7+1 PROGETTI MAI REALIZZATI che potevano RIVOLUZIONARE Milano

I sette progetti +1 più significativi che potevano trasformare Milano. Ci sono anche una celebre truffa e una curiosità leggendaria

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Non sono pochi i progetti che se fossero stati realizzati a Milano avrebbero contribuito a cambiarle il volto in meglio, a migliorare la vita dei cittadini e rendere la città più internazionale. Abbiamo selezionato i 7 più significativi, tra i quali una truffa, oltre a un raddoppio mancato e un progetto impossibile.

7+1 PROGETTI MAI REALIZZATI che potevano RIVOLUZIONARE Milano

#1 Riapertura dei 7,7 km di Navigli interrati negli anni ’30

Nonostante oltre il 90% di votanti abbia scelto il “Sì” a referendum del 2011, il ripristino della funzionalità delle Conche di Viarenna e dell’Incoronata, così come i lavori per la riapertura di Navigli non sono mai partiti. Anche il sindaco Sala l’aveva indicata come priorità e il Politecnico di Milano ne aveva già predisposto il progetto, con relativi costi da sostenere poco inferiori a 500 milioni di euro. La completa riapertura dei canali, interrati negli anni’30, avrebbe previsto la completa navigabilità con avrebbe un’estensione totale di 7,7 chilometri, con itinerari navigabili e ciclabili tra i fiumi Ticino e Adda.

I concomitanti cantieri della M4 avrebbero consentito di operare delle parziali riaperture, insistendo il tracciato della metropolitana sulla cerchia dei Navigli, ma ora con la conclusione degli scavi delle gallerie e la successiva copertura dei cantieri che seguirà, il sogno di vedere di nuovo i Navigli si fa sempre più remoto.

Credits: repubblica.it – Progetto riapertura navigli

Leggi anche: Da Gioia alla Darsena: in volo sopra Milano sul percorso dei vecchi NAVIGLI (VIDEO)

#2 Il porto di Porto di Mare: la nuova Darsena di Milano

Credits: naviglireloading.eu – Progetto Darsena a Rogoredo

Già dalla fine dell’800, la Darsena di Milano risultava ormai insufficiente per ospitare la grande mole di materiali trasportati dai barconi che scendevano dal Lago Maggiore o risalivano il Po, rispettivamente tramite il Naviglio Grande ed il Naviglio Pavese. Per questo motivo nel 1907, il Genio Civile presentò un progetto che prevedeva un porto a Rogoredo, a sud di Porta Romana, punto naturale di convergenza delle acque che colano dalla città. Nel 1917 il progetto venne approvato, l’anno dopo si costituì l’azienda portuale e in quello successivo, il 1919, cominciarono i lavori.

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Con la chiusura delle 12agenzie portuali padane da parte di Mussolini nel 1922, i lavori si fermarono, l’area oggetto si riempì di acqua di falde, finendo per diventare un laghetto per la pesca.

Dopo alcune rivisitazioni e ampliamenti del progetto, venne costituito il Consorzio Canale Milano-Cremona e nel 1972 cominciarono gli scavi di 20 sui 65 km del progetto complessivo, tra Cremona e l’Adda, che vennero interrotti a 16 km del Po. Nel 1973 il Comune di Milano decise di prendere in affitto la cava del Porto di Milano, ribattezzata dai milanesi “Porto di Mare”, dal Consorzio del Canale e destinarla a discarica mettendo la pietra tombale al progetto della nuova Darsena al “Porto di Mare”. La realizzazione della tangenziale est nel 1986 e la chiusura del Consorzio Canale Milano-Cremona chiuse definitivamente la vicenda.

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#3 La linea M6, l’ultima metro radiale mancante a Milano

La linea M6 con le varianti previste nel PUMS
La linea M6 con le varianti previste nel PUMS

Il progetto di base, ipotizzato già nel 2010 dalla Giunta Moratti, prevedeva 37 fermate con partenza dall’area di Certosa-Rho fiera-Stephenson e sotto l’asse del Sempione, con direzione Noverasco o Ponte Lambro.

L’ultima versione delle linea del 2016, ora colorata di rosa, avrebbe l’obbiettivo di collegare la periferia nord-ovest e quella sud-est di Milano, passando per il centro della città. In questo modo: dopo avere intersecato Domodossola FN-M5, scenderebbe verso il nodo di Cadorna e poi avrebbe due possibilità, o incrociarsi a Missori con la M3 o con la linea verde, per poi passare dalla fermata dello spicchio di “circle-line” Tibaldi e infine avrebbe due alternative: andare fino a Noverasco verso sud lungo Ripamonti oppure fino a Ponte Lambro incrociando la M3 a Rogoredo. Si coprirebbero così due aree importanti, ad oggi scoperte, come quella compresa tra Quarto Oggiaro-Certosa-Sempione a nord ovest e quella del municipio 5 a sud con la sola fermata di Piazza Abbiategrasso.

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#4 Tunnel stradale Expo-Linate per “sotterrare” il traffico

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Il progetto per potenziare l’offerta di mobilità tra Linate e la Fiera

Il progetto pensato sempre durante la Giunta Moratti consisteva in un tunnel di 14.5 chilometri che dall’aeroporto di Linate avrebbe dovuto portare al quartiere dell’Expo per poi concludersi a Molino Dorino con 9 ingressi, con relativi svincoli e varchi, che dovrebbero drenare parte del traffico di superficie. L’investimento di 2 miliardi di euro, dei quali il 40% pubblici, venne archiviato in sede di approvazione del Pgt nel 2012.

#5 Corso Sempione trasformato negli Champs-Elysées di Milano

Un progetto datato 2012 dell’architetto portoghese Alvaro Siza che avrebbe potuto essere pronto per Expo, e avrebbe risolto problemi di parcheggi, vivibilità e decoro del corso più suggestivo di Milano. 7 marzo 2012. In sintesi era prevista la soppressione della carreggiata centrale, da destinare a grande giardino, “un sistema da comprendere in quello di riqualificazione delle strade cittadine dirette all’area dell’Expo 2015, la cosiddetta “via di terra”.
Tutta la Zona Sempione avrebbe beneficiato di questo intervento, trasformandosi in una combinazione di arte, grazia urbana, edifici residenziali, con Via Tommaso Agudio cuore del progetto nella porzione orientale del sistema. Ecco il video esplicativo della riqualificazione di Corso Sempione.

Leggi anche: Corso Sempione, gli Champs-Elysées di Milano: in futuro sarà così?

#6 Il Ponte di Porta Romana, per ricucire i quartieri separati dallo scalo

Il progetto del Ponte di Porta Romana del 2016, proposto dal Centro Studi TAT avrebbe consentito di ricucire due porzioni di quartieri del sud di Milano separati da uno scalo ferroviario. Il ponte sarebbe stato “realizzato con una struttura a secco e con limitati elementi fondazionali”, senza richiedere “opere di bonifica o di trattamento preventivo dei suoli“, con una pendenza del 5%, un’ossatura modulare prefabbricata in acciaio, un piano di calpestio in legno e con illuminazione notturna. 

Il percorso di circa 250 metri sarebbe partito dall’attuale Largo Isarco, accanto all’ingresso di Fondazione Prada, e, superando l’area dismessa e oggi inaccessibile dello Scalo Romana, sarebbe arrivato oltre la ferrovia, in zona Piazza Trento-Viale Isonzo.  

Leggi anche: Il ponte di Porta Romana: un progetto per collegare le aree attorno all’ex scalo ferroviario

# 7 Il Monte Stella doveva essere alto il doppio

Credits: milanoalquadrato.com – Monte Stella in realizzazione

L’unico monte di una città di pianura, il Monte Stella o Montagnetta di San Siro, è una collinetta artificiale con un’altezza di quarantacinque metri sul piano sottostante. Nel progetto originario del 1946, avrebbe dovuto essere alta il doppio, ma venne limitata a causa di spinte laterali del terreno che potevano creare problemi ai vicini edifici di via Isernia, sul lato orientale.

#7+1 La grande truffa: Il grattacielo più alto del mondo

Negli anni sessanta mentre con il Grattacielo Pirelli si superava per la prima volta in altezza i 108 metri della sommità della Madonnina sul Duomo, si lavorò su un progetto incredibile:  un supergrattacielo di 500 metri che se fosse stato realizzato sarebbe diventato a quei tempi il più alto del mondo, e ancora oggi tra i più alti. Purtroppo il progetto del tal Mario Palanti non era altro che una truffa. Questo il parere del procuratore di Milano, in accoglimento alla denuncia di uno dei finanziatori del progetto che aveva sborsato 160 milioni di lire per il progetto rimanendo con un pugno di mosche.

Leggi anche: Quando a Milano un SUPERGRATTACIELO di 500 metri osò sfidare la Madonnina

# Special guest: abbattimento del Passo del Turchino per eliminare la nebbia in Pianura Padana

L’originale proposta è da ascrivere a Piero Diacono, già tranviere ATM, protagonista di una memorabile asserzione durante una puntata del 1978 di Portobello, trasmissione condotta da Enzo Tortora. Ecco quanto si può vedere anche dal video:  “Il principio è semplice: è lo stesso che cambiare l’aria in una stanza. Che cosa facciamo noi? Apriamo o due finestre o una porta e una finestra. In questo caso si crea un movimento circolatorio d’aria e si cambia l’aria in una stanza”. Proseguendo quindo con “aprire una finestra in Val Padana, in quanto la porta ce l’abbiamo già, da Trieste nelle Venezie. C’è un solo punto in cui aprire una finestra: qui, sul Passo del Turchino.”    

Il Passo del Turchino è un valico appenninico situato tra Varazze e Genova, a 600 metri d’altezza e circa 12 km dal mare. In sostanza, Diacono propose di spianarlo per liberare la Pianura Padana dalla piaga della nebbia grazie ai venti che sarebbero arrivati dal Mar Tirreno.

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FABIO MARCOMIN

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Fabio Marcomin
Giornalista pubblicista. Laurea in Strategia e Comunicazione d’Impresa a Reggio Emilia. Il mio background: informatica, marketing e comunicazione. Curioso delle nuove tecnologie dalle criptovalute all'AI. Dal 2012 a Milano, per metà milanese da parte di madre, amante della città e appassionato di trasporti e architettura: ho scelto Milano per vivere e lavorare perché la ritengo la mia città ideale.

1 COMMENTO

  1. “Tale Mario Palanti”…ma sapete chi era Mario Palanti?
    https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Palanti
    E’ stato un grande architetto del XX secolo, colui che ha costruito il Palacio Barolo a Buenos Aires, icona della città e più celebre grattacielo dell’America Latina. Palacio Barolo (ispirato alla Divina Commedia) e il Palacio Salvo di Montevideo sono dei capolavori assoluti dell’Art Decò.
    Oggi è giustamente sepolto al Cimitero Monumentale di Milano, assieme ad altre grandi personalità.
    Insomma, informarsi un po’ prima di fare queste figure barbine…

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