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7 cose che tutti i milanesi amano

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Ph. @milanographies IG

Anche se i milanesi sembrano divisi su tutto c’è qualcosa che fa davvero breccia nel cuore di tutti senza distinzione di credo o ideologie. Foto cover: @milanographies IG

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7 cose che tutti i milanesi amano

# Le giornate di cielo azzurro

Credits: Semplicemente Milano di Andrea Cherchi
Milano

Altolà. So benissimo che per questo primo punto i profeti del “che scoperta” inorridiranno,
additando le giornate soleggiate come qualcosa di scontato. Se non fosse che a Milano se ne vedono in questi anni molto più che una volta, grazie soprattutto al cambiamento climatico, ma anche alle politiche che negli anni hanno ridotto l’inquinamento regalando aria e cielo più puliti di vent’anni fa…Milano soleggiata, credetemi, è una città davvero da scoprire. Perché non so se ci avete mai pensato, ma…non tutte le città con il sole sono ugualmente belle. Un esempio? Londra. Per godersela davvero ci vuole il grigio inglese, non certo il cielo azzurro dell’Italia.

# I navigli al tramonto

tramonto navigli
tramonto navigli

Probabilmente gli scatti turistici più diffusi sulle cartoline anni ’80, sui portali di fotografia amatoriale e, più di recente, usati per perfetti selfie dal colore dorato o ambrato. Fra i tanti periodi adatti per fare una foto da qui (consigliamo l’appostamento sul Naviglio Grande nei pressi della Darsena) è rimasta celebre una giornata di fine novembre 2020, per l’esattezza il 23 novembre, in cui il cielo era semplicemente meraviglioso. Googolare per credere.

# La vista del Monte Rosa

Credits: Semplicemente Milano di Andrea Cherchi
Milano

Come sopra, ma in direzione opposta. La luce del crepuscolo serale che si spalma sul massiccio montuoso più alto delle Alpi dopo il Monte Bianco è osservabile in direzione ovest-nord-ovest da Milano, e nelle poche giornate prive di umidità e foschia regala agli appassionati di fotografia, e non solo, una vista da oscar che riempie di gioia tutti i milanesi.

 # Sant’Ambrogio

Il santo patrono della città è amato da tutti i cittadini. Nessun dubbio su questo. Piace di lui tutto, la sua storia, i luoghi e anche il periodo della sua festa. Come la mitica fiera degli Oh bej! Oh bej!, ovvero la festa le cui origini risalgono al 1510 e coincidono con l’arrivo in città di Giannetto Castiglione, primo Gran Maestro dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Il quale era stato incaricato da Papa Pio IV di recarsi a Milano nel tentativo di riaccendere la devozione e la fede verso i Santi da parte dei cittadini ambrosiani. Da allora si cominciò ad organizzare, nel periodo di Sant’Ambrogio e della Festa dell’Immacolata (7/8 dicembre) la fiera degli Oh bej! Oh bej!. Che oggi ha perso forse un po’ della sua tradizione centenaria ma che resta comunque la fiera cittadina più apprezzata dalla città e dagli abitanti meneghini.

Leggi anche: Sant’Ambrogio a Milano

# La Madunina

Credits: @andreacherchi_foto
Madonnina

Alias la Madonnina, cioè la statua che veglia sul Duomo creata da Giuseppe Perego e composta da rame dorato in onore della Madonna Assunta. Altro simbolo della città che è molto caro a tutti i cittadini. Basta un’occhiata, vederla luccicare nel suo corpo d’oro, per trasmettere un frizzantino nel cuore. Alta più di 4 metri e diventata in breve, oltre che un simbolo eterno della città di Milano, protagonista dell’inno cittadino Oh Mia Bela Madunina (composto da Giovanni d’Anzi nel 1934), la Madonnina veglia sul capoluogo lombardo e sui suoi operosi abitanti da prima ancora che in Francia iniziassero a cadere le teste della rivoluzione e fosse poi stilata la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino. L’anno di posa, infatti è il lontano 1774. Una curiosità? Sui milanesi non veglia una, bensì quattro Madonnine: vedi qui l’articolo (le 4 madonnine che vegliano sopra Milano)

# L’aperitivo

Credits: amilanopuoi.ocm

Forse, e soprattutto, perchè proprio qui si è creata quella moda diffusasi poi a livello mondiale di accostare a drink e amari in voga negli anni ’80 un piattino di arachidi, snack salati, olive e quant’altro. L’aperitivo è Milano e Milano è aperitivo. L’invenzione di questo appuntamento di tarda mattina e pre-serale è da attribuire a Vinicio Valdo, imprenditore nel ramo dei locali serali che sfoderò questa rivoluzionaria tendenza diffusasi a macchia d’olio in Europa e nel resto d’Italia, e convertitasi poi nel nome più moderno di happy-hour. Tutti i milanesi gli sono affezionati anche se non tutti amano la dicitura apericena o l’anglicismo happy hour. 

# Il weekend

Credit: ligurianotizie.it

Beh, per forza. Dopo tutto quello che abbiamo passato in settimana, non solo per lavoro ma anche per la partecipazione ai migliaia di eventi di vario tipo di cui si può godere a Milano, a Milano il week end è un vero e proprio punto di arrivo. Il week end significa staccare, e qui entrano in ballo le tradizioni tipiche dei milanesi: Mare o città d’arte in primavera-estate, montagna in inverno. Tanto, è tutto a meno di un’ora e trenta di auto, fatto che rende Milano una delle città con i dintorni più variegati e ricchi del mondo. 

Continua la lettura con: Le vie più ALLEGRE di Milano

CARLO CHIODO

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La vita nella Milano di inizio Ottocento: immagini e curiosità

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Veduta della Corsia dei Servi, di Angelo Inganni, 1850 circa

La Pagina Milano Scomparsa, grazie a una serie di quadri dell’Ottocento, ci aiuta a scoprire come era Milano a quell’epoca nei luoghi più conosciuti. Piazza del Duomo aveva ancora la forma precedente ed erano presenti gli antichi isolati del Rebecchino e del Portico dei Figini. Il Verziere di Porta Tosa è invece scomparso. Ecco come era la nostra città 200 anni fa.

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La vita nella Milano di inizio Ottocento: immagini e curiosità

# Il Duomo di Milano

Una cosa che accomuna quasi tutti i dipinti presi in considerazione, eccetto quello di Carlo Canella del 1860, è il colore arancione o blu dei tendoni dei negozi e dei balconi. A tinta unita o con righe bianche e con foggia e taglio simile. Nonostante fosse il periodo della dominazione austriaca i tendoni non erano di colore bianco o grigio come quelli visibili nei dipinti di Vienna, allora capitale dell’Impero Asburgico. Solo dagli anni Trenta e Quaranta in poi a Milano si diffusero tende e tendoni verdi diventati poi una caratteristica della città. 

Piazza del Duomo di Carlo Bossoli, 1848

In questo dipinto si può notare un negozio che riporta nell’insegna la scritta “chincaglieria”. Alcuni esempi pare siano sopravvissuti fino all’ultima decade del ‘900. Questo il commento di Gianantonio Conzadori sotto il post della pagina Fb: “Chincaglieria è un’insegna che ho visto fino ai primi anni novanta, anche in periferia.”

# Il Teatro alla Scala

La facciata del Teatro alla Scala, di Angelo Inganni, 1852

Anche in questo dipinto che rappresenta il Teatro alla Scala si può notare il colore dei tendoni. Ancora non c’è la piazza antistante la stretta contrada della Scala con diversi edifici, tra cui il palazzetto in cui aveva sede lo storico Caffè Martini, tutti demoliti per fare spazio nel 1858 all’attuale Piazza della Scala.

# Corso di Porta Romana con ponte e statua di San Giovanni Nepomuceno

Corso di Porta Romana al ponte sul Naviglio, di Natale Ferrè, 1848

In questo dipinto si può vedere Corso di Porta Romana all’altezza del ponte sul Naviglio, con la statua di san Giovanni Nepomuceno. La statua è stata trasferita ed è rimasta per alcuni decenni in piazza Cardinal Ferrari, dopo la copertura del canale. In seguito ai danneggiamenti subiti durante la Seconda Guerra Mondiale, è stata ritrovata e fatta restaurare e almeno dal 1955 si trova nel giardino posteriore di Villa Clerici

# Il Verziere di Porta Tosa, oggi scomparso

Il Verziere di Porta Tosa, autore sconosciuto, 1830 circa

Il Verziere di Porta Tosa, una più simile ad una piazza allungata, fu sede per secoli del mercato ortofrutticolo (da qui il nome) dopo lo spostamento per ordine del conte Carlo Firmian, ministro plenipotenziario di Maria Teresa d’Austria. Dopo le trasformazioni di questa parte della città l’unica traccia rimasta oggi è la Colonna del Verziere, sovrastata da una statua di Cristo, in Largo Augusto.

# Loggia degli Osii in Piazza dei Mercanti

Loggia degli Osii e le Scuole Palatine, di Luigi Bisi, 1840

Piazza dei Mercanti con la Loggia deli Osii (sulla sinistra ndr), che deve il nome ai palazzi e alle proprietà degli Osii site in questo punto prima della sua realizzazione, è rimasta abbastanza simile a come la si vede nel dipinto. La Loggia, dove un tempo i magistrati annunciavano alla cittadinanza editti e sentenze, ha una fronte gotica porticata e loggiata e dopo essere stata deturpata nel Seicento e nel Settecento è stata infatti restaurata in grandi linee corrispondenti all’antica. 

# Corso Vittorio Emanuele II

Veduta della Corsia dei Servi, di Angelo Inganni, 1850 circa

Completamente diverso quello che un tempo era conosciuto come Corsia dei Servi, oggi Corso Vittorio Emanuele II. Al posto delle vecchie case di origine medievale vennero costruiti palazzi di maggior prestigio in stile neoclassico tra gli anni ’20 e gli anni ’30 del ‘900 quando la strada fu regolarizzata e ampliata.

Fonte e immagini: Pagina Fb Milano Scomparsa

Continua la lettura con: PRIMA e DOPO: com’erano un tempo le GRANDI AREE RIQUALIFICATE di MILANO

FABIO MARCOMIN

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Sei un «pirla»: ma chi sa qual è il suo significato letterale?

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Ph. @marcoskyclad IG

Sei un pirla, hai la faccia da pirla, cantava Charlie negli anni novanta. Ma pirla è anche Max Cipollino, Massimo Boldi che non manca mai di usare questa parola per rivolgersi a chiunque. Pirla è Milano, un binomio inscindibile, perfino Mourinho lo ha reso celebre. Ma chi sa che cosa significa letteralmente? Copertina da: @marcoskyclad IG

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Sei un «pirla»: ma chi sa qual è il suo significato letterale?

Ue te se propri un pirla! Chi non ha mai sentito tale frase almeno una volta nella vita?Questo epiteto incarna la tipica caratteristica milanese di voler dire delle cose (anche pesanti) senza incorrere nel turpiloquio.

In origine la parola pirla significava “trottola”, poi nel tempo il significato si è spostato più verso l’accezione offensiva. Il suo diminutivo pirleta è un insulto un po’ più leggero ed è spesso usato per indicare un marito che si fa comandare dalla moglie. In questo caso probabilmente il significato iniziale della parola prende il sopravvento. Infatti chiamando un marito pirletta si sottolinea il fatto che la moglie lo fa girare come vuole.

Continua la lettura con: qual è il significato dei cognomi più diffusi a Milano

GIULIA PICCININI

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Le 7 cose irresistibili che convincono un provinciale a venire a vivere a Milano

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Credits: @gmstylephotography Modella Milano

Tipico dei paesi di provincia: parlare male delle città più grandi. C’è smog, il traffico, i rumori, etc. etc. etc. Se non fosse che poi (quasi) tutti vogliono venire a vivere a Milano.  

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Le 7 cose irresistibili che convincono un provinciale a venire a vivere a Milano

#1 Tutto a portata di mano

Credits:blog.urbanfile.org
spesa a Milano

A Milano non si deve prendere l’auto anche solo per prendere un caffé. Esercizi commerciali, trasporti, attività varie: a Milano l’offerta di servizi aumenta esponenzialmente trasferendosi qui. Difficile imbattersi in supermercati chiusi, ristoranti che premono per abbassare le serrande o attenzioni al cliente scadenti e (appunto) provinciali. 

#2 L’area B “free”: l’unico limite diventa l’area C 

Credits: milanopost.info
Area B

Conviene economicamente vivere fuori se lavori o studi a Milano? La risposta: dipende. Anche perché sono arrivate le nuove regole dell’Area B a rimescolare le carte. Meglio pagare di più un affitto o rischiare multe più salate? Uno dei vantaggi a trasferirsi a Milano è che si è già all’interno della famigerata Area B, le cui telecamere rappresentano delle vere e proprie mura del terzo millennio. L’unico limite diventa l’area C. 

Ma non solo Area B. La mobilità è uno dei grandi vantaggi di chi vive a Milano rispetto a chi viene da fuori: bici, metro e mezzi in sharing consentono di muoversi agilmente ovunque senza dover ricorrere alla propria auto. 

#3 Gli eventi 

Credits: @mb__projects
Milano Fashion Week

E questo è valido a tutte le latitudini, in tutte le città d’Italia e d’Europa e probabilmente anche del mondo. La settimana della moda di Milano, due volte all’anno in occasione dei lanci delle collezioni primavera/estate e autunno/inverno, attira indubbiamente personaggi bizzarri e tendenze stravaganti che forse non si vedono neppure sulla Luna, ma è certamente uno spettacolo di elegantissimo folklore meneghino che non si trova da nessun’altra parte nel mondo. Men che meno in provincia. Senza contare tutti gli altri eventi di rilevanza internazionale: BookCity, PianoCity, Fuorisalone e chi più ne ha più ne metta. Tutte cose che fanno schiattare d’invidia quelli che sono lontano. 

#4 Acquisire stile

Credits: @gmstylephotography
Modella Milano

Avete presente quando si sente un gruppo di ragazze parlare di una persona che sarebbe “un ragazzo in gamba ed è anche un tipo interessante, ma ha un solo difetto: si veste da provincialotto!” Non serve scomodare nuovamente la settimana della moda per vestirsi meglio. Fatevi una passeggiata nel centro di Milano e ne riparliamo.

#5 I “Quartieri borgo”

Credits: blog.urbanfile.org
Quartiere Forlanini

Vivere come in un paese di provincia ma con tutte le comodità della metropoli europea. Rimembranze, Casoretto, i nuovi Navigli e Brera, Forlanini e Giambellino, etc. etc. etc. Più passa il tempo, più l’identità di questi quartieri, che in provincia e in altre città è spesso ormai lasciata decadere e quasi standardizzata, viene rimpolpata a suon di modi di dire, locali caratteristici e usanze tipiche proprie del quartiere che rappresentano dei veri e propri borghi in cui ritrovare le caratteristiche dei piccoli paesi ma con la comodità di far parte della metropoli. Fra tutti, certamente il più rappresentativo resta Lambrate. E non solo per il Lambro, la Lambretta e il Birrificio di via Adelchi (primo in Italia per produzione artigianale di birra).

#6 Sempre qualcosa da fare

Credits: milanoweekend.it
Milano

A Milano la noia non è di casa. Anche le persone più pigre e scontate, che non fa rima necessariamente con provinciali ma che spesso è distintivo di persone svogliate, trovano stimoli a 360 gradi nel capoluogo lombardo. La mia citazione preferita di Milano è che qui c’è tutto tranne il mare, e quando dico tutto intendo davvero TUTTO.

#7  Un locale diverso per un anno intero

Credits: @eni.no.tarocca
Navigli

Naturalmente la prima vera fuga dalla noia è rappresentata dalla nightlife, o movida come antipaticamente la chiama ancora qualcuno. Per noi è semplicemente vita notturna, che a Milano grazie al folto e stakanovista popolo della notte viene alimentata costantemente con centinaia di forme di intrattenimento. A Milano ogni sera si può andare in un locale diverso, per anni. Altro che i soliti posti obbligati dei piccoli paesi. 

Continua la lettura con: 5 cose che i milanesi NON SOPPORTANO di Milano

CARLO CHIODO

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Il nuovo cammino alle porte di Milano per «congiungersi a Dio»

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Merlino - ph. @esploratorisudestmilano IG

“Al vero viaggiatore non importa la destinazione, ma il percorso”: la filosofia di tutti i “cammini” presenti nel mondo. E il percorso ha un valore che può cambiare molto da percorso a percorso. Pochi sanno che da non molto è sorto un cammino alle porte di Milano che porta chi lo intraprende a «congiungersi a Dio»…

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Il nuovo cammino alle porte di Milano per «congiungersi a Dio»

# Il cammino di San Giovanni: tra natura, arte, cultura e… cucina

Credits: it.wikipedia.org
Chiesa di Sant’Andrea Melzo

In Lombardia ce ne sono molti, ma ne esiste uno che è considerato il più recente: è quello di San Giovanni, nato dall’idea di Roberto Fabbri e della moglie Cristina Ronchi, che nel periodo pasquale 2022 si sono resi conto di come si potesse creare un itinerario da Melzo a Lodi, tra natura, arte, cultura e cucina.

Sono andati a consultare i cammini lombardi e hanno scoperto che tra Lodi e la Martesana vi era un vuoto di itinerari ufficiali. I realizzatori del progetto, oltre a Fabbri e Ronchi, sono Giacomo Tusi, Sergio Leondi, Igor Grigis, Emilio Colma, Marco Bottani, Luigi Gallo e Don Massimiliano. Il simbolo del cammino è il nodo di San Giovanni Battista, da sempre segno di buon auspicio, che rappresenta la congiunzione tra uomo e Dio.

Ma com’è questo percorso? Da dove parte? Quali centri tocca? Dove arriva?

# La prima parte nella Martesana ad est di Milano

Cammino di San Giovanni Corneliano Bertario

Si parte da Melzo, dal Santuario di Madonna delle Stelle, si attraversa la cittadina, si passa davanti alla Chiesa di S. Alessandro, a quella di Sant’Andrea e da San Francesco, si esce dal centro e si entra nella campagna, andando verso Truccazzano, al Santuario di Rezzano, passando dall’Oasi della Martesana. Truccazzano viene attraversato per intero, poi si trova una deviazione: da una parte si costeggia l’argine del canale della Muzza, dall’altra si va verso il Castello Borromeo della frazione  Corneliano Bertario. Il cammino prosegue verso il ponte di Lavagna, per passare davanti all’oratorio di San Biagio in Rossate.

Ecco che poco dopo si arriva al baricentro del cammino: Merlino, col suo mulino e con il Santuario di San Giovanni Battista al Calandrone, che da il nome al cammino stesso.

# La seconda parte: Lido Adda-Parco Adda Sud, Lodi fino al punto d’arrivo “mistico”

Credits: @gianluca colombi (YouTube)
Lodi Vecchio

La seconda parte dell’itinerario prevede l’avvicinamento verso il Lido Adda-Parco Adda Sud: si passa su un sentiero fino a Spino d’Adda, si attraversa il ponte trovandosi sulla sponda sinistra del fiume e da qui possiamo ammirare un tragitto immerso nella natura, fino ad arrivare a Lodi, sul ponte Napoleone e da qui alla Cattedrale. La terza frazione del cammino prevede lo spostamento da Lodi a Lodi Vecchio, dove troviamo la Basilica dei XII  Apostoli, poi Borgo San Giovanni, con la chiesa di San Giovanni Battista Decollato. Qui finisce l’avventura, dopo 53 chilometri.

Il cammino di San Giovanni parte e arriva in prossimità di due altri cammini: quello di Sant’Agostino e quello della via Francigena. “Abbiamo fatto il possibile per sfruttare strade non asfaltate -avevano detto i responsabili del progetto in una conferenza stampa di alcuni mesi fa- abbiamo la possibilità di dare a ogni persona che decide di affrontare il cammino una carta del pellegrino vidimabile in 8 punti”.

L’itinerario di San Giovanni, non sarà il cammino di Santiago di Compostela e neppure quello dell’Oregon, ma rappresenta un modo per conoscere una porzione di territorio ricca di interesse (culturale, paesaggistico, culinario), che solo attraverso un percorso a piedi o in bici si può apprezzare per intero.

Credits: camminodisangiovanni.it
Cammino di San Giovanni

Continua la lettura con: La VALLE SEGRETA a due ore da Milano dove si dorme nei FIENILI col tetto di PAGLIA

FABIO BUFFA

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Il «Building of Fame» di Milano: il palazzo delle star di ogni tempo

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Come la Wall of Fame di Hollywood, anche Milano ha un luogo che celebra i personaggi più gloriosi della storia. Ma guardarli non bisogna volgere gli occhi verso il basso ma puntarli in alto su questo palazzo in via Manzoni, che fu anche teatro di un illustre tentato omicidio.

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Il «Building of Fame» di Milano: il palazzo delle star di ogni tempo

# Sulla facciata di Ca’ Brentana sono scolpiti i personaggi illustri della storia d’Italia

Credits wikipedia-Giovanni_Dall’Orto – Palazzo Brentani

Palazzo Brentani Greppi è un palazzo storico che condivide via Manzoni con il più famoso palazzo Poldi-Pezzoli. Il palazzo è conosciuto anche come Ca’ Brentana, per via di un sonetto dedicato da Carlo Porta. L’aspetto attuale è il risultato della ristrutturazione completata nel 1829 su progetto di Luigi Canonica, architetto che ha trovato la sua fortuna a Milano. Nel 1935 il palazzo è stato oggetto dell’ultimo restauro e oggi fa parte del percorso museale delle Gallerie d’Italia. 

La facciata è un Wall Of Fame: divisa da cornici in tre fasce, è misurata e ingentilita da tondi scultorei, caratteristici medaglioni neoclassici che rappresentano illustri uomini italiani, come ricordo e citazione del Rinascimento. Nei tondi si trovano, tra gli altri: Leonardo da Vinci, Alessandro Volta, Pietro Verri, Cesare Beccaria, Antonio Canova, Giuseppe Parini.

# Il balcone “obbligatorio” per assistere a sfilate e processioni fu teatro del tentato omicidio del Re Carlo Alberto

Credits it.latuaitalia.ru – Palazzo Brentani

Il portone di Palazzo Brentani, come ogni palazzo nobiliare affacciato sui viali principali, è sovrastato da un balcone. Un tempo era d’obbligo perché bisognava assistere a parate e alle sfilate.

Il balcone del palazzo è stato protagonista del risorgimento italiano quando il 4 agosto 1848 fu teatro del tentato omicidio di Carlo Alberto. Reduce dalla sconfitta nella battaglia di Custoza il Re si sporse dal balcone per placare la folla, radunata in strada per protestare contro l’imminente armistizio con l’Austria: un colpo di fucile lo schivò di un soffio.

# E se un nuovo palazzo di Milano replicasse l’idea di rappresentare personaggi famosi contemporanei?

Scultura di Pomodoro cortile palazzo Brentano – ph. @vincivi IG

Potrebbe essere intrigante la trasposizione moderna dell’idea di Palazzo Brentani in una nuova costruzione, che potrebbe così rappresentare personaggi della storia di Milano dell’ultimo secolo. 

Continua la lettura con: Palazzo CICOGNA, l’ultima “grande casa da nobile”

FABIO MARCOMIN

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I robot di Musk a Milano? Le 5 attività che potrebbero svolgere

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Elon Musk ha recentemente annunciato che Optimus, il robot umanoide sviluppato da Tesla, sarà disponibile sul mercato entro la fine del 2025. E se Milano, sempre all’avanguardia nell’innovazione, decidesse di adottarlo per migliorare i servizi urbani e la qualità della vita?
 
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I robot di Musk a Milano? Le 5 attività che potrebbero svolgere

# Lo stato attuale del progetto Optimus

Progettati per compiti pericolosi o ripetitivi nelle fabbriche, i robot di Tesla stanno evolvendo in una vera e propria rivoluzione tecnologica, con applicazioni che vanno ben oltre l’industria automobilistica.

Optimus, questo il nome del modello, è stato progettato per emulare i movimenti e le capacità fisiche umane, supportato da un’intelligenza artificiale che gli consente di prendere decisioni in tempo reale. La seconda generazione, Optimus Gen 2, è capace di camminare, eseguire movimenti complessi, maneggiare oggetti fragili e svolgere compiti pratici come piegare magliette o servire bevande. Musk ha dichiarato che l’obiettivo è una produzione di massa, con un prezzo stimato tra i 20.000 e i 30.000 dollari per unità. Ma quali attività potrebbero svolgere a Milano?

#1 Sicurezza: polizia, pompieri 

Optimus potrebbe affiancare le forze dell’ordine in attività di pattugliamento, monitoraggio di aree critiche o gestione di grandi eventi. I robot potrebbero sorvegliare le zone più affollate, come il Duomo, la Galleria Vittorio Emanuele, Corso Como, la Stazione Centrale e la Darsena, ma anche le periferie.

Non sarebbe irrealistico pensare a ronde costanti di robot-poliziotti lungo la circonvallazione o la presenza di almeno un robot su ogni mezzo di trasporto. Per evitare problematiche legate alla comprensione, i robot potrebbero essere incaricati esclusivamente della sicurezza, tralasciando le infrazioni minori.

Grazie alla loro resistenza fisica, i robot potrebbero intervenire in situazioni pericolose, come incendi o crolli, riducendo i rischi per gli operatori umani. Scene da film, come un robot che entra in una casa in fiamme per spegnere il rogo o estrarre una persona, ora diverrebbero la realtà.

#2 Consegne e logistica

Con l’aumento degli acquisti online, i robot potrebbero essere impiegati per la consegna, soprattutto di pacchi pesanti e nelle aree pedonali o difficili da raggiungere con i mezzi tradizionali.

Un Optimus carico di pacchi potrebbe attraversare le strade di Brera o nuotare nei canali dei Navigli, tenendo sopraelevato il pacco, alleggerendo così il traffico. In più, i robot potrebbero anche muoversi lungo le piste ciclabili senza disturbare i pedoni.

Ogni modello sarebbe tracciabile e, oltre alle spedizioni online, potrebbe sostituire i rider per la consegna di cibo, riducendo i costi a lungo termine.

#3 Pulizia e manutenzione urbana

Optimus potrebbe diventare il “neturbino” del futuro, affiancandosi e successivamente sostituendo gli operatori ecologici. Il robot potrebbe raccogliere rifiuti, pulire tombini, occuparsi della manutenzione del manto stradale e del verde pubblico, e persino lucidare statue e facciate come quella del Duomo.

Grazie a sensori avanzati, sarebbe in grado di muoversi con precisione, evitando ostacoli e lavorando anche di notte senza disturbare i cittadini. Un esempio di impiego che lo rende di molto più efficiente rispetto alla controparte umana potrebbe essere la pulizia dei canali dei Navigli o della Darsena, che Optimus potrebbe effettuare istantaneamente e senza protezioni.

# 4 Pratiche burocratiche e informazione turistica semplificata

Milano, che ogni anno attira milioni di turisti, potrebbe impiegare i robot come guide multilingue, offrendo informazioni storiche, indicazioni stradali o suggerimenti sui ristoranti. Immaginate una serie di Optimus davanti al Castello Sforzesco, pronto a raccontare la storia dei Visconti o a indicare il percorso per il Cenacolo Vinciano. Dotati di intelligenza artificiale, potrebbe anche fungere da guida privata per i turisti più facoltosi, conducendoli in giro per la città.

In più, i robot potrebbero essere utilizzati anche negli uffici pubblici per gestire le file, rispondere alle domande dei cittadini e digitalizzare documenti. Con il miglioramento della tecnologia, potrebbero anche diventare veri e propri funzionari comunali o aziendali, offrendo consulenze legali o fiscali.

#5 Assistenza agli studenti, agli anziani e alle persone fragili

Prima della commercializzazione privata, che avverrà sicuramente nel futuro, Optimus potrebbe inizialmente assistere gli anziani e le persone con disabilità nelle attività quotidiane, come cucinare, riordinare o fare piccole commissioni. Rispetto alla salute, potrebbe monitorare i valori delle persone che assisterebbe, somministrando farmaci e intervenendo in caso di emergenza. Grazie alla sua interattività, potrebbe anche offrire compagnia a chi vive da solo, contrastando la solitudine.

Nel settore educativo, non potendo sostituire gli insegnanti in quanto privo di intelligenza effettiva ed empatia, Optimus potrebbe affiancare i docenti e gli studenti, spiegando concetti complessi in modo interattivo, simulando esperimenti scientifici o traducendo le spiegazioni per gli studenti stranieri, migliorando l’accessibilità e la qualità dell’educazione.

# Gli ostacoli: diffidenza e monopolio della produzione

Nonostante le potenzialità, l’introduzione dei robot umanoidi potrebbe suscitare alcune preoccupazioni. La tecnologia robotica porta con sé timori legati a scenari distopici, alimentati da film come Terminator o Ex Machina, che ritraggono i robot come entità ribelli. Anche se Optimus non è progettato per sviluppare coscienza, l’idea di macchine che svolgono compiti complessi potrebbe generare ansia tra alcuni cittadini.

Affidarsi a una sola azienda (Tesla) per quanto riguarda l’approvvigionamento, potrebbe creare problemi rispetto alla sovranità tecnologica. Milano potrebbe trovarsi vincolata a un modello monopolistico, in cui manutenzione, aggiornamenti e politiche di utilizzo sono controllati da un’unica impresa. Questo rischio diventerebbe ancora più rilevante se i robot venissero impiegati per servizi essenziali come la sicurezza o la gestione dei rifiuti.

L’adozione dei robot umanoidi in una città come Milano richiederebbe un approccio graduale e ben pianificato. In primo luogo, sarebbe necessario preparare i lavoratori e i cittadini a convivere con i robot, riducendo la diffidenza e promuovendo l’integrazione uomo-macchina. In secondo luogo, sarebbe fondamentale stabilire regole chiare sull’utilizzo dei robot, tutelando la privacy e la sicurezza dei dati. In terzo luogo, per evitare di dipendere esclusivamente da Tesla, Milano potrebbe favorire la collaborazione con altre aziende tecnologiche o, eventualmente, considerare la produzione di robot comunali in modo autonomo.

Continua la lettura con: Un’altra rivoluzione di Musk: anche i tunnel stradali sono una miniera d’oro. Questi i possibili progetti per Milano

MATTEO RESPINTI

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Quando scoccano le 19.30 e si può entrare in Area C

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Più del countdown di fine anno. 

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Continua con: Quando chiami lo 02.02.02 per i servizi del Comune e ti mettono in attesa

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Le 7+1 città europee più curiose ad avere la metropolitana

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https://projectmapping.co.uk/ - Mappa metro Glasgow

I sistemi di metropolitana si stanno diffondendo sempre di più nel mondo e in alcuni casi in città dove pochi lo potrebbero immaginare. Ecco alcune tra le meno conosciute in Europa.

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Le 7+1 città europee più curiose ad avere la metropolitana

#1 Marsiglia, la metropolitana della Costa Azzurra

telomartius57 IG – Metro Marsiglia

Di Parigi lo sanno tutti, anche quella di Lione è conosciuta, ma forse in pochi conoscono quella di Marsiglia. Il capoluogo della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra ha infatti una rete di due linee di metropolitana su gomma derivata dalla tecnologia sviluppata da RATP, per complessivi 22,7 km e 30 stazioni in parte sotterranee. La prima linea è entrata in servizio del 1977, la seconda nel 1984 con ultima estensione nel 2019.

marseille-transports.com – Mappa metro Marsiglia

#2 Rennes, per 6 anni la città più piccola del mondo ad avere una metropolitana

amin_tc_glob IG – Metro Rennes

Rimaniamo in Francia. L’inaugurazione della metropolitana di Rennes è avvenuta nel 2002 e fino al 2008 la città è stata la più piccola al mondo ad avere un sistema di metropolitana. La rete si compone di due linee, la linea A e la linea B, con 28 stazioni e 23,5 chilometri di estensione. Si tratta di una metropolitana leggera, utilizza la tecnologia Siemens VAL come quella di Torino e Lione, e le maggior parte del suo percorso è sotterraneo.

Di Flappiefh – Opera propria from :OpenStreetMapRennes Métropole en accès libre, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=53539754 – Mappa metro Rennes

#3 Losanna, l’unica città con la metro in Svizzera e dal 2008 la più piccola città con la metro al mondo (strappando il primato a Rennes)

myswitzerland.com – Metro Losanna

A strappare il primato a Rennes è stata la metropolitana di Losanna. La rete conta due linee per un totale di 13,7 chilometri e 28 stazioni. La prima linea, la 1, fu inaugurata nel 1990 e seguita nel 2008 dalla linea 2, anche se solo quest’ultima può considerarsi una vera metropolitana. Ancora oggi è l’unica metropolitana in Svizzera, mentre la città è la più piccola al mondo dotata di una metropolitana.

Di Wiesenpinguin – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=127306896 – Mappa metro Losanna

#4 Catania, la prima metropolitana su un’isola italiana

Metro Catania

Inaugurata il 27 giugno 1999 e in servizio dall’11 luglio 1999, la metropolitana di Catania è la prima della Sicilia, la prima in un’isola italiana e la prima città non capoluogo di regione ad avere aperto una metropolitana. Nel 2025 si prepara ad essere la seconda nel Paese a collegare l’aeroporto cittadino dopo che Milano ha inaugurato il collegamento con Linate nel 2023 la linea M4. Il sistema ha una sola linea lunga 8,8 km per 12 fermate. Il 22 luglio 2024 è stata aperta la prima estensione a ovest di Nesima fino a Monte Po, con la fermata intermedia Fontana.

Mappa Metro Catania

Leggi anche: Curiosità e record delle 7 METROPOLITANE nelle città italiane

#5 Palma de Maiorca ha la più piccola rete metropolitana di Spagna, con 15 km e 16 stazioni. L’unica su un’isola in UE insieme a quella di Catania

Credits: mallorcaphotoblog.com

Il sistema di metropolitane della città di Palma di Maiorca, principale città dell’isola di Maiorca, è composto da due linee per una lunghezza totale di 15,55 km e 16 stazioni. La penultima ad essere realizzata in Spagna, è stata aperta il 25 aprile 2007, è stata, e la meno estesa. Insieme alle metro del Regno Unito di Londra, Glasgow, Newcastle, Liverpool e quella italiana di Catania, è uno dei pochi sistemi situati su un’isola in Europa.

Credits: wikipedia.org

Leggi anche: 7 città al mondo dove non immagineresti mai che ci sia una metropolitana

#6 Glasgow, una delle più antiche del mondo e con un’unica linea circolare

credits: IG thetraintraveller
credits: IG thetraintraveller

La metro di Glasgow, considerata di per sé un monumento storico, venne inaugurata nel 1896, una delle più antiche del mondo. Le costruzioni cominciarono nel 1892 e molti degli originali vagoni in legno sono rimasti operativi fino al 1977. Formata da un’unica linea circolare, che non è mai stata estesa, continua ad essere utilizzata anche oggi, ma con treni arancioni rinnovati negli anni ’70. Recentemente è stata proposta un’estensione del sistema verso il sud della città, ma rimane ancora solo un progetto per la città più popolosa della Scozia affezionata alla sua linea unica.

https://projectmapping.co.uk/ – Mappa metro Glasgow

#7 Charkiv, la seconda città Ucraina con la prima metro a singola arcata nelle stazioni a bassa profondità

Galina IG – Metro Charkiv

Oltre a Kiev anche Charkiv, seconda città dell’Ucraina per popolazione, ha una rete metropolitana. Il primo tratto di linea è stato aperto nel 1975, oggi ci sono in totale 3 linee per 38,1 km di tracciato e 30 stazioni. Data la particolare conformazione geologica della città alcune stazioni sono in profondità, altre a bassa profondità e proprio in queste ultime è stato utilizzato per la prima volta il design ad arcata singola.

Di Terek – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=50742619 – Mappa metro Charkiv

#7+1 Serafus, il paese più piccolo al mondo ad avere un servizio di tipo metropolitano

Credits: funivie.org

Non si può non citare la U-bahn di Serfaus, nel distretto di Landeck in Tirolo. Pur se non propriamente una metropolitana, la funicolare a cuscini d’aria più ad alta quota e più piccola del mondo si può considerare tale come servizio dato il suo percorso in galleria. Per questo motivo il comune austriaco, con 1.127 abitanti, è considerato il più piccolo al mondo ad avere un servizio di tipo metropolitano. La metropolitana di Serfaus è lunga 1.280 metri e ha 4 fermate, con un tragitto che dura in tutto 9 minuti da capolinea a capolinea.

mapsontheweb – Mappa metro Serafus

Leggi anche: Una METROPOLITANA unica al MONDO: è la più alta, la più corta e nel paese più piccolo

Continua la lettura con: M2 Metro Express: le tre nuove fermate per estendere la verde fino a Bergamo

FABIO MARCOMIN

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Ufficiale: torna un pezzo dell’ex 73… ma non tutti sono contenti

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Foto bus Urbanfile - Nuovo percorso 973

Un risultato ottenuto grazie alle proteste e ai presidi di comitati e cittadini, durate un anno. La linea che sostituisce l’ex 73 allunga il percorso di un altro pezzetto, ma non soddisfa tutti. Ecco da quando. 

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Ufficiale: torna un pezzo dell’ex 73… ma non tutti sono contenti

# Questa la data del ripristino parziale del bus per l’aeroporto

Precedente tracciato linea 973

Il Comune di Milano ha comunicato la data ufficiale di ripristino di un’altra parte del vecchio percorso dell’ex linea 73, quella che dal centro serviva tutto l’asse della città fino all’Aeroporto di Milano. La nuova linea, la 973, da sabato 30 novembre prevede un percorso allungato fino a via Morosini, poco prima di piazza Cinque Giornate, con un potenziamento negli orari di punta e nei giorni feriali.

Nuovo tracciato 973

Da via Repetti, invece di attestarsi su piazza Ovidio, la linea prosegue su viale Corsica e corso XXII Marzo con stop in tutte le fermate delle altre linee. Su via Anfossi gira e fa capolinea in via Morosini all’angolo con Piazza Santa Maria del Suffragio, in prossimità del mercato comunale.

Tutti contenti quindi? Non proprio.

# Un piccolo successo di comitati e cittadini, ma prima dell’apertura di M4 il bus 73 arrivava fino in corso Europa

Linea 73

Un piccolo successo ottenuto dai comitati e dai cittadini che hanno protestato per oltre un anno nelle strade e a Palazzo Marino, ma la decisione del Comune di Milano e di ATM non soddisfa a pieno. Prima dello stop al servizio della linea 73, coinciso con l‘estensione del servizio della M4 fino a San Babila il 4 luglio 2023, i bus facevano infatti capolinea in corso Europa, proprio a due passi dalle fermate della metro M1 e M4, pertanto in pieno centro. 

# La battaglia prosegue per il ripristino del tracciato integrale

La prima protesta è avvenuta alla fine del 2023 da parte di 200 cittadini residenti nell’area attorno a Corso XXII Marzo e Viale Corsica presenti alla Commissione consiliare Mobilità, Ambiente, Verde-Animali tenuta al centro Kolbe per la prosecuzione del tavolo di lavoro sulla linea ex 73. L’8 luglio 2024, dopo che nonostante la deliberazione del Consiglio Comunale il ripristino del servizio era stato continuamente rimandato, in Largo Marinai d’Italia si è tenuto un presidio con lo slogan “Ridateci la 73!” organizzato dai comitati cittadini milanesi, compresi anche il Comitato Basmetto e il Comitato Lambrate-Rubattino Riparte: l’obiettivo era fare rete per lottare contro “i disservizi del trasporto pubblico locale e i problemi della mobilità pubblica milanese in generale”.

Locandina Fake week

Alla fine di settembre poi una tre giorni di manifestazione, la Fake week contrapposta alla alla Green week, che tra le tematiche ha messo al centro i disservizi del trasporto pubblico con la partecipazione del Gruppo Comitati #la73nonsitocca, il gruppo AspettaMI e i lavoratori #ATM in collaborazione con Rete dei Comitati della Città Metropolitana di Milano. 

Il comitato “La 73 non si tocca” però continua la sua battaglia. Quando a marzo 2024 non si erano avute più notizie sul ripristino, seppur parziale, aveva detto a chiare lettere: «noi il ripristino della linea 73 e 73/ lo vogliamo com’era prima, ossia totale.»

Leggi anche: L’austerity alla milanese: tagliate altre linee di bus

Continua la lettura con: Il ritorno dell’ex 73: ecco dove fermerà

FABIO MARCOMIN

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5 ristoranti di cucina milanese fuori dai soliti circuiti

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elbrellin IG

Ecco cinque dei locali meno battuti di Milano dove gustare i piatti della tradizione.

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5 ristoranti di cucina milanese fuori dai soliti circuiti

#1 Burla gio: la storica trattoria che non è venuta giù 

Trattoria Burlagiò Fb
In via San Giovanni sul Muro, una trattoria storica che, dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, sembrava dovesse crollare da un momento all’altro, burla gio appunto, e che invece è rimasta saldamente in piedi a suon di mondeghili, risotto con ossobuco e costoletta alla milanese.

#2 Locanda del Menarost: la cucina a denominazione di origine ambrosiana

francineharumi IG – Locanda del Menarost

Locale piccolo ma accogliente che propone cucina tradizionale meneghina, più precisamente a denominazione di origine ambrosiano come i nervitt, pregiati salumi e formaggi lombardi, secondi inusuali come il diaframma o il rognone. In via Compagnoni.

#3 Osteria La Piola: la tipica trattoria milanese 

famefamina IG – Osteria la Piola

In viale Abruzzi, tipica trattoria milanese con le sedie impagliate e le tovaglie a quadretti bianchi e rossi. Cucina tradizionale milanese che si tramanda da generazioni come risotto con ossobuco o con pere e gorgonzola o infine come il riso al salto. Piatti semplici ma di sostanza e dolci tutti fatti in casa. 

#4 El Brellin: la cucina lombarda al vicolo dei Lavandai

elbrellin IG

Nel quartiere della movida notturna milanese, il locale si distingue per eleganza nei suoi arredi e per la cucina tradizionale proposta, come risotto con ossobuco e la Cassoeula, preparata con verza e le parti meno nobili del maiale.

#5 El Barbapedana: la patria dei rustin negaa nei pressi di Porta Genova 

el_barbapedana IG

Il locale deve il nome a una popolare figura milanese, ossia il cantastorie che girava di osteria in osteria ad intrattenere i clienti con i suoi canti. Arredi in legno e cucina lombarda come il risotto salsiccia e bonarda e i meravigliosi rustin negaa, nodini di vitello rosolati nel burro e pancetta e poi cotti nel brodo. In corso Cristoforo Colombo. 

Continua la lettura con: I 5 ristoranti milanesi simbolo della cucina tradizionale (secondo il Gambero Rosso)

ALESSANDRA GURRIERI

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Le 10 tasse più assurde in Italia: dall’ombra ai funghi, passando per i cani

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In Italia, si sa, le tasse sono alte: nel 2023 la pressione fiscale ha raggiunto il 47,4%. Ma le tasse, oltre a essere alte, sono anche tante, ecco una lista delle 10 più assurde.

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Le 10 tasse più assurde in Italia: dall’ombra ai funghi, passando per i cani

#1 Ex Tosap: la tassa sull’ombra

Una delle tasse più singolari è sicuramente l’Ex Tosap, che è stata sostituita dal Canone Unico Patrimoniale (CUP) nel 2021.

Questo tributo si applica legittimamente a chi occupa suolo pubblico con strutture temporanee o insegne pubblicitarie, ma non solo: la tassa colpisce anche coloro che possiedono scale o giardini che conducono dalla strada al proprio portone, i proprietari di passi carrabili e di balconi o ballatoi che proiettano ombra sulla pubblica via. L’ammontare dovuto varia per tipologia e da comune a comune.

Almeno per quanto riguarda scale, giardini e passi carrai, si tratta di una vera e propria tassa sull’uscire di casa.

#2 Tasse sul matrimonio e sulla morte

Cimitero_monumentale_milano_(2)

In Italia neppure i matrimoni e i funerali sono esenti da tasse.

Per sposarsi, è necessario pagare una marca da bollo da 16 euro, insieme al costo dell’affitto della sala comunale, che varia a seconda del comune.

Analogamente, la registrazione di un decesso comporta spese. Ogni comune ha la libertà di stabilire le proprie tariffe, generando una grande disparità: a Roma, l’ingresso della bara al cimitero costa circa 250 euro, mentre a Latina la concessione di un loculo è di soli 15 euro all’anno, e a Bergamo e Parma le cifre salgono rispettivamente a 120 e 131 euro. A Milano un loculo posizionato oltre la 15° fila, con rinnovo trentennale, arriva a costare 325 euro.

A tutto ciò bisogna aggiungere i 10 euro, fondamentali per le casse pubbliche, di certificato di constatazione del decesso.

#3 Tassa sui cani, sui gatti e sui furetti

Ph. Lepale (pixabay)

Sebbene la tassa sui cani sia stata abolita nel 1974, sì una volta c’era davvero una tassa sul mero possesso di un cane, la registrazione e il microchip degli animali sono ancora obbligatori. A partire dal 1991, i proprietari devono registrare i loro cani presso l’INPS, con un costo di 28 euro, che comprende 15 euro per il microchip, 5 euro per la registrazione e 8 euro per il rilascio del documento.

L’Anagrafe Animali d’Affezione, che raccoglie i dati di cani, gatti e furetti, è un sistema che dovrebbe servire a tutelare gli animali, ma non sono in pochi a dubitare della sua reale utilità, considerando l’impegno burocratico e i costi a carico dei proprietari.

#4 Tassa su funghi, pesca e caccia

Pesca alla mosca

Ogni regione regolamenta autonomamente le tasse sulla raccolta di funghi, sulla pesca e sulla caccia.

In Lombardia, la raccolta di funghi, sebbene gratuita per legge, è soggetta a contributi richiesti dai comuni nelle Comunità Montane, con costi che variano da 5 a 30 euro a seconda del periodo.

Per quanto riguarda la pesca, esistono due licenze: la licenza A per i professionisti e la licenza B per i dilettanti. I costi annuali sono rispettivamente di 45 e 23 euro.

La caccia richiede una licenza e un tesserino venatorio, con tasse annuali di 64,56 euro, ridotte a 55,78 euro nel caso di appostamento fisso.

#5 Canone Rai

L’arcinoto Canone RAI, un’imposta sulla detenzione di apparecchi atti a ricevere trasmissioni televisive, ammonta a 70 euro all’anno.

Questa tassa è da sempre al centro delle polemiche, molti cittadini la considerano ingiusta, dal momento che è dovuta per il solo possesso del televisore e non per l’utilizzo effettivo del servizio Rai.

#6 Tassa SIAE sulla copia privata

La tassa SIAE sulla copia privata, diversa dalla ragionevole tassa sulla riproduzione di musica alle feste, è dovuta nel caso in cui si desideri copiare opere protette da diritto d’autore anche per uso personale. Chiunque desidera trasferire un CD musicale sul proprio computer deve pagare questa tassa, mentre chi intende distribuire tali copie, anche gratuitamente, deve rispettare il resto delle normative sul diritto d’autore, presentando pratiche specifiche e pagando un obolo ulteriore alla SIAE.

Questa tassa è applicata su dispositivi di memorizzazione, come chiavette USB e hard disk, con costi che variano in base alla capacità di memoria. Fino a 1 GB non si paga nulla, mentre per chiavette da 1 a 8 GB il costo è di 0,10 euro per GB, fino a un massimo di 7,50 euro per supporti superiori a 32 GB.

#7 Accise sui carburanti

 

Benzinaio (da pixabay)

Le accise sui carburanti in Italia sono un’altra fonte di frustrazione per i cittadini. Nel 2024, il governo ha ripristinato 16 voci di accise che erano state sospese, molte delle quali risalgono a eventi storici, come il finanziamento della guerra d’Etiopia negli anni ’30.

Queste accise coprono non solo i costi legati alla ricostruzione dopo calamità naturali, ma anche iniziative culturali e misure per affrontare l’immigrazione. L’accumulo di tasse determina un aumento notevole dei prezzi alla pompa:

  • Per quanto riguarda il costo del carburante diesel le accise ammontano al 51,5% del costo totale
  • Per quanto riguarda il costo della benzina tradizionale le accise ammontano al 55,4% del costo totale

#8 Tassa di soggiorno

L’imposta di soggiorno, che grava sui turisti che pernottano in strutture ricettive situate in comuni che hanno adottato tale tributo, è un’altra tassa controversa. Invece di essere pagata dai gestori delle strutture, sono i turisti stessi a doverla versare.

A Milano, dal 1° gennaio 2024, la Giunta Comunale ha fissato nuove tariffe che variano a seconda della categoria della struttura e del numero di giorni di soggiorno. Le tariffe vanno da 2,50 euro per gli alloggi economici fino a 5,00 euro per gli hotel di lusso, un costo che può lievitare rapidamente e incidere sul budget dei visitatori.

#9 Tassa sulla bonifica delle paludi

Un’altra tassa peculiare riguarda quei territori in origine paludosi che furono trasformati in terreni coltivabili o edificabili. Per esempio, gli abitanti di alcune zone del napoletano (Poggioreale e Ponticielli), sono tenuti a pagare un contributo annuale di 17 euro, al comune, per la bonificaQuesta tassa riflette un’eredità storica di politiche agricole e ambientali, ma è anacronistica nel contesto attuale.

#10 Menzione d’onore: la tassa sul tricolore

Infine, una delle storie più bizzarre della storia del Paese: la cosiddetta “tassa sul tricolore”. A Desio, un albergatore è stato obbligato per anni a pagare al comune un tributo (140 euro l’anno) per l’esposizione della bandiera italiana e di quella europea.

Solo dopo anni di pagamento, e dopo aver scoperto che che la tassa non era applicata altrove, l’albergatore ha richiesto ottenuto la restituzione dei soldi dal comune, che ha riconosciuto di aver mal interpretato la normativa.

Continua la lettura con: «Facciamo come la Francia»: gli 8.000 ricchi italiani a Montecarlo pagheranno le tasse in Italia?

MATTEO RESPINTI

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I negozi simbolo di Milano

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A Milano vieni per lavorare o per fare shopping. Alcuni turisti stranieri o di altre città d’Italia arrivano solo perché qui si trovano negozi e indirizzi che altrove non esistono. Come questi.

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I negozi simbolo di Milano

# Luini

Ph. milano.mentelocale.it luini
Ph. milano.mentelocale.it

E’ la patria del panzerotto. Il luogo per eccellenza di un pranzo al sacco a Milano.
Un Ambrogino d’oro e ore trascorse in coda, che se sommate fanno anni, non l’hanno cambiato. Luini è riuscito a far entrare nel gotha della gastronomia meneghina anche un piatto di strada che milanese non è.

Via Santa Radegonda, 16
www.luini.it/panzerotti

Leggi anche: la storia di Luini

# Bastianello

Ph. pinterest
Ph. pinterest

E’ l‘ultimo dei bar dei milanesi, la cartina tornasole del vero meneghino. Chi ti dà appuntamento qui per un caffè difficilmente ci è passato per caso: è un autentico ‘bauscia’. Con il suo lampadario in cristallo e la boiserie di legno è un simbolo del fatto che il tempo passa, ma la Milano da bere di un tempo è salva.

via Borgogna, 5
www.bastianello.com

# Peck

peck milanoLa gioielleria della gastronomia. Bella da guardare sin da da fuori, volgendo lo sguardo alla facciata Liberty opera di Alessandro Mazzucotelli, buona da assaggiare con i suoi piatti preparati al momento, incantevole per la cantina al piano meno 1 e il piano nobile. 

Via Spadari, 9
www.peck.it

# 10 Corso Como

corso como 10 milanoA Londra vai da Harrod’s, a Parigi non puoi non passare da Colette, a Milano c’è Corso Como 10.
Estroflessione dell’estro manageriale e della conoscenza dei costumi delle sorelle Sozzani, Corso Como 10 è tante cose insieme: bistrot elegante, cortile nascosto, luogo magico e romantico in cui incontrarsi per un caffè sotto tante lucine, ballatoi e una serra, un giardino d’inverno bello tutto l’anno, un negozio di design e alta moda, una libreria fornitissima, una galleria d’arte (Galleria Carla Sozzani), un luogo di incontri letture e esposizioni con autori altissimi, una terrazza da cui vedere Milano dall’alto, con i tetti di coppi di Corso Como contro il quale si stagliano i grattacieli di CityLife.

Corso Como, 10
www.10corsocomo.com

# Cova

Triennale-di-Milano-cova-pasticceria6Dici Cova e dici Panettone. La storica pasticceria confetteria di via Montenapoleone, l’ultima rimasta, ha da poco cambiato proprietà (gruppo LVMH) ma è rimasto quel luogo austero e elegantissimo per chi sia in cerca di una pausa dalle compere chic sulla via, una sala di lettura all’ora del thè, un panettone da ricordare a Natale.

Via Monte Napoleone, 8
www.panettonigcovaec.it

# Savini

savini milanoQui cenava Maria Callas e qui, al piano nobile affacciato sulla galleria, c’è ancora sul tavolino affacciato sull’Ottagono.
Le sue pareti sono vincolate ai Beni Culturali: troppa storie sono passate di qui, troppe opere d’arte sono stat e appese.
C’è troppa atmosfera di una Milano d’arte e cultura perché qualcuna la possa toccare.
Oggi al Savini i milanesi non ci mangiano più: troppo caro.
Il ristorante, di proprietà della famiglia Gatto, è oggi meta di turisti che qui provano il mitico risotto e il tiramisù.
Ancora da scoprire è invece la gamma di prodotti alimentari e da viaggio prodotti in Brianza. Che è sempre centro milano città stato.

via Ugo Foscolo, 5
www.savinimilano.it

# Hollywood

hollywood milanoSe vieni a ballare a Milano non puoi non andare all’Hollywood. ‘Il’ locale di Milano è un covo di starlette e aspiranti tronisti. Qui, champagne, tacchi alti, gonne corte, capelli impomatati, tanto profumo e balli sfrenati sono di casa tutti i weekend. Qui i weekend partono dal mercoledì notte.
Frequentare l’Hollywood Milano indica un modo di vivere la movida e il lifestyle locale, e la sensazione è così forte che la proprietà, da parecchi anni, è pure titolare di una linea di abbigliamento e accessori brandizzati dall’inconfondibile stella.

Corso Como, 15
www.discotecahollywood.com

# Princi

princi_http-::www.mixerplanet.com:

Una pizzetta tira l’altra e il panificatore-certezza della gente della notte di Milano ha fatto il businsess. Prima ‘il’ negozio, poi un altro indirizzo, quindi Princi-Bakery, infine il franchising, l’espatrio (si trova pure a Londra) e i nuovi arredi che hanno trasformato la panetteria mordi e fuggi con forno a vista, uno dei primi in città, in eleganti bistrot in cui fermarsi a pranzo, seduti comodi a mangiare lasagne o cous cous, o a degustare vini e raffinati aperitivi.

Piazza XXV Aprile, 5 / Largo La Foppa
www.princi.it/

# Spazio Rossana Orlandi

Una storica galleria d’arte, un’esperienza di vivere in mezzo a opere straordinarie e pittoresche di una delle donne simbolo della creatività di Milano. 

Via Matteo Bandello 14

www.rossanaorlandi.com/

# Rinascente
LaRinascente_milano

Chiudiamo in bellezza con ‘il negozio più bello del mondo’. A decretarlo è stata la quinta edizione del Global Department Store Summit 2016. E come dargli torto. In oltre 100 anni La Rinascente ha saputo sempre cambiarsi cambiando con le mode, con le evoluzioni de brand, con i nuovi modi di fare shopping. A sancire la sacralità di questo ‘tempio dello shopping’, la scia di profumo che da sempre accoglie il visitatore all’ingresso dove, imperitura, resta il piano dedicato ai profumi.
Al meno 1 il design e i libri, all’ultimo, acconciature per le signore da colui che è ha cambiato il ruolo del pettinatore in coiffeur, il compianto Aldo Coppola, per concludere la visita al settimo sulla terrazza: prodotti insoliti, sushi bar e campagnerie e le guglie del Duomo.

Piazza del Duomo
www.rinascente.it

Continua la lettura con: I locali cult lontani dal centro di Milano

PAOLA PERFETTI 

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I 7 colli di Milano

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7 colli
Credits: Semplicemente Milano di Andrea Cherchi

Non solo Roma. Anche Milano vanta 7 magnifici colli.

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I 7 colli di Milano

#1 Monte Stella: frutto della guerra e dell’amore

7 colliConosciuta anche come Montagnetta di San Siro, è forse il più conosciuto tra i colli milanesi. Si trova nella zona nord-ovest della città, precisamente nel quartiere QT8.

Fu costruita artificialmente con l’accumulo di detriti e macerie a seguito dei bombardamenti che colpirono Milano nella Seconda Guerra Mondiale. Il progetto fu affidato all’architetto Piero Bottoni che dedicò la montagnetta alla moglie Elsa Stella. Ancora oggi ne conserviamo il nome originario. Con i suoi 50 metri, anche se il progetto originario ne prevedeva il doppio, è il punto più alto della città. Infatti, nei giorni più limpidi si può facilmente osservare la città, l’hinterland, parte dell’Arco Alpino e parte dell’Appennino.

tramonto monte stella
tramonto monte stella

Curiosità: Per tre inverni consecutivi, 1982-83-84, la Montagnetta fu dotata di impianti di risalita, illuminazione e neve artificiale e una pista da sci di 250 metri.  Qui nel 1984 il celebre sciatore Alberto Tomba vinse lo slalom della gara chiamata “Parallelo di Natale”.

Campionati italiani di sci al Monte Stella

Leggi anche: Il Monte Stella: una storia d’amore gli dà il nome

#2 La Collina dei Ciliegi (Bicocca)

7 colliAnche chiamata Collina dei Ciliegi. È una collinetta artificiale alta circa 25 metri, eretta a ovest del quartiere Bicocca con parte dei detriti di scavo della ristrutturazione della Pirelli.

La collinetta oggi è un parco attraversato da un percorso elicoidale e da una rampa di scale che portano fino alla cima. I versanti sono ricchi di vegetazione, alberi e arbusti. Ma non solo. La grande caratteristica, come suggerisce il nome, è che la maggior parte degli alberi piantumati sono ciliegi che danno fiori di diversa varietà e colore creando un ambiente molto suggestivo ed affascinante nel periodo della fioritura.

#3 Il Colle Zen e il viaggio nel tempo del Portello

7 colliSi trova nell’area milanese del Portello che per oltre 100 anni ha ospitato la celebre industria automobilistica Alfa Romeo da cui nel 2015 il parco ha preso il nome.

Il parco segna l’ingresso nella città per chi arriva da nord ed è davvero difficile non rimanerne affascinati. Ha infatti forme molto particolari che lo rendono per molti il parco più zen di Milano. Si sviluppa su tre alture, chiamate “sculture verdi”, di diversa quota collegate da un percorso chiamato “TimeWalk” proprio perché le diverse alture rappresentano le varie scansioni del tempo: la Preistoria, la Storia, il Presente e il tempo individuale.

A queste creazioni circolari si affianca una geometria ricca e articolata con cerchi, archi e spicchi di luna che caratterizzano per esempio le pavimentazioni.

Leggi anche: Le mille facce del Portello

 

#4 Colle di San Colombano, emerso dal mare

7 colliFamoso per la coltivazione delle viti sui suoi versanti sempre esposti al sole, il colle fa parte del comune San Colombano al Lambro della città metropolitana di Milano.

Si erge tra le sponde del fiume Lambro e del Po e secondo alcuni studi è solo il residuo di un rilievo ben più alto, ma poi eroso ai lati dai due fiumi. Altri studi, forti del ritrovamento sul colle di alcune conchiglie e coralli, sostengono che sia emerso dal mare tra i 5 e 20 milioni di anni fa.

Curiosità: ogni anno, tra la fine di agosto e gli inizi di agosto, viene qui organizzata una sessione di Birdwatching, ovvero un’occasione per i più appassionati di conteggio degli uccelli migratori minori che transitano da questa zona dalle temperature favorevoli partendo dalla Scandinavia per arrivare in Africa.

Leggi anche: San Colombano: la colonia di Milano

 

#5 Monte Tordo: nel cuore di Milano

7 colliFacilmente riconoscibile dalla statua di Napoleone posta sulla sua cima, Monte Tordo è la celebre altura situata all’interno del parco Sempione, dove oggi si trova anche la Biblioteca Rionale.

Curiosità: da qui, partiva la prima seggiovia “urbana” che fu realizzata a Milano nel 1951 in occasione della IX Triennale. Una vignetta della Domenica del Corriere ritrae una coppia a bordo della seggiovia.

(fonte: www.mountcity.it)

#6 Piazza Carbonari: il colle della Maggiolina

7 colliSi tratta di una piazza sopraelevata, creata artificialmente nel 1912 per permettere la continuità della Circonvallazione delle Regioni scavalcando la ferrovia. In foto è la collinetta in basso.

Oggi la piazza è un esempio eccellente di riprogettazione urbana. La sua messa a nuovo è avvenuta nel 2012, esattamente 100 anni dopo la sua costruzione: è stata aumentata la superficie dedicata al verde ed è stata realizzata una pista ciclabile in ordine e simmetria con i nuovi parcheggi.

Leggi anche: 10 cose da vedere nella Maggiolina: il quartiere dell’architettura sperimentale

#7 Monte Tabor e le prime montagne russe di Milano

7 colliLo si trova in Via Caldara. È un’altura di pochi metri costruita con i resti, le pietre e la terra delle Mura Spagnole.

Era uno dei luoghi più famosi e frequentati nella Milano degli anni Venti dell’Ottocento perché proprio su questa altura vi era un’Osteria e un Luna Park che ospitò le prime montagne russe di Milano. Inutile dirlo, l’attrazione riscosse un forte successo soprattutto tra i giovani che qui vi trovavano compagne anche per avventure di una notte. Fu poi fatto chiudere dalla polizia austriaca per motivi di decoro.

Continua la lettura con:  VIA GEROLAMO MORONE: da Manzoni a Madama Butterfly la strada al centro della storia di Milano

LETIZIA DEHÒ

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Le foto di Milano degli anni Ottanta mostrano una città molto diversa

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Credits reversofestival IG - Piazza Duomo con autobus e insegne luminose

Back to the 80’s è una canzone del gruppo norvegese-danese “Aqua” del 2009 che racconta gli Stati Uniti d’America degli anni ’80: da Reagan a Miami Vice, da Rocky a Dinasty. E a Milano cosa c’era in quel decennio? Riviviamo in queste foto i tempi della Milano da Bere.

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Le foto di Milano degli anni Ottanta mostrano una città molto diversa

# Si mangiava al Burghy, c’erano i paninari e si andava al Luna Park alle Varesine

Gli anni ’80 del capoluogo lombardo sono stati quelli famosi della “Milano da bere” raccontati nello spot dell’Amaro Ramazzotti, delle insegne al neon in piazza del Duomo come a Piccadilly Circus o Times Square e dove si suonava musica punk ai piedi della Madonnina. C’era il Burghy in piazza San Babila e i paninari con il bomber Moncler e gli stivali Timberland, a lato del sagrato del Duomo passavano gli autobus. In quegli anni si poteva andare a vedere giocare l’Olimpia al Palazzetto dello Sport di San Siro, crollato nel 1985 a causa della grande nevicata, e le paline delle stazioni metropolitane avevano come simbolo una doppia M.

Continua la lettura con: I 5 luoghi del paradiso per BAMBINI e RAGAZZINI nella Milano degli anni ‘70-‘80

FABIO MARCOMIN

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La «Casa Cubista», la più assurda di Milano

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Credits: Elena Galimberti

Sembra un cubo di Rubik scomposto e al suo interno ospita 50 appartamenti di diverse metrature. Realizzato nel 2007 da uno studio di architettura cremonese, è uno dei palazzi più bizzarri di Milano.

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La «Casa Cubista», la più assurda di Milano

# Il complesso immobiliare richiama una concezione cubista dell’architettura

Il complesso immobiliare realizzato nel 2007 dallo studio d’architettura di Cremona “ARKPABI” viene descritto comel’espressione di equilibrio tra insoliti tagli geometrici e sfaccettature luminose derivanti da angolazioni diverse, in cui traspare la componente emozionale dell’intera struttura a sua volta caratterizzata da un intreccio di volumi che richiama una concezione cubista dell’architettura creata per stupire attraverso il rigore delle forme.” 

La logica alla base del progetto è la disaggregazione volumetrica che consente di ricavare ampie terrazze a servizio degli alloggi stessi. Vediamo come è strutturato.

# La struttura si compone di 3 corpi indipendenti costruiti da moduli che sporgono verso l’esterno. I “cubi-serra” multicolor sono sospesi nel vuoto

Credits: architonic.com

A nord di Milano, tra Viale Monza e la via Breda, per la precisione all’incrocio tra le vie Doberdò e Fortezza, si trova un complesso immobiliare alquanto bizzarro e inconsueto per la nostra città. Sviluppato su 7 piani fuori terra per complessivi 50 appartamenti è composto da tre corpi indipendenti, ortogonali alla stecca del piano primo, costruiti da moduli che sporgono verso l’esterno sulla facciata principale lungo la via Doberdò.

Gli stessi volumi vengono come sospesi per disegnare sul lato nord 3 portici a doppia altezza caratterizzati da intradossi arcuati e scavati che si contrappongono perpendicolarmente allo zoccolo e all’ultimo piano. L’ultimo piano sembra una sorta di ponte in sospensione sui piani sottostanti. Se non bastasse, l’elemento più distintivo sono dei “cubi-serra” multicolori, non adatti a chi soffre di vertigini, che si protendono nel vuoto e lo fanno sembrare un enorme cubo di “Rubik” scomposto.

 

Continua la lettura con: La casa più antica di Milano

FABIO MARCOMIN

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Questo è il paese più «sfortunato» d’Italia

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Credit: @antonio.mormando.photographer

Voldermort in Harry Potter non è l’unico il cui nome non può essere nominato, in provincia di Matera esiste infatti un paese anche noto come il paese “innominabile”. Si chiamo Colobraro e tutti dicono sia il paese più sfortunato d’Italia, vediamo perchè.

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Questo è il paese più «sfortunato» d’Italia

# Un piccolo paese in provincia di Matera

Credit: @girastrittue.colobraro

Colobraro è un piccolo paese in provincia di Matera, in Basilicata, che conta meno di 2000 abitanti. É un caratteristico centro agricolo dell’Appennino lucano situato nella valle del fiume Sinni e sorge sulle pendici meridionali del Monte Calvario.

Grazie al suo paesaggio completamente arroccato su uno sperone, Colobraro offre al visitatore la vista su un panorama mozzafiato.

Il nome pare derivi dal latino “colubarium”, un termine che indica un territorio pieno di serpenti, definizione azzeccata se pensiamo al paesaggio selvaggio e arido che circonda il paese.

# “Quel paese”

Credit: @enzaspartaco

Nei paesi vicini, Colobraro è chiamato in modo scaramantico “Quel paese”.

Ciò a causa della presunta innominabilità della parola “Colobraro” per la credenza superstiziosa che anche la sola evocazione del nome porti sfortuna.

Sono due gli aneddoti che intrecciano la storia di Colobraro alla sfortuna, rendendolo così il paese dal nome innominabile.

#1 La caduta del lampadario

La leggenda narra che verso la fine degli anni Cinquanta un noto avvocato di Colobraro vinceva tutte le cause attirandosi l’invidia dei colleghi, i quali iniziarono a raccontare che il successo dell’avversario derivasse dal patto che questo aveva stretto con il diavolo.

Nel giorno in cui fu inaugurato il Tribunale di Matera, la prima causa vide protagonista proprio l’avvocato di Colobraro, don Virgilio, che durante la sua arringa disse: “Se non dico la verità, possa cadere questo lampadario”.

A quanto pare il lampadario cadde davvero, uccidendo i malcapitati che
avevano messo in dubbio le sue parole.

Da quel momento l’episodio dell’avvocato diventò un marchio di iella per l’intero borgo.

A dire il vero questa non può neanche essere considerata una leggenda dato che ci sono i documenti di quel giorno. Ma la storia di Don Virgilio non è l’unica a confermare la sfortuna del paesino.

#2 Il viaggio di Ernesto de Martino

La prima volta che Ernesto de Martino, antropologo e storico italiano, mise piede a Colobraro imboccò la strada sbagliata e il borgo gli apparve cupo e inquietante.

Il famoso antropologo visitò il paese nel 1952 e successivamente nel 1954 e riferì di essere stato protagonista di episodi sfortunati insieme al suo gruppo di ricerca.

La sua testimonianza non fece altro che consolidare la fama sfortunata che il paese aveva già. Da allora per tutti i lucani è semplicemente «Quel paese».

# Colobraro oggi: trasformare una maldicenza in un fattore di successo

Credit: @roberto_segato_

Questo borghetto è riuscito a fare di questa nomea la sua forza.

Dal 2010 ha trasformato le maldicenze in un evento di successo dal titolo “Sogno di una notte a Quel Paese”, durante il quale, ironizzando sulle storie sfortunate che accompagnano da decenni il paese, il visitatore è guidato lungo un percorso alla scoperta di questo borgo divertente e affascinante.

Questo spettacolo teatrale, scritto da Giuseppe Ranoia, ha trasformato la favola nera in una grande opportunità per il territorio e viene riproposto ogni anno precisamente tutti i martedì e venerdì di agosto (salvo imprevisti).

Nonostante questo ancora oggi alcuni abitanti delle località vicine per riferirsi a Colobraro dicono “Quel paese là'”, perché anche solo nominarlo potrebbe portare sfortuna.

Che siano storie reali o solo leggende, Colob…..quel paese là (sempre meglio essere prudenti) è sicuramente un borgo molto bello che porta il visitatore in un mondo fatto di storie affascinanti.

 

Continua la lettura con: Il BORGO più BELLO d’Italia si trova a UN’ORA da Milano

ARIANNA BOTTINI

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Le stazioni della metro più profonde a Milano (cosa è cambiato con la M4?), in Italia e nel mondo

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metrodimilanoIG - Dateo

Quanto corrono sotto la superficie le linee metropolitane di Milano e quali sono le stazioni più profonde di ogni linea? E in Italia o nel mondo? Scopriamo tutti i record sulle metro più profonde.

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Le stazioni della metro più profonde a Milano (cosa è cambiato con la M4?), in Italia e nel mondo

#1 Linea M1: Fermata Pero a -15 metri

Credits: sottomilano.it – Stazione Pero M1

La linea rossa o M1, è stata la prima metropolitana costruita a Milano, inaugurata nel 1964. Si estende per 27 chilometri e comprende 38 stazioni, distinguendosi come la meno profonda dell’intero sistema metropolitano cittadino. La sua costruzione ha seguito il “Modello Milano”, una tecnica di scavo a cielo aperto che ha mantenuto la profondità media tra i 7 e i 10 metri. Unica eccezione è la stazione di Pero, dove il piano banchina raggiunge i 15 metri di profondità.

#2 Linea M2: Centrale, Cadorna e altre 4 fermate a -15 metri

Credits: ilgiorno.it – Centrale Fs

Seguendo l’esempio della linea rossa, anche la linea verde, inaugurata nel 1969 e la più estesa con i suoi 40,4 chilometri e 35 stazioni, si sviluppa prevalentemente a bassa profondità. Tuttavia, diverse stazioni, come Centrale, Cadorna, Caiazzo, Moscova, Piola e Gioia, raggiungono una profondità maggiore, arrivando fino a 15 metri.

#3 Linea M3: Duomo a -22,5 metri

Credits: wikipedia.org – Duomo M3

La terza linea metropolitana di Milano, costruita prevalentemente negli anni ’90, si estende per 16,6 chilometri con 21 stazioni e presenta una profondità media di circa 15 metri. Alcune stazioni situate nelle aree periferiche, come Comasina e Corvetto, ma anche Porta Romana e Corvetto, si trovano a una profondità più ridotta, intorno ai 12 metri. Al contrario, le stazioni più profonde includono Missori, Crocetta e Sondrio, che scendono fino a 20 metri sotto il livello stradale. Il record per la linea lo detiene la stazione Duomo raggiungendo i meno 22,5 metri.

#4 Linea M5: prima della M4 la più profonda delle linee milanesi era Lotto a meno 25 metri

Credjts: metroricerche.com – Scale mobili Lotto M5

La linea lilla, o M5, è la prima metropolitana senza conducente di Milano, completamente operativa dal 2015. Con una lunghezza di 13 chilometri e 19 fermate, le sue gallerie si trovano a una profondità leggermente maggiore rispetto a quelle della linea gialla, con una media tra i 15 e i 17 metri sotto la superficie. Tra le stazioni più profonde si distinguono Garibaldi, a 20 metri, e Lotto, che raggiunge i 25 metri, risultando la più profonda tra le linee in funzione prima dell’arrivo della M4.

#5 Linea M4: Dateo la nuova fermata più profonda in assoluto, 32 metri sotto la superficie

metrodimilanoIG – Dateo

La linea M4 si estende per 15 km e 21 stazioni e viaggia a una profondità media di 20-25 metri, le stazioni esterne sono a 15 metri sotto la superficie. La stazione più profonda della quinta linea metropolitana ad aprire in città, driverless come la M5, è stata quella di Dateo: il corpo della stazione è a meno 32 metri. In quel punto la linea è costretta a transitare sotto il passante ferroviario dove avviene appunto l’interscambio con la metropolitana. Un profondità simile si trova anche nelle stazioni centrali, inaugurate il 12 ottobre 2024, soprattutto per la presenza di edifici storici: Sforza Policlinico, Sant’Ambrogio, Santa Sofia, Vetra e De Amicis.

# La più profonda d’Italia? Toledo a Napoli, a circa 50 metri sotto la superficie

Stazione Toledo Napoli

In vetta alla classifica delle stazioni più profonde troviamo Napoli con la linea 1  progettata da Metropolitane Milanesi. Corre molto in profondità a causa del sottosuolo partenopeo che ha un’intera città antica sotto quella attuale, la “Napoli sotterranea, e un terreno di tufo friabile che obbliga a scendere nelle viscere. La stazione più profonda è Toledo, la più famosa della metro dell’arte e votata come la più bella d’Europa: è stata realizzata a circa 50 metri sotto il suolo, con 5 piani da percorrere. Attorno ai meno 40 ci sono ad esempio quelle di Duomo e Garibaldi.

Dopo Napoli c’è al momento Roma tra le città con linee scavate più in profondità. La fermata di San Giovanni della Linea C, che interscambia con linea A, scende a meno 35 metri. Un record destinato a durare almeno una decina di anni, quando dovrebbe aprire la stazione di piazza Venezia i cui scavi scendono a meno 85 metri.

# Quali sono le fermate di metropolitana più profonde al mondo? Il record è -105 metri

Credits: travel.taboos IG – Arsenalna Station

Quali sono invece a livello mondiale le fermate più profonde? Tra le prime 5 fermate, l’unica occidentale è a Portland, le altre sono tra il blocco russo e l’Asia. Ecco le più profonde in assoluto:

#5 Washington Park, a Portland, scende fino a 79 metri ed è la stazione metro più profonda del Nord America.

#4 A 84 metri troviamo Park Pobedy, a Mosca.

#3 Puhŭng station, a Pyongyang, profonda 100 metri. Costruita seguendo il modello della metropolitana di Mosca, è una delle due sole stazioni metro accessibili ai turisti stranieri, l’altra è la stazione Yŏnggwang. La rete è quella con la maggior profondità media al mondo.

#2 Admiralteyskaya, a San Pietroburgo, a seguire a 102 metri

#1 Con 105 metri di profondità, la stazione più profonda in assoluto è Arsenalna a Kiev, in Ucraina.

Continua la lettura con: M2 Metro Express: le tre nuove fermate per estendere la verde fino a Bergamo

FABIO MARCOMIN

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M2 Metro Express: le tre nuove fermate per estendere la verde fino a Bergamo

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Fermate M2 da Milano a Bergamo

Non solo Monza. Anche Bergamo un giorno potrebbe essere collegata con la metro di Milano. Sarebbe una soluzione per trasferire il traffico privato, di chi arriva da fuori città, sul trasporto pubblico. Il trasporto ferroviario, condividendo più linee sugli stessi tracciati, è infatti inefficiente e poco frequente. Questo è il prolungamento che si potrebbe realizzare.

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M2 Metro Express: le tre nuove fermate per estendere la verde fino a Bergamo

# I progetti di estensione delle metropolitana verso Monza Brianza e…

Credits ascuoladiopencoesione.it – Tracciato M5

Attualmente sono due i progetti previsti per collegare Milano con il capoluogo di un’altra provincia: Monza Brianza. Il più avanti è quello dell’estensione della linea M5 da Bignami al Polo Istituzionale che servirà Cinisello Balsamo, la stazione ferroviaria Monza Fs, piazza Trento Trieste e il Parco della Villa Reale. In totale saranno 13 km di linea, con un raddoppio del tracciato attuale, e 11 fermate. Servono circa 400 milioni di extracosti per procedere con la gara d’appalto. I cantieri, i base alle ultime stime, potrebbe partire nel 2026 per inaugurare il nuovo tratto di linea nel 2033.

# … e verso Vimercate

Prolungamento M2

L’altro progetto riguarda la prosecuzione della M2 da Cologno Nord come Light Rail Transit metrotranvia veloce fino a Vimercateun tracciato di 12 km e 8 fermate. Da poco sono stati sbloccati i fondi per realizzare un primo mini studio di fattibilità economica, in fase di elaborazione, per poi procedere a quello più articolato. Al momento non è possibile fare ipotesi sulle tempistiche di realizzazione.

Leggi anche: La M2 avanza verso Vimercate: l’ultima novità del progetto di estensione

# Una metro express da Gessate M2 a Bergamo?

Maps – Da M2 Gessate a Bergamo

Rimanendo sulla linea M2 si potrebbe ipotizzare un altro prolungamento, sempre verso est, per arrivare a servire l’ultimo comune ai confini della Città Metropolitana di Milano e spingersi fino a Bergamo. Un tracciato tra i 25 e i 32 km dal capolinea di Gessate, una sorta di metro express da Milano a Bergamo, con prosecuzione diretta dalla M2 o con un percorso dedicato sempre di metropolitana ma con rottura di carico, per portare la lunghezza complessiva a 72 km, come la Piccadilly Line di Londra.

# Le 3 nuove fermate: Trezzo, Dalmine e capolinea alla stazione ferroviaria di Bergamo, con eventuale biforcazione per Orio al Serio

Metro Expres M2-Bergamo

Per renderlo davvero un collegamento veloce sarebbe opportuno realizzare poche fermate, anche perché esiste già un collegamento con treno regionale diretto di circa 50 minuti e 4 fermate dalla Stazione Centrale di Milano a quella di Bergamo, con cambi si arriva a circa 1 ora e 20 minuti. Si potrebbero quindi ipotizzare le seguenti stazioni:

  • Trezzo sull’Adda, l’ultimo comune prima del confine tra le due province;
  • Dalmine, quarto comune per residenti della provincia di Bergamo, sede di un importante polo produttivo e di una facoltà universitaria;
  • il capolinea alla stazione ferroviaria di Bergamo.

Possibile poi un’eventuale biforcazione all’Aeroporto di Orio al Serioper arrivare all’estensione massima di 32 km. In circa 20 minuti il centro di Bergamo sarebbe collegata alla stazione di Gessate M2, senza i rischi dei disservizi del trasporto ferroviario, con un tracciato dedicato e rimanendo sempre all’interno della stessa infrastruttura.

Continua la lettura con: Milano Barcellona a 30 euro: arriva il treno low cost

FABIO MARCOMIN

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Smog e inquinamento: a Milano (e Lombardia) scattano le solite misure. Cosa si potrebbe fare in futuro?

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Milano e la Lombardia si trovano ad affrontare una delle sfide ambientali più urgenti e dannose per la salute pubblica: l’inquinamento atmosferico. Queste le soluzioni adottate finora e quelle che si potrebbero mettere in atto per migliorare la qualità della vita dei milanesi.
 
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Smog e inquinamento: a Milano (e Lombardia) scattano le solite misure. Cosa si potrebbe fare in futuro?

# L’inquinamento a Milano e in Lombardia

Da anni, le città lombarde, in particolare Milano, sono tra le più inquinate d’Europa. Secondo i dati dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA) Lombardia, i livelli di PM10 (particolato fine) a Milano superano abbondantemente i limiti raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Questo tipo di particolato fine è uno degli inquinanti più pericolosi, poiché può penetrare nei polmoni e causare danni a lungo termine. Nel 2024, i livelli di PM10 hanno superato più volte la soglia di sicurezza, raggiungendo picchi di 50 µg/m³, ben oltre i 20 µg/m³ raccomandati.

Oltre al PM10, altri inquinanti, come il biossido di azoto (NO₂), l’ozono (O₃) e il monossido di carbonio (CO), peggiorano ulteriormente la qualità dell’aria, creando difficoltà respiratorie per milioni di cittadini. L’inquinamento non solo danneggia l’ambiente, ma ha anche gravi ripercussioni sulla salute, provocando malattie respiratorie e cardiovascolari. Di fronte a questa emergenza, sono state recentemente adottate misure temporanee per contrastare lo smog.

# Le misure messe in campo per combattere l’inquinamento: blocco del traffico e riduzione del riscaldamento 

Per far fronte all’emergenza smog, sono state adottate diverse misure temporanee, come il blocco del traffico per i veicoli più inquinanti e il divieto di utilizzare impianti di riscaldamento a biomassa legnosa di bassa classe emissiva.

Nello specifico, per i comuni con più di 30mila abitanti delle province coinvolte, è prevista la limitazione alla circolazione tutti i giorni nella fascia 7.30-19.30 per tutti i veicoli Euro 0 e 1 di qualsiasi alimentazione e per i veicoli Euro 2, 3 e 4 a gasolio. Nel caso in cui vi sia una emergenza inquinamento si applicano delle limitazioni temporanee che prevedono l’estensione del blocco anche nelle giornate di sabato e di domenica. Gli autoveicoli che hanno aderito a MoVe-In, e si sono dotati di misuratore delle emissioni, saranno anch’essi oggetto delle limitazioni.

Inoltre, è stato imposto un limite massimo di temperatura nelle abitazioni e nei locali commerciali, fissato a 19°C, per ridurre il consumo di energia e le emissioni di CO2. Sebbene queste misure possano rivelarsi utili per arginare temporaneamente l’inquinamento, è evidente che per una soluzione duratura occorre un impegno su più fronti.

#1 Trasformare la città in un “polmone verde”

Milano potrebbe puntare a una trasformazione urbana radicale, con un’estensione del modello Bosco verticale e la creazione di spazi verdi che assorbano il carbonio e purifichino l’aria. Giardini pensili, tetti verdi e la piantumazione massiva di alberi potrebbero diventare la norma, contribuendo a ridurre il particolato e migliorare la qualità dell’aria. Questi spazi verdi non sarebbero solo aree di svago, ma “polmoni verdi” urbani, progettati con una funzione ambientale specifica.

#2 “Milano Verticale”: la “vita” sopra, l’inquinamento sotto

Milano verticale

Una proposta ancora più radicale sarebbe lo sviluppo della “Milano verticale“, dove il traffico delle automobili verrebbe relegato sotto terra, liberando i piani superiori per pedoni, veicoli elettrici e zone verdi. In questo scenario, l’inquinamento sarebbe ridotto drasticamente, ma è legittimo chiedersi se la politica cittadina avrà la lungimiranza necessaria per realizzare una visione così innovativa.

#3 La pulizia dell’aria attraverso la tecnologia: filtri sospesi

Nonostante gli sforzi per ridurre le emissioni, l’aumento della popolazione e della mobilità urbana continueranno a contribuire all’inquinamento atmosferico, con le previsioni che suggeriscono che Milano e la Lombardia potrebbero dover convivere con alti livelli di smog ancora per molti anni. In un futuro non troppo lontano, una “soluzione” potrebbe essere la pulizia dell’aria attraverso la tecnologia piuttosto che la riduzione delle emissioni. 

Immaginate una città dove, pur non eliminando del tutto l’inquinamento atmosferico, si può comunque vivere in relativa sicurezza grazie a tecnologie avanzate. Un’idea futuristica (e allo stesso tempo spaventosa) potrebbe essere l’utilizzo di realizzare filtri sospesi su strade e quartieri che proteggano i milanesi dall’inquinamento atmosferico.

Questi dispositivi, simili a quelli utilizzati in ambienti industriali o durante emergenze sanitarie, potrebbero purificare l’aria che respiriamo, creando una barriera tra l’inquinamento e la nostra salute. In alternativa o in aggiunta si potrebbero adottare sistemi di areazione che possano aumentare la circolazione dell’aria creando un effetto simile a quello del vento. 

#4 Il futuro dei marciapiedi e l’architettura che respira

Dubai, strada/quartiere con aria condizionata all’aperto.

Una visione futuristica della città di Milano potrebbe includere l’introduzione di un sistema innovativo per combattere l’inquinamento atmosferico direttamente nelle strade. Immaginate marciapiedi dotati di ventole e filtri, in grado di aspirare gli inquinanti presenti nell’aria e purificarli in tempo reale.

Un sistema simile a quello adottato a Dubai per il raffreddamento dell’aria all’aperto potrebbe essere implementato, dove le ventole, alimentate da energia solare, vengono montate su pali della luce, pensiline degli autobus o altri arredi urbani. Queste “isole di respiro” permetterebbero ai cittadini di camminare lungo le strade senza doversi preoccupare dei livelli di smog. Un’idea che potrebbe non solo migliorare la qualità dell’aria, ma anche contribuire a creare un ambiente urbano più salubre e vivibile, in linea con i principi di sostenibilità.

Ma la lotta contro lo smog potrebbe andare oltre le soluzioni temporanee e focalizzarsi su un’architettura che respira. L’adozione di materiali e tecnologie avanzate come il cemento fotocatalitico, capace di trasformare gli inquinanti atmosferici in composti innocui, potrebbe rendere gli edifici veri e propri purificatori d’aria.

Le “facciate viventi”, realizzate con materiali naturali come alghe o funghi, che purificano l’aria grazie alla fotosintesi, potrebbero diventare una delle soluzioni innovative per combattere lo smog in modo efficace. In questo scenario, Milano potrebbe trasformarsi in un modello di città sostenibile, dove l’architettura contribuisce attivamente alla lotta contro l’inquinamento atmosferico, migliorando la vivibilità urbana.

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MATTEO RESPINTI

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