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Ristorante Xiongdi: All you can eat a domicilio a Milano

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Milano sta vivendo uno dei suoi periodi più difficili di sempre. La pandemia causata dal Covid-19 ci ha costretti a modificare le nostre abitudini.
I decreti si susseguono e tra chiusure anticipate o totali il mondo della ristorazione è in continuo cambiamento. Con il nuovo DPCM anche godersi un buon pasto al ristorante non è più concesso, almeno nella zona rossa lombarda.
Per fortuna le consegne a domicilio sono permesse, e i vari ristoranti si sono adeguati per offrire i loro prelibati piatti da degustare nella sicurezza e tranquillità di casa propria.

Ristorante Xiongdi: All you can eat a domicilio a Milano

Da ormai 5 anni, il ristorante Xiongdi di Milano propone la sua particolare cucina giappo/pugliese, fatta di sapori nuovi e tutti da scoprire. Una cucina che ha conquistato moltissimi clienti, curiosi e dediti alla continua scoperta di gusti moderni e particolari.
L’innovativa cucina giappo/pugliese nasce dalla curiosità e dalla voglia di ottenere un risultato unico e sorprendente partendo da materie prime di per sé fantastiche, unite e mescolate insieme, per creare una nuova arte e per ottenere qualcosa di unico tra tradizione e innovazione.

# Xiongdi e Consegna a domicilio

Il ristorante Xiongdi – per affrontare al meglio l’emergenza dovuta alla pandemia del Covid-19 – ha attivato un comodo servizio di consegna a domicilio dei suoi speciali piatti giappo/pugliese. Nella piena sicurezza di casa vostra, potrete degustare tutta la bontà di una cucina unica nel suo genere. La consegna è sempre gratuita se effettuata entro i 3 chilometri dal ristorante, che si trova in Via Schiapparelli al civico 21 all’angolo con Via Melchiorre Gioia. Molteplici sono i menù studiati per l’asporto, tutti visibili direttamente sul sito del ristorante. Tra le varie proposte è immancabile quella in formula ALL YOU CAN EAT, che permette a ogni commensale di provare tutti gli speciali piatti ma anche quelli della tradizione. Il qualificato e premuroso staff è sempre molto attento a soddisfare le esigenze di ogni cliente, offrendo un accurato servizio di consigli telefonici personalizzati sulla base dei gusti e sulle esigenze di ognuno.

# La consegna a domicilio a Milano ai tempi del Covid

Ma come funziona il servizio di consegna del cibo a domicilio Milano?
La consegna a domicilio è sicuramente un servizio utile sia per i ristoranti, che possono continuare a lavorare anche se devono restare chiusi, sia per i clienti che possono continuare a gustarsi i loro piatti preferiti. Il servizio di delivery legato al cibo nasce pochi anni fa ed è subito stato molto apprezzato soprattutto per le pause pranzo in ufficio o per le cene casalinghe con gli amici. Con l’arrivo della pandemia, le consegne a domicilio si fanno soprattutto perché i ristoranti sono chiusi. Il food delivery in un momento come questo è sicuramente un servizio prezioso; si effettuano gli ordini al telefono, spesso tramite whatsapp, per poi ricevere il proprio ordine direttamente a casa. Per una maggiore
sicurezza sanitaria è possibile richiedere di lasciare fuori dalla porta di casa il sacchetto con il cibo, per evitare ogni contatto diretto anche con il rider.

I ristoratori mettono a disposizione del proprio personale dei prodotti igienizzanti da utilizzare prima e dopo ogni contatto con il cliente. Inoltre raccomandano sempre di mantenere la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro.
Il cibo preparato viene chiuso in appositi contenitori tramite adesivi chiudi sacchetti, graffette o simili, per assicurare la massima protezione. Viene subito riposto negli zaini termici o nei contenitori per il trasporto, che devono essere mantenuti puliti con prodotti igienizzanti, per assicurare il mantenimento dei requisiti di sicurezza alimentare.
Per qualsiasi dubbio o consiglio potrete contattare lo staff del ristorante Xiongdi di Milano, sia online sia telefonicamente, 24h su 24h (call center informazioni & prenotazioni: tel: +390284571125 o 02 84571125).

REDAZIONE

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🛑 12 novembre. Italia prima per decessi in Europa. In crescita il tasso di positività in Lombardia, RT in calo a Milano

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Fonte: @bollettinocoronavirus

Lombardia. I dati di oggi. Nuovo record di decessi in Italia da aprile. Italia prima in Europa. RT in calo a Milano. 

🛑 12 novembre. Italia prima per decessi in Europa. In crescita il tasso di positività in Lombardia, RT in calo a Milano

#1 Decessi: in crescita in Lombardia (187), nuovo record in Italia da aprile (636)

Decessi in Lombardia: dai 152 di ieri ai 187 di oggi. Come riferimento: nel picco del 21 marzo i morti del giorno in Lombardia erano stati 546.
Nuovo record del numero di morti in Italia dal 15 aprile: dai 623 di ieri a 636 di oggi.

#2 Decessi nelle ultime 24 ore: Italia prima in Europa 

I 636 decessi portano l’Italia al primo posto in Europa per morti nelle ultime 24 ore, seconda nel mondo. Secondo gli ultimi dati disponibili al momento, dopo l’Italia c’è la Francia, in calo a 425, poi la Spagna con 356. Minore pressione su Germania con 104, Olanda con 89 e sempre in coda la Svezia con 10.

Fonte: Worldometers.com

#3 Calano i nuovi ricoveri in terapia intensiva

Cresce il numero dei nuovi ricoveri in terapia intensiva in Lombardia: +18 dai +56 di ieri, per un totale di 782 ricoverati.
Per un riferimento: negli ospedali lombardi ci sono 1.530 posti letto attivati o attivabili in terapia intensiva. Il tasso di occupazione è di poco superiore al 50%.
Anche in Italia è in calo il numero dei nuovi ricoveri in terapia intensiva: dai +110 di ieri ai +89 di oggi. In isolamento domiciliare restano più di seicentomila persone.

#4 Vicini al record di contagi in Italia (+37.978) ma con record di tamponi

Oscillano i contagi in Lombardia: dai +10.955 di martedì e gli 8.180 di ieri, oggi sono 9.291. Le province più colpite si confermano Milano (+4.066), Varese (+1.160) e Monza (+1.028). 
Crescono i nuovi casi anche in Italia: dai +32.961 di ieri ai +37.978 di oggi, vicini al picco di 39.811 del 7 novembre. 
Crescono i tamponi: in Italia dai 225.640 di ieri ai 234.672 di oggi. Calano invece i tamponi in Lombardia: ieri erano stati 52.711, oggi sono 42.933.

#5 Risale il tasso di positività in Lombardia e in Italia

Il tasso di positività (nuovi positivi/tamponi) in Lombardia risale: dal 15,5% di ieri al 21,6% di oggi.  
Risale anche in Italia: dal 14,6% al 16,2%.

#6 Cala il tasso di crescita dei contagi: +3,3% in Lombardia

Cala il tasso di nuovi contagi in Lombardia, dal 3,7% di ieri al 3,3% di oggi. 
Il più alto in Basilica (+5%), seguita da Calabria (+4,9%), Puglia (+4,9%) e Sicilia (+4,8%)

Fonte dati: Protezione Civile

#7 Prosegue il calo dell’RT a Milano

L’RT passa dal 23 settembre a metà ottobre da un valore inferiore all’1 a un massimo di 2,35. La curva inizia a scendere passando sotto il 2 intorno al 25 ottobre e arrivando oggi a 1,25. Da notare che anche il secondo e il terzo andamento (nuovi ricoveri e nuovi accessi in terapia intensiva) iniziano a calare tra fine ottobre e inizio novembre. (Fonte: ATS Milano Metropolitana)
Da notare che il lockdown è iniziato il 6 novembre. Ossia quando tutti gli indici e le medie mobili erano già in calo a Milano da almeno una settimana.

continua la lettura con: Il grafico dell’evoluzione dei contagi: le tre regioni più a rischio

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La classifica delle SCUOLE di MILANO nell’anno del COVID

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Quest’anno è stato un anno difficile per tutti ma in particolar modo per i giovani, che hanno dovuto stravolgere il loro modo di imparare e di socializzare. Nonostante le evidenti difficoltà le scuole hanno tentato di continuare a svolgere al meglio il proprio ruolo educativo. Come ogni anno la guida della Fondazione Agnelli stila la classica delle migliori scuole dell’anno della città. Ecco quali sono.

La classifica delle SCUOLE di MILANO nell’anno del COVID

# I parametri di valutazione per stilare le classifiche

Le graduatorie sono stilate in base ai risultati degli alunni dopo il diploma. La classifica di Eduscopio si basa su un indice statistico che misura la performance dei ragazzi al primo anno di università: numero di esami sostenuti e media dei voti. Per gli istituti tecnici e i professionali esiste anche una seconda classifica, basata sugli sbocchi lavorativi: tasso di occupazione e coerenza fra studi fatti e lavoro trovato. Vediamo quindi tutte le classifiche suddivise per categoria.

# Licei classici in città: cambio al vertice rispetto al 2019

Sul podio ci sono tre licei privati, Sacro Cuore, nuova numero uno, Alexis Carrel e San Raffaele. Tra gli statali primo il Berchet, seguito da Carducci e Manzoni. 

# Il migliore liceo scientifico del 2020 è il “Leonardo da Vinci” che soffia la prima piazza al liceo “Alessandro Volta”

 

Sul podio dei migliori licei scientifici ci sono invece solo licei statali: Leonardo, Volta e Vittorio Veneto. Il migliore tra i privati è il Sant’Ambrogio. 

# Per le scienze applicate il “Molinari” succede all’Istituto della Comunità Ebraica

Per quanto riguarda il liceo delle scienze applicate, ovvero che non include lo studio del latino, primeggiano quest’anno il Molinari di Milano e il Breda e lo Spinelli di Sesto San Giovanni.

# Tra i licei linguistici, due dei primi tre posti sono dei privati

I primi tre posti dei licei linguistici migliori di Milano sono occupati da due licei privati, il liceo civico Manzoni al primo e Maria Consolatrice al terzo posto, al secondo posto si posiziona invece il liceo statale Virgilio.

# Il liceo “Virgilio”, nelle Scienze Umane, in un anno passa dal terzo al primo posto della classifica

Il Virgilio si posiziona al primo posto tra i licei delle scienze umane, nel 2019 era al terzo. Viene seguito dall’Erasmo da Rotterdam di Sesto San Giovanni e dal Cardano.

# Tra le scienze umane a indirizzo economico-sociale il “Fabio Testa” si conferma primo nella graduatoria

Tra i licei delle Scienze Umane con opzione economico-sociale resta al primo posto come l’anno scorso, il Besta. Al secondo posto si posiziona il Virgilio che supera l’Erasmo da Rotterdam.

# Per gli istituti tecnici con sbocchi universitari si conferma il Falcone – Righi. New entry sul podio per il Pasolini e il Moreschi.  

Tra gli istituti tecnici con sbocchi universitari ci sono due classifiche per due indirizzi di studi diversi. Per gli istituti tecnico-economici arrivano sul podio il Falcone-Righi di Corsico, il Pasolini e il Moreschi. Sul podio dei tecnico-tecnologici abbiamo invece Natta, Da Vinci e Cattaneo. In entrambe le graduatorie si conferma come migliore liceo lo stesso dell’anno precedente.

# Il Falcone Righi è primo anche tra gli istituti tecnici economici con sbocchi lavorativi, invece per quelli a indirizzo tecnologico il miglio è l’Enrico Mattei

L’ultima graduatoria si riferisce agli istituti tecnici con sbocchi lavorativi: l’istituto Falcone-Righi resta al primo posto anche in questo caso per i tecnico-economici, vince invece l‘Enrico Mattei di San Donato per quelli a indirizzo tecnico-tecnologici.

Fonte: Il Corriere 

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Da STATALE io dico: TAGLIAMOCI LO STIPENDIO per aiutare i più colpiti dalla crisi

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Foto: Andrea Cherchi (c)

Un maestro di scuola si rende disponibile a devolvere parte del suo stipendio di dipendente pubblico in favore dei precari più in difficoltà. La nostra proposta di riduzione delle retribuzioni degli statali, che aveva ricevuto forti critiche, era centrata proprio su questo assunto: i tutelati dovrebbero aiutare chi non ha tutele per un principio di equità e per alimentare un senso di comunità. 

Da STATALE io dico: TAGLIAMOCI LO STIPENDIO per aiutare i più colpiti dalla crisi

# “Ha ragione Massimo Cacciari: anche gli statali devono pagare la crisi”

Alex Corlazzoli, dipendente pubblico in quanto maestro di scuola, in un articolo per il Fatto Quotidiano si rende disponibile a devolvere parte del suo stipendio nei confronti delle categorie più colpite. “Ha ragione Massimo Cacciari: anche gli statali devono pagare la crisi.”, scrive Corlazzoli, “Io sono uno di loro. Sono un “protetto” dallo Stato. Covid o no, il 23 di ogni mese, puntuale come la sveglia al mattino, mi ritrovo lo stipendio accreditato“.

# “Da mesi quando percepisco la mia retribuzione mi sento in colpa”

Corlazzoli aggiunge che: “Da mesi quando percepisco la mia retribuzione mi sento in colpa. Ogni volta penso a quel mio amico siciliano che ha percepito con ritardo il 45% dello stipendio dopo settimane che non alza la saracinesca del suo negozio. Penso a quelli che non hanno preso ancora un centesimo di euro. Mi vengono in mente tutte le persone che prima si arrangiavano in qualche modo anche con qualche lavoro “in nero” e ora non possono più uscire di casa. E soprattutto penso ai più poveri: i senza fissa dimora che non hanno più neanche i dormitori, chiusi per il virus.”

La lezione ai suoi studenti sull’articolo uno della Costituzione “ai bambini dico sempre che l’Italia è fondata sul lavoro perché ciascuno di noi possa ricevere un contributo in grado di vivere una vita dignitosa ma anche di aiutare gli altri.

Leggi anche: 🛑 Cacciari: “Devono PAGARE la CRISI anche gli STATALI”

# “La mia proposta: un’auto-detrazione dal 5 al 15% sullo stipendio”

Il maestro ipotizza “un’auto-detrazione dal 5 al 15% in base allo stipendio, per un paio di mesi, sulle nostre retribuzioni di statali, da devolvere al nostro vicino di casa, all’amico, al fratello che da tempo deve fare i conti con l’emergenza economica dovuta al Covid” con l’esclusione dei sanitari e i medici di famiglia.

La proposta è semplice: chi prende più di 1000 euro di stipendio e di pensione per un paio di mesi contribuisce per la quota stabilita a sostenere le categorie più colpite. “Iniziamo noi. Io da statale son pronto. Voglio evitare una catastrofe sociale. E’ un atto egoista il mio: voglio evitare di stare peggio anch’io in un Paese che potrebbe prima o poi vedere la gente reale in piazza.

Fonte articolo: Il Fatto Quotidiano

# La nostra idea di contributo di solidarietà da parte dei dipendenti pubblici

Ad Aprile, in pieno lockdown e durante la massima crisi sanitaria, avevamo proposto un taglio deciso dei costi dei dipendenti pubblici pari alla perdita del PIL, fino all’uscita dalla crisi per finanziare le imprese e soprattutto distribuire il sacrificio su tutti i lavoratori per coprire il bisogno di chi è costretto a non lavorare. Evitando altro ricorso al debito che poi andrebbe a ricadere soprattutto su quelli del settore privato che in questo periodo non hanno guadagnato nulla.

Una misura eccezionale che tutelerebbe anche i dipendenti pubblici, consentendo loro di fare ripartire chi paga le tasse che servono a finanziarli ed evitando il default dello Stato. In più riducendo gli stipendi per una cifra corrispondente a PIL significa che il potere d’acquisto reale degli statali resterebbe invariato, pur destinando risorse extra per sostenere imprese e lavoratori non garantiti che, in questo modo, possono contribuire a risollevare il PIL. 

Dopo Massimo Cacciari che si è detto favorevole a un’azione di questo tipo (Massimo Cacciari: anche gli statali devono pagare la crisi) e l’intervento di un dipendente statale che si è dichiarato disponibile a dare il suo contributo, non sembra così utopistico trasformare questa proposta in un atto concreto.

Continua la lettura con: “Siamo tutti sulla stessa barca”. C’è un’eccezione: i DIPENDENTI PUBBLICI. La proposta: una parte del loro stipendio per aiutare i non garantiti

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In vendita la CASA più PICCOLA del mondo

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Battuto il record dell’appartamento milanese, questa casa ha un secolo di vita e un tempo pare ci fosse solo un ripostiglio e un wc. Vediamo quanto è grande, quanto costa e dove si trova.

In vendita la CASA più PICCOLA del mondo

Pubblichiamo estratti articolo di Camilla Graffione per “Berlino Magazine” – In vendita la casa più piccola di Brema: ha più di un secolo, è di 7mq e costa 77mila €

# Si trova nel centro di Brema e la sua superficie complessiva è 7mq, ma solo 4mq sono abitabili

La casa più piccola di Brema che risulta, al momento, la casa in vendita più piccola al mondo, è stata messa sul mercato.

Ha un secolo di vita e raggiunge i 7 metri quadri anche se solo 4 dei metri quadri della casa sono considerati superficie abitabile. I restanti 3 inclusi nella proprietà sono, infatti, disposti su una terrazza sul tetto dell’edificio.

Prezzo record: 77.777 euro

A stupire è anche il prezzo al metro quadrato con il quale esso è stato messo in vendita: è infatti acquistabile a 11.111 euro per metro quadro per un totale complessivo di 77.777 euro. La casa si trova nel centro storico di Brema e i suoi 7 metri quadri sono distribuiti su un solo piano. Secondo l’agente immobiliare, Tobias Lachmann lo spazio oggi utilizzato come abitazione sembra fosse usato come ripostiglio o wc.

# Già 80 possibili acquirenti interessati all’acquisto

La casa, che si trova nel quartiere Schnoor di Brema, ha già suscitato l’interesse di potenziali acquirenti. Secondo l’agente immobiliare sarebbero circa un’ottantina le persone che hanno già chiesto informazioni e visitato la casa presentandosi come possibili compratori. Tra le idee dei futuri acquirenti su come sfruttare lo spazio dell’abitazione vi sono quelle di utilizzarlo come una casa per le vacanze, uno studio d’arte, un luogo per la pratica terapeutica e molte altre. Il nuovo proprietario sarà scelto dalla lista dei candidati nelle prossime settimane. Secondo quanto affermato da Lachmann, i requisiti fondamentali per la scelta del futuro proprietario saranno la capacità di sapersi adattare alla casa, apprezzarla e sfruttarla al meglio.

A quanto pare è battuto clamorosamente il record precedente della casa più piccola del mondo appartenuto a Milano, da un monolocale di 7 mq di superficie abitabile in viale Tibaldi.

Fonte: Berlino Magazine

Continua la lettura con: La casa più PICCOLA del mondo è a Milano: in viale Tibaldi 7

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Leggi anche: La casa di proprietà (con lavoro precario): ecco le “ossessioni” del Recovery Plan

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

 

Un secolo fa in America si SPEDIVANO i BAMBINI per posta. Sarà l’ultima frontiera del DELIVERY?

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credits: onthisday.com

Forse non tutti sanno che a inizio novecento le spedizioni postali negli Stati Uniti consentivano praticamente qualunque tipo di spedizione. Perfino i bambini: bastava un francobollo da 15 centesimi. Questa la storia incredibile che potrebbe ispirare qualche nuovo servizio di delivery.

Un secolo fa in America si SPEDIVANO i BAMBINI per posta. Sarà l’ultima frontiera del DELIVERY?

# Nel 1913 una coppia spedì il proprio figlio appena nato

Fu durante il Gennaio 1913 che questa strana e momentanea usanza ebbe inizio. I Beagues, una coppia dell’Ohio decise di sfruttare il nuovo sistema postale americano spedendo un pacco inaspettato: il proprio figlio appena nato. La destinazione del pacco fortunatamente non era lontana, venne consegnato presso la casa della nonna a meno di un chilometro di distanza. Questa breve spedizione costò alla coppia la modica cifra di 15 centesimi con un’assicurazione di 50 dollari per un eventuale smarrimento del “pacco”.

# Il costo di spedire un bambino? 15 centesimi più 50 dollari come assicurazione

I Beagues furono solo i primi di molte altre coppie che coraggiosamente decisero di spedire i propri figli per posta e, probabilmente, furono anche i meno imprudenti. Il regolamento postale del 1913 accettava la spedizione di pacchi di peso superiore agli 1,8 chilogrammi e tecnicamente, non vietava la spedizione di bambini. Qualsiasi oggetto che superasse questo peso iniziò ad essere spedito, anche solo per provare questo nuovo servizio: uova, mattoni, serpenti e bambini. Risultò molto più economico spedire un bambino per posta, a soli 15 centesimi di francobollo, piuttosto che acquistare un biglietto del treno.

# La spedizione da record: una bambina di 6 anni mandata a 1.150 chilometri di distanza

A discolpa di questi imprudenti genitori è importante sottolineare che ai tempi le famiglie conoscevano personalmente i propri postini e quindi non affidavano i propri figli in mano a dei veri e propri sconosciuti. Non furono molti i genitori ad azzardare questo atipico viaggio per i propri figli ma ci fu una donna che decise di superare ogni limite. La donna infatti spedì sua figlia di soli sei anni a 1150 chilometri di distanza, dalla Florida sino alla casa del padre in Virginia. Questa fu la spedizione postale di bambini più lunga di sempre e infatti, poco dopo il regolamento dei servizi postali fu modificato, proibendo ai genitori di compiere simili gesti temerari.

Chissà se un giorno questo tipo di spedizione, ovviamente rivista e corretta, non venga ripristinata da qualche servizio di delivery? Bezos ci starà già pensando?

Fonte: Mentalfloss 

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L’OSTERIA sul confine tra regione gialla e arancione: metà in LOCKDOWN, metà LIBERA

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credits: bologna.repubblica.it - Osteria del Duca

Quando i confini fanno veramente la differenza: una delle osterie più antiche d’Italia si trova a cavallo tra Emilia Romagna, zona gialla, e Toscana, zona arancione. I proprietari “non sappiamo cosa possiamo fare noi in quanto attività e non sappiamo dare informazioni certe neppure ai turisti”.

L’OSTERIA sul confine tra regione gialla e arancione: metà in LOCKDOWN, metà LIBERA

# Il ristorante resta aperto, il bar deve chiudere

Una delle osterie più antiche d’Italia ha la peculiarità di trovarsi a cavallo tra due province di regioni diverse: Modena e Lucca. Il titolare sarà costretto a chiudere il bar a causa delle restrizioni presenti in Toscana, zona arancione, mentre potrà continuare la sua attività di ristorazione regolarmente poiché l’Emilia Romagna è invece zona gialla. La macchina con cui prepariamo i caffè è nella parte sul suolo di Castiglione di Garfagnana, la cassa, per pagare, è nello spazio incluso già a San Pellegrino in Alpe. Non so davvero che regole valgano in questo caso, nessuno mi ha informato, certamente chiederò spiegazioni. Anche i clienti sono disperati, non sanno se possono venire per un caffè o no. Da domani mi toccherà tenere chiuso il bar». Il ristorante continuerà a mantenere gli orari invariati, essendo zona gialla. Il bar invece, pur essendo un esempio unico in tutta Italia, dovrà adattarsi alle restrizioni toscane, regione appena proclamata zona arancione.

# Una meta turistica in preda all’incertezza

credits: wikipedia – Il Castello del Leone

L’incertezza dei proprietari dell’osteria anche sulle informazioni da dare ai turisti: “non sappiamo cosa possiamo fare noi in quanto attività e non sappiamo dare informazioni certe neppure ai turisti, che vorrebbero passeggiare qui nei dintorni”. Il ristorante è immerso nella natura dell’appennino tosco-emiliano ed è una meta piuttosto turistica, soprattutto durante i weekendafferma la proprietaria la gente viene qui per sentirsi più libera e ora non sa più come comportarsi“. Le stesse problematiche che erano emerse a Marzo, durante il primo lockdown, si stanno ripresentando e le istituzioni continuano a non rispondere alle esigenze dei cittadini.

Fonte: “La nazione” – L’osteria più antica d’Italia al confine fra regione gialla e arancione. “Chiudiamo

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🛑 Galli all’attacco dei milanesi: non rispettano le regole!

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Il direttore del reparto “Malattie Infettive” del Sacco non usa giri di parole. Indica i cittadini di Milano come irresponsabili. Senza risparmiare gli amministratori politici che dovrebbero essere ancora più repressivi contro i cittadini. 

Galli all’attacco dei milanesi: non rispettano le regole!

# “la gente non ha capito niente”

Lockdown nuovo tradizione vecchia. Con le nuove chiusure riprende anche l’attività più diffusa nella classe dirigente italiana: incolpare i cittadini. Già durante il primo lockdown erano stati i politici del territorio ad accusare i cittadini, anche se le ricerche indipendenti dimostravano il contrario, ossia che i milanesi erano i più diligenti al mondo, come questa: Milano è la città al mondo dove i cittadini si stanno MUOVENDO DI MENO (Economist – City Mapper)

Più si risulta incapaci e più si è bravi a scaricare la colpa sugli altri, si sa. Nei giorni in cui l’Ospedale Sacco risulta tra quelli più in tensione, con personale che è risultato positivo e difficoltà nel pronto soccorso, in un’intervista alla Voce di Rovigo il celebre direttore delle Malattie Infettive dell’Ospedale Sacco, invece di chiarire su come intervenire per fare fronte alle difficoltà organizzative nel suo o in altri ospedali, e fare luce sui metodi di cura spiegando perchè l’Italia è tornata a i vertici mondiali nel tasso di letalità, va di nuovo all’attacco dei milanesi accusandoli di irresponsabilità: 

“Se pensa che nei ristoranti di Milano sono state organizzate ultime cene la sera prima del lockdown vuol dire che la gente non ha capito niente. La situazione non è grave, è gravissima. E le discussioni sui diversi colori stanno ormai diventando questioni di lana caprina dato che al virus è stato permesso di sfondare. Se a marzo c’era sconcerto ma comunque adesione e obbedienza alle regole, oggi assistiamo invece ad una pericolosa tendenza a trasgredire. Perché non è possibile che i cittadini, se i centri commerciali sono chiusi, si ammassino all’Ikea che invece può restare aperto a causa di norme poco chiare. Era inevitabile che la pandemia diventasse terreno di scontro politico. Ma oggi siamo alla frutta e non è più il momento di avere posizioni che possono indurre alla confusione».

# Per Galli vale una sola strategia: chiudere tutto per più tempo possibile. Ma i medici non dovrebbero pensare a curare i malati?

La sua critica però è rivolta soprattutto agli amministratori locali. “In chiave di una forte collaborazione tra istituzioni, le competenze locali avrebbero certamente portato ad un efficientamento dell’intero sistema. Invece abbiamo assistito al solito scaricabarile perché nessuno alla fine si è voluto prendere la responsabilità di scelte impopolari. Ripeto, siamo come in una guerra che deve essere gestita con poteri emergenziali. Bisogna però sapere fin da ora che dopo un eventuale lockdown nazionale non si potrà fare come l’estate passata. E questo non può essere oggetto di un tira e molla politico“.

Una sola domanda vorremmo fare al prof. Galli: tutta colpa dei cittadini, tutta colpa dei politici. Ma possibile che non sia nessuna responsabilità per lui, dato il suo ruolo, per come sta gestendo la situazione a livello sanitario e per il tipo di messaggi che sta diffondendo che contribuiscono ad alimentare il terrore e gli assalti ai pronto soccorso?

Fonte: “Mi Tomorrow” – Galli: «I milanesi tendono a trasgredire»

Continua la lettura con Milano è la città al mondo dove i cittadini si stanno MUOVENDO DI MENO (Economist – City Mapper)

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🛑 11 novembre. Picco di decessi in Italia, in Lombardia calano i contagi (con tamponi in aumento) e il tasso di positività

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Fonte: quotidiano.net

Lombardia. I dati di oggi. Nuovo record di decessi in Italia. Calano però i contagi con tamponi in aumento. Indici di diffusione dei contagi in Lombardia i miglioramento, anche se aumentano i ricoveri nelle terapie intensive. 

🛑 11 novembre. Picco di decessi in Italia, in Lombardia calano i contagi (con tamponi in aumento) e il tasso di positività

#1 Decessi: in crescita in Lombardia (152), nuovo record in Italia da aprile (623)

Decessi in Lombardia: dai 129 di ieri a 152 di oggi. Come riferimento: nel picco del 21 marzo i morti del giorno in Lombardia erano stati 546.
Nuovo record del numero di morti in Italia dal 15 aprile: dai 580 di ieri a 623 di oggi.

#2 Decessi nelle ultime 24 ore: Italia terza al mondo 

I 623 decessi portano l’Italia al terzo posto nel mondo per morti nelle ultime 24 ore. Secondo gli ultimi dati disponibili al momento, ieri risultavano 1.101 morti negli Stati Uniti, seguiti dalla Francia con 857. Sopra i 500 ci sono anche India e UK. In Europa ieri risultavano 411 decessi in Spagna, 196 in Germania, 12 in Svezia.

Fonte: Worldometers.com

#3 Ricoveri in terapia intensiva in Lombardia al 50% del totale (attuali + attivabili)

Aumenta ancora il numero dei nuovi ricoveri in terapia intensiva in Lombardia: +56 dai 38 di ieri, per un totale di 764 ricoverati.
Per un riferimento: negli ospedali lombardi ci sono 1.530 posti letto attivati o attivabili in terapia intensiva. Il tasso di occupazione è del 50%.
Anche in Italia è stabile il numero dei nuovi ricoveri in terapia intensiva: dai +122 di ieri ai +110 di oggi. In isolamento domiciliare restano più di seicentomila persone.

#4 Calano i contagi in Lombardia. In tensione le province di Varese e di Como

Tornano a calare i contagi: dai +10.955 di ieri agli 8.180 di oggi. Si conferma la pressione nelle province di Varese e di Como. A Milano è più attenuata. 
Calano i nuovi casi anche in Italia: dai +35.098 di ieri ai +32.961 di oggi. 
Crescono i tamponi: in Italia dai 217.758 di ieri ai 225.640 di oggi. Aumentano i tamponi anche in Lombardia: ieri erano stati 47.194, oggi sono 52.711.

#5 Forte calo del tasso di positività in Lombardia. Scende anche in Italia

Il tasso di positività (nuovi positivi/tamponi) in Lombardia scende: dal 23% di ieri al 15,5% di oggi.  
Scende il tasso di positività anche in Italia: dal 16,1% al 14,6%.

#6 Cala il tasso di crescita dei contagi: +3,7% in Lombardia

Cala anche il tasso di nuovi contagi in Lombardia, dal 4,1% di ieri al 3,7% di oggi. 
Il più alto in Puglia (+4,8%).

Fonte dati: Protezione Civile

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continua la lettura con: Il grafico dell’evoluzione dei contagi: le tre regioni più a rischio

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Dall’Alto Adige a Liverpool TAMPONI a tappeto PER TUTTI. Perché non a MILANO?

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credit: @jurgeennklopp (Instagram)

In Alto Adige al via tamponi a tappeto su gran parte della popolazione. Liverpool sta sperimentando un tamponi di massa a tutti i suoi 500 mila abitanti. Un unico obiettivo: scovare e isolare gli asintomatici per arrestare la diffusione dei contagi. A Milano? Nulla in programma. 

Dall’Alto Adige a Liverpool TAMPONI a tappeto PER TUTTI. Perché non a MILANO?

# Dal 20 novembre in Alto Adige test salivari a tappeto per 350.000 persone. L’obiettivo del presidente “Ritorno veloce alla normalità individuando gli asintomatici

Il presidente della provincia autonoma di Bolzano Kompatscher ha illustrato la strategia di controlli intensivi sui cittadini: “Il nostro obiettivo è quello di arrivare al più presto a garantire progressivamente un ritorno alla normalità.” Da venerdì 20 si svolgeranno i test salivari a tappeto su base volontaria per circa 350.000 persone. “La grande novità è che parallelamente alla strategia difensiva fatta di restrizioni abbiamo previsto una strategia attiva. È un progetto ambizioso, una grande sfida dal punto di vista organizzativo che coinvolgerà tutta la Protezione civile e i Comuni e che ci dovrebbe permettere, come è avvenuto a Monguelfo e Sesto Pusteria, di individuare le persone che possono diffondere il contagio.Nei due paesi, infatti, con i test a tappeto e la ulteriore riduzione dei contatti sociali l’indice RT è passato da 1,5 a sotto lo 0,5.

Il progetto coinvolgerà un team di poco meno di 800 operatori sanitari che effettueranno i test in 184 punti prelievo sparsi sul territorio provinciale. Fino a oggi i test di massa erano stati avviati in Italia su comunità molto più ristrette, ad esempio piccoli comuni del Trentino, del Veneto o della Lombardia durante le prima ondata ma su base volontaria. 

Fonte: L’Adigetto

# Find, test, trace, isolate, support: la strategia di Liverpool

Liverpool è una delle prime città inglesi costrette durante la seconda ondata a entrare in un regime di lockdown e in vista della possibile riapertura della città il primo ministro inglese Boris Johnson ha scelto di costruire con il sindaco un sistema di monitoraggio di massa dei cittadini dedicato esclusivamente ai non sintomatici. Il sistema funziona così: a partire dallo scorso venerdì, chiunque viva o lavori a Liverpool, indipendentemente dalla sua età, può effettuare un test in una delle molte postazioni fisse e mobili allestite in città con l’aiuto di circa duemila militari per aiutare il comune a prevenire e ridurre il tasso di infezione a livello locale, per provare a ridurre la trasmissione nella comunità e aiutare la città a tornare alla normalità il prima possibile.

Il test è un antigenico che fornisce un risultato nel giro di trenta minuti, è gratuito, non è obbligatorio ma altamente consigliato soprattutto al personale sanitario e scolastico, oltre che agli alunni. La campagna per il test di massa in tutta la città è stata sposata anche dall’intera squadra di calcio di Liverpool che ha scelto di aiutare il comune e il governo in due modi: mettendo il proprio stadio, Anfield, a disposizione per fare i test e mettendo il volto simbolo della propria squadra, l’allenatore Jürgen Klopp, al servizio della campagna. “Ci vogliono 10 secondi per fare un test e 10 giorni per fare la differenza”.  Johnson ha detto che qualora l’operazione dovesse funzionare il governo ripeterà l’esperimento anche in altre città inglesi.

Fonte articolo: Il Foglio

# Se lo facessimo anche Milano?

E se provassimo a sperimentare il modello Liverpool in città come Milano? Nella nostra città verranno attivate progressivamente le prime tre aree per il tampone drive-in dove i test rapidi saranno destinati soprattutto a studenti, insegnanti e altri operatori in ambito scolastico. Nonostante siano disponibili 400.000 test solo per Milano, l’hotspot più grande della città e d’Italia, in via Novara, ne potrà processare 1.000 al giorno. Questo significa che ci vorrebbero quasi 4 anni per testare tutti i residenti.

Per testare velocemente la maggioranza dei cittadini si potrebbero sfruttare, con l’aiuto di altre forze dell’ordine, i parcheggi di tutte le strutture sportive compreso quello dello Stadio di San Siro e dei centri commerciali, quelli chiusi durante il weekend, per installare strutture temporanee adibite al tampone rapido in modalità drive-in. Prima di Natale si potrebbe testare una porzione rilevante della popolazione asintomatica e non attendere il vaccino prima di ritornare alla normalità. Una proposta che avevamo già lanciato ad aprile. L’ennesima dimostrazione che ciò è possibile, dopo il caso di Wuhan, arriva dalla Slovacchia dove in due giorni sono riusciti a effettuare tamponi a 2,4 milioni di slovacchi su un totale di 3,6 milioni.

Continua la lettura con: 🛑 I nuovi punti per fare un TAMPONE RAPIDO a Milano: in arrivo anche il più grande d’Italia

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Le 5 CITTÀ STATO per il futuro dell’Italia

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Credits: palermolamicitta IG

Gli stati stanno tramontando mentre città sempre più autonome diventano protagoniste nel mondo. Questa è la tendenza che si sta diffondendo nel mondo dove sempre più paesi assegnano alle città il ruolo di regione o zona di autonomia speciale, come accade ad esempio in Germania, Austria, Spagna, Russia, UK o in Cina e India. Per questo è necessario garantire loro dei poteri adeguati, soprattutto nel nostro Paese che lascia alle città più importanti meri ruoli amministrativi. Queste cinque città italiane se diventassero delle città stato potrebbero rilanciarsi nel mondo e guidare la rinascita del Paese.

Le 5 CITTÀ STATO per il futuro dell’Italia

#1 Milano, laboratorio di riforme per l’Italia e hub in competizione con le città del mondo

Credits: Andrea Cherchi

La prima non può che essere Milano, il centro finanziario italiano, la prima area produttiva del Paese, la più europea e internazionale che fu già città stato tra il 13esimo e il 16esimo secolo, all’interno del Sacro Romano Impero. Sempre proiettata nel futuro, in cui gli Stati avranno sempre meno rilevanza e saranno le metropoli a guidare i cambiamenti. Da sempre anticipatrice dei cambiamenti dell’Italia, come città-stato potrebbe sperimentare nuove politiche in tema di caro affitti, trasporti, inquinamento, istruzione, lavoro, sanità ed esportare le best practice al resto del Paese.

#2 Venezia, la città più amata dal mondo che potrebbe diventare la capitale del turismo internazionale

credit: gamberorosso.it

La prima delle repubbliche marinare e anche la più florida, soprannominata la “Serenissima”, già dopo il decimo secolo godeva di un’autonomia politica basata sulla forza economica espressione della sua attività commerciale marittima. La repubblica autonoma ebbe una vita lunga e godette di una continua indipendenza, acquisendo il dominio del Mar Mediterraneo e degli scambi con l’Oriente. Lo spirito indipendentista si è espanso in tutto il Veneto, ma tutt’ora Venezia è una cosa a sé e meriterebbe di riappropriarsi dell’autonomia pari a una città-stato che possa riportare il Veneto e l’Italia agli antichi fasti nei commerci internazionali. In particolare lo status di autonomia potrebbe consentirle di trasformare in valore l’enorme appeal che ha agli occhi del mondo. 

#3 Napoli per valorizzare e tutelare i suoi prodotti e le sue tradizioni diffuse in tutto il mondo (e copiate da tutti)

Credits: fotocommunity.it

Il capoluogo campano ha tutte le caratteristiche di una metropoli, con una popolazione nell’area metropolitana poco inferiore a quella milanese, e la più alta densità abitativa d’Italia con quasi 8.200 residenti per kmq. Tra le più importanti città della Magna Grecia, fu prima ducato autonomo, poi capitale del Regno di Napoli e infine del Regno delle Due Sicilie. Qui ha sede la più antica università al mondo istituita da uno Stato.

Immagine dell’Italia del mondo grazie alla pizza, l’arte dei pizzaioli napoletani è stata riconosciuta come patrimonio dell’Unesco, e alla musica popolare. Esporta nel mondo la sua autenticità e la sua forte identità, come città-stato sarebbe l’ambasciatrice ideale del buon del cibo e delle tradizioni. Soprattutto potrebbe valorizzarle e tutelarle meglio di quanto ora non faccia lo Stato nazionale. 

#4 Bolzano, perché è già al momento l’unica città stato d’Italia

Credits: lonelyplanet.com Bolzano

Il livello di autonomia di Bolzano e della sua provincia, la seconda più estesa d’Italia dopo quella di Sassari, la pongono di fatto già come una città-stato, l’unica esistente in Italia. Infatti possiede sia autonomia legislativa, in molte materie normalmente di competenza statale o regionale come sanità, scuola, formazione, lavoro, trasporti e viabilità, che finanziaria in quanto è previsto che 9/10 del gettito fiscale prodotto in Alto Adige spettano alla provincia, che poi versa allo Stato solo lo 0,6% degli interessi relativi al debito nazionale come contributo al risanamento del deficit pubblico.

Credits: wikipedia.org

Una curiosità: neppure lo stemma civico del comune è conforme alle regole araldiche della Repubblica Italiana, infatti non è presente il suo accompagnamento con la corona di città e/o con il serto di quercia e alloro serrato dalla cravatta tricolore. E’ poi bilingue e gelosa della sua unicità. Non serve altro per dichiararla città-stato, status che le consentirebbe di attirare ancora di più turisti e investitori da tutto il mondo, in particolare quelli che ricercano l’efficienza tedesca con la qualità della vita italiana. 

Leggi anche: Modello BOLZANO: PIL pro capite PIÙ ALTO d’Italia e 9/10 delle proprie TASSE TRATTENUTE sul territorio

#5 Palermo potrebbe tornare a essere la capitale del Mediterraneo 

Credits: palermolamicitta IG

Il capoluogo siciliano è al centro di un’area metropolitana di oltre un milione di abitanti ed è il quinto comune d’Italia per popolazione. Palermo è stata capitale del Regno di Sicilia a cavallo tra l’undicesimo e il diciannovesimo secolo, guidando un territorio che di fatto comprendeva tutto l’attuale mezzogiorno, prima della formazione della nascita del Regno delle due Sicilie.

Tra i primati, l’Assemblea regionale siciliana è la più antica assise parlamentare in attività del mondo e l’unica assemblea regionale all’interno dello Stato Italiano i cui componenti sono definiti deputati. La sua sede è all’interno del Palazzo dei Normanni, la più antica residenza reale d’Europa, che fa parte del patrimonio Unesco. Come Milano il succedersi di numerose civiltà e popoli le hanno regalato un notevole patrimonio artistico e architettonico e la mescolanza tra cultura mediterranea e araba la rende degna di essere la città-stato del Sud Europa. Con una grande autonomia potrebbe affermarsi di nuovo all’altezza della sua storia gloriosa e regale come capitale del Mediterraneo. Un ruolo che non solo manca a Palermo ma servirebbe per rilanciare l’intero bacino. 

Continua la lettura con: perchè le città stato si stanno diffondendo nel mondo

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🛑 I nuovi punti per fare un TAMPONE RAPIDO a Milano: in arrivo anche il più grande d’Italia

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credit: corriere Milano

Due hotspot attivi a breve e un terzo che entrerà in funzione successivamente per sottoporsi al tampone antigenico rapido in città. Scendono in campo l’Esercito Italiano, l’Aeronautica Militare e la Polizia Locale per consentire il maggior numero di test. Ecco dove trovare i drive-in per il tampone e chi lo potrà fare.

I nuovi punti per fare un TAMPONE RAPIDO a Milano: in arrivo anche il più grande d’Italia

# Due hotspot per sottoporsi al tampone antigenico rapido a Milano, in attivazione un terzo a Linate

Due mega drive-in per effettuare il tampone antigenico rapido nei parcheggi di Romolo M2 e via Novara, il più grande d’Italia con una capacità di mille test al giorno, saranno operativi nei prossimi giorni in città. Milano ha a disposizione 400.000 tamponi rapidi su 1,2 milioni acquistati dalla Regione Lombardia. Un terzo dovrebbe entrare in funzione a Linate con il supporto dell’Aeronautica Militare, in base al piano Drive Through Difesa che ne prevede altri 13 hotspot di questo tipo il Lombardia.

# I destinatari del tampone rapido e chi coordina i controlli

Il Sindaco Sala ha dichiarato che i tamponi rapidi saranno destinati prima di tutto a studenti, insegnanti e altri operatori in ambito scolastico.  Questo compito sarà affidato al personale medico dell’Esercito Italiano mentre le attività saranno coordinate da Ats Milano Città Metropolitana, in collaborazione con Asst Santi Paolo e Carlo che metterà a disposizione personale amministrativo. A supporto, sul posto ci saranno anche operatori della Protezione Civile comunale e agenti della Polizia Locale. Essenziale l’unione delle forze dell’ordine e dei militari che si sono messi a disposizione dei cittadini per effettuare più tamponi possibili. 

# Nella Città Metropolitana altre due postazioni per il tampone drive-in

Anche a Sesto San Giovanni e all’interno dell’autodromo di Monza sono stati attivati nuovi punti per i tamponi drive-in in modo da evitare assembramenti all’interno degli ospedali ma, restando a bordo della propria macchina, si potrà effettuare il tampone senza rischi contagio.

Fonte articolo: Milano Today 

Continua la lettura con: 🛑 10 novembre. Picco di decessi in Italia, crescono contagi e tamponi. Rezza: “La curva epidemiologica sta deflettendo”

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Via al progetto di METRO PEDONALE URBANA. DOVE verrà fatta e perchè potrebbe rilanciare una VECCHIA IDEA per Milano

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Mappa fitbit: tempi percorrenza a piedi dei percorsi delle linee metropolitane

Tra gli obiettivi dell’iniziativa la promozione del benessere fisico e della mobilità sostenibile della città. Ecco nel dettaglio le “sei linee di metro pedonale” attive dalla prossima primavera.

Via al progetto di METRO PEDONALE URBANA. DOVE verrà fatta e perchè potrebbe rilanciare una VECCHIA IDEA per Milano

# Sei linee pedonali a Santa Maria Capua Vetere

Pedometro

Il progetto “PedoMetroSMCV” è stato presentato sabato 7 novembre a Santa Maria Capua Vetere, comune di 30 mila abitanti in provincia di Caserta. L’iniziativa lanciata dalla Federazione Italiana Camminatori Sportivi ha lo scopo di contribuire a promuovere l’esercizio dell’attività fisica all’aperto alla portata di tutti, il benessere psicologico e la mobilità sostenibile nella città del Foro.

È stata ideata una metropolitana pedonale autogestita lungo sei linee che attraversano in lungo e in largo la città. I sei percorsi di cammino, che si possono svolgere anche in bicicletta, si inseriscono nei contesti di scuola, lavoro, attività motoria, turismo. Si attenderà il passaggio della “PedoMetroSMCV” ad apposite fermate, dopo aver consultato gli orari sui social o su un’app, e si “salirà in vettura” unendosi a camminatori o ciclisti. Chiunque potrà così contribuire a questa tipologia non inquinante di mobilità in città.

# Il progetto verrà perfezionato durante l’inverno per essere operativo in primavera

La FICS ha fatto partire una raccolta fondi per finanziare la realizzazione della cartellonistica che segnalerà le fermate. La “PedoMetroSMCV” gode del patrocino del Comune e il sindaco Antonio Mirra ha dato il pieno appoggio e collaborazione all’iniziativa, che rientra nell’ambito del contributo al miglioramento del benessere psicofisico dei cittadini. Il progetto verrà perfezionato e messo in opera durante l’attuale periodo invernale, per essere inaugurato nella primavera del prossimo anno.

Fonte articolo: Caserta News

# Milano a piedi: la trasformazione della metro di Milano in percorsi pedonali

Mappa fitbit: tempi percorrenza a piedi dei percorsi delle linee metropolitane

Fitbit 5 anni fa aveva realizzato una cartina della metropolitana di Milano che contava i passi necessari per raggiungere ogni singola fermata da quella precedente e le calorie che si sarebbero bruciate andando a piedi. Ad esempio tra Crocetta e Turati M3 si consumerebbero 100 calorie grazie ai quasi 4.000 passi da percorrere. L’iniziativa campana sembra mettere a terra l’idea di stimolare la mobilità pedonale dei cittadini che l’azienda americana, produttrice dei braccialetti che tracciano i dati dell’attività sportiva, si era posta. Milano prenda esempio da Santa Maria Capua Vetere per ideare iniziative creative per rendere più percorribile anche a piedi la città.

Link: Mappa Fitbit

Fonte: “Caserta News” – Una metropolitana pedonale con 6 linee, presentato il progetto

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Leggi anche: BONUS VACANZE: tutte le novità col Decreto Sostegni Bis

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MILANO la città PIÙ COLPITA dalla CRISI: migliaia di nuovi poveri. Ritorno A PIENO REGIME solo nel 2023?

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Molte famiglie del ceto medio hanno azzerato i risparmi, centinaia di famiglia in difficoltà, 5.000 ristoranti per un totale di 15.000 attività in ginocchio in tutto il settore della ristorazione in conseguenza dell’emergenza Covid. La risalita della città sarà molto lunga e dolorosa come descritto da due testimonianze rilasciate nelle ultime ore. 

MILANO la città PIÙ COLPITA dalla CRISI: migliaia di nuovi poveri. Ritorno A PIENO REGIME solo nel 2023?

# Il ceto medio sta scivolando nella povertà

Luca Sansone del Laboratorio di Quartiere Giambellino-Lorenteggio, una delle zone di maggiore criticità nel capoluogo lombardo, fa il quadro della situazione: Adesso anche famiglie del ceto medio hanno finito i risparmi e iniziano a contattarci. Solo nel suo quartiere sono centinaia le nuove famiglie in difficoltà che chiedono aiuto o che non hanno mai finito di vivere l’emergenza. Hanno bisogno di cibo, medicine, aiuto per pagare le bollette. Il Coronavirus torna a colpire i più fragili a Milano. Persone già messe in ginocchio dalla prima ondata della pandemia in primavera, molte già conosciute nei circuiti di aiuto dei volontari. Ma anche tanti volti nuovi che si rivolgono per la prima volta alle associazioni. 

Qui larga rete di associazioni e volontari si è messa in moto da marzo, quando il primo lockdown ha messo in difficoltà le fasce più deboli della popolazione. Famiglie con molti figli o monoparentali, nuclei che vivono nelle case popolari, irregolari che non riescono ad accedere ai servizi sociali. Luca Sansone aggiunge che: “nel nostro database ci sono 900 famiglie, tutte del quartiere, che nel corso dei mesi ci hanno contattati perché avevano bisogno di qualcosa: buoni spesa, pacchi alimentari, visite mediche e medicine, iPad per le lezioni a distanza, ma anche mobili e altri beni materiali“.

Fonte articolo: Fanpage

# Nel settore della ristorazione 15.000 attività sono in ginocchio

Cinquemila ristoranti, per un totale di quindici mila attività complessive nel settore della ristorazione milanese, sono in gravi difficoltà per l’emergenza COVID. Gli effetti dei ripetuti decreti “coprifuoco” del Governo Conte lo hanno fiaccato. Il presidente dell’associazione dei ristoratori milanesi Alfredo Zini illustra sul Corriere del Ticino lo scenario del settore della ristorazione lombarda e milanese in particolare, dopo il varo dell’ultimo decreto del premier Conte: “Milano è la città italiana che forse sta soffrendo più di tutte le altre. Il turismo è bloccato, l’home working ha ridotto ulteriormente il lavoro, in città non ci si sposta più o quasi. Dall’introduzione dell’ultimo DPCM abbiamo notato un’ulteriore difficoltà da parte dei ristoratori, anche se tengono aperto, a fare consumare cibi e bevande alle persone. La gente si tiene lontana da quei luoghi dove potenzialmente si possono creare assembramenti“.

# “Molti ristoratori sono senza liquidità. Alcuni riescono a sopportare i sacrifici, per gli altri è troppo tardi”. Solo dal 2023 possibile una ripresa economica di Milano

Il presidente dei ristoratori aggiunge: “Molti ristoratori oggi non hanno più liquidità e sono in sofferenza anche con gli istituti di credito dato che tutti, già nei mesi precedenti, hanno raschiato il fondo del barile. Vi sono aziende che possono ancora sopportare sacrifici per cercare di restare in piedi trasformando l’impresa stessa il delivery o l’asporto. Per altre, purtroppo, è già troppo tardi. Per i prossimi due anni servono riforme strutturali“. 

Le riforme strutturali che il governo dovrebbe mettere in atto subito per uscire con meno danni possibili da questa crisi, secondo Alfredo Zini, sono due: la riduzione dell’onere contributivo per i dipendenti e con l’innalzamento contestuale del loro potere d’acquisto tramite l’aumento degli stipendi, l’abbassamento di tutti gli oneri aggiuntivi quali l’occupazione del suolo pubblico, la tassa sui rifiuti, il costo dell’energia. La chiosa finale sulla ripresa di Milano: “Oggi una buona parte di noi può ancora resistere in questa situazione per altri due mesi, ma la difficoltà per tutti sarà quella di rimanere sul mercato nel 2021-2022. Stiamo parlando di una città che probabilmente ripartirà con numeri abbordabili soltanto dal 2023».

Fonte: Ctd.ch

Continua la lettura con: la crisi colpisce Milano (foto)

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In BICI nei PARCHI di Milano durante il LOCKDOWN: i 9 luoghi top per la Gazzetta

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Foto di: Andrea Cherchi

Ci risiamo, il Covid-19 colpisce ancora. Il DPCM del 6 novembre consente però di svolgere attività all’aperto. Perchè non prendere la propria bicicletta, o una in sharing, e avventurarsi nei luoghi più naturali della città che non tutti i milanesi conoscono?

In BICI nei PARCHI di Milano durante il LOCKDOWN: i 9 luoghi top per la Gazzetta

Pubblichiamo estratti articolo di Giulio Masperi per “La Gazzetta dello Sport” – Milano, in bici tra parchi e sentieri: ecco 9 zone da scoprire. Una guida utile durante il lockdown (e non solo)

#1 Parco Lambro, per gli amanti della mountain bike

Instagram: annamadexx

Per gli amanti della mountain bike il parco Lambro, al confine con Segrate, offre numerosi percorsi sterrati immersi nella natura. Caratteristico è il fiume Lambro che potete accompagnare in sella alla vostra bicicletta grazie ai percorsi che fiancheggiano il corso d’acqua.

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#2 Parco Nord, il parco più grande di Milano

Foto di: Andrea Cherchi

Conosciuto per essere il più grande parco per estensione tra i “giardini” milanesi, il Parco Nord si estende fino ai confini di Bresso. Dal quartiere Niguarda si potrà accedere al parco nella quale troverete piste ciclabili ma anche prati da condividere e vivere con i vostri animali domestici.

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#3 Monte Stella, la montagna di Milano costruita con i residui bellici

Instagram: parcomontestella

Nota ai milanesi per essere “La Montagnetta di San Siro”, il Parco Monte Stella ha radici storiche, perchè come non tutti sanno è stato costruito artificialmente in un’area disastrata a seguito dei bombardamenti bellici. Si trova a nord-ovest della città e offre a tutti i visitatori numerosi percorsi ciclo-pedonali che, insieme alle numerose zone verdi, copre la superficie di circa 37 ettari.

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#4 Parco delle Cave, il piccolo arcipelago di laghetti artificiali

Foto di: Andrea Cherchi

Caratterizzato da più laghetti ricavati da cinque cave d’estrazione di ghiaia e sabbia abbandonate a seguito della Seconda guerra mondiale, il Parco delle Cave mette a disposizione 135 ettari di verde in cui risiedono animali come cigni e papere, ottima attrazione per i bambini. Occhio però a non avvicinarsi troppo. 

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#5 Bosco in città, nell’ambiente più selvatico della città

Nella periferia nord-ovest di Milano, non molto distante dall’Ippodromo di San Siro, il Bosco in città è uno dei più apprezzati per i panorami naturali che ospitano piccoli corsi d’acqua nell’ambiente forse più selvatico della città.

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#6 Parco della Vettabbia, la campagna in città

Instagram: biosky_fm3

Rientrante nel Parco Agricolo Sud Milano, non distante da Porto di Mare, il Parco della Vettabbia grazie ai suoi 37 ettari, è caratterizzato da percorsi interni che fanno rivivere l’esperienza di campagna.

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#7 Forlanini, una scampagnata a due passi dall’aeroporto

Foto di: Andrea Cherchi

Seppur in condivisione con il comune di Novegro, il parco Forlanini, nei presso dell’aeroporto di Linate, è caratterizzato da alcuni viali lastricati di ampie dimensioni. Si possono inoltre vedere e udire i numerosi aerei che ogni giorno decollano e atterranno sulla pista dell’aeroporto.

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#8 Porto di Mare, un sentiero di 3 km in mountain bike per raggiungere l’Abbazia di Chiaravalle

Instagram: agdragonfly

Grazie al sentiero dedicato alle mountain bike, lungo circa 3 chilometri, il parco Porto di Mare è molto apprezzati dai residenti della zona Corvetto e non solo. Sono 65 gli ettari di verde che dal 2017 sono stati affidati all’Associazione “Italia Viva” per il risanamento e la riqualificazione urbana.

Dalle vie sterrate del parco si potrà raggiungere l’Abbazia di Chiaravalle, un complesso in stile Romano-Gotico che risale al dodicesimo secolo.

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#9 Parco Ticinello, il quarto per estensione in città con le sue storiche cascine

Foto di: Andrea Cherchi

Caratterizzato dalle cascine rurali, Cascina Campazzo e Cascina Campazzino, e da terreni coltivati, il parco Ticinello conta oltre 87 ettari di superficie da sfruttare con lunghe biciclettate è il quarto parco per estensione in città. Una delle porte d’ingresso al sistema agricolo del Parco Sud.

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Fonte articolo: Gazzetta dello sport

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🛑 10 novembre. Picco di decessi in Italia, crescono contagi e tamponi. Rezza: “La curva epidemiologica sta deflettendo”

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Rapporto positivi/tamponi

Lombardia. I dati di oggi. Picco di decessi in Italia, tornano a crescere i contagi in Lombardia e in Italia anche se aumentano molto i tamponi per cui il tasso di positività risulta costante (in Lombardia) o in calo (Italia). “La curva epidemiologica sta deflettendo perchè sta aumentando meno delle scorse settimane“, dichiara Gianni Rezza, direttore del Dipartimento prevenzione del Ministero della Salute. “L’indice RT (1,7) cresce più lentamente” dichiara Brusaferro dell’Istituto Superiore della Sanità.

🛑 10 novembre. Picco di decessi in Italia, crescono contagi e tamponi. Rezza: “La curva epidemiologica sta deflettendo”

#1 Decessi: tornano a crescere in Lombardia (129), record in Italia da aprile (580)

Decessi in Lombardia: 99 di ieri ai 129 di oggi. Come riferimento: nel picco del 21 marzo i morti del giorno in Lombardia erano stati 546.
Record del numero di morti in Italia dal 15 aprile: dal 356 di ieri a 580 di oggi.

#2 Cresce il numero di nuovi ricoveri in terapia intensiva in Lombardia e in Italia

Aumenta il numero dei nuovi ricoveri in terapia intensiva in Lombardia: +38 dai 20 di ieri, per un totale di 708 ricoverati.
Per un riferimento: negli ospedali lombardi ci sono 1.530 posti letto attivati o attivabili in terapia intensiva. Il tasso di occupazione è del 46,2%.
Anche in Italia cresce il numero dei ricoveri in terapia intensiva: dai +100 di ieri ai +122 di oggi. In isolamento domiciliare restano più di mezzo milione di persone: 558.706, per la precisione.

#3 Tornano a crescere i contagi in Lombardia. Però aumentano anche i tamponi. Tensione a Varese. 

Dopo due giorni di calo riprendono a crescere i contagi: da +4.777 a +10.955, vicini al record di sabato. 3.336 a Milano città metropolitana (1.339 a Milano). in grande crescita la provincia di Varese: 3.081. 
Crescono i nuovi casi anche in Italia: dai +14.698 di ieri ai +35.098 di oggi. 
Grande crescita anche dei tamponi: in Italia dai 147.725 di ieri ai 217.758 di oggi. Raddoppiano i tamponi anche in Lombardia: ieri erano stati 21.121, oggi sono stati 47.194.

#4 Stabile il tasso di positività in Lombardia, scende in Italia

Il tasso di positività (nuovi positivi/tamponi) in Lombardia è stabile: dal 22,6 di ieri al 23% di oggi.  
Scende il tasso di positività in Italia: dal 17% al 16,1%.

#5 Tasso di crescita dei contagi: +4,1% in Lombardia

Cresce anche il tasso di nuovi contagi in Lombardia, dall’1,8% di ieri al 4,1% di oggi. 
Il più alto in Basilicata (+6,1%), in Calabria (+5,2%) e in Abruzzo (+4,9%). 

#6 Aumentano i dimessi

Aumentano i dimessi in Lombardia: +6.780.

Fonte dati: Protezione Civile

#7 Caratteristiche dei decessi

Secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto Superiore della Sanità, aggiornato al 4 novembre, l’età media dei decessi è di 82 anni, più alta di trent’anni rispetto alla media dei contagiati. l’1,1% dei decessi aveva meno di 50 anni, quasi tutti affetti da gravi patologie.
Ogni morto Covid ha in media 3,5 patologie concomitanti preesistenti. Solo il 3,4% dei decessi non aveva altre patologie.

 

#8 Positivi e Decessi in Europa in rapporto alla popolazione (ultime due settimane)

Nuovi positivi in Europa per 100.000 abitanti/settimana: 
Repubblica Ceca: 753
Belgio: 693
Francia: 494
Italia: 377
Austria: 377
Polonia: 368
Paesi Bassi: 356
Spagna: 301
Portogallo: 279
Regno Unito: 238
Romania: 235
Svezia: 173
Germania: 138
 
Decessi in Europa per 100.000 abitanti/settimana:
Rep. Ceca: 12,25
Belgio: 9,25
Spagna: 4,35
Polonia: 4,35
Italia: 4,29
Francia: 4,1
Romania: 3,8
Regno Unito: 3,1
Paesi Bassi: 2.7
Portogallo: 2,7
Austria: 1,9
Germania: 0,75
Svezia: 0,45
(fonte ECDC, media delle ultime due settimane, ultimo aggiornamento: 8/11/2020).

 

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continua la lettura con: Il grafico dell’evoluzione dei contagi: le tre regioni più a rischio

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Ruba il pane al SUPERMERCATO. Invece di denunciarlo il direttore gli paga la spesa

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Carrefour di Corso Lodi. Un uomo ruba del pane dagli scaffali. Viene sorpreso dal servizio d’ordine e portato al direttore. Invece di denunciarlo l’uomo si offre di pagargli la spesa. 

Ruba il pane al SUPERMERCATO. Invece di denunciarlo il direttore gli paga la spesa

Uno spaccato della Milano dell’era Covid. Da un lato una persona in evidente stato di necessità. Dall’altro un uomo che ha saputo mostrare compassione e una generosità in piena tradizione della Milano con il cuore in mano. 

Tra l’altro il supermarket di viale Lodi ha intrapreso dall’inizio dell’emergenza la “filosofia solidale”, evitando di denunciare persone in “evidente difficoltà” che si trovino a rubare per fame. 

L’episodio è stato reso pubblico da un cliente del supermercato che è stato testimone della scena e così l’ha raccontata nel gruppo Facebook ‘Corvetto, viale Lucania e piazza Bologna’:

“La security ha sorpreso un uomo che aveva rubato del pane e poco altro. Ero presente. Il direttore ha pagato la merce e gli ha detto, lasciandolo andare: ‘Se hai fame, la prossima volta vieni da me, non rubare”.

 

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Ma d’INVERNO dove vanno le ZANZARE?

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credits: mosquitoweb.it

In questo articolo uscito su La Repubblica troviamo la risposta a una domanda che tutti, in particolare i milanesi, ci siamo fatti almeno una volta nella vita. La risposta dipende dallo stadio in cui si trovano le zanzare: se sono adulte, larve o ancora nelle uova. 

Ma d’INVERNO dove vanno le ZANZARE?

# Le zanzare in inverno vanno in diapausa

Credits: izanz.it

Le zanzare assumono differenti stadi dello sviluppo durante la loro vita: possono essere uova, poi larve, infine diventare insetti che, col passare delle settimane, arriveranno all’età adulta. Le zanzare adulte all’arrivo dell’inverno potranno trascorrerlo in uno stato che viene chiamato di diapausa che consente di arrestare lo sviluppo dell’organismo quindi senza fare alcun tipo di movimento e nemmeno cibarsi.

# Per affrontare l’inverno: sostanze zuccherine ma niente sangue 

Per superare il periodo invernale, le zanzare cercano di nutrirsi prima della pausa con sostanze zuccherine che consentono loro di alimentare il corpo senza affaticarlo. Eviteranno, invece, il pasto a base di sangue. Nel caso in cui, invece, le zanzare arrivino all’inverno in forma di uova, queste potranno resistere anche al freddo più estremo. Infatti, in autunno le femmine inizieranno a deporre le uova, scegliendo soprattutto aree più umide. L’uovo rimarrà intatto fino alla primavera quando, con l’aumento delle temperature, potrà schiudersi a contatto con l’acqua e la maggiore umidità.

# Le larve rallentano lo sviluppo in vista della primavera

Credits: wikipedia.org

Infine, si possono trovare anche zanzare sotto forma di larve che al pari delle zanzare adulte, possono svernare andando in uno stato di diapausa, nel quale le loro funzioni vitali diminuiscono e rallentano, in modo da non impegnare eccessivamente l’organismo.
Il loro sviluppo ricomincerà nel momento in cui la temperatura inizierà nuovamente a salire e a farsi più mite.

Fonte articolo: Dove sono le zanzare d’inverno?

Continua la lettura: Il rimedio SEGRETO per scacciare le zanzare

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In FUGA dal COVID: una milanese in VAL DI NON

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Credits: Laura Gnocchi - Il sentiero di san Romedio, Val di Non

Il racconto di un tranquillo weekend di paura: doveva essere una tre giorni in montagna lontano dal rischio contagio della metropoli ma si è trasformato in un soggiorno fuori stagione in un paese di 300 anime.

In FUGA dal COVID: una milanese in VAL DI NON

Pubblichiamo articolo di Laura Gnocchi per “Foglie Viaggi” – MILANO IN VAL DI NON, FUGA DAL COVID

# Un tranquillo weekend di paura fuori città

Credits: Laura Gnocchi

Un tranquillo weekend di paura. È iniziata così, andiamocene tre giorni in montagna così ci togliamo da Milano e dal contagio, e si è trasformato in un lungo soggiorno fuori stagione. Prima la quarantena per il Covid in classe, poi la zona rossa, e qui in montagna, paesello di 300 abitanti in Val di Non, io e mio figlio che fa la seconda media ci resteremo almeno fino a inizio dicembre. Che però vuol dire non una vacanza, ma un pezzo di vita fuori sede. Non la solita routine estiva, mangiare al rifugio, andare per funghi, giocare a basket al campetto.

# La paranoia dei sintomi Covid, senza possibilità di farsi un tampone a pagamento

No, vuol dire che se ti viene un raffreddore e l’immediata paranoia che si tratti di pauci-sintomi del terribile morbo, hai il riflesso condizionato del milanese. Mi faccio un tampone. Privatamente, si intende. Sì, dove? Scopri che la sanità trentina è praticamente solo pubblica (bravi, è giusto, lo predichiamo da anni). Forse un tampone lo rimedi in un’altra città covidosa come Bolzano e non immediato, ovvio. A Trento qualcosina di privato c’è, ma anche lì ci vuole tempo… Il tempo che fa passare il raffreddore e raffredda anche la paranoia.

# Il milanese qui deve rassegnarsi: dopo le 19.30 tutto chiude e il delivery non esiste

Prima cosa che il milanese si deve togliere dalla testa è che tutto sia sempre a portata di mano (sì lo so, anche a Milano ora non è così, ma il riflesso condizionato è a prova di Covid…). Se finisci il caffè, non lo compri a qualsiasi ora. Alle 19, 19,30 è tutto chiuso. E la domenica anche i supermercati tirano giù la cler.

Non ordini un delivery se non hai voglia di cucinare perché nessuno delivera (giusto, predichiamo sempre che i driver sono sfruttati), che se ti viene quella inconfessabile voglia di Big Mac devi essere disposto a investirci un paio d’ore. Il più vicino è a Bolzano (il navigatore dice 45 minuti da andare e 45 a tornare) oppure a Trento (48 minuti sempre per due). Giusto, tanto McDonald fa male.

# Niente librerie o Ikea, ci salva solo Amazon

Che se ti rompe un Gullhorn, piatto per pizza dell’Ikea, te la mangi nel cartone. Incredibile a dirsi, in Trentino Alto Adige non esiste un magazzino giallo e blu. Tutte cose rinunciabili, mi si dirà. Ovvio che sì. Ma se non vuoi rinunciare a un libro (la seconda puntata di Scurati?) sei nella stessa situazione. In tutta la valle non esiste più una libreria. Se hai bisogno di una chitarrina da battaglia per continuare le lezioni, seppur online, stessa cosa. Nessuno, nella valle, la vende. Se serve un libro di testo per la già citata Dad, ti attacchi.

Così Amazon (mai! Io la uso il meno possibile, Bezos è il male assoluto) diventa il tuo migliore amico. Soprattutto perché deve esserci un punto di distribuzione molto vicino: il giorno dopo l’acquisto, qualsiasi sia la data di arrivo indicata sull’ordine, ti trovi il pacco sulla porta di casa. Addirittura in anticipo, grazie Jeff.

# Due differenti stili di vita: il cittadino metropolitano e il valligiano

 
Credits: foodfirstonline.info

Così in questi giorni ho ragionato su i nostri differenti stili di vita. Nostri, ossia del cittadino metropolitano e del valligiano. Il valligiano, almeno qui, è morto se non ha la macchina (alla faccia di noi che predichiamo che va usata il meno possibile). La farmacia, la ricicleria, la posta etc sono a due- tre chilometri. E se vi manca il famoso caffè di lunedì o giovedì, pure per quello ci vuole la macchina perché l’unico piccolo supermercato è chiuso. Per acquisti non quotidiani ho già detto. Però per la macchina trovi sempre, ma sempre, parcheggio. Se devi fare l’autenticazione in posta per lo Spid, entri, ci sono due vecchietti che hanno finito un prelievo, tocca già a te. Tre minuti e sei fuori senza nessuno che protesta per la fila, nessuno che si chiede urlando perché non aprono un altro sportello, nessuno che evince da quella momentanea esperienza di attesa che l’Italia è un paese perduto.

Il valligiano si sveglia con l’alba sulle montagne e lo scoiattolo che zampetta nel prato di fianco a casa (è successo ieri), il meraviglioso foliage di questa stagione. Ma non ha un cinema, figuriamoci un teatro (tanto ora sono chiusi), ha cessato l’attività anche l’unica profumeria che aveva la marca di inutile crema antirughe che usi abitualmente (Jeff!!! Ci sei!?!?).

# Al posto dello stress c’è la noia del piccolo paesino di montagna

Insomma per sintetizzarla il valligiano non conosce stress. Ma credo, e premetto che si tratta solo di un’opinione personale e che sono sinceramente ammirata da chi riesce a trasformare la rinuncia allo stress in pace, che rischi seriamente la noia..

Non sarà che le montagne, a vederle ogni giorno, alla fine abbiano lo stesso fascino del muro del condominio di fronte? Non sarà che se non hai la patente devi segnalarti ai servizi sociali? Non sarà che dopo che hai mangiato cervo con la polenta per ogni cena che vuoi fare fuori, anche un involtino primavera assuma l’importanza di una fondamentale esperienza culturale?

Non so, troppo presto per dirlo. Per ora io e mio figlio ci godiamo la libertà, i monti e le foglie invece che stare chiusi nel salotto milanese. Ho l’impressione che scegliere tra stress e noia sia un dilemma ben più esistenziale di quanto possa sembrare. E se mi toccasse dare ragione al cittadino che se lo può permettere sul metodo: mi-carico-di stress-in-settimana-e- mi- annoio-nel-weekend? Che brutta bestia il Covid se può spingerti a sdoganare, dopo Jeff, anche il weekend dei milanesi…

Articolo di Laura Gnocchi per “Foglie Viaggi” – MILANO IN VAL DI NON, FUGA DAL COVID

Continua la lettura con: nuovo lockdown: i luoghi dove sono fuggiti i milanesi

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I 5 MINISTERI da spostare a MILANO per RILANCIARE il PAESE

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credits: wikipedia - Sala del Consiglio dei Ministri

Difficile pensare che Milano riesca a sottrarre a Roma il ruolo di capitale, vero? Questo, nonostante per molti versi Milano si comporti da anni come se lo fosse. Una capitale può avere riconoscimento costituzionale o essere anche solo de facto, e vi sono Stati nel mondo come il Sudafrica che ne hanno addirittura tre: Città del Capo, Pretoria e Bloemfontein.

Molti meneghini perciò si chiedono se, in futuro prossimo, non si possa pensare a un ruolo di capitale di Stato condiviso e, di conseguenza, quali dovrebbero essere i Ministeri che per attitudine, impegno o semplicemente supremazia, Milano meriterebbe di ospitare.
Capitale o non capitale è indubbio che alcuni ministeri potrebbero risultare molto più efficienti se venissero spostati a Milano. La proposta di Milano Città Stato è questa.

I 5 MINISTERI da spostare a MILANO per RILANCIARE il PAESE

#1 Ambiente: per una riqualificazione del territorio in modo più sostenibile

Credits: mentelocale.it – Bam

Iniziative milanesi per la tutela del territorio se ne contano a centinaia, di concerto con tutte le amministrazioni comunali. Recentemente, Palazzo Marino ha rinforzato temi come: misure per il contenimento dello smog, sviluppo energie rinnovabili e significative valorizzazioni del territorio. Su tutti, ricordiamo due progetti principali: la costituzione della Biblioteca degli Alberi, inaugurata nel 2018 e paragonata ad una biblioteca per la vegetazione (ospita più di 100 specie diverse, 500 alberi disposti in 22 anelli e 135.000 piante) e la crescita a macchia d’olio delle piste ciclabili, che almeno a Milano, siamo onesti, vengono rispettate un po’ di più che nella capitale. Dove spesso sono occupate da parcheggi selvaggi e ogni genere di ostacolo.

#2 Turismo: per valorizzare meglio il Paese con una gestione più efficiente del flusso turistico

Borgo

Nel 2019, grazie anche a massicce politiche di promozione turistica, i visitatori fra centro e area metropolitana sono stati quasi 11 milioni. Un numero record che ha superato di 9,2 punti percentuali le presenze registrate nel 2018. Questo solo per parlare del turismo urbano. Figuratevi come potrebbe crescere il paese se il Ministero del Turismo fosse spostato ai piedi del Duomo. Tutto quanto di buono ha l’Italia, da Nord al Centro/Sud passando per le Isole, sarebbe gestito in maniera capillare, efficace, senza tralasciare alcuna delle meravigliose tradizioni che il nostro paese vanta e a cui Roma, spesso troppo occupata a risolvere problemi interni, non riesce a stare dietro.

#3 Beni Culturali: per esaltare al massimo le meraviglie italiane

Pinacoteca di Brera

L’attuale dicastero presieduto da Dario Franceschini, preposto alla tutela della cultura e dello spettacolo e alla conservazione del patrimonio artistico, culturale e del paesaggio, è probabilmente il reparto più bistrattato in mezzo a Ministeri di più stretta attualità come Istruzione ed Interno. Senza falsa modestia, riteniamo che Milano abbia le veci per gestire la cultura italiana meglio di chiunque altro. Forte dei suoi numerosi primati in termini di Biblioteche, Musei e Atenei universitari, la gestione del campo culturale da parte di un Ministero milanese potrebbe espandersi al meglio in tutte le città italiane, e valorizzare il paese famoso in tutto il mondo come culla del Rinascimento molto meglio di quanto non si sia fatto fino ad oggi.

#4 Sviluppo Economico: per rilanciare un paese in declino

Chi meglio di Milano, da sempre capitale italiana e punto di riferimento internazionale del settore finance, potrebbe presiedere lo scettro dell’Economia italiana.
Dalla seconda metà del secolo scorso il capoluogo lombardo ha anticipato il processo di terziarizzazione dell’economia nazionale, puntando sul prevalere sempre più marcato di un terziario avanzato in diverse direzioni, dalle tradizionali alle innovative: commerci nazionali e internazionali, direzioni aziendali, editoria, design industriale, pubblicità, intrattenimento, ricerca scientifica, biotecnologia, informatica, attività universitarie, moda, design, società di marketing e media televisivi. Che dite, ce n’è abbastanza per avvisare Palazzo Piacentini che qui avremmo di che dire la nostra molto meglio di loro?

#5 Affari Esteri: per diffondere nel mondo un’Italia più internazionale e cosmopolita 

Milano è fra le città col maggior numero di consolati al mondo. Recentemente ha superato New York fra le città che non sono capitali di uno Stato per il numero di rappresentanze diplomatiche consolari: attualmente sono 122. Non solo per vicinanza geografica con gli stati europei confini, ma anche e soprattutto per il suo innato cosmopolitismo e una mentalità internazionale che da sempre la distingue, Milano potrebbe adempiere al ruolo di sede ministeriale per gli Esteri quanto se non più di molti altri dicasteri. Che ne pensa, onorevole Di Maio?

E voi, milanesi e non, che ne pensate?

CARLO CHIODO

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