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7 DESIDERI PROIBITI della MILANO ARANCIONE

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credit: itvook.com

Anche nei momenti di costrizione l’essere umano non smette di sognare. Anche il prigioniero butta i desideri oltre le sbarre. Eccone alcuni nati in questo periodo di restrizioni.

7 DESIDERI PROIBITI della MILANO ARANCIONE

#1 Poter scegliere con chi passare il Natale

credit: vocedinapoli.it
Numero chiuso ok, ma non un imbuto che obblighi la frequentazione del parente stretto,  stretto si…come un cappio intorno al collo.

#2 Avere un braccialetto elettronico per scegliere una meta turistica isolata fuori regione

credit: turismo.it
Prometto di star in un luogo ameno ma fatemi fuggire dalla Lombardia in inverno.

#3 Fare un giro in aereo senza approdare da nessuna parte

credit: blog.socialacademy.com
Così, giusto per allacciarsi la cintura e guardare l’hostess che spiega l’ammaraggio.

#4 Avere filtro migliorativo da applicare allo schermo computer per video conferenze o zoom.

credit: itvook.com
Perché ogni volta è come vedersi ad uno specchio impietoso.

#5 Essere obbligati per legge a fare sport e visitare musei

credit: today.it
Ci vorrebbe un cartellino da timbrare che ci salvi dall’obesità e dall’ignoranza che nel lockdown (e non solo) non risparmia nessuno.

#6 Avere un cecchino che controlli a vista il figlio durante la DAD

Dal film “Nemico alle porte”
Per poter evitare che si faccia la pasta durante l’ora di italiano.

#7 Avere un ticket 10 caffè a scalare insieme all’amica

credit: thewebcoffe.net
Bere un caffè al calduccio con le amiche: 10 caffé a testa fino ad esaurimento.
 

Leggi anche: “POI VORREI”: i 5 più bei desideri per il “dopo”

 
PAOLA MERZAGHI
 

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A Milano l’EDICOLA in LEGNO che sembra uno CHALET

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Di edicole a Milano ce ne sono veramente tante ma da un mese abbiamo la prima costruita in legno e compattabile, in Piazza della Resistenza Partigiana a Porta Genova. Il design è molto particolare e richiama quello di un mini chalet di montagna.

A Milano l’EDICOLA in LEGNO che sembra uno CHALET

# Porta la firma di Rubner Haus ed è un omaggio alla città di Milano

 

L’edicola di legno è arrivata il 1° ottobre alla presenza dell’Assessora Cristina Tajani, in Piazza della Resistenza Partigiana e porta la firma di Rubner Haus ma è nata dal progetto di ABC – Architetti Barban Cappellari di Vicenza. La struttura è un omaggio in particolare a Omar Decimati, proprietario del vecchio chiosco, ma più in generale alla città di Milano come simbolo di ripartenza dopo un periodo difficile.

# Compatta di notte e polifunzionale di giorno: è ispirata alla forma della capanna come rifugio primordiale e struttura base dell’architettura

@barbara_martinazzi

L’edicola è stata costruita ispirandosi alla forma a capanna, base dell’architettura fin dalle origini. Di notte la struttura si chiude mostrando il suo profilo appuntito e compatto mentre di giorno si apre e diventa una sorta di chiosco ecosostenibile. Tuttavia, l’architettura dell’edicola non è piaciuta a tutti e molti non la ritengono esteticamente di bella presenza. Il dibattito tra moderno e tradizionale è più che mai evidente in questo caso ma chissà, forse sarà questa la svolta green di Milano che ci porterà ad edifici più ecosostenibili?

# A Milano ci sono anche edicole a 3 ruote

@edicolequisco

Si chiama “Edicola Quisco”, cioè chiosco, nata dall’idea di Andrea Carvini che ha visto la chiusura di molte edicole sia per la digitalizzazione dei giornali sia per le spese spesso troppo costose a cui devono far fronte le edicole. Così è fiorita l’idea di un’Ape car che porta i giornali nelle zone milanesi dove la carta stampata non c’è più, come largo Treves, a due passi da via Palermo, oppure a Dergano, periferia nord di Milano. L’idea pare stia funzionando alla grande.

Fonte: urbanfile

Continua la lettura con: Le prime edicole italiane furono in Piazza Duomo e in Piazza San Babila

ANDRA STEFANIA GATU

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🛑 1 dicembre. Nuovo rialzo dei MORTI. Forte calo dei RICOVERI. Il tasso di positività si avvicina al 10%, livello di CONTROLLO dell’epidemia

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contagi per 100.000 persone nelle ultime 2 settimane

La notizia del giorno è la dichiarazione di Gallera in consiglio regionale: “Probabile una terza ondata a gennaio”. Non ci siamo ancora liberati della seconda che già è alle porte la terza. La sensazione è che o arriva il vaccino in fretta oppure dovremmo rivedere il modo di affrontare questo virus. Ma vediamo i dati del giorno. Brutte nuove sul fronte dei decessi che continuano a crescere in modo preoccupante. Migliori notizie dai contagi: il tasso di positività nazionale di avvicina al 10%, il livello sotto cui l’epidemia viene giudicata “sotto controllo”. 

🛑 1 dicembre. Nuovo rialzo dei MORTI. Forte calo dei RICOVERI. Il tasso di positività si avvicina al 10%, livello di CONTROLLO dell’epidemia

#1 MORTI ANCORA IN CRESCITA: in Italia tornano vicini agli 800, in Lombardia rimangono sopra i 200

I morti in Lombardia dopo alcuni giorni di calo si confermano sopra quota duecento. Dai 207 di giovedì e i 208 di ieri, oggi sono stati 248, circa la metà del picco di decessi che si era registrato nella prima ondata il 21 marzo: 546.
Continuano a crescere anche in Italia: domenica erano 541, ieri 672, oggi sono 785.

Si registra il 75% in più di decessi rispetto alla media nelle città del Nord e il 46% in più per le città del Centrosud.

#2 FORTE CALO DEI RICOVERI IN OSPEDALE: -30 in terapia intensiva in Lombardia

Per l’ottavo giorno negli ultimi nove calano i ricoveri in terapia intensiva in Lombardia: dai -1 di ieri ai -30 di oggi, per un totale di 876 ricoverati. 

Per un riferimento: negli ospedali lombardi ci sono 1.530 posti letto attivati o attivabili in terapia intensiva. Il tasso di occupazione scende al 57%. Scendono di 91 i ricoverati non in terapia intensiva (ieri +33). 
Andamento simile anche in Italia sul fronte dei ricoveri: per il quinto giorno negli ultimi sei scendono i ricoverati: -376 quelli non gravi (ieri +308), mentre diminuiscono di 81 quelli in terapia intensiva (anche ieri erano stati -9).  

Crescono i guariti che si mantengono al di sopra dei nuovi casi: +27.088 in ventiquattrore (ieri erano stati +23.004). Gli attuali positivi in Italia sono 779.945, oltre 8.000 in meno di ieri. 

#3 RADDOPPIANO CONTAGI E TAMPONI IN LOMBARDIA

Risale il numero di nuovi contagi in Lombardia: dai +9.221 di venerdì scorso, ieri erano stati +1.929, oggi sono +4.048. 
Risalgono i contagi anche in Italia: dai +16.377 di ieri, oggi sono +19.350. 
Crescono però i tamponi in Italia: dai 130.524 di ieri ai 182.100 di oggi. In Lombardia i tamponi raddoppiano: dai 16.987 di ieri ai 34.811 di oggi.

#4 TASSO DI POSITIVITA’ IN ITALIA SCENDE AL 10,6%: si avvicina alla quota del 10% da “controllo dell’epidemia”

Il tasso di positività (nuovi positivi/tamponi) in Lombardia rimane stabile: dall’11,7% di ieri all’11,6% di oggi.
Scende in Italia: dal’12,5% di ieri al 10,6% di oggi.  

Perché l’epidemia sia sotto controllo bisogna scendere a un tasso di positività inferiore al 10% e avere un Rt nazionale sotto all’1%.

Fonte dati: Protezione Civile

#5 ITALIA ANCORA PRIMA PER MORTI IN EUROPA NELLE ULTIME 24 ORE

Al momento in cui scriviamo l’Italia si mantiene seconda nel mondo, dietro gli Usa (ieri di poco sopra i 1000 morti), mentre si conferma ormai da tempo ancora prima in Europa per morti totali e per morti nelle ultime 24 ore. Nel numero dei decessi giornalieri l’Italia è seguita da UK (+603), Russia (+569), Polonia (+449), Romania (+189) e Germania (+185). In coda, tra i principali paesi, si conferma la Svezia con +24.
 
COVID, morti per milioni di abitanti:
Belgio 1.418, Perù 1.082, Spagna 955, Italia 900, Regno Unito 853
Argentina 845, Stati Uniti 821, Messico 814, Brasile 810, Cile 799
Francia 798, Svezia 660, Svizzera 533, Polonia 450, Portogallo 428
Austria 344, Canada 316, Israele 310, Grecia 214, Germania 195
 
Nuovi contagi in Europa per 100.000 abitanti/settimana: ITALIA QUINTA, AUSTRIA PRIMA, GERMANIA ULTIMA
Austria: 429, Portogallo: 387, Polonia: 372, Svezia: 317, Italia: 295
Romania: 291, Rep. Ceca: 284, Paesi Bassi: 205, Regno Unito: 196
Francia: 190, Spagna: 181, Belgio: 168, Germania: 152
 
Decessi per 100.000 abitanti/settimana: ITALIA QUARTA, REP. CECA PRIMA, SVEZIA ULTIMA
Rep. Ceca: 9,35, Belgio: 8,95, Polonia: 8,8, Italia: 8,49, Austria: 6,75
Francia: 5,9, Romania: 5,75, Portogallo: 5,15, Regno Unito: 4,7
Spagna: 4,15, Paesi Bassi: 2,55, Germania: 2,2, Svezia: 1,75
 
(Fonte ECDC, media delle ultime due settimane, ultimo aggiornamento 29/11/2020)
 

Continua la lettura con: Uno studio internazionale: in ITALIA le misure anti Covid più restrittive del mondo. NORVEGIA e FINLANDIA provano che l’approccio svedese FUNZIONA

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In FRANCIA riapre la CULTURA. E in Italia?

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credit: it.france.fr

Macron ha annunciato una probabile riapertura dei luoghi di cultura per il prossimo 15 dicembre perché la ritiene essenziale per i cittadini. E in Italia?

In FRANCIA riapre la CULTURA. E in Italia?

Fonte: Desiree Maida per Art Tribune (qui l’originale)

Dal 28 novembre in Francia le misure restrittive hanno iniziato ad allentarsi gradualmente e il Presidente Macron ha affermato “La cultura è essenziale per la nostra vita di cittadini”. Per questo, ha deciso di riaprire dal prossimo 15 dicembre i luoghi di cultura: musei, cinema e teatri. Come in Italia e anche in Germania, la Francia ha attuato un “lockdown light” che per quattro settimane ha mantenuto chiuse tutte le attività produttive tranne scuole.

# Riapre la cultura ma ad una condizione: contagi giornalieri non sopra la quota 5mila

Contagi giornalieri in Francia

Nonostante la voglia di ripartire Macron rimane realista, osservando i dati giornalmente. Attualmente i contagi giornalieri superano i 9mila, e sarà necessario avere dei miglioramenti per avviare la riapertura dei luoghi di cultura, la quota giornaliera dei contagi non dovrà superare la quota 5mila. La programmazione andrebbe riadattata alla situazione visto che rimarrà sicuramente in vigore il coprifuoco dalle ore 21 alle 7.

Con l’inizio dell’allentamento il 28 novembre hanno già riaperto alcuni spazi che rappresentano un ritrovo culturale per i cittadini, come ad esempio le biblioteche, e se continuerà ad esserci un miglioramento oltre a musei, cinema e teatri riapriranno anche i licei a partire dal 20 gennaio (al momento al 50% in DAD). Questa data è considerato un punto di svolta, infatti si prospetta di riaprire anche ristoranti e palestre.

# In Italia ancora nessuna ipotesi all’orizzonte per i luoghi della cultura

credit: donnad.it

Nel nostro paese musei e mostre sono chiusi dal 4 novembre e dopo un mese di inattività culturale allo stato attuale non si hanno notizie riguardo ad un’eventuale riapertura dei luoghi della cultura.

Si sa poco anche sulle scuole: il governo attende i dati aggiornati per decidere come proseguire l’attività didattica. In Italia dal 4 dicembre entrerà in vigore il cosiddetto “Dpcm Natale”, in cui ci si concentrerà sullo shopping natalizio, gli spostamenti ma soprattutto i tanto desiderati cenoni. Infatti il nuovo dpcm, che verrà firmato il 3 dicembre dal premier Conte, sembra essere focalizzato sulle modalità di festeggiamento del periodo natalizio: quante persone potranno cenare insieme? Ci sarà ancora il coprifuoco?

In Italia la cultura è da sempre considerata un vanto, ma la stiamo davvero tutelando e valorizzando? Una cosa è quasi certa: inizieremo a pensarci dopo le feste.

Continua la lettura con: A MILANO arrivano gli ALBERI di NATALE DIGITALI

Fonte: Desiree Maida per Art Tribune (qui l’originale)

MILANO CITTA’ STATO

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5+1 soluzioni per chi vorrebbe DIVENTARE TATA, COLF o BADANTE. O per chi vorrebbe trovarne una

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credit: ravenna24ore.it

L’iniziativa “Milano per Milano” intende rispondere ai bisogni dei cittadini che si sono creati a causa del Coronavirus, direttamente e indirettamente. I cittadini chiamano e Milano Città Stato risponde. Oggi ci occupiamo di chi è alla ricerca di lavoro come colf, tata o badante.

5+1 soluzioni per chi vorrebbe DIVENTARE TATA, COLF o BADANTE. O per chi vorrebbe trovarne una

Ti senti portato a lavorare con i bambini? Ti piacerebbe diventare badante per anziani? Se vuoi intraprendere questo percorso lavorativo ecco per te 5+1 siti che possono esserti d’aiuto.

#1 Diventa tata, colf o badante con l’aiuto del COMUNE DI MILANO

WeMi Tate, Colf, Badanti è il servizio del Comune di Milano per i cittadini che cercano lavoro come tate, colf e badanti. I requisiti per candidarsi sono:

  • essere maggiorenni
  • non avere condanne penali e procedimenti penali in corso
  • per gli stranieri: essere titolari di permesso di soggiorno valido per il lavoro

Per informazioni o per candidarsi come assistente familiare è possibile scrivere una mail all’indirizzo wemi.tatecolfbadanti@comune.milano.it oppure telefonare al numero 02/88458042 nei seguenti orari: martedi dalle 9:00 alle 12:00, mercoledi dalle 15:00 alle 18:00, venerdì dalle 9:00 alle 12:00.

#2 Prova il sistema di annunci TOPTATA

Toptata ti aiuta attraverso il suo sistema di annunci a trovare offerte di lavoro per babysitter, colf, ripetizioni o aiuto compiti e petsitter. Per iniziare ad usufruire del servizio, totalmente gratuito, basta accedere al sito sopra indicato.

#3 Candidati o cerca un corso di formazione con NANNY & BUTLER

Nanny & Butler è specializzata nella ricerca e selezione di professionisti esperti nella pulizia e nel prendersi cura di bambini e anziani. Si occupano di raccogliere candidature per offrire tali servizi e offrono anche a coloro che vogliono lavorare in tale settore dei periodici corsi di formazione. I requisiti sono:

  • essere maggiorenni
  • avere esperienza nel settore
  • avere referenze verificabili

Per offrire la propria candidatura è possibile compilare il modulo presente nel loro sito web.

#4  HOMESTAFF e SCUOLA ITALIANA DOMESTICI per candidarsi o altri corsi di formazione

Sul sito Homestaff è possibile inserire le proprie candidature per diventare tata, colf o badante. Il sito è collegato con la “Scuola italiana domestici” che eroga corsi di formazione per imparare a lavorare nelle case come collaboratore domestico.

#5 Non perderti i servizi offerti da LATUABADANTE

Ti piace lavorare con gli anziani e prenderti cura di loro? Cerchi lavoro come badante fissa 24 ore su 24? Cerchi lavoro come assistente domiciliare diurna o notturna? Ti piacciono i bambini e cerchi lavoro come babysitter? Sei disponibile a lavorare come badante in convivenza? Il sito Latuabadante allora fa per te.

Vediamo cosa offre:

  • assunzioni con contratto di lavoro a norma di legge (CCNL)
  • Contributi pagati
  • Ferie retribuite
  • Pagamento del Tfr spettante per la chiusura del contratto
  • Possibilità di chiedere la disoccupazione
  • Possibilità di richiedere gli assegni familiari
  • Pratiche burocratiche per rinnovi dei permessi di soggiorno

#6 CONCURA mette in contatto badanti e famiglie

Concura mette in contatto chi cerca lavoro come assistente famigliare (badante) con le famiglie che cercano collaboratori. I requisiti sono:

  • avere esperienza come assistente famigliare
  • avere i documenti in regola (se stranieri)

E’ possibile presentare la propria candidatura compilando la scheda presente nel sito. Sarete ricontattati telefonicamente e sarà fissata una prima data per un colloquio di conoscenza. 

All’appuntamento si dovrà portare:

  • un documento di identità 
  • permesso di soggiorno per gli stranieri
  • curriculum professionale
  • eventuali referenze

Il colloquio, l’inserimento nella banca dati e la messa a disposizione del profilo professionale sono gratuiti.

Continua la lettura con: Vorresti trovare un LAVORO TEMPORANEO? 5+1 idee per chi al momento è SENZA OCCUPAZIONE

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🛑 La classifica degli ALLARMISTI: Primi PREGLIASCO, RICCIARDI e GALLI. Ultimo BASSETTI

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Fonte: Reputation Science

Reputation Science ha stilato la classifica della comunicazione dei principali esperti che stanno divulgando informazioni sanitarie al tempo del Covid.

La classifica degli ALLARMISTI: Primi PREGLIASCO, RICCIARDI e GALLI. Ultimo BASSETTI

La classifica tiene conto di due parametri: l’ “indice di allerta” e l’ “indice di coerenza.

Indice di allerta: primo Pregliasco, ultimo Bassetti

L’indice di allerta misura il grado di “allarmismo” trasmesso. Se positivo significa che si invita ad applicare misure più restrittive o prudenziali rispetto a quelle in essere. Se negativo significa che si invita a un allentamento rispetto ai livelli di paura o di attenzione esistenti. 

Secondo questo parametro, gli esperti più “allarmisti” risultano, nell’ordine: Pregliasco (4,45), Ricciardi (4,00) e Galli (3,80). 

Risultano allarmisti anche: Locatelli (3,45), Burioni (3,45) insieme a Viola, Crisanti e Capua tra 2 e 3. 

Più contenuto l’allarmismo di Palù (1,86). 

I meno allarmisti, che invitano a ridurre paura e restrizioni maggiori, rispetto a quelle in vigore, risultano: Bassetti (-3,42), Zangrillo (-2,29) e Gismondo (-1,44)

Indice di coerenza: primi Pregliasco, Locatelli e Bassetti

L’indice di coerenza misura invece il mantenimento nel corso del tempo della linea tenuta da ogni esperto. In questo caso,  in una scala che va da 1 a 10, ancora Fabrizio Pregliasco totalizza il punteggio più alto con 9,67.

Seguito da Franco Locatelli (9,11) e Matteo Bassetti (8,02). Tra i meno coerenti risultano Capua, Crisanti, Palù e Gismondo.

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🛑 CHIUDE il Megastore MONDADORI di via Marghera. Altra botta da CRISI Covid

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Credits: illibrario.it

La crisi economica conseguente alla pandemia miete un’altra vittima, e a pagarne le spese è una libreria che con il passare degli anni era diventata casa per molti appassionati di libri e non solo.

CHIUDE il Megastore MONDADORI di via Marghera. Altra botta da CRISI Covid

# La mazzata finale è arrivata con il lockdown. Rimane incerto il futuro dei dipendenti

Credits: mitomorrow.it

Chiuderà presto il megastore Mondadori di via Marghera, a causa del numero di clienti progressivamente calato negli ultimi anni e con la mazzata finale del lockdown. La società ha scelto di focalizzare tutte le sue energie sugli altri store in città, come ad esempio quelli in zona centrale di Galleria Rizzoli e Piazza Duomo.

Non è chiaro quale sarà il futuro del personale impegnato in via Marghera. Il gruppo Mondadori sta studiando una soluzione che sia fra le più adatte, e nel frattempo, le vetrine del megastore sono ancora piene di copertine. Per i libri, i dischi e il resto, prodotti sui quali ci saranno certamente sconti superiori alla media, presto arriverà l’ora del trasloco.

# Dalla Liguria notizie di chiusura già di 600 attività nel 2020

Credits: lavocedigenova.it

Tutto questo, mentre dalla Liguria giungono news che nel 2020 almeno 600 attività caleranno per sempre le serrande. In un momento di emergenza sanitaria nazionale come quello che stiamo vivendo, insieme all’esigenza fondamentale di preservare la salute sta emergendo sempre di più la necessità di salvare il Paese. 

Fonti: Milano Today e Il Secolo XIX

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BOOM delle CASE in CAMPAGNA: le 10 PROVINCE in cui gli italiani hanno preferito SCAPPARE dalle città

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Il 2020 è stato l’anno in cui abbiamo trascorso più tempo in casa e anche l’anno dello smartworking per eccellenza. L’esperienza lockdown sicuramente ha fatto capire quanto sia importante lo spazio in cui viviamo o lavoriamo e soprattutto quanto sia fondamentale averne molto a disposizione. Il 2020 è l’anno della fuga dalle città verso le case di campagna. Scopriamo insieme quali sono le province che hanno fatto il boom.

BOOM delle CASE in CAMPAGNA: le 10 PROVINCE in cui gli italiani hanno preferito SCAPPARE dalle città

Estratti da: businessinsider

# In Italia il mercato delle ville immerse nel verde cresce del 29% ma è soprattutto al Nord e al Centro che si è verificata la crescita esponenziale

Dall’indagine condotta da Coldwell Banker Italy è emerso che, in generale, il mercato delle case e ville di campagna in Italia è cresciuto del 29% ma è soprattutto al Nord e al Centro che troviamo le crescite più importanti. Nel Lazio ad esempio abbiamo un +37% mentre è la provincia di Viterbo a sorprendere tutti con una crescita fenomenale del 123%, probabilmente per le sue campagne meravigliose e i paesini medievali sparsi qua e là.

La ricerca delle ville immerse nel verde però è avvenuta anche nelle Langhe, nella provincia di Brescia e Brindisi e in Toscana. Le bellissime campagne fiorentine e senesi hanno stregato con il loro fascino del rustico ottenendo un +89%.

# La classifica delle 10 province con il maggiore incremento: prima Viterbo

Ecco la classifica delle province dove è spopolato l’acquisto delle case in campagna:

  1. Viterbo + 123%
  2. Firenze +89%
  3. Brindisi +75%
  4. Arezzo +67%
  5. Cuneo +55%
  6. Grosseto +45%
  7. Parma +40%
  8. Roma +38%
  9. Siena +35%
  10. Rimini +20%

# Il costo medio? Tra i 350 e 400 mila euro

Dall’analisi è emerso che si cercano ville con stanze ampie, grandi spazi esterni, vista panoramica e possibilmente anche una piscina. Insomma quello che viene fuori è una insofferenza alle mura cittadine troppo strette e chiassose, ed una fuga tra verde, silenzio e paesaggi naturali per addolcire gli animi. Il costo medio di un immobile già ristrutturato è fra 350mila e 400mila euro, spesso però l’intenzione non è solo di trovare un luogo tranquillo dove abitare ma piuttosto aprire parallelamente un’attività agroalimentare.

# Gli acquirenti sono per lo più lavoratori da remoto

Una buona parte degli acquirenti di questi immobili sono persone che durante il 2020 hanno iniziato a lavorare da remoto e tutt’ora continuano a farlo, perciò nasce l’esigenza di avere uno spazio confortevole dove il professionista vive e lavora. Non sono più tollerate stanze bianche dove sedersi per ore davanti al computer ma si cercano paesaggi meravigliosi dove lavorare meglio.

# Devono avere almeno 350-500 metri quadri, piscina privata e spa interna

Il mercato degli immobili in campagna non ha visto solo un boom di crescita delle villette ma anche di case di lusso. Devono avere almeno 350-500 metri quadri, piscina privata e spa interna. Ovviamente è gradita anche la presenza di aziende agricole nelle vicinanze e una buona rete stradale per raggiungere la proprietà. La campagna può diventare davvero chic.

E voi, preferite la comoda città o il verde della campagna?

FONTE: businessinsider

Continua la lettura con: I 7 borghi più belli del Nord Italia

ANDRA STEFANIA GATU

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🛑 MELONI: 1 MILIARDO all’anno per ROMA CAPITALE

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Credits: Meloni IG

Dopo la proposta tra le file del governo di un sottosegretario ad hoc per fare diventare la capitale una città-stato e la richiesta di 25 miliardi di risorse dal Recovery Fund, anche l’opposizione va in soccorso della capitale. Del futuro di Milano, invece, sembra non importare a nessuno. Non solo a Roma. 

MELONI: 1 MILIARDO all’anno per ROMA CAPITALE

# Fratelli d’Italia propone un “Fondo per Roma Capitale” di 1 miliardo da inserire nella manovra finanziaria

Fratelli d’Italia ha proposto un emendamento alla manovra per dotare Roma Capitale di un miliardo di euro. La firma è arrivata dalla leader del partito, Giorgia Meloni, e dai parlamentari Francesco Lollobrigida, Paolo Trancassini, Fabio Rampelli, Maria Teresa Bellucci e Marco Silvestroni che istituisce, nella prossima legge di bilancio, presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze il “Fondo per Roma Capitale” con una dotazione di 1.000 milioni di euro annui a decorrere dal 2021.

# La destinazione delle risorse: copertura finanziaria degli interventi volti al completamento del trasferimento dei poteri a Roma Capitale

Le risorse previste con la modifica dell’articolo 144 serviranno per la “copertura finanziaria degli interventi volti al completamento del trasferimento dei poteri a Roma Capitale“, ovvero il “miglioramento della viabilità della città anche attraverso la realizzazione della metropolitana ‘di superficie‘”, per l’emergenza abitativa, il potenziamento della polizia locale contro i roghi tossici e la lotta alle barriere architettoniche.

Fonte: Il Tempo – Manovra, Giorgia Meloni chiede un miliardo per Roma Capitale 

# Ad Agosto la proposta di istituire un sottosegretario per trasformare la capitale in città-stato

A fine estate si ipotizzava l”istituzione di un sottosegretario dedicato a lavorare per il futuro di Roma e riattivare la legge Berlusconi del 2009 su Roma Capitale. Anno in cui il consiglio comunale diventò Assemblea Capitolina e pareva che l’urbe dovesse avere in prospettiva i poteri di una super-Regione come accade a Madrid e Berlino. Il Messaggero sottolineava come Roma sia ad oggi “l’unica città italiana che secondo Cavour non può vantare solo memorie municipalistiche ma ha il respiro e la storia per parlare all’Europa e al mondo“.

A quanto si vede per la capitale, paralizzata e sovrastata da decenni dai debiti, gli interessi della politica si sprecano. Del futuro di Milano, la città trainante del Paese che avrà un buco di bilancio superiore ai 600 milioni di euro, sembra che non interessi a nessuno né a livello nazionale né tantomeno a livello locale.

Leggi anche: 🔴 Roma sarà Città Stato! Un sottosegretario ad hoc per darle i poteri di una super regione europea. Per Milano invece AUTONOMIA ZERO

Continua la lettura con: ROMA vuole 25 MILIARDI del Recovery Fund: tra le priorità la FUNIVIA

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🛑 Il VIZIETTO dei POLITICI del Sud: anche BOCCIA e ZAMPA attaccano MILANO

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Sembra una moda tra i politici del nostro mezzogiorno. Nel giro di un anno Milano si è attirata critiche e insulti come mai è accaduto a una città dal proprio governo. Dopo gli attacchi dei mesi scorsi del ministro Provenzano e del governatore De Luca, ora sono la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, e il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia a scagliarsi contro Milano. 

Il VIZIETTO dei POLITICI del Sud: anche BOCCIA e ZAMPA attaccano MILANO

# La sottosegretaria alla Salute Zampa: “Molto male le scene di folla nelle vie dello shopping a Milano”

La sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa attacca i milanesi che dopo quasi un mese di reclusione forzata, con riapertura dei negozi per l’entrata in zona arancione hanno avuto l’ardire di approfittarne per fare compere: “Male, molto male le scene di folla nelle vie dello shopping a Milano. È abbastanza sconcertante che le persone stentino così tanto a comprendere la gravità della situazione e il fatto che queste situazioni dipendono dai comportamenti di ognuno di noi. Siamo tutti tenuti in questo momento a comportamenti virtuosi. Io capisco che devi fare le compere, però non credo che se si va tutti lo stesso giorno migliori. E soprattutto, quando vedi che c’è una situazione così, o cambi zona o torni a casa e rimandi. Questo non è un bel segnale, non conforta».

# Il Ministro Boccia rincara la dose: “Non è naturale il non rispetto delle regole e del distanziamento sociale”

A rincarare la dose ci pensa il ministro agli Affari Regionali Francesco Boccia. “È naturale la reazione, c’è una comprensibile voglia di tornare in giro. Quello che non è naturale è il non rispetto delle regole e del distanziamento sociale“.

Fonte: MiTomorrow

# La sequela infinita di attacchi del governo a Milano e ai suoi cittadini sembra non esaurirsi mai

Molti si sono fatti una domanda: ma se avete aperto i negozi perchè invece di sorprendervi che le persone sono andate nei negozi non vi siete raccomandati di farlo in modo scaglionato? O perchè aprirli in un giorno festivo invece di distribuire le aperture nei giorni feriali, distribuendo così i primi accessi?

Ma la regola sembra sempre la stessa: imputare ai cittadini colpe e superficialità che invece appartengono a chi ha la responsabilità di governare. E questo accade in modo ancora più risentito quando c’è di mezzo Milano.

Non passano mesi senza che un esponente del governo trovi l’occasione buona per sferrare attacchi ingiustificati con la nostra città e tutti i milanesi, soprattutto in questa pandemia. Pertanto ogni minima azione è una critica, prima gli aperitivi, poi il fatto che i milanesi penserebbero solo a lavorare, invece di pensare alla sicurezza, e ora dopo settimane chiusi in casa senza possibilità di fare acquisti e con l’economia in ginocchio, i colpevoli sono i cittadini che passeggiano per le vie dello shopping per riassaporare un po’ di vita normale.

Ma il vizietto di prendersela con Milano ha radici antiche. A dicembre le invettive del Ministro Provenzano contro Milano perché non restituisce nulla al Paese e crea squilibri nel Paese. Per non parlare dell’insulto ai morti di Milano del Presidente della Regione Campania De Luca.  A questo si aggiunge la scarsa considerazione riguardo le risorse del Recovery Fund che secondo sempre Boccia e Provenzano sarebbero da destinare al Mezzogiorno e non alla città più colpita o gli sgravi fiscali per destinazione geografica, riservati unicamente alle aziende del Sud invece che a quelle delle aree più colpite. 

Una situazione che si fa sempre più paradossale. E a parte lo strabismo squisitamente elettorale quello che è certo è che i milanesi meritano più rispetto per quello che fanno per il Paese e, in particolare, per le conseguenze che hanno dovuto subire a causa della pandemia da Covid.

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Non solo Morgan: 5 CANDIDATI (assurdi) a SINDACO di Milano

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Credits: dayitalianew.com

Nella primavera del 2021 si terranno le amministrative per scegliere il nuovo sindaco di Milano. La vera domanda che tutti si pongono i milanesi è: Sala si ricandiderà o no? Anche se quasi tutti sono convinti che si ripresenterà. 
L’incertezza regna sovrana, soprattutto in questo periodo e soprattutto per il candidato dell’opposizione. L’unico dato probabile è che si ripresenterà di nuovo un ballottaggio.
Eppure di candidati, probabili o meno, Milano ne avrebbe tanti. Che ne direste di discuterli con noi?

Non solo Morgan: 5 CANDIDATI (assurdi) a SINDACO di Milano

#1 Morgan: uno scherzo o una trovata per autoinvitarsi nel team Sala

Tutto è nato da una sparata di Vittorio Sgarbi un mese fa e, per qualche giorno se ne è parlato seriamente: Morgan sindaco di Milano. Intervistato sulla questione, l’artista milanese ha dichiarato che “sono sicuramente più di sinistra che di destra”, e di certo molti meneghini lo vedrebbero di buon auspicio in una continuità politica con l’attuale sindaco.

La verità è che Marco Castoldi detto Morgan lo ha fatto, a quanto sembra, in forma di provocazione, rendendosi capostipite di una lotta per la valorizzazione della cultura a 360 gradi, molto più di quanto non si sia fatto in tempi di pandemia. Un aspetto, quello culturale, che a Milano per la verità non è mai mancato. Più passavano i giorni, più la candidatura di Morgan si è tramutata nell’autoinvito per un ruolo di primo piano in una prossima amministrazione Sala. Il suo ironico slogan? Vota Morgan. Ribellirai e ribelliremo (ovvero, diventeremo belli ribellandoci).

#2 I Ferragnez: la coppia regina del marketing

I coniugi Lucia, ovvero Federico Leonardo Lucia e Chiara Ferragni, si portano a casa, assieme, 33.3 milioni di follower Instagram. Per intenderci, più di gente come Lewis Hamilton (21) Roger Federer (8) o Eminem (31), non esattamente degli sconosciuti insomma. Ma la popolarità può diventare blocco di partenza per una carriera politica?

Se ciò fosse vero, siamo certi che potrebbero dire la loro, soprattutto in una delle discipline che dagli anni 2000 ha contribuito allo sviluppo della Milano di oggi: il marketing. Non dimentichiamoci che Chiara Ferragni, ambassador e designer di successo, gestisce secondo Forbes un patrimonio d’immagine e commerciale che non ha eguali. L’economia, dunque, potrebbe essere un punto di forza della prima coppia di sindaci congiunti della storia. Non è un caso se, considerando i numeri della coppia, il presidente del Consiglio Conte si sia di recente rivolto a loro per diffondere messaggi sul corretto uso di mascherine e distanziamento. In più hanno appena vinto l’Ambrogino d’oro.
Il loro slogan potrebbe essere: Vota Ferragnez: l’unione farà la forza dei milanesi.

Leggi anche: I VINCITORI dell’edizione 2020 dell’AMBROGINO D’ORO

#3 Massimo Moratti: interista che saprebbe conquistare il cuore dei milanisti

Dell’ex presidente dell’Inter a Palazzo Marino, milanese doc e con un patrimonio di 1,5 mld di dollari, se ne parlò già qualche anno fa, in concomitanza con il suo addio alla presidenza della squadra di calcio milanese. Figlio di una dinastia di petrolieri, Moratti è stato un imprenditore sportivo con scarsi successi all’inizio, ma che in coda alla sua carriera si è fatto perdonare quasi tutto ciò che aveva fatto in principio (ovvero spendere moltissimo e vincere quasi nulla), realizzando grazie a uno squadrone e a coach Mourinho anche lo storico triplete del 2010.

Di certo c’è che la moglie Milly, da anni impegnata in attività sociali e attivista politica ambientalista, apprezzerebbe di buon grado la candidatura del marito. Considerando poi che, nonostante le diverse fazioni politiche fra la moglie e la cognata ex sindaco Letizia, il nome dei Moratti non è mai stato troppo lontano da Palazzo Marino e per molti potrebbe essere un signor sindaco.
Lo slogan? Vota Massimo Moratti: conquisterò la fiducia perfino dei milanisti!

#4 Sgarbi: l’unico ad avere esperienza politica ma anche un galateo tutto suo

Da Sgarbi a Morgan, da Morgan a Sgarbi. Il Vittorione nazionale è l’unico dei 5 candidati ad aver maturato, oltre alla sua rinomata e variegata cultura, una nutrita esperienza politica come sottosegretario del governo Berlusconi e come sindaco, in tre differenti occasioni. A San Severino Marche nei primi anni ’90 e a Salemi, in Sicilia, dal 2008 al 2012. Seppur il terzo comune amministrato sia una carica in corso (Sutri, Viterbo) molti, negli anni, lo hanno accostato a Palazzo Marino dove tra l’altro per un breve periodo ha anche ricoperto la carica di assessore alla cultura nella giunta Moratti. 

Forse non i puristi del Galateo, che se si fossero dovuti esprimere in tema di candidato “d’arte” avrebbero certamente preferito Philippe Daverio, illustre collega di Sgarbi di recente scomparso. Persona dello stesso spessore culturale, ma di un’eleganza ben diversa.
Una cosa è certa: lo slogan di Sgarbi sarebbe stato il più scontato di tutti. Vota Sgarbi, CAPRA!

#5 Adriano Galliani: l’ex candidato sindaco di Monza per i nostalgici dell’era berlusconiana

Credits: bergamonews.it

A parti inverse, sia politicamente che calcisticamente, non possiamo non pensare ad Adriano Galliani, alfiere incontrastato della vicepresidenza del Milan berlusconiano e (probabilmente) uno fra i migliori dirigenti nel settore calcio degli ultimi trent’anni.

A parte tutto ciò che può aver imparato da Berlusconi, lo stesso Galliani proviene da una famiglia impegnata in politica. Il padre era segretario comunale a Monza, sua città di nascita, e dopo aver lavorato per otto anni al comune, Galliani, prima di divenire imprenditore, fu anche candidato sindaco per Monza nelle file della DC.

Lo slogan ovviamente, è presto fatto: basterebbe la sua faccia e il suo sorrisone a quaranta denti, che tanto ha fatto la fortuna di imitatori come Teo Teocoli, e un semplicissimo Vota Galliani! a lato per convincere migliaia di elettori.

E voi chi candidereste, come sindaco di Milano?

Continua la lettura con: Salà o non Salà? Il nuovo TOTONOMI dei candidati sindaco

CARLO CHIODO

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Da Foscolo ai pazienti Covid: la storia GLORIOSA dell’OSPEDALE MILITARE di Baggio

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Credits: milanotoday.it

Sono stati molti i giovani che hanno fatto i cosiddetti “3 giorni” a Baggio, quelli dedicati alle visite ed esami che si svolgevano all’ospedale militare, necessari per il servizio di leva obbligatoria. A Baggio dal 1931 sorge l’Ospedale militare che, come molti edifici di Milano grigi e austeri, cela un passato grandioso. In questi giorni poi il suo nome è tornato alla ribalta perché sta accogliendo dei pazienti positivi al covid-19 che devono stare in isolamento e sta ospitando un provvisorio ambulatorio destinato alle vaccinazioni antinfluenzali. 

Da Foscolo ai pazienti Covid: la storia GLORIOSA dell’OSPEDALE MILITARE di Baggio

# La storia inizia all’epoca della Repubblica Cisalpina, con l’ospedale di Sant’Ambrogio: la prima Scuola di Sanità Militare

La storia dell’ospedale militare inizia all’epoca della Repubblica Cisalpina quando, presso il Monastero attiguo alla basilica di Sant’Ambrogio, sorgeva l’Ospedale di S. Ambrogio. Questo istituto fu utilizzato dal 1799 come Ospedale Militare per il ricovero di pazienti italiani e francesi. Fu il primo ospedale esclusivamente militare d’Italia e la sua amministrazione fu affidata all’Ospedale Maggiore “Ca’Granda” fino al 1803. Nel 1807 il vicerè d’Italia Eugenio di Beauharnais vi istituì all’interno una Scuola di Anatomia e due cliniche per i giovani militari in cui insegnarono anche medici e maestri insigni quali Rima, Brambilla e Pastro. Nacque così la prima Scuola di Sanità Militare.

L’Ospedale Militare di Sant’Ambrogio fu spettatore di molti eventi cruciali per Milano: il ritorno degli austriaci nel 1814 e la loro permanenza fino al 1859, le cinque giornate di Milano del 1848, l’arrivo di feriti da Magenta, del 1859 da San Martino e Solferino, dalla Guerra Coloniale e infine quelli della Grande Guerra.

Leggi anche: BAGGIO 2.0: sono andata alla scoperta di uno dei quartieri meno considerati di Milano – IMMAGINI

# Ospitò diversi personaggi illustri fra cui Ugo Foscolo e il futuro Papa Giovanni XXIII

Qui furono ricoverati molti personaggi famosi. Ugo Foscolo, che era ufficiale dell’Esercito Napoleonico, fu ferito due volte e curato presso l’Ospedale Militare di Sant’Ambrogio. Anche Ernest Hemingway ricevette le cure qui, come egli stesso scrisse in un romanzo autobiografico.

Uno dei più celebri ospiti dell’Ospedale Militare fu però il futuro papa Giovanni XXIII, Angelo Roncalli, che il 23 maggio 1915 venne chiamato in servizio militare con il grado di Sergente di Sanità.

# Dopo la Grande Guerra nacque la sede più innovativa e funzionale a Baggio. La sede di Sant’Ambrogio diventò l’attuale sede dell’Università Cattolica

Dopo la Grande Guerra l’Ospedale Militare di Sant’Ambrogio aveva bisogno di una sede più adeguata e funzionale. Nel 1926 quindi l’amministrazione Provinciale di Milano individuò una zona periferica in località Baggio per iniziare i lavori della nuova sede ospedaliera. Tali lavori furono terminati nel giro di cinque anni. Nel 1931 infatti avvenne l’inaugurazione della sede in stile neorinascimentale che però risultò essere modernissima per tipologia e caratteristiche per quell’epoca. Ancora oggi molti testi universitari di igiene la citano come valido esempio di edilizia ospedaliera.

Credits: passipermilano.com

In seguito all’inaugurazione della nuova sede, l’Ospedale Militare di Sant’Ambrogio cessò di esistere e lo stabile divenne l’attuale Università Cattolica.

Leggi anche: 5 (+1) COSE che forse non sapevi sull’Università Cattolica

# Il miracolo della preghiera a suor Nicoli che guarì Giovanni Battista Colleoni

Nel 1933 un giovane, Giovanni Battista Colleoni di Calusco d’Adda, ricoverato per una grave forma di lesione nella zona lombare ad esito di tubercolosi, stava attendendo la morte poiché i sanitari, non trovando una cura efficacie, avevano deciso di inviarlo a casa a morire. Una suora della Carità ebbe l’idea di fare una novena a suor Nicoli, suora di cui si ricordava l’anniversario della morte in quel periodo. Fu messa un’immagine di suor Nicoli tra le fasce con cui le suore medicavano quotidianamente le piaghe del giovane.  

Al termine della novena il giovane cominciò a stare meglio e, nel giro di una settimana si ristabilì completamente. I medici lo tennero per sicurezza in osservazione ancora qualche tempo ma continuò a stare bene. Visse fino al 75 anni. Tale evento contribuì alla beatificazione di suor Nicoli.

# Fu occupato da varie truppe durante la Seconda Guerra Mondiale e restituito nel 1946 in una condizione di grande degrado

Durante l’ultima guerra l’Ospedale fu requisito, come molti edifici milanesi, dai tedeschi prima, dalle truppe anglo-americane poi. In quel periodo fu parzialmente trasferito presso il centro Mutilati di Guerra “Principi di Piemonte” in piazza Bande Nere, dove adesso sorge il centro geriatrico “Redaelli”.

Nel 1946 fu restituito all’Esercito Italiano in una condizione di grande degrado. Furono quindi necessari lavori di ripristino e nel 1955 fu riaperto e dedicato alla memoria di Loris Annibaldi, Sottotenente medico caduto sul fronte greco e Medaglia d’oro al Valore Militare.

 

Continua la lettura: 10 OSPEDALI di Milano che meritano di essere raccontati

GIULIA PICCININI

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Via PAOLO SARPI e le chicche di Chinatown: breve guida al quartiere più di tendenza nel cuore di Milano

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Gli hotspots di Chinatown evidenziati nell'articolo

Da quando tra il 2010 e il 2011 via Paolo Sarpi fu rimessa a nuovo da un intervento di riqualificazione urbana, attuato con una ripavimentazione in pietra unita a un ornamento di aiuole ed alberi che ha creato un percorso pedonale, l’arteria principale del quartiere cinese di Milano è improvvisamente diventata una delle zone più alla moda della città.

chinatown milano
La nuova faccia di via Paolo Sarpi

# AGGIORNAMENTO DICEMBRE 2020

We Chinatown

La Chinatown milanese è un puntino nella geografia delle chinatown mondiali, ma ha comunque molto da raccontare.

L’immigrazione cinese a Milano inizia nel 1920, nel triangolo formato da via Canonica, via Bramante e via Sarpi, con un gruppo che va dai 40 ai 150 componenti, arrivati da Parigi, dov’erano stati reclutati come manovalanza dal governo francese durante la Prima Guerra Mondiale. Le prime attività dei cinesi erano localizzate proprio attorno a via Luigi Canonica e si occupavano della lavorazione della seta e specialmente delle cravatte. La scelta di insediarsi in Zona Sarpi era dovuta anche alla vicinanza a Porta Volta, dove si tenevano all’epoca delle fiere commerciali e alle caratteristiche urbane dei palazzi che formarono la zona già alla fine dell’Ottocento: i grandi cortili con magazzini hanno reso naturale l’insediamento artigiano del quartiere. 

Similmente alla stragrande maggioranza dei cinesi presenti a Milano e in Italia, anche loro provenivano dallo Zhejiang, la provincia orientale costiera sita appena sotto Shanghai, grande un terzo dell’Italia ma (quasi) col suo stesso numero di abitanti, una regione sì ricca ma con diseguaglianze mostruose, figlie anche del suo difficile territorio: montuoso, ostile, povero di campi agricoli non appena ci si allontana dal mare.

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Wenzhou, nello Zhejiang, città d’origine di molti dei cinesi in Italia

Oggi a Milano vivono circa 27’000 cinesi e, sorpresa, non tutti dimorano tra via Paolo Sarpi e dintorni e a Chinatown neppure rappresentano la maggioranza. Eppure, tra i cognomi più diffusi in città ci sono anche quelli cinesi. Recentemente, il Comune di Milano ha redatto una lista dei cognomi più diffusi: nelle prime cento posizioni, accanto a nomi tipicamente ambrosiani come Colombo, Ferrari, Brambilla e Fumagalli si trovano ben 3694 Hu, 1625 Chen e 1439 Zhou.

La storica vocazione al commercio della zona (già “borgo degli ortolani” prima di diventare “quartier generale dei cinesi” durante il fascismo e Chinatown poi), unita al sovraffollamento dei laboratori-abitazione cinesi del quartiere e alla vicinanza col centro città, hanno fatto schizzare in alto i prezzi degli affitti, cosicché molti dei cinesi di Milano vivono tra Niguarda, Bicocca e Comasina, e Chinatown rimane saldamente in mano agli italiani.

Si fa per dire, perché, come si nota camminando per le strade, gli esercizi commerciali sono chiaramente quasi tutti cinesi.

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Uno scaffale di Kathay Food, in via Canonica

I posti da provare almeno una volta nella vita

Nel quartiere Sarpi convivono a stretto contatto alcune delle eccellenze meneghine con la rampante realtà cinese odierna: emblematico il caso della Ravioleria Sarpi, pluripremiata per la qualità dei suoi ravioli baozi e per aver portato lo street food milanese a livelli mai toccati prima, che si rifornisce dall’adiacente macelleria Sirtori, bottega storica di Milano risalente al lontano 1931.

Da segnalare anche il contrasto esistenziale tra due famosi vicini del quartiere: la pittoresca pasticceria Maki, che propone di tutto, dagli improbabili waffles a-là-cinese al bubble tea tanto in auge, situata a pochi passi dalle Cantine Isola, altra bottega storica milanese (aperta nel 1896), uno dei migliori locali della città dove andare a sorseggiare un calice di vino.

TripAdvisor, la Bibbia dell’uomo contemporaneo quando si parla di cibo, segnala anche la pasticceria Huang Ji Dessert (gli utenti raccomandano i suoi frullati e i dolci di Hong Kong), situata all’interno dell’Oriental Mall, il centro commerciale aperto nel 2013 su cinque piani con spazio benessere, abbigliamento e giochi, amatissimo dai turisti orientali, e il ristorante Hua Cheng, in via Giordano Bruno, possibilmente il migliore di Chinatown, non foss’altro per assaggiare specialità cinesi non facili da trovare e per andare oltre il solito involtino primavera. Per una cena tipica il posto giusto è anche Little Lamb (in via Paolo Sarpi 8), dove gustare l’hot pot, una pentola di brodo bollente in cui immergere carne, verdure, funghi, wonton, uova, raviolini, frutti di mare. Una sorta di bourguignonne con brodo, da provare almeno una volta.

Chinatown è un microcosmo che sa farsi specchio del mondo: via Canonica ha da poco accolto Kathay Food, il più grande supermarket etnico d’Italia, che offre più di 10’000 prodotti alimentari tipici, dalla Thailandia al Brasile. Un altro spot per fare la spesa fuori dagli schemi della tradizione italiana è Oriental Mall, centro commerciale a cinque piani in cui puoi acquistare spezie, matcha, alghe, tofu e tutti i prodotti tipici.

Inoltre, in piazza Antonio Gramsci troviamo uno dei Carrefour più innovativi dello scenario mondiale, sede di cooking show e di percorsi formativi per sommelier, allestito come la catalana Boqueria e ricco di prodotti a chilometro zero.

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Foto dal capodanno cinese a Milano

Nel quartiere cinese, l’Italia si difende benissimo: oltre alle già citate botteghe storiche, in Chinatown hanno sede la Pasticceria Martesana, vincitrice nella sua categoria dei ViviMilano Awards – Food & Drink 2017, e PastiCherì di Lucia Stragapede, allieva del mastro pasticciere tedesco Ernst Friedrich Knam, che serve le migliori brioches, torte e mousse della zona. Poi c’è La Baita del Formaggio in Paolo Sarpi 46, che è stato preiato come uno dei negozi migliori di formaggio a livello internazionale. 

Un importante segnale della sempre più crescente assimilazione di Chinatown al tessuto sociale cittadino è arrivato in occasione dell’ultimo capodanno cinese, festeggiato da più di 100’000 persone (mai così tante) che hanno invaso via Sarpi per celebrare l’ingresso nell’anno del cane nel 2019.

Non siamo ancora ai livelli di New York, dove per la stessa occasione hanno addirittura sparato degli spettacolari fuochi d’artificio sull’Hudson, ma anche questo è un sintomo dell’internazionalizzazione di Milano, che procede spedita e in maniera tangibile, in posti come Chinatown.

Purtroppo, come già è successo con il topo nel 2020, è molto probabile che neanche il bue in arrivo nel 2021 avrà la sua celebrazione per le vie di Sarpi. Però sarà possibile celebrare la festa con le pietanze di tradizione. Tra i cibi più tipici del capodanno cinese ci sono i ravioli che si crede portino ricchezza e i gnocchi di riso (Niángāo), in preparazioni sia dolci sia salate, nei modi più svariati possibili.

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Foto dal capodanno cinese a New York

Le difficoltà dell’essere grandi

Ora la sfida sarà riuscire a mantenere vibrante un quartiere che, dopo la ventata di novità degli ultimi tempi, rischia di uscire dalla vetrina milanese, tra i completamenti dello Human Technopole e di CityLife e la riqualificazione degli scali ferroviari che cambierà volto alla città.

Sarpi ha superato i momenti difficili giunti all’inizio del nuovo millennio, dovuti alle tensioni tra i commercianti e abitanti italiani con i cinesi e alla presenza di varie bande mafiose della Triade, combattute fino ad arrivare all’arresto di tre suoi boss tra il 2007 e il 2015.

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Uno dei simboli della Triade, la criminalità organizzata cinese

Il quartiere negli ultimi anni è migliorato mano nella mano con la città, e ormai le tensioni hanno lasciato spazio agli aneddoti: almeno una volta nella vita praticamente ogni milanese si è domandato perché i cinesi non muoiono mai, e nessuno può dire di aver assistito a un loro funerale.

Su 80’000 ultraottantenni che abitano nel capoluogo lombardo, però, non ci sono cinesi: addirittura, oltre un quarto di loro è minorenne. Per di più, essendo atei o agnostici, non celebrano riti. Il loro funerale contempla solo la visita alla salma da parte dei parenti, e moltissimi nel testamento chiedono di essere riportati in Cina.

Eppure c’è chi giura di aver visto almeno una trentina di tombe di cinesi nei cimiteri milanesi: ecco un’ottima idea per una caccia al tesoro domenicale!

BONUS: ai più curiosi segnaliamo “Giallo a Milano”, il docu-film di Sergio Basso che approfondisce la conoscenza della comunità cinese a Milano e, quindi, del quartiere Sarpi.

 

chinatown milano
Gli hotspots di Chinatown evidenziati nell’articolo

HARI DE MIRANDA

Articolo originale dell’11 aprile 2018

Continua la lettura con: Chinatown con il nome italiano

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M6: la favola della metropolitana ROSA

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Credits: milanosud.it

In origine doveva essere la metropolitana arancione, la M6 pianificata durante l’amministrazione Moratti e prevista dall’Assessore ai Trasporti Carlo Masseroli nel PGT e PUMS del 2010 con orizzonte 2030, che immaginava 11 linee M tra metropolitane e metrotranvie.

M6: la favola della metropolitana ROSA

La linea M6 con le varianti previste nel PUMS
La linea M6 con le varianti previste nel PUMS

La linea M6, escluso un secondo passante, sarebbe probabilmente l’ultima linea metropolitana radiale necessaria per Milano che andrebbe a raggiungere alcuni bacini di popolazione non coperti dal trasporto pubblico veloce.

Da Masseroli a Maran: la linea diventa rosa

La linea M6 dovrebbe fungere, nelle intenzioni del Comune, da collegamento tra la periferia nord-ovest e quella sud-est di Milano, passando per il centro della città. Nel piano del 2010 la linea prevedeva 37 fermate (tra le quali Quarto Oggiaro, viale Certosa, Pagano, Porta Genova, piazza XXIV Maggio, Porta Romana, via Lombroso, Ponte Lambro).

Il progetto di base prevedeva che il percorso insista attorno all’area di Certosa-Rho fiera-Stephenson e sotto l’asse del Sempione, con direzione Noverasco o Ponte Lambro. Il nuovo progetto della linea, ora colorata di rosa, dopo avere intersecato Domodossola FN-M5, scenderebbe verso il nodo di Cadorna e poi avrebbe due possibilità, o incrociarsi a Missori con la M3 o con la linea verde, per poi passare dalla fermata dello spicchio di “circle-line” Tibaldi e infine avrebbe due alternative: andare fino a Noverasco verso sud lungo Ripamonti oppure fino a Ponte Lambro incrociando la M3 a Rogoredo. In questo modo verrebbero coperte l’area Quarto Oggiaro-Certosa-Sempione a nord ovest e quella del municipio 5 a sud che attualmente risultano del tutto prive di fermate della metropolitana (in tutto il municipio 5, tra i più estesi di Milano, al momento c’è sola una fermata della metro: Abbiategrasso).

Terminata la linea M4, contestualmente agli altri prolungamenti del sistema metropolitano milanese, la M6 dovrebbe essere in cima alla lista delle future opere di nuova realizzazione e avere già un progetto definitivo entro il 2022-2023. Perchè questo limite temporale? Altrimenti non aprirebbe prima del 2030.

Per ora la linea rimane solo una favola, anche se forse si è aperto uno spiraglio

La linea probabilmente non vedrà mai la luce o comunque del progetto non se ne parlerà prima del 2030, in base alle indicazioni del PUMS, ovvero quando tutti i prolungamenti previsti saranno stati realizzati. Solo in quel momento è previsto che possa essere prodotta la famigerata analisi costi-benefici, per valutare la sostenibilità  dell’investimento nel tempo, e ricevere il sempre necessario beneplacito e impegno economico dello stato, almeno alle condizioni attuali di governo in cui si trova Milano.

Credits: milanosud.it

Una proposta del consigliere Biscardini al Comune è quella di una soluzione low cost rispetto all’originale con lo sbinamento del ramo a sud della M1. In questo modo sarebbero sfruttati i quasi 7 km di tunnel del ramo Pagano/Baggio e la parte nuova misurerebbe solo circa 9 km, con l’ultimo tratto, dal capolinea del 24 fino a Macconago, da realizzare anche in superficie. L’assessore ai Trasporti Granelli ha ammesso che il sud Milano ha bisogno di un trasporto pubblico veloce e che verranno valutate delle ipotesi, ma ad oggi non c’è nessuna novità.

La domanda sorge spontanea: la Milano internazionale, capitale del fashion, della finanza, dell’industria, del design e di tutto quanto la aiuta a produrre oltre il 10% del PIL nazionale, contando solo il perimetro comunale, perchè non può e non riesce a decidere se realizzare un’infrastruttura importante per il suo territorio senza l’approvazione e i finanziamenti statali? 

Perchè non ha la libertà di scegliere come spendere quanto i cittadini le versano in imposte e tasse: ovvero le manca autonomia gestionale e finanziaria al pari delle altre città-stato europee che possono realizzare sistemi metropolitani diffusi su tutto il territorio in tempi estremamente più rapidi rispetto a Milano.

Continua la lettura con: 5+1 cose che non sapevi sulla metropolitana rosa

FABIO MARCOMIN

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Abitanti a Milano nel 2020: quanti sono?

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Quanto è grande la nostra città, in termini di popolazione?
Dipende.
Milano è una e trina: c’è il Comune di Milano, che è il nucleo storico del territorio ambrosiano, poi c’è la Città Metropolitana di Milano, che rappresenta la vecchia provincia, e infine c’è la cosiddetta Grande Milano, che comprende i comuni esterni all’area metropolitana -quindi ricadenti in altre provincie e persino in altre regioni- ma facenti parte del territorio su cui Milano esercita un’influenza socio-economica determinante.
 
 
 
Il Comune di Milano
 
Il Comune di Milano ha una popolazione di circa 1.394.194 abitanti, inclusi i milanesi-non-italiani (comunitari ed extracomunitari con regolare permesso di soggiorno). In ambito italiano la nostra città è la più popolosa dopo il Comune di Roma. In Europa ci sono parecchie città che contano un maggior numero di abitanti, anche se i raffronti, in questo caso, è bene farli con i territori metropolitani, che rappresentano il livello di governo più appropriato per le grandi città.
In ogni caso, il solo Comune di Milano ha una popolazione superiore a quella di alcuni stati membri dell’Unione Europea. Sì, avete letto bene: Milano ha più abitanti di due isole (Cipro e Malta) e di due altri paesi nordeuropei (Estonia e Lussemburgo).
 
 
 
La Città Metropolitana
 
Andiamo ora a guardare i numeri della Città Metropolitana di Milano. Qui le cifre si impennano: gli abitanti sfiorano i 3.279.944. Anche in questo caso, la nostra metropoli è la più popolosa in Italia dopo Roma Capitale. Nell’Unione Europea, occupiamo il sesto posto.
I quattro stati membri UE -Cipro, Malta, Estonia e Lussemburgo- che abbiamo confrontato in precedenza con il solo Comune di Milano, messi insieme hanno meno abitanti della complessiva Città Metropolitana milanese. Quest’ultima risulta più popolosa anche di altri tre stati membri UE, singolarmente considerati: le altre due Repubbliche Baltiche (Lituania e Lettonia) e la cosiddetta “Svizzera dei Balcani”, ovvero la Slovenia.
 
 
 
Grande Milano
 
Passiamo infine alla Grande Milano. In questo caso siamo di fronte ad una vera e propria “regione metropolitana”, comprendente intere porzioni di Lombardia, Piemonte ed Emilia. La Grande Milano è la quarta area urbana di questo tipo nell’Unione Europea, dopo Londra, Parigi e l’agglomerato Reno-Ruhr (Colonia e altre città tedesche). La popolazione, a seconda delle differenti stime, oscilla fra i 7 milioni e mezzo e gli 8 abbondanti. Roma ne ha la metà.
Continuando invece il confronto con gli stati membri UE, la Regione urbana di Milano supera anche la Finlandia, l’Irlanda, la Danimarca, la Croazia, la Slovacchia, la Bulgaria.
 
In conclusione: la valorizzazione della componente demografica non è una “gara” fine a se stessa, bensì rappresenta la necessaria presa d’atto del proprio ruolo in Italia, in Europa e, dunque, nel mondo. Basti considerare un fatto: Londra, dopo la Brexit, ha chiesto a gran voce di avere uno status particolare, ai limiti dell’indipendenza. Londra è non a caso la prima regione metropolitana comunitaria ed è il vertice settentrionale della cosiddetta Blue Banana, ovvero quella fascia continentale più produttiva e popolosa, che ha il proprio vertice meridionale proprio in Milano.
No, non è una gara fine a se stessa. È una vocazione ad essere protagonisti che ci lega precisamente a Londra, passando per il cuore d’Europa, e che dobbiamo difendere ed esaltare. Anche Milano e la sua area metropolitana (ex provinciale e grandemilanese) devono avere uno status particolare.
 
ALEX STORTI
 

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Il nostro sogno per l’Italia? Un’Italia federale, con forte autonomia per le aree urbane e i territori omogenei. Un Paese che premi il fare rispetto al non fare, con una forte propensione all’innovazione, che valorizzi le sue eccellenze distintive e che miri a essere sempre migliore, mettendo al centro il cittadino libero e responsabile verso la comunità.

🛑 30 novembre. CONTAGI e TAMPONI giù, DECESSI su

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Situazione delle scuole nei paesi europei

Dopo alcune giornate incoraggianti arriva una battuta di arresto nel miglioramento generale. Tornano a crescere i decessi: sopra i 200 in Lombardia e vicini ai 700 in Italia. Scendono i contagi, per la prima volta a novembre sotto i 20000 in Italia, ma calano di molto anche i tamponi: il tasso di positività risale, sia in Lombardia che in Italia. L’Italia unico paese tra i principali in Europa dove i decessi tornano a salire. 

🛑 30 novembre. CONTAGI e TAMPONI giù, DECESSI su

#1 MORTI DI NUOVO IN CRESCITA: in Italia tornano vicini ai 700, in Lombardia di nuovo sopra i 200

I morti in Lombardia dopo alcuni giorni di calo ritornano sopra quota duecento. Dai 207 di giovedì e i 135 di ieri, oggi sono stati 208. Come riferimento: nel picco del 21 marzo i morti del giorno in Lombardia erano stati 546.
Tornano a crescere in Italia: venerdì erano 827, ieri 541, oggi 672.

#2 FRENA LA DISCESA DEI RICOVERI 

Per il settimo giorno negli ultimi otto calano i ricoveri in terapia intensiva in Lombardia, anche se di meno: dai -12 di ieri ai -1 di oggi, per un totale di 906 ricoverati. 

Per un riferimento: negli ospedali lombardi ci sono 1.530 posti letto attivati o attivabili in terapia intensiva. Il tasso di occupazione si mantiene sotto al 60%. Crescono invece di 33 i ricoverati non in terapia intensiva (ieri -216). 
Andamento simile anche in Italia sul fronte dei ricoveri: dopo quattro giorni di calo tornano a salire di +308 quelli non gravi (ieri -420), mentre diminuiscono di 9 quelli in terapia intensiva (anche ieri erano stati -9).  

#3 SCENDONO I CONTAGI: in Lombardia si sono ridotti dell’80% in una settimana. Scendono però anche i tamponi

Scende ancora il numero di nuovi contagi in Lombardia: dai +9.221 di venerdì scorso, ieri erano stati +3.203, oggi sono +1.929. Si dimezzano in un giorno i nuovi casi nella città metropolitana di Milano: dai 1.748 nuovi casi di ieri ai 973 di oggi. Unica altra provincia sopra i 400 nuovi casi è Monza e Brianza a 649. 
Scendono i contagi anche in Italia: dai +29.003 di giovedì e i +20.648 di ieri, oggi sono +16.377.
Calano anche i tamponi in Italia: dai 176.934 di ieri ai 130.524 di oggi. In Lombardia i tamponi calano dai 28.434 di ieri ai 16.987 di oggi, per la prima volta sotto ai 20.000 nel mese di novembre.

#4 SALE IL TASSO DI POSITIVITA’: Lombardia sempre sotto la media nazionale

Il tasso di positività (nuovi positivi/tamponi) in Lombardia risale: dall’11,2% di ieri all’11,7% di oggi.
Sale anche in Italia: dall’11,7% di ieri al’12,5% di oggi.  

#5 TASSO DI CRESCITA DEI CONTAGI ALLO 0,5% IN LOMBARDIA 

Il tasso di nuovi contagi in Lombardia scende dallo 0,8% allo 0,5% di oggi, il più basso d’Italia dopo l’Umbria. 
Sopra il 2% c’è solo la Puglia.   

Fonte dati: Protezione Civile

#6 ITALIA ANCORA PRIMA PER MORTI IN EUROPA NELLE ULTIME 24 ORE: la situazione negli altri paesi continua a migliorare

Al momento in cui scriviamo l’Italia risulta second nel mondo, dietro gli Usa, mentre si conferma ancora prima in Europa per morti totali e per morti nelle ultime 24 ore. In Europa l’Italia è anche l’unico tra i principali paesi a registrare un nuovo incremento. Nel numero dei decessi giornalieri è seguita da Russia (in calo a +368), UK (in calo a +215), Francia (in calo a +198) e Polonia (in calo a +121). In coda, tra i principali paesi, si confermano Germania (+69) e la Svezia con +3.
 
COVID, morti per milioni di abitanti:
Belgio 1.418, Perù 1.082, Spagna 955, Italia 900, Regno Unito 853
Argentina 845, Stati Uniti 821, Messico 814, Brasile 810, Cile 799
Francia 798, Svezia 660, Svizzera 533, Polonia 450, Portogallo 428
Austria 344, Canada 316, Israele 310, Grecia 214, Germania 195
 
Nuovi contagi in Europa per 100.000 abitanti/settimana: ITALIA QUINTA, AUSTRIA PRIMA, GERMANIA ULTIMA
Austria: 429, Portogallo: 387, Polonia: 372, Svezia: 317, Italia: 295
Romania: 291, Rep. Ceca: 284, Paesi Bassi: 205, Regno Unito: 196
Francia: 190, Spagna: 181, Belgio: 168, Germania: 152
 
Decessi per 100.000 abitanti/settimana: ITALIA QUARTA, REP. CECA PRIMA, SVEZIA ULTIMA
Rep. Ceca: 9,35, Belgio: 8,95, Polonia: 8,8, Italia: 8,49, Austria: 6,75
Francia: 5,9, Romania: 5,75, Portogallo: 5,15, Regno Unito: 4,7
Spagna: 4,15, Paesi Bassi: 2,55, Germania: 2,2, Svezia: 1,75
 
(Fonte ECDC, media delle ultime due settimane, ultimo aggiornamento 29/11/2020)
 

Continua la lettura con: Uno studio internazionale: in ITALIA le misure anti Covid più restrittive del mondo. NORVEGIA e FINLANDIA provano che l’approccio svedese FUNZIONA

 MILANO CITTA’ STATO

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QUALITÀ della VITA: il CROLLO di Milano. La rivincita delle città piccole

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Credits: Andrea Cherchi

Pubblicata la classifica di ItaliaOggi, Università La Sapienza di Roma e Cattolica Assicurazioni, sulla qualità della vita delle città italiane. Spicca il crollo di Milano che scende di 16 posizioni. Covid e relative restrizioni hanno colpito particolarmente la città e la qualità della vita dei suoi abitanti. 

QUALITÀ della VITA: il CROLLO di Milano. La rivincita delle città piccole

# Milano perde 16 posizioni e precipita al 45° posto

Credits: Andrea Cherchi – Milano deserta

Crollo delle province maggiormente colpite dalla prima ondata della pandemia, in particolare Bergamo che dal 26° posto dell’anno scorso crolla al 40° di quest’anno. Tra le città lombarde, regione più colpita dal Covid, spicca il disavanzo di Cremona e di Lodi che indietreggiano di 37 posizioni. Milano perde ben 16 posizioni classificandosi 45° nonostante tuttora sia prima per reddito e ricchezza e risultando solo qualche posizione davanti a Roma (50esima). 

# Covid e restrizioni hanno inciso nelle valutazioni

La metodologia utilizzata nella ricerca è stata in grado di tenere in considerazione gli effetti immediati diretti della pandemia anche se per giuste ragioni risulta al momento impossibile rilevare gli effetti indiretti, quelli sul reddito tra tutti, che potranno essere tenuti in considerazione solo tra qualche anno. Il monitoraggio preciso sugli effetti della diffusione del virus e dei conseguenti lockdown è avvenuto grazie ai nuovi indicatori che elaborano i recenti dati Istat sul numero di decessi nei primi otto mesi dell’anno analizzando ogni singolo comune. 

# Le migliori città in cui vivere: Pordenone scalza Trento. Grandi passi in avanti per Vicenza e Padova che entrano nella top 5

Credits: max_biason IG

Cambio di posizione tra prima e seconda con Pordenone che grazie agli ottimi dati rilevati in 5 dimensioni su nove riesce ad aggiudicarsi la prima posizione su Trento, ex città in vetta al classifica. Al terzo posto sale Vicenza (era 14esima) seguita da Padova (nella classifica precedente era 11esima). Da evidenziare il gran passo in avanti di Ascoli Piceno che dalla 37° posizione raggiunge il 5° posto grazie anche ai successi nei campi di dimensione della sicurezza sociale (prima in classifica) e reati e sicurezza (terza in classifica).

# Le peggiori: Foggia ultima classificata con 7 indicatori negativi su 9

Credits: rivistailmiulino.it

Nella parte bassa della classifica da sottolineare l’ascesa di Agrigento che riesce a salire di due posizioni ma resta comunque sul fondo della classifica. Qualità della vita insufficiente a Foggia, ultima in classifica, in quanto i dati insoddisfacenti danno esito negativo in ben 7 dimensioni su 9: affari e lavoro, ambiente, sicurezza sociale, istruzione formazione capitale umano, reddito e ricchezza, reati e sicurezza, tempo libero.

Fonte: ItaliaOggi

Continua la lettura con Clima e qualità della vita: MILANO tra le peggiori d’Italia. Prima IMPERIA. Ultima PAVIA

MARCO ABATE

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Le 7 FRASI che le MADRI dicono ai FIGLI da SECOLI

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Credits: millemamme.org

Le generazioni passano ma le mamme restano sempre uguali. Lo starter-pack delle madri di tutte le generazioni è a base di frasi che ognuno di noi fin da piccolo si è sentito dire. E prima di noi i nostri padri e prima ancora i nostri nonni fino ad arrivare alla fine dei tempi. Ma quali sono quelle che non cambiano mai?

Le 7 FRASI che le MADRI dicono ai FIGLI da SECOLI

#1 “Se ti fai male, dopo prendi il resto”

Credits: sportellodeidiritti.org

Questa è senza alcun dubbio una delle frasi più utilizzate dalle madri premurose che, pur di non vedere i propri figli doloranti, sarebbero disposte a incollarli alla sedia così da evitare qualsiasi tipo di danno. Per i maschietti era la frase di routine che anticipava il pomeriggio al campetto per giocare a calcio con gli amici. Fosse stato possibile ci avrebbero fatto andare a giocare incelofanandoci dalla testa ai piedi. Alla domanda “ti sei fatto male?” la risposta era sempre la stessa “No no, tutto bene”. #veriuomini

#2 “Guarda che conto fino a tre”

Credits: millemamme.org

Ubbidienza! Questa è la pretesa che ogni madre di qualsiasi generazione chiede. All’udire di questa frase, un po’ come accade nelle vicende del maghetto Harry Potter con l’incantesimo Petrificus Totalus, ogni singolo muscolo del nostro corpo si fermava o addirittura rinunciava automaticamente a qualsiasi cosa stesse facendo, anche contro la nostra volontà. Tra angioletti e diavoletti la risoluzione terminava in un lieto fine o con ciabatte volanti. #volanociabatte

#3 “Chiamami quando arrivi”

Credits: pinterest.it

Potevi andare a 1km di distanza o lontano ore e ore ma una volta arrivato dovevi dare segni di vita o la tachicardia poteva accompagnare solo. Sono tante però le madri che, nonostante i figli ormai grandi, pretendono ancora la chiamata che testimoni l’arrivo a destinazione e non si fanno problemi a tirar fuori il discorso alle cene di famiglia quando “certo che però potevi chiamare” risuona in tavola costantemente. #mollami

#4 “Finché vivi sotto il mio tetto fai quello che ti dico io”

credits: paroleingiaccablu.wordpress.com

Una delle frasi più dittatoriali uscite dalla bocca della maggior parte delle madri è proprio questa. Valeva per i tatuaggi, per l’orecchino, per qualsiasi tipo di vizio o addirittura per la libertà nell’uscire. Alla maggiore età potrai andare a vivere da solo e fare quello che vuoi ma… e via con la solita frase “Finchè vivi sotto il mio tetto fai quello che ti dico io”. #sissignorcapitano

#5 “Un giorno mi ringrazierai”

Credits: ladolcevita.tv

La disciplina, la compostezza e l’ubbidienza devono essere tre caratteristiche tanto per un soldato quanto per un figlio. Madri generali pronte a farti combattere ogni tipo di battaglia come quelle contro la scorretta postura, il non sporcarsi o la scelta giusta da fare. Una volta vinta la guerra non dimenticarti però di ringraziarla. Lei ti aveva avvisato. #soldativeri

#6 “Ti do 10 minuti. Dopodiché butto tutto dalla finestra!”

Credits: jonicaradio.it

La camera sempre in ordine per evitare brutte figure con gli ospiti. La vera domanda è, se sono ospiti sappiamo quando arrivano no? Perché non possiamo mettere in ordine poco prima? Ma lei non l’ha mai pensata così. Se in settimana ci salvava la scuola, nel weekend diventavamo tutti delle “Cenerentola” indaffarati nelle faccende domestiche. Riordina la camera, fai il letto, togli la polvere dai mobili, passa l’aspirapolvere. Questi erano solo alcuni dei compiti assegnati ma pur di poter giocare senza pensieri eravamo disposti a tutto. #armadichevolano

#7 “Non mangiare ora che tra poco si cena”

Credits: amicopediatra.it

I pasti sono importanti soprattutto la colazione che, se non fatta, ti potrebbe sballare tutta la giornata. Sono 5 i pasti durante la giornata ad i soliti orari di routine: colazione, merenda, pranzo, merenda e per finire la giornata, cena. Vietata la doppia merenda pomeridiana o, secondo il suo ragionamento, arrivi a cena senza appetito. La frase “Non mangiare ora che tra poco si cena” veniva ripetuta ogni 30 minuti dalle 18 fino alle 20 e dentro la nostra testa rimbombava la domanda “ma quando si mangia?”. #fammimagnà

Continua la lettura con: Le 7 PAROLE che si usano in tutta ITALIA ma che arrivano da MILANO

MARCO ABATE

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Milano: la più PICCOLA LIBRERIA del MONDO lancia la sfida ad AMAZON

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credit: Artribune.com

Davide contro Golia. Una storia che spesso si ripete con altre forme. Ma forse mai si è assistita a una tale disparità di dimensioni e di mezzi come quello che sta avvenendo nelle strade di Milano. Dove il “Don Chisciotte dei librai” ha lanciato la sfida ad Amazon. 

Milano: la più PICCOLA LIBRERIA del MONDO lancia la sfida ad AMAZON

# Il Don Chisciotte dei librai che sfida i giganti dell’e-commerce

credit: Facebook – LibriSottoCasa

Luca Ambrogio Santini è stato fino al 2013 titolare di una libreria in largo Mahler, davanti all’Auditorium. Era una libreria curata e lui era sempre disponibile a soddisfare anche le richieste più esigenti da parte dei clienti, infatti Santini ricorda orgoglioso “Una volta anche Carlo Feltrinelli, oggi titolare della famosa catena di librerie milanese, è venuto ad acquistare nella mia libreria”. 

Dopo circa un anno dalla chiusura, nel 2015, ha pensato bene di mettere la sua esperienza libraria al servizio della strada, aprendo una Libreria Itinerante e sfidando i grandi rivenditori online come Amazon. E’ per via di questa sua lotta contro i giganti per restituire potere alle librerie indipendenti che a Milano è conosciuto anche come il “Don Chisciotte dei librai”

# LibriSottoCasa, la libreria itinerante nel sud di Milano: è la più piccola del mondo, solo 2 mq

credit: Facebook – LibriSottoCasa

Santini dal 2015 gira per la zona sud della città con una piccola bicicletta rossa dotata di un carretto, che funge anche da banchetto, con il quale porta in giro i libri ed effettua le consegne. Tra i librai in Italia è il pioniere della consegna a domicilio. La sua è un’attività svolta con passione, dedizione e che porta in giro per la città poesia e amore per la lettura. Il suo punto di forza è proprio questo: la passione e l’esperienza, mira a far capire ai clienti il vero valore dei consigli di un esperto libraio nell’era dei giganti dell’e-commerce.

La mia è la libreria più piccola del mondo, afferma. “Appena 2 metri quadri, in cui c’è tutto quello che serve. Quello che propongo oggi è un lavoro diverso. Nella libreria fisica avevo circa 12mila titoli, ora nel mio magazzino ne ho poco meno di mille.  Devo essere sempre molto tempestivo per fare la mia proposta. Quotidianamente faccio ricerca per trovare i titoli più interessanti e validi da proporre al pubblico. È un duro lavoro, importante però per salvaguardare questa fetta di mercato“.

# “Vorrei essere più veloce di Amazon”

credit: Facebook – LibriSottoCasa

Santini non si arrende neppure davanti a realtà immense come Amazon o davanti alla pandemia. Le librerie indipendenti stanno ricevendo sempre più richieste tramite Facebook, Whatsapp o via email e il titolare di LibriSottoCasa ha dichiarato Vorrei essere più veloce di Amazon” e far comprendere che l’esperienza è un valore aggiunto “Con la pandemia le persone devono uscire il meno possibile, quindi le consegne a domicilio e la promozione online sono determinanti. E non è facile per le librerie indipendenti. Dobbiamo resistere alla pandemia. Se è vero che l’e-commerce arriva anche laddove non ci sono librerie, è altrettanto vero che la presenza fisica del libraio che può consigliare e dialogare con il cliente è un valore aggiunto. Un elemento che sta scomparendo e che non dobbiamo perdere”.

Attorno alla semplice vendita di libri ruotano svariati eventi e attività extra che ad oggi, a causa della pandemia, non sono più possibili. Non di rado l’esperto librario era ospite all’interno di altre librerie per organizzare letture e incontri. Sulla sua pagina Facebook si possono seguire le sue iniziative: collabora con scuole, associazioni e biblioteche. Non mancano neppure le partecipazioni a festival, fiere e mercati, tra cui i famosi eventi Bookcity e BookPride. “Le attività extra non ci sono più, ma ci rimane la vendita. Bisogna continuare a resistere. Questo periodo passerà”.

Continua la lettura con: Le LIBRERIE indipendenti nella Cerchia dei Bastioni (con MAPPA)

ROSITA GIULIANO

Fonte: Artribune 

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TANGENZIALI 2, IL SEQUEL: altre 7 CURIOSITÀ che forse non sapete

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Dopo il successo del primo articolo, pubblichiamo altre sette curiosità e aneddoti  poco conosciuti sulle tangenziali milanesi.

TANGENZIALI 2, IL SEQUEL: altre 7 CURIOSITÀ che forse non sapete

#1 La BARRIERA di Sesto San Giovanni sulla Tangenziale Nord doveva essere provvisoria

Credits: ilgiorno.it – Casello di Sesto San Giovanni

La Barriera di Sesto San Giovanni nelle previsioni originarie doveva rimanere in piedi solo per 10 anni. Invece è rimasta al suo posto, così come il pedaggio per transitarvi che dalle 1.200 lire di più di 20 anni fa oggi è arrivato a € 2,40. 

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#2 Alle tangenziali milanesi è stato dedicato un LIBRO

Gianni Biondillo e Michele Monina, il primo apprezzato scrittore di gialli, il secondo, milanese d’adozione, da sempre appassionato di psico-geografia, hanno compiuto una specie di pellegrinaggio lungo le tangenziali di Milano e poi ci hanno scritto un libro: “Tangenziali, due viandanti ai bordi della città”.

#3 Negli anni ’60-’70 erano un set cinematografico per i FILM sulla mala milanese

 

Sulle tangenziali milanesi sono stati girati film come “Milano calibro 9”, “Il caso venere privata”, Storie di vita e malavita” e “Il giustiziere sfida la città”. Il set ideale per gli inseguimenti indimenticabili fra le Alfette dei rapinatori e le Giulette verdi della polizia. O per ambientare qualche sordido crimine nella periferia degradata della metropoli, che la presenza della tangenziale rendeva ancora più alienata e degradata. 

#4 Il TRACCIATO della tangenziale est rimase vicino al centro urbano a causa di Berlusconi

Il tracciato originario della Est doveva essere più esterno, rispetto all’attuale, più verso l’aeroporto, solo che un pochino più a nord avrebbe finito per passare sopra alcuni terreni dove Silvio Berlusconi aveva in progetto la realizzazione di Milano Due.

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#5 Lo spostamento del tracciato tagliò FUORI il borgo rurale di Monluè dalla città

 

Il tragitto venne così spostato più verso la città, dove però gli spazi a disposizione erano decisamente ridotti e il nuovo progetto dovette fare i conti col borgo rurale di Monlué, formato da una chiesa e una cascina agricola, fondato nel 1267 dagli Umiliati di Santa Maria in Brera, ancora oggi uno dei migliori esempi sopravvissuti di quel tipo di organizzazione. La tangenziale fu fatta letteralmente girare attorno alla chiesa, tagliando fuori il borgo dalla città e decretandone di fatto la fine.

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#6 Lo svincolo di Linate-Forlanini realizzato A SINISTRA per mancanza di tempo e soldi

I ricordi dello svincolo di Linate-Forlanini a sinistra ce l’hanno in molti, e ci vollero quasi 50 anni e la palma di strada maggiormente a rischio di tutto il paese, peggio della Salerno-Reggio Calabria, con una media di otto morti per chilometro, per rimediare. Ma perché fu realizzato in quel modo? Per colpa della variante necessaria a risolvere il problema del quartiere Monluè, ci fu un allungamento dei tempi e un inevitabile aumento dei costi. Si decise quindi di non indugiare oltre e di realizzare un svincolo sulla sinistra, più veloce e meno problematico per gli spazi da utilizzare già ridotti all’osso. 

#7 La tangenziale Est realizzata su parte del CANALE NAVIGABILE Milano-Cremona

Nell’area di Porto di Mare sarebbe dovuto sorgere il porto per il canale navigabile Milano-Cremona. Con lo stop al completamento del canale sull’area di “Porto di Mare”, nel 1986 iniziarono le opere di bonifica per futuri utilizzi. Sul tracciato del canale di ingresso in città venne invece costruita la Tangenziale Est di Milano.   

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FABIO MARCOMIN

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