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I LOCKDOWN più DURI secondo l’università di Oxford. Primi Venezuela, Libano e UK

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Credits: Blavatnik School of Government, University of Oxford / FT - Oxford Covid-19 government response stringency index

L’utilizzo del lockdown quale strumento di contenimento della diffusione del Covid-19 è ancora diffuso, in alcuni Stati in modo molto stringente. Ecco quali i più restrittivi e quelli che lasciano maggiori libertà.

I LOCKDOWN più DURI secondo l’università di Oxford. Primi Venezuela, Libano e UK

# L’evoluzione delle restrizioni da gennaio 2020 a febbraio 2021

Credits: Blavatnik School of Government, University of Oxford / FT – Oxford Covid-19 government response stringency index – Dati dal 23 gennaio 2020 a 16 Febbraio 2021

Il lockdown, il coprifuoco e altre restrizioni alla vita quotidiana volte a frenare la diffusione del virus rimangono una realtà per milioni di persone in tutto il mondo. Per avere un’idea più precisa il Financial Times ha pubblicato un elaborazione visiva che mostra il cambiamento delle misure restrittive a livello globale, attraverso l’utilizzo dell’Oxford Covid-19 government response stringency index, sviluppato da un team dell’università inglese.

# Come funziona l’Index Stringency della Oxford University

Oltre 100 accademici e studenti volontari della Blavatnik School of Government dell’università di Oxford hanno formato un team con l’obiettivo di confrontare le risposte politiche dei paesi alla pandemia di coronavirus. Per consentire tali confronti vengono raccolte in un database le informazioni pubblicamente disponibili in nove aree politiche sulle misure restrittive adottate nei Paesi. A queste misure vengono assegnati dei punteggi, da 0 a 100 per determinare il livello di durezza.

# I lockdown più duri sono in vigore in 6 Stati: Venezuela, Cuba,  Honduras, UK, Libano, Eritrea e Lesotho

Credits: Blavatnik School of Government, University of Oxford / FT – Oxford Covid-19 government response stringency index

Sono 6 le fasce espresse dall’Index Stringency della Oxford University. Nella prima, da 0 a 1, non è presente nessuno Stato, pertanto sono tutti compresi dalla seconda alla sesta. Vediamo la suddivisione completa, partendo dai Paesi con più restrizioni a quelli con più libertà:

  • sono 6 ad oggi le Nazioni che stanno adottando le misure più restrittive: Venezuela, Cuba,  Honduras in Centro e Sud America, il Regno Unito in Europa, il Libano in Medio Oriente e Eritrea e Lesotho in Africa.
  • in seconda fascia troviamo Portogallo, Italia, Grecia, Romania, Austria, Germania e Olanda nell’Unione Europea, alcuni Paesi nel Nord Africa, l’Iran, la Cina, l’Australia, il Canada e Colombia, Venezuela, Argentina e Cile in Sud America.
  • in terza fascia vengono inserite tutte le altre Nazioni europee e tra quelle più grandi e popolose del resto del mondo gli Usa, il Brasile, il Centro e Sud Africa e l’India.
  • in quarta fascia, c’è solo la Russia tra i grandi Stati che lasciano ampia libertà di movimento ai cittadini.
  • in quinta fascia solo alcune Nazioni tra Centro Sud America, Africa e Asia.

Fonte articolo: Financial Times

Continua la lettura con: Lockdown, COPRIFUOCO,”la speranza è l’ultima a morire”: il SIGNIFICATO di parole e modi di dire della PANDEMIA

FABIO MARCOMIN

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

🛑 Le IMMAGINI in ANTEPRIMA della fermata della metro di LINATE M4

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Credits: Luigi Costanzo Fb - Banchina metro 4 Linate

Manca poco all’apertura delle prime tre fermate della quinta linea metropolitana milanese. Scopriamo le esclusive immagini del capolinea Linate Aeroporto.

Le IMMAGINI in ANTEPRIMA della fermata della metro di LINATE M4

# Ecco come sarà la nuova stazione di Linate Aeroporto

Solo un paio di mesi, dovrebbe inaugurare in Aprile, ci separano dall’inaugurazione della nuova linea metropolitana M4. Le fermate aperte saranno inizialmente 3: Stazione Forlanini che incrocia con le linee suburbane S5, S6 e S9, Repetti e Linate Aeroporto. Proprio di quest’ultima sono state pubblicate alcune foto in anteprima: la banchina di attesa dei treni, il piano tornelli illuminato da un’enorme vetrata e il collegamento pedonale con tapis roulant tra la stazione e l’aeroporto. Al colore grigio chiaro della pavimentazione e delle pareti, si affianca il grigio scuro dei soffitti e il blu delle indicazioni della linea e dei percorsi per i non vedenti che identificano appunto la colorazione “blu” della quinta linea metropolitana milanese.

Continua la lettura con: 🛑 Urbanfile: le USCITE DELLA M4 non sono all’altezza della città del DESIGN

FABIO MARCOMIN

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La RIVOLUZIONE copernicana del traffico: i nuovi AUTOBUS che DEPURANO l’ARIA

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credits: ilmondodeitrasporti IG

Hurdust, nuovo dispositivo contro l’inquinamento, dovrà sottoporsi a tre mesi di sperimentazione per le strade di Ancona e Jesi. Posizionata sugli autobus, questa nuova tecnologia si prefigge di purificare l’aria dalle polveri sottili. Come funziona?

La RIVOLUZIONE copernicana del traffico: i nuovi AUTOBUS che DEPURANO l’ARIA

# 486mila litri d’aria filtrati all’ora: ecco il nuovo dispositivo Hurdust

credits: ilsole24ore.com

Il progetto, ispirato da Conerobus, società di trasporto pubblico della provincia di Ancona, ha lo scopo di contrastare l’inquinamento atmosferico utilizzando gli autobus in movimento.

Sul tetto di quattro automezzi è stato posizionato Hurdust, un cassonetto in alluminio che contiene due tipi di filtri, uno per la raccolta delle Pm 10 e l’altro per quella delle Pm 2.5. Questo sistema sarà capace di filtrare 486mila litri di aria all’ora e dopo tre mesi, considerando il suo funzionamento per 12 ore al giorno, i quattro veicoli avranno filtrato circa 4,2 miliardi di litri d’aria.

Una volta che i filtri risulteranno pieni, verranno sostituiti e le polveri sottili raccolte saranno smaltite. La particolare posizione del dispositivo rende possibile nello stesso momento sia il normale funzionamento del autobus che la purificazione dell’aria. Hurdust inoltre è stato ideato per essere resistente a qualsiasi condizione atmosferica, nemmeno pioggia e grandine potranno diminuire l’efficacia del sistema.

# Il progetto di ricerca per ideare il miglior dispositivo possibile

credits: alternativasostenibile.it

Il dispositivo è dotato di sensori per la memorizzazione dei parametri di funzionamento e di un sistema di trasmissione e monitoraggio a distanza. La centrale operativa, situata a Roma, avrà quindi il compito di controllare i dati e trasferirli per la fase di analisi ad un secondo gruppo, presso l’Istituto di Scienze e Tecnologie per l’Energia e la Mobilità Sostenibile del CNR.

Al termine dei tre mesi di sperimentazione verranno estratti i filtri e verranno confrontati la quantità d’aria con il livello di particolato, cioè l’insieme delle minuscole particelle solide e liquide presenti in un gas. L’analisi terrà conto delle aree percorse da ogni veicolo e si concentrerà sull’incrocio dei dati ricavati dai due filtri, cercando in questo modo di individuare il materiale più adatto alla cattura delle polveri sottili.

# La mission: esportare questa tecnologia in tutta Europa

credits: moretti_comunicazione IG

Il progetto, battezzato PurifyGo, purifica e vai, è stato presentato, dopo otto mesi di ricerca, alla Regione Marche che lo ha finanziato tramite un fondo messo a disposizione dal ministero dell’Ambiente. Il dispositivo filtrante è stato realizzato da Ansaldo Trasporti e secondo il Presidente di Conerobus, Maurizio Papaveri, non sembrano esserci applicazioni simili né in Europa né altrove. La mission è quindi quella di testare questo sistema per esportarlo in altre città italiane ed europee.

La sindaca di Ancona, Valeria Mancinelli, ha sottolineato inoltre come la città abbia da sempre una lunga tradizione legata al sistema del trasporto pubblico e da molti anni stia andando verso soluzioni ecosostenibili per un capoluogo sempre più green.

Chissà se un giorno auto e autobus di Milano contribuiranno a purificare l’aria?

Fonte: ilsole24ore.com 

Continua la lettura con: La nuova FRONTIERA per Milano: la METROTRANVIA ad IDROGENO? 

CHIARA BARONE

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Questa è la settimana degli AROMANTICI: le 5 caratteristiche CHIAVE per scoprire se lo sei anche tu

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Credit: bossy.it

La settimana che va dal 21 al 27 febbraio (non a caso quella dopo San Valentino), è stata individuata come settimana della consapevolezza aromantica.

Una persona aromantica è per definizione una persona che non prova attrazione romantica nei confronti delle altre persone pur provando a volte attrazione sessuale.

Nel mondo di tutti giorni questa traduzione si trasforma spesso in “persona incapace di amare probabilmente asessuata con disturbi, o semplicemente una persona che ha paura di impegnarsi”.

Ancora una volta il senso comune e i pregiudizi offuscano la realtà, quindi è arrivato il momento di fare chiarezza.

Questa è la settimana degli AROMANTICI: le 5 caratteristiche CHIAVE per scoprire se lo sei anche tu

# Che cos’è l’aromanticismo

Credit: doryanblu.altervista.org

L’aromanticismo è un orientamento romantico e non sessuale: ha a che vedere con la tendenza delle persone a non provare attrazione romantica e a non immaginare di provarne.

Proprio per questo una una persona asessuale può desiderare di vivere una relazione romantica e una persona romantica può desiderare di avere relazioni sessuali.

Nel mondo LGBTQIA+, che non si riferisce soltanto al mondo gay ma a quella ancor più grande comunità di persone che non si riconoscono negli orientamenti sessuali e nelle identità di genere considerati “tradizionali”, la parola “aromanticismo” è forse la più oscura dell’intera sigla.

La visibilità dell’aromanticismo è aumentata negli ultimi anni ma rimane ancora molta confusione sull’argomento.

Vediamo insieme le principali caratteristiche di una persona aromantica.

#1 Non prova amore romantico verso qualcuno

L’aromanticismo non determina la capacità di una persona di provare amore.

La maggioranza delle persone aromantiche non prova attrazione romantica e non si innamora o se lo fa, con scarsa frequenza e intensità, ma questo non preclude loro di provare altri tipi di amore.

#2 Si concentra sulle relazioni familiari o di amicizia

Questo non vuol dire che gli aromantici non sappiano amare. Molto spesso ci si dimentica che ci sono moltissimi tipi di amore.

Chi l’ha detto che l’amore romantico viene al primo posto? Probabilmente secoli di poesie romantiche trasformate poi in commedie ma è arrivato il momento di aprire gli occhi.

Le persone aromantiche hanno amicizie e relazioni familiari che possono essere importanti per loro e molto intense, a prescindere dalla scelta di avere o no una relazione stabile e romantica con un partner.

#3 Può provare disagio posta di fronte all’amore romantico

Alcune persone aromantiche non si sentono a proprio agio in relazioni romantiche con persone che generalmente gli piacciono, spesso sentendosi come se il loro partner romantico sia innamorato di loro più di quanto loro siano innamorati del partner.

Per questo, le azioni romantiche possono non venire naturali o essere più difficili per le persone aromantiche.

#4 Può non essere mai stata innamorata

Alcune persone aromantiche non si sono mai innamorate e non trovano la possibilità elettrizzante. Altre invece vorrebbero innamorarsi o avere una cotta, ma non accade.

#5 Può provare disagio se qualcuno si dichiara

Alcune persone aromantiche si sentono molto a disagio quando qualcuno gli dice che sono innamorati oppure che hanno una cotta per loro. Questo può includere ansia, terrore, senso di colpa o panico.

Queste sono solo alcune indicazioni, alcune caratteristiche che possono guidare le persone nella riscoperta di sè stessi.

Il mondo non è bianco e nero e soprattutto l’universo dell’identità ha dimostrato di essere vario e colorato, pieno di sfumature in cui ognuno si può identificare o perchè no, creare la propria.

# Pregiudizi da sfatare

Credit: lgbta.wikia.org – Bandiera aromanticismo

Nonostante una maggiore apertura sull’argomento, l’aromanticismo è ancora una delle identità sulle quali si concentrano il maggior numero di pregiudizi negativi.

A volte si pensa che l’aromanticismo sia legato allo spettro autistico; è vero che il non provare amore romantico per le persone può essere una delle tante esternazioni dell’autismo ma il pensare che le due cose siano sempre dipendenti una dell’altra è sbagliato quanto incomprensibile.

Gli aromantici non sono persone che hanno solo paura di impegnarsi ed è facile capirlo pensando che l’aromanticismo non è un atteggiamento.
L’aromanticismo, per definizione, è l’assenza di attrazione romantica e non ha nulla a che vedere con il modo in cui ogni individuo gestisce le proprie relazioni.

Come già detto, il fatto che una persona non provi amore romantico per qualcuno, non vuol dire necessariamente che la prima sia asessuata e qui arriviamo ad uno dei grandi tabù della nostra società.

Molto spesso il sesso viene proposto come accettabile solo se nobilitato dal sentimento d’amore. Ne consegue che chi desidera relazioni sessuali al di fuori del coinvolgimento romantico sia un pericoloso “predatore” se è un uomo e una “poco di buono” se è una donna, riportandoci con un salto nel medioevo.

# Perché è difficile accettare l’aromanticismo?

Credit: 2019-worldpride-stonewall50.nycpride.org

Quando si sente una parola nuova in ambito di identità una grande maggioranza reagisce con quasi stizza nel vedere che si è aggiunto un altro termine, come se fosse un capriccio delle persone che ci si identificano.

Nonostante il parere del singolo, c’è una cosa che non deve essere mai dimenticata: non è obbligatorio comprendere l’identità altrui per rispettarla.

O in generale, non è obbligatorio condividere il parere degli altri per rispettarli come persone.

La nostra società ha sempre attribuito all’amore romantico un ruolo centrale. Nasciamo pensando di dover ricercare questo tipo di amore non considerando la possibilità che ci sia qualcuno, che quell’amore non lo vuole.

Fonti: ilmitte.com

Continua la lettura con: Via SAMMARTINI è stata la prima GAY STREET d’ITALIA

ARIANNA BOTTINI

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La spettacolare PISCINA a STRAPIOMBO su un fiordo norvegese

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Credit: @hayri.atak.arch.design.studio

Il Preikestolen è una delle attrazioni più visitate della Norvegia: una falesia di roccia di 600 metri a strapiombo sull’incredibile Fiordo della Luce di Lysefjord.

Il suo nome significa letteralmente il “pulpito” e indica proprio quella spuntone di roccia alto 604 metri che si protende nel vuoto. Il Preikestolen è uno dei punti panoramici più popolari di tutta la Norvegia e viene visitato ogni anno da circa 200.000 persone.

Oltre che per la sua bellezza mozzafiato, la fama di questo straordinario luogo si deve anche al fatto che qui è stata girata l’adrenalinica scena del sesto episodio della saga campione d’incassi “Mission: Impossible – Fallout” con Tom Cruise.

Al “pulpito” ci si arriva solo a piedi e tra qualche anno qui potrebbe sorgere uno degli hotel più scenografici del mondo. 

La spettacolare PISCINA a strapiombo su un fiordo norvegese

# Un boutique hotel con solo nove camere

Credit: @powellmayas

L’albergo, che non ha ancora un nome, è stato progettato dallo studio di architettura Hayri Atak con base a Istanbul. Ispirato dalla foto di un amico che aveva passato le vacanze in Norvegia, Atak si è messo al lavoro con l’idea di realizzare un hotel totalmente immerso nella natura più selvaggia.
Per ora si tratta solo di una proposta, ma le foto del concept sono davvero spettacolari.

L’hotel è composto da 9 stanze e la struttura è scavata direttamente nella roccia del Preikestolen. L’ingresso si trova nella terrazza panoramica superiore, che consente di accedere ai tre piani inferiori dove si trovano le camere tutte dotate di balconi con vista sul fiordo.

# La scenografica piscina a strapiombo

Credit: @hayri.atak.arch.design.studio

È il vero colpo di scena dell’albergo: una piscina con pareti e fondale completamente trasparenti che si estende nell’infinito vuoto del fiordo norvegese. 

Secondo l’idea dell’architetto, la piscina sarà “un’estensione della scogliera stessa” e partendo da questo presupposto ha realizzato una soluzione architettonica veramente innovativa e visionaria.

Il luogo ideale per rilassarsi, sconsigliato a chi soffre di vertigini ma perfetto per tutti coloro che amano l’adrenalina e vogliono farsi una nuotata “da brividi”.

# Scene da film

Credit: @preikestolen365

Chi non ricorda Tom Cruise in “Mission: Impossible-Fallout” appeso con solo quattro dita al bordo della scarpata mentre lotta per evitare una caduta di centinaia di metri?

Ebbene, quella scarpata è proprio il Preikestolen e per promuovere il film nel 2018 è stata organizzata una suggestiva proiezione all’aperto alla quale hanno partecipato circa duemila persone. Una missione non semplicissima neanche quella degli appassionati di cinema.

Al “pulpito” si arriva infatti solo a piedi, partendo da un parcheggio situato alla base del fiordo.

La camminata dura circa un’ora ed il sentiero è piuttosto ripido, anche se tecnicamente accessibile più o meno a tutti.

Ma giunti alla meta lo spettacolo, con o senza maxischermo, è davvero da togliere il fiato: una maestosa terrazza di roccia che regala una vista impareggiabile sul fiordo di Lysefjord.

Fonti: siviaggia.it

Continua la lettura con: Forbes: 12 HOTEL di Milano tra i MIGLIORI del MONDO

LAURA COSTANTIN

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Il futuro dell’occidente è Roma

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Pianeta delle Scimmie - Scena Finale

Roma ha segnato il punto massimo del potere politico, militare e culturale della storia del mondo occidentale. Poi quell’immenso potere temporale si è trasformato in immenso potere spirituale. Nell’epoca delle grandi monarchie la grande alternativa all’imperatore era il Papa e l’unica carriera diplomatica che potesse far ambire al vertice non per discendenza è stata la Chiesa Cattolica.

Non solo. La Chiesa di Roma è stata e, lo è ancora oggi, l’unico metapotere capace di entrare all’interno degli stati con delle sue regole proprie. E se Roma che viene considerata oggi una periferia politica del mondo occidentale non fosse invece il suo ultimo orizzonte? Un po’ come nel Pianeta delle Scimmie dove il protagonista pensa di essere approdato in un mondo arretrato dominato dalle scimmie e poi alla fine scopre che in realtà si è ritrovato nel pianeta Terra del futuro, dopo che la razza umana si è autodistruttta ed è stata soppiantata dalle scimmie.

Dopo aver raggiunto il vertice del potere militare e di quello spirituale Roma potrebbe oggi rappresentare l’ultimo stadio dell’intelligenza occidentale. Dove la razionalità umana ha raggiunto il più alto e complesso livello di sofisticatezza intellettuale, in una stratificazione di poteri apparentemente invincibili ma che in realtà sono privi di reale sostanza e lasciano una libertà anarchica per il singolo che voglia prosperare nel suo piccolo cortile di casa.

Una stratificazione di poteri incredibili che sono incapaci di risolvere problemi basici tipo le buche di Roma.

«Voi uomini l’avete distrutta [la Terra], maledetti, maledetti per l’eternità, tutti!» (Finale del Pianeta delle Scimmie)

Continua la lettura con: Emergenza: la culla dell’autorità

MILANO CITTÀ STATO 

 

Qual è la cosa più importante che dovrà fare il PROSSIMO SINDACO di Milano? Le 10 proposte più POPOLARI

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Credits: it.wikipedia.org

Nel sondaggio sulla fanpage di Milano Città Stato vi abbiamo chiesto: “Qual è la cosa più importante che dovrà fare il prossimo sindaco di Milano?”. Ecco le 10 risposte più intriganti (che hanno ricevuto più like).

Qual è la cosa più importante che dovrà fare il PROSSIMO SINDACO di Milano? Le 10 proposte più POPOLARI

#10 Ridimensionare i costi ATM

Credits: milano.fanpage.it

Smettere di usare ATM (e i suoi utenti) come bancomatGabriele B.

#9 Girare a piedi per la città e capire lo sfacelo su cui intervenire

Credits: milano.fanpage.it

Girare a piedi per la città, attraversare le strade, prendere anche le due e quattro ruote, constatare lo sfacelo e porvi rimedioAndrea C.

#8 Andarsene

Credits: www.open.online

Se sarà Sala, andarsene il prima possibileGiuseppe C.

#7 Finire i lavori per la M4 e proseguire l’allungamento della M1

Credits: www.ilgiorno.it

Magari finire la M4 entro il 2023 e non entro il 2040… e la M1 fino a Bettola tipo magari alla svelta dato che saranno 10 anni che c’è una voragine a Sesto…Simòn I. 

Leggi anche: M4: NUOVO RINVIO. Da gennaio a (forse) aprile

#6 Eliminare le piste ciclabili inadeguate

Credits: www.mitomorrow.it

Cancellare tutte le folli piste ciclabili disegnate da incompetenti e restituire le strade alle autoAndrea B.

Leggi anche: Lo sfogo dei TASSISTI MILANESI: “Nessuna PROGETTUALITÀ nelle PISTE CICLABILI”

#5 Ripulire la città, non solo dal punto di vista materiale

Credits: milano.corriere.it

Una ripulita morale e materialeElisabetta L.

#4 Agire sulle periferie 

Credits: berlin89.info

Controllare ed agire sulle periferie degradate!Anna L.

#3 Riaprire i Navigli

 
Credits: giornaledeinavigli.it – Diverse ipotesi di prolungamento M4 a ovest

Aprire i navigliGabry M.

Leggi anche: Recovery Milano #6. IL GRANDE SOGNO DEI NAVIGLI: il progetto originario con tunnel e parcheggi sotterranei

#2 Aver voglia di fare il sindaco

Credits: lavieestbellebynicoletta.com

ESSERE UN SINDACO e non un annoiato primo cittadino che considera la periferia milanese come un posto da passare per raggiungere l’EngadinaEdoardo D. 

#1 Contrastare delinquenza, degrado e sporcizia

Credits: milano.repubblica.it

Gestire delinquenza, degrado e sporcizia. Milano non è mai stata così sporca come in questi ultimi anni, ma la TARI la paghiamo tutti, e anche tantoMafalda Lorena C.

Continua la lettura con: Se avessi la BACCHETTA MAGICA che cosa faresti per Milano? Le 10 proposte TOP

ALESSIA LONATI

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A ROMA c’è una PICCOLA LONDRA

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credit: Google Maps -Stella The Lounge

Non tutti sanno che nel cuore di Roma c’è una zona, denominata “Piccola Londra”, che trasporta i passanti in Inghilterra. Ma dove si trova e perché esiste?

A ROMA c’è una PICCOLA LONDRA

Romani DOC a parte, pochi sanno che esiste una zona della Città Eterna che trasporta i passanti in Inghilterra, più precisamente a Londra. La Piccola Londra romana somiglia a Notting Hill in tutto e per tutto: dalle facciate e i colori degli edifici, sino ai giardini e ai lampioni vittoriani. Ma scopriamo dove si trova e perché è stata progettata in perfetto stile british.

# Lontano dal centro storico romano, nel quartiere Flaminio, c’è una piccola Londra

credit: vistanet.it

Per scoprire questo atipico angolo di Roma, bisogna addentrarsi nel quartiere Flaminio, in via Bernardo Celentano. Qui troverete un vialetto pedonale, pavimentato con i tipici sanpietrini, che però tutto sembra fuorché un quartiere romano. Gli edifici su entrambi i lati della via sono delle villette su due piani di svariati colori pastello, caratterizzate da uno spazio privato tra le porte d’ingresso e i cancelletti in ferro che dividono le case dal marciapiede. Già queste caratteristiche estetiche basterebbero per ricordare le vie londinesi, eppure non è tutto: anche i portoni sono in legno e le scale d’ingresso in pietra.

# Il frutto di un ambizioso, ma mancato, progetto urbanistico

credit: Google Maps -Stella The Lounge

Questa ricostruzione in miniatura della capitale inglese potrebbe sembrare casuale, ma non lo è. La via è infatti il frutto di un attento e ambizioso progetto urbanistico che risale al primo decennio del 900, quando fu eletto sindaco l’anglo-italiano Ernesto Nathan.

Era il 1909 e Roma presentava già le problematiche di una grande città: era caotica e molto trafficata. Il nuovo sindaco si ispirò alle sue origini britanniche per far approvare un piano regolatore che impediva alle costruzioni di superare i 24 metri d’altezza, con villette che non potevano superare il secondo piano (tutte con cancelletto in ferro). Il suo progetto però non venne mai applicato in tutta la capitale e questo angolo nascosto testimonia questo mancato tentativo di rivoluzione urbana: la Little London di Roma.

# Come scovare le testimonianze del progetto Nathaniano? Perdendosi

credit: vistanet.it

La via e i suoi straordinari edifici, progettati dall’architetto Quadrio Pirani, ospitano attualmente gli alloggi di alti funzionari e burocrati, restando sconosciuti ai molti. Nonostante questa via sia un esempio ineguagliabile del progetto Nathaniano, anche altre vie recondite di Roma presentano alcune caratteristiche britanniche e la regola per scovarle è solo una: perdersi.

 

Fonte: Vistanet

Leggi anche: A Roma tira vento di RIVOLUZIONE TIBURTINA

ROSITA GIULIANO

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I miracoli della SEGNALETICA ORIZZONTALE: l’urbanismo tattico cambia il volto di Forlì

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Credits: spaziindecisi.it - Linee di rigenerazione

Sono partiti i lavori di segnaletica orizzontale per valorizzare in modo partecipato il percorso che dalla stazione ferroviaria attraversa i Portici, fino ad arrivare al centro storico. Ecco il primo intervento di urbanismo tattico a Forlì: cosa è stato fatto e come sta proseguendo il progetto.

I miracoli della SEGNALETICA ORIZZONTALE: l’urbanismo tattico cambia il volto di Forlì

# L’obiettivo del progetto “Linee di Rigenerazione” è connettere l’ex deposito delle corriere ai quartieri vicini

Credits: spaziindecisi.it

Il percorso partecipativo realizzato nel 2020 ha visto il coinvolgimento di cittadini, amministrazione e associazionismo locale nella ricerca e analisi dei problemi e priorità dell’area attorno all’ex deposito delle corriere Atr di Piazzetta Savonarola a Forlì. L’obiettivo è connetterla ai quartieri vicini, l’area de I Portici e delle case popolari Acer, creando delle “linee urbane” simili a quelle degli autobus. L’intervento a cura  dell’associazione Spazi Indecisi ha dato vita ad un piano di piccoli interventi migliorativi incrementali per la città. Ecco quali sono quelli realizzati e i prossimi passi.

 

# Nel 2020 la “street art” sulla facciata dell’ex-deposito, ora le “linee urbane” dipinte sulla pavimentazione per aumentare la percezione di sicurezza del quartiere e riscoprire il centro città 

Credits: spaziindecisi.it – Intervento su facciata deposito Ex-atr

Il primo intervento è stato realizzato a luglio del 2020 sulla facciata della Palazzina dell’ex-deposito Atr, da parte dell’artista Andreco con un opera di street art, insieme ad altri realizzati insieme agli studenti del Corso di Laurea in Architettura. In un secondo intervento a settembre, con l’aiuto dei suoi abitanti e in collaborazione di Acer, è stata riprogettata la corte interna delle case popolari di via Marsala 7.

Credits: forlitoday.it – Creazione segnaletica orizzontale

Pochi giorni fa è iniziata la valorizzazione del percorso pedonale tra la stazione ferroviaria e il centro storico, attraverso i Portici. Il commento dell’associazione Spazi Indecisi: “Proprio in questi giorni si sta realizzando insieme agli abitanti un’intervento di urbanistica tattica per la creazione di una segnaletica orizzontale che ha l’obiettivo di rendere visibile a chi esce dalla stazione di Forlì l’area de I Portici, ed invitare ad attraversare e riscoprire l’area per raggiungere il centro“.

# Il primo intervento di urbanistico tattico a Forlì

Credits: spaziindecisi.it – Linee di rigenerazione

Il progetto “Linee di Rigenerazione” è uno dei primi interventi di urbanismo tattico realizzati a Forlì, già approntato in altre città più grandi come Milano o Torino. Il vantaggio di questa metodologia è che per cambiare una strada o una piazza, migliorare gli spazi pubblici e la loro percezione nella comunità servono tempi e budget ridotti. Come spiega l’associazione: “Gli interventi realizzati insieme agli abitanti del quartiere sono stati pensati con la logica di non aggiungere nuovi colori o segni al luogo, ma per evidenziare gli elementi architettonici e costruttivi già presenti nell’area, in particolare nella pavimentazione. Concluso questo intervento, “Linee di Rigenerazione” proseguirà con altri progetti.

Fonte articolo: Forlì Today

Continua la lettura con: I pro e i contro dell’URBANISMO TATTICO, la nuova moda importata a Milano dalle piazze di New York

FABIO MARCOMIN

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And the winner is… L’ALTALENA che abbatte il MURO del MESSICO

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credits: resite_ IG

Tre altalene rosa basculanti collegano il Messico e gli Stati Uniti attraversando il muro: questo il progetto che ha vinto il premio Design of the Year 2020, ogni anno assegnato dal Design Museum di Londra. Ma di cosa si tratta di preciso? E quali significati racchiude?

And the winner is… L’ALTALENA che abbatte il MURO del MESSICO

# Teeter totter wall: l’altalena che unisce ciò che la politica divide

credits: _ehabitat_ IG

Il progetto consiste in tre altalene rosa, leggere ma robuste, con l’asta centrale inserita tra le maglie della barriera in modo da attraversare il confine e i seggiolini che si alzano ed abbassano da un lato e dall’altro. Si chiama Teeter totter wall l’opera di design realizzata nel 2019 da Ronald Rael e Virginia San Fratello che collega El Paso, in Texas, con Ciudad Juarez, in Messico.

L’idea nasce in realtà ben dieci anni prima, nel 2009, dopo il varo della legge che prevedeva la costruzione di una barriera lungo tutto il confine tra Messico e Stati Uniti. Il progetto ha preso però forma nel 2019, nel pieno della crisi umanitaria e della politica anti-migratoria dell’ormai ex-presidente Donald Trump.

# Ciò che accade da un lato ha ripercussioni dall’altra parte: ecco il messaggio del progetto

credits: nosvemeste IG

Bambini, ma anche adulti, hanno giocato sui due lati della frontiera, superando con il gioco la barriera di sei metri che li separa.

Un segno di protesta pacifica, dunque, contro muri e divisioni, che ha conquistato non solo gli abitanti dei due Stati, ma anche tutto il mondo. L’opera infatti, seppur rimasta attiva solo per circa 30 minuti, ha ben presto fatto il giro del web tramite foto e video, toccando i cuori di molti.

Ronald Rael ha spiegato che “così bambini e adulti hanno potuto connettersi in maniera significativa, riconoscendo che le azioni che avvengono da un lato della barriera possono avere una diretta conseguenza anche dall’altra parte”.

Anche il colore non è casuale: rosa brillante come simbolo dei femminicidi avvenuti a Ciudad Juarez. Negli ultimi dieci anni infatti sono stati ritrovati nel deserto centinaia di resti di donne che, dagli anni ’90, sono state violentate, uccise e seppellite. Un vero e proprio dramma che affligge la popolazione e che Sergio Gonzales Rodriguez denuncia nel suo libro “Ossa nel deserto”.

# Il muro come simbolo politico

credits: tpi.it

Il muro del Messico, chiamato anche muro della vergogna, è uno dei luoghi più simbolici, che mostra come le fratture politiche possano causare forti ripercussioni geografiche e sociali.

La sua costruzione ebbe inizio nel 1990 sotto la presidenza di George H.W. Bush e negli anni successivi venne implementata. In realtà per molti km non è un vero e proprio muro, piuttosto una barriera di recinzioni, che viene però presidiato da più di 20 mila guardie di frontiera, affiancate da sensori, telecamere e altri dispositivi di sorveglianza.

Negli ultimi anni il muro è tornato al centro del dibattito politico statunitense, ma anche mondiale. Trump, promettendo un rafforzamento del confine, ne aveva fatto un proprio manifesto, spacciandosi per l’uomo che salvava l’America dalle invasioni, quando in realtà aveva solo continuato il lavoro di altri suoi precursori.

Ma proprio mentre l’ex-presidente Trump lascia la Casa Bianca, a Londra eleggono l’opera Teeter totter wall miglior progetto design 2020, per ricordare a tutto il mondo che non abbiamo bisogno di costruire muri, ma ponti.  

Continua la lettura con: Wall of Dolls: il muro delle BAMBOLE di Via De Amicis e il messaggio che pochi conoscono

CHIARA BARONE

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A Cortina la prima strada “INTELLIGENTE” d’Italia

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Ci siamo appena lasciati alle spalle il Mondiale di Sci di Cortina, ma già si guarda al futuro: prossima fermata, i Giochi Olimpici Milano-Cortina del 2026.

Cortina sarà una delle 4 località che ospiteranno la competizione, e di certo non sta perdendo tempo per prepararsi all’evento. Ma assieme ai progetti istituzionali, di cui ho già parlato, Cortina guarda oltre…

A Cortina la prima strada “INTELLIGENTE” d’Italia

# Smart Mobility Cortina: cos’è?

Il progetto prende il nome di Smart Mobility Cortina 2021. E’ curato da ANAS e ha l’obiettivo di rendere la statale 51 di Alemagna la prima vera Smart Road d’Italia, dove poter accogliere anche i veicoli con guida autonoma.

Fa parte di un pacchetto di lavori partiti nel 2017, che proseguiranno fino alle Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026. I lavori hanno come obiettivi principali il miglioramento e il potenziamento della viabilità della strada statale n. 51 “Alemagna”.

Permettere la connettività a persone, veicoli, oggetti ed infrastrutture, con l’obiettivo di rendere il viaggio più sicuro, confortevole ed informato, mediante sistemi sia Wired sia Wireless di diversa tipologia. Questa la sua missione ambiziosa.

# Smart Mobility Cortina: i 4 obiettivi

Credits: @cortinadolomiti (INSTG)

Sono 4 gli obiettivi primari del progetto:

  1. Garantire la fluidità della circolazione in ogni condizione: Il sistema permetterà il controllo in tempo reale del traffico e delle condizioni di funzionamento della strada. Saprà predisporre delle prescrizioni in occasione di eventi sportivi o eventi speciali, potrà gestire in autonomia la segnaletica dinamica.
  2. Garantire la migliore sicurezza della circolazione, prevenendo i rischi e dando assistenza agli utenti. Questo sarà possibile tramite la segnalazione di interruzioni, di tratti pericolosi, pericoli meteo, affiancati da servizi per la guida autonoma e assistita.
  3. Mobility management: Gestire la mobilità garantendo qualità, efficienza e riduzione degli impatti ambientali. Il sistema si baserà su modelli previsionali della domanda di mobilità e di traffico a lungo termine. Permetterà la prenotazione dinamica della sosta e fornirà gli strumenti fondamentali di parking-guidance. Gestirà inoltre la prenotazione e la disponibilità punti di ricarica elettrica. Sarà infine integrato con i servizi di trasporto speciali e con i principali servizi alberghieri e di accoglienza.
  4. Infrastructure sensing: Gestione e controllo in tempo reale attraverso tecnologie IoT (Internet of Things) delle diverse componenti dell’infrastruttura stradale. Il sistema consentirà di avere una fotografia istantanea sullo stato di strade, viadotti, gallerie, condizioni meteo. Saprà rilevare il transito di merci pericolose, di trasporti eccezionali e di veicoli con dotazioni invernali.

# Smart Mobility Cortina: i 4 strumenti

Credits: @lucio_bardelle (INSTG) – Statale 51 “di Alemagna”

Per rendere tutto questo possibile, il progetto ha bisogno di una serie di tecnologie che saranno a disposizione:

  1. Connessione veicolo-veicolo
  2. Connessione veicolo-infrastruttura
  3. Piattaforma di gestione e controllo
  4. Installazione di sensori diffusi, telecamere intelligenti e segnaletica dinamica

A questo scopo, nella tratta tra il comune di Ponte nelle Alpi e il passo Cimabanche, la statale “di Alemagna” è stata dotata di 336 postazioni polifunzionali e di una control room nella casa cantoniera Bigontina a Cortina d’Ampezzo.

Lo sviluppo della Smart Road è previsto sugli 80 chilometri della statale 51, con l’installazione di “Road Site Unit” con tecnologia CV2X (Cellular Vehicle to Everything) e rappresenta la copertura su singola tratta più estesa in Europa.

Tutto ciò darà un supporto fondamentale al miglioramento degli spostamenti lungo la Valle da e verso Cortina.

Il progetto di Anas, nel suo complesso, interesserà 3000 chilometri di strade italiane e prevede un investimento complessivo di 1 miliardo di euro.

Credits: ingenio-web.it, stradeanas.it

Continua a leggere: Città più smart d’Italia: VINCE Milano, anche se siamo in coda per qualità dell’aria

LUCIO BARDELLE

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La città stato di MADRID: l’approccio più svedese che spagnolo per combattere il VIRUS

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Credits: @urbanmobilestreet (INSTG)

In Spagna, dove il territorio è diviso in Comunità Autonome, i governi locali hanno un peso ed un potere nettamente maggiore rispetto a quanto accade in Italia. Nella lotta al virus si sono quindi sviluppati, a seconda della regione, orientamenti politici diversi. Tra questi, salta all’occhio quello di Madrid. Che politiche sta adottando la Comunità autonoma della capitale, formalmente una “città stato”?

La città stato di MADRID: l’approccio più svedese che spagnolo per combattere il VIRUS

# Come essere una città stato si è rivelato utile nella strategia contro il virus

credits: mindlabhotel.com

Madrid, fortemente colpita durante la prima ondata, sembra aver affrontato la seconda ed andare incontro alla terza con uno spirito diverso, un po’ svedese potremmo dire. Sotto il governo della popolare Isabel Diaz Ayuso, l’approccio politico adottato da settembre ha l’obiettivo di conciliare la lotta al virus e il mantenimento di un certo grado di normalità, che possa tenere intatto il tessuto economico e sociale.

La scelta è stata quella di circoscrivere il più possibile gli interventi di lockdown, agendo a livello estremamente locale, chiudendo quindi i singoli quartieri e municipi. La chiave di questo approccio, come ha affermato Josè Fernandez Lasquetty, assessore alle Finanze, sta nella massiva somministrazione di test antigenici che consente di limitare le restrizioni a chi è effettivamente positivo, evitando chiusure generalizzate.

# NO a chiusure e divieti netti, la politica della capitale spagnola sembra funzionare

credits: ilpost.it

Sono state definite delle regole generali alle quali tutte le attività devono sottostare se vogliono aprire. In questo modo, invece che proibire a priori l’esercizio di alcune professioni, ognuno ha la possibilità di valutare e decidere se e come lavorare.

Cinema e teatri sono aperti, chiaramente con capienza ridotta, il coprifuoco è stato allentato alle 23 per poter permettere ai ristoranti di restare aperti anche la sera e sono consentiti diversi tipi di ritrovi, il cui numero di partecipanti cambia in base all’andamento dell’epidemia. Insomma, non ci sono divieti netti.

I numeri non sembrano scoraggiare questa linea politica, Madrid infatti non ha avuto, sotto nessun profilo, numeri peggiori rispetto ai territori che hanno adottato invece un modello di lockdown e restrizioni più severe. Il numero di positivi è in linea con i valori medi del Paese, il rapporto tra positivi e ospedalizzati è basso, appena il 3%, e la mortalità pari allo 0,9%, inferiore al valore medio spagnolo.

# Lo scontro politico tra il governo centrale e quello locale

credits: open.online

Questa linea politica però non è stata vista di buon occhio dal Governo centrale. L’esecutivo di Pedro Sanchez e la Comunità autonoma si sono spesso scontrati infatti, soprattutto ai primi di ottobre quando, di fronte all’inizio della seconda ondata, il primo aveva imposto un lockdown totale preventivo. Il governo locale non si era però fatto mettere i piedi in testa ricorrendo alle vie legali. La Corte Suprema di Madrid aveva dichiarato l’annullamento del lockdown imposto, riconoscendo e ribadendo l’autonomia della capitale.

Quindi, nonostante le difficoltà, il modello madrileño sta avendo un relativo successo, affrontando da un lato la crisi sanitaria e dall’altro contenendo i costi economici e psicologici delle restrizioni.

Fonte: brunoleoni.it 

Continua a leggere: Uno studio internazionale: in ITALIA le misure anti Covid più restrittive del mondo. NORVEGIA e FINLANDIA provano che l’approccio svedese FUNZIONA

CHIARA BARONE

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Io, torinese innamorato di Milano, vi spiego perché questa città è magica

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Credit: Andrea Cherchi

Se qualcuno mi avesse detto che una città venisse prima del destino di una persona gli avrei dato del matto. Sì perché le città solitamente sono città. Ex villaggi divenuti città, ma con il DNA di un accampamento creato per asservire bisogni. Nulla di più. Ma non Milano.

Io, TORINESE innamorato di MILANO, vi spiego perché questa CITTÀ è MAGICA

# Il primo appuntamento con Milano

All’inizio di questo lungo periodo durato ad oggi 27 anni Milano la pensavo in modo diverso. A me che venivo da Torino, città collinare, verdissima e bagnata dal Po, Milano appariva grigia, disordinata, senza prospettive collinari: in due parole senza cornice. Un quadro non finito senza una cornice che lo possa impreziosire. Sono andato avanti due anni, pensate due anni!, nel raccontare ai miei amici di Torino questa mia verità.

# L’innamoramento

Poi un giorno così dal nulla ebbi un’illuminazione. Mi sono innamorato a tal punto di Milano che i miei stessi amici non riuscivano a capire come così d’un tratto non solo non tornassi più con regolarità nei week end a Torino, ma soprattutto parlassi con piglio di gelosia, come se loro potessero capire, di questo mio sentimento per la città. Così ho inventato una mia storiella per spiegare Milano e da allora la utilizzo ogni volta per spiegare cosa sia Milano a chiunque me lo domandi.

# Milano ti conduce

Milano è come la giostrina di ferro per i bambini che trovate ai giardinetti pubblici con i sedili in ferro e la grande ruota da afferrare per darsi la spinta. Se cerchi di salirci al volo ti rompi le ginocchia perché non c’è possibilità di fermarla. Allora scopri che puoi fare una cosa, correre più veloce di lei fino al momento in cui ti sembrerà immobile. A quel punto potrai salirci e scoprirai che da quel momento in poi sarà lei a trasportarti. Milano è magica per questo. Non lo puoi raccontare e non vuoi neanche farlo per non umiliare coloro che non hanno avuto la fortuna di vivere questa occasione. Ma questo spiega il perché del successo dei milanesi agli occhi del mondo.

# Essere di Milano vuol dire provare la sensazione di essere di tutti

Milano ti impone un sacrificio iniziale: ti chiede l’umiltà di accettare che la tua velocità a cui sei abituato non è sufficiente alla richiesta minima di questo microstato. Solo questo: la mancanza di altri requisiti se non appunto l’umiltà nel riconoscere i propri limiti dimostra alla radice la totale democraticità di questa città. Che è poi alla base di un successo che altrimenti non si sarebbe mai potuto edificare se non coltivando il meglio di ogni etnia o cultura terrestre. Essere di Milano vuol dire smettere di essere di qualcosa in particolare e cominciare a provare la sensazione di essere di tutti.

Milano, grazie.

Continua la lettura con: Milano è brutta

ANTONIO CHIMIENTI

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Emergenza: la culla dell’autorità

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Consoli romani

Nell’antica Roma c’era un sistema democratico con i due consoli. Ma nell’emergenza della guerra veniva nominato un dittatore.

Il comandante unico è poi diventato una carica a vita con l’impero. Quello che poteva essere un aspetto positivo di avere una rapidità di decisione per contrastare i pericoli può rivelarsi l’anticamera dell’assolutismo e della perdita della democrazia.

L’emergenza è stata spesso chiamata a giustificare ogni forma di totalitarismo e di violenza anche in tempi moderni. Ogni dittatura si è sempre appellata a un nemico o a un pericolo incombente. La stessa guerra fredda ha giustificato l’esistenza di forme di potere autoritario in mezzo mondo.

Nella storia recente d’Italia in nome di un’emergenza finanziaria si sono sovvertite regole democratiche nella formazione del governo. Ora c’è una nuova emergenza che sta giustificando ogni forma di abuso di potere contro i cittadini.

Se si guarda in passato come sono andate a finire le dittature o i governi di salvezza finanziaria possiamo solo augurarci che la storia non si ripeta. E che il potere sia così saggio da non abusare dell’emergenza.

Continua la lettura con: elogio dell’imperfezione

MILANO CITTÀ STATO

🛑 Urbanfile: le USCITE DELLA M4 non sono all’altezza della città del DESIGN

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Credits: Urbanfile M4 prima e dopo (blog.urbanfile.org)

Milano, la città del design, ancora una volta si troverà ad invidiare i progetti urbanistici delle altre città. In questo caso stiamo parlando delle metropolitane milanesi, un’ottima occasione per far vedere al mondo le propria capacità urbanistiche architettoniche. Le infrastrutture saranno ormai le nuove opere da ammirare ma il progetto, dalle grande aspettative, della nuova linea blu M4 si è trasformato in una delusione. Urbanfile denuncia infatti la banalità dei rendering delle nuove strutture, definendole una scelta al ribasso nella città del design. Foto cover: blog.urbanfile.org

Urbanfile: le USCITE DELLA M4 non sono all’altezza della città del DESIGN

# Negli anni cinquanta la linea rossa venne presa ad esempio da New York

Credits: milanoevents.it – Stazione Porta Venezia M1

Alla fine degli anni Cinquanta, la linea M1 di Milano, realizzata dallo studio Franco Albini e Franca Helg, è stata invidiata da molte città per il suo design moderno e iconico, ma soprattutto per la sua semplicità e efficienza. La stessa New York, le cui Undergorund sono particolarmente famose, tanto che non vi è turista che si reca nella città senza una foto davanti alla fermata della metropolitana, aveva deciso di prendere la linea rossa milanese come riferimento. Se quindi prima era la Città del design ad essere un passo avanti a tutti, oggi non è sicuramente in cima alla classifica: non bisogna andare troppo lontano per trovare una città dalle stazioni di gran lunga più belle, Napoli con le sue “Stazioni dell’arte”.

# M4: le fermate “al ribasso”

Credits: blog.urbanfile.org
Stazione Repetti M4

Il progetto delle 21 fermate della linea M4 è banale e al ribasso. Urbanfile afferma infatti che, nella capitale del design, pensiline e ascensori in acciaio nero, presentati nei rendering, fanno sicuramente storcere il naso. Ci si chiede anche come sia possibile che non sia stato indetto alcun bando per la realizzazione di queste infrastrutture. E potremmo dire che c’è ancora tempo, dato i continui ritardi dei lavori. Se inoltre i primi rendering avevano illuso qualcuno della buona riuscita estetica delle stazioni della M4, la stazione Repetti, già visibile, ha distrutto ogni speranza. Quando si parla di infrastrutture non bisognerebbe più seguire il principio “basta che funzioni”, l’estetica è diventata importante, quasi essenziale, e non si capisce perché Milano si sia fatta scappare l’occasione di mostrare a tutti la sua attenzione al design. Bisogna precisare come già la linea Lilla, aperta nel 2013, era stata criticata e la nuova M4 sembra seguire le orme della precedente.

Linea M4
Linea M4

# L’unica speranza: Arte4

L’unica consolazione rimane il bando indetto dal Comune di Milano dal nome “Arte4” che ha l’obiettivo di restituire ai milanesi e a tutti i viaggiatori uno spazio funzionale, ma anche confortevole ed attrattivo. I progetti che vinceranno andranno ad arricchire le stazioni della M4 con opere d’arte. Si vedrà come sarà il risultato finale, la speranza è sempre l’ultima a morire.

Fonti: blog.urbanfile.org

Continua la lettura con: M4 e le altre: le NOVITÀ della METRO di Milano attese per il 2021

BEATRICE BARAZZETTI

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Arriva a Milano la SEGNALETICA TATTICA: la “sfida” tra i mezzi di trasporto

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credits: milano.repubblica.it

Si chiama Guidami, il più ambizioso ed esteso progetto di segnaletica tattica mai realizzato in Italia. Un’iniziativa promossa da Legambici, un sotto-gruppo di Legambiente, che porterà 198 cartelli stradali nelle vie di Milano. Ma attenzione, non stiamo parlando di normali segnali stradali. Di cosa si tratta?

Arriva a Milano la SEGNALETICA TATTICA: la “sfida” tra i mezzi di trasporto

# Un’iniziativa per ripensare la viabilità e incentivare i mezzi pubblici e sostenibili

credits: radiolombradia.it

Il progetto è stato promosso da Legambici APS, con il patrocinio del Comune di Milano, e co-finanziato dalla Commissione Europea tramite il Bando NoPlanetB per Milano. Consiste nel posizionamento di 198 cartelli lungo tre itinerari cittadini, Abbiategrasso-Missori, Costantino-Loreto e Gambara-Stovani, su cui sarà indicata la distanza dal punto in cui ci si trova alla destinazione finale. Ma non solo. Su ogni insegna saranno anche indicati i tempi di percorrenza e le informazioni di sostenibilità corrispondenti a quattro diversi mezzi di trasporto: macchina, tram o autobus, bici e a piedi. Facciamo un esempio: sul cartello si potrà leggere che per andare da Abbiategrasso a Missori, in auto ci vogliono mediamente 16 minuti, si producono 345g di CO2 e si bruciano appena 30 kcal, mentre andando in bici ci si mette circa 10 minuti, producendo 0g di CO2 e bruciando 50 kcal.

L’obiettivo è quindi quello di spiegare ai cittadini che cosa cambia quando si sceglie un mezzo di trasporto diverso, sia per la propria salute fisica che per quella dell’ambiente. L’Assessore all’Urbanistica e al Verde, Pierfrancesco Maran, ha sottolineato come questo progetto incentivi l’uso del trasporto pubblico e sostenibile, rendendo noti servizi che non tutti conoscono, come ad esempio nuovi itinerari ciclabili.

# Un progetto ambientale, ma anche di coesione sociale

credits: @legambici twitter

I cartelli, realizzati e posizionati da 20 ragazzi di AGESCI Milano, l’Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani, copriranno oltre 23 km di strade. Su ognuno sarà presente un QR Code che darà accesso ad una pagina Facebook con consigli utili per gli spostamenti sostenibili in città. Ci sarà inoltre un numero Whatsapp che tutti sono invitati ad usare per mandare i propri commenti sulla qualità dello spazio pubblico e le proprie idee per eventuali miglioramenti.

Grazie alla collaborazione con la Cooperativa Tuttinsieme, le informazioni sui cartelli saranno disponibili in ben sette lingue, che vanno dall’arabo al cinese, passando per inglese, bengalese, spagnolo e singalese. Anche i messaggi mandati su Whatsapp dai cittadini di origine stranieria verranno tradotti.

Il progetto va così oltre l’obiettivo ambientale, abbracciando anche la sfera sociale. Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombradia, e Eleonora Puddu, responsabile di NoPlanetB, hanno rispettivamente sottolineato che “questo è innanzitutto un progetto culturale” e che “coniuga la nuova mobilità e l’urbanistica tattica con la coesione sociale”.

# Cittadinanza attiva e nuove idee: ecco cos’è l’urbanistica tattica

credits: labsus.org

Ma che cos’è l’urbanistica tattica? Si tratta di un approccio che prevede diversi tipi di azioni allo scopo di migliorare gli spazi pubblici cittadini per renderli più utili e piacevoli. È una rigenerazione del territorio che parte dal basso, dalla cittadinanza attiva e dalle proposte di enti ed associazioni, spesso poi supportate dalle istituzioni pubbliche.

A Milano, recenti esempi di urbanistica attiva si possono osservare nelle trasformazioni di alcune piazze, rinnovate attraverso la pittura di strade e muri con vernice colorata, alberi, panchine e tavoli da ping pong. L’idea alla base è che basta poco per cambiare una strada, una piazza, un quartiere, ma anche la viabilità. 

Continua a leggere: Urbanistica tattica: pro e contro

CHIARA BARONE

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🛑 L’AREA C torna off limits. Pioggia di CRITICHE contro il Comune: “chiudere in questo periodo è una solenne ca****ta”

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Credits: www.sicurauto.it

Il centro di Milano chiude. Una inversione a U proprio pochi giorni dopo la proroga dello spegnimento delle telecamere. Mossa ecologica oppure elettorale? Questa la diversa lettura in città. 

L’AREA C torna off limits. Pioggia di CRITICHE contro il Comune: “chiudere in questo periodo è una solenne ca****ta”

# Dal 24 febbraio l’Area C sarà attiva. Per il Comune, la scelta è giustificata dall’innalzamento delle polveri sottili

Credits: www.ansa.it

Dal 24 febbraio tornerà in funzione l’Area C, la zona a traffico limitato del centro di Milano che vieta il transito alle auto più inquinanti.

Una decisione del Comune, in accordo con la Prefettura, giustificata dal costante aumento del traffico veicolare nelle ultime settimane, con l’annesso innalzamento delle polveri sottili e dei livelli di inquinamento. Infatti, si è registrato un aumento degli ingressi di auto in città pari al 19% rispetto al periodo pre-Covid.

Però, ci sarà una variazione rispetto alla normalità: da palazzo Marino hanno deciso di spostare l’accessione delle telecamere alle 10 fino al 31 marzo.

Certo, l’obiettivo è non congestionare i mezzi di trasporto pubblico nella fascia oraria 8-9, quella più a rischio saturazione. Considerando soprattutto che le regole di distanziamento e di capienza ridotta sono ancora in vigore.

# Granelli: “Milano non deve essere lasciata da sola in questa battaglia”. E arrivano le critiche nei confronti della Regione

Credits: www.sicurauto.it

Proprio Marco Granelli, assessore alla mobilità milanese, ci tiene a spiegare il motivo di questa decisione: davanti allo smog, “non possiamo fare finta di niente. Per questo, a Milano abbiamo deciso di chiedere a tutti di abbassare il riscaldamento di un grado, di attivare l’Area C dalle 10 alle 19.30, di chiedere a chi può di utilizzare la bicicletta“.

Non vi sembra un’occasione per criticare la gestione della Regione Lombardia? Certo che sì. Infatti, Granelli parte subito all’attacco: “Ma Milano non può essere lasciata sola in questa battaglia per la salute di tutti, proprio oggi che la nostra salute deve essere al massimo per combattere il Covid. Regione Lombardia e l’assessore all’ambiente Cattaneo cosa fanno? E cosa fa la sua collega Terzi alla mobilità? E cosa fa il loro collega Bolognini, assessore alla casa, con le caldaie delle case popolari ancora a gasolio? Noi abbiamo scelto di aggiungere da oggi le tre nuove azioni urgenti“.

# La replica della Regione. Cattaneo: “la riattivazione dell’Area C non ha effetto sul miglioramento della qualità dell’area, ma le misure della Regione sì”

Credits: @milano_gaseluce IG

E poteva tardare la replica di Cattaneo, il diretto interessato? Certo che no. Per lui “l’assessore Granelli sa bene che la riattivazione dell’Area C non avrà alcun effetto sul miglioramento della qualità dell’aria, come lui stesso più volte ha dovuto riconoscere e come hanno dimostrato inequivocabilmente i dati sull’andamento della qualità dell’aria durante il lockdown”.

Ed è qui che parte una sferzata verso la giunta: “se vuole riattivare l’Area C per fare cassa, o per mettersi una foglia di fico, lo dica, ma non adduca motivazioni che non hanno fondamento”. Ma non è tutto. L’assessore all’ambiente e clima della Lombardia continua sostenendo che “chiedersi cosa fa Regione Lombardia significa dimostrarsi incompetente o di mala fede. Abbiamo messo in campo 100 milioni di euro di incentivi per sostituire i veicoli più inquinanti, per agire sugli impianti di riscaldamento degli edifici pubblici, per installare colonnine di ricarica elettrica”. Sono queste le misure che si traducono in fatti: il bando per la sostituzione dei veicoli partirà dal primo marzo, invece quello per realizzare infrastrutture per la ricarica elettrica sarà attivo dal prossimo mese. In più, di recente, è stata approvata anche una delibera che favorisce l’acquisto di autobus a basso impatto ambientale. E non dimentichiamoci il blocco, posticipato rispetto alle previsioni, delle auto diesel euro 4.

Insomma, quelle della Regione Lombardia sembrerebbero tutte misure che guardano effettivamente al miglioramento della qualità dell’aria e alla sostenibilità ambientale.

# Infiamma la polemica Fabio Massa: “Perché tutto deve stare chiuso, e tutti devono stare distanti, ma va bene assembrarsi sui mezzi pubblici?”

Neanche gli attacchi dall’opposizione nel consiglio comunale si sono fatti aspettare, in particolare dai rappresentanti di Forza Italia. Per il consigliere Gianluca Comazzi la scelta della giunta è “vergognosa” e “va contro ogni norma di buon senso”. Anche Fabrizio De Pasquale, il capogruppo dell’opposizione, ha accusato il sindaco Sala di farsi “tirare la giaccia dagli ambientalisti. La reintroduzione dell’Area C per mercoledì 24 sarà totalmente inutile per l’aria, come attestano le rilevazioni durante il lockdown, pericolosa per i pendolari, dannosa per quel poco di commercio che sopravvive in centro”.

E anche i cittadini si fanno sentire, tra cui il noto giornalista Fabio Massa che sul suo account Facebook scrive: “la riattivazione di Area C è una solenne cazzata. Certo, ha una sua logica: l’aria a Milano sta peggiorando ed è un fatto che con l’aria peggiore si respira peggio e ci sono più malattie cardiovascolari. Ma è anche un fatto incontrovertibile che se si affollano i mezzi pubblici, la malattia che uno si prende è di tipo virale, e si chiama Covid”. Infatti, le scelte del lavoratore sono due: o rischiare sul mezzo pubblico oppure prendere l’automobile, incurante dell’ambiente e pagando quei 5 euro giornalieri per l’Area C. È chiaro che i cittadini non hanno una scelta reale, se non pagare. E il giornalista continua, con quello che un po’ tutti pensiamo: “Ma allora com’è che tutto deve stare chiuso, e tutti devono stare distanti, ma va bene assembrarsi sui mezzi pubblici?”.

Far ripartire l’Area C è una scelta strategica dell’attuale giunta comunale per amicarsi gli ambientalisti e chi vive nelle zone centrali oppure c’è veramente bisogno di una misura del genere per migliorare la qualità dell’aria?

Continua la lettura con: BRACCIO DI FERRO sulla TORRE BOTANICA: che succederà?

ALESSIA LONATI

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L’ONDA LUNGA che fa di Roma una città per amanti del SURF

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Nell’anno delle palestre e delle piscine chiuse Roma ha riscoperto il surf.
Da sempre sport amato dai surfisti locali, il lungomare laziale non ha mai visto tanti avventori come in questo lungo anno di restrizioni e lockdown. Il mare è rimasto sempre aperto e i romani ne hanno saputo approfittare.

L’ONDA LUNGA che fa di Roma una città per amanti del SURF

Una lezione all’Ostia Surf Club

Definita dalla The World Stormireder Surf Guide come una “unusual destination” la costa laziale, da Civitavecchia fino a Gaeta, è tutto un susseguirsi di spot per gli amanti del surf. Alla costante ricerca dell’onda perfetta, questa tribù eterogenea di uomini, donne e bambini di una fascia di età compresa fra 6 anni e 60, non si è mai fermata nonostante restrizioni e cattivo tempo. Il surf, in quanto sport all’aria aperta a poco a poco è diventato quello sfogo a pochi chilometri dalla grande città che ha contribuito a migliorare la vita di tante persone.

# Uno sport per grandi e piccoli… campioni

Ian Catanzariti

Certamente il litorale laziale ha saputo fare da trampolino di lancio per tanti talenti, come la giovane promessa del Surf nazionale, il romanissimo Ian Catanzariti, neocampione italiano Under 18, un titolo sudato e meritato, conquistato al Buggerru Surf Trophy in Sardegna lo scorso dicembre. Ian, come tanti suoi coetanei si allena più volte a settimane proprio nel tratto di mare antistante Ostia, dove è cresciuto imparando a surfare e ad amare il mare.

# Lo storico Ostia Surf Club

Campioni a parte la lunga striscia di sabbia di Ostia e il mare che riceve onde regolari, a volte alte come una doppia over head, per dirla col linguaggio dei surfisti, sa accogliere tutti gli amanti del mare e del surf.  E se è vero che d’estate di onde non ce ne sono molte, l’inverno sa regalare un sistema di bassa pressione dall’Atlantico o dal Mediterraneo occidentale tale che i surfisti si riversano a Ostia sperando che i venti onshore soffino forte e abbastanza a lungo da portare il moto ondoso sulla costa laziale. Ad aspettarli, sempre pronti da più di 15 anni, ci sono i maestri, tutti di altissimo livello, dell’ormai storico Ostia Surf Club.

# Due maestri, una sola passione

Valentina Vitale e Alessandro Clinco fondatori dell’Ostia Surf Club

Guidato con maestria dal 2006 da Alessandro Clinco e Valentina Vitale, fiori all’occhiello del Surf nazionale, questo club ha circa 800 nuovi tesserati alla Federazione Surf l’anno e sforna campioni nazionali ed europei oltre ad accogliere con passione e competenza decine e decine di surfisti amatoriali.  “Il surf ama le persone e loro ricambiano” con queste parole Alessandro Clinco, surfista professionista, fondatore e coach dell’Ostia Surf Club, ci ha raccontato come né la pandemia, né un inverno freddo e burrascoso come non se ne vedevano da anni, siano riusciti a fermare gli amanti di questo sport. “Anzi – continua Alessandro – forse il Covid ha avvicinato ancora più persone a questa pratica”. “Le persone hanno capito che il mare si può vivere anche d’inverno così ci siamo attrezzati e da un anno accogliamo i surfisti tutte le mattine alle 10 per una sessione di preparazione fisica a terra e per la pratica in mare”. A parlare è la pluricampionessa nazionale Valentina Vitale. Surfista professionista, 5 volte campionessa italiana e 5’ classificata agli europei di surf a Casablanca nel 2015, oggi anche mamma di una bambina e “putativa” dei tantissimi altri che con costanza e passione partecipano alle lezioni di surf.

La speranza di Alessandro, Valentina e di tanti membri della Federazione Surf oggi è che una volta capito il valore aggiunto di avere una spiaggia a pochi passi dalla città e un mare capace di accogliere tutti, questo sport ottenga quell’attenzione che si merita anche dalle istituzioni “per la capacità che porta con sé di migliorare la vita delle persone nel rispetto della natura e dell’ambiente”. Parole di maestro.

FRANCESCA SPINOLA

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Street art a GENOVA per la SOPRAELEVATA: la più GIGANTESCA operazione d’ARTE URBANA del MONDO

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Credits: telenord.it - Genova street art

L’annuncio da parte dell’Assessore alle Politiche Culturali del capoluogo ligure. Anche Milano aveva realizzato un simile intervento dieci anni sotto il cavalcavia di Corvetto, molto meno esteso, e solo sui piloni e sulle pareti laterali in ingresso in città. Vediamo come l’opera d’arte a cielo aperto cambierà invece il volto di Genova.

Street art a GENOVA per la SOPRAELEVATA: la più GIGANTESCA operazione d’ARTE URBANA del MONDO

# Partita la caccia agli sponsor per il progetto “Repicta Genoa street artproject”

Credits: wikipedia.org – Sopraelevata Aldo Moro Genova

Da qualche giorno è partita la caccia agli sponsor per trasformare la sopraelevata Aldo Moro di Genova, la strada più famosa della città, nella più gigantesca opera d’arte a cielo aperto. L’assessore alle Politiche culturali Barbara Grosso spiega l’iniziativa: “La Sopraelevata è una linea d’acciaio che segna il confine tra il mare e il centro: grazie all’imponente intervento di rigenerazione urbana che andremo a realizzare, questa arteria fondamentale per il traffico cittadino abbandonerà il suo abito grigio per vestirsi di colori e di immagini. Sarà una gigantesca opera d’arte a cielo aperto che ci racconterà la storia di una città, capace di trasformare il volto di un’infrastruttura nata negli anni ’60 del Novecento in un capolavoro di street art“. 

Il progetto studiato dall’assessorato alle Politiche culturali del Comune di Genova si chiama “Repicta Genoa street artproject“, Repicta significa “ridipinta” in latino. Ecco cosa prevede e chi lo realizzerà. 

# Chiamati a raccolta i migliori artisti internazionali per colorare 5 km di cemento. Partenza dei lavori a luglio di quest’anno

Credits: telenord.it – Genova street art

La trasformazione della sopraelevata Aldo Moro, dal grigio al colore e alle immagini, “sarà uno tra i più grandi lavori di street art del mondo e attirerà un’imponente attenzione mediatica nazionale e internazionale”. Per realizzare questa gigantesca opera di arte urbana a cielo aperto verranno chiamati i migliori muralisti nazionali e internazionali che, a seconda del tratto sul quale andranno a lavorare, eseguiranno una figurazione geometrica oppure astratta.

In totale sono 5 i km di lunghezza dell’intervento di street art, dalla Foce a Sampierdarena, sulla pancia e i piloni della struttura. I lavori partiranno a luglio di quest’anno, dal grande snodo di Genova ovest fino al terminal traghetti, compreso lo svincolo verso Piccapietra, per concludersi a Ottobre. Il progetto è suddiviso in 4 lotti: oltre a quello iniziale, seguirà il lotto 2 dal terminal traghetti alla stazione marittima, il lotto 3 dalla stazione marittima all’Acquario e il lotto 4 dall’Acquario all’ex mercato del pesce. Alcuni piloni sono già occupati o prenotati da altri progetti sui quali, salvo pochissime opere deteriorate, non si interverrà. 

Fonte: Telenord

Continua la lettura con: 100 MURI di Milano messi a disposizione per gli STREET ARTIST

FABIO MARCOMIN

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

La “BIRRA DELL’UNIVERSITÀ” e altri progetti avveniristici del Friuli, la BIONDALAND d’Italia

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In tempi passati Udine poteva essere considerata a buona regione la ‘capitale’ italiana della birra. La tradizione della birra nella regione autonoma del Friuli-Venezia Giulia costituisce una parte fondamentale della cultura del luogo. Friulani e giuliani sono tra i massimi estimatori della bevanda inventata 7000 anni fa dagli assiro-babilonesi. Stando alle statistiche Istat, nel 2013 il 48,7 per cento dei residenti del Fvg (539.000 persone) avevano consumato birra. E’ il quarto dato più alto, in Italia, dopo quello di Trentino Alto Adige, Abruzzo e Calabria.

La “BIRRA DELL’UNIVERSITÀ” e altri progetti avveniristici del Friuli, la BIONDALAND d’Italia

La cultura per la birra deriva direttamente da quella dell’Impero asburgico, che governò il Friuli fino al 1866 e la Venezia Giulia (compresi i territori di Istria e Dalmazia) fino alla conclusione della Grande Guerra.

Oggi, pur non avendo più i ‘colossi’ del passato (birre blasonate come Moretti e Dreher), il Friuli Venezia Giulia mantiene un rapporto tutto speciale con la birra: la regione ospita una delle due sole fabbriche di birra completamente italiane che producono all’interno dei nostri confini: la Birra Castello (l’altra è l’altoatesina Forst). Nata nel 1997, ha rilevato gli stabilimenti di San Giorgio di Nogaro già appartenuti alla Moretti e, quindi, alla Heineken. La sua capacità produttiva è di circa un milione di ettolitri, un dodicesimo di tutta la produzione industriale sul territorio nazionale.

Ma la cultura della birra, nella regione, negli ultimi anni sta cambiando rotta: accanto alla birra (non voglia essere un aggettivo negativo!) industriale, hanno cominciato a prendere piede numerosi birrifici artigianali locali (per ora circa una trentina, presenti nel portale www.microbirrifici.org). Attorno a queste realtà stanno nascendo alcuni progetti interessanti. Ve ne propongo alcuni.

# AndràTuttoBene

No, non è il tag più usato neggli ultimi 12 mesi, bensì il nome di un progetto ideato nel marzo del 2020 dal birrificio artigianale Forum Iulii di Cividale del Friuli. Con il progetto si è deciso di sostenere la Protezione Civile e l’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine per l’emergenza da Coronavirus.

Forum Iulii è un birrificio agricolo: l’orzo utilizzato (la materia prima più importante per la produzione di birra) è coltivato direttamente dall’azienda, che ha avviato un processo di conversione Biologica delle proprie colture. La sede del birrificio si trova all’interno di una vecchia falegnameria completamente ristrutturata che accoglie l’impianto di produzione, gli uffici e la sala degustazione.

Il nome sull’etichetta è #AndràTuttoBene ed è la “birra artigianale ad alto contenuto di fiducia“. Per ogni acquisto di una confezione da 12 birre da 33 cl (al costo di 30 euro), l’azienda donerà 5 euro per l’emergenza.

Credits: @andratuttobene_birra (INSTG): lo slogan del Progetto

# La Birra accademica di Udine

Progetto dal sapore decisamente più istituzionale, quello della “Birra dell’Università“.

Nel 2018 è nata la prima birra accademica presso l’Ateneo di Udine. Più precisamente, con il coinvolgimento di un nutrito gruppo di studenti dei corsi di laurea in Scienze e tecnologie alimentari e Viticoltura ed enologia del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali (Di4a), è nata la “Birra dell’Università” di Udine. Questo è il risultato di un progetto didattico avviato grazie alla collaborazione con Baladin di Piozzo (Cuneo), il più prestigioso birrificio artigianale presente in Italia.

Uno dei principali obiettivi del progetto è quello di produrre birre diverse, di anno accademico in anno accademico, per caratteristiche compositive, di immagine, di materie prime. Tali, insomma, da poter essere abbinate alle diverse coorti di studenti coinvolti nella formulazione e caratterizzate da una variabilità che sarà il frutto delle competenze tecnologiche e della creatività degli studenti stessi. Questo il riassunto del progetto, per voce del suo referente Stefano Buiatti.

La prima birra, del tipo Amber Ale, è nata appunto nel 2018. La seconda birra, una bière blanche, di ispirazione belga, aromatizzata con bergamotto e coriandolo, è stata invece presentata in occasione dell’avvio del corso “Tecnico gestionale per imprenditori della birra”, nel maggio del 2019.

Le birre sono acquistabili presso l’Azienda agraria dell’ateneo o si possono degustare in due locali storici di Udine, l’Osteria Pieri Mortadele e l’Antica Osteria Da Pozzo.

I proventi derivanti dalla vendita della birra verranno interamente reinvestiti nella ricerca al fine di potenziare il settore e, in prospettiva, anche in borse di studio e assegni di ricerca.

# Progetto Melograno

La Comunità del Melograno, dal 1996, opera a sostegno della qualità della vita e dell’integrazione sociale di persone adulte con disabilità intellettive, ospitate presso la casa famiglia di Lovaria di Pradamano (Udine).

La casa, nello scorso mese di Marzo, è stata chiusa a causa del lockdown, ma in seguito è stata riaperta e le attività sono ripartite gradualmente.

Sono 13 i ragazzi che frequentano il centro diurno prendendo parte ad oltre 30 attività e laboratori appositamente predisposti da operatori specializzati con il supporto di volontari e dell’intera comunità. Tra questi, il laboratorio di chimica nell’ambito del quale è stata prodotta la birra per uso interno. La birra è stata battezzata con il nome di Long(Amore), anagrammando proprio la parola Melograno. Si è colta l’occasione per presentare il nuovo logo dell’associazione, utilizzandolo per l’etichetta della birra.

Al Melograno si festeggia il nuovo logo con la birra prodotta dai ragazzi
Credits: @Assmelograno: la Birra Long(Amore)

Credits: uniud.it, ilfriuli.it

Continua la lettura con: Le MILLE LINGUE d’Italia: i ceppi principali e le loro curiosità

LUCIO BARDELLE

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