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La via SVEDESE nella lotta al virus: nessun divieto, la vita continua

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stoccolma 27 marzo (fonte: Instagram- ard-Stockholm)

In Europa in maniera graduale tutti gli stati stanno prendendo misure di contenimento per evitare la propagazione del coronavirus tra la popolazione: chiusura delle attività non essenziali, distanziamento sociale, limiti a uscire di casa. In questo senso l’Italia costituisce l’esempio più restrittivo in Europa. Sul lato opposto ci sono i paesi del nord Europa, in particolare la Svezia.

Niente lockdown in Svezia, la vita continua regolarmente

Solo le scuole per studenti oltre i 15 anni sono chiuse, tutto il resto dai trasporti pubblici agli uffici funzionano come al solito

Il Financial Times ha indicato il modello svedese di ostacolare l’avanzata del virus un “esperimento sanitario unico al mondo“. Quasi tutti gli uffici restano aperti, i sistemi di trasporto pubblico sono funzionanti a pieno regime e sono come al solito affollati nelle ore di picco. Solo le scuole per gli studenti maggiori di 15 anni e le università rimangono chiuse, oltre a divieti di assembramenti con più di 500 persone.

Johan Carlson, direttore della Sanità Pubblica, ha giustificato la scelta adottata dal governo di Stoccolma con il fatto che “non si possono varare misure draconiane che hanno un impatto limitato sull’epidemia ma abbattono le funzioni sociali”. Per precauzione sono stati predisposti degli ospedali di campo per la gestione di futuri nuovi contagiati, perché  come ha ammesso sempre il Direttore della sanità pubblica svedese l’eventuale esplosione dell’epidemia potrebbe causare un elevato incrementi di decessi e sovraccarico del sistema sanitario.

Fonte: repubblica.it

La Svezia con una popolazione di 9,8 milioni di abitanti, alla data del 26/03/2020, ha registrato 2840 contagiati e 77 decessi con l’incidenza di 1 caso ogni 3.469, per fare un confronto italiano la Regione Lombardia con 10,06 milioni di residenti conta 34.889 casi di contagio e 4.861 decessi ovvero 1 contagiato ogni 288 persone. Ad oggi la strategia adottata dalla nazione scandinava sembra non avere contraccolpi negativi sulla diffusione dei contagi.

Le linee guida del Ministero della Salute Pubblica Svedese

Le indicazioni espresse tramite le linee guida sul sito della sanità pubblica locale  comunicano i comportamenti da tenere dalla popolazione e le motivazioni delle scelte adottate dal governo nazionale.
In particolare:

  • non è ritenuto necessario l’utilizzo delle mascherine, ma il semplice rispetto delle regole di distanziamento e igiene delle mani
  • se si presentano sintomi influenzali è consigliato rimanere a casa fino a quando la salute è migliorata e uscire almeno dopo un paio di giorni dalla guarigione
  • lo smartworking è consigliato solo se l’azienda lo permette
  • se un componente della famiglia è ammalata non c’è l’obbligo che tutto il nucleo rimanga in casa
  • i tamponi vengono eseguiti sui pazienti ospedalizzati, il personale medico e le persone anziane a casa che presentino sintomi
  • l’esercizio fisico e lo sport sono benefici per la salute pubblica e sono attività che devono continuare, pertanto nessuno torneo dovrà essere sospeso e le palestre rimarranno aperte
  • è importante che il trasporto pubblico funzioni e che chi è in salute possa andare al lavoro e a scuola
  • gli eventi sono limitati ad un massimo di 500 persone*, questa restrizione ha un impatto considerevole sui privati ed è una restrizione ai diritti fondamentali pertanto è giusto che non sia più severa di quanto dovuto (*Modificato in limite 50 persone – in data 27/3)

Lo stato scandivano, in sostanza, persegue una strategia che non comprima le libertà personali, considerata da loro un fondamento della democrazia, per consentire all’economia di funzionare quasi a pieno regime. Solo il futuro ci dirà se la via svedese sarà stata quella più corretta o se si rivelerà quella più disastrosa per la salute dei suoi cittadini.

Fonte: Sito Ufficiale della Sanità Pubblica Svedese

FABIO MARCOMIN

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🔴 Breaking news: CANCELLATO il SALONE DEL MOBILE. Appuntamento al 2021

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Il salone del Mobile, così come il Fuori Salone e tutti gli altri eventi satelliti che era stato inizialmente posticipato da Aprile a Giugno verrà quasi certamente cancellato. Si passerà quindi direttamente al 2021.

CANCELLATO il SALONE DEL MOBILE. Appuntamento al 2021

Secondo le indiscrezioni riportate dal Corriere si attendono in serata le dichiarazioni del presidente del Salone del Mobile Claudio Luti e del presidente di FederLegnoArredo Emanuele Orsini, che a malincuore comunicheranno la scelta di rinviare l’evento più atteso dell’anno, con quasi 400.000 visitatori da tutto il mondo nei padiglioni di Rho Fiera, al 2021 a causa dell’esplosione incontrollata della pandemia da Covid-19. Di conseguenza anche tutto il resto della Design Week non avrà luogo.
Un altra notizia negativa e un duro colpo all’economia milanese e italiana in questa emergenza.

MILANO CITTA’ STATO

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Il PORCONAUTA

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Foto di Andrea Cherchi (c)

Questa notte mi ho svegliato di soprassalto

e la prima cosa che mi ho chiesto è perché mi ho svegliato di soprassalto visto che tutta Milano è calata in un silenzio spettrale e sotto casa non passano più neanche i ragazzini ubriachi e nemmeno quella matta ma matta vera che girava ogni tanto inveendo sbronza contro il mondo e biasciando di qualche congiura salvo dare della troia a chiunque incrociasse. Chissà che fine a fatto.

Stavo ancora lì nelle lenzuola sudato marcio perché in questo condominio di vecchi babbioni il riscaldamento è sempre a palla che mi facevo questa domanda finché non ho notato che cera una luce accesa che filtrava da sotto una porta e io accesa non lavevo lasciata di certo visto che io spengo sempre tutto prima di andare a dormire perché a me non piace lo spreco e poi comunque sono cazzi miei.

Allora mi ho alzato dal letto

e ò preso il randello che tengo sempre vicino al cuscino che non si sa ma con sti zingari che nonostante la quarantena trovano ancora il tempo di andare a rubare nelle case delle brave persone e poi da quando mi hanno chiuso gli stadi sono tappato in questa fogna di casa e mi manca la curva e ciò una voglia di spaccare una faccia che non so semispiego.

Vado a vedere se c’è una qualche testa da rompere ma quando apro la porta la luce è assolutamente spenta e fuori non cè neanche la luna e allora forse avrò avuto unalluci Nazione sarà stata la troppa birra del discaunt che costa poco ma effettivamente sullo stomaco è come il piombo.

Rientro nel letto e tiro su la coperta con la bandiera della mia scuadra

e spengo la luce a forma di Benito ma butto un’ultima occhiata e rivedo quella cazzo di luce dalla cucina e allora balzo giù come una tigre e comincio a porconare che mi fa sentire a mio agio esprimere dei concetti a quel modo anche se mia moglie o meglio la mia ex moglie evidentemente non gradiva anche se ne capiva la metà o forse non gradiva le botte che peraltro si meritava tutte la puttana.

Spalanco di colpo la porta della cucina che sbatte contro il lavello sbeccato facendo un rumore dinferno e fuori dalla finestra vedo una luce verde che mi fissa sospesa a mezzaria sopra i bidoni dell’immondizia e la sdraio che ho vinto a braccio di ferro a quel rumeno del pianterreno che poi gli hanno sparato dei suoi compatrioti io davvero non so come ragiona quella gente.

Ad ogni modo c’è questa cazzo di luce verde che mi fissa

e io non so regolarmi di fronte alle cose che non capisco che peraltro sono parecchie di solito reagisco alzando le mani e porconando perché dopo la quinta elementare io sono andato a lavorare che tanto informarsi e studiare non serve a niente quando vivi nel branco e puoi risolvere le cose a mazzate senza perdere tempo con, la punteggiatura o l’ortomanzia.

Corro verso la finestra per agguantare quel coso urlando ONORE! ma scivolo sul pavimento unto e cado in avanti sbattendo la faccia contro il termosifone arrugginito che mi stordisce peggio di quel montante che mi tirò il Comelli nel ’95 che m’ha rotto il naso e rincoglionito del tutto e cado a terra svenuto in una pozza di sangue caldo e vischioso.

Dei piatti sporchi mi rovinano addosso.

Sento il gocciolio del rubinetto e l’ultima cosa che vedo è la madonnina di Lourdes che mi fissa delusa da sopra la porta. Sono arrivati. Sono venuti per portarmi via. Mi controllano. Li aspettavo. Dannati bastardi comunisti, mi hanno trovato. La prossima volta altro che rigarti la Vespa, vi brucio vivi nel centro sociale, vi mando tutti all’inferno zecche del cazzo. Poi il buio.

La luce verde s’allontana, ronzando sommessamente nella notte buia e silenziosa di una Milano deserta.

Avrebbe potuto essere uno dei droni messi in campo dalla Protezione civile per monitorare gli spostamenti dei Milanesi, costretti a casa dall’emergenza. Uno di quei dispositivi che s’insinuano nei cortili delle case di ringhiera o negli eleganti giardini del centro, perché il contagio non risparmia nessuno, dalla barbona che grida in strada all’erede al trono, e controllano che tutti stiano a casa.

O avrebbe potuto essere uno dei droni utilizzati per sorvegliare i condannati ai domiciliari, che paradossalmente sono anche quelli che finora hanno avuto il minor rischio di contagio: un giovane appuntato dei Carabinieri, in una remota caserma, annoterebbe sul suo registro che il detenuto domiciliare XY si trova attualmente in casa sua.

In entrambi i casi, i registri si sarebbero limitati a riportare che l’Osservato, vistosi appunto osservato, s’è nascosto sotto la finestra e la cosa sarebbe morta li. E anche lui.

In realtà, in una remota sala metallica circolare, piena di led e interruttori, due creature verdastre discutevano tra loro osservando un monitor, senza emettere alcun suono né fare alcun gesto.

“Questo mi pare il più deludente”.

“Mah. Ti ricordo che l’altroieri da quella villa in via XX Settembre ci hanno sparato”.
“Vero. I terrestri sono veramente dei trogloditi”.
“Questo più degli altri, lo ammetto”.
“Che facciamo”?
“Poveracci, sono in difficoltà. Questi non hanno idea di come si gestisce una pandemia. E’ gente che si parla addosso, si tocca, si abbraccia… Se stanno soli diventano matti, ma non hanno scelta. Capitò anche alla nostra gente, e fummo lasciati soli”.
“Ok, ma tremila anni fa”!
“Sembra ieri se ci pensi”.
“Quindi”?
“Quindi tiriamolo su. Lo sistemiamo e lo rimettiamo dov’era”.
“Quel coglione?”
“Si”.
“Ma perché”?
“Perché ha bisogno di aiuto, e tanto basta”.

Fu così che l’ex pugile fu risucchiato dal raggio verde e ricucito a dovere in una lontana galassia.

Per quanto energicamente raschiassero, gli alieni non riuscirono a togliergli proprio tutta la merda che aveva nella testa, così pensarono bene di compensare introducendovi alcune nozioni per loro elementari tipo le piramidi, i cerchi nel grano, Machu Picchu, tutta roba che loro fecero col piede sinistro annoiandosi durante la pandemia che quasi sterminò la loro civiltà. Già che c’erano, gli raddrizzarono il setto nasale, gli fecero la barba e le unghie. Cancellarono l’ultima mezz’ora e lo rimisero nella cucina di casa sua, non prima d’aver dato una pulita in giro, gettato l’immondizia, in primis la lampada a forma di duce, e dato una rinfrescata alle lenzuola.

Al termine della quarantena, l’Osservato uscì finalmente di casa trasfigurato. Rinunciò alla curva e donò il suo manganello a un’organizzazione umanitaria, che lo accettò con numerose riserve. Tra lacrime di commozione, fece dono della sdraio alla vedova del rumeno al pianterreno.
Col suo italiano incerto andò marciapiede per marciapiede propalando al mondo la Verità, la Conoscenza e la Rivelazione ma, inascoltato ed incompreso, trovò conforto nell’alcool ed iniziò ad porconare e ad insultare la gente per strada.

Oggi è chiuso in un manicomio criminale, sorvegliato a vista e con la camicia di forza.

Sipario.

ANDREA BULLO

Altre storie dalla quarantena di Andrea Bullo:
Milano, ventordicesimo giorno di QUARANTENA
Sono qui che parlo col Sergio. Sergio è il mio LIMONE

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🔴 Breaking News: concerto di BOCELLI in Duomo a Pasqua (trasmesso in streaming)

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Nel consueto video quotidiano sull’emergenza coronavirus il sindaco Sala ha annunciato che per festeggiare la Pasqua il tenore Andrea Bocelli terrà un concerto in Duomo, da solo, che sarà trasmesso in tutto il mondo via streaming.

Il sindaco ha anche rivelato che l’azienda che sta costruendo la M4, la Salini Impregilo, per compensare il blocco dei lavori determinato dall’emergenza, regalerà al Comune 20.000 mascherine che verranno distribuite nelle case di riposo del territorio.

Nel video il sindaco ha anche sottolineato alcune perplessità relative al modo in cui stanno venendo comunicati i dati dei contagi. Ormai tutti gli scienziati, ha ricordato, concordano nel dire che “la diffusione è 10 volte tanto”. Quindi ha poco senso concentrarsi sui dati che vengono forniti giornalmente.

Invece sarebbe utile capire a che livello di contagi che consentirà di riprendere una vita normale. “O dobbiamo aspettare che vadano a zero?”

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Il delivery della cultura: 5 LIBRERIE INDIPENDENTI di Milano che consegnano i libri a casa

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Il decreto parla chiaro, ma non chiarissimo. Bisogna stare chiusi, ma i libri a casa dei clienti è lecito portarli o spedirli. Così si legge in una delle innumerevoli FAQ che corredano l’ultimo decreto.

Alcune librerie indipendenti di Milano che fino a qualche giorno fa erano in prima linea nella consegna diretta ai clienti, però, si sono arrese di fronte all’incertezza. Vittima illustre è, ad esempio, la bella iniziativa della Verso con il suo #versopedala, forniva una consegna a domicilio in bicicletta organizzata dagli stessi titolari. Ma c’è chi resiste e continua, convinto che “far andare avanti la testa è altrettanto importante che mangiare!” come afferma il mitico Guido Duiella della Libreria Popolare di via Tadino che rilancia un’idea nata da Anna Albano, ispiratrice della federazione di librerie indipendenti.

Il delivery della cultura: 5 LIBRERIE INDIPENDENTI di Milano che consegnano i libri a casa

 

#1 LIBRERIA POPOLARE – via Tadino, 18

Guido, caparbio e tenace ideatore del circuito delle Librerie Indipendenti e instancabile creatore di cultura, invita i clienti a scrivere una mail a info@libreriapopolare.it o a telefonare al numero 02 29513268 per indicare gli ordini e organizzare la consegna. Sarà lui in persona a impacchettare e spedire i libri con la sua consueta dedizione. Resta a disposizione anche per suggerimenti telefonici di lettura, quindi se avete voglia di farvi consigliare un titolo fatto su misura per i vostri gusti, non esitate a comporre il numero!

#2 COVO DELLA LADRA – via Scutari, 3

«Chiuso in via Scutari, aperto Online!»: questo lo slogan pieno di ottimismo con cui Sara, star di NoLo con il suo Covo di Libri aperto due anni fa, dà appuntamento a tutti i suoi affezionati clienti per non perdersi di vista ora che non ci si può ritrovare fra le quattro mura della libreria. «Anche se non possiamo avere tutti i libri che desideriamo, anche se i corrieri potrebbero essere un po’ in ritardo rispetto al solito, i nostri consigli ladreschi non si fermano. I libri non saranno di prima necessità, ma spesso sono di grande compagnia. E quindi, a tutti quelli che ci stanno chiedendo se possiamo portare loro i libri, noi rispondiamo “Facciamo di tutto per farlo” [logicamente nel rispetto delle leggi!]”
Date un occhio al bookshop on line, alla pagina facebook o al sempre funzionale numero di telefono: 348 7459627

#3 IL TRITTICO – Via San Vittore, 3

Sulla stessa linea, anche qui va avanti la “Vendita a distanza senza apertura del locale“. L’abitudine a superare le difficoltà da queste parti l’hanno affinata, dovendo far fronte al cantiere della nuova linea della metropolitana. E così la creatività si era accesa già prima dell’emergenza coronavirus. «Chiamateci, troviamo quello che vi interessa ed effettuiamo consegne a mezzo corriere nel rispetto dei requisiti igienico sanitari sia per il confezionamento che per il trasporto», si legge sulla pagina Facebook, dove si trovano anche tutte le indicazioni per approfittare del servizio e la mail a cui scrivere: info@libreriatrittico.it.

#4 LIBRERIA MILITARE – Via Morigi, 15

Nata nel 1997, questa particolare libreria è il paradiso degli appassionati di strategia militare, dal passato al futuro, dal fantasy alla Storia, con tantissime chicche che nemmeno ci si potrebbe aspettare. Dalle biografie dei personaggi più famosi, ad aneddoti incredibili, dai musicisti in trincea alle battaglie più esotiche. Ideale per evadere dalle mura di casa almeno con l’immaginazione. La libreria rimane operativa per soddisfare gli ordini online o per telefono esclusivamente allo 371 1715437 (whatsapp) negli orari 10.00-13.00. Il sito internet rimane aperto e, «fino a che le condizioni ce lo consentiranno, effettueremo spedizioni postali e per corriere», annunciano i titolari dalla pagina Facebook.

#5 TEMPO RITROVATO – Corso Garibaldi, 17

Debora e il suo socio Luca condividono da tempo la passione per la lettura, che hanno reso protagonista del loro meraviglioso “Bistrò del Tempo ritrovato”, che di recente ha cambiato sede, approdando nel cuore di Milano. «In questi giorni, consigliamo ai nostri follower sui social le letture che ci hanno appassionato e, tramite un accordo con alcune case editrici indipendenti, facciamo arrivare a casa loro i titoli che ci chiedono via mail». L’elenco delle case editrici disposte a sostenere le librerie indipendenti, garantendo la spedizione senza costi aggiuntivi, comprende Keller Editore, Minimum fax, Voland Edizioni, Edizioni Le Assassine, 66thand2nd Editore e La nuova frontiera. Tanti i titoli insoliti e preziosi di cui Luca e Debora sapranno darvi consigli. Se volete ordinare un libro di una di queste case editrici potete scrivere a: info@temporitrovatolibri.it!

ALBERTO OLIVA

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Primo passo del consiglio comunale verso Milano Città Stato
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“Proviamoci. Mi impegnerò personalmente”. Beppe Sala a Milano Città Stato

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🔴 Dati 26 marzo: nuova CRESCITA di decessi e di contagi in Lombardia, anche a Milano. Fontana: «Preoccupato»

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Foto: Andrea Cherchi (c)

26 marzo 2020. «Preoccupato. Troppi contagi in Lombardia». Il Presidente Fontana aveva anticipato nel pomeriggio i risultati del giorno. Che sono preoccupanti, soprattutto perchè invertono nettamente un trend che sembrava in progressiva diminuzione. Rispetto a ieri in Lombardia i contagi sono in grande crescita (+2543 dai +1643) così come i decessi (387 dai 296). In rialzo anche i ricoveri: +655 (ieri erano +315). Più 27 i malati in terapia intensiva.

Dove la situazione contagi sembra peggiorare di più è la città metropolitana di Milano: +848 (ieri erano 373). Anche se Gallera spiega che potrebbero essere motivati da un aumento di tamponi eseguiti, anche perchè dagli ospedali dice che non hanno rilevato un aumento nei pronto soccorso. Tra le altre province in rialzo sia Bergamo (386 da 344) che Brescia (334 da 299).

Una buona notizia sul fronte dei guariti: nelle ultime 24 ore sono state dimesse 1.501 persone (ieri erano 990).

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76P0306909790100000300089 . 

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)***
26/3: +2543 (+7,2%)

Totale: 34.889

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)***
26/3: 387 (+8,6%)

Totale: 4.861

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)***
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
25/3: +848 (+13,9%)
Totale: 6.922

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)*

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287** (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)***
25/3: +141 (+6,1%)
26/3: in attesa

Totale: in attesa

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

 

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La grande novità di PUTIN per affrontare l’emergenza coronavirus

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Credits: riussiaintranslation.com - Vladimir Putin

L’emergenza coronavirus è arrivata anche nella grande terra di Russia. Al momento si registrano i primi 658 contagiati e 3 deceduti, stando ai dati ufficiali. Ma l’allarme è già alto. Dopo aver proceduto a costruire dei nuovi campi ospedale destinati alla cura dei malati Covid-19, il 25 marzo Putin ha comunicato alla nazione l’ingresso nello stato di allarme, illustrando le linee guida per affrontare da subito la prossima emergenza sanitaria insieme a quella economica. La strategia si basa su una triplice azione. La terza è una novità assoluta

Le tre linee di azione di PUTIN per affrontare l’emergenza coronavirus (con una grande novità)

#1 “Ogni risorsa verrà dedicata al sistema sanitario”

L’obiettivo primario in questa emergenza per il presidente russo è preservare la salute, la vita e la sicurezza in particolare degli anziani, che sono i soggetti più a rischio in grado anche di mettere in crisi il sistema sanitario se l’afflusso presso le strutture ospedaliere dovesse diventare massiccio. Per questo motivo ogni risorsa necessaria verrà messa a disposizione del sistema sanitario, per renderlo efficace nel rispondere alle necessità che arriveranno e sarà dato il massimo sostegno a medici, infermieri e scienziati che avranno il compito di arginare l’avanzata del virus. Putin ha anche introdotto un “corridoio verde” per semplificare e velocizzare le pratiche burocratiche per l’importazione di beni sanitari, alimentari e di prima necessità.

#2 Lockdown selettivo*: over 65 confinati a casa. Conseguenze penali per chi esce di casa con sintomi influenzali. Prossima settimana di “ferie” con chiusura totale come “test di mobilitazione”

Putin ha ordinato un lockdown selettivo. Da subito over 65 devono stare a casa. Responsabilità penale per chi viene trovato fuori casa con sintomi influenzali (in tutti gli esercizi pubblici viene misurata la febbre). Tracking tramite GPS del cellulare di persone in quarantena con multe e responsabilità penale per chi viene tracciato fuori dalla sua abitazione. Chiusura di palestre, cinema, teatri, scuole e università. Chiusura frontiere per il turismo, dal 27 marzo chiusura aeroporti, e quarantena obbligatoria per chi entra nel Paese. Al momento restano aperti bar, ristoranti, attività commerciali e produttive, ma dalla prossima settimana si procede alla chiusura totale: per una settimana la Russia sarà come “in ferie”, con tutte le attività serrate, ad eccezione dei supermercati e delle attività essenziali, giustificata come prova di “mobilitazione generale”. 

Le prime due azioni sono in linea con quelle adottate nel resto del mondo. La terza è invece una novità assoluta.

#3 Non è lo Stato ma devono essere i più ricchi ad aiutare chi è in difficoltà

Se fin qui la strategia adottata da Putin è in linea con quasi tutto il resto del mondo, anche se messa in atto in modo più reattivo, il capitolo riguardante il reperimento delle risorse necessarie a sostenere il piano d’azione per rafforzare il sistema sanitario e fornire la sussistenza ai cittadini privi di mezzi idonei ad acquistare generi alimentari e pagare le bollette domestiche ha escluso il ricorso alla crescita del debito pubblico. Questa strada è stata percorsa da tutte le nazioni occidentali, con il ricorso a sforamenti consistenti sul bilancio statale tali da varare di fatto delle vere manovre finanziarie dagli USA  all’Unione Europea, con ricadute future prodotte dal pagamento degli interessi sul debito che graveranno sulle tasche di tutti i cittadini compresi quelli meno abbienti sotto forma di nuove tasse e imposte.

Per Putin non è lo Stato, quindi in futuro tutti i contribuenti, a dover sostenere chi è in difficoltà. Ma devono farlo i cittadini più ricchi. Questo accadrà introducendo tasse ad hoc sui capitali delle persone più facoltose. Nello specifico Putin ha previsto:

  • una tassa del 15% sui dividenti esportati all’estero
  • interruzione delle intese con i Paesi che non accetteranno revisioni agli accordi che evitano la doppia tassazione
  • una tassa del 13% – uguale a quella per le persone fisiche – sugli interessi generati da conti bancari e investimenti finanziari superiori a un milione di rubli (equivalente a circa 15000 euro).

La ricetta economica è quindi la solidarietà perché le risorse dei ricchi «andranno a sostenere la famiglie con bambini, i malati e le persone che resteranno senza lavoro».

Nel dettaglio sono state approntate misure economiche per i privati, con aiuti a tutte le persone in difficoltà:

  • rinnovo automatico dei sussidi e agevolazioni previste per i meno abbienti
  • anticipo dell’assegno deciso per i veterani della Seconda guerra mondiale
  • aiuti alle famiglie con bambini, sostegno per i ricoverati in ospedale e per chi perderà il lavoro
  • sospensione di mutui e ipoteche per chi si trova in difficoltà

Per le imprese invece:

  • agevolazione dei crediti alle piccole e medie imprese delle attività essenziali per proseguire l’attività e mantenere i posti di lavoro
  • 6 mesi di stop al pagamento da ogni imposta
  • blocco per 6 mesi anche per i decreti di fallimento

*UPDATE. MODIFICA APPORTATA DOPO REFUSO INIZIALE

Fonte: стопкоронавирус.рф (sito ufficiale del governo con tutti i decreti, dati regione per regione e disposizioni sul coronavirus)

FABIO MARCOMIN

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Ed è pieno di STELLE

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Foto: Andrea Cherchi (c)

La Settimana prima

Era nell’aria
In ufficio ci si scherzava, ma intanto si stava a 3 metri
I giovani urlavano NON CI STO, nessuna ci ferma, facciamo la Movida
I genitori restavano svegli un po’ di più mentre i figli erano alla Movida, boh, sarà vero sto allarmismo? Mica posso impedirgli di vivere
I nonni sospiravano
Era dal ’45 che nessuno gli diceva fai questo fai quello fai attenzione non uscire
Che sarà mai si dicevano ho passato rastrellamenti bombardamenti mercato nero
Gli amici dicevano dai vediamoci a bere un bicchiere vi do una mascherina e poi sticazzi dobbiamo ben vivere anche noi
Scrivevano evitiamo le strette di mano
Le prostitute continuavano a fatturare e si sa “u cazzu non vole pinsieri”
Le amanti continuavano a fare le amanti
Qualche politico diceva Milanononsiferma e si faceva i selfie alla Movida sui Navigli
Altri dicevano Milanononsiferma perché bisogna fatturare
Gramellini scriveva “una stretta di piede”, fa ridere, Conti e Renzi che possono finalmente salutarsi a testate, Fratelli d’Italia sono contenti possono salutarsi con il loro incostituzionale ma antivirale saluto
E’ solo una banale influenza
I giovani eran rimasti a casa da scuola
Panico delle mamme e chi me li segue negli studi mentre io continuo a fatturare?
Corsa ad altri giovani per far fare i compiti, tutti in casa
Altri giovani nonna vi aiuto a fare la spesa online? Stiamo vicini vicini, vi faccio vedere come funziona il PC
Ma poi cos’é sta storia di chiudere le scuole, era dai bombardamenti del ’45 che non succedeva
Anzi la maturità sono andata a farla lo stesso tra una bomba e l’altra
Secondo me stanno ingigantendo una roba da niente
Nonno non c’é scuola mi fai fare cavalluccio? Sì Tesoro di nonno
Mamma il nostro allenatore ci porta al parco a fare la partita
Gli stranieri annullavano la settimana bianca da noi ‘non capisco, son tutti matti é solo un’influenza’
Oh bella mi tieni i bimbi oggi che ho una riunione importante?
Gramellini scriveva “Emergenza Bambino” tutti si immedesimavano negli isterici genitori alle prese con prole urlante e ermetici adolescenti; faceva ridere
Sai la Cicci é rimasta in montagna almeno li fanno il Carnevale
Avevan chiuso la palestra, sarà per due settimane
E uffa mi verrà la cellulite andiamo tutti insieme nel parco a far ginnastica?
Avevan chiuso la piscina, e perché mai c’é il cloro
Vabbé ci troviamo tutte da me per una seance di Pilates? Un po’ palloso ma tra 2 settimane tanto riapre
Avevan cancellato dei voli per Singapore. Ma non perché li ci fosse un problema, il problema eravamo noi
La Direzione ci aveva chiesto di posticipare i viaggi di lavoro
Il bar puliva il bancone 10 volte al giorno ‘uffa dove andiamo a finire é solo un’influenza
Togliere la serie A? Ma che sei scemo? E la Champion? Dai tutti a Lione col pulmann ‘Forza Juve Forza Juve’
Poi piangiamo al ritorno e ci abbracciamo e ci ubriachiamo per dimenticare e passami la tua birra che son senza voce
Uffa al bar si fa la coda perché ci servono solo seduti. Vabbé in coda si chiacchiera
Ape da me? Prima studiamo un po e poi Apone
Che figata sulle piste poca gente, andiamo al rifugio? Ci dividiamo una birretta?
Come non c’é più la messa? Vabbé dai
Non ci sono più le campane
Qualche ambulanza lontana
Stasera ristorante di carne alla brace o fonduta? Che bella Cervinia con poca gente, gli stranieri son partiti quasi tutti, sta storia che siamo infetti….
Avete posto per 3? Aspetti, c’è un ultimo tavolo, meno male siamo strapieni.
CHE DICE CONTE? CHE DOBBIAMO ANDARE TUTTI A CASA? Dai non possono, figurati, ma leggi qui? E una bufala? Ciao sono io ma hai sentito? Tu che fai? Io parto, io no sti cazzi me la godo qui in montagna “si grazie per me un tortino al cioccolato” no non dicevo a te, parlo col cameriere, ma sto guardando alla tele ci sono orde di milanesi che corrono in stazione coi bagagli sembrano profughi, no qui tutto tranquillo il bar é stracolmo di russi e milanesi ubriachi, si baciano, si strusciano, boh dai vediamo.

Settimana dal 8 al 15 Marzo

E’ reale
E’ silenzio
La strada è deserta
L’immagine dei milanesi che corrono giù dalle scale mobili della stazione trascinando pesantissime valigie. Mi riporta a quando sono arrivati, 1950, la valigia aveva lo spago, lo sguardo era perso, adesso no, corrono, si spingono, voglio andare da mammà
Dai supermercati sparisce tutto. Salvo le penne lisce naturalmente
Puoi camminare alle 17.00 in centro a Via Fatebenefratelli in contromano
I bar deserti. E devono chiudere alle 18.00
I ristoranti deserti. E devono chiudere alle 18.00
Han chiuso gli impianti sciistici. Non era mai successo
Han chiuso le Terme
Han fermato il calcio
Han fermato la coppa del Mondo di sci, chi c’é c’é vince la Brignone. Fratelli d’Italia, scende una lacrima
Han fermato Domenica in. Perdiamo poco ma significa tanto
Solo il Grande Fratello VIP va avanti tanto loro sono in quarantena da sempre. Beh al solo pensiero che potrebbero essere loro a portare avanti la specie mi fa pensare che è meglio se anche quelli fuori sopravvivono
Tutti ma proprio tutti sanno dove sta Codogno. Nessuno se l’era mai filato e adesso magari non sapranno mai “MaConGranPenaLeReCaGiu” ma sapranno dove sta Codogno. Di nascosto guardi con Google Map quanto dista da casa tua
La gente ti incontra sul marciapiede e ti scansa
#iorestoacasa
Meno male siamo italiani e non ci isoliamo, stasera, tam tam, flash mob, tutti alla finestra a cantare chi l’avrebbe mai detto che la siura di fronte fosse fatta cosi non l’avevo mai vista Fratelli d’Italia l’Italia se desta siam pronti alla morte ma no anche no, non subito
Purtroppo siamo italiani e troviamo come aggirare, alé tutti al parco tutti in spiaggia tutti nelle seconde case tutti al lago
Allora hanno ristretto ancora di più. Non sei più zona arancione, sei zona rossa
Hanno chiuso i bar e i ristoranti anche a pranzo
Hanno vietato gli spostamenti non essenziali
Hanno detto ai milanesi adesso vi riprendete il treno e tornate in Lombardia
Han detto non fate più battesimi funerali matrimoni
Però potete portare fuori il cane
Meno male siamo italiani ci piace ridere e viaggiano sul web tante foto di cagnolini urlanti “ho già pisciato!” cani ventre a terra tirati da fidi padroni “ e dai che devi pisciare” annunci “affittasi cane piscione deve farla 5 volte al giorno”c’é chi si inventa il guinzaglio da gatto eh beh anche lui è abituato alla passeggiatina
Meno male siamo italiani e ci piace ridere e viaggiano sul web video di chi scia giù per il divano, chi nuota sullo skateboard del figlio chi corre dalla cucina al salotto chi fa bruuuum con la bocca facendo finta di volare sopra le nuvole, in viaggio verso un atollo
Il mondo intero ci ha detto “non vi vogliamo più”
Beh dai tanto sono meno di 4 settimane ha detto Conte, al 3 Aprile riaprono tutto a Pasqua si va a sciare.
Dai mi invento qualcosa da fare, cogliamo l’occasione
Meno male siamo italiani e siamo filosofi e viaggiano sul web storie racconti pensieri di quanto tutto questo sia una lezione della natura (?) di Dio (?) che ci rimette coi piedi per terra, ci riporta all’essenziale, ci ricorda che quello che occupava l’80% del nostro tempo ora ci è stato tolto e viviamo lo stesso, e il restante 20% finalmente recupera terreno, i figli che crescono, i loro giochi, i libri, la pace della noia, le riflessioni su di noi, l’importanza di star bene, i piccoli riti quotidiani, come si faceva 100 anni fa, quando #iorestoacasa era naturale visto che non c’erano mezzi, e la famiglia giocava in cortile, lavorava a maglia, aggiustava il carretto, faceva torte e marmellate, ogni Sabato arrivava il carretto “ frutta frescaaaa, bei pomodoriiiii, comprate Signore comprateeee, formaggiooooo…..” adesso si chiama Esselunga o Cortilia, eppure eccoci qua. E allora dai sorridiamo troviamo il lato positivo meno male siamo Italiani e siamo filosofi allegri
Purtroppo siamo italiani e uffa dai io chiuso in casa non ci sto e faccio la grigliata coi nonni e gli amici
Allora han cominciato a darci le multe
Ma qualche rave party di giovani scemi si é visto ancora
Tanto son ‘solo’ i vecchietti che muoiono e solo quelli già malati, vedrai alla fine non sarà niente
E invece no
E invece il numero cresce
E l’immagine dei mezzi militari che trasportano bare dall’Ospedale di Bergamo è impressionante. Sepoltura senza funerale. Troppo pericoloso.
Meno male la primavera avanza le magnolie fioriscono e distraggono da tristi pensieri
Una passeggiata al parco, distesa nell’erba sotto una magnolia stellata. Uccellini frusciare di foglie cani che corrono felici nel vento qualche coppia sotto i tigli panchine con tutti seduti a un metro di distanza. La ghiaia sotto i piedi, ‘imprimi tutto questo nella mente non so se ne avrai diritto domani, toh non avevo mai osservato la statua di Indro Montanelli, è pensosa, quasi triste, senza tempo, con la sua macchina da scrivere sulle ginocchia, chissà cosa scriverebbe adesso’. Rientro, un saluto da chi è sul balcone, Buongiorno a lei! Ma si, meno male che siamo Italiani e ci piace sentirci uniti, tutti insieme ce la faremo.
“Andrà tutto bene” appare adesso sui balconi delle case.
Alla sera di Sabato chiudono i parchi.
2000. Sono tantissimi. I morti. Non i parchi.

Settimana dal 15 al 22 Marzo

Nei Rii di Venezia sono tornati i pescetti e i granchi
La foto dal satellite mostra una Milano senza polveri sottili
Come vorrei il virus fosse verde fosforescente. Cosi ti becco bastardo. Cosi ti sto lontano, cosi tutti ti stiamo lontani. Cosi smetto di sentire queste sirene. Solo sirene. Non ci sono più auto.
A Brera non si muove più nulla. Ombrelloni di bar che ondeggiano leggeri. Come gli stabilimenti balneari a Gennaio. E qui é Gennaio. Almeno nello stomaco.
Pulire le maniglie
I pulsanti dell’ascensore
E le scarpe? Devo lasciarle fuori?
E le borse della spesa? Devo disinfettare pure quelle?
Mascherina si mascherina no. Serve non serve è peggio. Tanto non si trovano allora me ne cucio una con un vecchio fazzolettino. In caso.
Si ripensa alle “ultime volte”.
L’ultimo Ventina, quella polvere vellutata sotto gli sci, al cospetto di Sua Maestà il Cervino
l’ultimo ristorante, azzannare anche l’osso della Fiorentina facendo ridere il cameriere
l’ultima cena con gli amici del bar, le battute sui miei calzini con i pinguini
l’ultima nuotata con la squadra, stavolta ti ho passato, vedrai al lago come ti do il blù
l’ultimo aperitivo con l’amica del cuore, ridere a lacrime
l’ultima Scala, l’applauso a Mattarella
l’ultimo concerto, ballando stretti stretti con un’Umanità ignara e spensierata
persino l’ultima litigata con quello del concessionario BMW. E al ritorno la metro gremita di Umanità ignara e non lavata.
Strana la mente umana. Nostalgia di tutto.
Allora ci siamo riinventati la giornata. Meno male siamo italiani e pieni di risorse positive.
Facciamo l’elenco, come al liceo, delle belle cose “nuove”
Avere la mia bambina intorno tutto il giorno
pranzare al sole in cucina con nuova lentezza
rileggere senza sensi di colpa per il tempo che scorre romanzi già letti densi di bellezza
scoprire che non sto stirare
mettere via il trolley tanto per un po’ non parto più
chiacchierate infinite al telefono con amici che non ti dicono più ‘scusa scappo ho una riunione’
aprire una bottiglia di buon vino tanto non ci sono i ristoranti aperti
guardare il mondo dalla finestra come faceva mia nonna, ore nell’angolo della cucina in Corso Sebastopoli
godersi questa splendida casa tutto il giorno tutti dicono sempre ‘che bella casa’ e io me la godevo sempre solo di notte
scoprire che si vive benissimo dormendo nelle lenzuola stropicciate che col cavolo che le stiro
tirar fuori un vecchio puzzle di 1000 pezzi Nozze di Cana e scoprire che l’ultima volta che ho avuto tempo ero in maternità
scoprire che Sky, che pago da anni senza guardarlo ha un sacco di cretinate divertentissime
disquisire con mamma al telefono per mezz’ora su una parola crociata che non viene
bagnare le piante e parlar loro un po’ (son messa male)
decidere di fare una torta nel mezzo del pomeriggio
lasciare che il sole filtri tra le tapparelle anche se non è Domenica……
Eppure ci svegliamo tutti nella silenziosa Milano chi alle 3 chi alle 4, angoscia, incertezza
Scrive Gramellini “ma quando finisce?” e dice che darebbe non so cosa per avere una data, foss’anche un’improbabile 39 Giugno. E invece no, la vita é diventata un boh. “di Doman non c’é certezza”
In attesa del picco
Ma è come camminare in salita nella nebbia, dove sarà la cima? Cascano pietre, crollano seracchi, rumori nella nebbia, un passo dopo l’altro
Sirene ancora sirene
Scansare i video che ti bombardano. Scene di morte. Scene da fine del mondo.
Fin’ora era un documentario, i campi di concentramento i bombardamenti in Siria le Torri Gemelle il Bataclan.
Sono 5000. Fa spavento
Si fanno calcoli per riassicurarsi
Si telefona solo a chi sai che sarà ottimista più di te
A Brera ci sono ancora, come vecchi moniti, le barriere anti terrorismo. Venghino Signori, venghino
Sulla Madonnina han messo la bandiera tricolore.
Da quando non c’é più smog la Madonnina sembra di poterla toccare
Ed é pieno di stelle

EMANUELA LANDI

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FILAINDIANA: la web app per tenere d’occhio le CODE al supermercato

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Con il lockdown sono andate fuori controllo le code ai supermercati. Ma niente paura: una nuova app ci viene in soccorso per sapere se è il momento buono per uscire a fare la spesa.

filaindiana.it è un progetto​ non-profit, for good e​ ​crowdsourced ​nato da un gruppo di studenti del NESLab del Politecnico di Milano (Pietro Avolio, Fulvio Bambusi,Francesco Bertani, Andrea Maioli, Andrea Torrone, Nicolò Alabastro, Tommaso Ballardini, Francesco Cerizzi) supportati dalla startup Wiseair (Andrea Bassi, Fulvio Bambusi, Paolo Barbato, Carlo Alberto Gaetaniello, Andrea Torrone) con l’obiettivo di ​migliorare la vita di ogni cittadino durante il duro periodo di lockdown.

In una sola settimana Fulvio Bambusi e i ragazzi del NESLab hanno deciso di sviluppare l’idea assieme ai cofondatori di wiseair.it, startup nata per monitorare in tempo reale la qualità dell’aria. Il gruppo dei founders, tutti studenti del Politecnico, in pochi giorni hanno dato via a filaindiana.it, web app capace di segnalare in tempo reale il tempo di coda dei supermercati vicini a dove si abita. Su scala nazionale.
Negli ultimi due giorni, grazie al passaparola, l’app ha avuto circa mezzo milione di accessi. Ora per sviluppare il progetto, non profit, i fondatori cercano contributors che aiutino a promuovere l’app in ogni città, insieme a segnalatori che mentre sono in fila possano integrare con la loro testimonianza diretta i tempi di attesa ricavati da Google.

MILANO CITTA’ STATO

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🔴 Beppe Sala: le tre linee di azione per far ritornare Milano alla normalità alla fine dell’emergenza

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Discorso Beppe Sala

Il Sindaco Beppe Sala nel suo consueto discorso in diretta Facebook, dopo l’incipit sulle informazioni imparate dal punto di vista sanitario e su come garantire l’approvvigionamento di prodotti alimentari tutelando i lavoratori del settore, ha posto delle riflessioni focalizzandosi sulle azioni da intraprendere per gestire la conclusione dell’emergenza. Contenti che si stiano considerando alcune nostre proposte per tutelare la salute e l’economia.

Beppe Sala “Strategia su 3 fronti per il ritorno alla normalità”

#1 Ritorno alla normalità lavorativa per fasce d’età: prima i giovani

Il decorso del coronavirus ha certificato che sono le persone più anziane che subiscono le conseguenze maggiori con il più alto tasso di ricovero in terapia intensiva e decessi. Per questo motivo i cittadini più giovani, a detta del Sindaco, saranno i primi che potranno uscire di casa e ripartire con l’attività lavorativa e comunque una vita normale in una ripresa graduale dell’economia e le persone ricomprese prevalentemente nell’età prossima a quella pensionabile saranno gli ultimi. Un’ipotesi prevista per le migliaia di dipendenti degli uffici comunali.

Leggi anche: Cagnoli: i passi per far RIPARTIRE l’Italia (minimizzando rischi e danni del coronavirus)

#2 Utilizzo dell’app che controlla i nuovi contagi

L’utilizzo dell’applicazione che localizza i movimenti delle persone che vivono nelle aree a maggior rischio di diffusione del virus, che a fronte di un’intromissione nella privacy, trova un senso nel contenimento della pandemia.

Leggi anche: 🔴 APP, test rapidi, rete scienziati: l’ITALIA è PRONTA per frenare i contagi. Manca solo il SI del Governo

#3 Test diffusi per verifica dell’immunità da Covid-19

Il medico Mantovani dell’Humanitas ritiene necessario per la popolazione accertarsi della presenza di eventuali misure anticorporali sviluppate dall’organismo nei confronti del virus Covid-19. Il Sindaco concorda con questa impostazione come elemento fondamentale per tornare quanto prima alla normalità, in quanto le persone a cui venga constatata l’immunità al coronavirus, essendo passati indenni alla positività, possono riprendere la vita precedente allo stop imposto dalle circostanza senza attendere decreti o ordinanze.

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FABIO MARCOMIN

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8 MEDICI ILLUSTRI di Milano: i grandi EROI del PASSATO

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Nei giorni in cui proviamo tutti un’immensa gratitudine per medici e infermieri impegnati in prima linea nell’emergenza coronavirus, ricordiamo alcuni prestigiosi medici del passato di Milano. Milano, infatti, ha dato i natali o ha accolto molti medici illustri. Vediamone alcuni elencati in ordine cronologico.

8 MEDICI ILLUSTRI di Milano: i grandi EROI del PASSATO

#1 Luigi Sacco: pioniere dell’antivaiolo

Nacque a Varese nel 1774. Fu il pioniere della vaccinazione antivaiolosa. Egli infatti fece esperimenti e studi approfonditi sul vaiolo e per questo fu nominato direttore della vaccinazione dalla Repubblica Cisalpina.

Morì a Milano nel 1836 e fu sepolto nel cimitero di San Gregorio, non più esistente. Gli è stato dedicato uno degli ospedali più grandi di Milano.

#2 Agostino Bertani: il medico patriota

Nato a Milano nel 1812, fu medico dell’ospedale Maggiore di Milano dal 1840 e  partecipò attivamente alle V giornate di Milano.

Passò alla storia però per essere stato il medico di Goffredo Mameli, l’autore del nostro inno nazionale. Quest’ultimo infatti si ferì la gamba sinistra durante l’assedio di Roma e il Bertani decise, a seguito di una severa infezione, di amputargliela. Tale sofferta decisione si rivelò purtroppo inefficace in quanto Mameli morì dopo poco. Sua madre donò al Bertani una teca con i capelli del poeta.

Nel 1860 Bertani seguì Garibaldi e rivestì l’importante ruolo di segretario generale. Morì a Roma nel 1886. Il suo nome è iscritto nel Famedio al Cimitero Monumentale.

#3 Ambrogio De Marchi Gherini: precursore dell’anestesia generale (e fu lui a curare Garibaldi ferito ad una gamba)

Dal 1839 al 1873 svolse il ruolo di chirurgo presso l’Ospedale Maggiore. Sperimentò e introdusse l’anestesia generale con etere e cloroformio.

Fu medico di Alessandro Manzoni e amico di Mazzini. Ebbe come paziente Giuseppe Garibaldi e gli curò la famosa gamba che il mitico patriota si ferì nel 1862 nell’Aspromonte.

#4 Carlo Forlanini: inventore del pneumotorace che guarì i malati di tisi

Nacque a Milano nel 1847. Figlio d’arte (suo padre era anch’egli medico), divenne celebre per la pratica da lui inventata del pneumotorace, che guarì tanti tubercolotici.

I suoi studi erano infatti sempre indirizzati verso la pneumologia in quanto la madre gli era stata strappata in tenera età dalla tubercolosi. Morì nel 1918 e riposa nel Famedio.

#5 Luigi Mangiagalli: il costruttore di ospedali

Nato a Mortara nel 1850, si laureò in medicina a Pavia nel 1873. Mangiagalli aveva una forte personalità e un’eccezionale capacità di lavoro. Tali caratteristiche gli valsero la nomina a direttore del comparto ginecologico dell’ospedale Maggiore di Milano.

Fu il sostenitore della creazione di due importanti ospedali della nostra città: gli Ospedali Clinici di Perfezionamento e l’Istituto dei tumori.

La sua cultura umanistica profonda si mostrò infine nella creazione e fondazione dell’Università degli studi di Milano, a partire dal 1923.

Milano ha ricambiato questi due ‘doni’ intitolando la clinica ginecologica da lui fondata in via della Commenda e intitolandogli una strada in zona Città Studi.

 

#6 Anna Kuliscioff: la “dottora dei poveri”

Nata a Sinferopoli, in Russia, nel 1855 con il nome di Anna Rozestejn. A causa delle sue idee rivoluzionarie fu costretta a scappare dalla Russia zarista e cambiò il nome in Kuliscioff. Incontrò nel 1877 Andrea Costa, un rivoluzionario italiano, e insieme si trasferirono in Italia.

Nel 1885 venne accolta all’università di Pavia da Camillo Golgi con cui collaborò con una ricerca sulla febbre puerperale. Si laureò a Napoli nel 1886 e, dopo la specializzazione in ginecologia, si trasferì a Milano dove cominciò ad esercitare come medico.

Anna aveva stretto amicizia con Alessandrina Ravizza, celebre filantropa, e insieme a lei, si recava nei quartieri più miseri di Milano dove offriva assistenza ginecologica alle donne povere. Questo le valse l’epiteto: ‘dottora dei poveri’. Morì a Milano nel 1925 ed è sepolta al Cimitero Monumentale.

#7 Virgilio Ferrari: il medico sindaco

Nato nel 1888, si laureò con Camillo Golgi nel 1914 in medicina presso l’Università di Pavia e divenne assistente di Forlanini. Fu per quasi 40 anni primario del sanatorio Vittorio Emanuele II di Garbagnate Milanese. Esercitò la professione nel quartiere di Vialba, dove si guadagnò l’epiteto di ‘dottore dei poveri’ poiché curava i pazienti senza farsi pagare.

Nel 1931 fu arrestato per aver favorito la fuga di Filippo Turati e fu messo al confino. In seguito, nel 1944 fu arrestato e inviato al campo di concentramento di Bolzano, dove fu fatto lavorare come medico.

Dopo la liberazione divenne il secondo sindaco di Milano. Morì nella casa di riposo di Via Panigarola nel 1975. Anche il suo nome è iscritto nel Famedio.

#8 Umberto Veronesi: l’avanguardista della cura dei tumori

Celeberrimo oncologo, nacque a Milano nel 1925. Si laureò in medicina nel 1951 e si specializzò a Pavia. La sua attività è stata incentrata sulla prevenzione e cura del tumore. Studiò in particolare il carcinoma mammario.

E’ stato il primo ideatore e propositore della quadrantectomia, tecnica che ha dimostrato essere di minor impatto estetico e psichico rispetto alla mastectomia. Veronesi fu anche il creatore dell’analisi del linfonodo sentinella, tecnica avanguardistica che trova spazio nel processo di diagnosi nel carcinoma mammario. Veronesi ha donato a Milano un fiore all’occhiello: l’istituto europeo di oncologia, centro sperimentale di respiro internazionale che da anni è punto di riferimento per le malattie oncologiche insieme all’Istituto dei tumori. Morì a Milano nel 2016.

GIULIA PICCININI

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🔴 Dati 25 marzo: rallenta la crescita dei contagi e delle vittime in Lombardia

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Foto: Andrea Cherchi (c)

25 marzo 2020.  Risultati in miglioramento. Rispetto a ieri in Lombardia sono in calo sia i contagi (+1643 dai +1942 di ieri, per un totale di 32.346) che i decessi (296 dai 402 di ieri, per un totale di 4.474): per entrambe le voci la percentuale di incremento è la minore dall’inizio dell’emergenza. I ricoveri hanno superato quota 10.000 (10.026, +315). Più 42 i malati in terapia intensiva.

Milano vede dati in linea con ieri per l’area metropolitana (stazionari) e per la città (lieve crescita). Tra le altre province in rialzo Bergamo (344) in calo Brescia (299).

Altre notizie del giorno: Nella giornata dell’entrata in isolamento per febbre del capo della protezione civile Borrelli e della positività del Principe Carlo, Guido Bertolaso dopo essere stato risultato positivo ieri, oggi è stato ricoverato al San Raffaele. Nella mattinata è uscita su Repubblica un’intervista a Gallera in cui dichiarava “Se servirà candidarmi SINDACO, non mi tirerò indietro”. Polemiche sul tempismo che hanno spinto l’assessore al Welfare a smentire sul suo profilo Facebook: “No non mi candido a sindaco. Resto in prima linea a fianco dei medici e degli infermieri per sconfiggere l’emergenza sanitaria. Siamo in guerra e resto al mio posto”.

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76PO306909790100000300089 . Le donazioni hanno superato i 58 milioni di euro.

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)
24/3: +1942 (+6,7%)
25/3: +1643 (+5,0%)***

Totale: 32.346

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)
25/3: 296 (+7,1%)***

Totale: 4.474

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)***
24/3: +375 (+7,0%)
25/3: +373 (+6,5%)
Totale: 6.074

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)*

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287** (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)***
25/3: +141 (+6,1%)

Totale: 2.428

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

Altri articoli del giorno:
Cagnoli: i passi per far RIPARTIRE l’Italia (minimizzando rischi e danni del coronavirus)
Cronache dalla Quarantena: Sono qui che parlo col Sergio. Sergio è il mio LIMONE
APP, test rapidi, rete scienziati: l’ITALIA è PRONTA per frenare i contagi. Manca solo il SI del Governo
Breaking News. Gallera: “Se servirà candidarmi SINDACO, non mi tirerò indietro”
Come affrontare l’emergenza economica? DENARO sui conti correnti delle persone

 

MILANO CITTA’ STATO

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Sono qui che parlo col Sergio. Sergio è il mio LIMONE

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Ero lì col Sergio a chiacchierare sul balcone, incastrato tra il motore del condizionatore, la caldaia, gli sci, un bidone di latta di origine ignota e un certo numero di bottiglie vuote.

Sergio è il mio limone.

Meglio, Sergio è un limone milanese, appeso da circa tre anni ad una pianta (di limoni) cui non ho mai pensato di dare un nome. M’aveva dato delle speranze, il Sergio. Quand’era appena un fiore avevo intuito che mi avrebbe regalato delle soddisfazioni. L’ho visto crescere, ho temuto che si rinsecchisse come gli altri invece lui, indomito, s’è spinto fino a 3 centimetri. Poi s’è fermato lì, e ha cominciato ad invecchiare. Di maturare o di cadere non vuole nemmeno sentirne parlare. S’è fatto rugoso e ostenta la sua saggezza di agrume milanese di lungo corso.

Andavo narrando al Sergio, che è un po’ stupito d’avermi attorno tutto il giorno, cosa sta succedendo in questi giorni strani. Questa faccenda del coronavirus. Tutti tappati in casa a far la muffa aspettando che -boh?- l’ultimo esemplare di COVID-19 cada a terra esausto e crepi su un marciapiede deserto, senz’aver trovato qualcun altro cui rovinare l’esistenza. Il Sergio non sembra troppo interessato. Lui che ha affrontato afidi e cocciniglie. Lui che ha imparato a vivere al freddo, con poco sole, in una città crudele che sacrifica i suoi simili nei cocktail e -orrore- nel tè. Pfui, un virus. Cinese, per di più.

Oggi è domenica e, se possibile, c’è anche meno da fare del solito.

Le chat di lavoro languiscono, skype e teams e webex e tutte le altre seimila applicazioni di videoconferenza tacciono. Arrivano soltanto le email delle promozioni e qualcuna, anche un po’ di cattivo gusto, che ti sprona a prenotare voli e hotel per chissà quando e chissà dove. Ma soprattutto chissà se. Altro argomento che al Sergio interessa poco: è tendenzialmente uno stanziale.

Insomma sono qui che parlo col Sergio ma devo ammetterlo, non è che il Sergio mi faccia ‘sta gran compagnia. Dal balcone di fronte s’affaccia quella tizia che alle assemblee condominiali ammazzerei a sprangate, adesso vorrei abbracciarla e chiamarla sorella. Non so neanche come si chiama. Ovviamente non mi saluta, la stronza, e rientra bofonchiando nella sua camicia da notte di flanella a fiorellini. Penso di essere l’unico uomo che abbia mai visto quella camicia da notte, a parte il tizio del mercato che gliel’ha venduta.

Ad un’altra finestra è affacciata quella ragazzina di cui non ricordo il nome.

Siciliana o calabrese, mi pare. Timida come un gattino. Aveva sgomberato l’appartamento spedendo tutto a casa, dove sarebbe dovuta andare pure lei all’indomani della laurea. Totale ha discusso la tesi in remoto, da un monolocale deserto, ed è rimasta bloccata qui, in una casa completamente vuota -ma vuota proprio, giusto due sedie e un fornello- ad aspettare la fine dell’isolamento.

Ciabatto dentro casa. Ciabatto verso il citofono. E’ Glovo. Ciabatto giù dalle scale, il tizio (l’eroe 2.0) mi lancia un cartone della pizzeria “Marechiaro di Ahmed El Habid”, io gli lancio una mancia e lui pedala via con il suo box giallo verso una nuova vita da salvare.

Arriva un whatsapp di mia madre. “Come va?”

Arriva un whatsapp di mio padre. “Come va?”

Probabilmente sono seduti in casa a marcire di noia uno di fianco all’altro sul divano.

Rispondo sulla chat di famiglia. “Chi siete?” e tolgo la suoneria.

Torno sul balcone a sbocconcellare la pizza ed a condividere le mie riflessioni col Sergio

che ormai s’è distratto del tutto e s’è rivolto altrove. Cerco d’intercettare il suo acume agrumesco e assisto basito, in una finestra di fronte, ad una scena di sesso d’inaudita passione.

I coniugi Bonetti, i paciosi, senescenti coniugi Bonetti, decani del condominio, lei catechista e lui sottostimato baritono del coro della parrocchia, ex impiegato del Catasto, s’esibiscono in uno sfrenato smorzacandela. Non è possibile, dico al Sergio, quei due hanno l’età dei datteri, ma il Sergio in queste cose ha un intuito da vero puttaniere e soprattutto non ha idea di cosa sia un dattero. Lui non sbaglia mai: quei due ci stanno dando dentro.

In qualunque altra circostanza mi sarei ritratto disgustato (YouPorn ha comprensivamente regalato a milioni di Italiani l’accesso Premium: intendo dire, volendo c’è di meglio), ma la scena mi sembra troppo inverosimile anche per questi tempi assurdi. Mi obbligo a guardare meglio. La Genziana, detta Genny -la conosco dai tempi della comunione, dio che imbarazzo- sta pigliando concitata a schiaffi l’Erminio, che mi sembra un po’ pallido e poco partecipe. E anche lei non mi sembra troppo su di giri. E poi sono vestiti, cazzo. Qui qualcosa non torna.

Mollo il Sergio a controllare la scena, inforco la mascherina e ciabatto giù dalle scale un’altra volta.

Arrivo al portone interno, citofono “Fam. Bonelli”, nessuno risponde. Provo con qualcun altro, nessuno mi apre. Poi la parola magica: “Amazon”, click, aperto. Salgo e arrivo trafelato e bisunto alla porta dei Bonelli. Mi accorgo soltanto allora di essere in mutande e accappatoio. Suono come i pazzi, Genziana, Genny, ma che succede!

Lei fa per aprire e io faccio un balzo indietro. Altolà, Genny! Stà chiusa dentro e dimmi cosa succede da dietro la porta! E lei, in un soffio, l’Erminio sta male, sta male, ha avuto un infarto, il mio Erminio! Ma porc… chiamo l’ambulanza, aspetta Genny! No, non la chiamare, mi dice disperata, che poi me lo portano via e non me lo fanno più vedere, qui la gente sparisce come durante la guerra, io il mio Erminio non lo mollo, lo tiro fuori io da quel buco, tu levati dalle palle che sei un ragazzino. (Ho cinquant’anni).

Sono sul pianerottolo, disperato.

Ognuno è solo ma qualcuno è più solo degli altri. In quel momento sale un tizio, lo conosco, è l’Ettore, lavora in ospedale. Non lo si vede in giro da quand’è iniziato questo incubo. Da allora lavora venticinque ore al giorno. Non sembra neanche più un essere umano, ha le occhiaie che toccano terra, è bardato come un palombaro. Breve spiega concitata, l’Ettore non ci pensa due volte, suona alla porta e non lascia nemmeno il tempo alla Genny di fare la Giovanna d’Arco. Entra, si precipita dall’Erminio e lo sfonda di massaggi cardiaci.

Io sono sul pianerottolo e sembro scappato da un manicomio. La Genny mi guarda disperata con gli occhi lucidi, e non osiamo nemmeno abbracciarci perché potremmo ammazzarci l’un l’altro con un gesto che, fino a ieri, era affetto allo stato puro.

L’Ettore esce e con l’aria più naturale del mondo ci dice che l’Erminio è salvo, c’è mancato un attimo ma è salvo. Poi s’accascia sullo zerbino e, semplicemente, si addormenta. La Genny lo salta come una gazzella di ghiaia (si sentono distintamente gli scatti delle articolazioni), io suono alla porta dell’Ettore e dico al suo compagno di tirarlo dentro, mi do un contegno e torno a casa.

E’ quasi il tramonto.

Esco a farmi una siga col Sergio e buttiamo l’occhio alla finestra dei Bonelli. Va tutto bene. Luce azzurrognola, televisore acceso e -potrei sbagliarmi, ho gli occhi lucidi-, sul vetro, un enorme cuore di carta con scritto “Grazie”.

#iorestoacasa

ANDREA BULLO

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Cagnoli: i passi per far RIPARTIRE l’Italia (minimizzando rischi e danni del coronavirus)

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Negli scorsi giorni Giovanni Cagnoli, Presidente di Carisma SpA e storico fondatore di Bain & Company, ha preso in considerazione alcuni elementi fondamentali dell’emergenza che il nostro Paese sta vivendo, ridefinendone le basi.
A partire da questa analisi, Cagnoli ha individuato una “road map” per gestire le prossime settimane, che ha avuto larga eco mediatica, da Affaritaliani.it al Corriere della Sera alle pagine facebook di alcuni esponenti politici.
L’approccio è pragmatico e getta uno spiraglio di luce. Abbiamo deciso di contattarlo per approfondire le sue proposte.

Giovanni Cagnoli: i passi per far RIPARTIRE l’Italia (minimizzando rischi e danni del coronavirus)

Quali sono le vie di uscita dal Coronavirus?

Ad oggi le ipotesi per ridurre i morti da Coronavirus sono:

  • vaccino: con tempi troppo lunghi
  • cure: possono ridurre, ma ancora in via di sperimentazione
  • distanziamento sociale di tutti
  • proteggere le categorie più deboli, distinguendo per fasce di età.

 

Il nostro Paese quale ha intrapreso?

L’Italia ha scelto l’opzione numero 3.
Il punto chiave in questo momento però non è cosa chiudere, come definito dai recenti DPCM e Ordinanze di alcune Regioni.
Perché in ogni caso, a meno di fare veramente come a Wuhan (ammesso e non concesso che si riesca a replicare in Italia) è necessario che un 30% di persone continui a muoversi per far sì che continuino le attività necessarie alla sopravvivenza (cibo, cure ospedaliere). Queste persone inevitabilmente stanno continuando a diffondere il contagio.
I numeri un po’ alla volta miglioreranno, ma quando si toglierà il distanziamento sociale, riaprendo le attività, il numero dei contagi comunque risalirà, anche per le interrelazioni con gli altri Paesi. Quindi non è una via di uscita.

 

Cosa si dovrebbe fare oggi?

Dobbiamo prendere in considerazione l’opzione numero 4.
Bisogna dare percorsi diversi a seconda delle 3 fasce di età, definite principalmente in base ai rischi di esposizione al virus:

  1. sotto i 55 anni
  2. dai 55 ai 65 anni
  3. sopra i 65 anni.

Va affrontata la scelta di quando e come riaprire le attività in tempi rapidi.
Per affrontare decisioni di questo tipo, è necessario partire dai numeri e definire alcuni parametri, dei key performance indicators (KPI), i più importanti sono:

  1. numero di quante persone hanno sviluppato immunità, basato sul test anticorpale del veneto
  2. numero di decessi.

Questi numeri possono essere confrontati anche con quelli dei Paesi con poca popolazione, in cui è molto più facile avere un controllo più preciso dei contagi, come San Marino, Isole Faroe, Islanda, Lussemburgo.
Oppure un altro caso studio interessante è costituito dalla Diamond Princess, che ha registrato il 20% di contagi e lo 0,3% mortalità. Numeri molto diversi da quelli della Lombardia ad esempio.
Da questi numeri si possono fare delle inferenze, per fasce di età e per Regione, sul numero dei contagi e definire degli scenari.

 

Qual è l’aspetto cruciale in questo momento?

Chi prende le decisioni è di fronte a una scelta sociale importante.
Per fare un esempio: abbiamo tutti accettato che guidare l’auto comporti moltissimi rischi, tra cui i decessi di tantissimi giovani (e non di tanti anziani): è come se oggi si chiedesse di impedire a tutti di guidare per evitare quei decessi.
Non funziona così. Dobbiamo in minima parte accettare anche alcuni rischi correlati al Coronavirus per continuare a vivere, così come facciamo in tanti ambiti della vita e soppesare i rischi di oggi con i rischi di domani. Sembra cinismo, ma è l’opposto. si tratta di avere cura tutti oggi, domani e dopodomani.

 

Qual è la proposta per le prossime settimane?

E’ necessario delineare un percorso per la riapertura delle aziende e del mondo del lavoro.
Quando? Quando il numero dei decessi sarà molto inferiore alla metà dei tassi di mortalità di oggi, ovvero ho stimato tra il 6-14 aprile.
Chi? Si apre alla fascia sotto i 55 anni, che torna a lavorare.
Sotto i 55 anni i contagi sono per la maggior parte superati come una grave influenza con possibile complicazione di polmonite, in ogni caso in maniera gestibile per le strutture sanitarie. Sotto i 50 anni il tasso di mortalità senza patologie pregresse è molto vicino allo zero (meno di 0,1%).
Chi non torna a lavorare, sempre nella fascia sotto 55 anni , senza un valido motivo, potrebbe anche farlo liberamente, ma il sussidio dello stato dovrebbe essere davvero solo di sussistenza (600 euro al mese per ipotesi) e l’isolamento domiciliare assoluto e controllato.
I datori di lavoro dovranno dotarsi di misure adeguate.
Si potrà anche tornare a correre e passeggiare, nel rispetto delle norme di sicurezza, per ristabilire un po’ di normalità e mantenerci sani anche sotto un profilo psicofisico.
Il 21 aprile riaprono bar e ristoranti, con le limitazioni di distanza già previste.
Dal 2 maggio, quando molta gente avrà sviluppato l’immunità, riapriranno le scuole e ci si potrà spostare.

 

E se così non fosse?

Non gestire questo significa andare incontro a:

  • fallimento di un numero elevatissimo tra le attività non focalizzate sul settore alimentare e sanitario/farmaceutico
  • disoccupazione immediata e fino alla riapertura al 70%, circa 12-13 milioni di persone, poi stabilmente e dopo il termine delle chiusure tra il 20 e il 25%
  • nazionalizzazione delle banche
  • nel lungo termine elevata probabilità di iper inflazione e distruzione di risparmi e pensioni.

 

Quali sono le competenze necessarie da mettere in campo ora?

Per gestire al meglio la situazione è assolutamente indispensabile che ci siano persone dotate di un forte senso dell’etica e preparate in ambiti diversi, quali:

  1. infettivologo/epidemiologico
  2. economico in ambito industriale
  3. giuridico
  4. retail/logistica
  5. bancario
  6. analisi di big data/statistico
  7. sindacale
  8. comunicazione
  9. psicologico/scienze sociali.

Questo Gabinetto deve riuscire a prendere decisioni fondate e mirate sul piano di riapertura del Paese, le misure da prendere per il rilancio e la comunicazione entro massimo una settimana da oggi.

 

Uno sguardo al futuro…

Guardando al nostro futuro, abbiamo davanti due modelli:

  1. collettivistico- tipo Cuba, tutto nazionalizzato
  2. capitalismo con importanti correttivi per limitare gli eccessi che sono stati tipici degli ultimi anni (tassazione, redistribuzione del reddito, limiti ai super stipendi, etc..).

Questa decisione deve essere presa, al più tardi, nei prossimi due mesi.
Ad oggi lavorano 4,5 milioni di persone nel settore pubblico, 18 milioni nei restanti settori, di questi ultimi un 20-30% è già de facto disoccupato (turismo, negozi, autonomi). Queste persone mantengono tutti gli altri, 40 milioni circa.
Se anche queste perderanno il lavoro… avrete capito da soli cosa ci resta.

 


Giovanni Cagnoli è Presidente di Carisma SpA, Holding che detiene 14 aziende con oltre 300 milioni di fatturato ed oltre 1.000 dipendenti. Le aziende della Holding operano in settori diversificati (food, moda, retail, marketing, leisure, …).
Fondatore e CEO di Bain & Company Italia dal 1989 fino al 2017. E’ stato consulente dei primari gruppi bancari e finanziari italiani ed è particolarmente attivo nello sviluppo e definizione di piani di turnaround e di creazione di valore per gli azionisti di grandi organizzazioni.
Ha ottenuto un MBA alla Sloan School of Management, al M.I.T di Boston nel 1982 e si è laureato in Business Administration all’Università Bocconi di Milano nel 1981.

MICHELA PARLATO

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Come affrontare l’emergenza economica? DENARO sui conti correnti delle persone

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La "statua della libertà" del Duomo di Milano. Foto di Andrea Cherchi (c)

L’emergenza sanitaria da Coronavirus sta producendo ogni giorno effetti negativi in tutto il mondo e, in massima parte, in Italia. Più passa il tempo più aumentano i rischi che l’emergenza sanitaria contagi anche l’economia reale. Dipendenti con stipendio ridotto o licenziati perché le loro aziende hanno visto crollare il fatturato, liberi professionisti, commercianti, autonomi e piccoli imprenditori che hanno azzerato i clienti e le entrate minime per la sussistenza quotidiana rischiano di rivelarsi un ulteriore tragico effetto collaterale di questa crisi e del lockdown per arginare l’epidemia. Cosa può fare lo Stato per tamponare la gravità eccezionale del momento, assumendosi la responsabilità dei limiti imposti ai cittadini?

Come affrontare l’emergenza economica? DENARO sui conti correnti delle persone

Bisogna evitare il rischio che l’emergenza coronavirus diventi un’emergenza sociale

Se la strategia scelta dallo Stato per evitare la diffusione del virus Covid-19 è il “lockdown”, ovvero la chiusura della quasi totalità delle aziende e l’obbligo dei cittadini di rimanere in casa, come potrebbe fare lo Stato per assumersi almeno in parte la responsabilità delle sue azioni coercitive sui cittadini?

La soluzione più semplice e immediata è quella che stanno adottando o valutando diversi Paesi: versare direttamente sui conti correnti personali un contributo mensile pari a una soglia di sussistenza che possa coprire vitto e alloggio della quarantena per le persone che durante la quarantena non percepiscono altro reddito dallo Stato (escludendo dal sussidio quindi pensionati e dipendenti pubblici). Il principio è semplice: visto che per ragioni di sicurezza generale lo Stato ha imposto di fatto una condizione di arresti domiciliari a tutti i cittadini, allora lo Stato dovrebbe almeno assumersi i costi della detenzione, esattamente come fa con chi finisce in arresto per aver commesso un reato. La misura avrebbe un triplice obiettivo:

#1 Scongiurare l’emergenza sociale garantendo la copertura di vitto e alloggio per tutti

Permettere ad ognuno di far fronte alla esigenze primarie, quali pagamento di affitti/mutui, utenze, spesa alimentare e cure mediche fino a che non ci siano segnali concreti di una prima ripresa economica, per non gravare sul terzo settore e i sistemi socio-assistenziali e sanitari in misura ancora maggiore.

#2 Evitare collasso sistema produttivo grazie a un esborso certo e limitato nel tempo di denaro

Uno stanziamento urgente di risorse o meglio liquidità spendibile dalla popolazione in maniera consistente, ma in quantità certa e per un breve periodo di tempo, consentirebbe di programmare in maniera più lucida, strutturale e unitaria la fase successiva, senza operare sempre in costante emergenza e in modo disordinato tra i vari territori della nazione. In pratica tutti potrebbero mettersi in standby senza pregiudicare la futura ripresa delle proprie attività.

#3 Responsabilizzare lo Stato

L’ultimo obbiettivo sarebbe quello di responsabilizzare lo Stato ad avere un rapporto maturo con i cittadini. Lo Stato per motivi di forza maggiore può prendere la decisione di limitare l’azione dei suoi concittadini ma il principio è che quando lo fa, deve compensare almeno una parte della perdita economica arrecata ai cittadini. Che possono sì sostenere una parte dell’emergenza ma devono avere garantita almeno la sussistenza. 

L’esempio di altre nazioni

Ecco come alcuni governi stanno affrontando il problema.

# Hong Kong: 1.175 euro sul conto corrente di tutti i cittadini

Nella città-stato di Hong Kong, come riporta Forbesil governo cittadino a seguito recessione del 2019, delle proteste contro la Cina e dall’impatto del Coronavirus ha deciso di imprimere un’azione pesante sull’economia stanziando 14,13 miliardi di euro, ovvero il 4,25% del PIL prelevati dal suo bilancio: lo ho fatto versando direttamente nelle tasche di ognuno dei 7 milioni di abitanti 1.175 euro per dare ossigeno alle fasce meno protette e far ripartire gli acquisti e il conseguente mercato interno.

# Macao e Singapore: voucher e soldi sul conto delle due città-stato asiatiche

In misura minore, nella logica della strategia “helicopter money”, anche Macao e Singapore hanno distribuito denaro ai loro cittadini. La prima ha fatto pervenire dei voucher per acquistare prodotti di prima necessità, la seconda ha versato tra i 100 e i 300 dollari americani sui conti correnti dei suoi abitanti.

# La proposta di Trump: assegni fino a un massimo di 3.000 dollari a persona

Trump ha previsto di mettere a disposizione 250 miliardi di euro per fronteggiare la prima emergenza economica a favore dei cittadini statunitensi che abbiano un reddito annuo inferiore ai 75.000 dollari, destinando loro due assegni da 1.200 dollari ciascuno da inviare nelle prossime due settimane, altri 500 dollari per figlio, fino a un tetto di 3 mila. Tra i 75.000 e i 99.000 la quota si riduce fino ad azzerarsi oltre la soglia massima. La proposta è stata al momento bloccata dai democratici al Congresso per la richiesta di maggiori garanzie per i lavoratori. In passato questa misura è stata presa sia da George W. Bush che da Barack Obama rispettivamente nel 2001 e nel 2008.

# Nel Regno Unito il Governo pagherà l’80% dello stipendio dei dipendenti delle aziende

Il Governo di Boris Johnson pagherà l’80% dello stipendio ai dipendenti delle aziende in crisi per il coronavirus, fino a un massimo di £2,500 al mese, per convincerele a non licenziare i dipendenti e mantenerli in organico, in attesa della ripartenza delle attività economiche. Questa misura ha una durata di tre mesi ma verrà certamente prolungata, come affermato dal cancelliere Sunak, e ha un budget illimitato. Inoltre è previsto l’aumento dell’importo dello Universal Credit (fino a £1000/anno), una sorta di sussidio di disoccupazione inglese.
Anche la Danimarca pagherà l’80% dello stipendio delle aziende in crisi come fatto in UK

# In Germania fino a 15.000 euro per lavoratori autonomi e integrazione al reddito per chi ha difficoltà economiche

Le misure in approvazione in Germania prevedono l’invio di sovvenzioni pubbliche fino a 15.000 euro lavoratori autonomi, infermieri e piccoli aziende. Inoltre i proprietari non potranno reclamare il pagamento degli affitti agli inquilini che non riusciranno pagarli a causa della crisi e per chi chiederà sussidi non ci sarà bisogno di dimostrare una situazione patrimoniale aggiornata. Le famiglie in difficoltà reddituale riceveranno un supplemento al redditto, che sarà maggiore in caso di presenza di figli, grazie al sistema del KurzArbeit che le aziende utilizzano in caso di riduzione dell’orario di lavoro e dello stipendio dei dipendenti: il governo pagherà il 60% dello stipendio mancante, il 67% a chi ha  almeno un figlio a carico.

Anche Cina e Corea del Sud hanno attivato dei sostegni monetari per le attività commerciali che hanno dovuto chiudere o hanno visto calare la loro attività (copertura dei loro affitti) e per le persone in quarantena.

Il costo per l’Italia: dai 10 ai 21,3 miliardi al mese

La popolazione italiana è di 60.359.546, quella considerata attiva ovvero con requisiti per essere occupata rientra nella fascia d’età compresa tra i 15 e 64: in questa forbice risultano 38.613.751 persone.
Fonte: Istat 
In Italia lavorano per il settore pubblico 3.516.461 persone, di cui 3.321.605 dipendenti (pari al 94,5% del totale). Il restante 5,5% del personale in servizio – circa 195mila unità – è rappresentato da personale non dipendente, cioè occupato con altre forme contrattuali (collaboratori coordinati e continuativi o a progetto, altri atipici e temporanei).
Il numero di lavoratori pubblici dipendenti con contratto a tempo indeterminato nel 2017 è pari a 3.138.611, più dell’88% del totale (aggiornati al 2017).
Per calcolare quindi l’impegno finanziario del governo per elargire € 600 euro pro quota mensile a tutti i cittadini in età lavorativa composta da 38.613.751 persone depurato del numero dei dipendenti pubblici a tempo indeterminato di 3.138.611 lavoratori si avrà: 35.475.140 x € 600 = € 21.285.084.000 quindi arrotondato € 21,300 miliardi al mese.
Una cifra rilevante che però, essendo girata in modo trasparente direttamente ai cittadini colpiti dall’emergenza, potrebbe essere coperta dall’Europa e/o in parte da un contributo di solidarietà di dipendenti pubblici che nel periodo ricevono lo stipendio dallo Stato anche se non lavorano. Per ridurre l’importo si può procedere escludendo anche chi, comunque, continuasse a percepire uno stipendio dalle aziende. In questo modo la cifra dovrebbe scendere a poco più di 10 miliardi di euro al mese.

In un momento in cui giustamente lo Stato guarda all’estero per ricevere aiuti o per scegliere le best practice per affrontare il virus, sarebbe un gesto di grande civiltà se imitasse anche le modalità di compensazione attivate negli altri Paesi per i loro cittadini.

FABIO MARCOMIN

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🔴 Breaking News. Gallera: “Se servirà candidarmi SINDACO, non mi tirerò indietro”

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L’emergenza coronavirus non ferma il conto alla rovescia per le amministrative del 2021. In un’intervista a Repubblica l’assessore al Welfare in Regione, Giulio Gallera lancia il guanto di sfida a Beppe Sala:  “Sono milanese, sono stato vent’anni al Comune, conosco ogni via della mia città e ne sono innamorato. Mi sono sposato qui, ho due figli al liceo, se servirà candidarmi, non mi tirerò indietro“.

L’ipotesi della candidatura di Gallera circolava da qualche mese nei corridoi della politica, un’ipotesi che la sovraesposizione mediatica di questi giorni sta contribuendo a fare diventare molto concreta.

“Da un mese sto dentro al bunker della Regione Lombardia, dalle 8 a mezzanotte, l’emergenza non finisce, questo Covid-19 è esploso e se mi fermo un secondo a leggere i messaggi favorevoli, o a pensarci… ok, va bene. Ma non ho metabolizzato l’aumento della popolarità, ci sarà poi il tempo per farlo”, spiega nell’intervista. A Repubblica, racconta di aver “cominciato sui banchi del Liceo scientifico, il Vittorio Veneto, e alla quarta liceo mi sono iscritto alla Gioventù liberale, poi al partito. Ci sono rimasto sino al ’94, quando a febbraio nello stesso giorno c’ è stata la prima convention di Forza Italia e s’ è tenuto il congresso che ha sciolto il Pli, travolto da Tangentopoli. Sono entrato in Forza Italia e nella provincia di Milano ho contribuito a rafforzarla”.

Dalle file della maggioranza si levano subito le prime polemiche: “In un momento come questo riesce a pensare alla candidatura a sindaco? Incredibile“, commenta Filippo Barberis, Presidente del Gruppo Consiliare Partito Democratico.

Fonte: Intervista alla Repubblica

MILANO CITTA’ STATO

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🔴 APP, test rapidi, rete scienziati: l’ITALIA è PRONTA per frenare i contagi. Manca solo il SI del Governo

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Mentre il governo è impegnato a emanare decreti sempre più stringenti sulle libertà personali per contenere il contagio da Covid-19, non escludendo ulteriori inasprimenti e sanzioni da ieri portate fino ad un massimo di € 3.000 per chi non rispetta le regole, la parte innovativa del Paese sta mettendo in campo idee e soluzioni concrete che potrebbero agevolare a risolvere rapidamente l’emergenza che al momento non vede una data certa all’orizzonte. Test con tamponi a tappeto e tracciamento dei contagiati sono i fattori chiavi per adottare un metodo che ha funzionato per arginare il virus in Paesi come Corea del Sud, Singapore e Taiwan.

APP, kit per tamponi in 1 ora, rete di scienziati: l’Italia è PRONTA per frenare il contagio. Manca solo il SI del Governo

#1 Da Vetrya presentata al governo Pj19, l’app per tracciare a livello nazionale la diffusione e correlazione sugli individui del Covid-19

L’applicazione per smartphone sviluppata da Vetrya, gruppo italiano quotato alla Borsa di Milano e leader nello sviluppo di servizi, piattaforme e soluzioni digitali, che ha risposto a ‘Innova per l’Italia’ un’iniziativa proposta dai ministri per l’innovazione tecnologica, quello per lo sviluppo economico e quello per l’università e la ricerca scientifica per supportare la struttura del commissario straordinario per l’emergenza coronavirus.

Funziona utilizzando i dispositivi mobile e un sistema di mapping basato su l’intelligenza artificiale, per ricavare correlazioni tra individui e fornire alle strutture competenti l’andamento del Covid-19, consentendone un’analisi dettagliata sulla base dati in tempo reale e permettendo di tracciare i contaminati che si incontrano e ricostruire il percorso.

Vetrya, la società con sede a Orvieto (TR) che coordina il progetto tecnologico si è avvalsa del supporto del Cnit, il Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni che consorzia 37 università̀ italiane e 8 unità di ricerca presso il nostro Cnr con lo scopo di tutelare al meglio il rispetto della privacy e le esigenze di protezione dei dati degli italiani.

Fonte: Adkronos

#2 Il kit per fare test sui contagiati in 60 minuti in arrivo ad aprile

L’App diventa così l’ultimo tassello di un processo che, grazie ad imprese italiane, risulta ora completo e pronto per essere utilizzato. L’altro problema, oltre al tracciamento dei dati, era infatti quello della difficoltà e della lentezza nell’eseguire i test utilizzando la modalità dei tamponi che sta creando problemi nell’avere l’esatto conto dei contagiati da coronavirus sia che siano asintomatici che sintomatici. Il timore diffuso è che i contagiati reali siano esponenzialmente di più di quello che i bollettini quotidiani della protezione civile riportano col rischio di avere molte persone che rischiano di contagiare familiari, medici o personale di farmacie o supermercati.

La società piemontese Diasorin Group Spa ha risolto questo problema con un kit per test che fornisce riscontro in soli 60 minuti, da distribuire alle strutture di triage esterne agli ospedali, basato sull’analisi molecolare del sangue. Il kit di analisi, approvato già dalla Food and Drug Administration e in approvazione in Italia, è ora ai nastri di partenza per verificare la presenza del Covid-19 in almeno 100.000 persone in brevissimo tempo, un numero già maggiore rispetto a quello delle persone sottoposte a tampone dalla Lombardia in un mese.

Leggi anche: Pronto TEST per verifica positività da Coronavirus IN 60 MINUTI: l’Italia potrebbe seguire il modello Corea del Sud

#3 Una rete di laboratori in tutta Italia per analisi

Gli scienziati italiani, infine, si sono messi a disposizione per creare una rete di laboratori di analisi che funga da “mega laboratorio” per il Paese. In un lettera inviata al Presidente del Consiglio e alle Regioni 290 scienziati con competenze di biologia molecolare e biotecnologie, con il consenso compatto della maggioranza dei direttori degli IRCCS e dei principali Istituti di Ricerca Biomedica si sono proposti di offrire un sistema di laboratori a rete diffuso in maniera capillare senza ulteriori costi di personale e attrezzature per non aggiungere ulteriori aggravi per la spesa pubblica sanitaria.

Consci che in Italia c’è la necessità di dover fare più controlli sanitari possibili sui cittadini, onde evitare che la crescita del contagio diventi impossibile da fermare, perchè “le attuali strategie di contenimento basate sulla identificazione dei soli soggetti sintomatici non sono sufficienti alla riduzione rapida della estensione del contagio” sono pronti a mettere in campo tutte le “risorse intellettuali e competenze tecnologiche di alto livello” di cui sono dotati.

Fonte: Il Sole24ore

L’Italia ha chiamato. L’Italia delle aziende e della scienza ha risposto. Ora manca solo il via libera dell’Italia istituzionale. 

FABIO MARCOMIN

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🔴 Dati 24 marzo: superati i 30.000 contagiati in Lombardia (in rialzo i decessi). Prosegue il calo a Milano città

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Fonte: Andrea Cherchi (c)

24 marzo 2020.  Dopo due giornate consecutive di dati in miglioramento arriva una giornata in controtendenza. In Lombardia risultano in crescita, anche se più contenuta rispetto ai giorni peggiori, sia i contagi (+1942 per un totale di 30.703) che i decessi (402 per un totale di 4.178). Più 49 i malati in terapia intensiva.

Buone notizie da Milano città: terzo calo consecutivo dei nuovi contagi (+121). In lieve crescita invece la città metropolitana. Tra le altre province Brescia si conferma la provincia con la crescita maggiore (+393) e si segnala un rialzo a Lecco e Monza e Brianza. A Codogno zero nuovi contagiati. Altra buona notizia l’aumento dei posti di terapia intensiva: raggiunta quota 1.500 (di cui 1.194 occupati).

La notizia del giorno: Guido Bertolaso è risultato positivo al virus. Proseguono comunque i lavori per l’ospedale all’Ex Fiera.

Si può donare sul conto dell’emergenza della Regione Lombardia: Iban IT76PO306909790100000300089

Contagi Lombardia (giornalieri)*.

11/3: +1489 (+25,7%)
12/3: +1445 (+19,8%)
13/3: +1095 (+12,6%)
14/3: +1865 (+18,9%)
15/3: +1587 (+13,5%)
16/3: +1377 (+10,3%)
17/3: +1571 (+9,6%)
18/3: +1493 (+9,2%)
19/3: +2171 (+12,2%)
20/3: +2380 (+11,9%)
21/3: +3251** (+14,6%)
22/3: +1691 (+6,6%)
23/3: +1555 (+5,7%)***
24/3: +1942 (+6,7%)

Totale: 30.703

Decessi Lombardia (giornalieri)*.

9/3: 76 (+29,7%)
10/3: 135 (+40,5%)
11/3: 149 (+31,8%)
12/3: 127 (+20,6%)
13/3: 146 (+19,6%)
14/3: 76 (+8,5%)***
15/3: 252 (+26,0%)
16/3: 202 (+16,6%)
17/3: 220 (+15,5%)
18/3: 319 (+19,5%)
19/3: 209 (+10,7%)
20/3: 381 (+17,6%)
21/3: 546** (+21,4%)
22/3: 361 (+11,7%)
23/3: 320 (+9,3%)
24/3: 402 (+10,6%)

Totale: 4.178

Contagi Milano città metropolitana (giornalieri)*

11/3: +333 (+55,4%)
12/3: +221 (+23,7%)
13/3: +152 (+13,2%)
14/3: +244 (+18,6%)
15/3: +200 (+12,8%)
16/3: +233 (+13,3%)
17/3: +343 (+17,2%)
18/3: +318 (+13,6%)
19/3: +634 (+23,9%)
20/3: +526 (+12,2%)
21/3: +868** (+22,8%)
22/3: +424 (+9,0%)
23/3: +230 (+4,5%)***
24/3: +375 (+7,0%)

Totale: 5.701

UPDATE. Contagi Milano città (giornalieri)*

11/3: +113
12/3: +92
13/3: +83
14/3: +98
15/3: +79 (+12,5%)
16/3: +102 (+14,3%)
17/3: +151 (+18,5%)
18/3: +127 (+13,1%)
19/3: +287** (+18,5%)
20/3: +172 (+12,4%)
21/3: +279 (+12,4%)
22/3: +210 (+11,8%)
23/3: +137 (+6,7%)
24/3: +121 (+5,5%)***

Totale: 2.297

*Nota: tra parentesi la variazione rispetto all’ammontare totale del giorno prima (di contagi o decessi).
**Numero più elevato dall’inizio dell’emergenza
***Percentuale più bassa di incremento

Fonte: dati Regione Lombardia

MILANO CITTA’ STATO

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Milano, ventordicesimo giorno di QUARANTENA

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Foto di Andrea Cherchi (c)

Milano, ventordicesimo giorno di quarantena.

C’è un tizio nel mio specchio che ricorda vagamente me. Mi fissa acquoso dietro una coltre di barba incolta, con una maglietta spiegazzata “Hasta luego Chile”. Sembra che stia per parlarmi quando prorompe in un rutto da camallo. Non posso essere io. Non voglio essere io. Non devo. A quest’ora ho sempre la Marinella attorno al collo e sono lucido come l’onice. Profumo, talvolta. Eppure sembra proprio che sia io. I resti di quello che un tempo fu un dignitoso avvocato arrancano in cucina per la colazione. Tutto tace. Il silenzio è squarciato da ambulanze lontane e dagli occasionali guaiti disperati di un cane al suo terzo giro mattutino di pisciate. E’ disidratato. Ad un lato del tavolo, il computer occhieggia infido, aspettando di avvilupparmi come un’edera in una sequenza ininterrotta di decreti, ordinanze, statistiche, conference call, webinar uozzap e aperitivi virtuali. Mi sono applicato all’isolamento e le scorte scarseggiano. Dovrebbe essere rimasto del pandoro: sa di cartone e tira al verdognolo. Me lo faccio piacere. Accendo la prima sigaretta giurando a me stesso, come ieri e l’altroieri, che oggi fumerò meno. Donna Adelaide (la gatta) m’ha lasciato il suo consueto vomitino sul tappeto persiano di nonna. M’affaccio desolato alla finestra a guardare la strada deserta.

Abito in un qualunque condominio di Milano.

Forse appena meno qualunque di altri, ma pur sempre un micromondo, oggi più che mai interamente ripiegato su se stesso, circondato da altre costruzioni analoghe. Zona di ampi appartamenti, studi professionali, targhe d’ottone e parcheggi riservati per disabili (mai, e dico mai visti) col SUV nuovo fiammante. Un arcipelago di vecchi borghesotti ringhiosi da evitare con cura. Di norma, il rumore più molesto è il corriere sudamericano di Bartolini che si sgola in mezzo alla strada per cercare el senor Bramvigia (Brambilla) o la senora Rrroveda, visto che il nostro portiere cingalese part time non è collaborativo, quello di fronte è un po’ sordo e sui citofoni i nomi sono sostituiti da logaritmi incomprensibili. Per la privacy, sai. A parte questo la strada è tranquilla. Ci sarebbe anche una fontanella a drago, che l’ing. XY -polemista sopraffino, ottuagenario e con irrisolti problemi di prostata- tenta da anni di far piombare, per il costante stimolo che gl’ispira.

Dal palazzo di fronte è però salito un urlo.

Poi un rantolo. Poi del trambusto. In nessun’altra circostanza avrei potuto sentirli, ma nel silenzio abissale che mi circonda, qualunque rumore deflagra allo stesso modo. Ci siamo, ho pensato, è arrivato anche qui. Quel subdolo, infido virus del cazzo è venuto ad esigere il suo tributo. Adesso arriveranno nell’ordine l’ambulanza, i vigili, i droni, gli incursori della Marina e qualche politico in cerca della gloria degli sciacalli. Tamponi a raffica. Marchiature roventi a forma di coronavirus sulle spalle, bende e campanelle, mascherine e amuchina al prezzo di una Luis Vuitton e di una bottiglia di Kristal. Proprio oggi che avevo deciso di lavarmi con l’idropulitrice, sfidare il sistema e andare in studio a fare una notifica urgente. Che poi convincilo, lo sbirro di turno -povero cristo, milleduecento euro al mese, i genitori terrorizzati rinchiusi in casa in qualche paesello sperduto del sud, e lui qui a farsi sputazzare in faccia- che il ricorso scade. Va beh.

Ci penserà l’architetto al piano rialzato.

Ma no, non può andare in studio. O forse se n’è fregato dei divieti -pazzo incosciente- strisciandoci dentro nottetempo come una lucertola per parlare con la sua amante, e ora dorme il torbido sonno del fedifrago. Il commercialista al primo piano di fronte? Improbabile. Ha riparato in Costa Rica in epoca non sospetta coi soldi dei clienti, dubito che abbia deciso di forzare i sigilli proprio ora. La vecchia sorda al secondo piano è una stronza di prima, quand’anche avesse potuto sentire non sarebbe intervenuta. Escludendo i due, o quattro, o talvolta sedici studenti del secondo piano di fronte –se non sono canne è birra, se non è birra una malattia sessualmente trasmissibile-, l’ing. XY che esce dall’altro lato da quella volta che s’è pisciato addosso e svariati altri soggetti (tra i quali una tizia che aveva preparato tutti gli scatoloni per un trasloco che non ha mai fatto e ora vive in una specie di magazzino) mi sento in dovere, con la mia barba sfatta e la mia maglietta da quattro soldi, di andare a capire cosa cazzo era quel rantolo là fuori. Tra me e quel rantolo solo una strada vuota ma, porcomondo, proprio davanti al portone una pattuglia della Finanza a caccia di untori.

Ammettiamolo. Coi carabinieri si ragiona.

Coi poliziotti meno, ma chiudono quasi sempre un occhio. I vigili, quantomeno a Milano, sono normalmente bonari, sempreché tu non sia un adolescente in motorino con la tipa, cui bisogna far capire chi comanda. La Finanza è puro terrore. Tu e loro sapete perfettamente che, scava scava, salta sempre fuori quel millino che hai incassato in nero settordici mesi fa da “sistemare” o roba del genere. Ad ogni modo raccolgo il coraggio e scendo in strada, capelli incolti, barba lunga, maglietta spiegazzata, i jeans da forzato e una maschera antigas della prima guerra mondiale comprata da un collezionista alla Fiera di Novegro.

Ammetto d’esserci rimasto male quando m’hanno fermato e, come prima cosa, m’hanno chiesto il permesso di soggiorno. No guardi, abito qui di fronte, ho sentito un urlo provenire da questo palazzo. Sguardi sgamati, dietro alle mascherine, sistematina al mitra, si vabbè di dove sei peones. Mi irrigidisco. Mostro carta d’identità e codice fiscale, soprattutto il codice fiscale, con quel F205 che non so se mi spiego. L’autocertificazione? Ovviamente non ce l’ho dietro. E poi quale versione? Quella di stamattina, quella di ieri o di una settimana fa? E poi non dovreste averla voi da farmi compilare? Ma lei scherza, mi dice il militare tornando al “lei”, l’ultima risma di carta è arrivata con la convenzione CONSIP dell’anno scorso e pareva pelle di ratto. Ma non l’avete sentito l’urlo? No. Mi fissano cattivi. La pazienza è finita, esce il libretto dei verbali. Rientro a casa sentendomi come Mosè davanti al Nilo, ma con Dio occupato altrove.
Cerco di capire, anzitutto, quale versione dell’autocertificazione dovrei utilizzare. Quella in cui giuro che sto facendo delle cose importantissime, quella in cui spergiuro che se non faccio quelle cose la civiltà occidentale è finita o quella in cui devo anche scrivere il percorso e chi conto di incontrare sulla strada? E se poi non mi credono cosa rischio? Duecento euro di multa, cinquemila euro di sanzione amministrativa, dieci anni di galera a seconda di chi gioca a fare il primo della classe? Sto battendo in testa, maledizione.

Donna Adelaide è nervosa.

Saltella per la casa con il pelo irto e la coda gonfia. Soffia come una dannata. La figlia del demonio. Ci manca solo la crisi di nervi della gatta. Io sono coinvolto in un intrigo alla Hitchcock che rischia di abortire con me bloccato a terra con un ginocchio in mezzo alle scapole ed un finanziere calabrese che mi legge i miei diritti. E tutto ciò solo per essere andato a impicciarmi di un vago rumore proveniente dal palazzo di fronte.

Che è venuto il momento di guardare con attenzione.

Dall’altra parte della strada è stato consumato un omicidio. O un regolamento di conti. La gente è chiusa in casa, tutti i nodi vengono al pettine. Queste vite apparentemente ordinate e dignitose in realtà dissimulano ogni tipo di schifezza. Troie e cocaina, usura, tradimenti, malversazioni inferte o subite.  I quartieri borghesi sono così, le Wisteria Lane de noantri. Eppure sembra non esserci nulla di strano. Le finestre sono quasi tutte aperte, le case ben illuminate dal sole. Non incrocio sguardi strani, movimenti furtivi, non vedo cuori solitari che apparecchiano per due pur essendo vecchie zitelle. Non vedo tappeti arrotolati uscire, o bidoni di acido entrare dall’androne. Dai comignoli, il fumo esce regolarmente, nessun cadavere nella caldaia condominiale.

Forse mi sono sognato tutto. L’isolamento fa scherzi strani.

Questo silenzio di tomba stordisce. Accendo il televisore. SkyTG24 è all’apogeo della truculenza, una serie horror in onda H24. In questo momento l’ennesimo virologo, o epidemiologo, o infettivologo (ma quanti ce ne sono?) sta spiegando per l’ennesima volta il giro che ha fatto il virus, da Wuhan a Codogno, dai chirotteri all’uomo. Ah no, è un critico letterario, parla di un libro, Spillover, devo anche avercelo da qualche parte. I chirotteri professore, per i nostri telespettatori, diciamo che sono… ah, ah, (soffocata risatina accademica) i chirotteri sono i pipistrelli, naturalmente.

Naturalmente.

Spengo il televisore e accendo la x-esima sigaretta.

Ripiombo nel silenzio. La Finanza è ancora lì. Il cane, ormai prosciugato, ha strattonato il padrone alla pattuglia supplicando con gli occhi i militari di arrestarlo. La povera bestia è esausta. Al piano di sotto la Gwendy, l’instancabile filippina della Britton Ravelli D’Agogna (nome altisonante che di aristocratico ha poco e niente, la vecchia ex bagascia ha collezionato mariti e cognomi da quando convertì la sua casa chiusa a centro estetico), si protende dalla finestra a sbattere un finissimo Aubusson di mezzo ettaro e va di scudiscio. Mi perplimo. Benché il rumore sia indiscutibilmente originato da sotto la mia finestra, il suono rimbalza sul palazzo di fronte e torna indietro!

Il che potrebbe significare che… Mi precipito sul pianerottolo, dove la dottoressa Morelli, in vestaglia acrilica e ricrescita (ma guarda…) sta approfittando della quarantena per accumulare tonnellate di paccottiglia da donare ai più bisognosi. Che sicuramente apprezzeranno le Tropeziennes della scorsa stagione (rotte) e un set di cinque fondine con la scritta “I love Ravello”. Ma si ritrae spaventata. Da me o dal virus non importa. Sulle scale regna un silenzio assoluto.

Rientro in casa perplesso ed ora sento nitidamente il rumore.

E’ una lotta furiosa, oggetti che cadono, tessuti che si strappano. Urla disumane. E viene da casa mia.

Mi precipito lungo il corridoio e la scena dell’omicidio, raccapricciante, si presenta sotto i miei occhi. La stanza è un campo di battaglia. Tende strappate, libri sul pavimento, una abat-jour penzola decapitata.

Donna Adelaide ha catturato, torturato e sgozzato un piccolo pipistrello, acchiappato, immagino, sul terrazzo. Un chirottero, pardon. Mi fissa determinata. Conosco quello sguardo. E’ quello di chi vuol risolvere il problema una volta per tutte, alla radice.

Mentre penso all’orrore di dover raccogliere quel cadavere raccapricciante chiedo a Donna Adelaide se fosse proprio necessario. Lei alza la coda e se ne va mostrandomi il culo con l’aria di dire “uccidiamoli tutti. Dio riconoscerà i suoi”.

#iorestoacasa

ANDREA BULLO

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Coronavirus: quello che potrebbe fare MILANO se fosse una città stato

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Molti ci stanno chiedendo cosa si potrebbe fare con il coronavirus se Milano fosse una città stato.

Coronavirus: quello che potrebbe fare MILANO se fosse una città stato

La premessa: in un’emergenza globale ci vuole una unità di azione tra le singole parti

Premessa. Città stato significa nel nostro ordinamento dotare Milano dei poteri e delle risorse attribuite a una regione (ex art.132 della Costituzione). L’autonomia è una modalità più efficiente di gestione amministrativa perché consente di rispondere meglio alle esigenze del territorio in quanto mette l’organo di decisione più vicino ai cittadini.
Questo vale nella ordinaria amministrazione. Ma in emergenze così importanti e diffuse, come una pandemia, occorre una unità di azione tra le parti gestita da un coordinamento superiore, nazionale o sovra nazionale, altrimenti ciò che si fa bene in un posto rischia di danneggiare un altro, se si procede in ordine sparso.

Fatta questa premessa, se fosse città stato, con poteri da regione, Milano potrebbe disporre di più strumenti che potrebbero rivelarsi utili su tre aspetti:

  1. Uscire dall’emergenza sanitaria
  2. Affrontare l’emergenza economica
  3. Prevenire una nuova emergenza 

#1 Risolvere l’emergenza sanitaria: i vantaggi dell’autonomia per uscirne meglio

La situazione. Al momento la strategia in Lombardia e nel resto d’Italia consiste nell’isolamento di tutti i cittadini: si sta applicando il lockdown, la “politica della chiusura”.
Il vantaggio principale è la facilità di applicazione: tutti i cittadini vengono isolati e confinati nelle loro abitazioni, così si bloccano le possibilità di contagio.
Il principale svantaggio è l’incertezza sulla conclusione. Come ha spiegato il ministro israeliano Naftali Bennett, nella tattica centrata sulla quarantena applicata sull’intera popolazione “manca una visione strategica perchè poniamo che tra una mese la curva dei contagi si stabilizzi verso il basso e il governo faccia riaprire le attività. Secondo questa logica, bastano 50/100 nuovi contagi per riaprire zone gialle e rosse, quindi si ritorna al punto di partenza senza avere avuto nessun beneficio ma solo danni al sistema economico e di tenuta sociale delle persone” (clicca qui per maggiori informazioni: Bennett)

La tattica del lockdown in Italia oltre all’incertezza sul come uscirne, non presenta ancora effetti certi in termini di tempi sul contenimento dei contagi e dei decessi, che al momento risultano a livelli record su scala mondiale. Invece esistono casi di successo sul contenimento dell’epidemia in tempi rapidi: Taiwan, Giappone, Singapore e Corea del Sud. In particolare la Corea del Sud sta riuscendo ad arrestare la diffusione dell’epidemia nonostante fino a due settimane fa (9-10 marzo) fosse il Paese al mondo più colpito dopo la Cina.

Leggi anche: Taiwan e Quello che sta facendo la Corea per sconfiggere il virus

Proprio la Corea del Sud sta venendo presa a riferimento da molti come modello da applicare anche in Italia. L’elemento centrale del modello coreano consiste in un sistema di tamponi a tappeto insieme alla misurazione della febbre in ogni luogo pubblico, in modo da individuare e isolare tutti i contagiati, lasciando così il resto dei cittadini liberi di poter lavorare e, anche, di rendersi utili a chi si trova in quarantena.
Lo stesso sindaco di Milano, in un’intervista del 22 marzo ha dichiarato che per Milano vorrebbe “più Corea e meno Cina”. Il nostro sindaco non ha aggiunto però che non ha i poteri per farlo.

Chi potrebbe applicare il metodo coreano è la Lombardia. Perchè non lo applica? Lo ha detto in una conferenza stampa il 22 marzo l’assessore Caparini: non si può fare su scala regionale perchè “ci vorrebbero troppi laboratori per analizzare i tamponi” (vedi dichiarazione nell’Articolo).

Se fosse città stato Milano avrebbe la libertà di poter decidere se applicare il metodo dei tamponi a tappeto e avrebbe la possibilità di farlo.  
Non solo, infatti, avendo poteri da regione Milano potrebbe scegliere in autonomia dal resto della Lombardia, ma soprattutto a Milano ci sono le condizioni per fare quello che in tutta la Lombardia non si può fare.

In un territorio geograficamente più limitato rispetto a tutta la Regione e con caratteristiche uniformi, si potrebbe iniziare ad applicare il metodo dei tamponi, usando anche metodologie più avanzate per la loro misurazione, come quella di Diasorin (un’ora per i risultati) o quella avviata in Irlanda (15 minuti per i risultati, qui la fonte).
La questione più importante nell’attivare il metodo dei tamponi è che permette di risolvere il principale problema del lockdown, l’incertezza sulla sua conclusione. Potendo analizzare chi è positivo al virus e chi non lo è, si può da un lato isolare i contagiati e i loro contatti più prossimi, dall’altra parte si può progressivamente ridare libertà alle persone non contagiose e riaprire le attività, continuando a isolare i nuovi casi attraverso tamponi e misurazione della febbre in tutti gli esercizi pubblici senza rischiare che per nuovi focolai l’unico sistema sia ripetere la quarantena a tappeto: si rischierebbe altrimenti di riaprire definitivamente solo dopo molti mesi, fatto grave per un paese di provincia, catastrofico per una metropoli internazionale come Milano.

Attivare la modalità dei tamponi consente dunque di gestire diversamente chi è contagioso dal resto dei cittadini, riuscendo così gradualmente a riaprire le attività economiche mantenendo il controllo dell’epidemia. Uno dei principali vantaggi di avere una città stato (autonoma di poteri e di risorse) è quello di poter fare da laboratorio di sperimentazione. Così potrebbe essere Milano che potrebbe estendere oltre i suoi confini il sistema dei tamponi e di controllo dei contagiati e fare da laboratorio anche sulla modalità di riapertura delle attività. Anche perché fuori dall’emergenza sanitaria ci attende un’emergenza economica. Se fosse città stato Milano potrebbe avere, anche in questo caso, gli strumenti per affrontarla al meglio.

#2 Affrontare l’emergenza economica: l’autonomia è meglio dei finanziamenti

L’epidemia del coronavirus e le iniziative poste in atto per sconfiggerlo, rischiano di trasformarsi nella più grave crisi economica dai tempi della guerra. Questo per due ragioni sostanziali: 1. Per gli effetti del lockdown e della paura del contagio che hanno fermato numerose attività per un lungo tempo privandole dei loro ricavi 2. Per l’effetto rete delle nazioni che sono state colpite contemporaneamente.

Queste due ragioni determineranno con ogni probabilità il crollo del PIL (alcuni parlano di oltre il 10%) e l’aumento del debito dello stato. Il rapporto debito/PIL, che è il parametro base con cui i mercati finanziari decidono se e a che prezzo dare i loro soldi a uno stato, potrebbe impennarsi, c’è chi ritiene oltre il 150%/170%. Con il rischio di generare una spirale di debito che alimenta debito, ossia di prestiti concessi a un prezzo talmente alto da consentire di ripagare solo in parte il nuovo debito contratto. Un po’ quello che capita quando si deve ricorrere agli strozzini per ripagare altri debitori.

E’ facile prevedere quali saranno le categorie di cittadini più colpite: le fasce più povere e deboli della popolazione. Ma non solo. Come per l’epidemia anche in questo caso si rischia di avere degli effetti endemici, per cui tutti potrebbero essere coinvolti pesantemente.

In questo scenario, quali potrebbero essere i vantaggi della città stato?

Anche in questo caso si tratta di avere degli strumenti in più. Innanzitutto Milano potrebbe essere più padrona del suo destino. Nella situazione attuale dipenderebbe completamente dalle scelte dello Stato e della Regione. Ma se fosse città stato (o città regione) avrebbe potere e risorse per poter scegliere azioni più consone ai suoi cittadini.

Ad esempio, più che ricevere finanziamenti, spesso complicati e a volte controproducenti, Milano dovrebbe mirare a diventare una ZES, uno spazio economico più libero e con dei vantaggi per le attività produttive, almeno per il periodo necessario ad uscire dall’emergenza. Questo per Milano sarebbe prioritario perché l’economia della città è strettamente connessa a quella delle altre grandi città internazionali, quindi sarebbe fondamentale per Milano rientrare al più presto in questa economia sovranazionale delle città globali, ma senza freni o penalizzazioni che rischierebbero di essere fatali a lei e, di conseguenza, a tutta l’economia italiana.

Se fosse città stato, quindi, Milano avrebbe più strumenti, poteri e risorse per rilanciarsi con più forza e più velocità fuori dalla crisi economica, trascinando con sé il resto del Paese, senza dipendere per il suo futuro interamente dalle scelte di altri.

Leggi anche: ZES, per rilanciarsi dopo il coronavirus

#3 Prevenire una nuova emergenza

In questo caso non è solo una questione di maggiori strumenti ma di un diverso punto di vista. Il coronavirus ha colpito in modo particolarmente drammatico la Lombardia. Al momento risulta il luogo dove si registra il tasso di mortalità più alto tra le nazioni più sviluppate, circa dieci volte superiore al resto d’Europa. Poter diventare una città stato significherebbe avere un nuovo punto di vista per comprendere quali siano le cause di questi risultati e per risolvere le carenze emerse nel sistema sanitario. Un punto di vista che si potrebbe rivelare utile anche per affrontare forse il problema più grave dei nostri ospedali: il primo posto in Europa dell’Italia per morti da infezioni ospedaliere (L’Italia conta il 30% delle morti di tutte le morti nei paesi UE).
Come città stato Milano avrebbe poteri e risorse per crearsi un suo sistema sanitario, che potrebbe costituire uno stimolo di maggiore efficienza anche per il resto della Lombardia e dell’intero Paese.

L’altro dato drammatico di questa epidemia è stato l’alto numero dei contagi in Lombardia. Tra le possibili cause di questa aggressività virale una delle più menzionate è l’inquinamento.

Diverse ricerche (L’inquinamento aumenterebbe la diffusione del coronavirus) ipotizzano come concausa fondamentale nella diffusione del coronavirus l’inquinamento atmosferico, in particolare le polveri sottili (PM2,5 e Pm10). In questo, purtroppo, la Pianura Padana risulta ai vertici delle classifiche in Europa. Che sia vera o no la correlazione è certo che vivere in un’area inquinata indebolisce i polmoni e ha effetti negativi sulla salute. Da anni se ne parla e, a parte qualche timida misura di contenimento, nulla di strutturale è stato mai fatto per sconfiggere questa piaga che secondo dati OMS uccide in Italia oltre 85.000 morti all’anno (Fonte).

Se fosse città stato Milano non avrebbe più alibi: avrebbe poteri e risorse, che oggi non ha, per migliorare radicalmente la qualità dell’aria, adottando ogni tecnologia e innovazione d’avanguardia per risolvere il problema. Non solo per evitare qualunque rischio di correlazione con questo o nuovi virus ma, soprattutto, per migliorare la salute delle persone.

L’efficacia universale delle città stato

Diventare una città stato significa dunque avere più strumenti per risolvere i problemi di un territorio. Milano, in quanto grande area urbana e polmone dell’economia del Paese, ha delle esigenze diverse rispetto al resto d’Italia e sarebbe meglio per tutti se potesse adottare una strategia ottimale sul suo territorio, seppur in modo funzionale all’unità di azione nazionale.

Questo è il principio alla base della creazione di città stato o città regione, con poteri autonomi, per le grandi metropoli del mondo, da Berlino a Londra, da Amburgo a San Pietroburgo, fino ad arrivare alle grandi città orientali che stanno mostrando che si possa gestire con efficacia il fenomeno coronavirus anche o grazie alla loro autonomia. Sono città stato infatti Seoul, Hong Kong, Singapore e Tokyo, quattro città che stanno riuscendo a contenere in maniera forte e decisa la diffusione del virus.

La Lombardia ha quasi il doppio di abitanti della seconda regione italiana più popolata. Non sarebbe un dramma se tre di questi dieci milioni decidessero di autogestirsi, consentendo quindi di avere un organo di governo più vicino alle esigenze di una popolazione urbana che ha necessità e caratteristiche diverse rispetto alle aree non metropolitane.

Anche se ora il dibattito è giustamente orientato su altre priorità, credo che alla conclusione dell’emergenza si debba rilanciare il tema dell’autonomia di Milano per fare ripartire con forza il motore del Paese e per evitare di ritrovarci in una nuova emergenza senza i mezzi idonei per affrontarla.

ANDREA ZOPPOLATO

Articoli di riferimento:
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