Il PARCO d’ARTE a cielo aperto di CITY LIFE: le 12 opere più CURIOSE con i loro significati (foto)

Sta diventando una delle grandi attrazioni di Milano

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Coloris

Una delle particolarità di CityLife risiede nella facoltà di unire passato, presente e futuro: dalle ceneri della storica Piazza d’armi, alla fiera di Milano, alla modernità dei grattacieli avveniristici e dal moderno shopping district, per infine arrivare a tendere al futuro con la scelta di far entrare in scena l’arte e i suoi protagonisti più giovani.

Nel 2014 nasce infatti ArtLine, progetto di arte pubblica promosso dal Comune di Milano che ha trovato la sua realizzazione finale nel 2018 e che consiste in una collezione di opere d’arte a cielo aperto posizionate nel parco pubblico che si sviluppa accanto alla piazza Tre Torri. 

Il PARCO d’ARTE a cielo aperto di CITY LIFE: le 12 opere più CURIOSE con i loro significati (foto)

#1 Daily Desiderio: ogni giorno un messaggio

Daily Desiderio

L’opera di Riccardo Benassi, giovane cremonese classe 1982, si chiama Daily Desiderio e consiste in una struttura di alluminio che incornicia un display a LED bianchi in cui l’artista si è impegnato a trasmettere un messaggio testuale ogni giorno fino alla sua morte. Dopo di essa i messaggi ricominceranno da capo in loop.

#2 Hand and foot for Milan: il piede e la mano come simboli di Milano

L’ironia che contraddistingue sempre le opere dell’artista tedesca Judith Hopf è ben presente anche nell’opera Hand and foot for Milan. E’ composta da due sculture poste vicine: una mano che spunta dal terreno, quasi nell’atto di salutare e un piede appoggiato sul prato. Sono entrambi molto grandi e sono realizzate con mattoni sagomati modellati artigianalmente per quest’opera. Le forme sono state ingigantite e costruite con materiali edili classici che si pongono in rapporto con il ricercato contesto architettonico.

#3 New times for other ideas/New ideas for other times: tempus fugit

New times for new ideas

Le opere di Maurizio Nannucci, classe 1939, spesso sono composte da scritte al neon. Anche New times for other ideas/New ideas for other times non è da meno. Essa è una doppia scritta realizzata con tubi al neon blu e rosso che è posizionata sulla facciata del Padiglione 3, edificio costruito nel 1923, unico superstite della storica Fiera di Milano. Lo spettatore vede quindi due frasi quasi speculari che invitano a riflettere sullo scorrere del tempo. Qui infatti gli interventi urbanistici hanno modificato radicalmente l’aspetto della città e la vita dei suoi abitanti. Tali ragionamenti sono rafforzati dal fatto che l’opera si trova su un edificio storico e simbolo di un passato che non c’è più.

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#4 Filemone e Bauci: insieme, per sempre

I due giovani artisti Ornaghi & Prestinari formano un sodalizio artistico dal 2009. I loro lavori hanno sempre come punto nevralgico il concetto di trasformazione, di riparazione delle cose di ogni giorno.
Filemone e Bauci è una struttura di alluminio che raffigura due colonne che si tengono a braccetto mentre osservano i grattacieli. Il passato osserva quindi il presente. Secondo il mito greco Filemone e Bauci invecchiano insieme e affrontano insieme i problemi grazie al loro legame. Essi tra l’altro sono l’esemplificazione dell’accoglienza e della convivialità poiché furono, sempre secondo il mito, gli unici che accolsero Zeus ed Ermes.
Il buon augurio per la città è evidente.

#5 Cieli di Belloveso: le stelle nel cielo di quando è stata fondata Milano 

Cielo di Belloveso

Le opere di Matteo Rubbi hanno l’obiettivo di integrare arte e identità locali. Gli spettatori non sono mai passivi ma sono coinvolti a collaborare con l’artista.
Cieli di Belloveso è un’opera composta da 100 stelle di pietra di forme e dimensioni varie. Esse sono incastonate nella pavimentazione di Piazza Burri. L’opera è la ricostruzione di un cielo stellato visibile a Milano nella primavera del 600 a.C quando Tito Livio colloca la fondazione di Milano da parte di Belloveso. Le stelle e il buio sono due realtà che stanno lentamente estinguendosi a causa dello sviluppo delle città e della conseguente illuminazione sempre più accentuata. Per questo un cielo stellato come quello dell’opera è chiaramente in contrasto con una realtà metropolitana di Milano.

#6 Coloris: i colori del villaggio globale 

Coloris

L’opera Coloris di Pascale Marthine Tayou è composta da una pavimentazione in calcestruzzo che raffigura il planisfero terrestre in cui sono piantati circa cento pali metallici di color pastello e di dimensioni variabili tra i 6 e i 12 metri. Sopra ognuno è posizionato un uovo. L’intenzione dell’opera è concentrarsi su problemi come migrazioni e la formazione di un villaggio globale senza confini precisi.

#7 Vedovelle e Draghi Verdi: le storiche fontanelle rivisitate

La giovane artista milanese Serena Vestrucci trova ispirazione da elementi quotidiani modificati e rielaborati.
La sua opera, Vedovelle e Draghi verdi ha la particolarità di non creare qualcosa di nuovo ma di agire sulle fontanelle pubbliche.
Le storiche vedovelle rappresentano l’immagine più storica di Milano. L’opera cerca un ponte tra contemporaneo e il classico, tra tradizione e novità. Ad ogni fontanella è stata sostituito il bocchello in ottone con una scultura diversa, un esemplare unico, frutto di un lavoro manuale di un modello in cera, successivamente fuso in bronzo.

#8 Il Beso: il bacio immortale delle rocce dolomitiche

Beso di Prieto

Arrivata ad agosto 2020 nel Parco Artline la nuova opera di Wilfredro Prieto. L’artista cubano usa spesso oggetti comuni che egli rivaluta modificando l’orientamento dello sguardo del fruitore.
Beso è costituita dall’unione di due pietre grandi affiancate. Esse si sfiorano in un solo punto simulando un bacio. Tale opera lega la storia dell’arte e la tradizione del giardinaggio.

Leggi anche: Il BACIO DI PIETRA: l’ultima opera d’arte nel Parco d’Arte Contemporanea di CITYLIFE (FOTO GALLERY)

#9 Il Rudere: l’Uomo riflette sulla Natura

L’opera “Rudere” di Adrain Paci è pensata come uno spazio di riflessione sul rapporto tra uomo e natura, tra habitat costruito dall’essere umano e quello offerto dal mondo vegetale, immaginando un possibile “ritiro” della presenza umana per dare spazio a uno sviluppo incontrollato della vegetazione. Il progetto consiste in una struttura elementare di cemento con tre muri e senza tetto. All’ interno ci sono alberi da frutto che ricordano dei cortili. Nella facciata ci sono dei mosaici che riprendono il motivo dei centrini fatti dalle nonne con l’uncinetto, però sembrano anche i rosoni di una cappella.

#10 “Come Fare?”: l’invito alla creatività

Cosa fare? – Installazione del modello a Palazzo Marino nel 2015

Rossella Biscotti riporta alla luce, attraverso la sua particolare rilettura, momenti oscuri della storia recente. Così facendo vuole stimolare nuovi punti di vista da parte dello spettatore. La sua opera, Come fare?, consiste in 5 agglomerati di mattoni e cemento. Tra questi agglomerati, chiamati isole, si attiva un vero percorso in cui le persone sono invitate ad interagire usando i blocchi come sedie, tavoli, o come appigli per arrampicarsi. Ogni visitatore potrà inoltre riconoscere il disegno generale ricostruendo il processo della composizione.
Il lavoro è centrato su una riflessione di stampo metodologico: la possibilità di tutti di creare forme e idee grazie a strumenti essenziali.

#11 Untitled: la condanna dell’indifferenza

Untitled

L’artista indiana Shilpa Gupta, è solita creare situazioni in cui lo spettatore è spesso invitato ad interagire.
L’opera, intitolata Untitled, è una scultura di marmo che rappresenta quattro figure umane che si coprono occhi, orecchie e bocca l’un l’altro. L’opera ha un forte richiamo alla storia delle tre scimmiette, che ci rimanda al Mahatma Gandhi: secondo tale storia una scimmia non vede il male, l’altra non sente il male e l’ultima non parla del male. L’artista ha voluto porre un contrasto con il presente in cui non è più moralmente accettabile rimanere indifferenti a ciò che succede attorno a noi.

#12 Palco dell’Estinzione: il pianeta del futuro

Palco dell’estinzione

L’attività della giovane Adelita Husni-Bey, cresciuta tra Italia e Libia, è spesso focalizzata su questioni sociali e politiche. L’opera Palco dell’Estinzione è un palco diviso per ere future che si sviluppano su tre livelli. Rappresentano il pianeta fra cinquanta, cento e centocinquant’anni. I tre livelli sono ricoperti da disegni prodotti durante un workshop pubblico sull’estinzione.
La particolarità di quest’opera è che è anche una fonte di energia pulita gratuita grazie alla presenza di pannelli solari. La forma del palco somiglia ad un’arena e può essere usata per incontri, concerti, seminari e si auto illumina durante la notte.

Continua la lettura con: Gli ultimi colpi ad effetto di CityLife

GIULIA PICCININI

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Giulia Piccinini
Ho 38 anni, due figli, sono nata e cresciuta a Milano. Laureata in filosofia, insegnante. Da sempre curiosa di Milano, delle sue storie e delle sue curiosità. Amo girare la mia città continuando a scoprire le sue meraviglie.