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Il FORTINO di MAZZALLAKKAR riemerge dal LAGO ARANCIO

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Credits: sicilianaturacultura.blospot.com

Il fortino millenario e le sue mura tornano alla luce in tutto il loro splendore. Ecco la sua storia e dove si trova.

Il FORTINO di MAZZALLAKKAR riemerge dal LAGO ARANCIO

# La costruzione del “Fortino di Mazzallakkar” è datata oltre mille anni fa

Credits maggiosamuela IG – Fortino di Mazzallakkar

Il “Fortino di Mazzallakkar” si trova nello stupendo borgo in provincia di Agrigento, Sambuca di Sicilia. È una fortezza in pietra la cui costruzione è fatta risalire alla colonia di arabi fondò la città di Zabut, oltre mille anni fa. Alcuni studi datano la struttura nel 830 d.c., utilizzata come stazione di posta per le carovane dell’epoca, altri spostano la sua edificazione qualche anno più avanti sopra i resti di una costruzione precedente. 

Credits: Francesco Sciamè – Fortino Sambuca

Presenta un impianto quadrato e quattro torri angolari coperte da cupolette in pietra calcarea, dei torrioni forniti di feritoie e delle mura alte quattro metri circa.

# Negli anni ’50 è stato sommerso per la costruzione di una diga utile a irrigare la vallata per la viticultura

Credits Enzo Termini – Fortino Sambuca

La fortezza era ancora in uno stato di conservazione quando fu sommersa dalle acque nella metà degli anni ’50 dello scorso secolo. La costruzione di un invaso artificiale nella “Zona dei mulini”, la vallata in cui era presenta la struttura fortificata, ne determinò la scomparsa. L’invaso solcato dal fiume Rincione-Carboj che può contenere fino a 32 milioni di metri cubi di acqua fu realizzato con la costruzione della diga omonima, per irrigare il territorio a valle e favorire la viticultura. 

# Ogni 6 mesi la fortezza riemerge dal Lago Arancio

Credits: siciliaterrameravigliosa.altervista.org

La riemersione degli ultimi anni è dovuta al costante abbassamento del livello del Lago Arancio e ha portato alla luce oltre alle torri anche le mura fortificate. L’amministrazione comunale di Sambuca sta portando avanti un accordo, con l’azienda vinicola che ha sede sulle sponde del lago, con il fine di realizzare un accesso pedonale tra i filari di vigneti per consentire ai turisti di raggiungere la fortezza e valorizzare questa attrazione.

 

Fonte: Si Viaggia

Continua la lettura con: L’ “Atlantide del lago”: il BORGO SOMMERSO riemergerà dall’acqua dopo quasi trent’anni

FABIO MARCOMIN

Leggi anche: Rifiuti di plastica, venti aziende producono oltre la metà del totale mondiale

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EMEMEM: anche a Milano l’artista che trasforma in ARTE le BUCHE dell’ASFALTO

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Credit: Facebook Ememem

Nella vita c’è chi tappa i buchi. Poi c’è chi riempie gli spazi.
Un artista francese di cui conosciamo il nome d’arte, Ememem, trasforma le imperfezioni create dal tempo in opere d’arte urbana.

EMEMEM: anche a Milano l’artista che trasforma in ARTE le BUCHE dell’ASFALTO

# La STREET ART e la manutenzione dei marciapiedi

Credit: Milano Segreta fb

Si firma Ememem un misterioso artista francese che cura le ferite dei marciapiedi con il colore della sua arte.
Il tempo che passa, l’usura, le ruote di ogni veicolo, creano nell’asfalto un bisogno di manutenzione.
C’è chi si affida alle amministrazioni comunali, trasformando una buca in occasione di lamento o nella piaga del secolo, quando basterebbe mezzo chilo di bitume per riparare il danno.

Ememem, armato del coraggio, la vera scintilla degli artisti, ci vede la tastiera di un flauto su cui iniziare a suonare la sua sinfonia, riparando la ferita con le sue creazioni.

La tecnica, che lo stesso Ememem ha denominato Flacking, prevede di riparare le crepe con l’inserimento di ceramiche, mattonelle e la conseguente creazione di un mosaico colorato e disruptive.
L’effetto non è più semplice manutenzione, ma riesce a dare l’impressione che dal sottosuolo una forza dirompente abbia spaccato l’asfalto per far emergere il bisogno di colore nella monotona tonalità urbana.

# Da Lione a Milano anche se… 

Credit: @ememem.flacking

In una dichiarazione (che si può trovare qui ruinsart.altervista.org) lo stesso Ememem rivela che è nato tutto come un gioco.

“C’erano un sacco di piccoli fori sull’asfalto di fronte al mio studio … immediatamente, ho trovato molto eccitante lavorare per strada. Una vera rivelazione!”, spiega, ammettendo di essere stato ispirato da una piccola anfora di argilla che si ruppe quando era piccolo e che riparò assemblandone i cocci.

“Ememem è un personaggio con cui io gioco. Un’entità leggermente incrinata, ossessionato con i fori da riempire…ripara tutto il possibile, ovunque io vada.  Il suo lavoro non ha un’unica interpretazione, ognuno può vederci ciò che vuole, ma lo scopo è sicuramente quello di riqualificare e rivitalizzare le strade delle città con l’arte. L’intento di Ememem è quello di portare ad una riflessione sul modo corrente di organizzare i luoghi pubblici, su come preservare le aree pubbliche, e anche su ciò che ciascuno di noi può apportare alla comunità”.

Ememem inizia a Lione, la sua città, ma ben presto inizia a vedere le fenditure in ogni città in cui ha l’opportunità di viaggiare.

Ed è così che si trovano le sue opere perfino nella campagna francese, come in tutte le città. In Italia si possono trovare le sue opere a Milano, Genova e Firenze.

# A Milano invece che arte è ritenuto un atto vandalico (e viene “cancellato”)

Credit: Facebook Ememem

Ci sono dettagli della moderna vita in città che sono diventate delle pericolose consuetudini. Un dettaglio sono sicuramente le buche, pericolose e antiestetiche.
La sfumatura più raccapricciante, però, è la concezione che i cosiddetti potenti hanno della street art, nonché la completa e reiterata mancanza di rispetto verso ogni forma d’arte.
I regolamenti urbani sono sicuramente pensati per donare ai cittadini un arredo decoroso, evitare che l’esagerazione possa imbrattare tutti i muri e marciapiedi delle nostre città. Ma ci crediate o no, gli interventi di Ememem sono considerati atti vandalici a tutti gli effetti.
È curioso pensare che gli stessi amministratori che non si accorgono della buca e del degrado, si possano poi nascondere dietro una norma di legge per definire queste opere un atto vandalico.
Le opere che a Milano erano visibili in Buonarroti o in Sempione, pare siano state rimosse, probabilmente durante opere di rifacimento del manto stradale e dei marciapiedi.

È facile immaginare quindi Ememem intento a creare negli orari notturni, ovvero quando in giro non ci sono troppi occhi indiscreti.
La tecnica del flacking richiede diverse ore di lavoro per ogni singola creazione. Si deve scegliere il pezzo da cui partire e poi iniziare a ricamare intorno il progetto artistico, stando bene attenti a tagliare le varie mattonelle in modo da comporre una creazione dall’aspetto molto gradevole e colorato.

Trattandosi di mattonelle o piastrelle, anche la fase di asciugatura del collante deve essere rispettata, in modo da permettere di saldare il nuovo inserto colorato con il tessuto urbano preesistente.

# Anche le buche hanno il loro lieto fine

Credit: Facebook Ememem

Ecco che anche elementi pericolosi o semplicemente antiestetici come le buche, vivono da protagonisti la favola del brutto anatroccolo: al tramonto si addormentano brutte e potenzialmente dannose, risvegliandosi all’alba tutte colorate e pronte ad accogliere il passo frenetico della città.

L’opera dell’artista francese si può ammirare nelle gallerie digitali dei suoi canali social,  instagram Facebook oppure incontrandole per strada.
Nella fantasia di Gotham City, i cittadini hanno la luce per chiamare Batman in aiuto.

Nella realtà abbiamo le crepe dell’asfalto, da usare come richiamo per Ememem che viene in soccorso di caviglie e – perché no? – del buon umore, colorando la città con le sue colorate creazioni. 

Continua la lettura con: Sui marciapiedi di Milano si possono trovare i pinguini di PAO e i loro cloni (FOTOGALLERY)

Leggi anche: Comunali Milano, nuova “lista civetta”: allarme (condivisibile) di Italia Viva

LAURA LIONTI

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L’invisibile è la frontiera inesplorata della scienza

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Einstein

Ci sono ambiti che hanno una rilevanza enorme sulla vita delle persone che però restano del tutto sconosciuti alla ricerca scientifica.

Un esempio è l’intuizione. Si dice che Einstein abbia avuto l’intuizione della teoria della relatività in ascensore. E celebre è la mela caduta in testa a Newton che lo avrebbe indotto alla scoperta della legge della gravitazione universale.

Tutti gli scienziati concordano sul fatto che l’intuizione abbia avuto un impatto sulle loro scoperte o su quelle di altri ricercatori. Eppure ancora la scienza non riesce a decifrare in modo razionale l’origine e la natura delle intuizioni.

Un altro esempio molto interessante è quello dei sogni. Ogni essere umano in media trascorre un terzo della sua vita dormendo e sognando eppure non esiste ancora una lettura scientifica reversibile e dimostrata sul significato dei sogni.

In antichità veniva data molta rilevanza ai sogni, sia nella cura delle malattie sia come orientamento nelle decisioni. Nelle sue scelte Alessandro Magno si faceva guidare da interpreti dei sogni che faceva nella notte così come capitava a imperatori romani: Costantino dopo un sogno, con la croce con la scritta “in hoc signo vinces”, ha trasformato la sua politica nei confronti dei cristiani conquistando così il massimo potere.

Evidente a tutti sono gli scambi di energia nelle relazioni tra persone o con i luoghi. Ad esempio il contatto con la natura crea effetti diversi da quelli di un aula affollata. Senza poi contare lo stesso concetto di anima che per gli antichi era un elemento fondamentale della natura umana mentre al giorno d’oggi viene considerato al massimo come un’astrazione religiosa. 

Il fatto che la scienza moderna ritenga di doversi occupare di tutto ciò che è osservabile e replicabile sperimentalmente la porta al di fuori del mondo dell’invisibile anche se da questo nascono effetti importanti. Concentrarsi sugli effetti rischia di far perdere la progettualità che è all’origine di tali effetti, come è il caso del seme che nel momento in cui scompare nel terreno dà vita alla pianta. 

È nell’invisibile che si nasconde la parte più interessante di quello che non conosciamo e forse la prossima rivoluzione scientifica sarà di addentrarsi in ciò che non è osservabile o che apparentemente sembra irrazionale o privo di logica.

A quel punto forse si farà luce sul mistero dell’intuizione rendendola così più utilizzabile in maniera consapevole. E riportando così l’intelligenza umana fuori portata di quella artificiale.

 Continua la lettura con: la manipolazione segreta delle leggi

MILANO CITTA’ STATO 

MILANO – SVIZZERA in bici: la TI-CICLO-VIA, il PROGETTO della SUPER CICLABILE

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Credits: varesenews - Ti-Ciclo-VIA

Alla base della super ciclabile che dovrebbe collegare Milano e la Svizzera c’è TI-CICLO-VIA, tra la provincia di Varese e il cantone Ticino. Vediamo come si potrà raggiungere il Ticino da Milano in bicicletta e viceversa.

MILANO – SVIZZERA in bici: la TI-CICLO-VIA, il PROGETTO della SUPER CICLABILE

# L’obiettivo di TI-CICLO-VIA: migliorare la mobilità e diffondere la mobilità sostenibile nella zona transfrontaliera situata tra le città di Varese e Mendrisio

Credits: varesenews.it – TI-Ciclo-Via

Alla base della super ciclabile che dovrebbe collegare Milano e la Svizzera c’è TI-CICLO-VIA, pronta a fine del 2022. Il progetto si pone 3 obiettivi:

  • intende sviluppare un’offerta di mobilità ciclabile competitiva e integrata ai trasporti pubblici con la realizzazione, da Varese a Stabio, di una ciclovia di livello transfrontaliero e internazionale,
  • stimolare la domanda di mobilità ciclabile e sostenibile con azioni di sensibilizzazione e di coinvolgimento attivo dei cittadini e dei pendolari
  • sviluppare una strategia comune ed un piano d’azione sulla mobilità ciclabile transfrontaliera. Il costo complessivo ammonta a circa 2.300.000 euro e sarà cofinanziato dai fondi Interregionali e dalla Confederazione elvetica.

Vediamo come la TI-CICLO-VIA potrebbe raggiungere Milano.

# Il progetto punta a collegare le ciclabile Europea Eurovelo con la VENTO, la pista ciclabile più lunga d’Italia

Credits: legnanonews.com -Tratto ciclabile tra Castellanza e Legnano

Il collegamento della ciclabile, dalla Svizzera alla provincia di Varese fino a Milano, sarà possibile grazie al Corridoio ciclistico nella Valle Olona MOVEON, finanziato da Fondazione Cariplo, Regione Lombardia e con il contributo dei Comuni coinvolti, in particolare Castellanza, Legnano, Busto Arsizio, del parco Alto Milanese.

Si partirebbe mettendo in rete i percorsi ciclabili già presenti, e da Castellanza arrivare a Legnago e poi spingersi fino a Milano. Come spiega il consigliere con delega all’ambiente del comune di Castellanza: “L’obiettivo è di arrivare fino al parco dei Mulini e proseguire fino a Milano affiancando il Villoresi: per questo abbiamo coinvolto anche Regione Lombardia e Città Metropolitana, che non hanno potuto presenziare all’incontro, ma i cui tecnici si sono messi a disposizione per il progetto». Ora ci sono 36 mesi per presentare il progetto e raccogliere le risorse necessarie come riporta legnanonews.com.

Un progetto che si potrebbe ricollegare con la più lunga ciclabile d’Italia: la celebre VenTo. 

# Al via dal Naviglio Pavese le prime opere per realizzare VenTo, la pista ciclabile di 679 km ideata dal Politecnico di Milano

Si chiama VenTo la pista ciclabile di 679 km in realizzazione che collegherà Venezia a Torino, passando da Milano. Il progetto ideato dal Politenico di Milano nel 2016 è inserito all’interno dell’itinerario ciclabile europeo Eurovelo 8, da Cadice in Spagna a Limassol, a Cipro. Continua la lettura con: VenTo: iniziati a Milano i lavori per la PISTA CICLABILE più LUNGA d’Italia

Leggi anche: La STRAORBITALE diventa realtà (anche se con altro nome): 70km di ciclabile attorno a Milano

FABIO MARCOMIN

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Iniziata a MILANO la costruzione del QUARTIERE DEL FUTURO

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Credit: internimagazine.it

Sono iniziati i lavori per l'”architettura della vita”, il progetto che darà una svolta alla nostra città.

Iniziata a MILANO la costruzione del QUARTIERE DEL FUTURO

Abbiamo già parlato del progetto “Welcome, feeling at work” quando ancora era solo un’idea. Quella che è stata definita la Rivoluzione giapponese della zona est di Milano, finalmente non è più solo un’idea: sono iniziati infatti i lavori che dovrebbero concludersi entro il 2024.

# L’architettura della vita arriva a Crescenzago

credits: artribute.com

L’area che verrà rivoluzionata dal progetto futuristico è Crescenzago, nello specifico via Rizzoli. Dall’oriente l’idea di costruire un edificio biofilico, secondo i principi di quella che viene chiamata “l’architettura della vita”. Infatti la presenza di elementi naturali come luce, aria e legno sono funzionali a stimolare la mente e i sensi, aumentando il benessere fisico e mentale di chi vive gli spazi. In questo caso si tratta di spazi lavorativi e, nonostante lo scopo sia proprio quello di creare un grande villaggio del lavoro, il nome “Welcome, feeling at work” trasmette in poche semplici parole l’obiettivo del progetto: creare un luogo dedicato al co-working che stimoli feelings, sensazioni.

# Il quartiere del futuro tra lavoro, natura e comfort

Credit: internimagazine.it

Se questo è lo scopo che si è imposto lo studio di architettura Kengo Kuma che ha dato vita al progetto, l’obiettivo invece per la città di Milano è la riqualifica di un’area che a lungo è stata sottovalutata. Nel 1960 Angelo Rizzoli scelse questa zona per ospitare rotative, redazioni, uffici e abitazioni dei dipendenti della casa editrice. Oggi però di questo pezzo importante della storia milanese non restano che amianto e rifiuti plastici, lignei e metallici che è necessario eliminare. I lavori sono già iniziati e il quartiere del futuro – in cui saranno affiancati orti, giardini, negozi e persino un auditorium agli spazi lavorativi – è pronto a sorgere.

# Sarà l’inizio di un nuovo modo di lavorare?

Credit: bergamonews.it

Nei prossimi mesi saranno eseguite le opere di strip out che consistono nelle attività di bonifica e di rimozione dei rifiuti, dopodiché si procederà con la demolizione della vecchia struttura. Lo smantellamento dell’iconico edificio scaverà – letteralmente – nella storia di Milano. La struttura è, infatti, una delle ultime parti rimaste escluse dalla riqualificazione della maxi-area realizzata negli anni 2000.

La costruzione del nuovo quartiere segna quindi l’inizio di una nuova era per Milano. A prova di ciò, i progettisti si sono assicurati che l’edifico rispetti le specifiche previste dal U.S. Green Building Council, per dar vita ad un luogo tanto funzionale quanto sostenibile.

Il progetto è ambizioso: sarà davvero l’inizio di un nuovo modo di lavorare in città?

Leggi anche: La rivoluzione GIAPPONESE nella zona Est di Milano: i cittadini vivranno in simbiosi nella NATURA

ROSITA GIULIANO

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🛑 Il nuovo DRAGONE di MILANO: il maxi murales già da LEGGENDA

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Credit: Facebook

In città è arrivato un nuovo dragone: dove si trova e perché questa figura è così ricorrente a Milano?

Il nuovo DRAGONE di MILANO: il maxi murales già da LEGGENDA

26 maggio 2021: è stato inaugurato un nuovo drago a Milano, eppure per una volta non stiamo parlando delle famose fontanelle. Oltre ai famosi draghi verdi si è aggiunto anche questo maxi murales che ha come protagonista un dragone rosso. Ma dove si trova e come mai questa figura è così ricorrente a Milano?

# Un dragone di oltre 30 metri in via Terenzio

L’opera di street art appena comparsa tra le vie milanesi è lungo oltre 30 metri e si trova nella zona est della città. Il progetto è nato dai cittadini, per i cittadini: infatti è stato il Comitato di quartiere Zona delle Regioni ad essersi attivato per migliorare un lungo muro degradato e sporco che danneggiava l’immagine dell’area circostante. La via interessata è via Terenzio, un tempo strada chiusa ma oggi diventata un importante collegamento tra viale Corsica e via Zanella.

Credit: mentelocale.it

# La scultura a forma di drago

Credit: Urban File

La zona è stata, in questi ultimi anni, sede di importanti progetti di riqualificazione come ad esempio la creazione del Giardino Oreste del Buono – che ospita al suo interno anche il Museo del Fumetto. All’interno del Giardino si trova una grande scultura a forma di drago che si inabissa nel terreno e simboleggia così l’unione di due aree separate.

Credit: mentelocale.it

Il simbolo del drago è stato ripreso ed è divenuto il protagonista del grande murales. L’opera occupa ben 400 mq e mostra immagini fantastiche di bambini che cavalcano animali volanti in un divertente inseguimento con il dragone rosso. Ma come mai è così ricorrente la figura del drago in città? Cosa simboleggia?

# Il mostro Tarantasio: il protagonista meneghino per eccellenza

Credits: milanobiz.it

Il drago è un protagonista leggendario non solo della città di Milano ma di tutta la regione Lombardia. Tutto cominciò dal Lago Gerundo, che per chi non lo conoscesse è un bacino acquatico ormai scomparso che secondo le leggende locali nascondeva un mostruoso serpente chiamato Tarantasio. Un tempo infatti il lago non era stagnante com’è oggi e le sue acque arrivavano a coprire le province di Milano, Bergamo, Cremona, Lodi e Mantova. Il suo famoso abitante – che spesso veniva confuso con un drago – faceva strage di uomini e bambini finché il capostipite della dinastia dei Visconti di Milano non riuscì ad ucciderlo. Per assicurarsi che il mostro fosse morto il lago venne prosciugato e per ricordare la sua impresa venne scelto un biscione che ingoia un bambino come emblema della loro casata.

Il grande murale riprende quindi la storia di Milano che è accompagnata sin dalle origini dalla figura leggendaria del drago Tarantasio. Il mostro, infatti, ci ha sempre dissetato nelle calde giornate estive… senza che noi lo sapessimo.

Fonte: Mentelocale, SiViaggia

Leggi anche: Nightmare ambrosiano: i 5 SIMBOLI ESOTERICI di Milano

ROSITA GIULIANO

Leggi anche: Drive in Circus: tre giorni di spettacoli, tra clownerie e acrobatica

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🛑 Inaugura il “MUSEO-NARRANTE” del DESIGN: sarà una nuova attrazione di Milano? Che cosa lo rende così unico

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Credits maart_milano IG - ADI, Museo del design

Andiamo alla scoperta del “museo-narrante” del design italiano che lancia la sfida alla Triennale. Ecco come è stato realizzato e perché diventerà una nuova meta per i milanesi e i turisti da tutto il mondo.

Inaugura il “MUSEO-NARRANTE” del DESIGN: sarà una nuova attrazione di Milano? Che cosa lo rende così unico

# L’ADI Design Museum lancia la sfida alla Triennale

Credits giacintacavagna IG – Adi, Esterno 1

L’Adi Design Museum – Compasso d’oro è stato realizzato all”interno in un edificio degli anni ’30 che veniva utilizzato come deposito di tram a cavallo e come impianto di distribuzione di energia elettrica. La sua inaugurazione aggiunge nuova linfa a una delle eccellenza milanesi nel mondo, il design. Nel museo è presente una selezione degli oggetti di design premiati dall’Associazione per il disegno industriale Compasso d’oro dal 1954, che sceglie il meglio del Made in Italy. Questo nuovo museo del Design lancia la sfida a quello della Triennale, come sottolinea il suo presidente Stefano Boeri: “E’ una caratteristica di Milano essere una città con più voci. Importante è coordinarsi, anche in vista del Salone che sarà imperdibile“. La biglietteria è totalmente contactless grazie a un’app sviluppata da Orbital Cultura – Gruppo Nexi.

# Un “museo narrante”, a metà strada tra “muso-chiodo” e “museo luna-park”

Credits matteochincarini IG – Interno Adi, Museo del design

Nella realizzazione del museo, che sorge in un’ex area industriale recuperata tra via Ceresio e via Bramante, si è scelto di preservare la suggestiva navata storica dell’ex-centrale elettrica dentro cui è stato sviluppato. Il progetto, a cura dello studio di architettura Migliore + Servetto Architects con Italo Lupi, si ispira al concetto di “museo narrante” “a metà strada tra il museo-chiodo, con i quadri attaccati alla parete o con gli oggetti esposti tout court, e il museo luna-park, ovvero forzatamente experience, tanto da stressare con troppi input il visitatore”. L’obiettivo è quello di stimolare la curiosità del pubblico, spiegando il significato e il valore del Made in Italy.

Fonte: Artribune

# L’edificio si estende su 5.000 mq di superficie e ospita ben 2.400 oggetti 

Il museo, che intende essere sia un museo permanente che flessibile, si estende per 5.135 mq di superficie e al suo interno sono presenti cinque mostre permanenti e tre temporanee, per un totale di 2.400 oggetti presenti. Oltre a questo si trovano anche laboratori per bambini.

Tra le mostre permanenti ci sono 3 installazioni e videoinstallazioni:

  • Il design entra nella storia‘ realizzato dalle OffiCine (Ied e Anteo), Bios (com POLI.design – Sistema Design Politecnico di Milano;
  • Il “cucchiaio e la città” che mette in mostra le collezioni storiche con un racconto di tutte le edizioni e focus su 28 progetti premiati;
  • Manifesto alla carriera” è invece un omaggio ai 139 Compassi d’oro alla carriera da parte della grafica italiana.

Tra le esposizioni temporanee imperdibili troviamo:

  • Uno a uno. la specie degli oggetti” con accoppiamenti di oggetti vincitori come una Ferrari e la Fiat Zagato;
  • la personale dedicata alla prima vincitrice donna “Renata Bonfanti, tessere la gioia” personale, tra i primi designer di textile italiani;
  • “Giulio Castelli”, uno speciale tributo al creatore di Kartell e tra i fondatori dell’Adi.

Tra gli eventi in programma l’Adi Design Index 2020 a giugno e la quarta biennale dell’oggetto del libro, con mostra su Olivetti, a novembre sempre di quest’anno.

 

Fonte: Ansa

Continua la lettura con: Il QUARTIERE MUSEO che racconta la STORIA di MILANO (FotoGallery)

FABIO MARCOMIN

Leggi anche: Milano è alla ricerca di nuove idee per la Design Week

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La RIVOLUZIONE nei trasporti: arrivano il primo Pick Up e il primo Camion con motore a IDROGENO. Presto le auto?

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Hyundai-HDC-6-Neptune. Credits: Wired.it

E’ ormai certo che il futuro del mondo dei trasporti sarà legato all’idrogeno. Metteremo un giorno in soffitta la propulsione con idrocarburi? Una rivoluzione che potrebbe travolgere anche le vetture con batterie elettriche. Vediamo le novità in arrivo.  

La RIVOLUZIONE nei trasporti: arrivano il primo Pick Up e il primo Camion con motore a IDROGENO. Presto le auto?

Inesauribile perché estraibile anche, tramite scissione, dall’acqua e le nuove frontiere tecnologiche stanno consentendo di ottenere questo risultato con lavorazioni sempre più economiche ed ecologiche. Va da se che auto ma anche treni ed aerei avranno il cuore pulsante alimentato proprio dall’idrocarburo che, una volta espletato il proprio lavoro, verrà rimesso nell’ambiente sotto forma di vapore acqueo.

La sfida nel mondo dei pick up: quasi duemila chilometri di autonomia

Il pick up della Glickenhaus

In questo direzione stanno andando tutte le principali case automobilistiche e, di conseguenza, stanno preparando il lancio sul mercato di varie tipologie di mezzi. Poco tempo dopo la sfortunata presentazione del Cybertruck di Tesla, un pickup completamente elettrico e teoricamente indistruttibile, l’americana Glickenhaus annuncia il prossimo lancio sul mercato di un veicolo a idrogeno, molto versatile e che, per sottolineare l’affidabilità e la robustezza del mezzo, parteciperà alla massacrante Baja 1000 che si svolge nella Baja California. Una sfida che potrà permettere, in caso di esito positivo, di entrare nell’olimpo dei mezzi più affidabili al mondo, forte anche del fatto che Glickenhaus ha dichiarato che il proprio mezzo avrà una autonomia minima di 900 km per il modello a 4 porte mentre quello a due porte, decisamente più aggressivo, potrà percorrere fino a 1800 km senza bisogno di rifornirsi.

Il primo camion a idrogeno prodotto in serie al mondo

Hyundai: camion a idrogeno. Credits: alvolante.it

Mentre le case automobilistiche preparano le contromosse e sono in fase di studio avanzato treni ed aerei alimentati ad idrogeno, la rivoluzione si estende anche agli autotrasporti. La Hyundai, forte di una esperienza ventennale nella ricerca e sviluppo di mezzi mossi grazie a celle a combustione, ha diffuso le immagini di una nuova versione dello Xcient Fuel Cell, il primo camion alimentato a idrogeno prodotto in serie al mondo.

Xcient Fuel Cell 2021 ha una doppia alimentazione, a idrogeno ed elettrica: è dotato di un sistema di celle a combustibile a idrogeno da 180 kW, a questo si ggiungono due batterie da 90 kW ciascuna e un motore elettrico da 350 kW con una coppia massima di 2.237 Nm. Sette serbatoi contengono circa 31 kg di idrogeno, mentre il motore elettrico è alimentato da tre batterie.

L’autonomia è di circa 400 km. Il rifornimento per un pieno di idrogeno richiede dai 10 ai 20 minuti. Hyundai inizierà la produzione di Xcient Fuel Cell 2021 nell’agosto di quest’anno. 

I problemi ancora da risolvere

L’impatto ambientale di questi camion è determinante per spingere le case automobilistiche nel tornare a investire in una tecnologia che sembrava fosse stata accantonata definitivamente qualche anno fa. I costi per ricavare l’idrogeno, i costi di stoccaggio e infine quello dei mezzi pareva avessero messo prematuramente fine allo sviluppo di questa tecnologia. Ora, con la piena consapevolezza che bisogna trovare soluzioni alternative ai motori a scoppio e che le auto elettriche a pila non hanno un futuro così roseo come inizialmente prospettato, quelle propulse ad idrogeno stanno producendo nuovi stimoli per una ricerca sempre più importante.

I problemi sono ancora molti, infatti oltre a quelli già citati manca una rete di distribuzione, purtroppo sono ancora necessari materiali molto costosi per garantire un funzionamento soddisfacente dei mezzi e, non ultimo, non vi è una sicurezza pari ai mezzi tradizionali per non parlare di quelli elettrici in caso di incidente. Ma la direzione sembra ormai questa e, nonostante alcuni fattori decisamente importanti, i futuri benefici che si otterranno con la propulsione a celle di idrogeno sgombrano il campo da ogni dubbio e aprono la strada alla più grande sfida nel mondo dei trasporti dopo l’arrivo del motore a scoppio.

Continua la lettura con: a Milano la prima metrontranvia a idrogeno?

ROBERTO BINAGHI
 

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Al lavoro con il SORRISO: dove sono i LAVORATORI più FELICI di Italia? Il risultato è a sorpresa

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Credits: https://www.viaggidialegio.it/

Il lavoro è un’attività che ci accompagna per la maggior parte della nostra vita e non sempre è facile trovare la situazione ideale per noi. Ci sono, però, alcune zone d’Italia in cui è più probabile recarsi al proprio posto di lavoro con il sorriso.

Al lavoro con il SORRISO: dove sono i LAVORATORI più FELICI di Italia? Il risultato è a sorpresa

# Da chi e come è stata condotta la ricerca

Credits: aidp.it

La ricerca è stata portata avanti dall’Associazione Ricerca Felicità, un osservatorio che, da anni, si occupa di misurare il livello di felicità percepita. Di recente, hanno condotto la loro terza ricerca sul grado di soddisfazione e benessere dei lavoratori in Italia. Il loro studio si è basato anche sui consigli degli intervistati delle passate edizioni e raccogliendo nuovi dati da 1314 lavoratori, sia autonomi che dipendenti. Tutto ciò è costruito su contenuti di indagine sviluppati e testati scientificamente, dividendo i soggetti per genere, generazione e area geografica. Quindi, dove si trovano i lavoratori più felici?

# Sud con il sorriso

Credits: sangiovannirotondofree.it

Dai dati emersi, il risultato potrebbe sorprendere rispetto a quello a cui siamo abituati a pensare: i lavoratori del Sud sono i più felici della penisola. Il 67,7% ha affermato di svegliarsi con il sorriso e che la passione per il proprio lavoro è tale da far dimenticar loro tutto il resto. Inoltre, sono alte le percentuali anche di chi sente un forte senso di appartenenza alla propria azienda, ben il 68,8%, e chi percepisce di veder riconosciuti i propri meriti, il 58,2%. Una finestra che sembra ribaltare la percezione di un Meridione insoddisfatto e propenso a emigrare altrove.

# Nord Est con il broncio

Dall’altro lato, le persone meno soddisfatte della propria condizione lavorativa si trovano a Nord-Est della penisola. Le percentuali riguardo gli stessi fattori sono molto meno gratificanti, con il 57% felice per la sveglia mattutina, il 55,5% per il senso di appartenenza e appena il 47% per i meriti riconosciuti. Gli stessi promotori della ricerca si sono detti stupiti dei risultati, ovvero Elga Corricelli ed Elisabetta Dallavalle, fondatrici dell’Associazione Ricerca Felicità. Insieme al docente Sandro Formica, sono arrivate alla conclusione che l’alto tasso di produttività nelle regioni settentrionali non è sinonimo di appagamento, risultando necessario approfondire meglio questa relazione.

L’Associazione Ricerca Felicità ha affermato che, in futuro, si impegnerà a coinvolgere ancora più realtà come istituzioni, organizzazioni no profit, scuole e media per donare a tutti la vera formula della felicità.

Fonte: quifinanza.it

Continua a leggere con: Questa città italiana si candida come “CAPITALE della FELICITÀ”

MATTEO GUARDABASSI

Leggi anche: Recovery, ecco il documento segreto di Milena Gabanelli

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Il BORGO NEOMEDIEVALE a un’ora da Milano

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Credits: @grazzanoviscontiofficial IG

Tornare indietro di 700 anni? Si può fare nel piacentino, a circa 15 chilometri dal capoluogo di provincia. A Grazzano Visconti, un luogo ove, all’inizio del secolo scorso, Giuseppe Visconti di Modrone, nobiluomo milanese, mecenate e filantropo in forza al CdA della Scala, che fu anche Presidente dell’Inter, volle portare Alfredo Campanini, un architetto che fu tra i fondatori dello stile Liberty della nostra città, nelle sue terre.

L’obiettivo era fargli creare un nuovo borgo, ove sorgeva il castello dei suoi avi.

Il BORGO NEOMEDIEVALE a un’ora da Milano

# Amante del cinema ha riprodotto un borgo del duecento

Credit: siviaggia.it

Grazie all’impulso di Giuseppe Visconti, il castello di Grazzano (che era tornato alla
sua famiglia dopo secoli sotto la famiglia patrizia piacentina degli Anguissola) ospitò
anche un borgo, ispirato allo stile duecentesco e perciò detto “neomedievale”.

Le botteghe che furono costruite allora vengono visitate ancora oggi, anche grazie ad eventi e rievocazioni, che si immagina di far ripartire a breve.

L’insieme di elementi (neo)medievali e moderni rappresenta una delle caratteristiche più apprezzate del borgo.
Inoltre, per quanto lo stesso Visconti fosse una sorta di Tony Stark ante litteram (creò anche un’azienda ed una linea di profumi, per la quale ebbe l’aiuto di D’Annunzio, nonché una casa di moda), fu grazie al borgo (rinominato in “Grazzano Visconti” dall’apposito Regio Decreto di Vittorio Emanuele III) che fu nominato Duca ed è principalmente ricordato ancora oggi.

# Castelli, giardini e fantasmi

Credit: ariadigita.it

Il tema della fusione fra stili ed elementi si ripresenta anche nel giardino del borgo, che ha elementi tipici della tradizione francese, italiana ed inglese.
Alcune delle statue del giardino sono particolari ed una di queste richiamerebbe un
fantasma, che si aggirerebbe nel borgo anche ai giorni nostri.

Originale è invece il Castello, che risale alla fine del trecento. Aveva una duplice funzione abitativa e difensiva.

Il Parco del Castello progettato per volere di Giuseppe Visconti si estende per circa 15 ettari. E ’il luogo dedicato al relax e al divertimento, con giardino in parte all’inglese e in parte all’italiana. Ad arredare lo spazio aperto statue, vasi, colonne, fontane. La casetta delle bambine sembra uscita da una favola.

Continua la lettura con: Il BORGO FIABESCO a pochi chilometri da MODENA

ANTONIO ENRICO BUONOCORE

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La novità: PATTINARE SUL GHIACCIO all’aperto in ESTATE. Si farà anche a Milano?

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Credit: glicerink.com

Le piste di ghiaccio hanno qualcosa di magico, arrivano nelle piazze prima di Natale e poco dopo se ne vanno. Sono bellissime e rappresentano l’attività per eccellenza da fare non appena fa freddo ma hanno un difetto: durano poco.

E se ci fosse un modo sostenibile per avere le piste di ghiaccio anche in estate?

La novità: PATTINARE SUL GHIACCIO all’aperto in ESTATE. Si farà anche a Milano?

# Le piste di ghiaccio tradizionali

Credit: ungheria.it

Le piste di ghiaccio hanno qualcosa di magico, arrivano nelle piazze prima di Natale e poco dopo se ne vanno. Sono bellissime e rappresentano l’attività per eccellenza da fare non appena fa freddo ma hanno un difetto: durano poco.

Le piste di ghiaccio consumano grandi quantità di elettricità e acqua e hanno un impatto importante sull’ambiente, questo è anche il motivo per cui non appena la temperatura si alza di qualche grado le piste di pattinaggio all’aperto vengono smontate, mantenerle avrebbe un costo troppo alto.

Una start-up svizzera potrebbe aver trovato la soluzione per pattinare sul ghiaccio all’aperto anche in estate.

# Glice: pattinare ovunque in qualunque momento

Credit: glicerink.com

Le piste di pattinaggio della start-up svizzera Glice sono preparate solo con ghiaccio sintetico, realizzato con fogli o pannelli di ghiaccio plastico uniti con un sistema di scanalature a incastro.

Glice è il leader di mercato per il ghiaccio sintetico premium e permette di creare una pista che non necessita di acqua e nemmeno di elettricità, caratteristica molto utile che permette di estendere le piste di pattinaggio sul ghiaccio anche alle zone calde nel mondo dove normalmente non si trovano.

L’impresa ha potuto infatti costruire una pista di ghiaccio a Città del Messico, che si aggiudica il titolo di pista di pattinaggio ecosostenibile più grande del mondo.

# Il futuro di ogni estate?

Credit: glicerink.com

In confronto a una classica pista di ghiaccio, secondo il cofondatore Viktor Meier in tre settimane è stato possibile risparmiare 185’000 litri d’acqua e l’energia necessaria per alimentare 4’000 abitazioni.

Grazie alla sua particolare struttura, la pista fatta di ghiaccio sintetico è facile da trasportare e può essere utilizzata sia all’aperto che al chiuso.

Le piste Glice sono già presenti in 80 paesi, saranno il futuro delle prossime estati? Dove potremmo farla a Milano? 

Fonti: tio.ch

Continua la lettura con: Dormire in una TENDA di GHIACCIO in Italia: si può fare

ARIANNA BOTTINI

Leggi anche: FAROUT: il festival di 45 giorni dedicato alla creazione contemporanea

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Le 5 GAFFE più comuni a MILANO

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credits: milanodavedere.it

A Milano c’è l’Arco… di trionfo. Questa è solo una delle gaffe più comuni: quali sono le altre?

Le 5 GAFFE più comuni a MILANO: i simboli e i modi di dire milanesi più STORPIATI

Informarsi a dovere è la prima regola per evitare gaffeLezione tanto semplice quanto disattesa.

Quante volte vi è capitato di sentire espressioni o appellativi affibbiati a contesti poco adatti al contesto di cui si stesse parlando? Milano è la città dei primati in Italia, si sa, ma probabilmente, lo è anche per le distorsioni linguistiche di alcuni dei nostri simboli.

Alcuni sono clamorosi, ma tant’è… Pare proprio che non si riesca a liberarsene.

Preparatevi dunque una manciata di espressioni tipo: “Ma come ti viene in mente?”. Questo è l’articolo dove ne sfodererete più d’una.

#1 L’Arco di Trionfo

Monaco, Milano
Monaco, Milano

Avete capito bene. Ogni tanto, qualcuno dei provincialotti o dei cultori inconsapevoli (nel senso che non sanno ciò che dicono) della storia milanese si prodiga in grandi e maestosi selfie di fronte a quello che pensano sia l’Arco di Trionfo meneghino. Esterofili da strapazzo o nostalgici della Belle Époque? Non lo sapremo mai. Qualcuno però dovrà pur spiegargli che l’arco trionfale di Milano, progettato da Luigi Cagnola e completato nel lontano 1838, non si chiama Arco di Trionfo ma Arco della Pace. Con buona pace di tutte le gaffe e gli hashtag in stile #arcoditrionfomilano.

#2 Cornetto a colazione

Credits: buonissimo.it

Sì, lo sappiamo, amici del Centro Sud. Per voi chiamare il cornetto brioche è una vera e propria eresia. Per noi è lo stesso: qui a Milano le brioches sono sempre state le brioches e non c’è verso, né ribellione culinaria di qualunque regione, che possa far cambiare tale nominativo.

Mettetevi l’anima in pace ed evitate strafalcioni, che in genere il milanese vero la mattina ha solo voglia di un caffè e di una bella brioche, e non certo di ascoltar qualcuno che confonda il cameriere o il barista, facendoci perdere tempo.

#3 Con il treno arrivi dappertutto 

Credits: moovit

“Sai a Milano i mezzi funzionano benissimo, col treno arrivi da una parte all’altra”.     “Quale treno, scusa?” 

Generalmente comincia sempre così, no? Perché dovete sapere, cari forestieri che storpiate tutto, che qui a Milano i treni della Metro (o del Metrò) si chiamano solo Metro o Metrò. I treni si prendono a Garibaldi o in Stazione Centrale, e servono per allontanarsi da Milano o per tornarci dopo un viaggio fuori porta. Il milanese vero non riuscirà a starvi dietro, se parlate di linea rossa o linea gialla come di collegamenti ferroviari. Per noi, anche il passante è tutt’altro che un treno. È un ibrido, una metro diversa o un trasporto suburbano, ma non sarà mai un treno.

#4 Mettere o non mettere l’articolo davanti a nomi di donna?

Credits: adviseonly.com

Qui bisogna mollar la presa senza troppi fronzoli.

Non è provinciale, né banale, né infantile: a Milano le ragazze si chiamano anteponendo l’articolo determinativo. Chiara Giulia e Roberta sono la Chiara, la Giulia e la Roberta, e sarà sempre così. Non vi scandalizzate, non polemizzate e soprattutto non vi offendete. Perché tentare di cambiar tale usanza sarebbe tempo sprecato. Il milanese vero non solo non sarebbe d’accordo, ma penserebbe che state parlando di vostra sorella o di vostra zia.

“Vado a pranzo con Carla”.                                                                                        “Non sapevo avessi una sorella” sarebbe la risposta più scontata.

Per cui rassegnatevi. L’articolo davanti al nome femminile NON si tocca.

#5 Torre Branca o Torre Eiffel?

otto stelle
Torre Branca – Viale Luigi Camoens, 2 (Parco Sempione)

Per chiudere, torniamo sul tema architettura, dove dobbiamo appurare un fatto: evidentemente qualcuno dei provincialotti di cui sopra, o anche chi si è trasferito qui da qualunque parte d’Italia, ha una passione non dichiarata per la capitale francese. Perché vi sembrerà incredibile, ma anche qui, a volte, si sente dire o si legge su post da strapazzo oscenità tipo “saluti dalla Torre Eiffel di Milano. La Torre Branca, originariamente Torre Littoria, fu costruita da Giò Ponti nel 1933 e non ha neanche la forma della celeberrima Torre Parigina, che per la cronaca svetta più del doppio, essendo la Torre Branca alta poco più di 100 metri (mentre la Torre Eiffel arriva con la guglia a quota 324). L’Hashtag stavolta cambia, e prende spunto dall’introduzione all’articolo: #macomevivieneinmente? 

Leggi anche: I 5 LUOGHI COMUNI su Milano che IRRITANO più i milanesi

CARLO CHIODO

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La manipolazione segreta delle leggi

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Credits: @rudi renzi

“È la prima, basilare lezione del potere romano. Le leggi raramente si approvano per venire incontro alle esigenze vitali dei cittadini. Le leggi si fanno per favorire, garantire, promuovere, comporre interessi. Di una persona, di un gruppo, di un’azienda, di una categoria sociale, di un territorio.” (da “Io sono il potere. Confessioni di un capo di gabinetto”).

Chi è avvezzo alle cosiddette stanze del potere sa che quasi mai una legge nasce per venire incontro alle esigenze dei cittadini. Qual è la conseguenza che ne dovremmo trarre?

Innanzitutto ogni persona con un minimo di realismo dovrebbe avere molto più distacco nel seguire le dinamiche politiche. Non c’è spazio per illusioni e ancor meno per un tifo da stadio. Anzi è proprio quello che viene più facilmente strumentalizzato da interessi lobbistici o particolari.

In secondo luogo bisogna capovolgere l’atteggiamento nei confronti dei nostri rappresentanti. Invece di avere una condizione deferente considerandoli come una espressione autorevole e illuminata dei nostri interessi bisogna trattarli come strumenti della volontà popolare, riportandoli sempre in una condizione di servizio e di attenzione rispetto a quelle che sono le esigenze dei cittadini.

Infine visto che è intrinseca nella politica “romana” l’esercizio del potere per interessi di parte, l’unica strada sensata per cui dovrebbero battersi i cittadini è di limitare al massimo questo potere che in quanto esercitato non nell’interesse generale diventa manipolazione e abuso di potere. Forse i cittadini dovrebbero prendere consapevolezza di dover diventare una lobby a se stante, formando un organo intermedio che prenda a riferimento gli interessi generali, senza parti. Come un tempo erano i tribuni della plebe.

Aumentare la rappresentanza popolare con un organo intermedio, ridurre il potere centrale e portarlo più vicino ai cittadini attraverso forme di autonomia sono forse gli unici strumenti che potrebbero portare a un esercizio più bilanciato del potere legislativo.

 Continua la lettura: La medaglia a una faccia delle decisioni politiche

MILANO CITTA’ STATO

🛑 Covid: 7 MORTI in Lombardia, 50 contagi a Milano. Il MINIMO da FINE ESTATE 2020

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Credits: www.thecornermilano.it

In Lombardia la pandemia sta progressivamente scemando, così come nel resto d’Europa dove i decessi sono in costante calo. Ecco l’ultimo aggiornamento.

Covid: 7 MORTI in Lombardia, 50 contagi a Milano. Il MINIMO da FINE ESTATE 2020

# Da fine estate 2020 non si registravano così pochi contagi e morti

Credits: ilgiorno.it

In Lombardia la pandemia sta progressivamente scemando. La dimostrazione arriva dal tasso di positività, in calo all’1,8% con 249 nuovi positivi su 13.519 tamponi effettuati. Prosegue anche il calo dei ricoveri sia in terapia intensiva, a 284, che nei reparti di ricovero normale arrivati a 1.473. Analizzando i numeri delle città, nella città metropolitana di Milano sono 97 i nuovi casi, di cui 50 a Milano città, il minimo da fine estate 2020. Nella provincia di Monza e Brianza sono 36, 35 a Bergamo, 24 a Brescia, 14 a Sondrio, 13 a Cremona, sei a Pavia, cinque a Varese, quattro a Lecco, tre a Como, due a Lodi, zero a Mantova. I decessi sono sette per un totale complessivo di 33.478 morti in regione dall’inizio della pandemia. 

# In tutta Europa decessi sotto i 70, solo l’Italia sopra i 100. Regno unito fermo a 3

La situazione di emergenza per la pandemia da Covid sta migliorando in tutta Europa. Nessun Paese infatti, fatto salvo l’Italia con 110 decessi, ha superato la soglia di 70. La Germania ne ha contati 66, la Francia 62, l’Ucraina 68, la Spagna 31, la Polonia 17 e il Regno Unito solo 3. Una tendenza che testimonia un calo generalizzato dei decessi e un rallentamento della pandemia determinato, come ritengono gli esperti, dalla concomitanza tra stagionalità e campagna vaccinale.

Continua a leggere con: I QUARTIERI di Milano quasi COVID FREE: con contagi già da ZONA BIANCA

FABIO MARCOMIN

Leggi anche: PIAZZA GAE AULENTI: Urban Cocktail Party da illy Caffè

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I 5 LUOGHI COMUNI su Milano che IRRITANO più i milanesi

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Credits: @milanoclik IG

I milanesi tollerano tutto, tranne i luoghi comuni su Milano.

I 5 LUOGHI COMUNI su Milano che IRRITANO più i milanesi

#1 Milano è brutta

Un luogo comune duro a morire. “Milano è una città grigia, brutta, dove non c’è niente da vedere”. Ormai da anni è la seconda città per numero di turisti dopo Roma, ed è la prima in Italia per numero di persone che ritornano dopo la prima visita, questo è una conferma che Milano ha tante bellezze da offrire. Oltre ai classici Duomo, Galleria Vittorio Emanuele, Castello Sforzesco e Cenacolo di Leonardo da Vinci, ci sono l’Arco della Pace, il Cimitero Monumentale, la chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore detta “la Cappella Sistina” di Milano solo per citarne alcuni. Per non parlare dei nuovi quartieri di City Life e Porta Nuova.

Una delle più prestigiose riviste al mondo ha definito Milano la più bella città d’arte meno affollata del mondo. 

#2 Milano è bella ma non ci vivrei

credit: spiedermandimilano.com

Tra quelli che invece sono d’accordo sul fatto che anche Milano sia una bella città, c’è chi afferma che “è bella, ma non ci vivrei”. Una contraddizione logica che fa andare di matto i milanesi. Come se a parte l’estetica, la città non avesse nulla da offrire. 

Un modo di vedere la città che poi si riflette in quell’immagine scolpita nella nostra memoria della fuga da lockdown in cerca di luoghi più vivibili. 

Oppure questa frase nasconde solo invidia per paura di non esserne all’altezza?

#3 Avete solo la nebbia

Credits: Alberto Papagni per Milano Panoramica - Nebbia su Milano
Credits: Alberto Papagni per Milano Panoramica – Nebbia su Milano

La nebbia ormai è solo un lontano ricordo, a Milano si vede solo in rarissime occasioni e quasi sempre fuori dal centro. E anche quando c’è, pur se meno fitta del passato, regala un’atmosfera di mistero che rende la città ancora più magica.

Non capire il fascino della nebbia rivela di essere miseri di spirito. 

Leggi anche: SCIGHERA o NEBIA: chi conosce la differenza?

#4 I milanesi sono freddi e pensano solo a lavorare

Credits: amilanopuoi.ocm

I milanesi sono concentrati a dare sempre il meglio di loro stessi, nel lavoro e in qualsiasi altro contesto, non è vero quindi che sono freddi e anzi sono i primi ad aiutarvi se avete bisogno. Sono anche però quelli più disponibili a socializzare, non sarà un caso se il vero rito dell’aperitivo è nato a Milano

#5 Milanese = milanese imbruttito

credits: emmanuelmathez
( INSTG)

Il milanese sempre indaffarato, che parla per frasi fatte e fa sentire la superiorità nei confronti degli altri, con tutti i luoghi comuni annessi, quelli della “figa e fatturare”, questo è lo stereotipo del milanese imbruttito che non piace affatto ai veri milanesi. Anche perchè i milanesi sanno che l’imbruttito non è quasi mai il milanese.  In realtà è chi arriva da fuori, il “giargiana” che si comporta da “imbruttito” per far credere di essere milanese

Come scrive il “milanese doc” Francesco Mazza: “l’imbruttito è un provinciale, non è di Milano”.  Anche se a molti che non amano Milano piace credere che i milanesi siano davvero così.

Continua a leggere con: I 10 più grandi PREGI dei MILANESI 

MILANO CITTA’ STATO

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La prima CITTÀ GALLEGGIANTE del mondo

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credit: thetimesofaddu.com

Il livello del mare si alza, così entro il 2027 verrà terminata la prima città galleggiante del mondo. Dove verrà costruita?

La prima CITTÀ GALLEGGIANTE del mondo

Se in Italia – fortunatamente – gli effetti del cambiamento climatico sono ancora poco evidenti, ci sono alcuni luoghi nel mondo che già stanno modificando le loro abitudini per sopravvivere. Tra questi ci sono anche le paradisiache Maldive, che a causa dell’innalzamento del livello del mare rischiano di essere sommerse. E’ qui che si è trovata un’innovativa soluzione: costruire delle città galleggianti che si adattino al cambiamento del mare. I lavori cominceranno a breve.

# La Maldives Floating City

credit: thetimesofaddu.com

Le Maldive sono un arcipelago nel cuore dell’Oceano Indiano che oggi conta oltre 1900 isole, ma che in futuro sono già state date per spacciate: le previsioni dicono che per il 2050 circa 1000 di queste isole potrebbero essere sommerse dall’innalzamento del livello del mare. Uno dei paradisi terrestri sta per scomparire ed è per questo timore che è stata ideata una città galleggiante, la Maldives Floating City – MFC, i cui lavori inizieranno a breve e dovrebbero essere terminati entro il 2027.

# Il progetto è olandese: sarà il primo di tanti altri?

Il progetto è olandese e potrebbe essere il modello da seguire per sviluppare altre città fluttuanti, basate non sul concetto di “sopravvivenza” ma su una nuova esistenza: più sostenibile e sicura ma anche più tecnologica e innovativa. Nel resto del mondo esistono già alcuni esempi più piccoli di “edifici galleggianti”, ma con la MFC si parla di un nuovo modo di fare urbanistica che potrebbe cambiare le sorti del mondo intero, offrendo una chance a tutti quei paesi che vivono vicino al mare.

Anche perchè considerando che l’acqua ricopre i tre quarti della superficie terrestre si può capire quanto sia lo spazio disponibile per nuove città marine. Ma torniamo al progetto della Floating City. Che cosa succederà in città?

# Le auto non saranno ammesse. Siamo pronti per questa rivoluzione?

La città galleggiante maldiviana è stata progettata per trasmettere un importante messaggio anche con la sua forma, che sarà quella di un “corallo cerebrale”, un genere di corallo tanto bizzarro quanto suggestivo. I moduli della città ricreeranno l’aspetto del corallo grazie ad un sistema di canali che permetterà agli abitanti di spostarsi rapidamente, e oltre ai quali ci saranno anche vie percorribili a piedi, in bici o con piccoli mezzi elettrici.

Le auto non saranno ammesse, per ridurre al massimo l’impatto ambientale della città. La stabilità verrà garantita anche grazie alla collaborazione di natura e tecnologia, infatti le strutture antropiche saranno aiutate da alcuni banchi di corallo artificiali che stimoleranno la crescita del corallo naturale, creando un naturale frangionde.

Con questa città, l’urbanistica sta per cambiare, e a seguirla ci saranno il turismo e tanti altri settori. Siamo pronti per questa rivoluzione?

Fonte: Sii Come Bill

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ROSITA GIULIANO

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🛑 Milano si candida per l’EUROVISION. I 7 MOTIVI per cui è la SCELTA GIUSTA

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Credits: ilgiorno.it - Vittoria Eurovision

L’organizzazione della prossima edizione di uno degli eventi musicali più grandi al mondo, l’Eurovision Song Contest, toccherà all’Italia nel 2022 grazie alla vittoria dei Maneskin nell’edizione di quest’anno. Le candidature, più o meno ufficiali, stanno arrivando da tutte le principali città del Paese ma sarebbe Milano la sede più appropriata. Vediamo perché.

Milano si candida per l’EUROVISION. I 7 MOTIVI per cui è la SCELTA GIUSTA

#1 È la capitale della discografia italiana e delle aziende del settore 

Credits: radiobicocca.it – Sede Warner Italia

La nostra città rappresenta la capitale italiana dell’industria discografica e di musica dal vivo. Gli head quarter di Universal, Sony e Warner, le tre major del mercato, ma anche storiche etichette indie come Sugar e Carosello hanno sede qui. Spotify, piattaforma leader dello streaming, ha scelto Milano come hub per l’Europa meridionale. Il giro d’affari delle aziende che si occupano di musica dal vivo a Milano copre il 47% del totale nazionale. Tenendo dentro anche le attività di radio e Tv, le aziende milanesi della musica muovono 3,6 miliardi, con 950 imprese attive, il 9,6% rispetto al totale nazionale.  

#2 Milano capitale della musica dal vivo e degli eventi

Credits: onstage.com – U2 al Forum

Milano è la principale piazza del Paese per la musica dal vivo, l’anno prima del covid erano stati oltre 2.700 eventi, per un volume d’affari di 51,9 milioni, il 20% dei ricavi nazionali. Aggiungendo anche i fatturati di discoteche e concertini, la quota sale a 87,9 milioni, il 12,7% del totale italiano. La leadership di Milano musica ha inoltre origini antiche, basti pensare alla Scala dall’Ottocento alla nascita dell’’editoria musicale con la Casa Ricordi.

#3 Collegamenti internazionali: 3 aeroporti a servizio della città

Credits: varesenews.it

Il primo dei requisiti previsti dall’European Broadcasting Union, he si occupa dell’assegnazione della sede e di contribuire economicamente all’organizzazione dell’Eurovision Song Contest, è la connettività internazionale. Milano ha tre aeroporti internazionali a disposizione, tutti ottimamente collegati con ampia disponibilità di voli di compagnie low cost. L’aeroporto cittadino di Milano Linate entro l’anno servito dalla linea M4 fino alla stazione ferroviaria Forlanini, Milano Malpensa che ha una linea ferroviaria dedicata che collega direttamente il Terminal 1 e il Terminal 2 dell’aeroporto con il centro città in meno di 40 minuti, infine Orio al Serio distante 50 minuti da Milano.

#4 La disponibilità di strutture capaci di ospitare almeno 10.000 persone: Forum e Palazzo delle Scintille

Credits: pistoiasport.com

Il secondo requisito per ospitare l’evento è la disponibilità di strutture capaci di ospitare almeno 10.000 persone. Il Mediolanum Forum di Assago ha una capienza massima di 12.700 spettatori ed ha già ospitato concerti di livello mondiale, qui hanno suonato Madonna, U2, Vasco Rossi e Ligabue, con sale aggiuntive ideali per la sala stampa o per una Green Room separata. Ben collegata con il resto della città grazie alla fermata dedicata della M2, linea che collega le principali stazioni ferroviarie dell’AV di Stazione Centrale e Garibaldi. A livello di arterie stradali è presente l’uscita della tangenziale ovest. In alternativa al Forum ci sarebbe il Palazzo delle Scintille a Citylife, raggiungibile dalla fermata Tre Torri M5.

#5 La capacità ricettiva superiore a 3.000 camere

Credits: principesavoia iG – Hotel Principe di Savoia

L’ultimo requisito previsto dall’European Broadcasting Union è la capacità ricettiva, con un limite minimo di 3.000 camere. Milano rispetta ampiamente questo requisito con 77.000 posti letto e oltre 41.000 camere tra alberghi e strutture simili.

#6 Dopo Napoli e Roma, è il turno di una città del nord

L’assessore alla cultura di Milano Del Corno ha fatto notare come per questa terza edizione italiana dell’Eurovision, “tocca al Nord. Questo perché “le altre due edizioni in Italia si sono svolte a Napoli e a Roma” e quella romana del 1991 fu un vero disastro.

#7 Milano è l’unica città europea d’Italia

Credits: milanofashiontour.com

Milano è l’unica città Europea d’Italia, la metropoli meglio connessa e la più internazionale e cosmopolita. Una delle quattro capitali del fashion mondiale, la capitale indiscussa del design con il Salone del Mobile evento di punto e il più importante al mondo, la capitale finanziaria e quella dove hanno sede la maggior parte delle multinazionali estere. Un evento internazionale come l’Eurovision può essere ospitato solo qui per far fare la migliore figura a tutto il Paese. 

Fonti: Eurofestivalnews, Il Giorno, Movieplayer

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FABIO MARCOMIN

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Il QUARTIERE che VIVE ancora nel 1800. Lo realizziamo anche a Milano?

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Credit: @l_aliadel_l

Com’era la vita nel 1800? Il rumore delle carrozze sulle strade ciottolate, la luce delle lampade ad olio, i vestiti di canapa cuciti a mano dalle donne davanti al camino.

Una vita lenta lontana da noi che non conosceremo mai di persona, o forse si.

Il QUARTIERE che VIVE ancora nel 1800. Lo realizziamo anche a Milano?

# Il quartiere dove il tempo si è fermato

Credit: @tourtube

Siamo in Danimarca, più precisamente ad Århus, una città sulla costa orientale della Penisola dello Jutland. Qui il tempo si è fermato duecento anni fa.

Arrivare ad Århus ha quasi dell’incredibile: ci sono i carri che attraversano lenti le strade, le case di legno colorate, uomini e donne vestiti con abiti tradizionali di quel tempo, il tutto incorniciato da un’atmosfera che sa di storia.

Ma come mai sembra di essere tornati indietro nel tempo?

# Il segreto: Den Gamle By. Si cammina per la città e d’un tratto ci si ritrova indietro di due secoli

Credit: @aarthus_in_details

Il segreto di quest’atmosfera si chiama Den Gamle By ed è in realtà un grande museo antico all’aperto che offre ai visitatori una ricostruzione minuziosa della vita cittadina di un tempo.

Den Gamble By sembra però tutto tranne che un museo: non ci sono ingressi, insegne o persone all’accoglienza.

Passeggiando per la città potreste arrivare fino a qui per caso e credere di essere impazziti: in un secondo ci si ritrova in una cittadina danese del 1800.

C’è la casa del sindaco e l’ufficio postale, la dogana, la scuola e un teatro. Ci sono le case di legno, le officine arredate con gli oggetti dell’epoca e una panetteria che sforna prodotti dolci e salati seguendo le ricette originali del 1800.

E poi ci sono le persone, che accolgono i visitatori e animano le strade, abbigliate come un tempo.

# Uno dei più grandi musei all’aperto d’Europa

Credit: @alex_ontheroad93

La costruzione di questa Città Vecchia risale al 1914.

Questo può essere considerato uno dei più grandi musei all’aperto d’Europa: al Den Gamle By sono stati infatti restaurati e ricostruiti edifici che variano dal 16° al 19° secolo provenienti da ogni parte della Danimarca e meticolosamente arredati nel loro interno.

All’interno del museo all’aperto è possibile visitare altri musei che raccolgono diverse esposizioni come quella degli orologi, dei giocattoli e delle porcellane.

# Un’idea per Milano? Questo potrebbe essere il luogo ideale

Credit: @andreacherchi_foto- Abbazia di Chiaravalle

Cosa serve per creare una capsula del tempo in una città moderna? Un luogo ampio, edifici antichi e la voglia di creare qualcosa di unico. Allora perchè non farlo anche a Milano?

Un luogo perfetto per creare un quartiere fermo nel tempo potrebbe essere Chiaravalle, soprattutto nei dintorni dell’Abbazia, dove sembra già di essere in un luogo che ricorda il passato, lontano dalla Milano moderna che conosciamo.

Fonti: siviaggia.it

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ARIANNA BOTTINI

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I GRANDI della CULTURA ITALIANA nei SOTTOPASSI del milanese: via al progetto

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Credits: Liceo Artistico Brera - Murales Cologno Monzese

I writer daranno nuova vita ad alcuni sottopassi oggi in condizioni degradate. Ecco quando e dove verranno realizzate le opere d’arte.

I GRANDI della CULTURA ITALIANA nei SOTTOPASSI del milanese: via al progetto

# In 3 anni verranno dipinti i principali sottopassi di Cologno Monzese

Sottopasso Largo Salvo d’Acquisto

Il Comune di Cologno Monzese ha lanciato un concorso per riqualificare i tre sottopassaggi pedonali cittadini, sotto la tangenziale, attraverso la realizzazione di murales. I soggetti scelti saranno i “grandi intellettuali e gli artisti italiani del passato“, ma anche la “natura come fonte di energia rinnovabile“. Il progetto sarà realizzato in 3 anni. Entro la fine del 2021 verrà dipinto il sottopasso di via Ovidio di 45 metri e alto 2,50, nel 2022 quello dello slargo di Salvo D’acquisto di 38 metri per un’altezza di 2,50 e nel 2023 toccherà a quello di via Emilia lungo 51 metri.

# L’obiettivo del concorso è evitare che i muri vengano imbrattati

Credits: Liceo Artistico Brera – Murales Cologno Monzese

L’assessore alla Cultura Dania Perego del comune ha spiegato i motivi dell’iniziativa: “La finalità del concorso è la realizzazione di dipinti sui muri puliti e pronti per essere dipinti così da evitare il loro imbruttimento o imbrattamento. Per questa gara non sono previsti compensi per la realizzazione delle opere se non l’opportunità di essere protagonisti in un percorso artistico di valorizzazione del territorio e del bene comune“. Le candidature dovranno essere presentate dai writer residenti nel comune entro il 16 luglio all’ufficio cultura di Cologno Monzese. Il primo sponsor del progetto è l’azienda Brico io S.p.A. di Milano, con un punto vendita in loco, che donerà del materiale tecnico. 

# L’inizio di un progetto che potrebbe riguardare tutta l’area metropolitana?

E se il progetto si estendesse in tutta la città metropolitana? Sottopassi trasformati in un museo che celebra i grandi della cultura italiana: potrebbe essere un modo per valorizzarli creando un’attrazione suggestiva, unica al mondo. 

 

Fonte: Il Giorno

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FABIO MARCOMIN

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Il progetto di CAMPUS di DESIGN ISPIRATO al GIAPPONE in uno dei luoghi più spettacolari d’Italia

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Credits: Ioana Penescu e Andrei Theodor Ioniţǎ - Aula

L’obiettivo del progetto è valorizzare uno dei simboli più importanti di Modigliana, la sua Rocca. Lo stile richiama quello dello studio giapponese SANAA che a Milano ha realizzato il campus Bocconi. Ecco come potrebbe essere se venisse realizzato.

Il progetto di CAMPUS di DESIGN ISPIRATO al GIAPPONE in uno dei luoghi più spettacolari d’Italia

# Il progetto è un innesto contemporaneo che rispetta la storia della Rocca

Credits: Ioana Penescu e Andrei Theodor Ioniţǎ

L’assessore comunale alle attività culturali di Modigliana, Rosa Grasso, spiega il progetto ‘Un volume etereo per un campus di design ai piedi della Rocca di Modigliana’ elaborato nell’ambito del corso tenuto dalla YAC Academy (Accademia per Giovani Architetti): “Il progetto é uno dei sette prodotti all’interno del corso, è stato sviluppato da due giovani architetti rumeni, Ioana Penescu e Andrei Theodor Ionita, sotto la guida di Francesca Singer dello studio giapponese SANAA, vincitore del premio Pritzker per l’architettura, la più grande onorificenza del settore. Una visione di grande richiamo internazionale, che con delicatezza si inserisce nello spazio della nostra Rocca. I volumi ricordano la leggerezza delle architetture giapponesi, pur ben integrandosi con gli spazi antichi: un innesto contemporaneo rispetto alla storicità del patrimonio con cui si confronta”

# Il campus di design avrà anche funzioni di ospitalità

Credits: Ioana Penescu e Andrei Theodor Ioniţǎ

Un campus di design con funzioni di ospitalità, che si ricollega perfettamente alla storia industriale del nostro Comune.” Gli elementi che caratterizzano i nuovi volumi concepiti dai due studenti Ioana Penescu e Andrei Theodor Ionita sono la trasparenza e l’eleganza, che fanno eco allo stile proprio dello studio di architettura giapponese SANAA. Il manufatto “leggero” e trasparente risponde a un duplice obiettivo: dialogare con sobrietà con il contesto circostante e mantenere un distacco, in termini sia materici che funzionali, tra antico e nuovo.

# Gli spazi della didattica saranno in strutture di acciaio e vetro, il resto delle attività nelle strutture esistenti

Credits: Ioana Penescu e Andrei Theodor Ioniţǎ – Aula

Gli spazi dedicati alla didattica, quali aule, laboratori, gli spazi d’incontro e quelli deputati allo studio, saranno contenuti nei volumi di acciaio e vetro. Tutto il resto, dagli spazi espositivi a quelli dell’accoglienza, fino alla biblioteca e un piccolo dormitorio, verrà creati all’interno dei manufatti esistenti. Il progetto prevede anche una sistemazione paesaggistica degli spazi intorno ai ruderi, con il fine di valorizzare i percorsi, i punti panoramici e, in generale, gli spazi aperti attorno alla Rocca. L’auspicio dell’assessore del comune di Modigliana è che questa visione progettuale possa diventare presto realtà. Rilanciando nel futuro questo angolo di Romagna. 

 

Fonti: Il Resto del Carlino e Professione Architetto

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FABIO MARCOMIN

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