari
Credits: tripadvisor.it – Fontana dei Tritoni
Il nome di tale fontana è Fontana dei Tritoni ma alcuni la chiamano anche Fontana dei baci. Tale fontana, una delle più belle di Milano, deve però la sua fama popolare non alla sua indubbia bellezza ma alla statua sulla sinistra che raffigura una donna che sorregge un salvadanaio rotondo vicino al seno.
I milanesi maliziosi decisero che secondo loro tale salvadanaio fosse in realtà una terza ‘tetta’: il soprannome era presto trovato. La fontana perse il suo nome originale e diventò senza possibilità di appello la Fontana della Dona di trè Tètt.
#5 Gli “Omenoni”, nella via che oggi porta lo stesso nome
In via degli Omenoni 3 sorge la celeberrima casa progettata ed abitata prima dall’architetto Leone Leoni nel 1565 e poi da Giulio Ricordi. Sulla facciata, come ben si sa, sono presenti otto enormi talamoni, ovvero otto uomini di grandissime fattezze e dimensioni. Per questo il palazzo divenne in men che non si dica la Ca’ di Omenoni e tale nome rimase scolpito nella storia milanese al punto da entrare persino nella toponomastica. Il palazzo infatti sorge in via degli Omenoni.
#6 “Turta di Spus”, la fontana di Piazza Castello
Credits: cronacamilano.it – Torta degli sposi
La grande fontana che sorge in fronte al Castello Sforzesco fu eretta nel 1930. La sua forma tonda e chiara in unione con il disegno che i suoi getti d’acqua formano la fanno assomigliare molto ad una torta nuziale ricca di panna e meringa. Detto, fatto. Per i milanesi infatti il suo nome è Turta di Spus!
#7 “Ai tri ciucc”, il monumento ai caduti in Porta Romana
In Porta Romana, all’altezza di via Tiraboschi su uno spartitraffico sorge la statua in onore delle vittime della Grande Guerra. Tale statua raffigura un soldato legionario romano e un soldato della Lega Lombarda nell’atto di sostenere un eroe della Prima Guerra Mondiale, tale Giuliano Ottolini.
Le malelingue milanesi però diedero una diversa interpretazione e decisero che in realtà non fosse altro che la raffigurazione di due amici che sorreggessero un terzo ubriaco fradicio. Tale interpretazione si è nel tempo verificata essere profetica: il luogo dove sorge tale statua è all’inizio di una zona della movida notturna milanese che negli ultimi anni è molto frequentata. I “Tri ciucc” sono sicuramente nella posizione più adatta!
#8 “El poer borleo”, alla base dell’obelisco di piazza V Giornate
Credits: wiikipedia.org – Obelisco V giornate
In Piazza V Giornate c’è il famoso obelisco corredato da varie statue che raffigurano le cinque giornate di Milano. Una di queste statue è la rappresentazione di un leone che nasconde una storia divertente.
L’autore, Giuseppe Grandi, aveva difficoltà a ritrarre un vero leone poiché all’epoca non era semplice reperire un leone in carne ed ossa e l’autore non voleva usarne uno impagliato. Il comune allora, che era il committente, consentì ad acquistarne uno e l’autore lo comprò da un circo. Il felino però, abituato alla cattività, non era per niente feroce e non era uso a fare ruggiti. Il Grandi provò a tirargli dei pezzi di creta e dei gessi ma Borleo senza fare una piega se li mangiò e gli venne di conseguenza un blocco intestinale.L’artista e i suoi amici studiarono una tremenda soluzione: prepararono un rudimentale super clistere. La reazione di Borleo fu quella che possiamo ammirare tutt’oggi: un ruggito da far invidiare il leone della Metro Golden Meyer. Quando si seppe quanto era successo il leone fu battezzato dalla voce popolare El poer Borleo.
#9 “El biotton”, il monumento a Felice Cavallotti in Via Marina
In Via Marina c’è il monumento a Felice Cavallotti datato 1906. Esso per volere del suo committente fu scolpito nudo con il solo elmo in testa. Presto detto, gli fu affibbiato l’aggettivo biotton.
#10 “Balabiott”, la statua di Napoleone nel cortile dell’Accademia di Brera
Credits: wikipedia.org – Napoleone
Il termine Balabiott è difficilmente traducibile in italiano perché sottende molte sfumature. Letteralmente significa balla nudo ma potremmo tradurlocome persona che crede di essere super ma che in realtà manca di sostanza.
I milanesi quindi ritennero che fosse perfettamente calzante per la statua di Napoleone, ritratto nudo, che è al centro del cortile dell’Accademia di Brera.
#11 “Scior Carera”, la statua di epoca romana in Corso Vittorio Emanuele II
Credits: wikipedia.org – Sciur Carera
In corso Vittorio Emanuele II 13 c’è una statua di epoca romana che raffigura un uomo vestito con la toga. Negli anni questa opera ha guadagnato due validi soprannomi: l’omm de preja (uomo di pietra) e scior carera. Tale nome è dovuto all’iscrizione che è presente sulla statua che recita: Carere debet omni vitio qui in alterem dicere paratus est ovvero deve essere privo di ogni vizio chi si prepara a parlare contro qualcuno.
Il nostro “scior carera” in passato è stato la voce del malcontento popolare milanese. Egli infatti era latore di biglietti in cui anonimamente i cittadini si lamentavano del governo del momento.
Inizio anni Sessanta. Durante i lavori di scavo della metropolitana M1, nei sotterranei della stazione Cadorna si sparse una voce che terrorizzò gli operai. Si disse che fosse stato scoperto un varco che portava direttamente all’Inferno.
Verità o leggenda metropolitana? Fatto sta che questa diceria provocò talmente scalpore da convincere l’allora direttore de Il Corriere della Sera di affidare al grande cronista e scrittore Dino Buzzati un’indagine sul caso. I risultati di quello che scoprì vennero pubblicati in sei puntate dal 24 aprile al 20 maggio 1964.
# L’inferno nelle viscere di Milano
Si aggiustò sulla poltrona, partì deciso: «Caro Buzzati per caso non vorrebbe farmi una bella inchiesta sui lavori della metropolitana?»
«… politana?» feci eco, sbalordito.
Accese una sigaretta dopo averne offerta una.
«Nei lavori della metropolitana» disse «avrebbero trovato… un operaio un certo Torriani… per caso, nel corso degli scavi… dalle parti di Sempione… beh, insomma…»
Io lo guardavo, io cominciavo a spaventarmi.
Chiesi: «Che cosa dovrei fare?».
Lui prosegui: «Per caso… durante gli scavi sotterranei di Milano… dice di aver trovato… aver trovato per caso…» sembrava esitasse, imbarazzato.
«Per caso…» incoraggiandolo.
«Trovato per caso» mi fissò terribilmente «… io stesso stento a crederlo…»
«Direttore, mi dica…» Non ne potevo più.
«La porta dell’inferno, dice di aver trovato… una specie di porticina.»
Si narra che personaggi grossi e fortissimi, di fronte a ciò che massimamente avevano desiderato nella vita, quando si presentò tremarono, diventando macilenti, piccoli e meschini.
Eppure io chiesi:
«E si può entrare?»
«Dicono.»
«L’inferno?»
«L’inferno.»
«Gli inferni?»
«Gli inferni.»
Così ebbe inizio la storia di Dino Buzzati che descrisse il viaggio attraverso quella porticina in un inferno tipo Divina Commedia, nascosto nelle viscere di Milano. Così conclude il suo racconto: “Considerando ciò che ho potuto udire e vedere, mi domando anzi se per caso l’Inferno non sia tutto di qui, e io mi ci trovi ancora, e che non sia solamente punizione, che non sia castigo, ma semplicemente il nostro misterioso destino.”
E’ la capitale italiana del cioccolato. La data di inizio di questa lunga tradizione è considerata il 1560 quando, per festeggiare il trasferimento della capitale ducale da Chambéry a Torino, Emanuele Filiberto di Savoia servì alla città una tazza di cioccolata. Da allora la città sabauda ha formato celebri maestri cioccolatieri. Nel Settecento è nato il Bicerin, a base di caffé, cacao, crema di latte, e nel 1865 il Gianduiotto, il primo cioccolatino ad essere incartato. I gianduiotti furono immessi per la prima volta sul mercato in occasione del Carnevale, ragion per cui il celebre cioccolatino, uno dei simboli torinesi, porta il nome della mitica maschera torinese, il Gianduja. Ovetti, gianduiotti e Nutella hanno fatto diventare la città il simbolo di una prelibatezza mondiale.
A Genova Milano deve la bandiera e un po’ la consideriamo la nostra cugina di mare, anche se il nostro amore viene spesso ricambiato dal loro tipico mugugno. Ma forse la gemma più ambita è l’Acquario. Quando è stato inaugurato, in occasione delle Colombiadi del 1992, era il più grande d’Europa e il secondo al mondo. Progettato da Renzo Piano, in meno di trent’anni è stato visitato da quasi 30 milioni di visitatori, oltre 1,2 milioni l’anno.
Si dice che la città più “milanese” della Sicilia sia Catania. Non ce ne vogliano gli amici dell’elefantino ma quanto ci piace Mondello, con le sue spiagge e il suo mare in città!
#4 Di Alberobello: i trulli
Credits jaccy007-pixabay – Trulli Alberobello
La città delle archistar in questo caso deve abbassare la testa: se a Milano si fosse realizzato un quartiere di trulli sarebbe uno spettacolo.
#5 Di Venezia: il Festival del Cinema
Credits Riccardo Lo Re-unsplash – Festival Cinema di Venezia
Per gli eventi probabilmente Venezia è l’unica città italiana che attira le brame di noi milanesi. La Biennale è un’icona che tantissimi sognerebbero di avere a Milano. Ma il capolavoro è senz’altro il Festival di Venezia, da quasi un secolo un punto di riferimento del cinema d’autore internazionale. E pensare che il primo festival cinematografico fu realizzato proprio a Milano…
#6 Di Pisa: la Normale
Credits cassy1976 IG – Normale di Pisa
La prima università al mondo di scienze naturali. La Scuola Normale Superiore fondata con decreto napoleonica nel 1810 riprende la grande tradizione delle École supérieure che in Francia formano la classe dirigente. Un’eccellenza universitaria, sarebbe perfetta a Milano.
#7 Di Siena: il Palio
Ph. Anastasia Borisova (Pixabay)
Questa cosa di una città che afferma l’identità di ogni suo quartiere, con bandiere colori e perfino tradizioni diverse, ci fa impazzire. I giorni prima del palio Siena diventa ancora più magica del solito. La corsa forse è un po’ troppo trucida per i palati fini dei milanesi, però è stupenda per la convivialità che crea in città. Chissà, portarla a Milano potrebbe essere un modo per alimentare il senso di appartenenza ai quartieri di Milano. Che, peraltro, in passato era divisa anch’essa in contrade.
#8 Di Trieste: le mule
Credits sovoque-pixabay – Trieste
E la città dei maschi più attraenti? Caos in redazione.
#9 A Catania: l’Etna
Credits notiziecatania-pixabay – Catania e Etna
Un vulcano su cui si scia. Terribilmente chic.
#10 A Roma: i gladiatori
Credits tasya.filippova IG- Gladiatori romani
I gladiatori del Colosseo. Però quelli di una volta.
La Damnatio memoriae era la modalità con cui gli antichi romani attuavano la totale e deliberata cancellazione di uno specifico individuo dalle fonti storiche, con l’alterazione, abrasione o distruzione di ritratti, iscrizioni e altri documenti. A Milano la Damnatio memoriae non è riuscita in pieno. Almeno con Mussolini.
Le immagini di Mussolini che non ti aspetteresti mai di vedere a Milano
# A Milano è nato il Fascismo
Il rapporto di Milano con Mussolini è stato di un’intensità incredibile, in un senso e nel suo opposto. A Milano Mussolini ha vissuto come giornalista, è dove ha fondato il Fascismo, in piazza San Sapolcro, ed è dove ha cresciuto il suo potere fino ad arrivare alla conquista di Roma.
Ma Milano è anche la città che più di ogni altra gli ha voltato le spalle, diventando sede dell’azione partigiana nel nord occupato, e quella che lo ha tragicamente giustiziato, impiccando il suo cadavere a testa in giù a piazzale Loreto.
# Le immagini di Mussolini ancora a Milano
Pochi sanno che esistono a Milano ancora delle immagini di Mussolini. Addirittura in due luoghi di grande significato in città.
La prima immagine di Mussolini la si trova alzando gli occhi al cielo in un mosaico della Stazione Centrale a fianco della piattaforma 20. Il viso è stato in parte cancellato ma lo si riconosce ugualmente. Mussolini diede il via alla costruzione della Stazione che fu inaugurata nel 1931 e che presentava numerose decorazioni e simboli fascisti. Alcuni sono stati rimossi, altri sono ancora presenti e li si possono scovare guardando in alto.
Il secondo luogo dove si trova Mussolini è ancora più bizzarro. Su una delle guglie del Duomo il viso del duce è scolpito insieme al re Vittorio Emanuele II. Lo si trova sul tetto, a sinistra rispetto a quando si arriva, guardando in direzione nord ovest verso il basso.
Il sogno di ogni fotografo appassionato di paesaggi, skylines e tramonti urbani: individuare un punto privilegiato dal quale catturare panorami mozzafiato. In ogni città d’Italia e del mondo ci sono luoghi dove è possibile salire e scattare le foto “strappalike”. Milano non è certo seconda a nessuno nemmeno in questo e, fra tetti, terrazze e rooftop c’è da divertirsi. Ci sono luoghi accessibili a tutti, gratuiti oppure a pagamento e luoghi raggiungibili solo se si conosce qualcuno.
In questa breve guida, trovate la classifica dei dieci posti migliori e accessibili a tutti, da dove scattare fotografie memorabili. Prima di leggere le posizioni, una ad una, tenete presente che, non c’è bisogno che ve lo dica io, le immagini migliori si catturano all’alba e al tramonto e le giornate di vento aiutano il cielo a raggiungere il massimo della limpidezza liberando gli orizzonti verso le montagne che, parliamoci chiaro, in una fotografia fanno sempre una gran bella figura. La classifica è frutto di un mio parere personale e le posizioni, da uno a dieci, sono vicinissime fra loro.
Milano dall’alto: I 10 migliori posti da dove fotografare la nostra città (scelti da Andrea Cherchi)
#1 Terrazza Martini
Credits: Andrea Cherchi – Vista dalla Terrazza Martini
Da Terrazza Martini si ha una vista sorprendente e assai ravvicinata verso la Galleria, il Duomo e la piazza. In lontananza, a fare da naturale cornice, i grattacieli di Porta Nuova. Dalla Terrazza, se spostate lo sguardo verso sinistra, trovate il Castello Sforzesco, Torre Branca e CityLife. Con un grandangolo riuscite a fotografare tutto: dal Duomo a CityLife. Dalla Terrazza è possibile anche vedere bene Torre Velasca. Per conoscere le aperture della Terrazza vi consiglio di visitare le loro pagine social ufficiali. Mi piace sottolineare la gentilezza e l’affabilità del personale, perché è davvero fiore all’occhiello della terrazza.
#2 Terrazze del Duomo
Credits: Andrea Cherchi – Vista dalle Terrazze del Duomo
Una volta arrivati in cima alle terrazze del Duomo, a piedi o in ascensore, se non siete mai saliti e siete appassionati di fotografia, la prima cosa che direte a voi stessi senza farvi sentire è: “io da qui non voglio più scendere”. Da un lato delle terrazze potete vedere lo skyline di Porta Nuova, CityLife, l’ingresso e i tetti della Galleria. Dall’altro lato, la veduta su Palazzo Reale e Torre Velasca. E poi, camminando su e giù per le terrazze, ogni piccolo angolo vi offrirà notevoli spunti fotografici. La vostra fantasia non avrà limiti. Visitate le pagine ufficiali della Veneranda per orari e info. Se non siete mai saliti, vi consiglio il “classicone” delle foto Milanesi: le guglia di Torre Unicredit ripresa fra le guglie del Duomo.
#3 Torre Branca
Credits: Andrea Cherchi – Vista dalla Torre Branca
Immersa nel verde e nella quiete di parco Sempione, Torre Branca è un’autentica risorsa per fotografi e amanti della fotografia e, diciamola tutta, anche un buon “asso nella manica” con il quale sorprendere un amico che non è mai stato a Milano e ha chiesto a voi di fargli da Cicerone. Da Torre Branca si vede Milano a 360 gradi e con uno zoom farete foto meravigliose. Ci sono i vetri, ma sono pulitissimi e non vi impediscono di ottenere scatti limpidi e di ottima qualità. Nella loro pagina facebook ufficiale trovate tutti gli orari di salita e altre info. Vi consiglio inoltre di telefonare poiché è possibile salire solo con l’ascensore che potrebbe non funzionare in caso di vento.
#4 Palazzo Lombardia
Credits: Andrea Cherchi – Vista da Palazzo Lombardia
Dall’alto del suo belvedere al 39° piano, Palazzo Lombardia offre emozioni visive impareggiabili. La vista su Porta Nuova, su grattacielo Pirelli e sulla Stazione Centrale, soprattutto al crepuscolo, non teme rivali. Il belvedere è aperto a tutti ogni domenica (verificate tuttavia sempre sul sito web della Regione), mattina e pomeriggio. Tenete presente che tutti sognano il panorama al tramonto e quindi la coda per salire è maggiore dalle 16 in avanti. Trattasi tuttavia di coda piuttosto snella e i controlli all’ingresso richiedono circa cinque minuti. Non di più. Miglior vista assoluta su Biblioteca degli Alberi che, osservata dall’alto, è uno spettacolo. La salita non ha costi.
#5 Highline della Galleria
Credits: Andrea Cherchi – Vista da Highline Galleria
Camminare sui tetti della Galleria è una grande emozione. Fare foto da lì, lo è ancora di più. Lungo il percorso dell’Highline, ogni occasione è buona per fare foto e liberare la vostra vena artistica. Appena salite, venite accolti da una bella vista su piazza del Duomo e, al termine della passeggiata, vi aspetta un ottimo panorama su Porta Nuova. In più, vedere e fotografare il tetto della Galleria non è cosa di tutti i giorni. Quando avrete fotografato tutto, vi rimane la sfida dei 12 gatti che vagano per i tetti della Galleria. Averli tutti e 12 in uno scatto è come vincere un Pulitzer. Forse di più.
#6 Monte Stella – La montagnetta di San Siro
Credits: Andrea Cherchi – Vista da Montagnetta di San Siro
Da qui, la vista su Milano è strepitosa. La salita, se non siete allenati, lo è un po’ meno. Dal Monte Stella, soprattutto al tramonto e all’alba, portate a casa foto memorabili. Si vede bene Porta Nuova, CityLife e, con un buono zoom, anche il Duomo. Se vi girate, vi conquisterà una bella veduta su San Siro. E allora, perché solo al settimo posto? Il motivo sono gli alberi. D’estate e in primavera, dello skyline si vede ben poco. D’autunno, potete giocare di fantasia con i colori caldi della fioritura e quello che si vede del panorama e d’inverno, i rami secchi non aiutano molto. In conclusione, una visione limpida e senza disturbi non c’è mai, anche se è uno dei primi posti raggiunti dagli appassionati di fotografia. La salita non ha costi.
#7 Grattacielo Pirelli
Credits: Andrea Cherchi – Vista da Grattacielo Pirelli
Lo inserisco in classifica poiché osserva aperture durante l’anno, legate per esempio al FAI e in occasione della Festa dei Nonni il 6 ottobre di ogni anno. La vista è ottima verso la stazione centrale e verso Porta Nuova. Trattasi di salita da pianificare accuratamente poiché molto ambita da turisti e Milanesi. In poche parole, se vi dicono che, in occasione delle aperture straordinarie, si può salire nell’arco dell’intera giornata, voi mettetevi in coda già dal mattino. Oltre alla vista su Milano, si ha la possibilità di vedere l’interno di un edificio che ha fatto storia e che è famoso in tutto il mondo. La salita non ha costi.
#8 Fondazione Prada
Credits: Andrea Cherchi – Vista da Fondazione Prada
Dall’ultimo piano della nuovissima Torre Prada la vista su Milano è insolita e originale. Nulla di mozzafiato, ma particolare. Il Duomo, lo skyline di Porta Nuova, CityLife. E’ tutto lontanissimo, tanto che Torre Prada potrebbe non essere neppure messa in una classifica come questa. Eppure, c’è qualcosa che rende tutto così geniale. Sono andato solo due volte. Se ci vado ancora due volte, rischio di farla salire nelle prime tre posizioni.
#9 Torre Unicredit
Credits: Andrea Cherchi – Vista da Torre Unicredit
Le aperture straordinarie di Torre Unicredit si contano sulle dita di una mano. Due all’anno al massimo e con il sistema di prenotazione del “chi primo arriva” che, nel giro di pochi istanti, fa registrare il tutto esaurito. Ci sta. La visita permette di entrare in uno dei grattacieli più famosi del mondo. Chi ha la fortuna di salire ai piani alti, può vedere e fotografare piazza Gae Aulenti anche se il riflesso dei vetri non è un buon alleato. La vista verso Bosco Verticale e Biblioteca degli Alberi è magnifica, ma, anche qui, il riflesso dei vetri non aiuta. La salita non ha costi.
#10 In memoria: Miview Restaurant
Credits: Andrea Cherchi – Vista da Miview Restaurant
Per ultimo il ricordo di un altro posto spettacolare. Il MiView Restaurant era posto al ventesimo piano del World Join Center al numero 30 di Viale Achille Papa a Milano, zona Portello, offriva una vista spaziale verso CityLife, Porta Nuova e San Siro.
Le proteste per la loro vicinanza alla abitazioni e per l’estetica da cantiere si erano sollevate poco dopo la loro edificazione in superficie lungo il percorso della nuova metropolitana. Presto però potrebbero diventare le opere d’arte. Vediamo la proposta.
La proposta di trasformare gli orrendi torrini della M4 in opere d’arte
# “Sono dei mostri architettonici”
Credits milanipost- Torrette areazione in fase di costruzione nel 2021
Nell’estate del 2021 lavoratori e residenti tra la zona di via Foppa e Sant’Ambrogio avevano espresso la loro disapprovazione: “Sono dei mostri architettonici“. “Io vivo in via Foppa 58. Quando mi affaccio, posso abbracciare il torrino“. O ancora una residente di via Foppa 25: “Il torrino dista 4,65 metri dal mio salotto“. Stiamo parlando delle torrette di areazione lungo la linea M4, le stesse presenti anche su M5, rese obbligatorie da una norma tecnica adottata anni fa da Regione Lombardia. Alte 6 metri, servono per il prelievo di aria per gli impianti di ventilazione meccanica e sono necessari per le stazioni metropolitane.
# La proposta di trasformare le torrette in opere d’arte
Maps – Torrino Repetti M4
Sono 15 le torrette per la M4, realizzate in cemento e simili a grossi comignoli: sono proprio un pugno in un occhio, davvero orrende. Alcune sono stati ricoperte con il verde, anche se in diversi casi le piante rampicanti si sono seccate e sono morte prematuramente, in mattonelle o altro rivestimento, come in San Babila, o dipinti.
Soluzioni torrette alternative
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Credits skyscrapercity - Ascensori con sistema areazione Metro Brescia
Credits skyscrapercity - Ascensori con sistema areazione Metro Brescia
Credits Urbanfile - M4CaminiOriginari
Purtroppo non sono state fatte scelte migliori a livello estetico, come le prime proposte di design per la M4, e nemmeno soluzioni come a Brescia dove le torrette sono state inglobate nel corpo ascensore. Per questo motivo è arriva la proposta di trasformarle in un arredo urbano di qualità attraverso un’operazione di street art.
# L’Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi appoggia l’iniziativa
Il Comune di Milano, tramite L’Assessore alla Cultura Tommaso Sacchi, è favorevole al progetto: “Milano, prima città in Italia ad avere una direzione arte pubblica dedicata in questi anni si è distinta per la capacità di coinvolgere artisti emergenti e talenti affermati per una nuova interpretazione di muri, piazze, caseggiati. Sarebbe bellissimo che anche i muri dei torrini in corrispondenza delle nuove fermate M4 potessero diventare luoghi destinati alla creatività”. Anche il Presidente di M4 Spa, Alessandro Lamberti, è d’accordo:“Per i torrini stiamo pensando non al classico rivestimento con il verde, che pure resta valido, ma appunto ad iniziative artistiche, o coinvolgendo anche sponsor”.
# Nuove stazioni artistiche nel 2025 con il bando Arte4
Il Presidente di M4 SPA anticipa inoltre l’intenzione di dare un nuovo impulso al progetto Arte4, che al momento ha coinvolto solo la stazione di Tricolore. L’obiettivo del bando è quello di realizzare installazioni artistiche nelle stazioni metropolitane della linea M4, sulla scia di quanto fatto ad esempio a Napoli dove sono presenti oltre 250 opere site-specific installate nelle stazioni dell’Arte della Linea 1. Non si tratta di un progetto di tale portata ma comunque degno di nota: “Cercheremo di trovare il miglior modo dal punto di vista legale e dal punto di vista economico finanziario per fare in modo che in tutte le stazioni, o dove sarà possibile, sia possibile prevedere installazioni artistiche”.
I progetti potrebbero essere realizzati già nel 2025: “Speriamo che ci sia interessa da parte di artisti nazionali e internazionali. Ci sono stazioni più iconiche che si prestano meglio e altre che hanno forse meno appeal per gli artisti. Dipenderà dal piano di lavoro che faremo. Ma non ha senso lasciare le stazioni così come sono” spiega Lamberti.
Fino a domenica in piazza Gae Aulenti Caffarel regala praline di cioccolato made in Piemonte, con gianduia e nocciole intere. Sabato si aggiunge anche Momusso che distribuisce ai presenti dei cadeaux natalizi durante uno spettacolo live dalle 11 alle 13 e dalle 15 alle 17.
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Un evento unico a livello mondiale, con alcune delle migliore pizzerie e migliori pizzaioli napoletani. Le date della manifestazione e le iniziative in programma. I lettori possono vincere un menu pizza più bevanda gratis e anche… un monopattino elettrico!
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Arriva a Milano il più importante evento del mondo sulla pizza
# La kermesse con i migliori maestri pizzaioli napoletani
Pizza Village Milano 2023
Dopo l’enorme successo dell’edizione 2023 torna a Milano, ai piedi delle Tre Torri di Citiylife, la più grande kermesse dedicata alla pizza in Italia:Coca-Cola Pizza Village. Ideata e prodotta da Oramata Grandi Eventi e AADV Entertainment, la manifestazione vedrà all’opera i maestri pizzaioli partenopei di alcune delle migliori pizzerie napoletane al mondo. Rispetto all’anno scorso aumentano le giornate, che diventano cinque dal 4 all’8 settembre, ma non solo.
# 10 pizzerie protagoniste, due forni dedicati alla pizza a portafoglio
Pizza al Pizza Village Milano 2023
Saranno presenti ben dieci tra le migliori pizzerie napoletane al mondo, che si proporranno al pubblico con le loro pizze speciali, create per l’occasione. Le prime conferme sono arrivate Biga, DaZero, Errico Porzio, Antica Pizzeria da Michele e Vincenzo Capuano. Crescono i partner, gli sponsor, le attività per il pubblico e i servizi offerti al visitatore. Presenti all’interno del sito infatti due forni dedicati alla famosa e caratteristica pizza a portafoglio proposta in uno speciale menù in collaborazione con Coca-Cola, Title Sponsor della manifestazione.
# Come accedere al Pizza Village e degustare uno speciale menù con pizza, gratis partecipando a un concorso dedicato
Pizza village
L’accesso al villaggio è libero. Tra le novità c’è anche la modalità di acquisto. Basta andare sul sito www.pizzavillage.it e scegliere tra il Menu Standard di Pizza Village che include una pizza, una bevanda a scelta e un caffè, e il Combo Menù Coca-Cola + pizza a portafoglio, la pizzeria e il giorno in cui andare a cena.
Le pizzerie – Milano Pizza Village 2023
Il prezzo intero, se l’acquisto avviene dalle ore 18 del giorno prescelto, è rispettivamente di 20 e 12 euro, se acquistato in prevendita è scontato rispettivamente a 15 e 10 euro.I nostri lettori potranno vincere 2 menu pizza partecipando al concorso a premia questo link indetto dal premium partner A2A e attivo fino al 3 settembre: in palio 50 coppie di “Menu pizza” e 25 coppie di “Menu pizza con hospitality”.
# A2A, Green Energy Partner dell’evento, mette in palio anche un monopattino elettrico
A2A non è solo il Green Energy Partner dell’evento, si occuperà infatti di alimentare l’evento attraverso fonti rinnovabili garantendo l’utilizzo di energia green durante la manifestazione, ma punta anche anche a sensibilizzare i partecipanti sull’importanza dell’efficienza energetica e del consumo responsabile attraverso uno stand dedicato. Al suo interno i visitatori saranno coinvolti in diverse attività, come misurare la propria conoscenza in ambito della sostenibilità ambientale e sfidarsi in giochi interattivi. Iscrivendosi sul sito vinciunmonopattinocona2a.it, nelle giornate della manifestazione, sarà inoltre possibile partecipare al concorso per aggiudicarsi un monopattino elettrico.
# Le performance live
NICK THE NIGHTFLY – Pizza Village Milano 2023
Non mancherà la musica. Previsto infatti uno speciale programma musicale, con artisti di fama nazionale che si esibiranno gratuitamente live ogni sera dal palco dell’evento. Si inizia con il dj set e dalle 21:00 le performance. Questo l’elenco completo:
Mercoledì 04/09 ‒ Rocoe & Body Heat Gang Band
Giovedì 05/09 ‒ Nick The Nightfly Orchestra Pop Swing
Venerdì 06/09 ‒ Fabio Concato
Sabato 07/09 ‒ Napoli night live show
Domenica 08/09 – Sarafine
# I Pizza Tales, incontri tematici sulla pizza con esperti del settore
Pizza tales – Pizza Village Milano 2023
Presente anche quest’anno lo spazio dedicato a Pizza Tales, con incontri tematici ogni pomeriggio sulla pizza, tenuti da esperti del settore e giornalisti, per indagare sull’evoluzione di una pietanza emblema della cucina italiana nel mondo e punto di riferimento anche del PIL nazionale.
#ADV Contenuto con informazioni pubblicitarie realizzato in collaborazione con @a2alifecompany
Con il treno TGV INOUI del gruppo di trasporto francese SNCF è possibile raggiungere Parigi partendo dalla stazione di Milano Porta Garibaldi. Dall’inizio di quest’anno è ripartita la vendita dei biglietti, ma ad oggi il traffico ferroviario è ancora interrotto a causa della frana avvenuta nella valle della Maurienne il 27 agosto 2023. Per superare il segmento danneggiato si viaggia a bordo di autobus. In questo video vi spieghiamo la tratta completa nel dettaglio.
Il nuovo video di Milano Città Stato di Francesca Monterisi. Iscriviti al canale su YouTubeper i video esclusivi di Milano Città Stato.
Hai un video di Milano da inviarci o segnalarci? Scrivici su info@milanocittastato.it (video del giorno)
A Milano l’Anno Nuovo non inizia il primo Gennaio bensì a Settembre, dopo la pausa estiva. Questo momento è accompagnato da un reset dei mesi precedenti per lasciare spazio ad una nuova fase di vita.
Quasi una necessità, per fare cose nuove, rimediare alle cattive abitudini dell’anno passato o iniziare nuove esperienze suggerite magari da un viaggio estivo appena conclusosi.
Come tutti i propositi, la maggior parte di essi non verranno rispettati, ma il solo fatto di panificarli ed immaginarli ci pone psicologicamente in una condizione di piacere ed entusiasmo.
Ma quali sono i più comuni buoni propositi della nuova stagione?
Lo abbiamo chiesto ai milanesi che ci hanno risposto così.
I 10 buoni propositi per l’Anno Nuovo (che a Milano inizia a Settembre)
#1 Un piano di attività fisica
credits: lapalestra.it
Comunemente, si pensa che i picchi di iscrizione in palestra si verifichino intorno alla primavera, quando la bella stagione è alle porte e l’incubo della prova costume imperversa negli animi dei più sensibili.
Tuttavia, anche il mese di settembre registra un elevato numero di iscrizioni dovuto al confronto del physique du role ansiosamente sostenuto nei luoghi di vacanza, dove i più “fortunati” non si sono risparmiati in ostentazioni di ogni tipo, tali da far imbarazzare anche i più menefreghisti in fatto di muscoli, glutei sodi e pancia piatta.
Palestra o no, ci sono anche altri modi, come quello di programmare una serie di attività sportive all’aria aperta.
#2 Un obiettivo di crescita personale
yoga meditazione milano
Negli ultimi anni l’attenzione verso le discipline spirituali e olistiche è cresciuta notevolmente. Il desiderio di proiettare la propria realizzazione verso l’interno ha spinto molti ad incuriosirsi ed avvicinarsi ad un universo fatto di meditazione, di yoga, di materie che promuovono il potenziamento della personalità e la crescita personale.
L’obiettivo è quello di vincere lo stress, trovare la calma interiore, imparare a gestire le proprie emozioni e raggiungere i propri obiettivi di vita attraverso accurati e specifici programmi ed attività.
#3 Organizzare viaggi per la prossima stagione
Pescoluse – Credits: @siviaggiare_puglia (INSTG)Mark Twain diceva: ”Il viaggio è fatale al pregiudizio, al bigottismo e alla ristrettezza mentale, e molti di noi ne hanno estremamente bisogno proprio per questo motivo. Le vedute ampie, sane e buone non possono essere acquisite vegetando in un piccolo angolo della Terra”. Per fortuna si viaggia sempre di più e, per tanti, rientrare a casa dopo un viaggio presuppone un periodo di inquietudine nel quale mantenere il piacere del viaggio appena trascorso diventa molto difficile. Guardare una foto, usare un oggetto o indossare un vestito comprato in vacanza sono alcuni dei trucchi con cui cerchiamo di prolungare quelle sensazioni. Che però raramente hanno la stessa intensità, perché nulla si avvicina al viaggio stesso.
Per questa ragione diventa molto frequente programmare nuovi viaggi, perché il piacere scatta nel momento esatto in cui si comincia a pensare di voler partire.
#4 Iscriversi ad un nuovo corso
Credits: instagram Yoga Festival
La curiosità è insita nella condizione di essere umani. Voler imparare nuove cose, scoprire ciò che ancora non conosciamo e godere dei piaceri di una nuova attività sono tutte ragioni che ci spingono a frequentare nuovi corsi: siano essi di fotografia, di cucina o di arti marziali, sembra che settembre sia il mese giusto per iniziare, come a scuola. Tra tutti, spiccano per numero di iscrizioni i corsi di lingue, probabilmente incentivati da un viaggio all’estero appena trascorso, che ci ha fatto innamorare del luogo, o di una persona e quindi della lingua stessa.
Possono essere di persona o sul web.
#5 Cambiare lavoro/mettersi in proprio
credit: businesstoday.in
Fino a qualche anno fa si trovava un lavoro stabile e lo si manteneva per tutta la vita. Che fosse piacevole, soddisfacente o ben remunerato faceva poca differenza. Oggi le cose sono cambiate e, se da un lato si accusa la poca stabilità legislativa ed economica del mondo lavorativo, dall’altro lato la crisi è diventata un’opportunità per reinventarsi e lanciarsi in nuove avventure, tirando fuori quell’audacia e quella creatività che costituiscono la base stessa del successo.
#6 Risparmiare
Per tutte le ragioni sopra descritte, risparmiare è diventato il mantra di tutti. Che sia per realizzare un progetto personale e lavorativo, per far fronte a situazioni di disagio o semplicemente per affrontare spese improvvise, la necessità di mettere da parte del denaro spinge molti ad inserirlo nei buoni propositi della stagione a venire.
#7 Guadagnare di più
Ph. A_Different_Perspective
Se è vero che da un lato oggi si è costretti ad un adattamento forzoso per la scarsità dei posti dei lavoro, dall’altro lato si sta sviluppando una nuova e sensibile tendenza a non volersi accontentare, scatenando una dinamicità professionale ed un turn over lavorativo che mirano a migliorare la propria condizione di vita e quindi della società stessa.
#8 Trovare l’amore
sazzlelong IG – Semaforo dell’amore
“La vita non vale di essere vissuta senza amore” diceva Serge Gainsbourg. E come dargli torto. Alzi la mano chi non vuole trovare l’amore. Ragion per cui, impossibile non inserirlo nei buoni propositi dell’anno nuovo. Sarà che la percentuale delle relazioni che finiscono aumenta con l’arrivo dell’estate, o per le vacanze che mettono a dura prova anche le coppie più stabili, Settembre è il mese giusto per guardare avanti e desiderare qualcuno di nuovo!
#9 Fare nuove conoscenze
Se è vero che la vita non vale di essere vissuta senza amore, è altrettanto vero che fare nuove conoscenze ed allargare la propria cerchia di amici ha solo effetti benefici: aumenta il confronto, lo scambio, la condivisione e lo stimolo verso nuovi interessi e orizzonti. Ognuno di noi, ogni anno dovrebbe incontrare e frequentare persone nuove. Inserirlo tra i buoni propositi e quanto di meglio si possa fare!
Oggi siamo tutti più informati, e questo è un bene. Come conseguenza, siamo anche più attenti e sensibili verso tematiche a noi care. Una di queste è l’alimentazione, ma anche lo sport è la vita sana. Se abbiamo passato l’estate tra i bagordi abbiamo probabilmente così tanti sensi di colpa da arrivare ad inserire l’impegno per una vita più sana tra gli obiettivi del nuovo anno. Tra tutti i buoni propositi salute, tra i milanesi spicca: smettere di fumare!
Non mi resta che augurarvi che possiate realizzare e mantenere se non tutti, almeno la maggior parte di essi : )
Addormentarsi in Centrale, svegliarsi sul mare del Salento? Le ultime date del Frecciarossa notturno superstar dell’estate
# Da Milano con l’Alta Velocità lungo l’Adriatico
La prima corsa è stata inaugurata il 21 giugno. Dopo il collegamento notturno con il Frecciarossa per Reggio Calabria anche la costa adriatica è ora servita da un treno dell’Alta Velocità: destinazione Lecce. Ma fino a quando è attivo il servizio? E quali sono gli orari?
# Il servizio è attivo in alcuni week end fino a inizio settembre
intercity_train e marco.fr8819 IG – Frecciarossa Sanremo
Il servizio ha previsto corse in alcuni weekendfino ad inizio settembre e nello specifico il Frecciarossa parte da Milano Centrale in queste ultime date:
06, 07 Settembre.
Il venerdì e il sabato notte il Frecciarossa fa il percorso da Milano Centrale a Lecce Centrale, il percorso inverso il sabato e la domenica. Nel dettaglio da Lecce le prossime e ultime partenze sono:
07, 08 Settembre.
# Dodici fermate intermedie lungo il percorso, tra cui Brindisi, Monopoli e Ostuni: gli orari
Credits outrinette82 IG – Ostuni
Lungo il percorso, in un viaggio che dura poco più di 9 ore, sono dodici le fermate intermedie sia all’andata che al ritorno: Milano Rogoredo, Parma, Reggio Emilia,
Modena, Bologna Centrale, Foggia, Barletta, Bari Centrale, Monopoli, Fasano, Ostuni e Brindisi. Questi gli orari previsti:
MILANO – LECCE
Partenza Milano Centrale 22:45
Milano Rogoredo 22:53 – 22:55
Parma 23:39 – 23:41
Reggio Emilia 23:54 – 23:56
Modena 00:09 – 00:11
Bologna Centrale 00:32 – 00:35
Foggia 05:17 – 05:20
Barletta 05:47 – 05:49
Bari Centrale 06:24 – 06:28
Monopoli 06:48 – 06:50
Fasano 06:57 – 06:59
Ostuni 07:09 – 07:11
Brindisi 07:32 – 07:34 Arrivo Lecce 07:57
LECCE – MILANO
Partenza Lecce 21:05
Brindisi 21:25 – 21:27
Ostuni 21:48 – 21:50
Fasano 22:00 – 22:02
Monopoli 22:09 – 22:11
Bari Centrale 22:39 – 22:45
Barletta 23:19 – 23:21
Foggia 23:52 – 23:55
Bologna Centrale 05:31 – 05:34
Modena 05:58 – 06:00
Reggio Emilia 06:15 – 06:17
Parma 06:33 – 06:35
Milano Rogoredo 07:21 – 07:23 Arrivo Milano Centrale 07:35
Gemma del Lago Maggiore, con alcune delle isole lacustri più belle d’Italia, Stresa è una meta ideale per una gita per i milanesi amanti dell’acqua, della montagna e della cultura.
Alla scoperta della località più milanese del Lago Maggiore
# Con Milano condivide il Santo Patrono
A meno di 100 chilometri da Milano, Stresa fa parte della sfera culturale della nostra città, tanto da condividere il patrono ed il relativo giorno. Si trova sul Lago Maggiore che, da sempre, è una delle destinazioni turistiche preferite dei milanesi.
# La provincia azzurra
La cittadina fa parte della provincia del Verbano-Cusio-Ossola, che esiste dal 1992 e, per via dell’importante cornice lacustre che ne caratterizza il territorio, viene detta la provincia azzurra. La dislocazione della cittadina, che ha una popolazione circa 5.000 abitanti, è risultata strategica fin da quando, in epoca romana, congiungeva l’allora Mediolanum con quello che oggi è il Passo del Sempione.
# Famosa per le Isole Borromee: Isola Bella e Isola Madre
Già dal XVII° Secolo, i Borromeo, feudatari di quei luoghi, migliorarono le strutture dell’Isola Bella e dell’Isola Madre, che da allora furono dette Borromee e che ospitano il palazzo della famiglia a tutt’oggi, assieme a degli incantevoli giardini botanici.
Credits: getyourguide.it – Stresa
# Fino all’inizio del novecento era meta di vacanza della nobiltà europea
Lungo tutto il XIX° e durante la prima parte del XX° Secolo, molte famiglie nobili di tutta Europa scelsero Stresa per le loro vacanze, dando la stura ad un turismo di alto livello e, successivamente, con l’apertura della strada napoleonica, nel 1806, ad attività turistiche maggiormente diffuse tra la popolazione.
# Ha ospitato le prime edizioni di Miss Italia e l’antenato del Festival di Sanremo
Fra i suoi primati Stresa annovera quello di aver ospitato alcune tra le prime edizioni di Miss Italia, nonché uno dei più antichi antenati del festival di Sanremo, ossia le “Settimane Musicali di Stresa”. Nel 1935, la cittadina è stata sede di uno sfortunato tentativo diplomatico e, nel 2004, ha ospitato una riunione del Gruppo Bilderberg.
# Montagna + Lago + Cultura in pochi chilometri
Oltre a vantare una tradizione turistica antica ed importante è stato uno dei primi luoghi turistici nel senso moderno del termine, Stresa può offrire qualcosa di interessante ad ogni tipologia di turista, potendo contare sulla stazione sciistica del Mottarone per gli amanti degli sport invernali, sulla sua dimensione lacustre per gli sport d’acqua, oltre ad una serie importante di dimore storiche, palazzi antichi, giardini e strutture ricettive di pregio.
Cosa c’è di meglio che una bella birra fredda per recuperare liquidi e sali minerali? Senza doversi trovare nelle condizioni del capitano Anson nel famoso “birra ghiacciata ad Alessandria” si è comunque spesso nelle condizioni di bramare una bionda ghiacciata per rigenerarsi dalla calura estiva.
Vi consiglio alcuni templi dedicati alla birra, dove non è semplicemente una bibita ma un fattore culturale fatto di ricerca, studi, dedizione e tantissima passione.
Le migliori birrerie di Milano per dissetarsi d’estate
# Birrificio Lambrate (via Adelchi 5/ via Camillo Golgi 60)
La capostipite dei birrifici artigianali milanesi. Dal 1996, anno in cui si crearono i primi birrifici artigianali in Italia, qui si spillano birre artigianali, co ricette proprie, che vanno a coprire la quasi totalità della produzione intesa come declinazione dei gusti e delle specialità. Nel laboratorio vengono prodotte le birre che hanno nomi che rievocano la Milano di una volta.
E’ consigliabile bere direttamente dalle spille dei locali anche se è possibile acquistare in bottiglia e gustarsele a casa. Alcuni micro-birrifici, vedi il Brioschi in via Brioschi e la Birrofila in Via Sant’Ampellio sono nati da spin off del Birrificio Lambrate, dando continuità alla tradizione dei mastri birrai che hanno fondato il Lambrate.
# Bere Buona Birra (via Adige 13)
Locale spartano con una grande quantità di birra in bottiglia e alla spina, quest’ultima con continua rotazione per offrire prodotti sempre nuovi e sorprendenti. Il personale, molto preparato, sa sempre indicare qual è la birra adatta ai propri desideri. Per scelta, non è stata creata una cucina interna ma è possibile ordinare nei locali in zona e farsi recapitare il companatico da abbinare al boccale scelto.
# Lambiczoon (via Friuli 46)
“La birra è la prova vivente che Dio ci ama e ci vuole felici” – Benjamin Franklin, è uno dei motti del locale. Specializzato in birre belghe, per veri estimatori, il Lambiczoon ha anche una ottima cucina che serve piatti adatti ad ogni abbinamento. Il giardino esterno completa un locale di livello ma abbordabile a tutti.
# La Belle Alliance (via Evangelista Torricelli 1)
Una rotazione continua consente di non bere mai la stessa birra, (fino a 400 all’anno) oltre al fatto che ci sono 30 spine che lavorano a getto continuo per soddisfare i clienti, sempre numerosi. Tratti caratteristici: ampi schermi trasmettono eventi sportivi, un arredo essenziale in legno, tipico delle birrerie d’oltralpe, cucina con pochi piatti ma ben eseguiti tra i quali si erge lo stinco di maiale marinato alla birra. Da provare assolutamente.
# Impronta Birraia (via Tucidide 56)
Situato all’Ortica vicino al centro sportivo Scarioni ci si imbatte in un locale open space molto bello e areato. Qui le birre si abbinano a una cucina di qualità e un ampio parcheggio proprio davanti al locale consente di poterci venire senza dover penare troppo alla ricerca di un buco dove lasciare la propria auto, sempre sperando che il guidatore non si lasci prendere la mano con i boccali…
# Bibendum (via Adelaide Ristori)
Per chi non vuole scontentare nessuno. Classificato anche come enoteca, vino e birra sono equiparati nella selezione così da poter coniugare una cena per chi desidera condividere cibo e emozioni con persone che non amano particolarmente un buon boccale. Anche la cucina spazia tra molti sapori offrendo pietanze anche particolari, quali la pizza al pesto.
# Hop (viale Regina Margherita)
Con la rotonda della Besana come vista, una colonna sonora sempre selezionata e il personale sempre sorridente è molto più facile bere una buona birra, sempre artigianale compresa sempre almeno una del birrificio di Lambrate. Locale easy per potersi rilassare, specie all’ora dell’aperitivo.
# La Ribalta (via Cevedale 3 / via Bonaventura Zumbini)
Impegnati nella continua ricerca di prodotti sempre nuovi la Ribalta offre una vasta gamma di birre di propria produzione. Prima del Covid, erano frequenti serate musicali e culturali. Entrambi i locali sono molto belli e ben curati. Nel locale della Bovisa si può vedere l’impianto di 10 ettolitri e la canta di fermentazione.
# Al Coccio (Alzaia Naviglio Pavese 2)
Birra (e vino) serviti in boccali di terracotta per un locale che, per la posizione, si sposa perfettamente per una serata semplice e rilassante. La cucina si addice al locale non pretenzioso, ma sfizioso.
# La Buttiga (via Paolo Sarpi 64 / Via Melchiorre Gioia 194)
Tante le birre di produzione propria pronte a dissetare anche i palati più fini. Originali sia nell’offerta che nella gestione dei locali, alla Buttiga ci si sente coccolati ma anche continuamente invogliati a osare. Nel gusto, nel mangiare, nel socializzare e nell’ascoltare buona musica. E chi vuole gustarsi i loro prodotti a casa può scegliere tra bottiglie da 33, 75 o fusto da 20 litri.
Un ringraziamento speciale per la selezione a: mentelocale.it
Forse non sapevate che in piazza Missori, sotto i miseri resti dell’antica basilica di San Giovanni in Conca che milanesi chiamano “el dent cariaa”, per la forma frastagliata, è nascosta una bellissima cripta di epoca romana, l’unica ancora esistente a Milano. Quasi certamente non sapevi che questa chiesa ha avuto una storia travagliata e una fine ancor più infelice.
El Dent Cariaa: la chiesa che Milano sacrificò alle automobili
Illustre testimonianza di storia e arte milanese sorta tra V e VI secolo in un avvallamento del terreno da cui deriverebbe l’appellativo “in conca”, nell’area di un quartiere residenziale romano di cui ci sono rimasti solo i resti di un pavimento a mosaico, conservati al Museo Archeologico, la basilica subì nel tempo continue evoluzioni.
Distrutta nel 1162 dal Barbarossa, tra l’XI e il XIII secolo fu ricostruita in forme romaniche con l’aggiunta di un tozzo campanile e di questa cripta, la sua sola testimonianza superstite, che dopo un attento restauro conservativo è diventata spazio espositivo e punto di partenza per visite guidate alle aree archeologiche di Milano.
La basilica fu nuovamente ricostruita nel XIII secolo e poi donata all’ordine dei carmelitani, che aumentarono l’altezza del campanile. Ma il suo destino fu poi segnato dall’avvento della modernità. Ridimensionata alla fine dell’800 per far spazio a via Mazzini, fu definitivamente demolita dopo la Seconda Guerra Mondiale per l’apertura di via Albricci, sacrificata alle esigenze del traffico cittadino. Nel 1948 la facciata viene smontata e trasferita sulla fronte del tempio valdese in via Francesco Sforza, dove è ancora visibile.
Oggi l’applicazione delle scienze esatte all’archeologia unita all’utilizzo di nuove tecnologie rende possibile l’incremento della conoscenza e della fruibilità di questa parte rilevante del nostro patrimonio storico. Nell’ambito di un progetto di ricerca coordinato dall’Università Bicocca – che riguarda alcuni fra i principali siti archeologici di Milano dell’epoca romana – lo stato corrente del monumento è stato rilevato con estrema accuratezza grazie alla scansione laser tridimensionale, e mediante l’applicazione di tecnologie di realtà virtuale è possibile seguirne l’evoluzione storica mettendo a confronto i modelli di epoche diverse.
Ma per quanto belle siano queste ricostruzioni, speriamo sia oramai giunto il tempo in cui le strade vengono chiuse al traffico per edificarli i monumenti, non viceversa.
Milano e le altre (città d’Italia): i numeri della grande sfida
Widget Italia
# Popolazione
1. Roma 2,8 milioni 2. MILANO 1,3 milioni
3. Napoli 960mila
4. Torino 875mila
5. Palermo 660mila
# Dimensione
1. Roma 1.287,36 km²
2. Ravenna 653,82 km²
3. Sassari 547,04 km²
4. Foggia 509,26 km²
5. L’Aquila 473,91 km² MILANO è al 46esimo posto con 181,67 km², subito dopo Crotone e davanti ad Aprilia.
# Densità
1. Napoli 8.059 abitanti/km² 2. MILANO 7.589 abitanti/km² 3. Sesto San Giovanni 6.957 abitanti/km²
4. Torino 6.736 abitanti/km²
5. Casoria 6.330 abitanti/km² 6. Cinisello Balsamo 5.940 abitanti/km²
9. Monza 3.729 abitanti/km²
# Altezza
1. Potenza 819 m s.l.m.
2. L’Aquila 714 m.
3. Caltanissetta 568 m.
4. Ragusa 502 m.
5. Perugia 493 m. MILANO è al 33esimo posto con 122 m., tra Asti e Vigevano. Ultima è Fiumicino a 1 metro sul livello del mare.
# Città Metropolitana: seconda per numero di comuni, penultima per superficie
Per numero comuni tra le città metropolitane Milano (133) è seconda, dietro a Torino (312). Terza Roma 121. Quarta Messina.
Per popolazione la città metropolitana di Milano è seconda dietro a Roma. Per superficie è penultima, davanti a Napoli. Per densità è seconda, dietro a Napoli.
affariregionali.it – Suddivisione in ring della Città metropolitana di Milano
Un programma che ha fatto la storia della televisione italiana, trasmesso dagli studi milanesi del Teatro Fiera 2, che fece conoscere Pippo Baudo al grande pubblico. Un mix tra un quiz televisivo e i moderni talent show che fece scoprire alcuni dei futuri divi della musica.
Settevoci, il programma musicale realizzato a Milano padre di tutti i talent show
# Il debutto di un programma che ha fatto la storia della tv
wikipedia – Pippo Baudo e Daniela Ghibli
Nel contesto televisivo italiano, Milano ha sempre avuto un ruolo di fondamentale importanza, qualcuno dice addirittura dominante rispetto agli altri centri di produzione, ovvero quelli di Roma, Torino e Napoli. Da Milano, il 3 gennaio 1954, partirono le trasmissioni ufficiali della televisione di Stato. E, sempre all’ombra della Madonnina, nel 1966 debuttò una trasmissione TV che ha fatto la storia del piccolo schermo: parliamo di “Settevoci”, il programma musicale da cui partì la popolarità di Pippo Baudo. Infatti a condurlo era proprio il presentatore per eccellenza, il Pippo nazionalpopolare.
“Settevoci doveva durare solo 20′ – disse Baudo a Mixer, intervistato da Giovanni Minoli alla fine degli anni ottanta – avevamo completato una puntata, la facciamo vedere ad un dirigente Rai, che ce la boccia. Poi, una domenica, nell’azienda televisiva non giunse la pellicola del telefilm Rin Tin Tin, che veniva trasmesso al pomeriggio. Così la Rai decise di mandare in onda la puntata di Settevoci già registrata e poi bocciata, utilizzandola come tappabuco”.
Quella trasmissione, in quel prologo, fece 84 di gradimento (rapporto trasformato in percentuale tra la media dei minuti visti dagli spettatori e la durata del programma) e fu la conferma che la domenica pomeriggio il pubblico televisivo richiedeva idee nuove e leggere. Proprio come Settevoci.
A dire il vero, leggendo i giornali di allora, nelle pagine dei programmi televisivi, Settevoci veniva presentato già diversi giorni prima della messa in onda, una notizia che di fatto smentirebbe la versione di Baudo. Ma tant’è…
# Un mix tra un quiz televisivo e i moderni talent show
TV Dei Ragazzi Fb – Settevoci
La trasmissione veniva svolta al Teatro Fiera 2 di Milano, era un gioco televisivo di carattere musicale, creato per un pubblico giovane. Addirittura c’è chi affermò che questa idea televisiva fu il prodromo dei talent canori che siamo abituati a vedere oggi. Durò dal 1966 al 1970 ed era una via di mezzo tra il quiz televisivo e, appunto, i moderni talent-show. Partecipavano, come concorrenti, sette cantanti per ogni puntata, suddivisi tra “giovani”, “affermati” e “esordienti”. Ai cantanti più famosi venivano abbinati quelli più giovani. Si doveva rispondere a domande legate all’ambito musicale. I concorrenti si esibivano e presentavano singoli e dischi. Attraverso l’”applausometro”, il pubblico designava il campione della settimana.
“Visto il successo della prima puntata ci diedero l’ok per farne altre sei, poi altre sei e così via fino ad arrivare al 1970”, raccontò Pippo Baudo. Settevoci inizialmente veniva trasmesso alle 12.30, per “lanciare” il TG delle 13.30, poi venne spostato nel tardo pomeriggio, con repliche attorno alle 22.00.
# Fece scoprire alcuni dei futuri miti della musica come Giuni Russo, Battiato e Al Bano e i milanesi Dominga e Lionello
Settevoci
Milano fu quindi la testimone di una delle trasmissioni più innovative e giovani di allora, che scoprì personalità della canzone, diventati veri e propri miti: come Giuni Russo, Franco Battiato, Massimo Ranieri, Orietta Berti, Marisa Sannia e Al Bano. Solo per fare alcuni nomi.
Non solo: questa trasmissione diede una nuova impronta alla televisione, abituata a considerare la domenica come un momento “morto” del piccolo schermo, in cui non valeva la pena investire. Invece, l’immediato grade successo di Settevoci, fece intuire ai dirigenti Rai che la domenica era una giornata televisivamente appetibile per attirare i giovani davanti al piccolo schermo. Milano in Settevoci non fu solo la protagonistica logistica, ma vantava una buona rappresentanza tra i cantanti: balzarono alla ribalta diversi interpreti meneghini, tra cui, Domenica Torno, in arte Dominga e Franco Lionello.
Credits: urbanfile.org - Progetto Leopoldo Freyrie
Una città in continua trasformazione e rigenerazione, dai piccoli edifici fino ad arrivare agli ex scali ferroviari. Non tutto però fila liscio: sono diverse le situazioni irrisolte da tempo.
# Il “laboratorio di quartiere” a Ponte Lambro progettato da Renzo Piano: in attesa di diventare uno studentato
Credits Urbanfile – Laboratorio di Quartiere Ponte Lambro
Partiamo dalla periferia est, Ponte Lambro. In via Ucelli di Nemi il “laboratorio di quartiere” progettato da Renzo Piano nel 2000 è rimasto per diversi anni rifugio per topi e spacciatori. Nel 2005 la firma del contratto di quartiere, con i lavori partiti solo nel 2011 ma già stoppati nel 2015 per le inadempienze dell’impresa responsabile dell’appalto, e lo sgombero nel 2022. In base a un progetto di fattibilità tecnico-economica del 2021 sarebbe infatti dovuto diventare uno studentato entro la fine del 2022, ma ad oggi non si è mossa una foglia.
# Le palazzine Liberty in Viale Molise: degradate e liberate dagli abusivi
Spostiamoci più a nord in zona Calvairate, lungo viale Molise, nei pressi del costruendo quartiere low cost “Aria” con annesso campus dello IED dove prima sorgeva il Macello. In stato di degrado e abbandono da anni, con graffiti e tag ovuque, troviamo un complesso di storiche palazzine Liberty liberate dagli abusivi nel 2021. Redo Sgr, che sta portando avanti il progetto di rigenerazione accanto, sta provando a presentare un progetto di riqualificazione ma il nodo sono i costi, dato che Palazzo Marino vorrebbe mantenere almeno in parte la vocazione pubblica.
# Il nuovo polo sportivo culturale Urban Park a Porto di Mare: al posto della discoteca demolita “Karma – Borgo del Tempo Perso”
Rendering Urban Park
Nei terreni dove si trovava l’ex discoteca “Karma – Borgo del Tempo Perso”, a Porto di Mare,oggi c’è solo una distesa di sterpaglie. Nel 2022 la società Social Music City si era aggiudicata il bando per la concessione in diritto di superficie per trent’anni dei 6.100 mq, con un progetto da 11 milioni di euro, per l’insediamento di un polo sportivo e culturale dal nome Urban Park. Questo il complesso nel dettaglio: una piscina con anfiteatro urbano e relative strutture di servizio, un’area eventi scoperta, un’area eventi coperta in tensostruttura, un’accademia, camerini, uffici, campi di Padel e relativa struttura di servizio, un’area espositiva/mercato in concessione a “Coldiretti”, un’area parcheggio e un’area verde.
L’inaugurazione era prevista nell’estate 2023, ma oltre alla demolizione del complesso ci sono stati solo dei disboscamenti. Il via libera ai lavori non è ancora arrivato soprattutto a causa di lentezze burocratiche, si attende ancora infatti l’esito della Conferenza dei Servizi relativo al progetto di bonifica dei terreni presentato a dicembre 2023 da Social Music City, propedeutico alla fase successiva di realizzazione dell’Urban Park.
# Piazza d’Armi a Baggio: dovrebbe diventare un grande parco con solo il 25% edificabile
Progetto Leopoldo Freyrie
Altra situazione in stallo da anni è quella della Piazza d’Armi a Baggio: un’area di circa 400 mila metri quadrati, situata tra la caserma Santa Barbara e via delle Forze Armate. La società di gestione del risparmio del ministero dell’Economia e delle Finanze, Invimit (Investimenti immobiliari italiani), proprietaria dei terreni, ha deciso di mettere in vendita il 70 per cento delle quote, mantenendo il restante 30 per cento. L’obiettivo è trovare un operatore privato disposto a investire in un piano di riqualificazione che prevede la creazione di un grande parco urbano su circa il 75 per cento dell’area, oltre allo sviluppo di circa 135 mila metri quadrati di superficie lorda edificabile. Nei mesi scorsi, la società ha comunicato che diversi investitori hanno mostrato interesse per l’area, il 24 luglio 2023 era scaduto il termine di presentazione delle domande, anche se finora nessuno ha presentato un progetto concreto.
# Dropcity in Stazione Centrale: la rinascita sospesa degli ex magazzini raccordati
Dropcity
L’ultima tappa di questo viaggio tra le opere attese è a nord, presso la Stazione Centrale. Gli ex magazzini raccordati avrebbero dovuto diventare un polo di architettura e design. Il progetto dal nome Dropcity, a firma dell’architetto Andrea Caputo, non è ancora stato realizzato da parte dell’investitore Nhood che a Milano attende di procedere con la trasformazione di Piazzale Loretto. Nel frattempo è stato comunque rivisto al ribasso, dovevano essere riqualificati 28 tunnel in contemporanea, ma è comunque lontano dal vedere la luce.