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Appunti di un PAPÀ in SMART WORKING

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Credit: repubblica.it

E’ passato un anno, pare incredibile, eppure è successo, è trascorso del tempo e siamo ancora in una situazione di stallo, siamo ancora in alto mare.  

Sì, sono arrivati i vaccini ma pare non siano sufficienti per coprire tutti, i politicanti promettono che entro breve tutta la popolazione italiana sarà vaccinata e torneremo a vivere la nostra vita, torneremo alla vita di prima, torneremo ad abbracciarci e smetteremo di dirci, a noi stessi soprattutto, che andrà tutto bene.  

Torneremo, ma quella meta pare ancora lontana e intanto le cose non sembrano essere cambiate e siamo ancora in smart working. 

Appunti di un PAPÀ in SMART WORKING

# L’inizio dell’era del Covid19 

Ricordo ancora che mi trovavo in palestra in quel gennaio 2020 e tutte le mattine osservavo il televisore e leggevo di questo strano virus che in Cina stava mietendo vittime a numeri altissimi ogni giorno e ricordo che pensavo che questa cosa mai sarebbe arrivata anche da noi.  

La Cina è uno stato lontano, distante. Cercavo di autoconvincermi che la nostra sanità, la nostra “occidentalità” in qualche modo ci avrebbe salvato o per lo meno salvaguardato.  

Solo un mese più tardi si cominciava a parlare di mascherine, di gel disinfettanti e di una possibile chiusura delle attività commerciali non di prima necessità, di chiusure a scopo precauzionale delle scuole, insomma l’inizio di una nuova era. 

Per la prima volta nella nostra storia impariamo a conoscere una parola inglese che a oggi è entrata nel linguaggio comune e che fa molta paura: lockdown. 

Quei timori trovano subito fondamenta solide, il virus ha un nome, arriva in Italia e si abbatte come uno tsunami sulla popolazione che si trova a vivere una situazione surreale e irreale.  

Interi paesi vengono chiusi, messi in quarantena, ma è solo un’apparenza, un effetto placebo che possa evitare il panico generale. Il virus si muove silente e allarga la sua minaccia di morte e la sua letalità.  

Ogni giorno che passa, è un giorno guadagnato nella nostra vita e non invidiamo o almeno proviamo un po’ di compassione e paura, per le notizie dei pronto soccorsi intasati, dei reparti ospedalieri infettati, delle bare che potrebbero contenere noi o uno dei nostri cari.  
 

# La chiusura delle scuole e lo smart working 

Credit: ilsole24ore.com

Le attività commerciali iniziano a chiudere, i parchi si svuotano e vengono chiusi da transenne, infine il colpo di grazia: la chiusura delle scuole.  

I genitori lavoratori vanno nel panico. A chi lasceremo i nostri figli? Chi farà loro lezione? Chi li preparerà al loro futuro? Domande del genere sono all’ordine del giorno ed è così che inizia la primavera del lockdown. 

Vengono promulgati DPCM ogni giorno diversi, vengono attivati fondi per attività in crisi (tra l’altro non sempre giunti per tempo), vengono attivati congedi parentali pagati al 50% e infine viene incitato il lavoro agile, un’altra parola inglese: lo smartworking. 

Tutti a casa, chiusi nelle proprie abitazioni, divieto di uscire, se non per comprovata necessità.  

Il lavoro si fa da casa, si fanno le riunioni da casa, si vive dentro, il fuori diventa pericoloso. Skype, Zoom, Team e altri sono i nostri nuovi amici per collegarci col mondo e illuderci che esista ancora una certa socialità. 

Pare lo scenario di un film di fantascienza eppure l’abbiamo vissuto, tanti non ce l’hanno fatta e ci hanno lasciati e ancora oggi siamo in una situazione che di certo non ha niente. 

# La fine dell’estate: l’illusione di un nuovo inizio 

Dopo l’estate qualche attività riprende il suo percorso, altri sono costretti a chiudere, le scuole riaprono, la vita sembra tornare non dico come prima, ma c’è un’illusione di normalità che purtroppo dura poco.  

È l’inizio della tanto temuta seconda ondata, è l’inizio dei colori delle varie regioni assegnati in base al numero dei contagiati. Richiudono palestre, centri estetici, bar e tavole calde possono solo fare servizio di asporto.  

Le scuole dalla terza media in poi vengono messi in DAD (didattica a distanza). Tutto come prima? Sì e no. Non siamo chiusi in casa, ma la situazione non migliora. Virologi e infettivologi vanno in televisione, alcuni parlano di situazioni preoccupanti e altri cercano di sminuire la situazione o per lo meno cercano di non gettare nel panico, diciamo che i medici si dividono in due gruppi: i più ottimisti e i più pessimisti. 

Finalmente arrivano i primi vaccini, ma funzioneranno? Ancora oggi se ne discute la reale efficacia (e lo dico da vaccinato).  

# Dopo un anno nulla è cambiato 

Credit: chenews.it

Tante cose sono successe da quel febbraio 2020, l’unica cosa che è rimasta invariata è la situazione dei lavoratori in smart working che oggi stanno vivendo un’altra situazione drammatica.  

Le scuole sono state chiuse tutte, gli studenti costretti alla DAD e se per persone delle superiori la cosa può essere utile e funzionante, davvero pensiamo che per i bambini, quelli che hanno iniziato le elementari, possa essere così utile?  

Proviamo a metterci nei panni di questi bambini che già l’anno scorso hanno dovuto rinunciare alla socialità, a cominciare a imparare a leggere e scrivere, per un bambino di quell’età non è così tutto comprensibile. Gli strascichi di questa situazione la porteranno avanti per molto tempo e il disastro è proprio dietro l’angolo. 

Come faccio a spiegare a mio figlio che non può andare a scuola, vedersi con i suoi compagni, andare al parco a dare due calci al pallone, andare ad allenarsi in palestra?  

Come faccio ad accettare che mio figlio sia costretto a guardare un monitor per diverse ore al giorno e come faccio a spiegargli che, quando ha finito, non posso stare con lui, non posso giocare con lui perché devo lavorare?

Posso accettare che televisori, tablet e telefonini possano diventare i nuovi baby sitter? Ho sentito di persone che hanno dovuto fare riunioni per cinque ore di fila e che sono stati costretti a lasciare i propri figli davanti al televisore e appena la riunione è finita sono andati in bagno a piangere sopraffatti dai sensi di colpa nei confronti dei propri piccoli. Ma i bambini vanno aiutati a crescere, non sedati e ammutoliti. 

# Il diritto di vivere e non sopravvivere

Credit: repubblica.it

A volte mi capita di guardare mio figlio e pensare a come sarà quando sarà grande, quale sarà il suo aspetto, la sua voce, il suo pensiero, insomma forse quello che pensavano i miei genitori guardando me alla sua età, ma poi ho paura che quello che sta vivendo oggi possa diventare un ostacolo insormontabile perché il suo futuro, il suo domani si decide oggi, non domani. 

A volte mi sembra che questa pandemia ci abbia reso molto egoisti e troppo concentrati sul “nostro orto”. Spesso ho la sensazione che abbiamo smesso di credere e di costruire un’alternativa. Credere che possa esserci un domani o persone cui saremo costretti a passare la palla. Costruire un’alternativa e non pensare solo che chi ha il wi-fi è al sicuro. 

Una volta un’amica editrice mi disse che i figli non sono solo nostri, ma sono del mondo, hanno nomi e cognomi, hanno una cittadinanza, ma se oggi non gli diamo le basi, quale sarà la motivazione che li spingerà ad affrontare il mondo, a produrre benessere per  e per i propri cari?

Non bisogna accontentarsi di sopravvivere, abbiamo il dovere e il diritto di pretendere di vivere. 

Continua la lettura con: “DAD è solo mio papà”: la PROTESTA A COLORI dei bambini di Milano
 

MICHELE LAROTONDA

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

La CASCINA NASCOSTA nel parco SEMPIONE

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credit: Facebook @cascinanascosta

Nel parco nel cuore della città si trova una cascina poco conosciuta. Ecco dove si trova e perché potrebbe stimolare una nuova filosofia produttiva.

La CASCINA NASCOSTA nel parco SEMPIONE

Come sarà la Milano del futuro? Tra le tante ipotesi che si possono fare, una cosa è certa: dovrà essere attenta al cambiamento climatico. Ormai l’impatto ambientale del sistema alimentare globale è noto a tutti, c’è bisogno di ripensarlo e a Milano c’è già chi sta trovando delle valide alternative. Un esempio? La Cascina Nascosta nel Parco Sempione.

Scopriamo insieme dove si trova precisamente, quali sono i suoi punti di forza e soprattutto perché dovrebbe ispirare gli altri produttori meneghini.

# Una Cascina Nascosta nel cuore di Milano

credit: Facebook @cascinanascosta

La Cascina Nascosta si trova nel Parco più famoso di Milano però, nonostante ciò, è un luogo poco conosciuto. In origine la cascina era una semplice corte tipica lombarda, è stato solo in seguito all’intervento di Legambiente Lombardia, Arci Pareidolia, CIA – Agricoltori Italiani, Alterazioni e con il contributo di Fondazione Cariplo, si è trasformata in un simbolo della Milano quotidianamente sostenibile. La Cascina si pone infatti l’obiettivo di essere un punto di riferimento non solo per i cittadini, ma anche per associazioni, aziende e produttori che intendono mettere al centro della propria attività la sostenibilità.

# L’occasione giusta per riscoprire la tradizione

credit: Instagram @carolinabaggi

La Milano di oggi, con i suoi grandi centri commerciali e punti vendita dispersivi, molto spesso non lascia spazio al rapporto produttore-consumatore. Le cascine sono un’ottima occasione per sentirsi partecipi, un’ottima occasione per capire che fare la propria parte nella lotta al cambiamento climatico è possibile, ma soprattutto sono un’ottima occasione per rinnamorarsi della tradizione: Milano è infatti colma di tradizioni che spesso vengono sostituite dalla modernità senza che ci si accorga di cosa si sta trascurando.

# Una nuova filosofia produttiva?

credit: Facebook @cascinanascosta

La tradizione agricola e culinaria lombarda viene riscoperta ne “La Latteria”, lo spazio di Cascina Nascosta dedicato al cibo in cui l’eleganza della Milano di oggi, incontra la semplicità della Milano di ieri. Ciò che da questa oasi di sostenibilità e tradizione potrebbe essere esportato a molte altre realtà produttive è la filosofia: è necessario valorizzare il tema del cibo e il rapporto tra città e campagna. Per i consumatori è sempre più importante conoscere davvero cosa stanno mangiando: da dove arriva, se è salutare, chi lo ha prodotto e se è sostenibile.

La Cascina Nascosta è ancora sconosciuta a molti milanesi ma ha tutte le carte in regola per diventare una tappa fissa per gli aperitivi green e soprattutto un modello a cui ispirarsi per riscoprire il piacere della Milano georgica e stimolare invece una nuova forma cittadinanza attiva.

Fonte: Cascina Nascosta

Continua la lettura con: Il CAVALIERE DI OZMO e la Cascina più dadaista di Milano

ROSITA GIULIANO

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Quando la STORIA si è data appuntamento a MILANO

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Credits: lombardiaquotidiano.com - Battaglia di Legnano

La nostra città è stata spesso, nel bene e nel male, al centro delle cronache mondiali. Ecco 7 momenti significativi.

Quando la STORIA si è data appuntamento a MILANO

#1 La proclamazione dell’Editto di Milano nel 313 d.c.

Credits: studiarapido.it

Forse il primo grande momento in cui Milano ha segnato la storia è stata la proclamazione dell’Editto di Milano nel 313 d.C..

Milano è stata anche capitale imperiale romana (addirittura i titoli onorifici degli imperatori d’Oriente ed Occidente, Giovio ed Erculeo, vengono dai nomi delle due porte della Milano dell’epoca, Giovia ed Erculea) e in seguito uno dei centri del mondo longobardo ma l’Editto di Milano è stato forse il momento più alto della sua storia antica, il punto di partenza per la moderna civiltà occidentale basata sulla tolleranza religiosa e ideologica. 

Leggi anche: l’editto di Costantino: nasce la civiltà occidentale

#2 La battaglia di Legnano del 1176: l’unione dei comuni sconfigge l’imperatore 

Credits: lombardiaquotidiano.com – Battaglia di Legnano

Già nel VII secolo, come capitale dei Longobardi, Milano fu investita del potere tipico di un luogo strategicamente e socialmente importante, come successe anche nel 1153, quando diversi feudatari lombardi, sentendosi minacciati dall’importanza sempre crescente della nostra città, si rivolsero all’Imperatore Federico Barbarossa, il quale discese in Italia. Sconfitto sul campo dalla Lega Lombarda nel maggio del 1176, il Barbarossa scelse la via diplomatica e negoziò con la Lega Lombarda, capitanata da Milano, riconoscendone richieste e autonomia.

#3 Capitale dell’illuminismo italiano

Credits: viaggio-in-austria.it

Milano è stata una delle capitali del Rinascimento. Nella seconda metà del quattrocento era uno dei centri culturali più importanti del mondo, con la corte di Ludovico Il Moro e il genio di Leonardo. Ma ci piace spostare la lancetta della storia più avanti quando, sotto l’egida austro-ungarica, l’Illuminismo diede un forte imprinting a Milano.

Nel corso del XVIII secolo, infatti, intellettuali di rango (come i Verri, Beccaria e Parini) salirono in auge. La Scala e l’Accademia di Brera, la Cassa di Risparmio delle Province Lombarde, come pure l’Università come istituzione, sono di matrice austroungarica. 

#4 Napoleone proclamato Re d’Italia in Duomo nel 1805 con la corona dei Longobardi

Credits: meteoweb.eu

Milano ha fatto la Storia anche nel periodo napoleonico, diventando capitale sia delle Repubbliche (Transpadana, Cisalpina e Italiana) che dei successivi Regni voluti da Napoleone. Peraltro, nel 1805, il generale còrso si fece incoronare in Duomo con la corona ferrea dei Longobardi. La nostra città ha avuto un ruolo importante anche nel periodo immediatamente post-napoleonico.

#5 La strage di Piazza Fontana del 1969: la data di inizio degli anni di piombo

strage piazza fontana
strage piazza fontana

Nel novecento la storia si è spesso data appuntamento a Milano. Da qui è partito il futurismo, una delle più rilevanti correnti culturali del novecento mondiale, qui è nato il fascismo ma da qui è partita la resistenza che ha portato alla liberazione del Nord Italia. A partire dal secondo dopoguerra, Milano ha trainato la rinascita del Paese, ma non sempre gli eventi storici che hanno visto protagonista la nostra città sono stati di natura positiva: è appena il caso di citare la strage di Piazza Fontana, che avvenne il 12 dicembre 1969 e che vide la morte di 17 persone ed il ferimento di altre 88. Si trattò di un attentato che avrebbe potuto essere anche più efferato, visto che le cariche esplosive erano due ed una non esplose, di certo faceva parte di una strategia coordinata, che diede di fatto l’avvio agli anni di piombo che si conclusero solo nei primi anni ottanta.

#6 Sede di rappresentanza di istituzioni europee, nel 2017 lo smacco della mancata assegnazione dell’EMA 

Credits: lombardiaquotidiano.it

Anche l’evoluzione della dialettica europea è passata per Milano, che è stata sede di diversi Consigli Europei ed ospita strutture di rappresentanza della Commissione e del Parlamento UE. Con queste premesse, lo smacco della mancata assegnazione dell’Agenzia Europea a Milano a fine 2017 è ancora più bruciante. In questo caso, alla luce della pandemia del Covid e delle diverse autorizzazioni, ci si chiede che sarebbe accaduto se l’EMA fosse stata a Milano?

#7 L’Olimpiade invernale nella storia futura di Milano

Il prossimo passo della storia a Milano? All’orizzonte ci sono le Olimpiadi Invernali del 2026. E siamo certi che Milano sarà, ancora una volta, all’altezza della (sua) Storia.

Continua la lettura con: I 5 DELITTI più ATROCI della storia di Milano

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

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TREKKING A ROMA: i PERCORSI per riscoprire la capitale senza mai lasciare il verde

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15 Trekking urbani a piedi e in bicicletta per riscoprire percorsi poco ordinari che attraversano parchi ma anche periferie, street art, vicoli, scalinate e borghetti dimenticati della capitale.

TREKKING A ROMA: i PERCORSI per riscoprire la capitale senza mai lasciare il verde

A piedi, correndo o in bici non fa la differenza per l’autore di “Roma, guida insolita per esploratori urbani”, Edizioni il Lupo. Lui si chiama  Carlo Coronati, nasce come blogger per la compianta Libreria del Viaggiatore di Roma e diventa autore di due guide della capitale.

Il sottotitolo del libro appena pubblicato “Quindici Trekking urbani a piedi e in bici per vagabondare nei parchi, nelle periferie, nella street art e nei borghetti della capitale” già racconta molto di quello che offre questa guida. L’autore ci fa viaggiare dalla periferia al centro storico, passando per borghetti e viuzze, dai quartieri della street art ai palazzi del potere, catapultandoci in immense aree verdi, custodi di monumenti di cui conoscevamo a malapena le vicissitudini storiche.

Villa Ada

I percorsi del trekking insolito sono quindici, e accompagnati da informazioni dettagliate sui mezzi pubblici. Racconta l’autore  che il suo andare fuori rotta, gli ha fatto scoprire, per esempio, la bellissima metro C, il trenino urbano o i sei tram che sferragliano per Roma come il 2, il 3, il 5, l’8, il 14 e il 19, ma anche le Ferrovie Laziali. Gli itinerari sono quasi tutti in traversata, pochissimi ad anello e sono legati dalla memoria ma accompagnati dal silenzio. I 15 percorsi nascono dalla curiosità dell’autore che quando si muove scopre tesori nascosti e vi si avvicina e li connette a temi che possono essere storici o antropologici o tradizionali e li inserisce in un percorso particolare come avviene per quello tutto nel verde che partendo da Villa Borghese arriva fino a Ponte Mammolo.

Questo libro, detto con le parole dell’autore, “è una sorta di storia camminata dentro Roma, fatta di collegamenti un po’ stranianati, fuori dai circuiti tradizionali del turismo per conoscere una città più viva, più verace, più capace di trasmettere emozioni.” Si tratta di vero e proprio escursionismo in città. Il trekking urbano è un movimento nato da 10/15 anni per muoversi dentro alle grandissime aree verdi di Roma che si connettono attraverso vicoli, scalette, percorsi in tram.

La guida, con mappature dettagliate incluse e una cartina estraibile, è ricca di informazioni per iniziare e terminare itinerari che vanno dai 12 ai 15 km, comprese le indicazioni per l’utilizzo, durante il tragitto, dell’uso di mezzi pubblici, utili anche per recuperare eventualmente la propria auto al punto di partenza. Dello stesso autore la guida “Roma una vera bellezza”.

FRANCESCA SPINOLA

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Il non pensiero dominante

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Magritte

Non c’è più un pensiero da cui derivano le conseguenze, è come un software che si adatta di continuo alla situazione.
Il fatto di avere un punto di partenza e un punto di arrivo ha lasciato il campo a una ricerca di soddisfazione immediata e continua senza una progettualità.
Il pensiero dominante è un non pensiero che continua a cambiare direzione a seconda di quello che succede.

Forse è il risultato di un sistema di informazioni che sono diventate fluide, sono sempre parzialmente vere e parzialmente false. Prima il sapere che era limitato nella sua diffusione si caratterizzava in paradigmi identificabili, oggi è diventato una specie di magma che continua a sovrapporsi e a cambiare.

Si è perso il senso di una società guidata da principi e valori. In questo magmatismo la coerenza non esiste più e le idee fanno fatica a emergere.
Si chiede semplicemente la fede nella persona o nella struttura che dirige, anche se viene cambiata di continuo la direzione. E si conduce senza sapere dove si vuole arrivare.
Questo è un destino ineluttabile per la nostra società oppure dal non pensiero nascerà un nuovo pensiero che sia luce per una nuova civiltà?

Continua la lettura con: la frustrazione è il male del mondo

Qui trovi tutti i pensieri del giorno: Pensieri del giorno

MILANO CITTA’ STATO

🛑 ITALIA a marcia indietro: per le STARTUP si torna alla CARTA. Fracassi (Mol): “il notariato ha perso di vista l’interesse generale”

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Credits: https://www.scarpellino.com/

Si torna alle vecchie, anacronistiche regole, per la costituzione di una Srl innovativa. Non si potrà più aprirle online, servirà di nuovo un atto pubblico dal notaio. La sentenza nel dettaglio e il commento del fondatore di Mutui Online Spa.

ITALIA a marcia indietro: per le STARTUP si torna alla CARTA. Fracassi (Mol): “il notariato ha perso di vista l’interesse generale”

# La sentenza del Consiglio di Stato riporta l’imprenditoria indietro nel tempo: per aprire una startup innovativa servirà di nuovo un atto pubblico di fronte a un Notaio

Dal 29 marzo si è tornati alle vecchie, anacronistiche regole, per la costituzione di una Srl innovativa ovvero le stesse necessarie per una Srl ordinaria. In breve è stato ripristinato l’obbligo di redigere un atto pubblico di fronte ad un Notaio, sostenendo i relativi costi oltre agli altri necessari per l’apertura di una startup. Ecco in sintesi le motivazioni della sentenza del Consiglio di Stato, che ha accolto il ricorso del Consiglio Nazionale del Notariato: “il potere esercitato dal Ministero attraverso il decreto impugnato non poteva avere alcuna portata innovativa dell’ordinamento, ovvero, nello specifico, non poteva incidere sulla tipologia degli atti necessari per la costituzione delle start up innovative, così come previsti dalla norma primaria”. A riguardo la sentenza ricorda che in base all’art. 11 della Direttiva 2009/101/CE “in tutti gli Stati membri la cui legislazione non preveda, all’atto della costituzione, un controllo preventivo, amministrativo o giudiziario, l’atto costitutivo e lo statuto della società e le loro modifiche devono rivestire la forma di atto pubblico”.

Inoltre il Consiglio di Stato ha stabilito l’illegittimità del decreto del Mise nell’ampliare l’ambito dei controlli dell’Ufficio del Registro dell’imprese, “senza un’adeguata copertura legislativa che autorizzasse tale innovazione (circa il rapporto tra l’atto impugnato e la legge che ne ha previsto l’emanazione valgono le considerazione già espresse a proposito del primo motivo di appello); di conseguenza, alla luce della natura del controllo effettuato dall’Ufficio del Registro nel nostro ordinamento, così come innanzi delineato, non appaiono infondati i dubbi dell’appellante circa la possibilità di ovviare alla modalità tradizionali di costituzione delle società, pena il concreto rischio di porsi in contrasto con la Direttiva citata

Fonte: Corriere Comunicazioni

# Il commento di Alessandro Fracassi fondatore di Mutui Online Spa: “il notariato ha perso di vista l’interesse generale

Credits: monitorimmobiliare.it – Alessandro Fracassi

Alessandro Fracassi fondatore di Mutui Online Spa, società quotata nel segmento STAR della Borsa Italiana, commenta la sentenza del Consiglio di Stato in una lettera inviata a Il Foglio Quotidiano: “Il Consiglio di Stato accoglie le obiezioni del Notariato e costringe le iniziative imprenditoriali più innovative (e quindi quelle a maggiore potenziale di crescita) a sottostare a procedure pensate nel secolo scorso. Non voglio criticare la sentenza, non ne ho le competenze. Anzi, scommetto che in punta di diritto, come quasi sempre, il notariato abbia ragione.

Ma il punto è proprio questo: una intuizione importante, credibile, affidabile come il notariato, da quindici anni ha perso di vista l’interesse generale e ha iniziato una battaglia di retroguardia, agendo solo a tutela degli interessi della categoria“. Sottolineando come sia sacrosanta la difesa del proprio reddito e degli interessi di tante categorie, professionali e non, e che i notai hanno dimezzato il loro fatturato negli ultimi anni, Fracassi evidenzia come “la battaglia non è stata condotta in campo aperto, ci si è rifugiati in tecnicismi sempre più lontani dal sentire comune, in un “luddismo giuridico” che ha prodotto il risultato di ledere agli occhi del pubblico il vero asset che valeva la pena di difendere: il “prestigio” e l’affidabilità della figura del notaio. In parallelo […] il Notariato ha cercato […] di evitare che i professionisti più innovativi e competitivi lavorassero più degli altri.” Il fondatore di Mutui Online Spa conclude con un auspicio: “Vanno evitati questi inutili conflitti fra interessi di parte, che creano incertezza e danni per tutti, in primis ai notai. Perché, altrimenti, prima o poi qualcuno darà una spallata più forte e avremo perso un’istituzione di valore e distintiva, come il Notariato latino.”

Estratto commento di Alessandro Fracassi a Il Foglio Quotidiano

FABIO MARCOMIN

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“Che ora è?”. A Milano ogni OROLOGIO PUBBLICO risponde in modo DIVERSO

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Credits: www.luxemozione.com

Milano è stata la prima città del mondo ad installare un orologio pubblico. Il suo scopo? Nel 1300 non si sapeva mai quale fosse l’ora esatta, quindi ai cittadini serviva un orologio che scandisse le giornate.

Ma ora qualcosa in città è cambiato… Come diceva Hermann Hesse “Anche un orologio rotto segna l’ora giusta… due volte al giorno”. Il problema, però, è quando quell’orologio fermo è importante per le moltissime persone che ci passano davanti. Sì, perchè la città del primo orologio del mondo oggi concorre al record di orologi rotti. 

“Che ora è?”. A Milano ogni OROLOGIO PUBBLICO risponde in modo DIVERSO

# L’orologio della Stazione Centrale segna le 7.21 da 7 mesi

Credits: www.milanomeravigliosa.it

Un orologio fondamentale che, se non funzionante, potrebbe senz’altro creare disagi. Stiamo parlando dell’orologio della Stazione Centrale all’ingresso della “Galleria delle carrozze”, lato Piazza Luigi di Savoia.

Le lancette sono ferme sulle 7:21 almeno da settembre 2020. Questo sicuramente è un problema, sia la mattina che la sera: un pendolare potrebbe pensare di essere in anticipo, e poi invece perdere il treno, o di essere in ritardo, iniziando a correre per prendere quel treno che ancora deve arrivare.

# Gli orologi pubblici di Milano sono ormai degli spazi pubblicitari

Credits: milano.corriere.it

Ma facciamo un discorso più generale: a Milano ci sono 1354 orologi stradali. Dal 1929 al 2011 sono stati gestiti da un’unica azienda, la Ora Elettrica S.p.A. Sempre precisi, impeccabili…

Quando sono iniziati i problemi? Dal 2011, quando la gestione degli orologi milanesi fu messa al bando, per legge, dalla giunta Moratti e la “proverbiale puntualità” degli orologi di Milano è venuta meno. Sono diventati incapaci di svolgere la loro funzione elementare: segnare il tempo.

Ma anche adesso, non sembra che la situazione sia molto migliorata… Infatti, può succedere che, in una stessa via, un quadrante indichi un certo orario e quello vicino ne riporti un altro.

È chiaro agli occhi di tutti come gli orologi pubblici milanesi sembrino più degli spazi pubblicitari e non oggetti indispensabili in grado di scandire il ritmo dell’esistenza metropolitana.

Continua la lettura con: Il PRIMO OROLOGIO pubblico del MONDO si trova a MILANO

ALESSIA LONATI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

La CASA a forma di WATER. Abitata da Mr. Toilet

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credits: besidebathrooms.com

Per la serie case strane e dove trovarle, oggi vi parliamo della casa a forma di gabinetto a Suwon, in Corea del Sud. Sembra quasi uno scherzo o un capriccio di qualche ricco stravagante, invece dietro la forma assurda di questo edificio c’è una storia davvero interessante e molto seria. Quale sarà?

La CASA a forma di WATER. Abitata da Mr. Toilet

# Mr. Toilet e la casa a forma di water: una vita dedicata alla cultura dei servizi igienici

credits. blackberryridgedevelopment IG

La Toilet House è proprio una costruzione a forma di wc, realizzata nel 2007 da Sim Jae-Duck, ex-sindaco della città di Suwon e presidente della World Toilet Association.

La storia del proprietario, ribattezzato simpaticamente Mr. Toilet, è molto interessante. Si dice, che questa passione per il bagno fosse scritta nel suo destino, nacque infatti proprio nel bagno di casa, su suggerimento di sua nonna che diceva “i bambini che nascono in bagno hanno una vita lunga e sana”.

Fu sindaco di Suwon dal 1995 al 2002 e durante il suo mandato si impegnò nella promozione dei servizi igienici nel Paese, dimostrando la loro importanza per la salute della popolazione. Volendo estendere il suo messaggio, fondò la World Toilet Association, un’associazione internazionale il cui scopo è promuovere in tutto il mondo la cultura dei servizi igienici. Nel 2007, in onore della nascita di questa organizzazione, Sim Jae-Duck fece abbattere la sua dimora per ricostruirla a forma di gabinetto.

# Il museo dedicato alla storia dei servizi igienici

credits: seekorea_20 IG

La vita di Jae-Duck non fu così lunga come aveva auspicato la nonna, infatti nel 2009 morì all’età di 70 anni, ma la sua battaglia non andò persa. La famiglia donò la bizzarra casa alla città che, nel 2010, la trasformò in un museo, ovviamente dedicato al wc.

Tutt’oggi visitabile, la struttura si sviluppa su due piani: uno dedicato alla storia dei servizi igienici mondiali e l’altro dedicato alla vita di Mr. Toilet. Il bagno dell’edificio è anch’essa un’attrazione, si tratta di una stanza con enormi vetri trasparenti che si oscurano quando qualcuno entra, per garantire la privacy necessaria.

# Restroom Cultural Park: il parco a tema dedicato al gabinetto

credits: aliena_gontarev IG

Ma le stranezze non sono finite. Intorno alla casa è stato infatti realizzato un vero e proprio parco a tema dedicato al wc, il Restroom Cultural Park. Un’enorme collezione di statue crea un parco davvero fuori dal comune ed esilarante. Le sculture rappresentano una vastissima gamma di situazioni, elementi e personaggi legati al mondo del bagno. Si possono trovare molte statue raffiguranti persone intente nell’atto della defecazione, escrementi umani nella tipica forma a spirale e una serie di ricostruzioni di gabinetti d’epoca.

Ci sono poi delle riproduzioni di famose opere d’arte, come Fontana di Duchamp o il Pensatore di Rodin, che però pensa su una tazza di ceramica.

Insomma, un’attrazione unica e fuori dal comune che può apparire come uno scherzo, ma dal significato profondo. Come Mr. Toilet sosteneva: “La toilette può salvare l’umanità dalle malattie. È un posto per rilassarsi e purificarsi, un luogo di introspezione. La toilette è un luogo centrale nelle nostre vite, e ricco di cultura”.

Fonte: travel.fanpage.it 

Continua a leggere: La CASA VOLANTE: la villetta che si alza per vedere il MARE 

CHIARA BARONE

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Il nuovo SOGNO AMERICANO: le città negli USA che ti pagano o ti regalano terreni se ci vai a vivere

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Casa in vendita a Salina, Kansas. Credits: @oldhousecalling

Un nuovo fenomeno sta interessando gli Stati Uniti d’America e si tratta dello spopolamento di alcune zone. Nascono così nuovi piani per incentivare il trasferimento. Una opportunità unica per chi sogna di rifarsi una vita.

Il nuovo SOGNO AMERICANO: le città negli USA che ti pagano o ti regalano terreni se ci vai a vivere

# Da 5.000 a 15.000 euro: le città che pagano per andarci a vivere (a certe condizioni)

Credits: www.planhamilton.com

Il problema dello spopolamento, in America, sta interessando anche quelle che prima erano considerate grandi città. Un esempio su tutti è Detroit, in Michigan, colpita dalla crisi del settore automobilistico. Infatti, in un solo decennio, è passata da quarta a diciottesima nella classifica delle città più popolose. Per questo motivo, dal 2008, il governo locale ha indetto la “Challenge Detroit” che offre borse di studio per chi decide di trasferirsi o lavorare nella città.

Anche la città di Hamilton, in Ohio, offre del denaro per attirare potenziali nuovi talenti. Attraverso il programma “Talent Attraction”, vengono versati fino a 5000 dollari a tutti i laureati in discipline scientifiche che si fanno accogliere dalla cittadina.

Un programma simile lo ritroviamo a St. Claire County, sempre in Michigan, dove l’amministrazione locale si propone di saldare fino a 15.000 dollari di debiti universitari ai nuovi residenti.

Posti di lavoro con bonus e integrazioni sono ciò che invece si offre a North Platte, in Nebraska, e a Tulsa, in Oklahoma. Entrambe le città si ritrovano ad avere più offerte di lavoro che domande, così sono giunte alla stessa soluzione. Ai lavoratori della zona vengono offerti posti sicuri e tutele, oltre che bonus nello stipendio. Una frontiera da non perdere per tutti coloro che cercano una nuova occupazione e non hanno problemi a traslocare.

# Kansas e Iowa: terreni in regalo per costruire nuove case

Credits: www.trophypa.com

In alcune città del Kansas, come Osborne e Lincoln, sono presenti molti lotti edificabili in cui nessuno sembra intenzionato a costruire. Ad Osborne, in particolare, vengono offerti aiuti economici per chi vuole intraprendere un progetto di costruzione. Non si parla solo di case abitabili, ma anche di intere aree commerciali che possano favorire l’economia locale e attirare nuove persone.

A Manila, in Iowa, una cittadina con solo 912 abitanti, i lotti vengono offerti gratuitamente. Inoltre, attraverso un programma chiamato “Claremont House Lot”, la città regala anche case in base al reddito dei nuovi inquilini. Più la famiglia è numerosa e più la città è disposta ad accoglierla a sue spese.

# Meno tasse per i nuovi abitanti

Credits: pestmaster.com

Per altre città, si è optato per un tipo diverso di incentivo. Ad esempio, a Cottonwood Falls, in Kansas, i nuovi residenti non pagheranno le tasse sul loro reddito per i primi cinque anni di permanenza. In alternativa, si può decidere di scambiare questa concessione con un prestito studentesco di 15.000 dollari.

A Topeka, capitale dello Stato del Kansas, sono disposti a versare direttamente i soldi per un importo pari a 15.000 dollari. Chi ha già acquistato casa e lavora nella città almeno da un anno può richiedere la stessa somma in contanti. Ciò non aiuterà solo ad alleggerire il carico fiscale, ma anche di avere a disposizione maggiore liquidità per i propri acquisti.

Fonte: idealista.it

Continua la lettura con: Il PAESE DELL’HINTERLAND dove le CASE costano MENO di 1.000 euro al metro quadro

MATTEO GUARDABASSI

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

In ITALIA la prima FONTANA PUBBLICA da cui zampilla VINO

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credit: dorasarchese.it

In Italia la prima fontana pubblica che distribuisce vino gratis. Vediamo dove si trova e perché è stata inaugurata.

In ITALIA la prima FONTANA PUBBLICA da cui zampilla VINO

E’ stata inaugurata la prima fontana pubblica da cui sgorga vino tutto l’anno, e soprattutto gratis. No, non è uno scherzo né tantomeno una fake news. E’ parte di un cammino turistico-spirituale in Italia, ma la novità ha origini spagnole. Dove si trova e per quale motivo è stata inaugurata?

# Da Santiago a San Tommaso grazie a un bicchiere di vino

credit: 105.net

Tra il Cammino di Santiago e il Cammino di San Tommaso c’è un legame inaspettato: una fonte che distribuisce vino ai pellegrini. La fuente de vino della Bodegas Irache a Estella è stata una grande trovata commerciale che da anni attrae non solo gli assetati pellegrini, ma anche curiosi turisti. Prendendo ad esempio la fontana spagnola, anche in Italia si è deciso di inaugurare la prima fontana pubblica di vino. L’idea è venuta all’Associazione “Il cammino di san Tommaso” che si occupa di percorsi turistici e spirituali da Ortona a Roma.

# Quindici giorni di cammino e due regioni da attraversare

credit: abruzzoturismo.it

Infatti il Cammino di San Tommaso attraversa Lazio e Abruzzo, collegando Roma a Ortona. Quindici giorni di cammino in cui fedeli e non possono godere della natura più incontaminata degli Appennini, della cultura e della tradizione dei paesini e dei borghi attraversati e, ovviamente per chi crede, di un percorso fortemente spirituale. In questo lungo tragitto però, è stata inaugurata in Ottobre una piacevole novità di cui i pellegrini potranno usufruire: a Caldari di Ortona, in provincia di Chieti, si trova la prima fontana pubblica che distribuisce vino non-stop… e che vino. La fonte si trova nella tenuta della cantina Dora Sarchese che distribuisce vino abruzzese di ottima qualità.

# La fontana di Caldari è l’unica in Italia ad essere aperta tutto l’anno

credit: dorasarchese.it

Però attenzione, non è la prima fontana di vino in assoluto. Ne esistono altre anche in Italia – come ad esempio quelle storiche di Carosino (Taranto), San Floriano del Collio (Gorizia) e Marino (Roma) – ma aprono i loro rubinetti solo in particolari occasioni. Quella inaugurata a Caldari invece è aperta sempre e si può attingere dalla sua fonte in maniera totalmente gratuita. Sarà quindi sempre aperta e gratuita, ma non se ne può in alcun modo abusare, e questo l’Associazione San Tommaso ha tenuto a precisarlo:la fontana sarà libera ed accessibile ogni giorno, durante l’orario di apertura della cantina ma bisogna ribadire che la stessa non nasce come spillatrice gratuita di vino rosso ma come spazio di riposo e ristoro per i pellegrini dell’ Associazione “Il Cammino di San Tommaso” e come luogo di aggregazione per enoturisti e curiosi”. 

“Un bicchiere di vino con un panino, la felicità”, in questo caso ci si può permettere anche due bicchieri. Se quanto canta Al Bano è vero, i pellegrini del Cammino di San Tommaso saranno indubbiamente molto felici grazie alla fontana di vino da poco inaugurata.

Fonte: Dolce Vita Online

Leggi anche: Le 5 FONTI MIRACOLOSE della LOMBARDIA

ROSITA GIULIANO

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Gallerie e musei chiusi? L’ARTE si sposta al SUPERMERCATO

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Credits: artribune.com Aggiungi al carrello

Gli appassionati d’arte, ma soprattutto i gestori e lavoratori dei musei e gallerie, aspettavano con ansia il tanto atteso 27 marzo per poter aprire le loro porte. Poi, però, è arrivato un nuovo decreto che conferma la chiusura dei musei in tutta Italia e permette l’apertura delle gallerie solo in zona arancione. A Napoli, allora, un gallerista e una responsabile di un supermercato si sono fatti venire un’idea: spostiamo l’arte al supermercato. D’altronde i musei sono chiusi ma i market no perché considerati, ovviamente, di estrema necessità. Ma nutrire l’anima con la cultura non è certamente inutile e da qui nasce la mostra “Aggiungimi al Carrello”.

Gallerie e musei chiusi? L’ARTE si sposta al SUPERMERCATO

# Un supermercato si trasforma in galleria

Credits: artribune.com
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A Napoli, nella sede in via Alabardieri 8 del supermercato “Gourmeet”, fino al 18 aprile si terrà un’esposizione d’arte ad ingresso gratuito. L’idea di fare una mostra in un supermercato è venuta al gallerista Luigi Solito insieme alla curatrice Carla Traversio, che poi hanno collaborato con la socia di “Gourmeet” Antonella Polito. È stata una mossa vincente. Si è riusciti a far si che le opere, inserite in un contesto estraneo all’arte come è quello del supermercato, non stonino con lo spazio circostante.

In realtà, se si pensa ai musei come li conosciamo noi, questi sono frutto di una volontà di rendere l’arte fruibile a tutti tramite una distribuzione organizzata e, parlando di supermercato, non si intende altro che una distribuzione commerciale organizzata. D’altronde anche una casalinga che va a fare la spesa può trasformarsi in un’amante dell’arte, è tutta una questione di come si osserva. E nel “Gourmeet” di Napoli si è riusciti a creare una fluidità visiva.

# “Aggiungi al carrello”

Credits: artribune.com
Aggiungi al carrello

L’arte è il nutrimento indispensabile per qualunque processo formativo, espressivo, terapeutico e comunicativo del sé (…) Solo grazie all’arte è possibile attraversare il mondo, toccarlo e farsi toccare, conoscere l’altro da sé e osservare con sguardo rinnovato il contesto in cui viviamo”, sono le parole di Carla Traversio che spiegano la mostra. Considerando quindi che il Covid ha impedito l’arricchimento, il dialogo e confronto culturale, la mostra al supermercato permette di ricreare un po’ quel legame tra pubblico e arte, riunire i due mondi tramite l’incontro tra artista e fruitore nella quotidianità della spesa. Inoltre, l’esposizione funge da indagine sui consumatori per capire come questi si muovano all’interno del supermercato. Gli artisti coinvolti nell’iniziativa sono: Christian Leperino, Maurizio Savini con “Bubblegum”, Laura Niola, Ryan Mendoza con “Emma with marshmallows” e Francesca Matarazzo.

Fonti: artribune.com

Continua la lettura con: 🛑 Studio tedesco: “MUSEI e TEATRI NON sono LUOGHI A RISCHIO”. Due invece i luoghi critici per i contagi

BEATRICE BARAZZETTI

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Tra le più belle d’Europa c’è anche una STAZIONE ITALIANA. Ma non è quella che pensate

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credits: trovaunposto.it

E’ stata inserita nella lista delle stazioni più belle d’Europa. L’unica italiana. Opera di Santiago Calatrava. Dalla linea futuristica e affascinante. Ecco dove si trova. 

Tra le più belle d’Europa c’è anche una STAZIONE ITALIANA. Ma non è quella che pensate

# La Mediopadana: punto di riferimento di uno dei distretti industriali più grandi d’Europa

credits: frecciarossaig IG

La Stazione Alta Velocità Mediopadana, inaugurata nel 2013, rappresenta un punto di riferimento per uno dei distretti industriali più grandi d’Europa, che vanta un bacino potenziale di utenti di circa due milioni.

Oltre ad essere l’unica stazione della linea ad Alta Velocità Milano-Bologna, è anche il baricentro di un nuovo sistema metropolitano che comprende diverse città, tra cui Parma, Modena e Piacenza, incentrato tutto sulla via Emilia, connettendo in questo modo il sistema ferroviario e quello autostradale, a soli due chilometri di distanza.

# Un hub intermodale che colleghi i principali centri italiani

credits: vidivale72 IG

L’obiettivo del progetto che vede la stazione protagonista è quello di sviluppare e accrescere il suo ruolo di hub intermodale, aumentando il numero di treni veloci così da collegare i principali centri economici e culturali italiani.

Lo scopo finale è quindi quello di far diventare la stazione un elemento centrale sia a livello regionale, che a livello nazionale, fornendo una serie di servizi che vanno verso un sistema di trasporti sempre più interconnesso.

Ma la stazione Mediopadana non è celebre solo per la sua funzione centrale ed essenziale, anche il suo design è sicuramente degno di nota.

# La struttura ad onda che attira visitatori da tutta Europa

credits: goingmattos IG

Progettata dal famoso architetto spagnolo Santiago Calatrava, la struttura dell’edificio è talmente moderna e d’impatto che si posiziona tra le opere architettoniche più viste d’Europa. Diventata elemento identificativo della città, la stazione fa parte di un progetto di riqualificazione dell’area nord di Reggio Emilia, chiamato “le Vele”.

Proprio per questo motivo, la Mediopadana doveva avere originariamente la forma di una vela, ma venne poi modificata in una struttura a onda. La costruzione è composta da una serie sfalsata si tredici portali d’acciaio che, creando un gioco di prospettive, donano proprio un effetto ondeggiante alla struttura.

La stazione è veramente gigantesca: lunga quasi 500 metri, è sviluppata su due livelli costruiti attorno al viadotto ed è dotata di due ascensori panoramici. Inoltre, il progetto sembra essere anche attento all’impatto ambientale, lungo il lato esterno sono infatti presenti numerosi alberi.

Insomma, una costruzione contemporanea, affascinante e green, un vero e proprio modello che può essere di esempio per tante altre città.

Fonte: paesionline.it 

Leggi anche: La STAZIONE CENTRALE è la stazione più GRANDE d’Europa 

CHIARA BARONE

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#MYCARBONARA: così Roma festeggia sui social il suo PIATTO ICONICO

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Il 6 Aprile torna sui social con gli ashtag #mycarbonara e #carbonaraday la maratona degli amanti di questa ricetta tipicamente romana

Carbonara day è l’evento dedicato a tutti gli amanti della Pasta alla Carbonara, un classico della cucina romana, divenuto nel tempo uno dei piatti più popolari italiani e apprezzati anche all’estero.

#MYCARBONARA: così Roma festeggia sui social il suo PIATTO ICONICO

Cinque ingredienti: pasta, guanciale, pecorino, uovo, pepe. Questa è per i puristi della carbonara, la Ricetta con la R maiuscola e null’altro, oltre a tanta cura nel prepararla. No all’uovo che fa la frittatina, no al guanciale molle o bruciato, no alla pasta scotta e soprattutto no a cipolla o aglio, no a pomodoro o panna. Ada Boni nel Talismano della Felicità ci aggiunge un ciuffo di burro e uno schizzo di olio.

Dunque passata Pasqua, il 6 aprile, si festeggia sui Social e sulle tavole di Roma in primis, il Carbonara Day la  “spaghettata social” dedicata alla ricetta, ideata dai pastai di Unione Italiana Food con il supporto di Ipo – International Pasta Organisation.

La giornata prevede che puristi e innovatori saranno chiamati a condividere la loro “Carbonara perfetta” a partire dalle 10, seguendo il dibattito sui canali social WeLovePasta e con gli hashtag #CarbonaraDay e #MyCarbonara.

Il Carbonara Day, inizierà con un live twitting che avrà tra i protagonisti i pastai di Unione Italiana Food, lo chef Luciano Monosilio, lo youtuber e pasta lover Wilwoosh e Eleonora Cozzella, foodwriter, esperta di pasta e autrice del libro “La Carbonara perfetta”.

Nel corso dell’incontro saranno offerti consigli pratici e informazioni su curiosità relative al piatto. Sarà affrontato il tema su come preparare la carbonara ovvero se esiste solo una maniera per farla con i 5 ingredienti canonici o se non debbano esserci limiti alle reinterpretazioni della ricetta nel rispetto di quella originale.

Ad oggi il #CarbonaraDay ha raggiunto in 5 anni una platea potenziale di oltre 1 miliardo di persone. Per la storia della ricetta leggi l’articolo sul Gambero Rosso

FRANCESCA SPINOLA

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🛑 La crisi non è uguale per tutti: queste sono le CITTÀ ITALIANE che hanno perso più SOLDI

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Credits: it.businessinsider.com Grafico impatto Covid

 Attività economiche ridotte, chiusure, cantieri fermi hanno portato ad una diminuzione dell’entrate. Ma anche un settore turistico completamente bloccato, in un Paese come l’Italia, crea enormi danni. Inoltre, il rinvio del pagamento delle tasse, quali IMU e TARI, non aiuta molte città italiane. Si è assistito, quindi, ad una diminuzione drastica del PIL e anche i Comuni si sono trovati con sempre meno risorse. Ma quali sono quelli che hanno perso più soldi?

La crisi non è uguale per tutti: queste sono le CITTÀ ITALIANE che hanno perso più SOLDI

# Comuni: circa 2 miliardi di euro perduti

Credits: ravennanotizie.it
Crisi economica

CRIF Rating, agenzia di rating di credito, ha svolto uno studio che va ad analizzare le perdite subite dai 13 Comuni più grandi e importanti dell’Italia, che corrispondono al 25% delle entrate correnti del totale. Le città coinvolte sono: Torino, Genova, Milano, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Messina e Cagliari. Nel complesso, nel 2020, sono stati stimati 2 miliardi di euro mancati, anche se le perdite non sono distribuite in modo equo. 

Intere famiglie e imprese nell’ultimo anno si sono trovate ad avere più preoccupazioni, la pandemia ha infatti portato ad una diminuzione delle loro entrate giornaliere. Anche le amministrazioni hanno visto le loro casse più vuote, dato che hanno dovuto rinunciare ad alcune imposte fiscali (Imu, Irpef, Tari, imposta di soggiorno), ma le spese fisse da sostenere rimangono. Inoltre, una vendita ridotta di beni e servizi, una minore partecipazione in società e i mancati ricavi dalla concessione di permessi di costruzione ha impoverito i comuni ulteriormente.

# Milano e Venezia: i comuni maggiormente colpiti

Credits: it.businessinsider.com
Grafico impatto Covid

Venezia risulta essere la città i cui incassi pro capite sono diminuiti maggiormente, 459 euro, ma è seguita immediatamente da Milano con 417 euro. La distribuzione delle perdite è nettamente disomogenea. Reggio Calabria, ad esempio, ha avuto una diminuzione degli incassi pro capite pari a 100 euro, molto meno rispetto a quella del capoluogo lombardo e di quello veneto. Il vero problema è la differenza che c’è tra entrate e uscite, nelle quali sono comprese le spese fisse da sostenere (tra i pagamenti inevitabili ci sono quelli per il personale, gli interessi e il rimborso dei debiti); in più bisogna considerare lo stock di debito finanziario già esistente. Tuttavia, anche per quanto riguarda la rigidità delle spese c’è disparità tra i Comuni: se ai primi posti troviamo Torino con il 36% e Genova con 27%, Venezia che è la città che perso più incassi è al 20%. Per quanto riguarda, invece, lo stock di debito finanziario, Torino e Reggio Calabria superano il 200% , ma Milano supera il 100%.

Fonti: it.businessinsider.com

Continua la lettura con: L’altra emergenza: +131 milioni di POVERI nel 2020

BEATRICE BARAZZETTI

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🛑 NIENTE biglietto LOW COST per le tratte brevi sulla METRO

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Come comprare il biglietto della metro a Milano?
leggo.it - Biglietto Atm

La misura era stata approvata dal consiglio comunale nel 2019 all’interno della delibera sull’introduzione del ticket ordinario a 2 euro e poi rinviata nel 2020 causa Covid-19 e conseguente svuotamento dei mezzi e calo introiti nelle casse di Atm e del Comune di Milano. Verrà mai introdotto il biglietto breve?

NIENTE biglietto LOW COST per le tratte brevi sulla METRO

# Ennesimo rinvio per il biglietto breve a vantaggio di chi utilizza i mezzi di trasporto saltuariamente e per poche fermate

metropolitana milaneseIl biglietto breve era stato approvato all’interno della delibera sull’aumento a 2 euro del ticket ordinario dal consiglio comunale di Milano nel 2019. Il suo utilizzo avrebbe consentito un risparmio per gli utenti che fanno poche fermate e utilizzano i mezzi in modo saltuario. Dopo il rinvio nel 2020 causa arrivo della pandemia che ha ridotto l’utilizzo dei mezzi in favore dell’auto privata e ha ridotto gli incassi di Atm e Comune, ora la misura non è stata inserita nemmeno nel bilancio preventivo del 2021 e quindi slitta a data da destinarsi. Il commento dell’assessore alla mobilità Marco Granelli: “non abbiamo ritenuto di inserirlo oggi in un quadro che vede il trasporto pubblico già in difficoltà“.

# La bagarre in consiglio comunale. Monguzzi del Pd “Vogliamo la mitica città in cui tutto si fa a quindici minuti di distanza, e non facciamo il biglietto breve che andrebbe a fagiolo? “. Fedrighini dei Verdi è contrario: “Promuovere l’uso dell’abbonamento

Credits: milanopost.info – Abbonamento ATM

In consiglio comunale ci sono pareri opposti a riguardo. Carlo Monguzzi del Pd vede un mancato rispetto delle promesse della giunta: “Nel 2019 mi fu assicurato che sarebbe stato fatto nel 2020: ora nella commissione sul bilancio preventivo 2021 la giunta ci dice che è stato rimandato per la pandemia e che se ne parlerà. Vogliamo la mitica città in cui tutto si fa a quindici minuti di distanza, e non facciamo il biglietto breve che andrebbe a fagiolo? Siamo alla solita siderale distanza tra le promesse e i fatti“. Il consigliere comunale di verdi Enrico Fedrighini è contrario all’introduzione del biglietto breve, ma piuttosto preme perché venga incentivato la sottoscrizione dell’abbonamento annuale che costa di fatto 90 centesimi al giorno: “L’abbonamento Atm oggi è pagabile con rate mensili di 27,50 euro, cioè 90 centesimi al giorno, con i quali non ci si limita a fare una singola tratta di breve raggio ma si viaggia sull’intera rete Atm, ovunque, senza limiti orari e di tragitto. E, una volta che hai l’abbonamento, lo usi. Promuovere l’uso di questo abbonamento, anziché introdurre un biglietto breve usa e getta, fa bene alle tasche dei milanesi, alle tasche di Atm e ai polmoni di tutti“.

Fonte: Milano Today

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FABIO MARCOMIN

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Quando a Milano si sentiva URLARE: “L’è rivà el giasée”

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credits: milano scomparsa fb

Immersi quotidianamente in tutte le comodità moderne, spesso può risultare davvero difficile immaginare come si viveva un tempo, quando le lavatrici, i cellulari e le tv non esistevano. Come si faceva, per esempio, senza il frigorifero? C’era il giasée, come si dice in dialetto milanese, il venditore del ghiaccio. Ma in cosa consisteva questo mestiere ormai dimenticato?

Quando a Milano si sentiva URLARE: “L’è rivà el giasée”

# El giasée, l’uomo che vendeva blocchi di ghiaccio per le strade di Milano

credits: pinterest

Prima dell’avvento del frigorifero, durante i mesi più caldi, il giasée girava per Milano e vendeva il ghiaccio, usato per conservare gli alimenti. L’uomo del ghiaccio percorreva tutta la città con il suo carretto, che spingeva a mano o con l’aiuto di un asinello, e, solitamente, con un ragazzino come aiutante.

I blocchi di ghiaccio, lunghi quasi un metro e pesanti all’incirca 25 kg, venivano trasportati per le strade, in mezzo a strati di paglia, e comprati da molti milanesi.

# Commercianti e ricchi erano quelli che compravano più ghiaccio

credits: milano scomparsa fb

I commercianti erano sicuramente quelli che ne facevano un uso maggiore, compravano infatti interi blocchi che utilizzavano per conservare gli alimenti deperibili. Anche i più ricchi ne acquistavano molto, spesso possedevano infatti delle ghiacciaie personali, mobili di metallo dove il ghiaccio veniva inserito in apposite intercapedini. Insomma, i veri antenati dei frigoriferi.

I milanesi delle classi medio-basse ne consumavano certamente meno, abituati a fare la spesa ogni giorno nelle botteghe sotto casa, ne acquistavano poco, giusto per tenere in fresco i vini e qualche alimento.

La richiesta di ghiaccio, comunque, era enorme in una città in pieno sviluppo come Milano, tanto che si stima che, a fine Ottocento, vi fossero 30 grossisti, centinaia di rivenditori e 450 tonnellate di ghiaccio vendute all’anno.

# Come si produceva un tempo il ghiaccio?

credits: ilvulcano.it

Il ghiaccio veniva prodotto nelle neviere, “giassere” in milanese, grosse vasche che durante l’inverno venivano riempite di ghiaccio frantumato e neve, fino a creare collinette alte una decina di metri. Queste “riserve” venivano poi ricoperte di paglia o tronchi e lasciate congelare tutto l’inverno. Una volta giunto il periodo estivo, si facevano delle aperture alla base, da cui si scavavano dei tunnel nel ghiaccio, che veniva man mano fatto in blocchi e venduto.

Un altro metodo era quello di allagare appositamente strade o campi nel periodo delle gelate, così da creare ulteriori riserve di ghiaccio.

# L’avvento del frigorifero elettrico

credits: pinterest.it

Il sistema di produzione del ghiaccio, in uso sin dal Seicento, era inizialmente ad appannaggio dei nobili e dei più ricchi, ma col tempo divenne sempre più accessibile e popolare.

L’arrivo della modernità e lo sviluppo di scienza e tecnologia però portarono importanti cambiamenti per molti mestieri, anche per quello del giasée.

Il frigorifero elettrico, nonostante fu inventato nel 1913 da Fred Wolf, arrivò in Italia e a Milano negli anni ’50 con un vero e proprio boom che mandò per sempre in pensione i venditori di ghiaccio.

Fonte: milanoscomparsa-facebook.com

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CHIARA BARONE

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La frustrazione è il male del mondo

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Sisifo: e molla 'sto sasso!
In termini psicologici si indica la frustrazione come un’azione a vuoto. Un investimento di energia in qualcosa che non produce risultato. Questo determina una situazione di malessere che viene scaricato all’esterno per evitare reazioni psicosomatiche.
 
La nostra epoca è una fonte di continua e costante frustrazione. La stessa “vita virtuale” porta a investire la propria energia in situazioni fittizie.
 
Si era creato un equilibrio per cui a una maggiore vita virtuale si affiancava una sempre maggiore esigenza di esperienze, di viaggio, di progettualità, di relazione o di formazione. Ma ora queste esperienze sono state cancellate e si è creato uno sbilanciamento sul digitale.  
 
L’uso del computer e delle realtà virtuali sono per definizione azioni a vuoto perché in realtà non succede nulla. La stessa inattività a cui siamo stati spinti quest’anno è origine di frustrazione per una repressione continua rispetto a quello che sarebbe l’istinto alla vita.
 
Tutto questo produce uno scarico gigantesco. E lo si vede dalla cattiveria generale che sta montando giorno dopo giorno. Un’intolleranza verso gli altri con la rete che dà un senso di onnipotenza alle persone soprattutto nella componente più distruttiva. Un effetto rete moltiplicativo della frustrazione dei singoli.
 
Anche questo è uno degli effetti collaterali forse meno considerati ma che sta agendo in modo subdolo e pervasivo minando le fondamenta del benessere sociale.  
 
L’unica soluzione è tornare al più presto possibile a una vita più reale e naturale, relegando il digitale a uno strumento invece che a un ambiente, così da permettere a ognuno di assorbire tutte le frustrazioni attraverso un’azione corrispondente al suo movente.

Continua la lettura con: on the road 2021

Leggi tutti i pensieri del giorno: Pensieri del giorno

MILANO CITTA’ STATO 

Nuova luce per la “NAVE”, il PALAZZO ICONA di corso Italia (Fotogallery)

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Credits: archiportale - Nave Corso Italia

Un intervento di restyling ad opera dello studio Park Associati esalta l’architettura di uno degli edifici più iconici del ‘900 milanese. Ecco il suo affascinante restyling.

Nuova luce per la “NAVE”, il PALAZZO ICONA di corso Italia (Fotogallery)

# L’edificio iconico a forma di nave degli anni ’50 è rinato con una nuova luce

Credits: Andrea Martiradonna

La “Nave” progettata dall’architetto Luigi Moretti, l’edificio iconico di Corso Italia risalente agli anni ’50, è stato valorizzato dall’intervento di restyling operato da Park Associati. Un’architettura definita “audace” ai tempi della sua costruzione, che ha coinvolto un intero isolato della città, dalla forma che richiama appunto una grande nave per il suo “raffinato gioco volumetrico tra i due edifici dove quello più alto, appoggiandosi su quello più basso, si percepisce come una prua nell’atto di sfondare lo spazio verso la strada. Questa sensazione è accentuata dal colore chiaro della facciata, ricoperta da tessere di mosaico in marmo bianco.”

# L’illuminazione come elemento chiave del restyling dello studio Park Associati (Fotogallery)

Lo studio Park Associati è riuscito a accentuare e valorizzare filologicamente l’edificio, rimanendo molto rispettoso e aderendo perfettamente all’intervento originario. L’intervento di restyling si è focalizzato sulle parti comuni oltre ad alcuni dei piani riservati agli uffici. L’illuminazione è stata utilizzata come uno strumento di design invece che come un semplice elemento decorativo: la “Nave” ha acquisito letteralmente una nuova luce. 

L’intervento di illuminazione discreto consente, la sera, di sottolineare le linee marcapiano orizzontali enfatizzando il carattere dell’edificio, “creando un effetto di “galleggiamento del volume sulla base sottostante.” Al primo e secondo piano, nel corpo basso, grazie alle lamelle scatolari in alluminio microforato viene accentuata la scansione delle finestre. Inoltre con l’illuminazione interna delle lamelle la presenza delle stesse finestre viene messa in risalto al calar del sole.

 

Fonte: Archiportale

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FABIO MARCOMIN

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Lo spettacolo della fioritura: il più BEL CILIEGIO d’ITALIA è a pochi chilometri da Milano

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Credits: initialia.virgilio.it Ciliegio Vergo Zoccorino

Non solo in Giappone. Anche in Italia lo spettacolo dei ciliegi in fiore rende omaggio al periodo della fioritura. E per ammirare il più bell’albero di ciliegio in Italia basta uscire di pochi km da Milano.

Lo spettacolo della fioritura: il più BEL CILIEGIO d’ITALIA è a pochi chilometri da Milano

# Dove?

Credits: @brianzafoto
Ciliegio Vergo Zoccorino

A Vergo Zoccorino, una piccola frazione di Besana Brianza, si trova il più grande ciliegio selvatico dello Stivale. Sconsigliamo di recarvi in macchina fino ai piedi del fusto, meglio lasciare che la natura possa coinvolgervi e risparmiando un inutile inquinamento acustico e atmosferico, specie in prossimità del monumentale ciliegio. Si dice abbia più di 100 anni e il grosso fusto dà l’impressione che abbia davvero visto un’Italia che iniziava a covare il seme del ventennio.

 

# Quando?

Ad aprile, a volte anche prima se la stagione è propizia, è possibile visitare il luogo dove il grande albero regala uno spettacolo meraviglioso.

# Un albero tutelato

Il ciliegio è stato inserito nell’elenco degli alberi monumentali in Italia, grazie alla certificazione del Ministero delle Politiche Agricole.

# Preservare il nostro patrimonio

Credits: @scatto_monza
Ciliegio Vergo Zoccorino

È importante sapere dove poterlo ammirare, tanto quanto lo è conoscere il nostro territorio e le sue innumerevoli ricchezze, non soltanto architettoniche. Senza intaccare minimamente il primato degli ulivi italiani, primo fra tutti quello di Borgagne, in Puglia, che viene stimato intorno ai 4000 anni, il ciliegio di Vergo Zoccorino con i suoi quasi 25 metri di altezza e 5 metri di circonferenza regna con tutta la sua maestosità in un paesaggio che sembra di una fiaba. Anche se c’è chi dice che possa avere 200 anni si va a rigor di logica abbinando la sua piantumazione all’edificazione di una cascina che sorge a pochi metri. Ma poco importa quando, al suo cospetto, si rimane senza fiato rendendo eterna l’emozione che si prova.

Continua la lettura con: In Italia c’è l’albero più VECCHIO d’EUROPA: ha più di MILLE ANNI

ROBERTO BINAGHI

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Consoliamoci con il DOLCE: le 10 migliori COLOMBE ARTIGIANALI di Milano

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credit: corso22.com

La colomba, come il panettone, è un dolce tipico meneghino. Ma tra tutte, quali sono le 10 migliori colombe della città?

Consoliamoci con il DOLCE: le 10 migliori COLOMBE ARTIGIANALI di Milano

Se il panettone è il re del Natale, la colomba è indubbiamente la regina della Pasqua e non è un caso che entrambi siano milanesi. Anche il dolce tipico pasquale infatti è stato inventato a Milano ed è presente sulle tavole di tutta Italia in varie versioni: cioccolato, pistacchio, caramello, ecc… Ma quali sono le colombe artigianali più buone di Milano? Ecco la top 10 secondo Corso 22

#10 Mandarin Oriental

credit: corso22.com

L’hotel di lusso meneghino “Mandarin Oriental” quest’anno ha preparato una sorpresa pasquale: la colomba dello chef Nicola Di Lena (al prezzo di 45 euro). La si può gustare in una camera dell’hotel oppure comodamente a casa, ordinandola al numero 02 87318898 oppure mandando una mail a mandarinbarmilano@mohg.com.

#9 Armani Dolci

credit: corso22.com

Con Armani Dolci la moda arriva anche a tavola. Il packaging è ispirato alla collezione di stagione Armani donna, di cui riprende il motivo a rombi. La colomba artigianale è un prodotto di Guido Gobino, esperto di cioccolato a 360° ma soprattutto di Gianduia. La colomba di punta da 1 kg (al prezzo di 35€) segue la ricetta tradizionale; per i più pretenziosi invece la selezione prevede anche delle praline assortite e una golosa novità: ovetti di cioccolato al gianduia senza latte con cioccolato fondente, mandorle e croccante di nocciola oppure al cioccolato al latte con grué di cacao.

#8 Rinaldini – Pasticceria Artigianale

credit: corso22.com

Il pasticciere romagnolo Roberto Rinaldini per questa Pasqua 2021 propone varie tipologie di colomba, oltre ovviamente a quella tradizionale (38 euro): al profumo di vaniglia con scorzi di arance candite di Sicilia e mandorle, oppure quella al cioccolato (38 euro) e quella con albicocche semi candite e fichi (40 euro).

Per gli amanti dell’e-commerce c’è il 15% di sconto per lo shop online e la spedizione è gratuita con almeno 50 euro di dolcezza.

#7 Pasticceria Martesana

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Anche quest’anno la famosissima pasticceria milanese Martesana ha fatto parlare di sé, non il doppio bensì il triplo. Infatti oltre allo storico punto vendita se ne sono aggiunti altri due, raggiungendo quota tre: in via Paolo Sarpi 64 (tel. 02.99.26.50.69) e in piazza Sant’Agostino 7 (tel. 02.47.76.02.01).

Hanno ancora una volta stupito con le loro prelibatezze e, oltre alla classica (40 euro), in vendita trovate la versione pistacchio e cioccolato, in collaborazione con Acadèmia di Chef in Camicia. Per i fan delle uova di Pasqua qui la scelta è davvero difficile, sia nell’e-commerce che nei punti vendita si possono trovare le versioni: Fragolosona, Cioccococco e Martesananas. Oltre ad una inaspettata pastiera edizione milanese.

#6 Peck

credit: corso22.com

Peck è considerato da molti il tempio della gastronomia milanese e non potevano farsi mancare la colomba pasquale. All’interno dei laboratori Peck sono state ideate da milanesi per i milanesi la versione più tradizionale della colomba (30 euro), oppure quella ai 3 cioccolati per i più golosi (34 euro). Realizzate a mano come le colombe, si possono trovare anche le uova di cioccolato.

#5 Carlo Cracco

credit: corso22.com

Un po’ di Cracco in tutta Italia. Sullo shop online troverete la colomba classica preparata artigianalmente (40 euro) e, come la ciliegina che rende perfetta la torta, sono disponibili anche le creme alla nocciola realizzate il collaborazione con l’azienda Parodi: perfette da spalmare.

#4 Panzera Milano

credit: corso22.com

Ingredienti selezionati e 24 ore di lievitazione sono la ricetta perfetta per una colomba pasquale che non si dimentica facilmente, e sono anche i segreti che si nascondono dietro alla bontà della colomba di Panzera. Oltre alla colomba classica con una croccante crosta di mandorle e zucchero (36 euro), la pasticceria offre una vasta scelta: dal cioccolato, alle albicocche Pellecchiella del Vesuvio.

#3 Iginio Massari

credit: corso22.com

Massari è uno degli esponenti più apprezzati della pasticceria italiana e per la Pasqua 2021 ha creato un prodotto tradizionale ma arricchito: nell’impasto cubetti di scorza d’arancia candita, che accompagnano un mix di tre preziose varietà di vaniglia. Infine, ma non per minor importanza, la glassa di amaretti, mandorle e zucchero. I prezzi partono da 25 euro.

#2 Pasticceria Clivati

credit: corso22.com

La pasticceria Clivati è parte della tradizione meneghina ma quest’anno ha deciso di proporre, oltre a quella classica, una colomba particolare: la versione esotica. Per non farsi mancare nulla la pasticceria crea anche colombe decorate, il cui prezzo si alza rispetto alle versioni citate in precedenza (35 euro al kg) e si aggira intorno ai 90 euro.

#1 Ernst Knam

credit: corso22.com

Al primo posto della classifica, un pasticcere milanese di adozione: Ernst Knam, meglio conosciuto come “Il re del cioccolato”. Tedesco per nascita ma italiano per passione, lo chef conquista grandi e piccini con le sue creazioni, principalmente di cioccolato. Tra le sue invenzioni più apprezzate si ricordano: «Antica» (cioccolato e lamponi con frolla integrale) «Afrika» (mousse al cioccolato fondente 60% con una base di marquise al cacao), «Giulio» (una frolla al cioccolato con caramello lievemente salato). Sul sito Knam c’è un vero paradiso pasquale: coniglietti di cioccolato, uova di vari tipi e ovviamente la colomba, sia classica (40 euro) disponibile anche in versione mignon a 8 euro, che in edizione limitata – ed infatti è già sold out – cioccolato e albicocca. Nella versione natalizia del panettone lo chef ha stupito con il suo “knammettone”, stupirà i milanesi anche per Pasqua?

Fonte: Corso 22

Leggi anche: La COLOMBA è nata a Milano: storia e leggende del più tipico dolce pasquale

ROSITA GIULIANO

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